elezioni amministrative 2016
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Re: elezioni amministrative 2016
ROMA: Berdini, Montanari, Rossi: se Virginia Raggi sceglie l’eccellenza
Di Paolo Flores d'Arcais- Micromega
Lo strumento contundente e monocorde con cui il renziano Giachetti e “Il Messaggero” di Caltagirone cercheranno di manganellare la candidatura di Virginia Raggi, per impedire che Roma possa essere amministrata senza più bacio della pantofola allo strapotere dei palazzinari e altri intrecci affaristico-politici (con ramificate incursioni criminali, si è visto) è uno solo, benché flautato poi in tutte le salse: Virginia Raggi è eterodiretta dalla ditta Casaleggio.
Se però le indiscrezioni del “Fatto Quotidiano” prima e della “Stampa” poi sulla squadra di assessori che Virginia Raggi ha in mente di mettere insieme saranno confermate, quell’arma che la Nuova Cricca Renziana sciorina in campo nazionale da mane a sera sul sistema (dis)informativo televisivo, ormai occupato manu militari, diventerà spuntata, risibile, ridicola, addirittura un boomerang.
I tre nomi fatti dai due quotidiani costituiscono infatti un concentrato di eccellenza di competenze e una lega straordinaria di serietà e passione civile: Paolo Berdini, Tomaso Montanari, Raphael Rossi.
Paolo Berdini è uno dei massimi urbanisti italiani, conosce il territorio di Roma quartiere per quartiere, periferia per periferia, sampietrino per sampietrino, ha una visione strategica che attualizza il meglio della cultura urbanistica e ambientalistica di Roma, quella dei Cederna e degli Insolera, per capirsi. Per la lobby palazzinara che da oltre mezzo secolo imperversa nel sacco lanzichenecco della città è come il drappo rosso davanti alle corna del toro. Per i cittadini una garanzia che Roma tornerà loro.
Tomaso Montanari è non solo un grande storico dell’arte di livello internazionale (i suoi studi sul Bernini ormai “fanno autorità”), non solo è un grande divulgatore anche a livello televisivo (sapere divulgare nel rigore e nella serietà è difficilissimo, potrei portare vari esempi di pessima divulgazione per quanto riguarda l’arte, basati sulla notorietà da risse di talk show anziché sulla competenza), è anche un conoscitore senza pari del patrimonio culturale italiano e delle possibili strategie per valorizzarlo (in direzione opposta a quella disastrosa di Renzi e Franceschini): sarebbe un ottimo ministro della cultura, perciò un assessore fuoriclasse.
Raphael Rossi è uno dei massimi studiosi dei sistemi di smaltimento del rifiuti presi nel loro ciclo intero: nel futuro, ma ormai già nel presente, un problema cruciale della società industrializzata, come hanno capito perfettamente le mafie che già da decenni in questo settore lucrano a dismisura con tutte le cordate di politicanti. Studioso ovviamente non significa, come crede Renzi, intellettuale astratto (in realtà Renzi usa altre espressioni, insultanti, da tipica invidia di ignorante): Rossi ha lavorato per molte amministrazioni locali interessate a realizzare sul serio lo “smaltimento virtuoso” dei rifiuti, con risultati che vengono studiati anche all’estero.
Non voglio indulgere all’ottimismo, la cautela è d’obbligo. Ma se le indiscrezioni sono vere, e se anche per gli altri assessorati Virginia Raggi intende muoversi con questi criteri (eccellenza nella competenza tecnica e passione civile riformatrice, contro tutte le lobby e gli interessi per loro natura ob-sceni) Roma potrebbe avere una squadra di assessori che renderebbe impossibile per qualsiasi cittadino mediamente serio, onesto, desideroso di una città vivibile, non votare per Virginia Raggi.
Certo, dall’altra parte Bertolaso ha fatto outing per Giachetti... Prosit.
(8 giugno 2016)
Di Paolo Flores d'Arcais- Micromega
Lo strumento contundente e monocorde con cui il renziano Giachetti e “Il Messaggero” di Caltagirone cercheranno di manganellare la candidatura di Virginia Raggi, per impedire che Roma possa essere amministrata senza più bacio della pantofola allo strapotere dei palazzinari e altri intrecci affaristico-politici (con ramificate incursioni criminali, si è visto) è uno solo, benché flautato poi in tutte le salse: Virginia Raggi è eterodiretta dalla ditta Casaleggio.
Se però le indiscrezioni del “Fatto Quotidiano” prima e della “Stampa” poi sulla squadra di assessori che Virginia Raggi ha in mente di mettere insieme saranno confermate, quell’arma che la Nuova Cricca Renziana sciorina in campo nazionale da mane a sera sul sistema (dis)informativo televisivo, ormai occupato manu militari, diventerà spuntata, risibile, ridicola, addirittura un boomerang.
I tre nomi fatti dai due quotidiani costituiscono infatti un concentrato di eccellenza di competenze e una lega straordinaria di serietà e passione civile: Paolo Berdini, Tomaso Montanari, Raphael Rossi.
Paolo Berdini è uno dei massimi urbanisti italiani, conosce il territorio di Roma quartiere per quartiere, periferia per periferia, sampietrino per sampietrino, ha una visione strategica che attualizza il meglio della cultura urbanistica e ambientalistica di Roma, quella dei Cederna e degli Insolera, per capirsi. Per la lobby palazzinara che da oltre mezzo secolo imperversa nel sacco lanzichenecco della città è come il drappo rosso davanti alle corna del toro. Per i cittadini una garanzia che Roma tornerà loro.
Tomaso Montanari è non solo un grande storico dell’arte di livello internazionale (i suoi studi sul Bernini ormai “fanno autorità”), non solo è un grande divulgatore anche a livello televisivo (sapere divulgare nel rigore e nella serietà è difficilissimo, potrei portare vari esempi di pessima divulgazione per quanto riguarda l’arte, basati sulla notorietà da risse di talk show anziché sulla competenza), è anche un conoscitore senza pari del patrimonio culturale italiano e delle possibili strategie per valorizzarlo (in direzione opposta a quella disastrosa di Renzi e Franceschini): sarebbe un ottimo ministro della cultura, perciò un assessore fuoriclasse.
Raphael Rossi è uno dei massimi studiosi dei sistemi di smaltimento del rifiuti presi nel loro ciclo intero: nel futuro, ma ormai già nel presente, un problema cruciale della società industrializzata, come hanno capito perfettamente le mafie che già da decenni in questo settore lucrano a dismisura con tutte le cordate di politicanti. Studioso ovviamente non significa, come crede Renzi, intellettuale astratto (in realtà Renzi usa altre espressioni, insultanti, da tipica invidia di ignorante): Rossi ha lavorato per molte amministrazioni locali interessate a realizzare sul serio lo “smaltimento virtuoso” dei rifiuti, con risultati che vengono studiati anche all’estero.
Non voglio indulgere all’ottimismo, la cautela è d’obbligo. Ma se le indiscrezioni sono vere, e se anche per gli altri assessorati Virginia Raggi intende muoversi con questi criteri (eccellenza nella competenza tecnica e passione civile riformatrice, contro tutte le lobby e gli interessi per loro natura ob-sceni) Roma potrebbe avere una squadra di assessori che renderebbe impossibile per qualsiasi cittadino mediamente serio, onesto, desideroso di una città vivibile, non votare per Virginia Raggi.
Certo, dall’altra parte Bertolaso ha fatto outing per Giachetti... Prosit.
(8 giugno 2016)
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Re: elezioni amministrative 2016
a roma è finito l impero
Romanov secondo detto il bimbo o pittibimbo lascia la capitale con la bimba o pittibimba
si ritirarono in campagna nelle colline toscane Romanov pittibimbo si alza presto e va a messa tutti i giorni poi spacca la legna nel pomeriggio legge romanzi in russo e in inglese
la pausa del te e all' imbrunire di nuovo a messa.
Triste fu la fine di Romanov secondo ma lui imperterrito non fuggi all' estero ma rimase nel amato paese nativo.
nella citta imperiale Roma il potere passo ai mensceviki che vuol dire minoranza.
fu una grande rivoluzione la fine dell' impero dei privilegi il trionfo della nuova borghesia
classe giovane . KHERENSKI e la coniuge RAGGI.
VLADIMIR ILLICH LENIN in Tesi di Aprile sostenne che per la maggioranza che vuol dire bolscevichi deve sostenere l alleanza con i mensheviki e cacciare l imperatore.
per il popolo di roma è scoccata l' ora della verità .
Romanov secondo detto il bimbo o pittibimbo lascia la capitale con la bimba o pittibimba
si ritirarono in campagna nelle colline toscane Romanov pittibimbo si alza presto e va a messa tutti i giorni poi spacca la legna nel pomeriggio legge romanzi in russo e in inglese
la pausa del te e all' imbrunire di nuovo a messa.
Triste fu la fine di Romanov secondo ma lui imperterrito non fuggi all' estero ma rimase nel amato paese nativo.
nella citta imperiale Roma il potere passo ai mensceviki che vuol dire minoranza.
fu una grande rivoluzione la fine dell' impero dei privilegi il trionfo della nuova borghesia
classe giovane . KHERENSKI e la coniuge RAGGI.
VLADIMIR ILLICH LENIN in Tesi di Aprile sostenne che per la maggioranza che vuol dire bolscevichi deve sostenere l alleanza con i mensheviki e cacciare l imperatore.
per il popolo di roma è scoccata l' ora della verità .
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Re: elezioni amministrative 2016
AL CRONACHE SPORT
11 GIU 2016 13:05
SALA DI RIANIMAZIONE - SE DARIO FO GLI PREFERISCE IL CANDIDATO DI SALVINI (PARISI), VUOL DIRE CHE PER IL PD SI METTE MALE. IL NOBEL GRILLINO: ''SONO MOLTO PERPLESSO, LA VOGLIA È VOTARE LA DESTRA PER LEVARE DI MEZZO UNO CHE NON HA DETTO C
COME HA SPESO I SOLDI DI EXPO''. E DISERTA IL CONFRONTO DI TELELOMBARDIA
Piepoli senza citare i numeri ha previsto a nove giorni dal ballottaggio già un ribaltamento di posizione tra i due manager: «Il vantaggio che aveva Sala prima del 5 giugno è lievemente passato dalla parte di Parisi. E qualche elettore grillino può voler dare anche a Milano un segnale contro il governo Renzi»..
http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 126553.htm
11 GIU 2016 13:05
SALA DI RIANIMAZIONE - SE DARIO FO GLI PREFERISCE IL CANDIDATO DI SALVINI (PARISI), VUOL DIRE CHE PER IL PD SI METTE MALE. IL NOBEL GRILLINO: ''SONO MOLTO PERPLESSO, LA VOGLIA È VOTARE LA DESTRA PER LEVARE DI MEZZO UNO CHE NON HA DETTO C
COME HA SPESO I SOLDI DI EXPO''. E DISERTA IL CONFRONTO DI TELELOMBARDIA
Piepoli senza citare i numeri ha previsto a nove giorni dal ballottaggio già un ribaltamento di posizione tra i due manager: «Il vantaggio che aveva Sala prima del 5 giugno è lievemente passato dalla parte di Parisi. E qualche elettore grillino può voler dare anche a Milano un segnale contro il governo Renzi»..
http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 126553.htm
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Re: elezioni amministrative 2016
ROMANI. NON VOTATE IL PARTITO DEGLI AFFARI E DEL CEMENTO.
IL PD.
Giachetti: “Invece è una grande occasione”
Raggi: “In giro nessuno mi chiede delle Olimpiadi”
Duello La grillina ribadisce il no alla candidatura per il 2024:
“Forse più avanti”. Giachetti: “Invece è una grande occasione”
» GIANLUCA ROSELLI
La mano Roberto Giachetti
gliela deve quasi andare a
prendere. Virginia Raggi non
aveva proprio voglia di incrociare
il candidato del Pd e si
vede da come gelidamente lo
saluta sul palco del Palazzo
dei Congressi dell’Eur, dove il
pubblico di imprenditori di Unindustria
aspetta di ascoltarli,
intervistati uno alla volta,
da Giovanni Floris (il vero faccia
a faccia è previsto il 15 giugno
in piazza del Campidoglio).
ALLA FINE la stretta di mano
avviene a beneficio dei fotografi.
La platea sembra scaldarsi
di più per Giachetti, ma è
una sensazione. Il conto degli
applausi sarà pari, 9 per parte,
e forse questa è una notizia visto
che gli industriali le Olimpiadi
le vorrebbero eccome. Il
tema centrale di queste ultime
due settimane di campagna elettorale
in vista del ballottaggio
è quello: la candidatura di
Roma ai Giochi del 2024. E da
lì si parte. “Nei miei giri per la
città in queste settimane mai
nessun cittadino romano mi
ha chiesto se si fanno o no le
Olimpiadi. Dire sì sarebbe facile
perché porta consensi, ma
in passato la classe politica di sì
ne ha detti fin troppi. Io dico:
non nel 2024, magari candidiamoci
più avanti”, afferma
Raggi. Insomma, le priorità
sono altre. Giachetti, naturalmente,
è sul fronte opposto:
“Le Olimpiadi non sono in
contrapposizione col fatto di
affrontare i problemi della città,
a cominciare dalle buche. I
giochi possono essere una
grande opportunità perché
porteranno 170 mila posti di
lavoro e un nuovo villaggio olimpico
a Tor Vergata che resterà
alla città. Io non ho paura
delle grandi sfide e non sono
andato da Malagò col cappello
in mano, ma per capire”, osserva
il candidato del Pd.
L’altro tema caldo è il nuovo
stadio della Roma. “Non sono
contraria, a patto che tutto
venga fatto secondo le regole”,
sostiene Raggi, ma si vede che
il tema non la appassiona.
Sembra quasi che non dica no
per non inimicarsi la tifoseria
giallorossa, predominante in
città. “Prendo nota che il M5S
ha cambiato idea: in consiglio
comunale il progetto è già stato
approvato, col loro voto
contrario”, ricorda Giachetti.
IL CANDIDATOPd è più sciolto,
si vede che è abituato a fare politica.
Lei è un po’ più tesa, riflette
prima di rispondere, ma
se la cava. Gli imprenditori sono
curiosi, vogliono conoscerla.
L’unico momento di difficoltà
è quando Floris le chiede
cosa farà di fronte a un avviso
di garanzia. “Farò decidere i
romani”, risponde Raggi. “Sì,
ma come, con un voto in line?
O si torna a votare?”. La risposta
non è chiara. Nessun imbarazzo,
invece, nel ricevere i voti
del centrodestra. “Salvini mi
voterebbe? È libero di esprimere
la sua opinione. Se gli elettori
di centrodestra mi scelgono,
va bene”, dice Raggi.
Una stoccata la riserva invece
a Renzi: “Dovrebbe essere
il premier di tutti, anche il
mio, e invece vedo che mi attacca,
anche personalmente.
Ma è squalificante per lui”,
sottolinea Raggi. Il candidato
Pd, anche perché parla per secondo,
ascolta tutta l’intervi -
sta a Raggi. Lei, invece, se ne va
dopo cinque minuti. Forse un
pizzico di galateo in più da
parte della front runner, non avrebbe
guastato.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
IL PD.
Giachetti: “Invece è una grande occasione”
Raggi: “In giro nessuno mi chiede delle Olimpiadi”
Duello La grillina ribadisce il no alla candidatura per il 2024:
“Forse più avanti”. Giachetti: “Invece è una grande occasione”
» GIANLUCA ROSELLI
La mano Roberto Giachetti
gliela deve quasi andare a
prendere. Virginia Raggi non
aveva proprio voglia di incrociare
il candidato del Pd e si
vede da come gelidamente lo
saluta sul palco del Palazzo
dei Congressi dell’Eur, dove il
pubblico di imprenditori di Unindustria
aspetta di ascoltarli,
intervistati uno alla volta,
da Giovanni Floris (il vero faccia
a faccia è previsto il 15 giugno
in piazza del Campidoglio).
ALLA FINE la stretta di mano
avviene a beneficio dei fotografi.
La platea sembra scaldarsi
di più per Giachetti, ma è
una sensazione. Il conto degli
applausi sarà pari, 9 per parte,
e forse questa è una notizia visto
che gli industriali le Olimpiadi
le vorrebbero eccome. Il
tema centrale di queste ultime
due settimane di campagna elettorale
in vista del ballottaggio
è quello: la candidatura di
Roma ai Giochi del 2024. E da
lì si parte. “Nei miei giri per la
città in queste settimane mai
nessun cittadino romano mi
ha chiesto se si fanno o no le
Olimpiadi. Dire sì sarebbe facile
perché porta consensi, ma
in passato la classe politica di sì
ne ha detti fin troppi. Io dico:
non nel 2024, magari candidiamoci
più avanti”, afferma
Raggi. Insomma, le priorità
sono altre. Giachetti, naturalmente,
è sul fronte opposto:
“Le Olimpiadi non sono in
contrapposizione col fatto di
affrontare i problemi della città,
a cominciare dalle buche. I
giochi possono essere una
grande opportunità perché
porteranno 170 mila posti di
lavoro e un nuovo villaggio olimpico
a Tor Vergata che resterà
alla città. Io non ho paura
delle grandi sfide e non sono
andato da Malagò col cappello
in mano, ma per capire”, osserva
il candidato del Pd.
L’altro tema caldo è il nuovo
stadio della Roma. “Non sono
contraria, a patto che tutto
venga fatto secondo le regole”,
sostiene Raggi, ma si vede che
il tema non la appassiona.
Sembra quasi che non dica no
per non inimicarsi la tifoseria
giallorossa, predominante in
città. “Prendo nota che il M5S
ha cambiato idea: in consiglio
comunale il progetto è già stato
approvato, col loro voto
contrario”, ricorda Giachetti.
IL CANDIDATOPd è più sciolto,
si vede che è abituato a fare politica.
Lei è un po’ più tesa, riflette
prima di rispondere, ma
se la cava. Gli imprenditori sono
curiosi, vogliono conoscerla.
L’unico momento di difficoltà
è quando Floris le chiede
cosa farà di fronte a un avviso
di garanzia. “Farò decidere i
romani”, risponde Raggi. “Sì,
ma come, con un voto in line?
O si torna a votare?”. La risposta
non è chiara. Nessun imbarazzo,
invece, nel ricevere i voti
del centrodestra. “Salvini mi
voterebbe? È libero di esprimere
la sua opinione. Se gli elettori
di centrodestra mi scelgono,
va bene”, dice Raggi.
Una stoccata la riserva invece
a Renzi: “Dovrebbe essere
il premier di tutti, anche il
mio, e invece vedo che mi attacca,
anche personalmente.
Ma è squalificante per lui”,
sottolinea Raggi. Il candidato
Pd, anche perché parla per secondo,
ascolta tutta l’intervi -
sta a Raggi. Lei, invece, se ne va
dopo cinque minuti. Forse un
pizzico di galateo in più da
parte della front runner, non avrebbe
guastato.
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Re: elezioni amministrative 2016
Comunali 2016: “Ballottaggio, l’importante è non votare il Pd”. No accordo, ma unità d’intenti M5s-Lega
Elezioni Amministrative 2016
Nessuna alleanza, nessun apparentamento. Ma "c'è un sentimento comune" come dice Maroni. Tutti divisi, ma con un unico obiettivo: colpire il partito del premier. In ballo ci sono Roma e Torino e il rischio "effetto Parma". Ma anche Milano. Il premio Nobel Dario Fo: "Verrebbe voglia di scegliere la destra"
di Diego Pretini | 11 giugno 2016
COMMENTI (1054)
Io non sono leghista, ma. Io non sono grillino, ma. Nessuna alleanza, nessun accordo, apparentamenti zero, buongiorno e buonasera. “C’è un sentimento comune”, dice Roberto Maroni, il M5s “mi ricorda un po’ quando abbiamo iniziato noi della Lega“. Ma no, interviene Sibilia del direttorio, ricordatevi che “il M5S non fa alleanze con nessuno, chi dice il contrario sa di dire cose per pura fantasia, mentre non è fantasia l’alleanza del Pd con Alfano e Verdini“. “I cittadini sono liberi” insiste Matteo Salvini, ma lui “di principio” sostiene i candidati dei Cinquestelle. “L’importante è che non votino il Pd” riprende Maroni. Perfino Brunetta che ai grillini negli anni ha urlato fascisti, filomafiosi, ora si mette in posa e spiega che “al contrario dei renziani che trasudano mediocrità, questi giovani dei Cinquestelle rappresentano una vera ventata di novità per la politica”. E’ Roma, ma sembra Livorno. E’ Torino, ma sembra Parma. Uno vale uno, tutti contro uno. In ordine sparso, ma nella stessa direzione. Marciare divisi, eccetera: si evita di citare Mao (che poi in realtà era un altro), ma la paura del Partito democratico è proprio quella. Le elezioni comunali come un entrée 4 mesi prima del referendum: se le comunali non hanno un significato politico nazionale, ce l’ha però – per volere di Renzi stesso – il voto sulle riforme costituzionali. Lo schema, da qui a ottobre, si ripeterà. Renzi come Lady Cocca: di corsa verso la meta con tutti addosso e gomitate di qui e di là. Per il momento resta prudente: “Per il ballottaggio alle amministrative dicono forse si perde, forse la destra si riorganizza, mah… Insomma…”.
Post-it numero 1. A Livorno andò così: al ballottaggio il Pd si presentò con il 39 per cento del primo turno, Nogarin aveva il 19. Buongiorno Livorno, lista di m5s livorno 675sinistra, arrivò terza di poco e così si riunì in assemblea: cari soci sostenitori, volete appoggiare il Pd? Risposero di no in 231 su 261, a patto che Nogarin non accettasse apparentamenti con la destra. Nogarin non li accettò, eppure c’è una foto che lo perseguita dalla sera del trionfo, quella dei bandieroni a Cinquestelle che ondulavano dalle scalinate di Palazzo Civico: in quell’immagine il sindaco appena eletto dava una vigorosa stretta di mano a Marcella Amadio, storica esponente di Msi, An, Pdl e ora Fratelli d’Italia, amica di Gianni Alemanno, che al primo turno aveva messo insieme un gruzzoletto del 4 per cento. “Finalmente, per la prima volta, posso dire che questo sindaco è anche il mio – disse la Amadio – Questa è la notte più bella della mia vita perché sostanzio una vita di opposizione a questo regime del Pd”. Sei mesi più tardi si ricrederà: “Nogarin è troppo di sinistra”, ma solo perché il sindaco voleva mettere la bandiera del Pci – nato a Livorno – nel museo cittadino.
Federico Pizzarotti è sindaco di Parma, grillini in festaPost-it numero 2. A Parma, l’origine della specie, andò così: al ballottaggio il Pd si presentò con il 39 per cento del primo turno, Pizzarotti aveva il 19. Nessun partito dette indicazione di voto. Ma all’ex sindaco Elvio Ubaldi – tra i simboli della stagione di macerie della città – scappò un mezzo endorsement, le sue liste civiche di centro e la stessa Forza Italia ebbero parole di apprezzamento per il carneade sfidante dei democratici. Secondo l’istituto Cattaneo successe una cosa semplice: al Pd tornarono gli stessi voti del primo turno, non uno di più. Ai Cinquestelle finirono i voti degli elettori di tutti gli altri candidati, dalle liste civiche ai democristiani di Ubaldi, ma anche tra chi al primo turno non si era nemmeno presentato alle urne.
“Votare Cinquestelle – dice Maurizio Gasparri – è l’ultima cosa che si possa fare al mondo e molti di noi non la faranno mai”. Sarà, ma se è già storia che i Cinquestelle hanno conquistato i loro 21 Comuni anche grazie a quella che loro chiamano “trasversalità” (né di destra né di sinistra, le idee sono idee e basta, la frase di Casaleggio alla quale sono più affezionati), ora si fa strada anche un significativo “viceversa” che riguarda Milano più che Bologna, dove pure il Partito democratico è uscito malconcio dalle urne.
salviniSalvini parla di sostegno libero ai Cinque Stelle dove non c’è la Lega senza “chiedere in cambio nulla”. Ma è proprio a Palazzo Marino che pensa, mentre lo dice. Sala e Parisi se le sono date, sono quasi pari e in giro restano solo i voti del 13 per cento dei grillini. Così è proprio il candidato del centrodestra, capace dell’impresa di far scomparire la coalizione un po’ sgangherata da Passera al direttore di Radio Padania, a fare canti da sirena: “I 5 Stelle sono un movimento, è un voto di opinione. Ovviamente noi siamo il nuovo, siamo il cambiamento rispetto a Sala che invece è la continuità con la giunta Pisapia. Io personalmente sto rinnovando anche a Milano il centrodestra e la politica. E’ probabile che chi ha votato il M5s guardi a noi, però non è un tema di accordi. Rispetto anche il metodo di lavoro dei 5 Stelle, che non è un metodo di lavoro da politica classica”. Parole concilianti, di tutela dell’identità del Movimento, la prima regola per rapportarsi – “sulle cose” – con i Cinquestelle.
Così perfino Dario Fo, il nume tutelare, sgancia qualche bottone: a Milano, scandisce, “non so chi voterò, sono molto perplesso, per paradosso, la voglia è quella addirittura di arrivare a votare per la destra pur di levare di mezzo uno che ha fatto tutta la campagna senza dire come ha speso i soldi, come ha realizzato la grande kermesse l’Expo e come è il debito e quanto si è perduto in questa operazione”. Dal premio Nobel all’ex ministro di Berlusconi: “Un accordo tra partiti no” spiega Brunetta. Prima di assicurare che terminerà un rinfresco per una comunione vicino ad Amalfi e poi correrà a votare scheda bianca, “un voto contro il Pd“. Unica eccezione, almeno rispetto ai centristi e alla destra, è Torino, dove il sindaco uscente Piero Fassino se la gioca con la candidata M5S Chiara Appendino. Qui l’ex governatore Enzo Ghigo e l’ex vicepresidente Roberto Rosso hanno già reso pubblici i loro apprezzamenti per Fassino. Il candidato di Forza Italia, Osvaldo Napoli, ha addirittura fatto filtrare una massima: “Tra un chirurgo esperto e un medico giovane, mi farei curare dal primo”. Salvo poi ingranare la marcia indietro e lasciare libertà di voto.
Elezioni Amministrative 2016
Nessuna alleanza, nessun apparentamento. Ma "c'è un sentimento comune" come dice Maroni. Tutti divisi, ma con un unico obiettivo: colpire il partito del premier. In ballo ci sono Roma e Torino e il rischio "effetto Parma". Ma anche Milano. Il premio Nobel Dario Fo: "Verrebbe voglia di scegliere la destra"
di Diego Pretini | 11 giugno 2016
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Io non sono leghista, ma. Io non sono grillino, ma. Nessuna alleanza, nessun accordo, apparentamenti zero, buongiorno e buonasera. “C’è un sentimento comune”, dice Roberto Maroni, il M5s “mi ricorda un po’ quando abbiamo iniziato noi della Lega“. Ma no, interviene Sibilia del direttorio, ricordatevi che “il M5S non fa alleanze con nessuno, chi dice il contrario sa di dire cose per pura fantasia, mentre non è fantasia l’alleanza del Pd con Alfano e Verdini“. “I cittadini sono liberi” insiste Matteo Salvini, ma lui “di principio” sostiene i candidati dei Cinquestelle. “L’importante è che non votino il Pd” riprende Maroni. Perfino Brunetta che ai grillini negli anni ha urlato fascisti, filomafiosi, ora si mette in posa e spiega che “al contrario dei renziani che trasudano mediocrità, questi giovani dei Cinquestelle rappresentano una vera ventata di novità per la politica”. E’ Roma, ma sembra Livorno. E’ Torino, ma sembra Parma. Uno vale uno, tutti contro uno. In ordine sparso, ma nella stessa direzione. Marciare divisi, eccetera: si evita di citare Mao (che poi in realtà era un altro), ma la paura del Partito democratico è proprio quella. Le elezioni comunali come un entrée 4 mesi prima del referendum: se le comunali non hanno un significato politico nazionale, ce l’ha però – per volere di Renzi stesso – il voto sulle riforme costituzionali. Lo schema, da qui a ottobre, si ripeterà. Renzi come Lady Cocca: di corsa verso la meta con tutti addosso e gomitate di qui e di là. Per il momento resta prudente: “Per il ballottaggio alle amministrative dicono forse si perde, forse la destra si riorganizza, mah… Insomma…”.
Post-it numero 1. A Livorno andò così: al ballottaggio il Pd si presentò con il 39 per cento del primo turno, Nogarin aveva il 19. Buongiorno Livorno, lista di m5s livorno 675sinistra, arrivò terza di poco e così si riunì in assemblea: cari soci sostenitori, volete appoggiare il Pd? Risposero di no in 231 su 261, a patto che Nogarin non accettasse apparentamenti con la destra. Nogarin non li accettò, eppure c’è una foto che lo perseguita dalla sera del trionfo, quella dei bandieroni a Cinquestelle che ondulavano dalle scalinate di Palazzo Civico: in quell’immagine il sindaco appena eletto dava una vigorosa stretta di mano a Marcella Amadio, storica esponente di Msi, An, Pdl e ora Fratelli d’Italia, amica di Gianni Alemanno, che al primo turno aveva messo insieme un gruzzoletto del 4 per cento. “Finalmente, per la prima volta, posso dire che questo sindaco è anche il mio – disse la Amadio – Questa è la notte più bella della mia vita perché sostanzio una vita di opposizione a questo regime del Pd”. Sei mesi più tardi si ricrederà: “Nogarin è troppo di sinistra”, ma solo perché il sindaco voleva mettere la bandiera del Pci – nato a Livorno – nel museo cittadino.
Federico Pizzarotti è sindaco di Parma, grillini in festaPost-it numero 2. A Parma, l’origine della specie, andò così: al ballottaggio il Pd si presentò con il 39 per cento del primo turno, Pizzarotti aveva il 19. Nessun partito dette indicazione di voto. Ma all’ex sindaco Elvio Ubaldi – tra i simboli della stagione di macerie della città – scappò un mezzo endorsement, le sue liste civiche di centro e la stessa Forza Italia ebbero parole di apprezzamento per il carneade sfidante dei democratici. Secondo l’istituto Cattaneo successe una cosa semplice: al Pd tornarono gli stessi voti del primo turno, non uno di più. Ai Cinquestelle finirono i voti degli elettori di tutti gli altri candidati, dalle liste civiche ai democristiani di Ubaldi, ma anche tra chi al primo turno non si era nemmeno presentato alle urne.
“Votare Cinquestelle – dice Maurizio Gasparri – è l’ultima cosa che si possa fare al mondo e molti di noi non la faranno mai”. Sarà, ma se è già storia che i Cinquestelle hanno conquistato i loro 21 Comuni anche grazie a quella che loro chiamano “trasversalità” (né di destra né di sinistra, le idee sono idee e basta, la frase di Casaleggio alla quale sono più affezionati), ora si fa strada anche un significativo “viceversa” che riguarda Milano più che Bologna, dove pure il Partito democratico è uscito malconcio dalle urne.
salviniSalvini parla di sostegno libero ai Cinque Stelle dove non c’è la Lega senza “chiedere in cambio nulla”. Ma è proprio a Palazzo Marino che pensa, mentre lo dice. Sala e Parisi se le sono date, sono quasi pari e in giro restano solo i voti del 13 per cento dei grillini. Così è proprio il candidato del centrodestra, capace dell’impresa di far scomparire la coalizione un po’ sgangherata da Passera al direttore di Radio Padania, a fare canti da sirena: “I 5 Stelle sono un movimento, è un voto di opinione. Ovviamente noi siamo il nuovo, siamo il cambiamento rispetto a Sala che invece è la continuità con la giunta Pisapia. Io personalmente sto rinnovando anche a Milano il centrodestra e la politica. E’ probabile che chi ha votato il M5s guardi a noi, però non è un tema di accordi. Rispetto anche il metodo di lavoro dei 5 Stelle, che non è un metodo di lavoro da politica classica”. Parole concilianti, di tutela dell’identità del Movimento, la prima regola per rapportarsi – “sulle cose” – con i Cinquestelle.
Così perfino Dario Fo, il nume tutelare, sgancia qualche bottone: a Milano, scandisce, “non so chi voterò, sono molto perplesso, per paradosso, la voglia è quella addirittura di arrivare a votare per la destra pur di levare di mezzo uno che ha fatto tutta la campagna senza dire come ha speso i soldi, come ha realizzato la grande kermesse l’Expo e come è il debito e quanto si è perduto in questa operazione”. Dal premio Nobel all’ex ministro di Berlusconi: “Un accordo tra partiti no” spiega Brunetta. Prima di assicurare che terminerà un rinfresco per una comunione vicino ad Amalfi e poi correrà a votare scheda bianca, “un voto contro il Pd“. Unica eccezione, almeno rispetto ai centristi e alla destra, è Torino, dove il sindaco uscente Piero Fassino se la gioca con la candidata M5S Chiara Appendino. Qui l’ex governatore Enzo Ghigo e l’ex vicepresidente Roberto Rosso hanno già reso pubblici i loro apprezzamenti per Fassino. Il candidato di Forza Italia, Osvaldo Napoli, ha addirittura fatto filtrare una massima: “Tra un chirurgo esperto e un medico giovane, mi farei curare dal primo”. Salvo poi ingranare la marcia indietro e lasciare libertà di voto.
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Re: elezioni amministrative 2016
SBALOTTAGGI Chiarezza ”Il Messaggero” di Caltagirone ne ha fatto una malattia,
il “Corsera ” intervista Montezemolo e sodali un giorno sì e uno no
I giornali amano i Giochi,
i loro editori anche di più
» MARCO PALOMBI
Da lunedì un insolito spirito
olimpico anima alcuni
giornali e qualche
trasmissione tv: l’impor -
tante, in questo caso, non è partecipare,
come voleva il barone de
Coubertin, ma organizzare. Interviste,
articoli ed editoriali
nell’ultima settimana hanno trasformato
la candidatura di Roma
ai Giochi del 2024 in una sorta di
ordalia sul destino della città: se
Raggi diventa sindaco, come dice
Renzi, addio Olimpiadi. Nell’ur -
na Grillo non ti vede, la fiaccola
olimpica sì. Per capirci, vi sottoponiamo
pezzi di un drammatico
editoriale di Virman Cusenza, direttore
del Messaggero, pubblicato
giovedì: “Ben più che un ballottaggio.
Roma sta per affrontare
un passaggio cruciale della sua
storia. In ballo non c’è solo l’ardua
scelta del sindaco, ma uno spartiacque
della visione che si ha della
Capitale (...) Tutto questo è incarnato
in un solo tema: la scelta
sulla candidatura ai Giochi del
2 0 2 4”. Qualcuno voleva votare
per i bus, gli asili, i rifiuti, le tasse?
Niente da fare. Conclusione epica:
“Scriveva a fine 800 lo statista
Ricasoli al patriota Torelli che
‘l’Italia senza Roma è un corpo
morto’. E intendeva senza il prestigio
di Roma. Ecco il senso del
referendum che ci attende”.
A PARTE I TONI, il riferimento al
referendum non è peregrino: i Radicali
oggi cominciano a raccogliere
le firme (ne servono 28mila)
per quello cittadino, a cui Il
Messaggeroè contrario. D’altron -
de, a via del Tritone i romani hanno
già votato: “Il 56% è favorevole
alle Olimpiadi”, titolava giovedì
sulla base di un sondaggio Swg.
Per i duri di comprendonio, Il
Me ssag ger o di ieri raccontava
quale terra di latte e miele sarebbe
Roma se avesse le Olimpiadi:
48mila posti di lavoro, 3 miliardi
di benefici, oltre a tutta una seria
di “beni intangibili tipo l’orgoglio
di organizzare i Giochi”. Ovviamente
la cosa non ha nulla a che
fare con la scelta del giornale romano,
ma en passant giova ricordare
che le aziende del suo editore,
Francesco Gaetano Caltagirone,
otterrebbero soddisfazioni
più tangibili dell’orgoglio da Roma2024.
Nel progetto, per dire,
c’è il completamento della Vela, il
palazzo dello sport progettato da
Calatrava che sorge sui terreni
de ll’Università di Tor Vergata
(per inciso l’ateneo che fornisce i
numeri sui benefici economici dei
Giochi): i lavori due anni prima
dei mondiali di Nuoto del 2009
(presidente del Comitato organizzatore
Giovanni Malagò, oggi
a capo del Comitato olimpico). Le
Vele dovevano costare 60 milioni:
ora per finirle ne servono 300. I
cantieri sono di Vianini, azienda
della holding Caltagirone, che ha
pure un’antica convenzione come
concessionario di Tor Vergata
che è citata nel decreto del governo
Berlusconi per Roma 2009: interessante
perché lì vicino dovrebbe
sorgere il Villaggio Olimpico,
da riconvertire poi in alloggi
per studenti e housing sociale.
Vabbè, coincidenze. Tanto più
che Malagò - ieri sul Corriere dello
Sport - ci assicurava che stavolta è
diverso: la città diventerà una meraviglia
coi Giochi. Più lavoro, più
ricchezza, nuove palestre nelle
scuole, il parco acquatico della
Magliana (i tecnici dicono che è
irrealizzabile, ma farebbe tanto
bene alla Fiera di Roma), un piano
per i trasporti pubblici meraviglioso
(che comprende la Metro
C, Vianini è tra i costruttori). E comunque
tutto “già votato e definito”:
che volete?
PURE LUCA Cordero di Montezemolo,
presidente del Comitato organizzatore
Roma 2024, intervistato
giovedì dal Corriere della Sera,
ha tranquillizzato tutti. Il nostro
aveva la stessa carica pure a
Italia 90: “Sprechi? Chi li denuncia
ha ragione, ma noi non c’en -
triamo: eravamo il Comitato organizzatore”.
Dei danni non ha colpa,
ma le promesse se le intesta:
l’ex presidente Ferrari, con ottimi
agganci in Rcs, non ultimo l’amico
azionista Della Valle, prevede
180mila posti di lavoro in più, mica
i 48mila del Messaggero.
Mercoledì, sempre sul Corsera,
il suo amico Maurizio Beretta, ex
Confindustria, oggi a capo di Lega
Calcio e comunicazione Unicredit,
metteva a verbale: “È un’oc -
casione d’oro come è stato Expo
per Milano”. Un successone. E un
referendum per chiedere ai romani?
Come no, anzi di più: “Non solo
a Roma, è un progetto di valenza
nazionale”. In realtà, è di valenza
mondiale: forse tocca all’Onu
il “Corsera ” intervista Montezemolo e sodali un giorno sì e uno no
I giornali amano i Giochi,
i loro editori anche di più
» MARCO PALOMBI
Da lunedì un insolito spirito
olimpico anima alcuni
giornali e qualche
trasmissione tv: l’impor -
tante, in questo caso, non è partecipare,
come voleva il barone de
Coubertin, ma organizzare. Interviste,
articoli ed editoriali
nell’ultima settimana hanno trasformato
la candidatura di Roma
ai Giochi del 2024 in una sorta di
ordalia sul destino della città: se
Raggi diventa sindaco, come dice
Renzi, addio Olimpiadi. Nell’ur -
na Grillo non ti vede, la fiaccola
olimpica sì. Per capirci, vi sottoponiamo
pezzi di un drammatico
editoriale di Virman Cusenza, direttore
del Messaggero, pubblicato
giovedì: “Ben più che un ballottaggio.
Roma sta per affrontare
un passaggio cruciale della sua
storia. In ballo non c’è solo l’ardua
scelta del sindaco, ma uno spartiacque
della visione che si ha della
Capitale (...) Tutto questo è incarnato
in un solo tema: la scelta
sulla candidatura ai Giochi del
2 0 2 4”. Qualcuno voleva votare
per i bus, gli asili, i rifiuti, le tasse?
Niente da fare. Conclusione epica:
“Scriveva a fine 800 lo statista
Ricasoli al patriota Torelli che
‘l’Italia senza Roma è un corpo
morto’. E intendeva senza il prestigio
di Roma. Ecco il senso del
referendum che ci attende”.
A PARTE I TONI, il riferimento al
referendum non è peregrino: i Radicali
oggi cominciano a raccogliere
le firme (ne servono 28mila)
per quello cittadino, a cui Il
Messaggeroè contrario. D’altron -
de, a via del Tritone i romani hanno
già votato: “Il 56% è favorevole
alle Olimpiadi”, titolava giovedì
sulla base di un sondaggio Swg.
Per i duri di comprendonio, Il
Me ssag ger o di ieri raccontava
quale terra di latte e miele sarebbe
Roma se avesse le Olimpiadi:
48mila posti di lavoro, 3 miliardi
di benefici, oltre a tutta una seria
di “beni intangibili tipo l’orgoglio
di organizzare i Giochi”. Ovviamente
la cosa non ha nulla a che
fare con la scelta del giornale romano,
ma en passant giova ricordare
che le aziende del suo editore,
Francesco Gaetano Caltagirone,
otterrebbero soddisfazioni
più tangibili dell’orgoglio da Roma2024.
Nel progetto, per dire,
c’è il completamento della Vela, il
palazzo dello sport progettato da
Calatrava che sorge sui terreni
de ll’Università di Tor Vergata
(per inciso l’ateneo che fornisce i
numeri sui benefici economici dei
Giochi): i lavori due anni prima
dei mondiali di Nuoto del 2009
(presidente del Comitato organizzatore
Giovanni Malagò, oggi
a capo del Comitato olimpico). Le
Vele dovevano costare 60 milioni:
ora per finirle ne servono 300. I
cantieri sono di Vianini, azienda
della holding Caltagirone, che ha
pure un’antica convenzione come
concessionario di Tor Vergata
che è citata nel decreto del governo
Berlusconi per Roma 2009: interessante
perché lì vicino dovrebbe
sorgere il Villaggio Olimpico,
da riconvertire poi in alloggi
per studenti e housing sociale.
Vabbè, coincidenze. Tanto più
che Malagò - ieri sul Corriere dello
Sport - ci assicurava che stavolta è
diverso: la città diventerà una meraviglia
coi Giochi. Più lavoro, più
ricchezza, nuove palestre nelle
scuole, il parco acquatico della
Magliana (i tecnici dicono che è
irrealizzabile, ma farebbe tanto
bene alla Fiera di Roma), un piano
per i trasporti pubblici meraviglioso
(che comprende la Metro
C, Vianini è tra i costruttori). E comunque
tutto “già votato e definito”:
che volete?
PURE LUCA Cordero di Montezemolo,
presidente del Comitato organizzatore
Roma 2024, intervistato
giovedì dal Corriere della Sera,
ha tranquillizzato tutti. Il nostro
aveva la stessa carica pure a
Italia 90: “Sprechi? Chi li denuncia
ha ragione, ma noi non c’en -
triamo: eravamo il Comitato organizzatore”.
Dei danni non ha colpa,
ma le promesse se le intesta:
l’ex presidente Ferrari, con ottimi
agganci in Rcs, non ultimo l’amico
azionista Della Valle, prevede
180mila posti di lavoro in più, mica
i 48mila del Messaggero.
Mercoledì, sempre sul Corsera,
il suo amico Maurizio Beretta, ex
Confindustria, oggi a capo di Lega
Calcio e comunicazione Unicredit,
metteva a verbale: “È un’oc -
casione d’oro come è stato Expo
per Milano”. Un successone. E un
referendum per chiedere ai romani?
Come no, anzi di più: “Non solo
a Roma, è un progetto di valenza
nazionale”. In realtà, è di valenza
mondiale: forse tocca all’Onu
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Re: elezioni amministrative 2016
Roma
Lettera di montanari su assessorato cultura
http://articolo9.blogautore.repubblica. ... a-voterei/
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Re: elezioni amministrative 2016
16 GIU 2016 18:22
"’A ORFI’, VE TAJAMO LA CAPOCCIA! IN GALERA DOVETE ANNA’!"
- MATTEO ORFINI HA LA BRILLANTE IDEA DI FARE VOLANTINAGGIO PER IL PD AL MERCATO DEL QUARTIERE GIARDINETTI E SI BECCA UNA MAREA DI INSULTI (MOLTI DEI QUALI PER PROCURA, IN QUANTO RIVOLTI A RENZI): "SE VEDO RENZI JE DO' 'NA PIZZA 'NFACCIA!" (VIDEO)
“Il Pd nelle periferie romane non va benissimo, ma questo è un dato storico”. Orfini prova a spiegare così le reazioni non proprio amichevoli dei romani del quartiere Giardinetti in occasione del suo volantinaggio al mercato per l’iniziativa “Addio Imu”…
http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 126927.htm
"’A ORFI’, VE TAJAMO LA CAPOCCIA! IN GALERA DOVETE ANNA’!"
- MATTEO ORFINI HA LA BRILLANTE IDEA DI FARE VOLANTINAGGIO PER IL PD AL MERCATO DEL QUARTIERE GIARDINETTI E SI BECCA UNA MAREA DI INSULTI (MOLTI DEI QUALI PER PROCURA, IN QUANTO RIVOLTI A RENZI): "SE VEDO RENZI JE DO' 'NA PIZZA 'NFACCIA!" (VIDEO)
“Il Pd nelle periferie romane non va benissimo, ma questo è un dato storico”. Orfini prova a spiegare così le reazioni non proprio amichevoli dei romani del quartiere Giardinetti in occasione del suo volantinaggio al mercato per l’iniziativa “Addio Imu”…
http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 126927.htm
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Re: elezioni amministrative 2016
ELEZIONI AMMINISTRATIVE 2016
Ballottaggi Roma 2016, il Pd deflagra prima del voto: tragicommedia o farsa?
Elezioni Amministrative 2016
di Daniela Gaudenzi | 17 giugno 2016
COMMENTI (30)
i
Profilo blogger
Daniela Gaudenzi
Esperta di giustizia, liberacittadinanza.it
Post | Articoli
Facebook
Chissà se Renzi avrebbe mai potuto prevedere che il “No Imu day“, caduto “casualmente” alla vigilia della chiusura della campagna elettorale più sorprendente di qualsiasi aspettativa, almeno per il Pd, sarebbe stato oscurato dal “caso D’Alema“. L’ex presidente, che si considera un “capro espiatorio” utile al Pd in affanno per addossare ai “dissidenti-traditori” la possibile e probabile sconfitta nella Capitale, nonostante le smentite non troppo convincenti, rimane avvolto dall’alone dello scandalo per aver esternato a favore di Virginia Raggi, o di chiunque altro, pur di assistere ad una pesante sconfitta di Giachetti.
A voler vedere la questione con un minimo di ironia, si potrebbe constatare che l’avvocato Raggi sia, così come descritta dalla narrazione renziana con imponente e totalizzante amplificazione mediatica, la “prescelta” dalla Casaleggio Associati, nonché “sagoma teleguidata da Grillo” (secondo Berlusconi), o una novella e algida maga Circe che avrebbe incluso tra i suoi elettori, oltre agli ex sindaci Alemanno e Marino (come le rinfaccia il suo avversario sostenuto dai verdiniani), persino Massimo D’Alema, “la volpe del Tavoliere”.
Pubblicità
Sarebbe stato impossibile immaginare, anche da parte dei più accaniti e perversi detrattori del cosiddetto nuovo corso renziano, un panorama più imbarazzante e tragicomico a Roma, alla vigilia di un ballottaggio già impervio, giocato negli ultimi giorni dal candidato del Pd sulla scommessa intempestiva e altamente pericolosa delle Olimpiadi e sul tentativo di simpatizzare con gli elettori facendo leva sull’approccio molto personale, rassicurante e amichevole. Una situazione che Renzi e la vice-segretaria, sempre più portavoce, Debora Serrachiani, hanno cercato di tamponare e di derubricare come periodico riemergere di “personalismi“, quasi fisiologici all’interno di un partito che “include” e non espelle, a differenza del M5s che “controlla” la candidata Raggi.
Anzi il presidente del consiglio ha accolto senza riserve le “smentite” di D’Alema e, prima di assentarsi dall’Italia nei giorni di chiusura della campagna elettorale, quasi a rimarcare che le amministrative non lo toccano minimamente, ha chiosato che non commenta dichiarazioni altrui: e, verrebbe da aggiungere, tanto più se provengono da Massimo D’Alema e cioè dal “rottamato” più illustre, icona vivente di quell’era di cambiamento tanto sbandierato quanto rimosso, di cui si è già persa la memoria. Probabilmente, in larga parte i cittadini romani che domenica troveranno ancora la determinazione di prendere o richiedere la tessera elettorale e di recarsi al seggio non saranno più di tanto interessati a chi decideranno di votare D’Alema o Marino, né, tantomeno, Alemanno. E si può supporre che non si interrogheranno in modo assillante su quello che ha detto veramente D’Alema e se faceva sul serio o, se come si è precipitata a dichiarare una delle fonti “più autorevoli”, e cioè Gaetano Quagliariello, si è trattato solo di “iperboli e frasi amene”.
Quello che è più rilevante è il livello dello scontro e il clima molto oltre la resa dei conti all’interno del partito di governo che ha snobbato il voto amministrativo per cavalcare prematuramente e spregiudicatamente il referendum costituzionale: e, fatalmente, si trova impigliato nella Capitale in una querelle che mette platealmente in evidenza non solo l’impossibilità di proseguire su un cammino comune, ma anche l’assoluta incapacità di affrontare un appuntamento elettorale, in una situazione già gravemente compromessa, in modo quantomeno dignitoso. Se poi, come viene vagamente ventilato, si dovesse assistere alla sceneggiata di un “appello” di D’Alema pro Giachetti last minute, allora dalla tragicommedia si passerebbe alle comiche finali.
Ballottaggi Roma 2016, il Pd deflagra prima del voto: tragicommedia o farsa?
Elezioni Amministrative 2016
di Daniela Gaudenzi | 17 giugno 2016
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Daniela Gaudenzi
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Chissà se Renzi avrebbe mai potuto prevedere che il “No Imu day“, caduto “casualmente” alla vigilia della chiusura della campagna elettorale più sorprendente di qualsiasi aspettativa, almeno per il Pd, sarebbe stato oscurato dal “caso D’Alema“. L’ex presidente, che si considera un “capro espiatorio” utile al Pd in affanno per addossare ai “dissidenti-traditori” la possibile e probabile sconfitta nella Capitale, nonostante le smentite non troppo convincenti, rimane avvolto dall’alone dello scandalo per aver esternato a favore di Virginia Raggi, o di chiunque altro, pur di assistere ad una pesante sconfitta di Giachetti.
A voler vedere la questione con un minimo di ironia, si potrebbe constatare che l’avvocato Raggi sia, così come descritta dalla narrazione renziana con imponente e totalizzante amplificazione mediatica, la “prescelta” dalla Casaleggio Associati, nonché “sagoma teleguidata da Grillo” (secondo Berlusconi), o una novella e algida maga Circe che avrebbe incluso tra i suoi elettori, oltre agli ex sindaci Alemanno e Marino (come le rinfaccia il suo avversario sostenuto dai verdiniani), persino Massimo D’Alema, “la volpe del Tavoliere”.
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Sarebbe stato impossibile immaginare, anche da parte dei più accaniti e perversi detrattori del cosiddetto nuovo corso renziano, un panorama più imbarazzante e tragicomico a Roma, alla vigilia di un ballottaggio già impervio, giocato negli ultimi giorni dal candidato del Pd sulla scommessa intempestiva e altamente pericolosa delle Olimpiadi e sul tentativo di simpatizzare con gli elettori facendo leva sull’approccio molto personale, rassicurante e amichevole. Una situazione che Renzi e la vice-segretaria, sempre più portavoce, Debora Serrachiani, hanno cercato di tamponare e di derubricare come periodico riemergere di “personalismi“, quasi fisiologici all’interno di un partito che “include” e non espelle, a differenza del M5s che “controlla” la candidata Raggi.
Anzi il presidente del consiglio ha accolto senza riserve le “smentite” di D’Alema e, prima di assentarsi dall’Italia nei giorni di chiusura della campagna elettorale, quasi a rimarcare che le amministrative non lo toccano minimamente, ha chiosato che non commenta dichiarazioni altrui: e, verrebbe da aggiungere, tanto più se provengono da Massimo D’Alema e cioè dal “rottamato” più illustre, icona vivente di quell’era di cambiamento tanto sbandierato quanto rimosso, di cui si è già persa la memoria. Probabilmente, in larga parte i cittadini romani che domenica troveranno ancora la determinazione di prendere o richiedere la tessera elettorale e di recarsi al seggio non saranno più di tanto interessati a chi decideranno di votare D’Alema o Marino, né, tantomeno, Alemanno. E si può supporre che non si interrogheranno in modo assillante su quello che ha detto veramente D’Alema e se faceva sul serio o, se come si è precipitata a dichiarare una delle fonti “più autorevoli”, e cioè Gaetano Quagliariello, si è trattato solo di “iperboli e frasi amene”.
Quello che è più rilevante è il livello dello scontro e il clima molto oltre la resa dei conti all’interno del partito di governo che ha snobbato il voto amministrativo per cavalcare prematuramente e spregiudicatamente il referendum costituzionale: e, fatalmente, si trova impigliato nella Capitale in una querelle che mette platealmente in evidenza non solo l’impossibilità di proseguire su un cammino comune, ma anche l’assoluta incapacità di affrontare un appuntamento elettorale, in una situazione già gravemente compromessa, in modo quantomeno dignitoso. Se poi, come viene vagamente ventilato, si dovesse assistere alla sceneggiata di un “appello” di D’Alema pro Giachetti last minute, allora dalla tragicommedia si passerebbe alle comiche finali.
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- Iscritto il: 08/03/2012, 23:18
Re: elezioni amministrative 2016
roma movimento 5 stelle e la sinistra intervista a montanari
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/06 ... a/2837026/
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