Le cazzate di Renzi Canone Rai
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Re: Le cazzate di Renzi Canone Rai
NON SOLO RAI
31 AGO 17:29
CI SIAMO VENDUTI PER UN PIATTO DI LENTICCHIE
- L’ITALIA CONCESSE ALLA APPLE LA SANATORIA FISCALE IN CAMBIO DI UN CENTRO DI SVILUPPO PER APP IN CAMPANIA
- MA IL GRUPPO DI CUPERTINO NON CREERA’ QUEI 600 NUOVI POSTI DI LAVORO ANNUNCIATI DA RENZI
– SI TRATTA DI CORSI SPECIALIZZATI PER STUDENTI IN COLLABORAZIONE CON LE UNIVERSITA’ LOCALI
31 AGO 17:29
CI SIAMO VENDUTI PER UN PIATTO DI LENTICCHIE
- L’ITALIA CONCESSE ALLA APPLE LA SANATORIA FISCALE IN CAMBIO DI UN CENTRO DI SVILUPPO PER APP IN CAMPANIA
- MA IL GRUPPO DI CUPERTINO NON CREERA’ QUEI 600 NUOVI POSTI DI LAVORO ANNUNCIATI DA RENZI
– SI TRATTA DI CORSI SPECIALIZZATI PER STUDENTI IN COLLABORAZIONE CON LE UNIVERSITA’ LOCALI
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Re: Le cazzate di Renzi Canone Rai
NON SOLO RAI
NEANCHE IL PINOCCHIO ORIGINALE DI COLLODI LE SPARAVA COSI' GROSSE!!!!!!!!!!!!!!!
QUELLO DI RIGNANO E' IL PINOCCHIO INCONTRASTATO DELLA GALASSIA.
Lavoro, Renzi canta vittoria. Brunetta: "Usi la calcolatrice"
Forza Italia critica il premier sui dati occupazionali. Ma il premier esulta: "Le cifre non possono mentire"
Luca Romano - Mer, 31/08/2016 - 15:37
commenta
"I numeri sono chiari. Le cifre non mentono". È molto chiaro Matteo Renzi, che nella sua newsletter periodica sostiene che "offrire numeri e cifre è possibile" e che dunque se ognuno farsi "una propria opinione", tuttavia quanto fatto in due anni e mezzo di governo sarebbe dimostrato da prove scientifiche.
Trenta le slide pubblicate sul sito del governo, che cominciano con i dati relativi al lavoro e parlano di un aumento nel numero degli occupati da 22.180 milioni a 22.765 milioni e percentuali sulla disoccupazione che dal 13,1% sono scese all'11,4%.
Numeri, quelli pubblicati dall'esecutivi, accompagnati da un claim molto preciso. "Numeri, non chiacchiere", dichiara il governo Renzi. Ma non tutti sono d'accordo e c'è anche chi affonda il colpo.
"Qualcuno a Palazzo Chigi regali una calcolatrice a Matteo Renzi", accusa dal suo profilo twitter Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati, parlando di un "-63mila occupati a luglio" rispetto al mese precedente. "Dati chiari", dice, contestando quando asserito invece dal governo.
Le cifre riportate da Forza Italia sono quelle che sono arrivate poche ore fa dall'Istat, che mostra un tasso di disoccupazione in crescita per i giovani tra i 15 e i 24 anni e un calo nel numero degli occupati che spiega i numeri citati da Brunetta, che interrompono una serie positiva di quattro mesi.
NEANCHE IL PINOCCHIO ORIGINALE DI COLLODI LE SPARAVA COSI' GROSSE!!!!!!!!!!!!!!!
QUELLO DI RIGNANO E' IL PINOCCHIO INCONTRASTATO DELLA GALASSIA.
Lavoro, Renzi canta vittoria. Brunetta: "Usi la calcolatrice"
Forza Italia critica il premier sui dati occupazionali. Ma il premier esulta: "Le cifre non possono mentire"
Luca Romano - Mer, 31/08/2016 - 15:37
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"I numeri sono chiari. Le cifre non mentono". È molto chiaro Matteo Renzi, che nella sua newsletter periodica sostiene che "offrire numeri e cifre è possibile" e che dunque se ognuno farsi "una propria opinione", tuttavia quanto fatto in due anni e mezzo di governo sarebbe dimostrato da prove scientifiche.
Trenta le slide pubblicate sul sito del governo, che cominciano con i dati relativi al lavoro e parlano di un aumento nel numero degli occupati da 22.180 milioni a 22.765 milioni e percentuali sulla disoccupazione che dal 13,1% sono scese all'11,4%.
Numeri, quelli pubblicati dall'esecutivi, accompagnati da un claim molto preciso. "Numeri, non chiacchiere", dichiara il governo Renzi. Ma non tutti sono d'accordo e c'è anche chi affonda il colpo.
"Qualcuno a Palazzo Chigi regali una calcolatrice a Matteo Renzi", accusa dal suo profilo twitter Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati, parlando di un "-63mila occupati a luglio" rispetto al mese precedente. "Dati chiari", dice, contestando quando asserito invece dal governo.
Le cifre riportate da Forza Italia sono quelle che sono arrivate poche ore fa dall'Istat, che mostra un tasso di disoccupazione in crescita per i giovani tra i 15 e i 24 anni e un calo nel numero degli occupati che spiega i numeri citati da Brunetta, che interrompono una serie positiva di quattro mesi.
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Re: Le cazzate di Renzi Canone Rai
NON SOLO RAI
VIAGGIO NEL PAESE DI PINOCCHIO.
1 SET 2016 15:50
ARIDAJE
- IL PREMIER CAZZONE DICE ALLA RADIO CHE SE PERDE AL REFERENDUM SI DIMETTE: PRONTO IL RENZI BIS
- MA SOPRATTUTTO SFANCULA LA LORENZIN SUL FERTILITY DAY: "NON NE SAPEVO NIENTE. AVEVO ALTRO DA PENSARE IN QUESTI GIORNI"
DAGONEWS
A Rtl 102,5 Matteo Renzi torna il premier degli annunci e dice: "Conosco una sola regola: abbassare le tasse", aggiunge. E garantisce: "L'anno prossimo abbassiamo ancora il canone della Rai".
Poi rilancia sul referendum: "Se vince il No chi mi conosce sa cosa farò". Come dire che le dimissioni sono scontate. Ma va spersonalizzato il quesito: "Qui è in gioco il futuro del Paese. Non parlo più di me".
Alle critiche di D'Alema ribatte con il sarcasmo: "Vedo che adesso è sulla stessa posizione di Berlusconi. Sono 30 anni che promettono le riforme, dai tempi delle Bicamerale. In realtà è la storia di un grande amore che non finisce e che va rispettato" .
Ma soprattutto, al di là degli anunci sul pil positivo, prende le distanze dal fertility day prende le distanze. "Non si fanno più figli con una campagna pubblicitaria. Servono certezze sul lavoro, servono gli asili nido. Dell'iniziativa non sapevo nulla. Abbiamo avuto altre cose a cui pensare in questi giorni".
VIAGGIO NEL PAESE DI PINOCCHIO.
1 SET 2016 15:50
ARIDAJE
- IL PREMIER CAZZONE DICE ALLA RADIO CHE SE PERDE AL REFERENDUM SI DIMETTE: PRONTO IL RENZI BIS
- MA SOPRATTUTTO SFANCULA LA LORENZIN SUL FERTILITY DAY: "NON NE SAPEVO NIENTE. AVEVO ALTRO DA PENSARE IN QUESTI GIORNI"
DAGONEWS
A Rtl 102,5 Matteo Renzi torna il premier degli annunci e dice: "Conosco una sola regola: abbassare le tasse", aggiunge. E garantisce: "L'anno prossimo abbassiamo ancora il canone della Rai".
Poi rilancia sul referendum: "Se vince il No chi mi conosce sa cosa farò". Come dire che le dimissioni sono scontate. Ma va spersonalizzato il quesito: "Qui è in gioco il futuro del Paese. Non parlo più di me".
Alle critiche di D'Alema ribatte con il sarcasmo: "Vedo che adesso è sulla stessa posizione di Berlusconi. Sono 30 anni che promettono le riforme, dai tempi delle Bicamerale. In realtà è la storia di un grande amore che non finisce e che va rispettato" .
Ma soprattutto, al di là degli anunci sul pil positivo, prende le distanze dal fertility day prende le distanze. "Non si fanno più figli con una campagna pubblicitaria. Servono certezze sul lavoro, servono gli asili nido. Dell'iniziativa non sapevo nulla. Abbiamo avuto altre cose a cui pensare in questi giorni".
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Re: Le cazzate di Renzi Canone Rai
NON SOLO RAI
PREMESSA
10 milioni di teste di c..., e le leggi del mercato.
16 novembre 2010 alle ore 11:02
- di Debora Billi -
"I telespettatori sono 20 milioni di teste di caXXo", così chiosava l'indimenticato Ettore Bernabei, direttore generale della RAI negli anni '60 e '70.
Eppure, la TV trasmetteva ogni venerdì la "commedia teatrale" e mia nonna (quarta elementare), non se ne perdeva una.
Trasmetteva anche i "romanzi sceneggiati", che non trattavano di finte contesse sedotte da attori-cani tra rose di plastica, ma erano roba come "Il mulino del Po" di Bacchelli, "La cittadella" di Cronin, "Davide Copperfield" e persino "La coscienza di Zeno".
Avevano uno straordinario successo presso il pubblico italiano, che vantava ancora una buona percentuale di analfabeti.
Quando ci chiediamo come mai la TV trasmette oggi soltanto tette, litigi e lacrime, ci viene risposto che è il pubblico a volerlo.
E' il mercato, bellezza: se proponessimo cultura non la guarderebbe nessuno e non si guadagnerebbe denaro.
Un po' come se al supermercato trovassimo solo shampoo all'albicocca e poi venissero a dirci che succede perché noi compriamo solo shampoo all'albicocca.
Ieri sera, dieci milioni di teste di c..., con punte di 20, hanno guardato orazioni civili sulla ndrangheta e racconti di vita su eutanasie vecchie di anni; hanno ascoltato qualche canzone immortale altrettanto demodé e seguito un pezzo teatrale sul battesimo di mafia.
Appena due milioni di altre teste di c... hanno invece guardato le cubiste che fanno la doccia, su un network concorrente.
E' cambiato, improvvisamente, il mercato?
Il pubblico chiede altro?
Se così fosse, sarebbe lecito aspettarsi un'inversione di rotta delle produzioni televisive, in religiosa obbedienza alle leggi del mercato e del profitto.
In fin dei conti, è questa la dottrina propinataci finora.
Non si pretende certo che il pubblico abbia ritrovato i sofisticati gusti dei nonni analfabeti e torni ad apprezzare Italo Svevo, ma sicuramente vedremo d'ora in poi meno cubiste e più teatro, meno pianti in diretta e più cantautori.
Come dite? Non sarà affatto così?
Beh, a pensarci bene tali segnali il mercato li aveva avuti già altre volte: come quando, del tutto inaspettatamente, i soliti milioni di teste di c... si sintonizzarono in massa su RaiDue e si sciropparono un'altra orazione civile di tre ore su un evento vecchio di trent'anni.
Si trattava del Racconto del Vajont di Marco Paolini, che senza neppure un plastico tenne incollata al teleschermo mezza Italia nel 1997 e fece parlare i critici televisivi per mesi: chissà cosa diamine è successo, si chiedevano.
Nulla accadde neppure allora.
Dove sono gli inserzionisti pubblicitari che pretendono audience a vagonate?
Dove gli investitori che esigono milioni di telespettatori per battere ogni record?
Dove i manager, pubblici e privati, che non vedono l'ora di conquistare lauti bonus grazie a tali clamorosi successi?
La legge del mercato mi dice che ora sbatterano i pugni sul tavolo gridando "Basta cubiste! Vogliamo le orazioni civili! Vogliamo tanti sghei!".
A meno che... a meno che non sia affatto una questione di mercato, di profitto, di investimenti, di domanda e offerta.
A meno che l'orda ventennale di tette e lagne e risse sia motivata da qualcos'altro, che non ha nulla a che vedere col business.
Ma stento a crederlo, francamente: oggidì tutto è business, e io sono sicura che anche la TV si allineerà prontamente alle nuove e promettenti esigenze del pubblico.
Voi no?
http://crisis.blogosfere.it/2010/11/10- ... rcato.html
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10 milioni di teste di c..., e le leggi del mercato.
16 novembre 2010 alle ore 11:02
- di Debora Billi -
"I telespettatori sono 20 milioni di teste di caXXo", così chiosava l'indimenticato Ettore Bernabei, direttore generale della RAI negli anni '60 e '70.
Eppure, la TV trasmetteva ogni venerdì la "commedia teatrale" e mia nonna (quarta elementare), non se ne perdeva una.
Trasmetteva anche i "romanzi sceneggiati", che non trattavano di finte contesse sedotte da attori-cani tra rose di plastica, ma erano roba come "Il mulino del Po" di Bacchelli, "La cittadella" di Cronin, "Davide Copperfield" e persino "La coscienza di Zeno".
Avevano uno straordinario successo presso il pubblico italiano, che vantava ancora una buona percentuale di analfabeti.
Quando ci chiediamo come mai la TV trasmette oggi soltanto tette, litigi e lacrime, ci viene risposto che è il pubblico a volerlo.
E' il mercato, bellezza: se proponessimo cultura non la guarderebbe nessuno e non si guadagnerebbe denaro.
Un po' come se al supermercato trovassimo solo shampoo all'albicocca e poi venissero a dirci che succede perché noi compriamo solo shampoo all'albicocca.
Ieri sera, dieci milioni di teste di c..., con punte di 20, hanno guardato orazioni civili sulla ndrangheta e racconti di vita su eutanasie vecchie di anni; hanno ascoltato qualche canzone immortale altrettanto demodé e seguito un pezzo teatrale sul battesimo di mafia.
Appena due milioni di altre teste di c... hanno invece guardato le cubiste che fanno la doccia, su un network concorrente.
E' cambiato, improvvisamente, il mercato?
Il pubblico chiede altro?
Se così fosse, sarebbe lecito aspettarsi un'inversione di rotta delle produzioni televisive, in religiosa obbedienza alle leggi del mercato e del profitto.
In fin dei conti, è questa la dottrina propinataci finora.
Non si pretende certo che il pubblico abbia ritrovato i sofisticati gusti dei nonni analfabeti e torni ad apprezzare Italo Svevo, ma sicuramente vedremo d'ora in poi meno cubiste e più teatro, meno pianti in diretta e più cantautori.
Come dite? Non sarà affatto così?
Beh, a pensarci bene tali segnali il mercato li aveva avuti già altre volte: come quando, del tutto inaspettatamente, i soliti milioni di teste di c... si sintonizzarono in massa su RaiDue e si sciropparono un'altra orazione civile di tre ore su un evento vecchio di trent'anni.
Si trattava del Racconto del Vajont di Marco Paolini, che senza neppure un plastico tenne incollata al teleschermo mezza Italia nel 1997 e fece parlare i critici televisivi per mesi: chissà cosa diamine è successo, si chiedevano.
Nulla accadde neppure allora.
Dove sono gli inserzionisti pubblicitari che pretendono audience a vagonate?
Dove gli investitori che esigono milioni di telespettatori per battere ogni record?
Dove i manager, pubblici e privati, che non vedono l'ora di conquistare lauti bonus grazie a tali clamorosi successi?
La legge del mercato mi dice che ora sbatterano i pugni sul tavolo gridando "Basta cubiste! Vogliamo le orazioni civili! Vogliamo tanti sghei!".
A meno che... a meno che non sia affatto una questione di mercato, di profitto, di investimenti, di domanda e offerta.
A meno che l'orda ventennale di tette e lagne e risse sia motivata da qualcos'altro, che non ha nulla a che vedere col business.
Ma stento a crederlo, francamente: oggidì tutto è business, e io sono sicura che anche la TV si allineerà prontamente alle nuove e promettenti esigenze del pubblico.
Voi no?
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Re: Le cazzate di Renzi Canone Rai
camillobenso ha scritto:NON SOLO RAI
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10 milioni di teste di c..., e le leggi del mercato.
16 novembre 2010 alle ore 11:02
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"I telespettatori sono 20 milioni di teste di caXXo", così chiosava l'indimenticato Ettore Bernabei, direttore generale della RAI negli anni '60 e '70.
Eppure, la TV trasmetteva ogni venerdì la "commedia teatrale" e mia nonna (quarta elementare), non se ne perdeva una.
Trasmetteva anche i "romanzi sceneggiati", che non trattavano di finte contesse sedotte da attori-cani tra rose di plastica, ma erano roba come "Il mulino del Po" di Bacchelli, "La cittadella" di Cronin, "Davide Copperfield" e persino "La coscienza di Zeno".
Avevano uno straordinario successo presso il pubblico italiano, che vantava ancora una buona percentuale di analfabeti.
Quando ci chiediamo come mai la TV trasmette oggi soltanto tette, litigi e lacrime, ci viene risposto che è il pubblico a volerlo.
E' il mercato, bellezza: se proponessimo cultura non la guarderebbe nessuno e non si guadagnerebbe denaro.
Un po' come se al supermercato trovassimo solo shampoo all'albicocca e poi venissero a dirci che succede perché noi compriamo solo shampoo all'albicocca.
Ieri sera, dieci milioni di teste di c..., con punte di 20, hanno guardato orazioni civili sulla ndrangheta e racconti di vita su eutanasie vecchie di anni; hanno ascoltato qualche canzone immortale altrettanto demodé e seguito un pezzo teatrale sul battesimo di mafia.
Appena due milioni di altre teste di c... hanno invece guardato le cubiste che fanno la doccia, su un network concorrente.
E' cambiato, improvvisamente, il mercato?
Il pubblico chiede altro?
Se così fosse, sarebbe lecito aspettarsi un'inversione di rotta delle produzioni televisive, in religiosa obbedienza alle leggi del mercato e del profitto.
In fin dei conti, è questa la dottrina propinataci finora.
Non si pretende certo che il pubblico abbia ritrovato i sofisticati gusti dei nonni analfabeti e torni ad apprezzare Italo Svevo, ma sicuramente vedremo d'ora in poi meno cubiste e più teatro, meno pianti in diretta e più cantautori.
Come dite? Non sarà affatto così?
Beh, a pensarci bene tali segnali il mercato li aveva avuti già altre volte: come quando, del tutto inaspettatamente, i soliti milioni di teste di c... si sintonizzarono in massa su RaiDue e si sciropparono un'altra orazione civile di tre ore su un evento vecchio di trent'anni.
Si trattava del Racconto del Vajont di Marco Paolini, che senza neppure un plastico tenne incollata al teleschermo mezza Italia nel 1997 e fece parlare i critici televisivi per mesi: chissà cosa diamine è successo, si chiedevano.
Nulla accadde neppure allora.
Dove sono gli inserzionisti pubblicitari che pretendono audience a vagonate?
Dove gli investitori che esigono milioni di telespettatori per battere ogni record?
Dove i manager, pubblici e privati, che non vedono l'ora di conquistare lauti bonus grazie a tali clamorosi successi?
La legge del mercato mi dice che ora sbatterano i pugni sul tavolo gridando "Basta cubiste! Vogliamo le orazioni civili! Vogliamo tanti sghei!".
A meno che... a meno che non sia affatto una questione di mercato, di profitto, di investimenti, di domanda e offerta.
A meno che l'orda ventennale di tette e lagne e risse sia motivata da qualcos'altro, che non ha nulla a che vedere col business.
Ma stento a crederlo, francamente: oggidì tutto è business, e io sono sicura che anche la TV si allineerà prontamente alle nuove e promettenti esigenze del pubblico.
Voi no?
http://crisis.blogosfere.it/2010/11/10- ... rcato.html
ECCO DOVE SONO LE MILIONATE DI TESTE DI TESTE DI C. DI BERNABEI.
ANZI SONO AUMENTATE. SONO DIVENTATE 33 MILIONI A STAMATTINA.
La maggioranza degli italiani, il 55 per cento, ritiene che il progetto “Casa Italia”presentato da Matteo Renzi sia un piano importante.
E' COME DIRE CHE GLI STORICI DEL FUTURO, COMMENTANDO QUESTO PERIODO OSCURO, GIUSTIFICASSERO IL TUTTO, CON IL FATTO CHE LA META' DEGLI ITALIANI DEL 2016 ERA DEDITO ALLA SODOMIA.
AUGURI A TUTTI NOI!!!!!!!!!!!!!!
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Re: Le cazzate di Renzi Canone Rai
NON SOLO RAI
PINOCCHIO NON MOLLA MAI. VISTO CHE NON HA FUNZIONATO SI TIRA FUORI.
PROVIAMO AD IMMAGINARE IL CONTRARIO!!!!!
POLITICA
Fertility Day: Renzi si smarca, ma la responsabilità politica è sua
Politica
di Dario Accolla | 2 settembre 2016
COMMENTI (175)
Dario Accolla
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Sul Fertility day si è detto tanto e, per quel che mi riguarda, ha detto molto Caterina Coppola in un suo articolo su Gaypost.it al quale rimando, se si vuole il punto di vista di una donna su quanto possa essere offensiva, illogica e fuori dal tempo un’iniziativa del genere. Ciò che invece vorrei far notare è la gestione politica di questa pagina tristissima del nostro governo: la responsabilità di quanto accaduto è infatti dell’esecutivo in carica, del cui operato risponde in prima persona il presidente Matteo Renzi. Il quale – dopo l’irrisione mediatica collettiva che ha travolto l’iniziativa – fa candidamente sapere che non ne sapeva nulla.
La Costituzione, poco amata dall’attuale maggioranza a tal punto da confezionare una riforma per stravolgerla, dice chiaramente (art. 95) quale sia il ruolo del premier: egli “dirige la politica generale del governo e ne è responsabile. Mantiene l’unità di indirizzo politico ed amministrativo, promuovendo e coordinando l’attività dei ministri”. Per cui, se Lorenzin ha sbagliato – e ha preso una di quelle cantonate paragonabili al famoso tunnel per neutrini di gelminiana memoria, partorito dalla fervida fantasia di una ex ministra che proviene dalla stessa famiglia politica dell’attuale responsabile alla Salute – parte di questo errore va ascritto a una regia che fa capo a Renzi in persona.
PINOCCHIO NON MOLLA MAI. VISTO CHE NON HA FUNZIONATO SI TIRA FUORI.
PROVIAMO AD IMMAGINARE IL CONTRARIO!!!!!
POLITICA
Fertility Day: Renzi si smarca, ma la responsabilità politica è sua
Politica
di Dario Accolla | 2 settembre 2016
COMMENTI (175)
Dario Accolla
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Sul Fertility day si è detto tanto e, per quel che mi riguarda, ha detto molto Caterina Coppola in un suo articolo su Gaypost.it al quale rimando, se si vuole il punto di vista di una donna su quanto possa essere offensiva, illogica e fuori dal tempo un’iniziativa del genere. Ciò che invece vorrei far notare è la gestione politica di questa pagina tristissima del nostro governo: la responsabilità di quanto accaduto è infatti dell’esecutivo in carica, del cui operato risponde in prima persona il presidente Matteo Renzi. Il quale – dopo l’irrisione mediatica collettiva che ha travolto l’iniziativa – fa candidamente sapere che non ne sapeva nulla.
La Costituzione, poco amata dall’attuale maggioranza a tal punto da confezionare una riforma per stravolgerla, dice chiaramente (art. 95) quale sia il ruolo del premier: egli “dirige la politica generale del governo e ne è responsabile. Mantiene l’unità di indirizzo politico ed amministrativo, promuovendo e coordinando l’attività dei ministri”. Per cui, se Lorenzin ha sbagliato – e ha preso una di quelle cantonate paragonabili al famoso tunnel per neutrini di gelminiana memoria, partorito dalla fervida fantasia di una ex ministra che proviene dalla stessa famiglia politica dell’attuale responsabile alla Salute – parte di questo errore va ascritto a una regia che fa capo a Renzi in persona.
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Re: Le cazzate di Renzi Canone Rai
NON SOLO RAI
7 SET 2016 15:37
LE PALLE DI RENZI HANNO LE GAMBE CORTE
- I DATI ISTAT PARLANO CHIARO: CRESCITA ZERO DEL PIL NEL SECONDO TRIMESTRE 2016 E STIME ANNUE PRATICAMENTE IDENTICHE AL 2015. EPPURE, A SENTIRE RENZI, TRA EXPO, GIUBILEO E JOBS ACT IL PIL 2016 SAREBBE DOVUTO CRESCERE DEL 3% MINIMO
Lorenzo Giarelli per “Linkiesta.it”
Crescita zero del pil nel secondo trimestre del 2016 e stime annue che si discostano poco dall'aumento del 2015. Sono i dati Istat che rallentano quelle che dovevano essere le magnifiche sorti e progressive dell'Italia in ripresa.
Ma facciamo un esperimento. Che dati ci saremmo dovuti aspettare se le previsioni di Renzi e dei suoi ministri – non proprio fuoriclasse del non sbilanciarsi mai – fossero state giuste. Che ne è stato dei presunti guadagni derivati da Expo e dalle riforme? Vediamo se, e di quanto, i conti non tornano.
Cominciamo proprio da Expo. Prima dell'esposizione si ipotizzava un impatto sul pil del +0,2%, ma i buoni risultati ottenuti lasciavano sperare anche in qualcosa di più. Studi successivi attestano in 13 miliardi il contributo di Expo al pil fino al 2020, pari quindi a circa l'1% diluito in cinque anni. Per il 2016, dunque, dovremmo beneficiare di due o tre decimi percentuali.
Fa il paio con Expo il Giubileo iniziato a novembre a Roma, che secondo le stime doveva portare una crescita di oltre il 2% in cinque anni, con un picco proprio nel 2016. Tenendo conto anche di Expo, dunque, la stima di guadagno sale (almeno) ad uno 0,5%.
Stando alle previsioni e agli annunci dello scorso anno, il pil del 2016 avrebbe dovuto crescere ben oltre l'1%, ma l'Istat parla di un trimestre a crescita zero.
Capitolo riforme. Renzi da sempre sventola il jobs act e gli sgravi fiscali come i traini della ripresa. E' il febbraio 2015 quando da Roma parte un documento destinazione Bruxelles in cui il nostro governo spiega che le riforme porteranno ad un +3,6% globale nel 2020, grazie anche ad un +0,9% del jobs act. Pubblica amministrazione, scuola, lavoro: un decimale alla volta saremmo dovuti arrivare almeno ad uno 0,5% nel 2016, che messo nel nostro salvadanaio con Expo e Giubileo fa un 1% annuo totale (a star bassi).
Nel 2014, quando il governo già lavorava su un piano di privatizzazioni, il ministro Padoan si sbilanciava: “Il governo conferma l'obiettivo di incassare con le privatizzazioni 0,7 punti di pil all'anno”. Stime rivedute e corrette l'anno scorso, quando il dato di crescita fu abbassato a 0,5%. Poco cambia. Aumentiamo il nostro contatore, che ormai è all'1,5%.
Ricordate la spending review? Lanciata da Monti, ripresa da Letta e sventolata anche da Renzi – e da tre commissari diversi in due anni. Il presidente della Corte dei Conti Raffaele Squitieri lo scorso febbraio tranquillizzava un po' tutti, dicendo che la revisione dei conti avrebbe dovuto garantire 25 miliardi di euro nel 2016, pari ad un bel 1,4% del pil. Un bel gruzzolo, che ci proietta vicinissimi ad un 3% di crescita annua.
Senza dimenticare la banda larga, promossa dal Ministero dello Sviluppo Economico due anni fa e i cui frutti, difficilmente calcolabili ma unanimemente riconosciuti, dovrebbero comunque garantire una crescita, che dunque andrebbe ancora oltre quel 3% raggiunto finora.
Insomma, siamo ben lontani da quell'1,2% dichiarato come stima nel Def dal Consiglio dei ministri e ancor più lontani dalla realtà inquadrata dall'Istat.
Ma non c'è da preoccuparsi: il Comitato per Roma 2024 dice che se organizziamo i Giochi, forse, mezzo punto lo riprendiamo. E se ancora non basta, rilassiamoci: c'è sempre il Ponte sullo stretto...
7 SET 2016 15:37
LE PALLE DI RENZI HANNO LE GAMBE CORTE
- I DATI ISTAT PARLANO CHIARO: CRESCITA ZERO DEL PIL NEL SECONDO TRIMESTRE 2016 E STIME ANNUE PRATICAMENTE IDENTICHE AL 2015. EPPURE, A SENTIRE RENZI, TRA EXPO, GIUBILEO E JOBS ACT IL PIL 2016 SAREBBE DOVUTO CRESCERE DEL 3% MINIMO
Lorenzo Giarelli per “Linkiesta.it”
Crescita zero del pil nel secondo trimestre del 2016 e stime annue che si discostano poco dall'aumento del 2015. Sono i dati Istat che rallentano quelle che dovevano essere le magnifiche sorti e progressive dell'Italia in ripresa.
Ma facciamo un esperimento. Che dati ci saremmo dovuti aspettare se le previsioni di Renzi e dei suoi ministri – non proprio fuoriclasse del non sbilanciarsi mai – fossero state giuste. Che ne è stato dei presunti guadagni derivati da Expo e dalle riforme? Vediamo se, e di quanto, i conti non tornano.
Cominciamo proprio da Expo. Prima dell'esposizione si ipotizzava un impatto sul pil del +0,2%, ma i buoni risultati ottenuti lasciavano sperare anche in qualcosa di più. Studi successivi attestano in 13 miliardi il contributo di Expo al pil fino al 2020, pari quindi a circa l'1% diluito in cinque anni. Per il 2016, dunque, dovremmo beneficiare di due o tre decimi percentuali.
Fa il paio con Expo il Giubileo iniziato a novembre a Roma, che secondo le stime doveva portare una crescita di oltre il 2% in cinque anni, con un picco proprio nel 2016. Tenendo conto anche di Expo, dunque, la stima di guadagno sale (almeno) ad uno 0,5%.
Stando alle previsioni e agli annunci dello scorso anno, il pil del 2016 avrebbe dovuto crescere ben oltre l'1%, ma l'Istat parla di un trimestre a crescita zero.
Capitolo riforme. Renzi da sempre sventola il jobs act e gli sgravi fiscali come i traini della ripresa. E' il febbraio 2015 quando da Roma parte un documento destinazione Bruxelles in cui il nostro governo spiega che le riforme porteranno ad un +3,6% globale nel 2020, grazie anche ad un +0,9% del jobs act. Pubblica amministrazione, scuola, lavoro: un decimale alla volta saremmo dovuti arrivare almeno ad uno 0,5% nel 2016, che messo nel nostro salvadanaio con Expo e Giubileo fa un 1% annuo totale (a star bassi).
Nel 2014, quando il governo già lavorava su un piano di privatizzazioni, il ministro Padoan si sbilanciava: “Il governo conferma l'obiettivo di incassare con le privatizzazioni 0,7 punti di pil all'anno”. Stime rivedute e corrette l'anno scorso, quando il dato di crescita fu abbassato a 0,5%. Poco cambia. Aumentiamo il nostro contatore, che ormai è all'1,5%.
Ricordate la spending review? Lanciata da Monti, ripresa da Letta e sventolata anche da Renzi – e da tre commissari diversi in due anni. Il presidente della Corte dei Conti Raffaele Squitieri lo scorso febbraio tranquillizzava un po' tutti, dicendo che la revisione dei conti avrebbe dovuto garantire 25 miliardi di euro nel 2016, pari ad un bel 1,4% del pil. Un bel gruzzolo, che ci proietta vicinissimi ad un 3% di crescita annua.
Senza dimenticare la banda larga, promossa dal Ministero dello Sviluppo Economico due anni fa e i cui frutti, difficilmente calcolabili ma unanimemente riconosciuti, dovrebbero comunque garantire una crescita, che dunque andrebbe ancora oltre quel 3% raggiunto finora.
Insomma, siamo ben lontani da quell'1,2% dichiarato come stima nel Def dal Consiglio dei ministri e ancor più lontani dalla realtà inquadrata dall'Istat.
Ma non c'è da preoccuparsi: il Comitato per Roma 2024 dice che se organizziamo i Giochi, forse, mezzo punto lo riprendiamo. E se ancora non basta, rilassiamoci: c'è sempre il Ponte sullo stretto...
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Re: Le cazzate di Renzi Canone Rai
Nel 2000-2001 il pil era aumentato del 3,9%.
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