TTIP
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Re: TTIP
I GIORNI DEL KAOS
Ognuno tira la coperta dalla sua parte e comprendere cosa succedererà con una scelta, o l'altra, diventa complicato.
Questo é il punto di vista di Giorgio Cremaschi.
segnalazioni
Brexit, un accordo vergognoso che anticipa i danni del Ttip
Scritto il 24/2/16 • nella Categoria: idee
L’accordo anti-Brexit dimostra che l’Unione Europea trova l’unità solo quando si tratta di togliere diritti sociali a qualcuno, solo quando si possono stabilire gerarchie di potere e diseguaglianze. Si sta nella Unione Europea per colpire i diritti dei popoli e per creare gerarchie di privilegi tra Stati e favorire i gruppi più potenti del capitalismo finanziario. Per tenere unita l’Unione Europea alla Grecia è stato imposto il memorandum che sta portando le condizioni sociali di quel popolo indietro di cento anni. La Gran Bretagna è infinitamente più potente della Grecia, e quindi per restare nella Unione ha ottenuto misure di segno opposto, cioè la possibilità per le sue grandi imprese di godere tutti i vantaggi finanziari della Unione – ricordiamo che la Fca Fiat ha stabilito lì la sede fiscale per pagare meno tasse – senza pagare alcun prezzo. L’accordo per evitare la Brexit prevede misure liberiste a favore delle imprese e del mercato globale di tutti i tipi, in questo senso diventa il cavallo di Troia per la sottoscrizione da parte della Ue del famigerato Ttip con gli Usa, anticipandone contenuti e principi. Ma soprattutto l’accordo è una infame intesa per il super-sfruttamento del lavoro dei migranti.La malafede di Cameron e del capitalismo britannico, che hanno bisogno dei migranti ma vogliono pagarli il meno possibile per ricattare così anche i lavoratori nativi, è stata formalizzata nell’accordo. I lavoratori regolari provenienti dai paesi Ue per 7 anni avranno meno diritti e garanzie sociali degli altri. Si torna così al peggio della condizione della immigrazione europea, che l’Italia ha vissuto dalla strage di Marcinelle in Belgio ai gastarbeiter in Germania negli anni ‘50. Emerge tutta la truffa della cosiddetta cittadinanza europea. Essa vale solo per i ricchi e per gli Stati più potenti, mentre gli italiani che andranno a lavorare in Gran Bretagna, e son già decine di migliaia, saranno cittadini europei di serie B. Ad essi si aggiungeranno i migranti regolarizzati extracomunitari, che saranno europei di serie C e sotto di essi tutti gli irregolari che sono e saranno fuori classifica, esposti al più turpe commercio delle vite. Intanto ogni paese europeo costruisce i suoi muri contro i migranti, e i paesi più ricchi scaricano sui più poveri il compito di costruire lager e fili spinati per fermare i profughi.Con questo accordo l’Unione Europea rinuncia a qualsiasi finta utopia democratica e si riconosce come un’associazione brutale di interessi economici di poteri forti, con precise aree di influenza e affari. L’euro rinuncia a diventare quella moneta europea di cui cianciano i suoi sostenitori, e si consolida come moneta tedesca allargata. Il solo terreno che unifica i paesi europei resta quello, come dichiara l’accordo, dello sviluppo della competitività, cioè di quella concorrenza al ribasso sui salari e sui diritti sociali che è alla base delle politiche di austerità di ogni Stato. Cameron, Hollande, Merkel hanno mostrato che la classe politica dei governi europei che decidono in Europa, al di là di distinzioni di facciata, è fatta tutta della stessa pasta e agisce per rispondere agli stessi interessi e poteri economici e finanziari. Renzi e Tsipras si sono mostrati i soliti ridicoli servi. Rappresentano i paesi i cui popoli più pagheranno questa intesa e l’hanno approvata. A Renzi è bastata la bacchettata di Monti (e Napolitano), immagino che Tsipras sarà stato come al solito messo a posto da Merkel. Penosi. Essere contro la Ue si dimostra sempre di più una scelta morale e politica per la democrazia, contro quella che sempre più si rivela una costruzione reazionaria e autoritaria, coperta dall’ipocrisia. Mi auguro che i cittadini britannici votino No a questa porcheria.
(Giorgio Cremaschi, “Brexit, un accordo vergognoso che anticipa i danni del Ttip”, da “Huffington Post” del 20 febbraio 2016).
Ognuno tira la coperta dalla sua parte e comprendere cosa succedererà con una scelta, o l'altra, diventa complicato.
Questo é il punto di vista di Giorgio Cremaschi.
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Brexit, un accordo vergognoso che anticipa i danni del Ttip
Scritto il 24/2/16 • nella Categoria: idee
L’accordo anti-Brexit dimostra che l’Unione Europea trova l’unità solo quando si tratta di togliere diritti sociali a qualcuno, solo quando si possono stabilire gerarchie di potere e diseguaglianze. Si sta nella Unione Europea per colpire i diritti dei popoli e per creare gerarchie di privilegi tra Stati e favorire i gruppi più potenti del capitalismo finanziario. Per tenere unita l’Unione Europea alla Grecia è stato imposto il memorandum che sta portando le condizioni sociali di quel popolo indietro di cento anni. La Gran Bretagna è infinitamente più potente della Grecia, e quindi per restare nella Unione ha ottenuto misure di segno opposto, cioè la possibilità per le sue grandi imprese di godere tutti i vantaggi finanziari della Unione – ricordiamo che la Fca Fiat ha stabilito lì la sede fiscale per pagare meno tasse – senza pagare alcun prezzo. L’accordo per evitare la Brexit prevede misure liberiste a favore delle imprese e del mercato globale di tutti i tipi, in questo senso diventa il cavallo di Troia per la sottoscrizione da parte della Ue del famigerato Ttip con gli Usa, anticipandone contenuti e principi. Ma soprattutto l’accordo è una infame intesa per il super-sfruttamento del lavoro dei migranti.La malafede di Cameron e del capitalismo britannico, che hanno bisogno dei migranti ma vogliono pagarli il meno possibile per ricattare così anche i lavoratori nativi, è stata formalizzata nell’accordo. I lavoratori regolari provenienti dai paesi Ue per 7 anni avranno meno diritti e garanzie sociali degli altri. Si torna così al peggio della condizione della immigrazione europea, che l’Italia ha vissuto dalla strage di Marcinelle in Belgio ai gastarbeiter in Germania negli anni ‘50. Emerge tutta la truffa della cosiddetta cittadinanza europea. Essa vale solo per i ricchi e per gli Stati più potenti, mentre gli italiani che andranno a lavorare in Gran Bretagna, e son già decine di migliaia, saranno cittadini europei di serie B. Ad essi si aggiungeranno i migranti regolarizzati extracomunitari, che saranno europei di serie C e sotto di essi tutti gli irregolari che sono e saranno fuori classifica, esposti al più turpe commercio delle vite. Intanto ogni paese europeo costruisce i suoi muri contro i migranti, e i paesi più ricchi scaricano sui più poveri il compito di costruire lager e fili spinati per fermare i profughi.Con questo accordo l’Unione Europea rinuncia a qualsiasi finta utopia democratica e si riconosce come un’associazione brutale di interessi economici di poteri forti, con precise aree di influenza e affari. L’euro rinuncia a diventare quella moneta europea di cui cianciano i suoi sostenitori, e si consolida come moneta tedesca allargata. Il solo terreno che unifica i paesi europei resta quello, come dichiara l’accordo, dello sviluppo della competitività, cioè di quella concorrenza al ribasso sui salari e sui diritti sociali che è alla base delle politiche di austerità di ogni Stato. Cameron, Hollande, Merkel hanno mostrato che la classe politica dei governi europei che decidono in Europa, al di là di distinzioni di facciata, è fatta tutta della stessa pasta e agisce per rispondere agli stessi interessi e poteri economici e finanziari. Renzi e Tsipras si sono mostrati i soliti ridicoli servi. Rappresentano i paesi i cui popoli più pagheranno questa intesa e l’hanno approvata. A Renzi è bastata la bacchettata di Monti (e Napolitano), immagino che Tsipras sarà stato come al solito messo a posto da Merkel. Penosi. Essere contro la Ue si dimostra sempre di più una scelta morale e politica per la democrazia, contro quella che sempre più si rivela una costruzione reazionaria e autoritaria, coperta dall’ipocrisia. Mi auguro che i cittadini britannici votino No a questa porcheria.
(Giorgio Cremaschi, “Brexit, un accordo vergognoso che anticipa i danni del Ttip”, da “Huffington Post” del 20 febbraio 2016).
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Re: TTIP
ESTRATTO DA :
Dall’Ue al Ttip, l’atroce Europa filo-Usa creata per noi idioti
La prossima innovazione, già in avanzato stadio di elaborazione, è il famoso Ttip, il trattato transatlantico di libero commercio, negoziato in segreto, senza che nemmeno i parlamentari possono fare copie delle bozze, e possono consultarle solo per due ore, sorvegliati dai carabinieri, senza poterne trascrivere brani, come recentemente denunciato dal sen. Tremonti. Perché questa segretezza ultra-dittatoriale? Per coprire gli interessi economici retrostanti e i loro progetti: col Ttip le multinazionali statunitensi potrebbero prendersi larghe fette dei mercati nazionali europei (soprattutto in Italia, ai danni dei milioni di piccole imprese che danno il grosso della ricchezza e dei posti di lavoro, e con vantaggio solo di quelle pochissime imprese, perlopiù grandi, di cui gli Usa importano i prodotti. Ossia: il Ttip sarà tutto a vantaggio delle esportazioni americane verso l’Europa e soprattutto verso l’Italia, e a danno dei piccoli produttori europei dai quali dipende il nostro livello di redditi e di occupazione.Le multinazionali americane potrebbero imporre la vendita in Europa senza etichette distintive di loro prodotti Ogm e in generale a rischio, potrebbero richiedere risarcimenti agli Stati che ponessero limiti allora affarismo quand’anche detti limiti siano giustificati da esigenze di tutte era della salute pubblica. Col Ttip disporrebbero anche, ciliegina sulla torta, di un tribunale sovranazionale praticamente organizzato da esse stesse, davanti a cui citare gli Stati dalle cui politiche e legislazioni si ritenessero danneggiate, per farli condannare a risarcire i danni da mancato profitto, e far pagare il risarcimento ai contribuenti. Anche quanto resta di libera ricerca e informazione medico-scientifica sarebbe tolto, perché contrario agli interessi del profitto. Molti economisti e giornalisti e politici in carriera, ipocritamente, dichiarano che il Ttip va bene, a condizione che la politica regolamenti l’affarismo. Ma ciò è proprio quel che il Ttip proibisce. E anche se non lo proibisse, la potenza di questo affarismo già controlla la politica.Se il Ttip passerà, e credo che passerà perché non vi sono in campo dinamiche capaci di contrastarlo, sarà la totale eliminazione, da parte del grande capitale finanziario, di ogni limite e di ogni valore che si opponga ai suoi calcoli e alle sue speculazioni, cioè la fine pratica dell’esistenza del principio politico e del principio legalitario, oltre che dei diritti dell’uomo. Rimarranno solo quelli degli investitori, come li chiama il Ttip, ossia del capitale finanziario. Sarà una riforma non semplicemente dell’economia, ma della società e dello stesso concetto di uomo, il quale sarà ridotto e considerato esclusivamente come componente dei processi finanziari. Il dominio Usa sull’Europa attraverso il processo di unificazione europea sotto il vassallo germanico serve ultimamente a questo.
(Marco Della Luna, “Dall’europeismo al Ttip, un piano degli Usa”, dal blog di Della Luna del 24 maggio 2016).
Dall’Ue al Ttip, l’atroce Europa filo-Usa creata per noi idioti
La prossima innovazione, già in avanzato stadio di elaborazione, è il famoso Ttip, il trattato transatlantico di libero commercio, negoziato in segreto, senza che nemmeno i parlamentari possono fare copie delle bozze, e possono consultarle solo per due ore, sorvegliati dai carabinieri, senza poterne trascrivere brani, come recentemente denunciato dal sen. Tremonti. Perché questa segretezza ultra-dittatoriale? Per coprire gli interessi economici retrostanti e i loro progetti: col Ttip le multinazionali statunitensi potrebbero prendersi larghe fette dei mercati nazionali europei (soprattutto in Italia, ai danni dei milioni di piccole imprese che danno il grosso della ricchezza e dei posti di lavoro, e con vantaggio solo di quelle pochissime imprese, perlopiù grandi, di cui gli Usa importano i prodotti. Ossia: il Ttip sarà tutto a vantaggio delle esportazioni americane verso l’Europa e soprattutto verso l’Italia, e a danno dei piccoli produttori europei dai quali dipende il nostro livello di redditi e di occupazione.Le multinazionali americane potrebbero imporre la vendita in Europa senza etichette distintive di loro prodotti Ogm e in generale a rischio, potrebbero richiedere risarcimenti agli Stati che ponessero limiti allora affarismo quand’anche detti limiti siano giustificati da esigenze di tutte era della salute pubblica. Col Ttip disporrebbero anche, ciliegina sulla torta, di un tribunale sovranazionale praticamente organizzato da esse stesse, davanti a cui citare gli Stati dalle cui politiche e legislazioni si ritenessero danneggiate, per farli condannare a risarcire i danni da mancato profitto, e far pagare il risarcimento ai contribuenti. Anche quanto resta di libera ricerca e informazione medico-scientifica sarebbe tolto, perché contrario agli interessi del profitto. Molti economisti e giornalisti e politici in carriera, ipocritamente, dichiarano che il Ttip va bene, a condizione che la politica regolamenti l’affarismo. Ma ciò è proprio quel che il Ttip proibisce. E anche se non lo proibisse, la potenza di questo affarismo già controlla la politica.Se il Ttip passerà, e credo che passerà perché non vi sono in campo dinamiche capaci di contrastarlo, sarà la totale eliminazione, da parte del grande capitale finanziario, di ogni limite e di ogni valore che si opponga ai suoi calcoli e alle sue speculazioni, cioè la fine pratica dell’esistenza del principio politico e del principio legalitario, oltre che dei diritti dell’uomo. Rimarranno solo quelli degli investitori, come li chiama il Ttip, ossia del capitale finanziario. Sarà una riforma non semplicemente dell’economia, ma della società e dello stesso concetto di uomo, il quale sarà ridotto e considerato esclusivamente come componente dei processi finanziari. Il dominio Usa sull’Europa attraverso il processo di unificazione europea sotto il vassallo germanico serve ultimamente a questo.
(Marco Della Luna, “Dall’europeismo al Ttip, un piano degli Usa”, dal blog di Della Luna del 24 maggio 2016).
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Re: TTIP
ECONOMIA & LOBBY
Ttip: carne, ormoni e Ogm. Quale legge potrà più salvarci?
Economia & Lobby
di Damiano Rizzi | 21 giugno 2016
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Damiano Rizzi
Presidente Soleterre ONG e Tiziana vive ONLUS
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Eccoci al quarto post realizzato con Riccardo Facchini su Ttip e salute. L’economia, il fare soldi ad ogni costo, sarà il solo valore che gli uomini del presente e del futuro riconosceranno come tale? Anche a costo della stessa vita umana e senza più nessuna legge capace di contrastare il profitto ad ogni costo? Una delle principali preoccupazioni sul trattato di libero scambio in corso di negoziazione tra Ue e Usa è il rischio dell’indebolimento del “right to regulate” dello Stato, soprattutto con riferimento al campo alimentare, con possibili conseguenze per la salute derivanti da un eventuale abbassamento degli standard di tutela dei consumatori europei. Questo a causa degli approcci diametralmente opposti presenti sulle due sponde dell’Atlantico: in Europa il “principio di precauzione”, in base al quale, in caso di rischio di danno grave, l’assenza di certezza scientifica non può essere addotta come pretesto per rinviare l’adozione di misure finalizzate a prevenire il danno; in Usa, al contrario, vige un approccio fondato sul laissez faire, in base al quale determinate sostanze possono essere messe al bando soltanto quando vi sia certezza scientifica della loro dannosità.
Al riguardo, non è incoraggiante qualche esperienza già fatta nel corso degli ultimi vent’anni, sulla base del Sps (Sanitary and Phitosanitory Agreement), un accordo rientrante nel sistema dei trattati dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (Omc), che regola i limiti al libero scambio per tutelare la umana, animale o vegetale. In base a questo accordo, i membri dell’Omc possono adottare misure restrittive del libero commercio per evitare un rischio per la salute dei propri cittadini. Tuttavia, tali misure devono fondarsi su standard internazionali oppure su evidenze scientifiche dimostrando una connessione diretta tra le sostanze vietate ed i rischi per la salute. È in base a tale accordo che, nel 1998, l’Omc condanna l’Unione Europea a ritirare le direttive contenenti il bando alla carne agli ormoni emesse fino ad allora poiché non suffragati da sufficienti evidenze scientifiche. L’Unione Europea non ha ritenuto di adeguarsi alla decisione dell’Omc (e questo le è costato l’imposizione, da parte degli Usa e del Canada, di tariffe su merci di provenienza europea pari ad oltre 120 milioni di dollari Usa l’anno). La cosiddetta “guerra sulla carne agli ormoni” si conclude soltanto nel marzo del 2012, quando gli eurodeputati approvano un accordo che permette all’Unione Europea di mantenere il divieto di importare bovini trattati con ormoni, in cambio di un aumento di carne bovina di alta qualità che Usa e Canada possono esportare in Ue.
Un altro caso in cui il “principio di precauzione” è stato oggetto di attacchi in base al Sps è avvenuto nel 2003 quando Usa, Canada ed Argentina avviano, sempre in seno all’Omc, degli arbitrati nei confronti dell’Ue: sul banco degli imputati finiscono le restrizioni imposte da quest’ultima all’importazione di organismi geneticamente modificati e nel 2006 l’Omc sentenzia che le medesime violano il trattato. Nel 2009 la disputa con il Canada si conclude con l’autorizzazione, da parte dell’Ue, all’importazione dei semi di Canola (Canadian Oil Low Acid), una varietà mutante di colza, nonché con l’avvio di periodici incontri di discussione (ogni due anni) con le autorità canadesi riguardo agli organismi geneticamente modificati. L’avvio di un dialogo permanente su tale argomento, finalizzato ad un progressivo abbattimento delle barriere al commercio, conduce nel 2010 anche alla conclusione della disputa con l’Argentina.
Prosegue invece la disputa con gli Usa. Il Dipartimento dell’Agricoltura statunitense punta il dito contro le barriere non tariffarie poste dall’Unione Europea all’importazione di prodotti agricoli provenienti dagli Usa, in particolare con riferimento ai tempi lunghi richiesti per l’autorizzazione dei prodotti realizzati attraverso le biotecnologie, ed in una nota pubblicata nel 2014 afferma che il Ttip consentirà di rimuovere tali ostacoli. Dai leak recentemente pubblicati da parte di Greenpeace relativi ad alcuni capitoli del Ttip in corso di negoziazione emerge come le posizioni di Ue e Usa sull’argomento siano ancora piuttosto lontane: da una parte si rilevano gli sforzi dell’Unione Europea nell’affermare il principio che nulla potrà impedire alle parti sottoscrittrici di adottare le misure necessarie a promuovere e tutelare la salute pubblica e l’ambiente, dall’altra gli USA spingono per minori restrizioni al commercio in questo settore, ponendo l’accento sulla necessità che ogni regolamento che ponga restrizioni al commercio di prodotti agricoli sia sottoposto ad un’analisi approfondita fondata su evidenze scientifiche dell’effettiva pericolosità dei singoli prodotti. Il testo finale dell’accordo avrà ripercussioni importanti su ciò che finirà nei nostri piatti: una ragione in più per chiedere con forza che le trattative siano condotte nella massima trasparenza e che la società civile abbia voce in capitolo.
Ttip: carne, ormoni e Ogm. Quale legge potrà più salvarci?
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Al riguardo, non è incoraggiante qualche esperienza già fatta nel corso degli ultimi vent’anni, sulla base del Sps (Sanitary and Phitosanitory Agreement), un accordo rientrante nel sistema dei trattati dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (Omc), che regola i limiti al libero scambio per tutelare la umana, animale o vegetale. In base a questo accordo, i membri dell’Omc possono adottare misure restrittive del libero commercio per evitare un rischio per la salute dei propri cittadini. Tuttavia, tali misure devono fondarsi su standard internazionali oppure su evidenze scientifiche dimostrando una connessione diretta tra le sostanze vietate ed i rischi per la salute. È in base a tale accordo che, nel 1998, l’Omc condanna l’Unione Europea a ritirare le direttive contenenti il bando alla carne agli ormoni emesse fino ad allora poiché non suffragati da sufficienti evidenze scientifiche. L’Unione Europea non ha ritenuto di adeguarsi alla decisione dell’Omc (e questo le è costato l’imposizione, da parte degli Usa e del Canada, di tariffe su merci di provenienza europea pari ad oltre 120 milioni di dollari Usa l’anno). La cosiddetta “guerra sulla carne agli ormoni” si conclude soltanto nel marzo del 2012, quando gli eurodeputati approvano un accordo che permette all’Unione Europea di mantenere il divieto di importare bovini trattati con ormoni, in cambio di un aumento di carne bovina di alta qualità che Usa e Canada possono esportare in Ue.
Un altro caso in cui il “principio di precauzione” è stato oggetto di attacchi in base al Sps è avvenuto nel 2003 quando Usa, Canada ed Argentina avviano, sempre in seno all’Omc, degli arbitrati nei confronti dell’Ue: sul banco degli imputati finiscono le restrizioni imposte da quest’ultima all’importazione di organismi geneticamente modificati e nel 2006 l’Omc sentenzia che le medesime violano il trattato. Nel 2009 la disputa con il Canada si conclude con l’autorizzazione, da parte dell’Ue, all’importazione dei semi di Canola (Canadian Oil Low Acid), una varietà mutante di colza, nonché con l’avvio di periodici incontri di discussione (ogni due anni) con le autorità canadesi riguardo agli organismi geneticamente modificati. L’avvio di un dialogo permanente su tale argomento, finalizzato ad un progressivo abbattimento delle barriere al commercio, conduce nel 2010 anche alla conclusione della disputa con l’Argentina.
Prosegue invece la disputa con gli Usa. Il Dipartimento dell’Agricoltura statunitense punta il dito contro le barriere non tariffarie poste dall’Unione Europea all’importazione di prodotti agricoli provenienti dagli Usa, in particolare con riferimento ai tempi lunghi richiesti per l’autorizzazione dei prodotti realizzati attraverso le biotecnologie, ed in una nota pubblicata nel 2014 afferma che il Ttip consentirà di rimuovere tali ostacoli. Dai leak recentemente pubblicati da parte di Greenpeace relativi ad alcuni capitoli del Ttip in corso di negoziazione emerge come le posizioni di Ue e Usa sull’argomento siano ancora piuttosto lontane: da una parte si rilevano gli sforzi dell’Unione Europea nell’affermare il principio che nulla potrà impedire alle parti sottoscrittrici di adottare le misure necessarie a promuovere e tutelare la salute pubblica e l’ambiente, dall’altra gli USA spingono per minori restrizioni al commercio in questo settore, ponendo l’accento sulla necessità che ogni regolamento che ponga restrizioni al commercio di prodotti agricoli sia sottoposto ad un’analisi approfondita fondata su evidenze scientifiche dell’effettiva pericolosità dei singoli prodotti. Il testo finale dell’accordo avrà ripercussioni importanti su ciò che finirà nei nostri piatti: una ragione in più per chiedere con forza che le trattative siano condotte nella massima trasparenza e che la società civile abbia voce in capitolo.
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Re: TTIP
Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
https://it.wikipedia.org/wiki/Trattato_ ... vestimenti
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Re: TTIP
Toxic Garden
Giancarlo Sturloni
11 lug
Svelati nuovi documenti sul TTIP: una minaccia per il clima e le rinnovabili
http://sturloni.blogautore.espresso.repubblica.it/
Giancarlo Sturloni
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Re: TTIP
UN PASSO IN AVANTI INSPERATO. UN PROGRAMMA DI AVVELENAMENTO DELLE MULTINAZIONALE MADE IN USA ACCANTONATO.
IL MINISTRO DELL’ECONOMIA
Berlino archivia il Ttip
“Trattativa fallita”
IL NEGOZIATO sull'accordo di libero scambio
Ttip tra gli Stati Uniti e l’Unione europea è “di fatto”
fallito: lo ha detto ieri il vice cancelliere e ministro
dell’Economia tedesco, Sigmar Gabriel.
“Ritengo che i negoziati con gli Stati Uniti siano de
facto falliti, anche se nessuno lo vuole ammettere
veramente ”, ha detto Gabriel, sottolineando che
in 14 round di colloqui Usa e Ue non hanno trovato
un’intesa su un solo capitolo dei 27 sul tavolo.
IL MINISTRO DELL’ECONOMIA
Berlino archivia il Ttip
“Trattativa fallita”
IL NEGOZIATO sull'accordo di libero scambio
Ttip tra gli Stati Uniti e l’Unione europea è “di fatto”
fallito: lo ha detto ieri il vice cancelliere e ministro
dell’Economia tedesco, Sigmar Gabriel.
“Ritengo che i negoziati con gli Stati Uniti siano de
facto falliti, anche se nessuno lo vuole ammettere
veramente ”, ha detto Gabriel, sottolineando che
in 14 round di colloqui Usa e Ue non hanno trovato
un’intesa su un solo capitolo dei 27 sul tavolo.
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Re: TTIP
LIBRE news
La Germania: il Ttip è morto. Cremaschi: merito del Brexit
Scritto il 29/8/16 • nella Categoria: segnalazioni Condividi
La notizia è volata anche sui media mainstream, telegiornali compresi: dopo Donald Trump, anche il numero due del governo tedesco, Sigmar Gabriel, leader dell’Spd che sorregge la super-coalizione (larghe intese) guidata da Angela Merkel, “boccia” senza appello il famigerato Ttip, cioè il Trattato Transatlantico sul commercio Usa-Ue sviluppato in anni di trattative segrete, condotte a porte chiuse dai responsabili delle principali 1500 lobby statunitensi ed europee, dietro il paravento della Casa Bianca e della Commissione Europea. Trattato che, come trapelato, avrebbe messo fine alle storiche garanzie europee sulla salute, la qualità dell’agricoltura, la sicurezza del cibo e le tutele sul lavoro, autorizzando le multinazionali a “piegare” al loro volere – con pensanti sanzioni – qualsiasi governo si opponesse al loro business. Sarebbe stata la fine dello Stato di diritto, sotto molti aspetti. Ma ora l’incubo sembra dissolversi: «Il governo tedesco dichiara morto il Ttip, grazie alla Brexit», scrive Giorgio Cremaschi, ricordando tra l’altro che il governo Renzi «era il più servile verso il terribile trattato», da approvare a scatola chiusa. Motivo in più per «votare No alla sua controriforma costituzionale».Il vicepremier della Germania Gabriel, socialdemocratico, ha dichiarato che il Ttip non si farà più, scaricando le responsabilità del fallimento del trattato sulle eccessive pretese degli Stati Uniti, per le loro multinazionali, scrive Cremaschi sulla sua pagina Facebook. «La verità è che dopo la Brexit i negoziati per il Ttip non sono neppure cominciati. Doveva esserci una sessione decisiva proprio alla fine di giugno e il nostro ministro Calenda si era sperticato sulla necessità di giungere ad un accordo. Il governo Renzi si era mostrato il più servile, il più colonizzato d’Europa». Francia e Germania invece «avevano già frenato sull’intesa». Ma il precedente accordo tra Canada e Ue, con molti dei contenuti del Ttip, «spingeva comunque verso il disastro». Poi, «per fortuna il popolo britannico ha votato No alla Ue ed è saltato tutto: grazie alla Brexit si sono fermati, a dimostrazione che il voto britannico è stato un grande segnale positivo per la libertà e i diritti dei popoli».Certo non è finita, ammette Cremaschi. Ma «il liberismo sfrenato del Ttip era troppo favorevole agli interessi delle multinazionali Usa: per questo quelle tedesche e francesi alla fine hanno festeggiato il suo fallimento». Ma questo, aggiunge l’ex leader sindacale Fiom, non vuol dire che «le aggressioni al lavoro, allo stato sociale e all’ambiente in Europa finiranno». I poteri economici e finanziari della Ue (e i loro politici di complemento) «continueranno a fare danni finché i popoli europei non li fermeranno».
Intanto, però – grazie alla Brexit – «una catastrofe è stata evitata», sintetizza Cremaschi.
«Ora dobbiamo evitarne un’altra: la distruzione della nostra Costituzione». Il fronte del Sì al referendum «è fatto dalle stesse forze e interessi che erano favorevoli al Ttip e che avevano demonizzato la Brexit». Sconfiggerli «sarà un passo avanti per l’Italia e l’Europa», visto che «i No dei popoli fanno bene alla democrazia».
La Germania: il Ttip è morto. Cremaschi: merito del Brexit
Scritto il 29/8/16 • nella Categoria: segnalazioni Condividi
La notizia è volata anche sui media mainstream, telegiornali compresi: dopo Donald Trump, anche il numero due del governo tedesco, Sigmar Gabriel, leader dell’Spd che sorregge la super-coalizione (larghe intese) guidata da Angela Merkel, “boccia” senza appello il famigerato Ttip, cioè il Trattato Transatlantico sul commercio Usa-Ue sviluppato in anni di trattative segrete, condotte a porte chiuse dai responsabili delle principali 1500 lobby statunitensi ed europee, dietro il paravento della Casa Bianca e della Commissione Europea. Trattato che, come trapelato, avrebbe messo fine alle storiche garanzie europee sulla salute, la qualità dell’agricoltura, la sicurezza del cibo e le tutele sul lavoro, autorizzando le multinazionali a “piegare” al loro volere – con pensanti sanzioni – qualsiasi governo si opponesse al loro business. Sarebbe stata la fine dello Stato di diritto, sotto molti aspetti. Ma ora l’incubo sembra dissolversi: «Il governo tedesco dichiara morto il Ttip, grazie alla Brexit», scrive Giorgio Cremaschi, ricordando tra l’altro che il governo Renzi «era il più servile verso il terribile trattato», da approvare a scatola chiusa. Motivo in più per «votare No alla sua controriforma costituzionale».Il vicepremier della Germania Gabriel, socialdemocratico, ha dichiarato che il Ttip non si farà più, scaricando le responsabilità del fallimento del trattato sulle eccessive pretese degli Stati Uniti, per le loro multinazionali, scrive Cremaschi sulla sua pagina Facebook. «La verità è che dopo la Brexit i negoziati per il Ttip non sono neppure cominciati. Doveva esserci una sessione decisiva proprio alla fine di giugno e il nostro ministro Calenda si era sperticato sulla necessità di giungere ad un accordo. Il governo Renzi si era mostrato il più servile, il più colonizzato d’Europa». Francia e Germania invece «avevano già frenato sull’intesa». Ma il precedente accordo tra Canada e Ue, con molti dei contenuti del Ttip, «spingeva comunque verso il disastro». Poi, «per fortuna il popolo britannico ha votato No alla Ue ed è saltato tutto: grazie alla Brexit si sono fermati, a dimostrazione che il voto britannico è stato un grande segnale positivo per la libertà e i diritti dei popoli».Certo non è finita, ammette Cremaschi. Ma «il liberismo sfrenato del Ttip era troppo favorevole agli interessi delle multinazionali Usa: per questo quelle tedesche e francesi alla fine hanno festeggiato il suo fallimento». Ma questo, aggiunge l’ex leader sindacale Fiom, non vuol dire che «le aggressioni al lavoro, allo stato sociale e all’ambiente in Europa finiranno». I poteri economici e finanziari della Ue (e i loro politici di complemento) «continueranno a fare danni finché i popoli europei non li fermeranno».
Intanto, però – grazie alla Brexit – «una catastrofe è stata evitata», sintetizza Cremaschi.
«Ora dobbiamo evitarne un’altra: la distruzione della nostra Costituzione». Il fronte del Sì al referendum «è fatto dalle stesse forze e interessi che erano favorevoli al Ttip e che avevano demonizzato la Brexit». Sconfiggerli «sarà un passo avanti per l’Italia e l’Europa», visto che «i No dei popoli fanno bene alla democrazia».
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