Francesco un papa ...Cristiano!

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UncleTom
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!

Messaggio da UncleTom »

......Una croce ultra pesante da portare.




La nostra mentre produce pensieri che spesso affiorano in modo del tutto involontario.

E’ possibile quindi pensare, che nel peso dell’affaticamento, a Jorge Mario Bergoglio, non sia mai affiorata la domanda : “ MA CHI ME L’HA FATTO FARE DI ACCETTARE DI DIVENTARE PAPA???”



18 set 2017 10:29
1. “483 MILIONI DI LIRE SPESI DAL VATICANO PER L'ALLONTANAMENTO DI EMANUELA ORLANDI”


2. UN DOCUMENTO CHOC ESCE DALLA SANTA SEDE E FA PARTE DEL LIBRO-INCHIESTA DI EMILIANO FITTIPALDI: SI TRATTA DI MATERIALE DI ACCOMPAGNAMENTO A UNA SERIE DI FATTURE E ALLEGATI DI QUASI 200 PAGINE CHE PROVEREBBERO LE SPESE SOSTENUTE PER LA ORLANDI DAL '83 AL '97


3. SE IL DOCUMENTO FOSSE VERO, APRIREBBE SQUARCI CLAMOROSI SULLA VICENDA DELLA RAGAZZINA SCOMPARSA. SE FOSSE UN FALSO, SAREBBE L’INIZIO DI UN NUOVO VELENOSISSIMO SCONTRO DI POTERE ALL'INTERNO DELLA CURIA, MAI DAVVERO DOMATA, DA PAPA FRANCESCO
UncleTom
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!

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Emiliano Fittipaldi http://espresso.repubblica.it

“Oltre 483 milioni di lire spesi dal Vaticano per l'allontanamento di Emanuela Orlandi”

Prima di consegnarmi i documenti, la fonte aveva tergiversato per settimane. Nei primi due incontri, durante i quali avevo chiesto consigli su come raggiungere l’obiettivo, aveva escluso con fermezza di avere le carte che cercavo. “Le ho solo lette, se le avessi te le darei, figurati,” aveva chiarito seccamente di fronte alle mie insistenze. Non ero convinto che dicesse la verità, ma tentai le strade alternative che mi aveva indicato. Capii presto che era fatica sprecata, e dopo un po’ tornai alla carica.

Alla fine, al terzo appuntamento, la fonte ha ammesso di avere il dossier. “Te li do solo perché credo che sia venuto il momento di far luce sulla storia.” Al quarto incontro, avvenuto in un bar del centro di Roma, mi consegnò una cartellina verde. Me ne tornai a casa di corsa senza neanche guardarci dentro.

Appena varcata la porta del mio studio, la aprii. C’erano dei fogli: una lettera di cinque pagine, datata marzo 1998. È scritta al computer o, forse, con una telescrivente, ed è inviata (così leggo in calce) dal cardinale Lorenzo Antonetti, allora capo dell’Apsa (l’Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica), ai monsignori Giovanni Battista Re e Jean-Louis Tauran.

Al tempo, Giovanni Battista Re era il sostituto per gli Affari generali della segreteria di Stato della Santa Sede; Jean-Louis Tauran era il numero uno dei Rapporti con gli stati, un’altra sezione del dicastero della Curia romana che “più da vicino”, come spiega il sito del Vaticano, “coadiuva il Sommo Pontefice nell’esercizio della sua suprema missione”.

Insomma, Re e Tauran erano nei vertici della Curia e, secondo l'estensore del documento, si sarebbero occupati direttamente della vicenda Orlandi. Il nome di Re era spuntato fuori già dalla lettura della prima sentenza istruttoria sul caso, firmata dal giudice Adele Rando nel 1997. La presunta missiva di Antonetti, come molte altre a cui ho avuto accesso nelle mie inchieste sulla Santa Sede, non era firmata a penna. Alla fine, l’autore chiariva che non era stata nemmeno protocollata, “come da richiesta”. Leggo il testo della prima pagina tutto d’un fiato.

“Resoconto sommario delle spese sostenute dallo stato città del vaticano per le attività relative alla cittadina emanuela orlandi (roma 14 gennaio1968),”, è il titolo. “La prefettura dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica ha ricevuto mandato di redigere un documento di sintesi delle prestazioni economiche resosi necessarie a sostenere le attività svolte a seguito dell’allontanamento domiciliare e delle fasi successive allo stesso della cittadina Emanuela Orlandi.

“La sezione di riferimento, sotto la mia supervisione, ha provveduto a raccogliere il materiale attraverso gli attori dello Stato che hanno interagito con la vicenda.
“Moltissimi limiti nella ricostruzione sono stati riscontrati nell’impossibilità di rintracciare documentazione relativa agli agenti di supporto utilizzati sul suolo italiano stante il divieto postomi di interrogare le fonti, incaricando esclusivamente il capo della Gendarmeria Vaticana in questo senso.

“L’attività di Analisi è suddivisa in archi temporali rilevanti per avvenimenti e per spese sostenute.

“Il documento non include l’attività commissionata da Sua Eminenza Reverendissima Cardinale Segretario di Stato Emerito Agostino Casaroli al ‘Commando 1’, in quanto alcun organo a noi noto o raggiungibile è a conoscenza di quanto emerso e della quantità di denaro investita nell’attività citata. “I documenti allegati (197 pagine) al presente rapporto sono presentati in originale per la parte relativa ai pagamenti per i quali è stata rilasciata quietanza, sono presentati in forma di resoconto bancario le quantità di denaro utilizzate e prelevate per spese non fatturate.”

La lettera che ho in mano sembra, o vuole sembrare, un documento di accompagnamento a una serie di fatture e materiali allegati di quasi duecento pagine che comproverebbero alla segreteria di Stato le spese sostenute per Emanuela Orlandi in un arco di tempo che va dal 1983 al 1997. Scorro rapidamente le fredde voci di costo elencate. Delineano scenari nuovi e oscuri su una vicenda di cui si è scritto e ipotizzato molto, e su cui il Vaticano ha sempre negato di avere informazioni ulteriori rispetto a quanto raccontato e condiviso con i giudici italiani che hanno investigato in questi ultimi trentaquattro anni.

Il dossier sintetizza gli esborsi sostenuti dal Vaticano dal 1983 al 1997. La somma totale investita nella vicenda Orlandi è ingente: oltre 483 milioni, quasi mezzo miliardo di lire.

L’elenco riempie pagina due, tre, quattro e, in parte, cinque del rendiconto. La prima voce riguarda il pagamento di una “fonte investigativa presso Atelier di moda Sorelle Fontana”. La Orlandi, nell’ultima telefonata alla famiglia prima della sparizione, aveva in effetti detto che qualcuno le aveva proposto di pubblicizzare i prodotti di una marca di cosmetici, la Avon, durante una sfilata delle stiliste Fontana. Per la fonte, la Santa Sede aveva sborsato 450.000 lire. C’era un’altra spesa per la “preparazione all’attività investigativa estera” costata altre 450.000 lire, uno “spostamento” da ben 4 milioni di lire e, soprattutto, le “rette vitto e alloggio 176 Chapman Road Londra”.

Chi ha scritto il documento, come vedremo, aveva digitato male l’indirizzo: a quello giusto c’è la sede londinese dei padri scalabriniani, la congregazione dei missionari di San Carlo fondata nel 1887 da Giovanni Battista Scalabrini. Dagli anni sessanta gestiscono un ostello della gioventù destinato esclusivamente a ragazze e studentesse. Nel periodo 1983-1985, per le rette, erano stati versati 8 milioni di lire. Il prezzo giusto, mi dico, per ospitare una persona in quell’arco temporale (per dare un ordine di misura, nel 1983, secondo i dati storici della Banca d’Italia, lo stipendio medio di operai e impiegati era di circa 500.000, 600.000 lire nette al mese).

La prima pagina si chiude con i costi per l’“indagine formale in collaborazione con Roma” (23 milioni) e con la misteriosa “attività di indagine riservata extra ‘Commando 1’, direzione diretta Cardinale Casaroli”, per una cifra di 50 milioni di lire. Agostino Casaroli era il segretario di Stato che nella vicenda Orlandi ha avuto un ruolo importante, soprattutto all’inizio.

La nota, nella seconda e nella terza pagina, racconta i costi sostenuti per l’“allontanamento domiciliare” di Emanuela nel periodo “febbraio 1985-febbraio 1988”. Si elencano dispendiosi viaggi a Londra di esponenti vaticani di altissimo livello, soldi investiti per la “attività investigativa relativa al depistaggio”, spese mediche in ospedali e fatture per specialisti in “ginecologia”. Si parla di “un secondo” e di “un terzo trasferimento”, di decine di milioni di lire per “rette omnicomprensive” di vitto e alloggio.

Gli anni scorrono. Arrivo all’ultima pagina. Il documento segnala che il resoconto dei costi per le attività relative alla cittadina Orlandi e al suo “allontanamento domiciliare” si riferisce stavolta al periodo “aprile 1993-luglio 1997”. Le voci del quadriennio sono solo tre: oltre alle solite rette (con “il dettaglio mensile e annuale in allegato 22”) e ad altre “spese sanitarie forfettarie”, figura il capitolato finale. Mi si gela il sangue: “Attività generale e trasferimento presso Stato Città del Vaticano, con relativo disbrigo pratiche finali: L. 21.000.000”.

La lista finisce qui, ma in fondo alla quinta pagina il mittente aggiunge una postilla. “Il presente documento è presentato in triplice copia, per dovuta conoscenza ad entrambi i destinatari, si rimanda a documentazione allegata sulle modalità di redazione. Non si espleta funzione di protocollazione come da richiesta. APSA è sollevata dalla custodia della documentazione allegata presentata in originale. In fede, Lorenzo Cardinale Antonetti. Stato Città del Vaticano, A.D. 1998, mese di marzo giorno 28.”

Smetto di leggere. Il documento, che esce certamente dal Vaticano, anche se non protocollato e privo di firma del suo estensore, pare verosimile. Ma quasi incredibile nel suo contenuto. Dunque, delle due l'una: o è vero, e allora apre per la prima volta squarci impensabili e clamorosi su una delle vicende più oscure della Santa Sede. O è un falso, un documento apocrifo, che mischia con grande abilità tra loro elementi veritieri che inducono il lettore ad arrivare a conclusioni errate.

In entrambi i casi, il pezzo di carta che ho in mano è inquietante. Perché, fosse un documento non genuino, significherebbe che gira da almeno tre anni un dossier devastante fabbricato ad arte per aprire una nuova stagione di ricatti e di veleni in Vaticano. Chi e quando avrebbe costruito un simile documento, che come vedremo contiene dettagli, indirizzi, nomi e circostanze molto particolari che solo un soggetto “interno” alla Città Santa poteva conoscere così bene? Se non è davvero stato scritto dal cardinale Antonetti, chi l'ha redatto con tale maestria, e chi l'ha poi messo, anni fa, nella cassaforte della Prefettura?

Difficile rispondere ora a queste domande. Ma è chiaro che, se il documento fosse falso, la Gendarmeria guidata da Domenico Giani avrà parecchio da lavorare. Il report fasullo potrebbe essere rimasto nascosto per anni in qualche cassetto, mai usato (almeno fino ad ora) e infine dimenticato. O potrebbe essere stato costruito ad hoc più di recente, dopo il furto del marzo del 2014, e restituito dai ladri insieme ad altri documenti certamente veritieri.

Ma se è così, perché monsignor Abbondi non ha detto davanti ai magistrati di papa Francesco che lo interrogavano sul contenuto del plico anonimo con i documenti rubati che era tornato, tra gli altri, anche un dossier sulla Orlandi che non aveva mai visto, e quindi forse fasullo? Perché ha parlato genericamente di carte “sgradevoli”?

È pure evidente, però, che il report non spiega chiaramente cosa sia accaduto alla ragazzina che amava le canzoni di Gino Paoli, né accusa con nome e cognome qualcuno di responsabilità specifiche sul rapimento e sulla fine di Emanuela. Per quanto incredibile, cerco di costringermi a pensare che il documento possa essere anche una lettera autentica.

Il report di un burocrate, il cardinale Antonetti appunto, che rendiconta minuziosamente ai due destinatari tutte le spese sostenute per “l’allontanamento domiciliare” della Orlandi, spese divise per quattro archi temporali definiti. Una pratica obbligatoria nei servizi segreti di ogni Stato del pianeta: alla fine di un'operazione, anche quelle in cui vengono usati fondi neri, i responsabili devono presentare il consuntivo di ogni spesa effettuata ai superiori.

La missiva è “presentata in triplice copia”, come si usa fare da sempre in Vaticano anche per i documenti riservati (uno va ai destinatari dei vari dicasteri coinvolti, un altro resta nell'archivio dell'Apsa). Stavolta una copia è finita anche negli archivi della Prefettura degli affari economici, cioè il ministero della Santa Sede che aveva il compito di supervisionare le uscite dei vari enti vaticani. Non è una stranezza: nell'enorme armadio blindato che i ladri hanno aperto nel marzo del 2014 ci sono migliaia di documenti provenienti anche da altri enti vaticani. Tra cui, per esempio, le lettere di Michele Sindona spedite non in Prefettura, ma ai cardinali presidenti di pontifice commissioni.

Fosse veritiero, dunque, il rendiconto datato marzo 1998, pur in assenza delle 197 pagine di fatture, darebbe indicazioni e notizie sbalorditive che potrebbero aiutare a dipanare la matassa di un mistero irrisolto dal 1983. Perché dimostrerebbe, in primis, l’esistenza di un dossier sulla Orlandi mandato alla segreteria di Stato, mai consegnato né discusso con le autorità italiane che hanno investigato per decenni senza successo sulla scomparsa della ragazzina. Perché evidenzierebbe come la chiesa di Giovanni Paolo II abbia fatto investimenti economici importanti su un’attività investigativa propria, sia in Italia sia all’estero, i cui risultati sono a oggi del tutto sconosciuti.

Perché il dossier citerebbe un fantomatico “Commando1” guidato direttamente da Agostino Casaroli, potente segretario di Stato della Santa Sede, forse un gruppo di persone composto da pezzi dei servizi segreti vaticani (il corpo della Gendarmeria ha funzioni di ordine pubblico e di polizia giudiziaria, ma svolge anche lavoro di intelligence per la sicurezza dello stato) che ha preso parte alle attività successive alla scomparsa della ragazza.

Ma, soprattutto, il resoconto diventa clamoroso quando mostra come tra il 1983 e la fine del 1984 il Vaticano, dopo indagini autonome, avrebbe investe in un primo “spostamento” la bellezza di 4 milioni di lire. Da allora il campo da gioco dei monsignori che si sarebbero occupati della vicenda di Emanuela si sposta in Inghilterra. In particolare, a Londra.

Possibile che Emanuela Orlandi sia stata ritrovata viva dal Vaticano e poi nascosta in gran segreto nella capitale inglese? Se non è così, e se il documento è autentico, a chi la Santa Sede ha pagato per quattordici anni “rette vitto e alloggio” elencate in un report che ha come titolo “Resoconto sommario delle spese sostenute dallo Stato Città del Vaticano per le attività relative alla cittadina Emanuela Orlandi” e per il suo “allontanamento domiciliare”? Come mai nella nota sulla ragazza viene indicato che il capo della Gendarmeria del tempo, Camillo Cibin, avrebbe sborsato la bellezza di 18 milioni di lire, tra il 1985 e il 1988, per andare avanti e indietro da Londra?

Chi sarebbe andato a trovare qualche tempo dopo il medico personale di papa Wojtyla, Renato Buzzonetti, insieme a Cibin, “presso la sede l. 21”, una “trasferta” da 7 milioni di lire? Perché e a chi, all’inizio degli anni novanta, il Vaticano avrebbe pagato spese sanitarie – come segnala ancora l'estensore dello scritto – per i controlli (o addirittura un ricovero) alla Clinica St. Mary, sempre a Londra? Chi è andata, sola o accompagnata, a farsi visitare dalla “dottoressa Leasly Regan, Department of Obstetrics & Gynaecology” dello stesso nosocomio un' unica “attività economica a rimborso” di cui il capo dell’Apsa non indica la spesa precisa, invitando a leggere i “dettagli in allegato 28”? (contattata da l'Espresso, la Regan nega di avere fatture a nome della Orlandi, e dice di non poter ricordare, dopo tanti anni, se ha curato una ragazza con le fattezze di Eleonora)

La storia, secondo il documento, non sembra finire bene. Perché la lista si conclude con un ultimo capitolato di spesa, sull' “attività generale e trasferimento presso Stato Città del Vaticano con relativo disbrigo pratiche finali”. Il trasferimento è il quarto segnalato nel report: chi viene portato in Vaticano? Perché nel luglio 1997 la “pratica” di Emanuela Orlandi viene considerata chiusa?

A metà giugno del 2017 capisco, dal Corriere della Sera, che qualcun altro è ha conoscenza del documento misterioso. La famiglia Orlandi ha infatti presentato un'istanza di accesso agli atti per poter visionare «un dossier custodito in Vaticano». Il quotidiano accredita che il fascicolo possa contenere resoconti di attività inedite fino al 1997, con dettagli anche di natura amministrativa svolta dalla segreteria di Stato ai fini del ritrovamento».

Capisco che si tratta proprio del report che ho in mano. Il giorno dopo monsignor Angelo Becciu, sostituto per gli Affari generali della segreteria, nega l'esistenza di qualsiasi carta riservata: «Abbiamo già dato tutti i chiarimenti che ci sono stati richiesti. Il caso per noi è chiuso». Anche il cardinale Re interviene, assicurando che «la Segreteria di Stato» di cui nel 1997 lui era sostituto «non aveva proprio niente da nascondere.

Essendo uno dei due destinatari della presunta lettera di Antonetti, decido di chiamarlo, e domandargli se ha mai ricevuto quel report sull “allontanamento domiciliare” di Emanuela Orlandi, e se in caso contrario quello che ho in mano è un report apocrifo che vuole inchiodarlo a responsabilità che lui non ha. L'inizio del colloquio è rilassato. Appena gli leggo il titolo, il cardinale, senza chiedermi nulla nel merito del documento, tronca improvvisamente la conversazione: «Guardi io non so di questo. E mi dispiace non poterla aiutare. Sono qui con altre persone». Clic.

La mia ricerca è iniziata nel febbraio del 2017. Leggendo il libro di Francesca Chaoqui e dell'ex direttore della sala stampa del Vaticano Federico Lombardi. Quest'ultimo ricordava come un testimone eccellente del processo che mi vedeva coinvolto, quello su Vatileaks 2, aveva parlato di alcuni documenti trafugati. Il test era monsignor Maurizio Abbondi, capo ufficio della Prefettura degli Affari economici.

La parte più interessante del suo interrogatorio riguarda un misterioso furto avvenuto nelle stanze di quell’ufficio nella notte tra il 29 e il 30 marzo 2014. Dopo mezzanotte, qualcuno si era introdotto nel palazzo senza rompere alcuna serratura dei portoni di accesso, aveva sgraffignato qualche spicciolo negli uffici delle congregazioni ai primi piani dell’immobile e s’era poi concentrato sulla cassaforte e su uno soltanto dei dodici armadi blindati nascosti in una delle stanze della Prefettura, al quarto piano del grande edificio che si affaccia su piazza San Pietro.

A don Abbondi, la mattina del 14 maggio 2016, i magistrati chiedono conto di quella singolare vicenda. Il prelato spiega che nell’ufficio esisteva “un archivio riservato che era sotto la responsabilità del segretario Balda”, custodito inizialmente “in un armadio in una stanza vicina a quella del monsignore”; aggiunge che “dopo il furto, l’archivio riservato venne piazzato direttamente nella stanza di Vallejo”. Quando il promotore di giustizia gli domanda cosa avessero rubato i ladri, Abbondi specifica che, se dalla piccola cassaforte “portarono via soldi e delle monete, dall’armadio blindato prelevarono invece dei documenti dell’archivio riservato… alcuni dei quali vennero poi riconsegnati in busta chiusa nella cassetta della posta del dicastero”.

Proprio così: alcune carte trafugate vennero rispedite in un plico anonimo, quasi un mese dopo lo scasso. Un dettaglio già raccontato da Gianluigi Nuzzi. Non solo. Il giornalista aveva pubblicato anche alcuni dei documenti restituiti alla Prefettura, tra cui diverse lettere mandate dal “Banchiere di Dio”, Michele Sindona, a esponenti delle gerarchie vaticane, oltre a missive con riferimenti a Umberto Ortolani, fondatore – insieme a Licio Gelli – della loggia massonica deviata P2.

“Cosa c’era nel plico?” chiede diretto il promotore di giustizia a don Abbondi. “Documenti di dieci, vent’anni fa, che di fatto non avevano più alcun valore,” risponde il prelato. “Nel riordinare i fogli dopo l’effrazione, vidi che gli atti contenuti nell’archivio non erano tanto relativi alla sicurezza dello stato,” ma a fatti che il monsignore definisce “sgradevoli”. “Sgradevoli,” ripeto tra me e me.

Riponendo il libro mi domandai se, come ipotizzavano Abbondi e numerosi esponenti della Santa Sede, restituendo alcuni o tutti i documenti trafugati, i ladri avessero voluto lanciare un avvertimento, una minaccia, o se il furto nascondesse in realtà altre motivazioni. Certamente vi avevano collaborato persone informate dei segreti della Prefettura, visto che i banditi, violando un solo armadio blindato, erano andati a colpo sicuro. Di certo Abbondi fa intendere ai magistrati vaticani che i documenti ritornati dopo il furto non sono diversi da quelli che lui sapeva essere conservati nella cassaforte.
e vallejo balda

Cominciai a leggere il volume della Chaouqui...Senza tanti giri di parole, la Chaouqui fa poi capire al lettore che, dalla discussione avuta quella mattina con il suo amico (i due in seguito diventeranno acerrimi nemici), aveva compreso che era stato lo stesso Balda a compiere l’effrazione, forse con il supporto di manovalanza esterna. Un’accusa pesantissima.

Balda, che era già stato sentito dalla Gendarmeria insieme ad altri dipendenti dell’ufficio, ha sempre negato ogni addebito...L’avvocatessa calabrese – che nel 2014, ricordiamolo, era membro della Cosea e lavorava negli uffici della Prefettura che ospitavano la commissione – è uno dei pochissimi testimoni diretti di ciò che avvenne negli uffici dopo l’effrazione. E, come aveva fatto monsignor Abbondi in tribunale durante la sua deposizione, decide di raccontare nel suo libro il momento in cui tornano le carte sottratte un mese prima.

Ma se il prete aveva parlato genericamente di documenti “sgradevoli”, la Chaouqui entra nei dettagli, narrando in prima persona: “Alla fine i fascicoli ricompaiono, spediti da mano ignota agli uffici della Prefettura. C’è il dossier su un vescovo molto potente e sulle delicate questioni legate a un’eredità ricevuta quando era nunzio in Francia. Ci sono i resoconti delle spese ‘politiche’ di Giovanni Paolo II ai tempi della Guerra fredda e di Solidarnosc. C’è il carteggio tra il banchiere Michele Sindona e il faccendiere Umberto Ortolani, che il Vaticano avrebbe cercato in capo al mondo. C’è il file di Emanuela Orlandi e capisco il finale di una storia che deve rimanere sepolta”...

Ora ho deciso di pubblicare il documento. Avessero ragione Becciu e il cardinale Re, il documento sarebbe certamente un falso. Sarebbe importante capire allora chi sono gli impostori che l'hanno architettato, e per quali oscuri motivi la storia di una ragazza scomparsa nel 1983 venga ancora usata per ricatti e lotte intestine della città sacra. Ma se le verosimiglianze impressionanti delle note spese del dossier fossero confermate da nuovi elementi determinati, il Vaticano e i suoi alti esponenti avrebbe mentito ancora una volta. E gli impostori sarebbero loro.
UncleTom
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!

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…...........……..REGGERA’ O NON REGGERA’??????…........….






Molto probabilmente siamo testimoni involontari di un passaggio storico della storia dell’umanità.

Uno di quei passaggi che verranno ricordati dagli storici, se i due pazzarielli che dominano la scena mondiale attuale, non la smettono di giocare alla guerra e dare corso ad un nuovo, “MUOIA SANSONE CON TUTTI I FILISTEI”

Quanto sta accadendo al di là delle mura leonine dà l’impressione dello sgretolamento del Vaticano.

Anche loro????

Sì, …..anche loro, come nella beneamata Italia.

E come in tutti i passaggi caotici del passato, trovare il bandolo è assai difficoltoso da trovare.


Cominciamo da quanto pubblicato stamani sul sito della propaganda STRUMPTRUPPEN.



Ora in Vaticano c'è chi pensa
all'impeachment di Bergoglio

Anche se lo stato d'accusa non è previsto molti prelati chiedono conto a Francesco delle sue scelte. Altrimenti...
di Stefano Filippi


^^^^^^

"Chi divide non è più Papa". E in Vaticano c'è chi pensa all'impeachment di Bergoglio
Anche se lo stato d'accusa non è previsto molti prelati chiedono conto a Francesco delle sue scelte. Altrimenti...
Stefano Filippi - Lun, 25/09/2017 - 08:00
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La parola proibita ormai circola apertamente. È americana, richiama libertà, contropotere, vittoria della giustizia e della verità. Impeachment. Ne hanno fatto le spese presidenti e ministri. Per un Papa non è previsto, la sua autorità deriva direttamente da Dio attraverso il voto dei cardinali blindati in conclave e nessuno può attentarvi se non il Pontefice stesso con un gesto clamoroso di rinuncia.
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È stata la scelta di Benedetto XVI. Ma nonostante che la volontà divina e il diritto canonico non prevedano la messa in stato d'accusa del Papa, l'idea dell'impeachment si diffonde nelle cerchie antibergogliane. Non si sa bene come procedere, né chi avrebbe il potere di farlo; gli ecclesiastici non si espongono e i pochi che accettano di parlarne chiedono un drastico riserbo. Eppure l'impeachment di Jorge Mario Bergoglio è il sogno proibito di molti conservatori. Un esercito in crescita, si garantisce in quegli ambienti, alimentato da un malcontento che sarebbe noto sia in Vaticano sia nel clero di Roma.
Andrea Riccardi, fondatore della comunità di Sant'Egidio, in un articolo scritto per gli 80 anni di Bergoglio lo ha messo nero su bianco, sia pure in forma interrogativa, analizzando le reazioni ai «dubia» presentati dai cardinali Caffarra, Burke, Brandmüller e Meisner. Un paio di mesi dopo, 23 studiosi di tutti i continenti avevano ipotizzato «una forma di correzione fraterna» poiché «la Chiesa sta entrando in un momento gravemente critico della sua storia, che presenta allarmanti somiglianze con la grande crisi ariana del quarto secolo». E l'ex ministro di Monti si è appunto chiesto se non si stia prefigurando un impeachment. Non uno scisma di chi abbandona la Chiesa, ma l'opposto: la deposizione del Papa non più ortodosso. Perché, dice un ecclesiastico attribuendo la citazione al defunto cardinale Carlo Caffarra, «un Papa che divide l'episcopato non è più Papa».
La lettera dei 23 era l'embrione del documento pubblicato ieri con 62 firme. Una correzione che non è «fraterna» ma «filiale»: i sottoscrittori scrivono di esservi «costretti» per «alcune eresie sviluppatesi» a partire dall'«Amoris laetitia». Un Papa infedele, dunque. La lettera non chiede dimissioni né tantomeno adombra un impeachment, che oggi è fantareligione. La coesistenza di tre Papi, uno dimesso, uno eretico e uno scismatico, sarebbe uno scenario grottesco. Ma ormai la sfida dei «dubia», forse al di là delle intenzioni dei quattro porporati, è il primo passo formale verso una messa in stato d'accusa di Francesco come la «correzione» di ieri è il secondo. Mentre il documento dei 62 non ha precedenti, i «dubia» sarebbero una «prassi secolare», almeno secondo i firmatari, ma nella bimillenaria storia della Chiesa sono rari i precedenti di cardinali che chiedono al pontefice di chiarire questioni dottrinali dopo essere andato fuori dal seminato.
Ma prima che i quattro si esponessero formalmente nel settembre di un anno fa, altri porporati si erano rivolti in altre forme a Francesco manifestando il proprio disorientamento. Il Papa non ha dato risposte, come ha accolto nel silenzio anche i «dubia». Era stato il cardinale Burke a tentare un altro passo in avanti. A gennaio ha detto che meditava un'ulteriore richiesta di chiarificazione, «un atto pubblico e ufficiale con il quale è possibile arrivare a correggere il Papa nei suoi eventuali errori dottrinali in materia di fede». Anche di questa correzione formale non ci sono precedenti. Almeno fino a ieri, senza peraltro la firma di Burke.
Se la strada dell'impeachment è impervia, se è difficilissimo trovare qualche canonista disposto ad avventurarsi su questo sentiero impercorribile, la contestazione ha preso una strada diversa, quella di lavorare ai fianchi il Papa argentino perché sia lui stesso ad ammettere gli errori e magari dimettersi. I circoli tradizionalisti assicurano di non essere frange minoritarie, di trovare comprensione in vari settori della curia vaticana che però non intendono uscire allo scoperto, almeno per ora, con un Pontefice che tiene alla grande la scena sui media di tutto il mondo. Il silenzio, si fa notare, non significa necessariamente approvazione. I quattro cardinali «dubiosi» sarebbero soltanto la punta dell'iceberg anche nel Sacro collegio.
Lo stesso Bergoglio ha sollecitato le critiche. Ai due Sinodi sulla famiglia ha invitato a discussioni franche. I suoi detrattori sostengono dunque di fargli un piacere. Ma ormai il principio dell'obbedienza al Pontefice sembra saltato. D'altra parte, perché portargli rispetto se, come avevano scritto i 23 dissidenti, «la barca di Pietro è senza timone?». I punti di riferimento sono altri: Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, teologi come Caffarra, del quale dopo la morte sono stati ripubblicati interventi e omelie come un magistero alternativo al quale ancorarsi. Si guarda ai vescovi dell'Africa, non dell'America Latina, e all'irrigidimento dei presuli polacchi che hanno respinto in blocco le aperture contenute nell'esortazione «Amoris laetitia». Negli Stati Uniti viene ancora sbandierata la copertina del Newsweek che un paio d'anni fa si chiedeva «Is the Pope catholic?», ovvero: il Papa è cattolico?
È in atto anche una riflessione sul ruolo stesso del papato. I medesimi che all'arrivo di Bergoglio storsero il naso quando egli preferiva chiamarsi «vescovo di Roma» anziché Papa, come se intendesse ridimensionare il suo potere universale, ora sostengono che la sua infallibilità davanti a Dio è in realtà limitata ai pochi pronunciamenti «ex cathedra» e che il magistero ordinario è opinabile. Che autorità avrebbero le interviste rilasciate a un Eugenio Scalfari che non prende appunti né registra, ma mette tra virgolette quello che si ricorda spacciandolo come autentico? O le conversazioni aeree con i giornalisti di ritorno dai viaggi all'estero, che avvengono senza filtri e con rischi enormi?
Alla desacralizzazione del papato si accompagna una campagna di attacchi personali. Bergoglio è considerato un uomo privo di cultura, attaccato al potere, irascibile e vendicativo, che per giunta a 42 anni andò in psicanalisi da una specialista ebrea. Un politico che gestisce il Vaticano per conto della lobby di cardinali che l'ha piazzato sul soglio di san Pietro. Uno sprovveduto che apprezza un'abortista come Emma Bonino, non cita autori cattolici ma gente come Fellini e Borges e mette un protestante a guidare l'edizione argentina dell'Osservatore Romano. Uno che, in fondo, non ama la Chiesa ma la sopporta, come dimostrerebbe la severità con cui Francesco tratta la curia vaticana. L'impeachment papale è una prospettiva lontana, ma la strategia in atto è abile, spiega un teologo conservatore. Sulla comunione ai divorziati hanno fatto diventare un problema di massa quella che sembrava una questione per addetti ai lavori. Così adesso le ambiguità di Bergoglio sarebbero sotto gli occhi di tutti, anche dei cattolici della domenica poco avvezzi alle sottigliezze teologiche. Ma ora pronti a imporgli le correzioni.
(3. Fine)


62 firme scomode: "Scelte del Papa facilitano le eresie"

Resistenza a Francesco: la famiglia è sacra, il Papa no

Gli anti Bergoglio in cerca dell'erede di Caffarra



CONTINUA
UncleTom
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!

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Il punto di vista STRUMPTRUPPEN:


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Bloccato il sito sulle "sette eresie". Il Vaticano nega: "Filtri nei pc"
Dai computer interni non si può firmare la petizione contro papa Francesco. Il Vaticano: "Nessuna censura, solo filtri nei pc"
Alessandra Benignetti - Lun, 25/09/2017 - 12:32
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Nessuna censura contro il sito della Correctio Filialis che accusa Papa Francesco di aver sostenuto posizioni "eretiche". Lo assicura la direzione della Sala Stampa della Santa Sede che smentisce così la notizia diffusa stamattina dall’Ansa, secondo la quale l’accesso al sito internet della lettera di 25 pagine indirizzata al Santo Padre da 62 tra sacerdoti e laici sarebbe stato bloccato dalla Segreteria per la comunicazione della Santa Sede “in accordo con le politiche di sicurezza istituzionali".
I computer disponibili all’interno della Sala Stampa per i giornalisti e il personale autorizzato chiariscono, al contrario, da via della Conciliazione, dispongono di filtri che regolano la libera navigazione su internet. Fra questi ce n’è uno “che impedisce di richiedere o fornire dati personali, per evitare operazioni indesiderate”. Dai pc della Sala Stampa, quindi, si può accedere liberamente al sito http://www.correctiofilialis.org e navigare al suo interno, ma non si può sottoscrivere l'appello contenuto nella lettera “in quanto il formulario richiede proprio di fornire alcuni dati personali”. Questo, spiegano dalla Sala Stampa della Santa Sede, “è ciò che comunemente accade da sempre per qualsiasi altro sito che richieda quel tipo di informazioni”, in particolare "quando portano ad altri indirizzi all'estero e questo per ragioni di sicurezza".
Nessuna misura volta a impedire la diffusione all’interno dei sacri palazzi della missiva indirizzata al Papa lo scorso 11 agosto e resa pubblica nella giornata di ieri, ribadiscono, quindi, dalla Santa Sede. "Figurarsi se facciamo questo per una lettera con 60 nomi", scherza, infine, il direttore della Sala Stampa vaticana, Greg Burke.
Nella lettera decine di sacerdoti e laici hanno invitato il Papa a correggere sette posizioni “sostenute” nell’esortazione apostolica post-sinodale Amoris Laetitia e “mediante altre parole, atti e omissioni ad essa collegate”, bollate dagli estensori del documento come “eretiche”. Le presunte posizioni non in linea con il magistero cattolico riguardano, secondo i firmatari, “il matrimonio, la vita morale e la recezione dei sacramenti”. E Papa Francesco, si legge nella Correctio Filialis, avrebbe “causato la diffusione di queste opinioni eretiche nella Chiesa Cattolica”.
Il principale oggetto del contendere, in sintesi, sarebbero le affermazioni contenute nell’Amoris Laetitia riguardo l’accesso alla comunione per i divorziati e risposati che convivono more uxorio. Le stesse che erano state oggetto dei cinque “dubia” presentati al Papa dai cardinali Carlo Caffarra, Walter Brandmüller, Raymond L. Burke e Joachim Meisner. Attraverso queste asserzioni, si legge nel riassunto del documento, il Papa avrebbe permesso “direttamente o indirettamente", "che si credesse che l’obbedienza alla Legge di Dio possa essere impossibile o indesiderabile e che la Chiesa talvolta dovrebbe accettare l’adulterio in quanto compatibile con l’essere cattolici praticanti”.
Non solo, nel testo i firmatari attribuiscono l'attuale crisi in corso nella Chiesa al "modernismo", che teologicamente "sostiene che Dio non ha consegnato verità definite alla Chiesa", e "all'apparente influenza delle idee di Martin Lutero su Papa Francesco", in particolare su " matrimonio, divorzio, perdono e legge divina".
La “correzione filiale” arriva da decine di appartenenti all’universo tradizionalista. Tra questi, spiccano alcuni nomi celebri come quello dell’ex presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi, del superiore della Fraternità San Pio X, il lefebvriano Bernard Fellay, di monsignor Antonio Livi, illustre teologo, dello storico e vice presidente del CNR, Roberto De Mattei e del presidente dell’Associazione Avvocati Cattolici Americani, Christopher Ferrara. Nessun porporato però ha scelto di apporre la sua firma in calce al documento, anche se, in passato, il cardinale Burke aveva ipotizzato la possibilità di presentare una "correzione formale" a Papa Francesco, qualora il Santo Padre non avesse risposto ai “dubia” sull’Amoris Laetitia.
Lo scopo della correzione, tuttavia, ha spiegato ieri Gotti Tedeschi a La Stampa, non è quello di “dare dell’eretico al Papa”, ma di salvaguardare il “bene della Chiesa" e del Papa stesso.

CONTINUA
UncleTom
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!

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UncleTom ha scritto:Il punto di vista STRUMPTRUPPEN:


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Bloccato il sito sulle "sette eresie". Il Vaticano nega: "Filtri nei pc"
Dai computer interni non si può firmare la petizione contro papa Francesco. Il Vaticano: "Nessuna censura, solo filtri nei pc"
Alessandra Benignetti - Lun, 25/09/2017 - 12:32
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Nessuna censura contro il sito della Correctio Filialis che accusa Papa Francesco di aver sostenuto posizioni "eretiche". Lo assicura la direzione della Sala Stampa della Santa Sede che smentisce così la notizia diffusa stamattina dall’Ansa, secondo la quale l’accesso al sito internet della lettera di 25 pagine indirizzata al Santo Padre da 62 tra sacerdoti e laici sarebbe stato bloccato dalla Segreteria per la comunicazione della Santa Sede “in accordo con le politiche di sicurezza istituzionali".
I computer disponibili all’interno della Sala Stampa per i giornalisti e il personale autorizzato chiariscono, al contrario, da via della Conciliazione, dispongono di filtri che regolano la libera navigazione su internet. Fra questi ce n’è uno “che impedisce di richiedere o fornire dati personali, per evitare operazioni indesiderate”. Dai pc della Sala Stampa, quindi, si può accedere liberamente al sito http://www.correctiofilialis.org e navigare al suo interno, ma non si può sottoscrivere l'appello contenuto nella lettera “in quanto il formulario richiede proprio di fornire alcuni dati personali”. Questo, spiegano dalla Sala Stampa della Santa Sede, “è ciò che comunemente accade da sempre per qualsiasi altro sito che richieda quel tipo di informazioni”, in particolare "quando portano ad altri indirizzi all'estero e questo per ragioni di sicurezza".
Nessuna misura volta a impedire la diffusione all’interno dei sacri palazzi della missiva indirizzata al Papa lo scorso 11 agosto e resa pubblica nella giornata di ieri, ribadiscono, quindi, dalla Santa Sede. "Figurarsi se facciamo questo per una lettera con 60 nomi", scherza, infine, il direttore della Sala Stampa vaticana, Greg Burke.
Nella lettera decine di sacerdoti e laici hanno invitato il Papa a correggere sette posizioni “sostenute” nell’esortazione apostolica post-sinodale Amoris Laetitia e “mediante altre parole, atti e omissioni ad essa collegate”, bollate dagli estensori del documento come “eretiche”. Le presunte posizioni non in linea con il magistero cattolico riguardano, secondo i firmatari, “il matrimonio, la vita morale e la recezione dei sacramenti”. E Papa Francesco, si legge nella Correctio Filialis, avrebbe “causato la diffusione di queste opinioni eretiche nella Chiesa Cattolica”.
Il principale oggetto del contendere, in sintesi, sarebbero le affermazioni contenute nell’Amoris Laetitia riguardo l’accesso alla comunione per i divorziati e risposati che convivono more uxorio. Le stesse che erano state oggetto dei cinque “dubia” presentati al Papa dai cardinali Carlo Caffarra, Walter Brandmüller, Raymond L. Burke e Joachim Meisner. Attraverso queste asserzioni, si legge nel riassunto del documento, il Papa avrebbe permesso “direttamente o indirettamente", "che si credesse che l’obbedienza alla Legge di Dio possa essere impossibile o indesiderabile e che la Chiesa talvolta dovrebbe accettare l’adulterio in quanto compatibile con l’essere cattolici praticanti”.
Non solo, nel testo i firmatari attribuiscono l'attuale crisi in corso nella Chiesa al "modernismo", che teologicamente "sostiene che Dio non ha consegnato verità definite alla Chiesa", e "all'apparente influenza delle idee di Martin Lutero su Papa Francesco", in particolare su " matrimonio, divorzio, perdono e legge divina".
La “correzione filiale” arriva da decine di appartenenti all’universo tradizionalista. Tra questi, spiccano alcuni nomi celebri come quello dell’ex presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi, del superiore della Fraternità San Pio X, il lefebvriano Bernard Fellay, di monsignor Antonio Livi, illustre teologo, dello storico e vice presidente del CNR, Roberto De Mattei e del presidente dell’Associazione Avvocati Cattolici Americani, Christopher Ferrara. Nessun porporato però ha scelto di apporre la sua firma in calce al documento, anche se, in passato, il cardinale Burke aveva ipotizzato la possibilità di presentare una "correzione formale" a Papa Francesco, qualora il Santo Padre non avesse risposto ai “dubia” sull’Amoris Laetitia.
Lo scopo della correzione, tuttavia, ha spiegato ieri Gotti Tedeschi a La Stampa, non è quello di “dare dell’eretico al Papa”, ma di salvaguardare il “bene della Chiesa" e del Papa stesso.

CONTINUA

LA VOX POPULI STRUMPTRUPPEN



Commenti




Papocchia
Lun, 25/09/2017 - 12:39



Qualcuno trema???? Non è certo un problema, infatti ci sono centinaia di siti che hanno trascritto la petizione senza rimando al sito specifico, che fate??? Li censurate tutti??????? Non pensavo che la piccineria in vaticano arrivasse a tanto!!!







Ritratto di vaaciapairatt...

vaaciapairatt...
Lun, 25/09/2017 - 12:42



ormai è guerra tra bande







agosvac
Lun, 25/09/2017 - 12:48



Credo che sia la prima volta che un Papa sia accusato di eresia dai suoi stessi sacerdoti. La cosa dispiace quando, pur non essendo praticante, si è stati educati nella religione Cristiana/cattolica come me. Ma, del resto, è la prima volta che un Papa rivolge le sue preferenze non ai Cristiani ma agli islamici, cosa mai vista prima. Da più di 1500 anni i Papi hanno difeso la cristianità contro l'invasione islamica. Ora questo Papa sembra che non solo questa invasione la voglia ma che fa di tutto perché non sia ostacolata. Forse non si tratta di eresia ma, di sicuro, sconvolge gli animi dei cristiani/ cattolici.







routier
Lun, 25/09/2017 - 12:48



E' il potere (molto discutibile) di un regnante nei confronti dei sudditi. Forse é per questo che preferisco le repubbliche democratiche.







fisis
Lun, 25/09/2017 - 12:49



Non ho una preparazione teologica sufficiente per affermare che questo papa è un eretico. Di sicuro so che è un comunista, terzomondista, ecologista estremista.







herman48
Lun, 25/09/2017 - 12:53



Questi mezzucci di Papa Bellimbroglio mi fanno venire in mente una barzelletta del Regime. Gli scherani di Mussolini trovano in un bagno pubblico una poesiola scritta sul muro con vernice indelebile: "Qui la faccio e qui la lascio, mezza al duce e mezza al fascio." Non riuscendo a cancellarla, per ovviare temporaneamente al problema gli scherani decidono di togliere la lampadina che illumina l'interno del bagno pubblico per evitare che la scritta venga letta finche' non si trova un muratore per scrostare e ri-intonacare la parete. Quando, il giorno dopo, arriva il muratore con gli scherani fascisti e la lampadina e' avvitata di nuovo, un'altra scritta viene trovata su un'altra parete: "Qui la faccio senza luce, niente al fascio e tutta al duce."







Guido_
Lun, 25/09/2017 - 12:57



Non ho capito: ci s'indigna della censura all'interno delle mura vaticane? Io m'indigno al sapere che c'è chi se ne accorge solo oggi!







VittorioMar
Lun, 25/09/2017 - 12:59



..CHI HA TERRORE DELLA VERITA' !!







Ritratto di huckleberry10

huckleberry10
Lun, 25/09/2017 - 13:01



La forma di Stato vigente in Vaticano è la monarchia assoluta, come in Arabia Saudita, quindi stessi metodi!







Ritratto di elkid

elkid
Lun, 25/09/2017 - 13:13



---sono un ateo spinto ed ho sempre considerato le religioni come oppio dei popoli---anche se preferisco decisamente di più la pianta che la dottrina----ma per un credente è semplicemente impossibile solo ipotizzare un impeachment del pontefice--il papa infatti nella chiesa cattolica è considerato successore dell'apostolo Pietro- al quale-secondo l'interpretazione cattolica dei vangeli- cristo ha conferito l'incarico di pastore(pastore come guida) della chiesa universale--a sto punto se degli uomini depongono un pontefice si mettono contro cristo e non ne riconoscono più l'infallibilità--con un cristo depotenziato e corretto dagli umani--la religione finisce --e si svela il grande imbroglio---tutta la parte del clero che spinge per cacciare bergoglio è talmente masochista da non capire che con un gesto simile la chiesa in toto finisce nella voragine e non rimane che polvere--swag







sorgetorix
Lun, 25/09/2017 - 13:18



spediamolo da maduro si troverebbe in buona compagnia...







GVO
Lun, 25/09/2017 - 13:21



A casa questo papa komunista, alla memoria dei milioni di morti vittime del komunismo nel mondo...







giancristi
Lun, 25/09/2017 - 13:21



Nel Vaticano non c'è libertà di opinione! Ovvio. Ma fuori di siti ce ne sono tanti che hanno pubblicato la petizione. Solo 7 eresie? Questo parla a vanvera e di scemate ne dice tante. Preparazione teologica come quella di un prete di montagna!







Ritratto di mbferno

mbferno
Lun, 25/09/2017 - 13:22



Eh già, politiche di sicurezza istituzionale:la vita di Bergoglio è in serio pericolo con quegli articoli sulla eresia. Ma ci facciano il piacere!!! Ci prendono pure per i fondelli dopo aver adottato gli stessi identici sistemi di censura dei kkkomunisti. E magari pensano che ce la beviamo. Poveri illusi,così facendo confermano solo che abbiamo ragione.







fisis
Lun, 25/09/2017 - 13:26



Riflettendo sull'affermazione contenuta nel mio post precedente "Non ho una preparazione teologica sufficiente per affermare che questo papa è un eretico. Di sicuro so che è un comunista, terzomondista, ecologista estremista", traendo le necessarie conseguenze logiche, direi che sicuramnete e ovviamente questo papa è un eretico, nel senso che se è un comunista allora è un eretico: elementare implicazione logica.







Ritratto di Anna 17

Anna 17
Lun, 25/09/2017 - 13:27



Che questo presunto papa sia un balordo ormai è un fatto conclamato. Certo poi ci sono una marea d'imbecilli che lo amano, ma sono tutti quanti al suo livello.







Malacappa
Lun, 25/09/2017 - 13:28



Chi se ne frega







fisis
Lun, 25/09/2017 - 13:30



La peggiore disgrazia che potesse capitare al Cristianesimo e al Cattolicesimo si è verificata: un papa comunista, quindi intrinsecamente eretico. Che Dio ci protegga.







Ritratto di italiota

italiota
Lun, 25/09/2017 - 13:32



ma infondo, a noi, ma CHE CCE FREGA ??!!!!







Ritratto di Mike0

Mike0
Lun, 25/09/2017 - 13:35



Mi sembra peggio che dica ai migranti di venire tutti a Lampedusa (lo ha fatto quando vi si era recato!), sapendo che lui non sarà certo là ad accoglierli, ma se li devono accollare altri. Il Vaticano, invece, continua a mantenere il reato di immigrazione clandestina (che ha voluto far togliere all'Italia). La coerenza evidentemente non è il suo forte!







arkangel72
Lun, 25/09/2017 - 13:36



La censura in Vaticano è sempre esistita! L'Impeachment al Papa è una cavolata perché lui è sovrano assoluto nel Vaticano e non ci sono leggi che permettano la messa in stato d'accusa del Pontefice. I tradizionalisti sono stati reintegrati da Papa Ratzinger dopo lo scisma di Lefebvre, ma sono malvisti e considerati ancora come "disobbedienti" nei confronti delle norme volute dal Concilio Vaticano II. Ergo saranno ignorati dal Papa e avranno così la scusa per andarsene nuovamente via dall' "Ovile Santo", dove si sono sempre sentiti scomodi, malgrado la "riconciliazione" voluta da Benedetto XVI!







Ritratto di Antogno

Antogno
Lun, 25/09/2017 - 13:40



Bisogna mandarlo a casa sua. Questo papa e` un musulmano. Non e` Cristiano. Vorrei un papa Italiano che vuole difendere la nostra fede. Non bisogna andare contro gli altri ma bisogna difendere la cristianita`. Questo Bergoglio non sta facendo questo. Allora deve andarsene.







Ritratto di Scassa

Scassa
Lun, 25/09/2017 - 13:45



scassa lunedì 25 settembre 2017 ...la Santa Inquisizione inquisita ,ma va ! E mi stupisco che un gesuita si sia nominato Francesco ,se si pensa a i 3/4000 francescani ,quel tribunale,abbia fatto bruciare sul rogo anche per presunta eresia ! E il S Uffizio attuale ,non potendo accendere pire,cancella siti altrui! Il lupo perde il pelo ma non il vizio ......!!!!!!!!scassa.







antipifferaio
Lun, 25/09/2017 - 13:47



E l'inizio della fine per el pampero. Comunque il motivo che sta alla base della rivolta dei preti è che le Chiese sono vuote...la domenica, cosa che non capitava prima, sento da casa mia a distanza di chilometri una campana. Praticamente hanno triplicato il volume della campana elettrica per (secondo loro) richiamare i fedeli. Ma quando mai!!! La gente ne ha le tasche piene delle prediche a favore dei migranti quando i loro figli sono tutti disoccupati. A Natale ti fanno il presepe con la Madonna vestita da araba, i pastori neri a per mangiatoia un salvagente di un barcone. Per non parlare delle perdite economiche con la sparizione dell'8x1000. Ecco svelato il "mistero" della rivolta contro il pampero...







Accademico
Lun, 25/09/2017 - 13:51



UNA VOLGARISSIMA BUFALA - il sito è raggiungibilissimo dapperognidove. In fede. (Prof. Ing- Demetrio Tirinnante)







MOSTARDELLIS
Lun, 25/09/2017 - 13:53



Se non fosse tanto patetico ci sarebbe da ridere. Reazioni infantili e prive assolutamente dei basilari principi di democrazia. Ah, ma certo, la democrazia vale solo per gli altri







Accademico
Lun, 25/09/2017 - 14:01



Quindi non credo proprio al blocco del sito.







Assisi
Lun, 25/09/2017 - 14:19



Questo papa non ci piace.







Ritratto di malatesta

malatesta
Lun, 25/09/2017 - 14:19



Come personalita' questo papa mi ricorda la Boldrini quando si lamenta degli insulti dei social...







Ritratto di Loudness

Loudness
Lun, 25/09/2017 - 14:23



#elkid [...]ed ho sempre considerato le religioni come oppio dei popoli---anche se preferisco decisamente di più la pianta che la dottrina[...] Pensa te che fenomeno questo qui... ogni suo intervento è, o a favore delle droghe varie, o degli alcoolici o comunque sempre contro gli italiani. Un'altra risorsa... come tante...







Ritratto di Grisostomo

Grisostomo
Lun, 25/09/2017 - 14:25



Fermate il tupamaro Francesco .....







Ritratto di Grisostomo

Grisostomo
Lun, 25/09/2017 - 14:26



Firmiamo tutti quel documento. Giornale, pubblicalo!







Fossil
Lun, 25/09/2017 - 14:30



Elpirl ti hanno mai detto che nella storia della Chiesa ci sono stati papi indegni, eretici, antipapa, concubini e quant'altro? Ovviamente la maggioranza sono stati papi degni del loro ufficio e mandato. Dunque, se in questo caso specifico volessero deporlo, non preoccuparti che Il sistema lo trovano...la Chiesa non crolla perché è in mano a Cristo che l'ha fondata e ne è il Capo. Sussistera' nonostante i drammi e gli scossoni, finché Dio lo vorrà.







46gianni
Lun, 25/09/2017 - 14:34



ha imparato dai generali argentini: buon sangue non mente







mareblu
Lun, 25/09/2017 - 14:34



NON CREDO NELLA RELIGIONE CATTOLICA , CIO' PREMESSO ; MA QUANDO E' GALANTUOMO " QUESTO UOMO!" ALLA FACCIA DEL CAVOLO !!!







silvano45
Lun, 25/09/2017 - 14:38



Per il decoro si sfrattano i poveri per la sicurezza si nascondono le parole.E ci danno pure lezioni di vita cardinali e i loro giornali!







Ritratto di aresfin

aresfin
Lun, 25/09/2017 - 14:42



Sito aperto o sito chiuso .... ma chi se ne frega!!!!!!!!







manson
Lun, 25/09/2017 - 14:45



Questo Papa sta allontanando i cristiani dalla chiesa. Settimana scorsa ero in Vaticano e in san Pietro si percepisce la quasi completa assenza di spiritualità. Poi vorrei sapere perché dentro ai Musei Vaticano e davanti a san Pietro gli addetti sono prevalentemente africani che non parlano italiani e sono molto maleducati con i visitatori







nordest
Lun, 25/09/2017 - 14:52



Può nascondere quanto vuole ma che che Bergoglio sia fasullo lo hanno capito tutti da tempo .







Maura S.
Lun, 25/09/2017 - 14:52



Il papa, il vicario di CRISTO capo della chiesta di CRSTO, non dovrebbe intromettersi nella politica. GESU', nella sua vita terrena, quando gli fu chiesto se era giusto pagare le tasse al governo romano disse = Reddite quae sunt Caesaris Caesari et quae sunt Dei Deo = cioè che la politica non era di sua competenza, come dovrebbe fare un Papa. Questo nuovo Vicario di Roma dovrebbe occuparsi dei cristiani ed aiutarli, invece di fare politica.







Ritratto di Ausonio

Ausonio
Lun, 25/09/2017 - 14:54



Avete visto il "misericordioso" ? Avete visto il "dialogo" ?? hhahaha MASSONE E TIRANNO.







Fjr
Lun, 25/09/2017 - 14:58



Boh io sono entrato tranquillamente e ho visto il tasto,funzionante ,che consente di appoggiare la petizione,dopo aver lasciato i propri dati


CONTINUA
UncleTom
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!

Messaggio da UncleTom »

Dagospia, alle 10,38, riprendendo l’articolo riportato sopra, di Stefano Filippi per “Il Giornale”, commenta così:



25 set 2017 10:38
BORDELLO IN VATICANO: TRA GLI ALTI PRELATI CONSERVATORI C’È CHI PENSA ALL’IMPEACHMENT DI BERGOGLIO!

- MA E' QUASI IMPOSSIBILE TROVARE QUALCHE CANONISTA DISPOSTO AD AVVENTURARSI SU QUESTO SENTIERO

- GLI OPPOSITORI VOGLIONO LAVORARE AI FIANCHI IL PAPA ARGENTINO PERCHÉ SIA LUI STESSO A DIMETTERSI (COSI' ARRIVIAMO A TRE PAPI...)


http://www.dagospia.com/rubrica-29/cron ... 156938.htm
UncleTom
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!

Messaggio da UncleTom »

Il Fatto Quotidiano la riporta così:




IlFattoQuotidiano.it / Cronaca


“Papa Francesco è eretico”, la denuncia contro Bergoglio in una lettera: tra accusatori anche Ettore Gotti Tedeschi


Cronaca


I contestatori prendono di mira il capitolo ottavo dell’esortazione apostolica di Francesco sulla famiglia, Amoris laetitia, nella quale, seppure caso per caso, viene data la possibilità ai divorziati risposati di accedere ai sacramenti, quindi anche alla comunione



di Francesco Antonio Grana | 25 settembre 2017

commenti (266)



Più informazioni su: Ettore Gotti Tedeschi, Papa Francesco, Vaticano


“Papa Francesco è eretico”. Non hanno dubbi i 40 studiosi cattolici provenienti da tutto il mondo che hanno recapitato una lettera a Bergoglio nella quale denunciano ben sette eresie che, a loro giudizio, avrebbe pronunciato il Pontefice latinoamericano. I contestatori prendono di mira il capitolo ottavo dell’esortazione apostolica di Francesco sulla famiglia, Amoris laetitia, nella quale, seppure caso per caso, viene data la possibilità ai divorziati risposati di accedere ai sacramenti, quindi anche alla comunione. Ciò senza che essi siano costretti a vivere in castità come stabilito precedentemente dalla dottrina della Chiesa cattolica. Per coloro che accusano il Papa di essere eretico si tratta di una vera e propria legittimazione del “divorzio cattolico”.

Posizione analoga a quella che avevano sottoscritto, subito dopo la pubblicazione del documento papale, quattro cardinali che esprimevano a Bergoglio i loro “dubia” sulle aperture ai divorziati risposati: Raymond Leo Burke, Walter Brandmuller, Joachim Meisner e Carlo Caffarra. Questi ultimi due sono morti recentemente. Nessun cardinale e vescovo in comunione con la Chiesa di Roma, però, risulta tra i firmatari della missiva con la quale Francesco viene definito eretico. L’unico presule ad aver apposto la sua firma è monsignor Bernard Fellay, superiore della Fraternità Sacerdotale San Pio X, cioè dei lefebvriani, il cui cammino di riunificazione con la Chiesa cattolica è in corso da tempo.

video di Angela Gennaro
http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/09 ... i/3876122/



Tra i firmatari della missiva, che sono già diventati 62 e ai quali se ne possono aggiungere anche altri in futuro, spicca, invece, il nome dell’ex presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi che non ha mai mancato di sottolineare pubblicamente il suo contributo alla stesura dell’enciclica sociale di Benedetto XVI, Caritas in veritate, che voleva essere una risposta alla crisi economica scoppiata nel corso del suo pontificato. Coloro che accusano Francesco di essere eretico non puntano il dito, però, soltanto contro l’Amoris laetitia, documento tra l’altro che contiene le conclusioni di ben due Sinodi dei vescovi che si sono svolti in Vaticano sul tema della famiglia. Ma indicano anche una serie di affermazioni, atti e omissioni con i quali, a loro giudizio, Bergoglio avrebbe ulteriormente propagato quelle stesse eresie contenute nella sua esortazione.

“Per mezzo di parole, atti e omissioni e per mezzo di passaggi del documento Amoris laetitia, – si legge all’inizio della lettera inviata al Papa l’11 agosto 2017 – Vostra Santità ha sostenuto, in modo diretto o indiretto (con quale e quanta consapevolezza non lo sappiamo né vogliamo giudicarlo), le seguenti proposizioni false ed eretiche, propagate nella Chiesa tanto con il pubblico ufficio quanto con atto privato”. Per gli autori della missiva “tutte queste proposizioni contraddicono verità divinamente rivelate che i cattolici devono credere con assenso di fede divina. È necessario per il bene delle anime che esse siano ancora una volta condannate dall’autorità della Chiesa. Nell’elencare queste sette proposizioni, non intendiamo offrire una lista esaustiva di tutte le eresie ed errori che a una lettura obbiettiva di Amoris laetitia, secondo il suo senso naturale e ovvio, il lettore evidenzierebbe in quanto affermati, suggeriti o favoriti dal documento. Piuttosto ci riferiamo alle proposizioni che Vostra Santità, mediante parole, atti e omissioni, ha in effetti sostenuto e propagato, causando grande e imminente pericolo per le anime”.


Per questo motivo, scrivono ancora gli autori della lettera, “in quest’ora critica, ci rivolgiamo alla cathedra veritatis, la Chiesa romana, che per legge divina ha preminenza su tutte le Chiese e della quale siamo e intendiamo rimanere sempre figli leali. Rispettosamente insistiamo affinché Vostra Santità pubblicamente rigetti queste proposizioni, compiendo così il mandato di Nostro Signore Gesù Cristo dato a Pietro e attraverso di lui a tutti i suoi successori fino alla fine del mondo: ‘Ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli’”.

Più che di una “correzione formale” al Papa, come quella minacciata più volte dal cardinale Burke, quella sottoscritta da alcuni studiosi cattolici viene presentata come una “correzione filiale”. Il canone 1404 del Codice di diritto canonico risponde chiaramente alla domanda sull’eresia di un Papa: “La prima Sede non è giudicata da nessuno”. Il gesuita san Roberto Bellarmino nel suo grande trattato sul Romano Pontefice affronta la questione “se un Papa eretico possa essere deposto”. La sua domanda presume che un vescovo di Roma possa diventare eretico. Dopo una lunga discussione Bellarmino conclude: “Un Papa che è eretico manifesto cessa (per sé) automaticamente di essere Papa e di comandare, così come cessa automaticamente di essere un cristiano e un membro della Chiesa. Quindi, egli può essere giudicato e punito dalla Chiesa. Questo è l’insegnamento di tutti gli antichi Padri che insegnano che gli eretici manifesti perdono immediatamente qualsiasi giurisdizione”. Quindi se Francesco fosse eretico non sarebbe più Papa senza che alcun tribunale, canonico o mediatico, emetta la sentenza.

“La Chiesa cattolica – ha affermato Bergoglio nell’omelia del 9 giugno 2016 durante la sua consueta messa mattutina nella residenza di Casa Santa Marta – mai insegna ‘o questo, o questo’. Quello non è cattolico. La Chiesa dice: ‘Questo e questo’. ‘Fai la perfezione: riconciliati con tuo fratello. Non insultarlo. Amalo. Ma se c’è qualche problema, almeno mettiti d’accordo, perché non scoppi la guerra’. Questo sano realismo del cattolicesimo. Non è cattolico ‘o questo, o niente’: quello non è cattolico. Quello è eretico. Gesù sempre sa camminare con noi, ci dà l’ideale, ci accompagna verso l’ideale, ci libera da questo ingabbiamento della rigidità della legge”.

Francesco Antonio Grana

CONTINUA












di Francesco Antonio Grana | 25 settembre 2017
Ultima modifica di UncleTom il 28/09/2017, 21:06, modificato 1 volta in totale.
UncleTom
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!

Messaggio da UncleTom »

Cresce la fronda al Papa "eretico"
I firmatari della petizione sono 68. I vescovi difendono Francesco
Serena Sartini - Mar, 26/09/2017 - 13:14
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Roma - I firmatari del documento che accusano il Papa di eresia sono saliti a 68 nel giro di poche ore e in Vaticano si apre un autunno fatto di veleni, giochi di potere, e perfino il terzo filone di Vatileaks.

Giornalisti, teologi e sacerdoti (al momento nessun cardinale e solo un vescovo in pensione, lo statunitense Rene Henry Gracida) hanno sottoscritto un documento contenente sette presunte eresie nella Amoris Laetitia, l'esortazione apostolica firmata da Bergoglio che ipotizza un'apertura sulla possibilità di concedere la comunione ai divorziati risposati. Inizialmente si è trattato di 62 firmatari, tra cui Ettore Gotti Tedeschi, banchiere dell'Opus dei, presidente dello Ior dal 2009 al 2012, e il capo dei Lefebvriani, Bernard Fellay. Ieri si sono aggiunte altre sei firme, tra cui l'italiano Mauro Faverzani, coordinatore editoriale della rivista «Radici Cristiane». Si può sottoscrivere la petizione sul sito correctiofilialis.org. Ieri mattina, era circolata la notizia che il Vaticano avesse bloccato l'accesso alla pagina web dai pc all'interno delle Mura Leonine. Ma il portavoce, Greg Burke, ha spiegato che semplicemente ci sono dei filtri che scattano automaticamente per diversi contenuti, dalla pornografia alla pubblicità fino ai malware. Nessuna censura. «Figurarsi se facciamo questo per una lettera con 60 nomi», ha scherzato. E monsignor Dario Viganò, prefetto della Segreteria per la Comunicazione del Vaticano, ha spiegato come funziona la sicurezza informatica modello Santa Sede. «Dalla nascita della Segreteria per la Comunicazione ha detto il dicastero si è dotato di apparati e policy per garantire la sicurezza delle postazioni di lavoro, come avviene in tutte le aziende del mondo. Le nostre politiche di sicurezza informatica non permettono il raggiungimento di siti identificati parked-domains, come in questo caso, su cui è facile trovare annunci pubblicitari ma è anche un repository di malware».
E i vescovi italiani hanno difeso Francesco. «Il Papa chiama ognuno a fare la sua parte. Sa che c'è bisogno di tutti ha detto il cardinale Gualtiero Bassetti aprendo il suo primo consiglio permanente da presidente della Cei - e chiede di liberarci dal clericalismo, perché ogni persona possa avere pienamente il suo spazio in una Chiesa autenticamente sinodale». SSar
UncleTom
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!

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Vatileaks

In Vaticano sta per scoppiare una guerra: e le carte su Emanuela Orlandi sono solo l'inizio
I documenti usciti dalle Mura Leonine sono l’inizio di un’altra faida interna che si combatte a colpi di rivelazioni vere e false. E che partono dall’era Marcinkus e arrivano fino a oggi
DI EMILIANO FITTIPALDI

27 settembre 2017



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Il documento su Emanuela Orlandi, un presunto resoconto economico per l’“allontanamento domiciliare” della ragazzina scomparsa nel 1983 che l’estensore attribuisce al defunto cardinale Lorenzo Antonetti, apocrifo (come sembra) o totalmente inventato che sia è solo uno dei report che rischiano di agitare il Vaticano nel futuro prossimo venturo. Perché, con l’elezione di Bergoglio al soglio pontificio, le guerre intestine dentro la Santa Sede non sono affatto terminate e molti temono che la pubblicazione di nuovi documenti segreti rischi di infiammare, a breve, una nuova stagione di Leaks.

La nota spese sulla Orlandi, piena di errori formali ma costruita con mani scaltre da soggetti che conoscevano molto bene uomini, vicende e circostanze del pontificato di papa Giovanni Paolo II, era infatti finita nell’armadio blindato della Prefettura degli affari economici della Santa Sede, il cui custode era Lucio Vallejo Balda, segretario della Prefettura dal 2011 al 2015. Una cassaforte che fu scassinata a fine marzo del 2014 da misteriosi ladri mai identificati, che portarono via una serie di faldoni su vicende delicate che riguardano, almeno a detta di testimoni oculari che in quelle stanze lavoravano, alcuni episodi significativi, passati e recenti, della storia del Vaticano.

È stato accertato che parte di quei report trafugati sia tornata in un plico anonimo in Prefettura un mese dopo il furto: dentro ci sarebbero stati fogli su presunti finanziamenti della Chiesa al sindacato polacco Solidarność, carteggi dei banchieri Roberto Calvi e Michele Sindona in merito al crac del Banco Ambrosiano, missive che documentano liti intorno a eredità contese dell’ex nunzio di Francia Mario Tagliaferri, morto nel 1999, e altri dossier economici contenuti nell’armadio di quella che è stata, fino al 2015, la Corte dei Conti della Santa Sede.

Ma è certo, pure, che nell’autunno del 2015, in concomitanza con l’arresto della pr Francesca Chaoqui e di Balda (entrambi membri di Cosea dal luglio del 2013, sono entrambi stati condannati nel processo vaticano per fuga di notizie riservate), gli uomini della Gendarmeria guidati da Domenico Giani hanno cercato di capire se esistesse o meno una cassa di documenti fotocopiati dall’archivio. E finita nelle mani di uno o più “corvi”.

Nei faldoni del processo VatiLeaks 2 esistono verbali di interrogatorio secretati che parlano senza giri di parole di un baule pieno di carte (tra queste era presente anche la presunta nota sulla Orlandi), che però - nonostante le ricerche dei poliziotti del papa - non è mai stata ritrovato.

Ora è possibile che, in un futuro non troppo lontano, coloro che hanno conservato documenti riservati vogliano uscire dall’ombra e colpire ancora tornando a volare sopra il Cupolone. Per svelare misteri mai chiariti, forse. O per mandare nuovi messaggi, prendersi rivincite e chiudere conti in sospeso ancora aperti. «Chi pensa che ci siano solo pesci piccoli dietro i VatiLeaks, si sbaglia di grosso», chiosa un prelato molto anziano: «Ci tengo a far presente che i primi hanno contribuito alle dimissioni di un pontefice dopo secoli: non si crederà davvero che un’operazione di tale entità sia stata messa in piedi solo dal maggiordomo Paolo Gabriele? Ammetto che sono preoccupato».

un fatto che il pontificato di Francesco viva, da qualche tempo, un momento difficile. Se Bergoglio è amatissimo dal suo gregge, ed è considerato un papa rivoluzionario dai media laici di tutto il mondo, all’interno della Santa Sede i suoi nemici, invece di diminuire, in questi primi quattro anni e mezzo di pontificato sono cresciuti. Di numero e di forza. Le aperture dottrinarie a favore della comunione ai divorziati risposati, il progressismo audace, almeno a parole, verso gli omosessuali e le famiglie non tradizionali, la lotta (seppur difficile) contro la corruzione dentro le mura leonine, hanno compattato un fronte eterogeneo. Che è sempre più critico verso Bergoglio sia da un punto di vista pastorale («ormai non si capisce più nulla», ripetono gli antipatizzanti) sia per lo stile di governo pugnace. Di sicuro poco incline alla mediazione con l’ala tradizionalista, ancora riottosa al cambiamento portato dall’ex arcivescovo di Buenos Aires.

I “corvi”, veicolando all’esterno il falso della Orlandi, tornano a volare in un periodo particolarmente complicato. Dopo la pubblicazione del dossier apocrifo oggi molti scuotono ancora la testa inveendo nuovamente contro le nomine di alcuni membri della commissione pontificia Cosea, mentre altri stanno ancora cercando di capire i motivi che hanno portato Francesco a promuovere a capo della segreteria dell’Economia il cardinale George Pell. La scelta di chiamare a Roma “il ranger” australiano fu presa nonostante il porporato fosse già assai chiacchierato in patria e fuori, da quasi un decennio, per essere stato accusato da alcune vittime di aver protetto, quando era vescovo di Sydney e Melbourne, alcuni preti pedofili. All’inizio dell’estate Pell è stato addirittura incriminato dalla polizia dello Stato di Victoria con l’accusa di aver lui stesso abusato, molti anni fa, di cinque minorenni. Così Bergoglio a fine dello scorso giugno, dopo averlo a lungo protetto, è stato costretto ad abbandonarlo al suo destino sospendendo il suo incarico in attesa dell’esito del processo.

Se coloro che speravano in una riforma dell’economia e degli enti vaticani più incisiva e più aderente alle promesse si sono man mano aggiunti alla schiera dei delusi, il gruppo dei cardinali conservatori è sul piede di guerra da tre mesi, da quando Bergoglio ha deciso di “licenziare” Gerhard Müller, l’ex capo della Congregazione per la dottrina della Fede, a cui non è stato confermato il secondo mandato. Il cardinale è stato silurato, secondo alcuni, per le presunte divergenze che avrebbe avuto con Francesco in merito al contenuto di “Amoris Laetitia”, l’esortazione post sinodale su matrimonio e famiglia. Per altri, invece, ha semplicemente pagato il fatto di aver contrastato troppo blandamente il tema della pedofilia ecclesiastica.

Insomma il mare, oltretevere, è mosso. Ed è in questo scenario che si agitano le nuove (o, più probabilmente, vecchie) gole profonde vaticane. Non sappiamo se e quando verranno pubblicati, come avvenuto durante gli ultimi due ultimi VatiLeaks, nuovi documenti imbarazzanti. Né se siano in arrivo report veri o altri apocrifi, costruiti ad arte proprio per minare, forse, la credibilità di documenti originali che il Vaticano sa essere in circolazione. È un fatto che nessuna carta pubblicata negli scandali del 2012 e del 2015 sia mai stata smentita dalla Santa Sede, e che le inchieste giornalistiche abbiano costretto la Santa Sede - come nel caso della ristrutturazione dell’appartamento di Tarcisio Bertone pagato con i soldi del Bambin Gesù - ad aprire fascicoli penali per tentare di mettere una pezza agli scandali provocati dai whisteblower.

Ma i beninformati ipotizzano pure che il rischio di polpette avvelenate sia dietro l’angolo. Se qualcuno, dopo la pubblicazione della nota spese taroccata forse copiando pezzi di documenti reali rammenta il caso di Dino Boffo, dove una velina per delegittimare l’ex direttore di Avvenire venne costruita con un documento giudiziario vero e un report di un anonimo circolato tra i vescovi italiani, altri ricordano come Balda, condannato nel luglio del 2016 a 18 mesi di reclusione per aver diffuso report interni segreti (Chaoqui ne ha avuti 10 con pena sospesa) sia finito nell’occhio della gendarmeria anche per uno strano viaggio a Dubai. «In Medioriente, lo scrisse pure “Repubblica”, il monsignore cercò di incontrare uomini dei servizi segreti cinesi per consegnare loro una falsa cartella clinica del papa, da lui stesso contraffatta attraverso la falsificazione delle analisi dell’anziana madre», attacca l’anziano prelato che ha passato una vita in segreteria di Stato.

Per la missione, in effetti, Balda si fece accompagnare dall’ex colonnello dei Ros Giuseppe De Donno: i gendarmi scoprirono le velleità spionistiche del monsignore attraverso l’analisi del suo computer, e ipotizzarono che il viaggio avvenne tra il dicembre del 2014 e il gennaio del 2015. Non si è mai capito perché il prelato avesse deciso di mettere in piedi quella messinscena. Il Vaticano non ha mai fatto sapere gli esiti dell’inchiesta d’intelligence, né si è mai capito come mai i corvi di VatiLeaks 2 modificarono un documento (probabilmente originale ma senza intestazioni) su Monte dei Paschi di Siena inserendo una timbratura fasulla.

A oggi, naturalmente, non sappiamo quali siano i documenti riservati ancora in circolazione. Fonti della Prefettura spiegano che l’archivio aperto tre anni fa con una fiamma ossidrica era stracolmo di dossier di diversi periodi storici, e che i ladri (o altri soggetti che nulla c’entrano con l’effrazione del marzo 2014) potrebbero aver preso (o fotocopiato) di tutto. Sia documenti conservati lì da fine degli anni Settanta, come le lettere scritte a mano del banchiere Roberto Calvi, trovato impiccato sotto il Ponte dei Frati Neri di Londra nel 1982 (le missive di Calvi sarebbero decine); sia certificazioni di altri dicasteri ottenuti dai membri della Cosea durante il loro lavoro di screening degli enti economici vaticani. Come, per esempio, quelli sui conti all’Apsa da chiudere (dopo una due diligence della società di revisione Promontory l’Apsa ha chiesto ai prelati che avevano un conto personale, come l’ex presidente Agostino Cacciavillan, di spostare i loro denari allo Ior: ne sono nate proteste vibranti perché l’Apsa garantiva interessi migliori); e i conti deposito dell’Istituto delle opere di religione, in passato aperti a favore di laici che non ne avevano alcun diritto. Due anni fa il Vaticano ha annunciato urbi et orbi di averli chiusi tutti, ma non ha mai consegnato - come aveva informalmente promesso all’autorità antiriciclaggio della Banca d’Italia - la lista dei presunti evasori e riciclatori che avevano nascosto i loro soldi dentro il torrione Niccolò V.

Ma i timori di una nuova fuga di notizie sono stati segnalati anche da ambienti ecclesiastici vicini a Santa Marta, come ha evidenziato lo scorso giugno Massimo Franco sul Corriere della Sera. Subito dopo le dimissioni di un altro uomo novus del corso bergogliano, l’ex primo revisore generale dei conti Libero Milone, qualcuno ha detto al giornalista che per «il papa è un momento delicato, non vogliamo precipitare in un terzo VatiLeaks». Milone era il braccio destro di Pell, finito sui giornali a ottobre del 2015 per aver denunciato alla gendarmeria la violazione del suo computer personale. Anche il suo ufficio era situato al quarto piano del palazzo della Prefettura, e anche di quella vicenda non si è saputo più nulla.

L’economo, a sorpresa, ha scelto di andare via tre anni prima della scadenza naturale del suo incarico: se qualcuno ipotizzò semplici diatribe sulla retribuzione, la nota della sala stampa spiegò che era stato l’ex presidente di Deloitte chiamato da Pell per mettere mano nei bilanci, segretissimi, della segreteria di Stato, dei dicasteri e dei vari enti della città santa, ad aver dato le dimissioni, subito accettate da papa Francesco. «Ci aspettiamo una nuova mareggiata, da un momento all’altro», conclude una fonte autorevole. In Vaticano credono che la pubblicazione del presunto report sull’allontanamento della ragazzina che suonava il flauto, insomma, sia solo l’inizio di una battaglia a colpi di carte. E di veleni.
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!

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Cronaca
Papa Francesco e le sette eresie, da anticlericale tifo per lui

di Pierfranco Pellizzetti | 25 settembre 2017
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Più informazioni su: Anticlericalismo, Cattolici, Chiesa Cattolica, Ettore Gotti Tedeschi, Jorge Mario Bergoglio, Papa Francesco

Pierfranco Pellizzetti
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Il documento dei 62 accusatori di Papa Bergoglio in quanto eresiarca, tra cui spicca la firma di quell’anima pia dell’Ettore Gotti Tedeschi (già collaboratore di Callisto Tanzi e del finanziere Opus Dei Gianmario Roveraro, ammazzato per sospette collusioni malavitose, poi banchiere di fiducia del cardinale con superattico Tarcisio Bertone e infine dimesso dai vertici della banca vaticana Ior causa il coinvolgimento nelle indagini antiriciclaggio della Procura romana) mi ha ricordato analoghe buffonate ai tempi della mia prima giovinezza.

Gli anni 60, quando i cattolici sedicenti tradizionalisti, a fronte delle prudentissime aperture di Papa Montini (ovvero Paolo VI. Si disse perché la famiglia Montini possedeva un sesto della Banca San Paolo di Brescia…), sentenziavano corrucciati e perentori che “il soglio è vacante”.

Difatti il modello papale che soddisfa tale cosiddetto tradizionalismo è quello – copy Wojtyla – datato anno mille.

Il tipo del successore di Pietro armato di spada fiammeggiante contro i comportamenti sessuali “disordinati” (copy Ratzinger) quanto pronto a simpatizzare con generali cileni felloni e consulenti in evasione fiscale; con l’intermediazione del cardinale Marcinkus da Cicero, periferia di Chicago.

Per un inveterato anticlericale, un cultore dell’ateismo come forma superiore di critica quale il sottoscritto, nel conflitto in corso tra le anime del Cattolicesimo mondiale la parte con cui simpatizzare dovrebbe essere proprio quella dei conclamati tradizionalisti, considerato che la loro ottusità lavora alla grande per accelerare il processo di scristianizzazione; destinato a segnare la fine del potere sui corpi attraverso il controllo delle anime da parte della bimillenaria istituzione chiamata Chiesa Cattolica Apostolica Romana.


Purtroppo mi riesce difficile – da un lato – dimenticare che Papa Francesco rimane l’unica voce di leader mondiale che osa denunciare le malefatte della finanziarizzazione del mondo e di quanto – con felice trovata comunicativa – ha definito “la globalizzazione dell’indifferenza”; dall’altro spiacerebbe tifare per la totale soppressione dell’intelligenza politica in corso ai vertici (specie italiani, ma non solo) di un clero che in passato ne era indiscutibile e raffinato cultore.

Seppure in una logica eminentemente reazionaria.


In effetti, se gli oppositori di Bergoglio fossero meno fossilizzati nel retroverso, capirebbero che il pontefice venuto dall’altra parte del mondo diventa l’unica ancora di salvezza per il loro habitat.

Di per sé condannato alla desertificazione.

Difatti il Papa argentino è un gesuita e, come tutti i soldati di Cristo, milita ai confini dei territori del magistero, pronto a compiere incursioni in partibus infidelium.

Sempre con l’obiettivo di salvare il salvabile.

Dunque, consapevole che la secolarizzazione dell’Occidente avanzato è inarrestabile, mentre vi sono ancora ridotte importanti per la fede cristiana in Latino America e un mercato competitivo con l’Islam nel continente africano.

Sicché il posizionamento dottrinario deve smettere di radicarsi nei sempre più patetici e anacronistici tentativi di conculcare stili di vita post-patriarcali; per posizionarsi nell’immenso tema del Terzo Millennio, rappresentato dall’ineguaglianza e dalle povertà.

Da qui il richiamo al poverello d’Assisi già dal nome assunto.

In questo senso il nuovo Francesco più che un rivoluzionario è un restauratore.

E i suoi oppositori ottusangoli risultano soltanto dei pericolosi nostalgici che perseguono rotte catastrofiche da Titanic; soltanto per i miserevoli privilegi di un potere largamente declinante.

Apoteosi dell’insipienza, come i Bruto e Cassio che uccidevano in Cesare chi cercava di salvare il potere romano aggiornandolo.


D’altro canto, se guardiamo le assise dei nostri cardinali, grassi da sembrare un quadro di Botero o diafani/inanellati come nei dipinti di El Greco, ci rendiamo conto che il ragionamento papale è troppo complicato per mentalità da Antico Regime.

Privilegiati non diversi da quei nobili descritti da Tocqueville: “Non hanno imparato niente, non hanno dimenticato niente”.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/09 ... i/3876431/
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