Come se ne viene fuori ?
Re: Come se ne viene fuori ?
IL COMMENTO
Il burlesque che stiamo ancora pagando
di EUGENIO SCALFARI
Comincerò con un preliminare che apparentemente non c'entra con i problemi che più interessano gli italiani e invece c'entra eccome. Si tratta del "burlesque" evocato l'altro giorno da Silvio Berlusconi dinanzi ai magistrati della Procura di Milano nel processo Ruby. Un giornale a lui amico ha scritto in proposito: "Berlusconi non è mai stato così libero, così vero, così testardo e virile, così morale come ieri in Tribunale. È una persona degna di ammirazione da parte di chiunque sappia distinguere tra principi non negoziabili, che non sono in ballo, e peccadillos, tra sesso predatorio e gioco piacione, tra peccato e reato".
Non voglio né posso entrare nella testa dell'autore di queste righe, che si protraggono per un'intera colonna di giornale. Dico soltanto che il racconto delle feste di Arcore e di Roma fatto dall'imputato ai magistrati inquirenti è talmente miserabile, talmente impudente e infarcito di falsità da squalificare la persona, quale che sia il suo ruolo sociale e professionale. Se poi si tratta d'un presidente del Consiglio, basta questo racconto a far capire a tutti in quale precipizio fosse caduta la dignità e la credibilità del nostro Paese. Gli inquirenti hanno il compito di stabilire se si trattava di "peccadillos" o di reati, ma a noi basta così: ce n'è abbastanza per metterlo fuori da un "cursus honorum" che ha portato solo oneri e che il Paese sta ora duramente pagando. C'è costato molto caro
quel "burlesque". Lui si è divertito e pensa di continuare, scambiando l'Italia per il Paese dei balocchi.
Che un personaggio simile ci abbia governato per tanti anni, questo sì è un fatto incredibile, eppure è accaduto e rappresenta la nostra collettiva vergogna.
***
Nubi oscure rabbuiano di nuovo i mercati e l'economia reale dell'Europa e dei Paesi dell'Unione. I sacrifici pesano e il futuro appare di nuovo incerto.
Aumenta la rabbia e l'insicurezza, alimentata anche da alcune incaute sortite di alcuni protagonisti che pensano più alle loro convenienze che ad una visione del bene comune che dovrebbe essere in cima ai loro pensieri. Spiace dover annoverare tra gli incauti parlatori anche il ministro del Lavoro, che ancora ieri da Torino ha gettato olio sul fuoco. Elsa Fornero è stata chiamata a compiere un lavoro molto difficile e faticoso e lo sta facendo con indubbia dedizione, ma se parlasse di meno sarebbe un vantaggio per tutti e sarebbe molto opportuno che il presidente del Consiglio l'avvertisse del pericolo di gettar fiammiferi accesi in un pagliaio.
Il problema reale è ancora e sempre quello della crescita.
L'euro si salverà se i primi segnali di rilancio della domanda e della fiducia riusciranno a modificare in positivo le aspettative delle imprese, delle banche, degli investitori. Da questo punto di vista qualche novità c'è anche se il circuito mediatico, che cerca più il sensazionalismo che la sostanza, l'ha forse sottovalutato.
Il primo segnale consiste nel pagamento alle imprese creditrici del Tesoro che attendono da mesi e addirittura da anni di ricevere quanto gli è dovuto.
Il ministro dello Sviluppo sta perfezionando con le banche la certificazione di 30 miliardi di crediti; Corrado Passera nella conferenza stampa del 18 scorso ha dichiarato imminenti "smobilizzi bancari per almeno 20-30 miliardi per rimborsare le imprese creditrici" ed ha aggiunto che "verrà adottata in anticipo sulla scadenza prevista la direttiva europea sui ritardi di pagamento per evitare che in futuro si accumuli nuovo arretrato".
Venti o trenta miliardi di liquidità alle imprese creditrici rappresentano un braccio di leva notevole, rimettono in moto un indotto che vale cinque volte di più; è una scossa e non è la sola. Il Cipe ha varato progetti e cantieri per 30 miliardi, di cui 20 di contributo pubblico, che riguardano per oltre metà il Sud.
Un altro intervento imminente riguarda la cartolarizzazione di una parte del patrimonio pubblico che sarà utilizzato per diminuire lo stock del debito sovrano. L'ammontare di quest'operazione è di circa 300 miliardi in tranche di 50 miliardi l'anno. I vantaggi sono evidenti: una diminuzione del debito produce un'equivalente diminuzione degli oneri per i pagamenti di interessi e di cedole. Se nel frattempo si riduce anche il rendimento dei titoli il vantaggio per il Tesoro è duplice ed aumentano le risorse per accrescere le tutele sociali e diminuire la pressione fiscale.
Infine prosegue la lotta all'evasione dalla quale ci si attendono almeno 20 miliardi per l'esercizio 2012.
Il controllo delle forze politiche che appoggiano il governo e della pubblica opinione deve essere concentrato sulla rapida esecuzione di questa politica che deve svilupparsi in un quadro europeo altrettanto orientato alla crescita e qui si apre il capitolo Germania che nelle prossime settimane dovrà essere affrontato con rinnovata energia.
***
Oggi la Francia vota al primo turno delle elezioni presidenziali: sapremo tra poche ore se ci sarà una vittoria definitiva o se si andrà tra quindici giorni al ballottaggio tra Hollande e Sarkozy.
A noi italiani interessa molto chi sarà il futuro presidente francese. Al di là delle opinione politiche, per quanto riguarda l'Europa e quindi anche noi, una vittoria di Hollande è la più auspicabile. Il candidato socialista ha messo infatti come suo primo impegno un incontro con la cancelliera Angela Merkel alla quale chiederà che le spese per investimenti siano escluse dai parametri di Maastricht, che l'Europa si faccia carico di massicci investimenti in infrastrutture da finanziare con l'emissione di Eurobond e che la Bce sia più libera di adottare una politica monetaria più aggressiva.
Chiederà in sostanza che la Germania abbandoni il rigorismo e si ponga alla guida d'una politica espansiva della quale c'è grandissimo e urgente bisogno.
Vedremo se Hollande vincerà e se il suo progetto europeo sarà accettato dalla Merkel, ma è importante che Monti, con il prestigio internazionale ormai acquisito, affianchi Hollande nelle sue pressioni sulla Germania. Una svolta in quella direzione sarebbe infatti decisiva.
Sappiamo quali sono gli ostacoli: i falchi della Bundesbank, in Germania, l'establishment bancario di Wall Street e di Londra, il Partito repubblicano in Usa.
Ostacoli non da poco, che rappresentano corposi interessi e puntano sulla disgregazione dell'euro e quindi dell'Europa.
Al fondo c'è la visione d'un capitalismo antidemocratico che mantenga rendite e privilegi rafforzando il potere mondiale di un'oligarchia multinazionale che cavalca gli aspetti negativi della globalizzazione e ne affievolisce gli aspetti positivi.
In un suo recente articolo Alfredo Reichlin ha sottolineato l'importanza di questo scontro sostenendo che questa è la linea del Partito democratico: contro l'antipolitica e a favore d'una politica che diminuisca le diseguaglianze e riduca le rendite e i privilegi. È giusto battersi per questi obiettivi. Essi richiedono tuttavia una pre-condizione: un rinnovamento profondo dei partiti e del loro finanziamento. E qui entriamo nell'ultima delle nostre osservazioni.
***
Giorni fa una nostra autorevole collaboratrice, Nadia Urbinati, ha difeso con buoni argomenti il finanziamento pubblico dei partiti purché i loro bilanci siano compilati sulla base di precise regole e siano periodicamente controllati da un'Autorità terza di sicuro prestigio. Per esempio dalla Corte dei Conti. Aggiungo un altro requisito: che l'ammontare del finanziamento sia a dir poco dimezzato a partire da subito.
Il dimezzamento significa inevitabilmente un cambiamento organizzativo: non più partiti strutturati ma partiti cosiddetti "liquidi", non clientele politiche ma infrastrutture che aiutino la società ad esprimersi attraverso associazioni nazionali e territoriali con scopi specifici e concreti. Non partiti di proprietà d'un capo, ma espressione di cittadini che si manifestano con votazioni primarie per la scelta di una classe dirigente degna del nome e aperta al cambiamento generazionale.
Attualmente è in corso una sorta di affollamento al centro dello schieramento politico. Berlusconi ed Alfano annunciano una trasformazione del Pdl, Casini si prenota con il partito della Nazione, Montezemolo progetta una lista civica nazionale di tecnici e di intellettuali di sua conoscenza (?).
Molte di queste iniziative sono velleitarie e somigliano ad un "burlesque" parapolitico. Tutte risentono di una deformazione padronale. Curzio Maltese l'ha descritta appaiandola al comportamento delle scimmie babbuine. La descrizione è crudele ma eloquente ed è una sindrome che si estende anche ai partiti e movimenti di opposizione con Grillo e Di Pietro in testa. Sfugge a questa regola soltanto il Pd dove non esiste alcun leader proprietario.
Esiste però un'oligarchia che dovrebbe aprirsi ed essere più inclusiva di quanto finora sia stata.
Il tempo è breve, i problemi aperti numerosi. Auguro che l'ottimismo non sia soltanto quello della volontà ma anche quello della ragione.
(22 aprile 2012)
http://www.repubblica.it/politica/2012/ ... ef=HREC1-7
Il burlesque che stiamo ancora pagando
di EUGENIO SCALFARI
Comincerò con un preliminare che apparentemente non c'entra con i problemi che più interessano gli italiani e invece c'entra eccome. Si tratta del "burlesque" evocato l'altro giorno da Silvio Berlusconi dinanzi ai magistrati della Procura di Milano nel processo Ruby. Un giornale a lui amico ha scritto in proposito: "Berlusconi non è mai stato così libero, così vero, così testardo e virile, così morale come ieri in Tribunale. È una persona degna di ammirazione da parte di chiunque sappia distinguere tra principi non negoziabili, che non sono in ballo, e peccadillos, tra sesso predatorio e gioco piacione, tra peccato e reato".
Non voglio né posso entrare nella testa dell'autore di queste righe, che si protraggono per un'intera colonna di giornale. Dico soltanto che il racconto delle feste di Arcore e di Roma fatto dall'imputato ai magistrati inquirenti è talmente miserabile, talmente impudente e infarcito di falsità da squalificare la persona, quale che sia il suo ruolo sociale e professionale. Se poi si tratta d'un presidente del Consiglio, basta questo racconto a far capire a tutti in quale precipizio fosse caduta la dignità e la credibilità del nostro Paese. Gli inquirenti hanno il compito di stabilire se si trattava di "peccadillos" o di reati, ma a noi basta così: ce n'è abbastanza per metterlo fuori da un "cursus honorum" che ha portato solo oneri e che il Paese sta ora duramente pagando. C'è costato molto caro
quel "burlesque". Lui si è divertito e pensa di continuare, scambiando l'Italia per il Paese dei balocchi.
Che un personaggio simile ci abbia governato per tanti anni, questo sì è un fatto incredibile, eppure è accaduto e rappresenta la nostra collettiva vergogna.
***
Nubi oscure rabbuiano di nuovo i mercati e l'economia reale dell'Europa e dei Paesi dell'Unione. I sacrifici pesano e il futuro appare di nuovo incerto.
Aumenta la rabbia e l'insicurezza, alimentata anche da alcune incaute sortite di alcuni protagonisti che pensano più alle loro convenienze che ad una visione del bene comune che dovrebbe essere in cima ai loro pensieri. Spiace dover annoverare tra gli incauti parlatori anche il ministro del Lavoro, che ancora ieri da Torino ha gettato olio sul fuoco. Elsa Fornero è stata chiamata a compiere un lavoro molto difficile e faticoso e lo sta facendo con indubbia dedizione, ma se parlasse di meno sarebbe un vantaggio per tutti e sarebbe molto opportuno che il presidente del Consiglio l'avvertisse del pericolo di gettar fiammiferi accesi in un pagliaio.
Il problema reale è ancora e sempre quello della crescita.
L'euro si salverà se i primi segnali di rilancio della domanda e della fiducia riusciranno a modificare in positivo le aspettative delle imprese, delle banche, degli investitori. Da questo punto di vista qualche novità c'è anche se il circuito mediatico, che cerca più il sensazionalismo che la sostanza, l'ha forse sottovalutato.
Il primo segnale consiste nel pagamento alle imprese creditrici del Tesoro che attendono da mesi e addirittura da anni di ricevere quanto gli è dovuto.
Il ministro dello Sviluppo sta perfezionando con le banche la certificazione di 30 miliardi di crediti; Corrado Passera nella conferenza stampa del 18 scorso ha dichiarato imminenti "smobilizzi bancari per almeno 20-30 miliardi per rimborsare le imprese creditrici" ed ha aggiunto che "verrà adottata in anticipo sulla scadenza prevista la direttiva europea sui ritardi di pagamento per evitare che in futuro si accumuli nuovo arretrato".
Venti o trenta miliardi di liquidità alle imprese creditrici rappresentano un braccio di leva notevole, rimettono in moto un indotto che vale cinque volte di più; è una scossa e non è la sola. Il Cipe ha varato progetti e cantieri per 30 miliardi, di cui 20 di contributo pubblico, che riguardano per oltre metà il Sud.
Un altro intervento imminente riguarda la cartolarizzazione di una parte del patrimonio pubblico che sarà utilizzato per diminuire lo stock del debito sovrano. L'ammontare di quest'operazione è di circa 300 miliardi in tranche di 50 miliardi l'anno. I vantaggi sono evidenti: una diminuzione del debito produce un'equivalente diminuzione degli oneri per i pagamenti di interessi e di cedole. Se nel frattempo si riduce anche il rendimento dei titoli il vantaggio per il Tesoro è duplice ed aumentano le risorse per accrescere le tutele sociali e diminuire la pressione fiscale.
Infine prosegue la lotta all'evasione dalla quale ci si attendono almeno 20 miliardi per l'esercizio 2012.
Il controllo delle forze politiche che appoggiano il governo e della pubblica opinione deve essere concentrato sulla rapida esecuzione di questa politica che deve svilupparsi in un quadro europeo altrettanto orientato alla crescita e qui si apre il capitolo Germania che nelle prossime settimane dovrà essere affrontato con rinnovata energia.
***
Oggi la Francia vota al primo turno delle elezioni presidenziali: sapremo tra poche ore se ci sarà una vittoria definitiva o se si andrà tra quindici giorni al ballottaggio tra Hollande e Sarkozy.
A noi italiani interessa molto chi sarà il futuro presidente francese. Al di là delle opinione politiche, per quanto riguarda l'Europa e quindi anche noi, una vittoria di Hollande è la più auspicabile. Il candidato socialista ha messo infatti come suo primo impegno un incontro con la cancelliera Angela Merkel alla quale chiederà che le spese per investimenti siano escluse dai parametri di Maastricht, che l'Europa si faccia carico di massicci investimenti in infrastrutture da finanziare con l'emissione di Eurobond e che la Bce sia più libera di adottare una politica monetaria più aggressiva.
Chiederà in sostanza che la Germania abbandoni il rigorismo e si ponga alla guida d'una politica espansiva della quale c'è grandissimo e urgente bisogno.
Vedremo se Hollande vincerà e se il suo progetto europeo sarà accettato dalla Merkel, ma è importante che Monti, con il prestigio internazionale ormai acquisito, affianchi Hollande nelle sue pressioni sulla Germania. Una svolta in quella direzione sarebbe infatti decisiva.
Sappiamo quali sono gli ostacoli: i falchi della Bundesbank, in Germania, l'establishment bancario di Wall Street e di Londra, il Partito repubblicano in Usa.
Ostacoli non da poco, che rappresentano corposi interessi e puntano sulla disgregazione dell'euro e quindi dell'Europa.
Al fondo c'è la visione d'un capitalismo antidemocratico che mantenga rendite e privilegi rafforzando il potere mondiale di un'oligarchia multinazionale che cavalca gli aspetti negativi della globalizzazione e ne affievolisce gli aspetti positivi.
In un suo recente articolo Alfredo Reichlin ha sottolineato l'importanza di questo scontro sostenendo che questa è la linea del Partito democratico: contro l'antipolitica e a favore d'una politica che diminuisca le diseguaglianze e riduca le rendite e i privilegi. È giusto battersi per questi obiettivi. Essi richiedono tuttavia una pre-condizione: un rinnovamento profondo dei partiti e del loro finanziamento. E qui entriamo nell'ultima delle nostre osservazioni.
***
Giorni fa una nostra autorevole collaboratrice, Nadia Urbinati, ha difeso con buoni argomenti il finanziamento pubblico dei partiti purché i loro bilanci siano compilati sulla base di precise regole e siano periodicamente controllati da un'Autorità terza di sicuro prestigio. Per esempio dalla Corte dei Conti. Aggiungo un altro requisito: che l'ammontare del finanziamento sia a dir poco dimezzato a partire da subito.
Il dimezzamento significa inevitabilmente un cambiamento organizzativo: non più partiti strutturati ma partiti cosiddetti "liquidi", non clientele politiche ma infrastrutture che aiutino la società ad esprimersi attraverso associazioni nazionali e territoriali con scopi specifici e concreti. Non partiti di proprietà d'un capo, ma espressione di cittadini che si manifestano con votazioni primarie per la scelta di una classe dirigente degna del nome e aperta al cambiamento generazionale.
Attualmente è in corso una sorta di affollamento al centro dello schieramento politico. Berlusconi ed Alfano annunciano una trasformazione del Pdl, Casini si prenota con il partito della Nazione, Montezemolo progetta una lista civica nazionale di tecnici e di intellettuali di sua conoscenza (?).
Molte di queste iniziative sono velleitarie e somigliano ad un "burlesque" parapolitico. Tutte risentono di una deformazione padronale. Curzio Maltese l'ha descritta appaiandola al comportamento delle scimmie babbuine. La descrizione è crudele ma eloquente ed è una sindrome che si estende anche ai partiti e movimenti di opposizione con Grillo e Di Pietro in testa. Sfugge a questa regola soltanto il Pd dove non esiste alcun leader proprietario.
Esiste però un'oligarchia che dovrebbe aprirsi ed essere più inclusiva di quanto finora sia stata.
Il tempo è breve, i problemi aperti numerosi. Auguro che l'ottimismo non sia soltanto quello della volontà ma anche quello della ragione.
(22 aprile 2012)
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Re: Come se ne viene fuori ?
mariok ha scritto:IL COMMENTO
Il burlesque che stiamo ancora pagando
di EUGENIO SCALFARI
Comincerò con un preliminare che apparentemente non c'entra con i problemi che più interessano gli italiani e invece c'entra eccome. Si tratta del "burlesque" evocato l'altro giorno da Silvio Berlusconi dinanzi ai magistrati della Procura di Milano nel processo Ruby. Un giornale a lui amico ha scritto in proposito: "Berlusconi non è mai stato così libero, così vero, così testardo e virile, così morale come ieri in Tribunale. È una persona degna di ammirazione da parte di chiunque sappia distinguere tra principi non negoziabili, che non sono in ballo, e peccadillos, tra sesso predatorio e gioco piacione, tra peccato e reato".
Non voglio né posso entrare nella testa dell'autore di queste righe, che si protraggono per un'intera colonna di giornale. Dico soltanto che il racconto delle feste di Arcore e di Roma fatto dall'imputato ai magistrati inquirenti è talmente miserabile, talmente impudente e infarcito di falsità da squalificare la persona, quale che sia il suo ruolo sociale e professionale. Se poi si tratta d'un presidente del Consiglio, basta questo racconto a far capire a tutti in quale precipizio fosse caduta la dignità e la credibilità del nostro Paese. Gli inquirenti hanno il compito di stabilire se si trattava di "peccadillos" o di reati, ma a noi basta così: ce n'è abbastanza per metterlo fuori da un "cursus honorum" che ha portato solo oneri e che il Paese sta ora duramente pagando. C'è costato molto caro
quel "burlesque". Lui si è divertito e pensa di continuare, scambiando l'Italia per il Paese dei balocchi.
Che un personaggio simile ci abbia governato per tanti anni, questo sì è un fatto incredibile, eppure è accaduto e rappresenta la nostra collettiva vergogna.
***
Nubi oscure rabbuiano di nuovo i mercati e l'economia reale dell'Europa e dei Paesi dell'Unione. I sacrifici pesano e il futuro appare di nuovo incerto.
Aumenta la rabbia e l'insicurezza, alimentata anche da alcune incaute sortite di alcuni protagonisti che pensano più alle loro convenienze che ad una visione del bene comune che dovrebbe essere in cima ai loro pensieri. Spiace dover annoverare tra gli incauti parlatori anche il ministro del Lavoro, che ancora ieri da Torino ha gettato olio sul fuoco. Elsa Fornero è stata chiamata a compiere un lavoro molto difficile e faticoso e lo sta facendo con indubbia dedizione, ma se parlasse di meno sarebbe un vantaggio per tutti e sarebbe molto opportuno che il presidente del Consiglio l'avvertisse del pericolo di gettar fiammiferi accesi in un pagliaio.
Il problema reale è ancora e sempre quello della crescita.
L'euro si salverà se i primi segnali di rilancio della domanda e della fiducia riusciranno a modificare in positivo le aspettative delle imprese, delle banche, degli investitori. Da questo punto di vista qualche novità c'è anche se il circuito mediatico, che cerca più il sensazionalismo che la sostanza, l'ha forse sottovalutato.
Il primo segnale consiste nel pagamento alle imprese creditrici del Tesoro che attendono da mesi e addirittura da anni di ricevere quanto gli è dovuto.
Il ministro dello Sviluppo sta perfezionando con le banche la certificazione di 30 miliardi di crediti; Corrado Passera nella conferenza stampa del 18 scorso ha dichiarato imminenti "smobilizzi bancari per almeno 20-30 miliardi per rimborsare le imprese creditrici" ed ha aggiunto che "verrà adottata in anticipo sulla scadenza prevista la direttiva europea sui ritardi di pagamento per evitare che in futuro si accumuli nuovo arretrato".
Venti o trenta miliardi di liquidità alle imprese creditrici rappresentano un braccio di leva notevole, rimettono in moto un indotto che vale cinque volte di più; è una scossa e non è la sola. Il Cipe ha varato progetti e cantieri per 30 miliardi, di cui 20 di contributo pubblico, che riguardano per oltre metà il Sud.
Un altro intervento imminente riguarda la cartolarizzazione di una parte del patrimonio pubblico che sarà utilizzato per diminuire lo stock del debito sovrano. L'ammontare di quest'operazione è di circa 300 miliardi in tranche di 50 miliardi l'anno. I vantaggi sono evidenti: una diminuzione del debito produce un'equivalente diminuzione degli oneri per i pagamenti di interessi e di cedole. Se nel frattempo si riduce anche il rendimento dei titoli il vantaggio per il Tesoro è duplice ed aumentano le risorse per accrescere le tutele sociali e diminuire la pressione fiscale.
Infine prosegue la lotta all'evasione dalla quale ci si attendono almeno 20 miliardi per l'esercizio 2012.
Il controllo delle forze politiche che appoggiano il governo e della pubblica opinione deve essere concentrato sulla rapida esecuzione di questa politica che deve svilupparsi in un quadro europeo altrettanto orientato alla crescita e qui si apre il capitolo Germania che nelle prossime settimane dovrà essere affrontato con rinnovata energia.
***
Oggi la Francia vota al primo turno delle elezioni presidenziali: sapremo tra poche ore se ci sarà una vittoria definitiva o se si andrà tra quindici giorni al ballottaggio tra Hollande e Sarkozy.
A noi italiani interessa molto chi sarà il futuro presidente francese. Al di là delle opinione politiche, per quanto riguarda l'Europa e quindi anche noi, una vittoria di Hollande è la più auspicabile. Il candidato socialista ha messo infatti come suo primo impegno un incontro con la cancelliera Angela Merkel alla quale chiederà che le spese per investimenti siano escluse dai parametri di Maastricht, che l'Europa si faccia carico di massicci investimenti in infrastrutture da finanziare con l'emissione di Eurobond e che la Bce sia più libera di adottare una politica monetaria più aggressiva.
Chiederà in sostanza che la Germania abbandoni il rigorismo e si ponga alla guida d'una politica espansiva della quale c'è grandissimo e urgente bisogno.
Vedremo se Hollande vincerà e se il suo progetto europeo sarà accettato dalla Merkel, ma è importante che Monti, con il prestigio internazionale ormai acquisito, affianchi Hollande nelle sue pressioni sulla Germania. Una svolta in quella direzione sarebbe infatti decisiva.
Sappiamo quali sono gli ostacoli: i falchi della Bundesbank, in Germania, l'establishment bancario di Wall Street e di Londra, il Partito repubblicano in Usa.
Ostacoli non da poco, che rappresentano corposi interessi e puntano sulla disgregazione dell'euro e quindi dell'Europa.
Al fondo c'è la visione d'un capitalismo antidemocratico che mantenga rendite e privilegi rafforzando il potere mondiale di un'oligarchia multinazionale che cavalca gli aspetti negativi della globalizzazione e ne affievolisce gli aspetti positivi.
In un suo recente articolo Alfredo Reichlin ha sottolineato l'importanza di questo scontro sostenendo che questa è la linea del Partito democratico: contro l'antipolitica e a favore d'una politica che diminuisca le diseguaglianze e riduca le rendite e i privilegi. È giusto battersi per questi obiettivi. Essi richiedono tuttavia una pre-condizione: un rinnovamento profondo dei partiti e del loro finanziamento. E qui entriamo nell'ultima delle nostre osservazioni.
***
Giorni fa una nostra autorevole collaboratrice, Nadia Urbinati, ha difeso con buoni argomenti il finanziamento pubblico dei partiti purché i loro bilanci siano compilati sulla base di precise regole e siano periodicamente controllati da un'Autorità terza di sicuro prestigio. Per esempio dalla Corte dei Conti. Aggiungo un altro requisito: che l'ammontare del finanziamento sia a dir poco dimezzato a partire da subito.
Il dimezzamento significa inevitabilmente un cambiamento organizzativo: non più partiti strutturati ma partiti cosiddetti "liquidi", non clientele politiche ma infrastrutture che aiutino la società ad esprimersi attraverso associazioni nazionali e territoriali con scopi specifici e concreti. Non partiti di proprietà d'un capo, ma espressione di cittadini che si manifestano con votazioni primarie per la scelta di una classe dirigente degna del nome e aperta al cambiamento generazionale.
Attualmente è in corso una sorta di affollamento al centro dello schieramento politico. Berlusconi ed Alfano annunciano una trasformazione del Pdl, Casini si prenota con il partito della Nazione, Montezemolo progetta una lista civica nazionale di tecnici e di intellettuali di sua conoscenza (?).
Molte di queste iniziative sono velleitarie e somigliano ad un "burlesque" parapolitico. Tutte risentono di una deformazione padronale. Curzio Maltese l'ha descritta appaiandola al comportamento delle scimmie babbuine. La descrizione è crudele ma eloquente ed è una sindrome che si estende anche ai partiti e movimenti di opposizione con Grillo e Di Pietro in testa. Sfugge a questa regola soltanto il Pd dove non esiste alcun leader proprietario.
Esiste però un'oligarchia che dovrebbe aprirsi ed essere più inclusiva di quanto finora sia stata.
Il tempo è breve, i problemi aperti numerosi. Auguro che l'ottimismo non sia soltanto quello della volontà ma anche quello della ragione.
(22 aprile 2012)
http://www.repubblica.it/politica/2012/ ... ef=HREC1-7
Solo una grande personalità come quella di E. Scalfari può in poche righe cristallizzare con estrema razionalità le problematiche socio-economiche che noi umilmente in questo forum cerchiamo di dibattere.
Ho evidenziato quelle righe chiare e profonde, tralasciando i commenti taglienti sul burlesque del caynano, debosciato e puttaniere, piduista e principe di Hardcore perchè li ho già richiamati in altro 3D dal titolo + idoneo "Top Vergognescion".
Augh
Toro Seduto (Ta-Tanka I-Yo-Tanka)
‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
-
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Re: Come se ne viene fuori ?
Titola in prima pagina oggi Il Fatto Quotidiano:
16 MILIONI IN FUGA DAL VOTO
Il 60 per cento degli elettori oggi non si sente rappresentato da nessun partito. Tra questi, il 40 per cento non si recherà alle urne. Non è antipolitica ma il crollo di questa politica.
****
In realtà una politica che distrugge la politica, dovrebbe essere si considerata “antipolitica”.
Dubito però che Bersani e Vendola vogliano ammetterlo.
*****
In seconda pagina.
La grande fuga
Livia Turco piange in tv: “Il distacco dai cittadini mi angoscia”.
E in tv tornano le lacrime. Venerdì sera è toccato alla deputata Livia Turco, ospite di Luisella Costamagnaa “Robinson”. Ha appena visto un sondaggio e dice: “ Io sono molto angosciata da quel dato : 48 % persone che non credono alla politica. Sono molto angosciata perché quando ero giovane ho avuto la possibilità di incontrare la politica come grande passione, come partecipazione, e ho sempre pensato che la politica fosse quella di tante persone che partecipano e ci credono. E quindi percepire questo distacco è qualcosa che angoscia”.
Poi si commuove e dice: Confesso una grande sofferenza, la sofferenza di chi si fa il mazzo, di chi gira per il territorio, di chi conosce i problemi sociali.. per chi vive la politica così dover sentire parlare di diamanti e di lingotti, beh, è veramente una grande sofferenza.”
*****
A mio parere il Pd ha perso altri voti ed altri non andranno a votare. La recitazione di Livia Turco è stata avvilente, perché ha voluto giocare sui diamanti e lingotti, scordandosi completamente di Lusi, Tedesco e Penati.
Non sente indignazione per i suoi?
Questa è la conferma che la politica non è più credibile.
16 MILIONI IN FUGA DAL VOTO
Il 60 per cento degli elettori oggi non si sente rappresentato da nessun partito. Tra questi, il 40 per cento non si recherà alle urne. Non è antipolitica ma il crollo di questa politica.
****
In realtà una politica che distrugge la politica, dovrebbe essere si considerata “antipolitica”.
Dubito però che Bersani e Vendola vogliano ammetterlo.
*****
In seconda pagina.
La grande fuga
Livia Turco piange in tv: “Il distacco dai cittadini mi angoscia”.
E in tv tornano le lacrime. Venerdì sera è toccato alla deputata Livia Turco, ospite di Luisella Costamagnaa “Robinson”. Ha appena visto un sondaggio e dice: “ Io sono molto angosciata da quel dato : 48 % persone che non credono alla politica. Sono molto angosciata perché quando ero giovane ho avuto la possibilità di incontrare la politica come grande passione, come partecipazione, e ho sempre pensato che la politica fosse quella di tante persone che partecipano e ci credono. E quindi percepire questo distacco è qualcosa che angoscia”.
Poi si commuove e dice: Confesso una grande sofferenza, la sofferenza di chi si fa il mazzo, di chi gira per il territorio, di chi conosce i problemi sociali.. per chi vive la politica così dover sentire parlare di diamanti e di lingotti, beh, è veramente una grande sofferenza.”
*****
A mio parere il Pd ha perso altri voti ed altri non andranno a votare. La recitazione di Livia Turco è stata avvilente, perché ha voluto giocare sui diamanti e lingotti, scordandosi completamente di Lusi, Tedesco e Penati.
Non sente indignazione per i suoi?
Questa è la conferma che la politica non è più credibile.
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- Iscritto il: 24/02/2012, 21:23
Re: Come se ne viene fuori ?
Bisogna inventarsi qualcosa che coinvolga i giovani.
Sul modello di quello che è stato fatto a Napoli con De Magistris.
Quel 48% non va lasciato alla mercè della propaganda becera che stanno
preparando i venditori di fumo.
Sul modello di quello che è stato fatto a Napoli con De Magistris.
Quel 48% non va lasciato alla mercè della propaganda becera che stanno
preparando i venditori di fumo.
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Re: Come se ne viene fuori ?
L’Italia dei Carini - 1
Tanto per tenere alta la confusione.
Montezemolo, no a casini e Alfano.
Pisanu: serve un nuovo partito
Luca di Montezemolo ( e Giulia Sofia ndt) considerano la battaglia al centro vista sin qui << un’agitazione inconcludente>>. <<Il Marketing può funzionare, ma non si può vendere un prodotto che non c’è insiste l’imprenditore – E quel che gli italiani non perdonano ai partiti è esattamente questo : la loro inconcludenza.>>
Gli risponde Casini Royale: Luca con Berlusconi? Sono amici di vecchia data.
Ecchevvordì? Che c’entra?
Casini Royale intervistato da Carmelo Lopapa:
….nei confronti dei dirigenti Udc abbiamo un debito morale forte : ci hanno consentito di fare la marcia nel deserto mentre tutti ci ritenevano velleitari………
Ma a che cavolo di marcia nel deserto si riferisce Pierazzurro?
Per 14 anni ha sostenuto tutte le porcate berlusconiane facendolo crescere e consolidare. Quando il caimano si è stancato dei due ectoplasmi che non gli consentivano di essere creativo ha cercato di farli fuori tenendosi i partiti.
Pier è andato all’opposizione e ha sempre piazzato i suoi uomini a destra e a sinistra nelle comunali, provinciali, regionali, all’insegna del “magna tu che mangio anch'io”.
A livello nazionale non si è mai alleato con il Cs altrimenti avrebbe dimezzato i voti sotto il 4 %.
A quale traversata nel deserto si riferisce?
… Dobbiamo costruire con altri, con gli elettori moderati innanzitutto un progetto dei moderati, senza predellini…….
Sono quindi le tre formazioni a destra che si contendono il primato, L’Italia dei Carini di Montezuma e Giulia Sofia, il Partito della Nazione di Casini Royale, Marcegaglia, Passera e Bonanni, e il nuovo Partito della gnocca che si autofinanzia.
Tanto per tenere alta la confusione.
Montezemolo, no a casini e Alfano.
Pisanu: serve un nuovo partito
Luca di Montezemolo ( e Giulia Sofia ndt) considerano la battaglia al centro vista sin qui << un’agitazione inconcludente>>. <<Il Marketing può funzionare, ma non si può vendere un prodotto che non c’è insiste l’imprenditore – E quel che gli italiani non perdonano ai partiti è esattamente questo : la loro inconcludenza.>>
Gli risponde Casini Royale: Luca con Berlusconi? Sono amici di vecchia data.
Ecchevvordì? Che c’entra?
Casini Royale intervistato da Carmelo Lopapa:
….nei confronti dei dirigenti Udc abbiamo un debito morale forte : ci hanno consentito di fare la marcia nel deserto mentre tutti ci ritenevano velleitari………
Ma a che cavolo di marcia nel deserto si riferisce Pierazzurro?
Per 14 anni ha sostenuto tutte le porcate berlusconiane facendolo crescere e consolidare. Quando il caimano si è stancato dei due ectoplasmi che non gli consentivano di essere creativo ha cercato di farli fuori tenendosi i partiti.
Pier è andato all’opposizione e ha sempre piazzato i suoi uomini a destra e a sinistra nelle comunali, provinciali, regionali, all’insegna del “magna tu che mangio anch'io”.
A livello nazionale non si è mai alleato con il Cs altrimenti avrebbe dimezzato i voti sotto il 4 %.
A quale traversata nel deserto si riferisce?
… Dobbiamo costruire con altri, con gli elettori moderati innanzitutto un progetto dei moderati, senza predellini…….
Sono quindi le tre formazioni a destra che si contendono il primato, L’Italia dei Carini di Montezuma e Giulia Sofia, il Partito della Nazione di Casini Royale, Marcegaglia, Passera e Bonanni, e il nuovo Partito della gnocca che si autofinanzia.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Burlesqoni
“Partiti, si riaprono i giochi”. È il titolo di apertura del Corriere della Sera, galvanizzato da due notizie davvero elettrizzanti: Beppe Pisanu e Lamberto Dini (156 anni in due) comunicano con altri 28 parlamentari Pdl: “Andiamo oltre il Pdl”; e Piercasinando riunisce a porte chiuse la “Costituente di Centro” e azzera i vertici dell’Udc per nominare un organismo “più snello” in vista del varo del Partito della Nazione, con l’ausilio di Pezzotta (chi si rivede) e magari di Passera. Buttiglione lo definisce “partito moderato, laico, ma di ispirazione cattolica”. Ma anche vegetariano, però di ispirazione carnivora. Roba forte.
Infatti, nei bar e sugli autobus, la gente si lecca i baffi e non parla d’altro. Gli astensionisti disdicono gl’impegni presi per il 6 e 7 maggio: “caXXo, se Pisanu e Dini vanno oltre il Pdl e Pier fa il Partito della Nazione si va a votare di corsa, anche su una gamba sola”. Il Pompiere prende molto sul serio le due iniziative, cui dedica ben tre pagine e da cui Massimo Franco deduce che “si scioglie l’iceberg del voto moderato” in vista del “sistema politico post-berlusconiano”, mentre il Pdl cerca di sopravvivere sotto il pelo dell’acqua”. Che sarebbe poi Alfano, più simile peraltro al pelo superfluo che al pelo dell’acqua. Per sopravvivere, Angelino Jolie annuncia: “Presto, dopo le amministrative, con Berlusconi lanceremo la più grande novità della politica”.
OK
Ieri comunque il Cainano s’è portato avanti col lavoro e ha anticipato qualcosa nel suo habitat naturale: il Tribunale di Milano. In piedi accanto alla gabbia dei detenuti, ha spiegato che i festini arcoriani nella sala della lapdance (Ghedini la chiama pudicamente “camera della musica”), con le mignotte travestite da suore, da poliziotte, da infermiere e persino da Ronaldinho, altro non erano se non “gare di burlesque”. Ma certo, ecco che cos’erano: gare di burlesque. Del resto l’eleganza dei travestimenti rimanda ipso facto al tipico clima da Inghilterra vittoriana. A pensarci prima, si evitavano tutte quelle balle sulla nipote di Mubarak. Sia come sia, il Cainano è tornato quello dei tempi migliori, quando non aveva ancora i capelli: sparito il toupet catramato, ieri sfoggiava la palla da biliardo degli anni ruggenti. Un look primaverile, leggero, cabriolet: ai primi caldi, lui esce di casa senza il tettuccio, versione decappottabile.
Basterà “la più grande novità della politica” per salvare il Pdl dall’estinzione e soprattutto da Alfano? In caso contrario, son pronti Pisanu e Dini, detti gli “oltristi”, e il Partito della Nazione, di cui ieri il Corriere pubblicava la foto di gruppo attorno a un tavolo imbandito. Magari non avranno elettori, ma i leader abbondano: ne abbiamo contati ben 13. Fra gli altri, spiccavano l’astuto Bocchino, quello che si fece beccare con la Began a Capri e con un trans in albergo (“mi aveva chiesto un’intervista, era iscritto all’Ordine dei giornalisti”). Il sagace Rutelli (quello derubato di 13 milioni su 20 da Lusi, ma a sua insaputa). L’onesto Cesa (quello che nel ‘ 93, finito a Regina Coeli, mise a verbale: “Ho deciso di vuotare il sacco” e confessò 13 tangenti). E il coerente La Malfa (che in vent’anni è riuscito a militare nel centrosinistra, nel centrodestra e ora nel Terzo Polo: gli restano solo Rifondazione e Forza Nuova). Mancavano purtroppo alcuni pilastri del moderatismo cattolico, come Totò Cuffaro, momentaneamente distaccato a Rebibbia, il che spiega come sia riuscito Casini a ridurre le poltrone senza venire azzannato alla giugulare: nello sfoltimento lo aiuta la forza pubblica. Ma non si esclude una prossima confluenza degli Oltristi nel Partito della Nazione, che potrebbe ribattezzarsi Partito Oltre la Nazione o Nazione Oltre il Partito. E necessiterebbe di forniture straordinarie di fleboclisi, cateteri, fasce prostatiche e paste adesive per dentiere. In caso di denti d’oro, è consigliabile il cemento a presa rapida: basta un colpo di sonno e un tesoriere di passaggio te li cava di bocca con le tenaglie.
Marco Travaglio
Il Fatto Quotidiano, 21 Aprile 2012
“Partiti, si riaprono i giochi”. È il titolo di apertura del Corriere della Sera, galvanizzato da due notizie davvero elettrizzanti: Beppe Pisanu e Lamberto Dini (156 anni in due) comunicano con altri 28 parlamentari Pdl: “Andiamo oltre il Pdl”; e Piercasinando riunisce a porte chiuse la “Costituente di Centro” e azzera i vertici dell’Udc per nominare un organismo “più snello” in vista del varo del Partito della Nazione, con l’ausilio di Pezzotta (chi si rivede) e magari di Passera. Buttiglione lo definisce “partito moderato, laico, ma di ispirazione cattolica”. Ma anche vegetariano, però di ispirazione carnivora. Roba forte.
Infatti, nei bar e sugli autobus, la gente si lecca i baffi e non parla d’altro. Gli astensionisti disdicono gl’impegni presi per il 6 e 7 maggio: “caXXo, se Pisanu e Dini vanno oltre il Pdl e Pier fa il Partito della Nazione si va a votare di corsa, anche su una gamba sola”. Il Pompiere prende molto sul serio le due iniziative, cui dedica ben tre pagine e da cui Massimo Franco deduce che “si scioglie l’iceberg del voto moderato” in vista del “sistema politico post-berlusconiano”, mentre il Pdl cerca di sopravvivere sotto il pelo dell’acqua”. Che sarebbe poi Alfano, più simile peraltro al pelo superfluo che al pelo dell’acqua. Per sopravvivere, Angelino Jolie annuncia: “Presto, dopo le amministrative, con Berlusconi lanceremo la più grande novità della politica”.
OK
Ieri comunque il Cainano s’è portato avanti col lavoro e ha anticipato qualcosa nel suo habitat naturale: il Tribunale di Milano. In piedi accanto alla gabbia dei detenuti, ha spiegato che i festini arcoriani nella sala della lapdance (Ghedini la chiama pudicamente “camera della musica”), con le mignotte travestite da suore, da poliziotte, da infermiere e persino da Ronaldinho, altro non erano se non “gare di burlesque”. Ma certo, ecco che cos’erano: gare di burlesque. Del resto l’eleganza dei travestimenti rimanda ipso facto al tipico clima da Inghilterra vittoriana. A pensarci prima, si evitavano tutte quelle balle sulla nipote di Mubarak. Sia come sia, il Cainano è tornato quello dei tempi migliori, quando non aveva ancora i capelli: sparito il toupet catramato, ieri sfoggiava la palla da biliardo degli anni ruggenti. Un look primaverile, leggero, cabriolet: ai primi caldi, lui esce di casa senza il tettuccio, versione decappottabile.
Basterà “la più grande novità della politica” per salvare il Pdl dall’estinzione e soprattutto da Alfano? In caso contrario, son pronti Pisanu e Dini, detti gli “oltristi”, e il Partito della Nazione, di cui ieri il Corriere pubblicava la foto di gruppo attorno a un tavolo imbandito. Magari non avranno elettori, ma i leader abbondano: ne abbiamo contati ben 13. Fra gli altri, spiccavano l’astuto Bocchino, quello che si fece beccare con la Began a Capri e con un trans in albergo (“mi aveva chiesto un’intervista, era iscritto all’Ordine dei giornalisti”). Il sagace Rutelli (quello derubato di 13 milioni su 20 da Lusi, ma a sua insaputa). L’onesto Cesa (quello che nel ‘ 93, finito a Regina Coeli, mise a verbale: “Ho deciso di vuotare il sacco” e confessò 13 tangenti). E il coerente La Malfa (che in vent’anni è riuscito a militare nel centrosinistra, nel centrodestra e ora nel Terzo Polo: gli restano solo Rifondazione e Forza Nuova). Mancavano purtroppo alcuni pilastri del moderatismo cattolico, come Totò Cuffaro, momentaneamente distaccato a Rebibbia, il che spiega come sia riuscito Casini a ridurre le poltrone senza venire azzannato alla giugulare: nello sfoltimento lo aiuta la forza pubblica. Ma non si esclude una prossima confluenza degli Oltristi nel Partito della Nazione, che potrebbe ribattezzarsi Partito Oltre la Nazione o Nazione Oltre il Partito. E necessiterebbe di forniture straordinarie di fleboclisi, cateteri, fasce prostatiche e paste adesive per dentiere. In caso di denti d’oro, è consigliabile il cemento a presa rapida: basta un colpo di sonno e un tesoriere di passaggio te li cava di bocca con le tenaglie.
Marco Travaglio
Il Fatto Quotidiano, 21 Aprile 2012
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Re: Come se ne viene fuori ?
Web e liste civiche, Berlusconi organizza il Pdl del dopo Berlusconi.
Insieme a Dell’Utri Il cambio di strategia, discusso con il senatore e con Scajola, è legato all'accelerazione di Casini per il Partito della nazione. "Faremo una forza di azionariato popolare che impedirà che qualcuno possa dirsi proprietario", spiega Alfano. Si pensa anche a una Fondazione. Spazio alla società civile e alle liste "Forza tutto", offensiva sui social networkPredellone o sarchiapone? Sarà davvero l’upgrade del Pdl, il tentativo di lanciare definitivamente i berlusconiani nel futuro? Oppure tutti, come ironizzano i detrattori di Alfano, si affannano per indovinare un’idea che per il momento è solo una creatura immaginaria, come Walter Chiari nel famoso sketch? La frenesia con la quale Pier Ferdinando Casini – che ha azzerato i vertici del suo partito, circondato per dire il vero da reazioni tiepide di Fli e Api – sta lavorando per erodere elettorato moderato al centrodestra pare aver acceso una miccia ai piedi di Angelino Alfano, costretto così a correre ai ripari e ad anticipare la mossa che altrimenti sarebbe stata resa nota solo dopo i ballottaggi. Ieri l’ha definita, in poche parole affiancate da molti superlativi, “la più grossa novità della politica italiana” che sarà accompagnata fino alle elezioni 2013 “dalla più innovativa campagna elettorale che il nostro Paese abbia conosciuto”.
Cambio di strategia. L’assaggio del restyling che verrà è stato obbligatorio innanzitutto per ridimensionare subito il “partito della Nazione” o comunque si chiamerà, soggetto che il segretario politico del Pdl ha infatti prontamente definito un prodotto stantio, “da naftalina”. E poi per spingere subito nel pantano il documento dei 29 di Beppe Pisanu, per i quali dal “nuovo” Popolo delle Libertà si avrà buon gioco a far passare come facce piombate dal passato remoto (l’altro primo firmatario del documento è Lamberto Dini) e che peraltro hanno registrato già un buon numero di distinguo pronunciati dai seguaci dell’ex ministro dell’Interno (un po’ come i finiani quando “scoprirono” che andare nel Fli voleva dire togliere l’appoggio al governo).
A questo si aggiunge, tra le tattiche del percorso verso le Politiche del prossimo anno, lo schiribizzo che ha portato Alfano a dire che i vertici collettivi di maggioranza a Palazzo Chigi lo hanno stufato ed è molto meglio proseguire il sostegno a Monti con incontri bilaterali. Sarà più facile spiegare tutto ai propri elettori, un giorno.
Gli organizzatori: Dell’Utri e Scajola. Non c’è solo il nome del partito sotto i ferri dei vertici del Pdl, sigla che al capo non è mai piaciuta. E non è solo Alfano a studiare il piano: lo stesso Silvio Berlusconi, dato per quasi certo un risultato deludente alle amministrative, ha rimesso insieme le energie migliori, quelle di cui si fida di più. Si intende, per esempio, l’intramontabile Marcello Dell’Utri: si sono incontrati ieri pomeriggio ad Arcore, dopo il processo Ruby. Un altro consulente, visto che la stella polare è lo “spirito del Novantaquattro”, è Claudio Scajola: il Cavaliere non lo ha visto, ma lo ha sentito per telefono. L’ex ministro pluridimissionario ha tanta voglia di tornare in prima linea, dopo essere stato in ombra per un po’.
Movimento più che partito. L’idea sarebbe quella di un movimento, più che di un partito. Una fondazione, un soggetto che – al tempo dei sondaggi che spalancano praterie di fronte a Beppe Grillo – allontani dagli elettori l’idea di partito come collettore di privilegi, anche liberandosi di qualche vecchio attrezzo all’ennesima legislatura.
Che anzi ricominci a parlare di un’economia più solidale (oggi stesso Alfano ha spedito di nuovo un messaggio al governo: “Basta tasse”), che magari dia anche qualche servizio gratuito agli affiliati (come l’Arci o l’Acli, come i sindacati) e che si faccia contaminare dalla società civile che per il nuovo Pdl potrebbe chiamarsi soprattutto mondo delle imprese. Anzi: dove gli iscritti sono anche soci. Del partito di plastica, insomma, gettata da tempo la plastica, se ne andrebbe anche il partito. La missione è far dimenticare tutto ciò che riguarda le vicende dell’ultimo governo (e non solo quelle del governo).
Quanto vale Montezemolo. Anche per questo Berlusconi ha incontrato Luca Cordero di Montezemolo, alcuni giorni fa. L’intesa con l’ex presidente di Confindustria potrebbe valere svariati punti percentuali, suggerisce qualche sondaggio. Tuttavia il risultato del faccia a faccia, al momento, non sembra un grande successo. “La strabiliante novità annunciata da Alfano e l’azzeramento delle cariche dell’Udc disposto da Casini non rappresentano un modo né serio né utile di rifondare l’area moderata e liberale della politica italiana, che non può realizzarsi solo attraverso la cooptazione di qualche tecnico o il cambiamento di un nome”, scrive in un editoriale ItaliaFutura, l’associazione presieduta dal presidente della Ferrari. La verità è che Montezemolo non si imbarcherà mai in un’avventura dove ci sia ancora Berlusconi.
La penetrazione sul territorio. La strategia politica passerà, inoltre, da una presenza più capillare del territorio. Ben oltre e ben meglio di quanto hanno fatto i Club delle Libertà inventati dalla Brambilla: si punta a una struttura snella, all’americana: un movimento in stile Tea Party, che protesti e discuta su alcuni argomenti ritenuti centrali, che poggi su comitati elettorali locali. Di nuovo lo “spirito del Novantaquattro”: perché Forza Italia è nata e cresciuta con i circoli.
Da qui le liste territoriali tornate al vecchio “Forza” (Forza Lecco, Forza Piacenza, Forza Emilia Romagna e via andando) sono più di un volano. E sono certo qualcosa di più di iniziative estemporanee: è un esperimento. L’obiettivo è presentarsi con il partitone nazionale affiancato da liste civiche locali che attirerebbero voti che il centrodestra potrebbe perdere.
Tutto questo con buona pace degli ex An, lo stato d’animo dei quali potrebbe essere riassunto da Altero Matteoli: “Il partito moderato c’è già ed è il Pdl” e quindi “non ne serve un altro” (e men che meno il partito della Nazione con Fini).
La campagna web. Infine la comunicazione. Lo “spirito del Novantaquattro”, ancora una volta. Se quasi vent’anni fa l’offensiva arrivò con “L’Italia è il Paese che amo” (incipit della videocassetta spedita ai tg) ora l’avanguardia è per forza di cose rappresentata dai social network: facebook e twitter (per i quali Alfano va pazzo). Su questo certo Berlusconi non può dire granché. Per il compito, oltre ad alcuni giovani del partito (Maria Rosaria Rossi, già nota per essere stata presente alle “cene eleganti”, e Roberto Gasparotti) e al gestore del sito del segretario Davide Tedesco, sarebbe già della partita anche Marco Montemagno: esperto di web 2.0, blog e evoluzione dei media, presidente e amministratore delegato di Blogosfere, consulente di aziende ed enti, è anche molto abile per eventi e presentazioni con una costante interazione con chi ascolta. Quanto a internet – per chi ha più di 70 anni – vale il discorso del Cavaliere e così è pronta l’offensiva tramite sms.
“Rinunciamo ai rimborsi”. Non sarà solo il nome, dunque, a occupare il lavoro di riverniciatura. “Faremo il primo movimento politico del tutto autofinanziato – si è lasciato scappare oggi durante un comizio Alfano – perché noi vivremo solo con il contributo volontario di chi vorrà finanziare le nostre idee, il nostro ideale politico, la nostra azione parlamentare”. Una “forza di azionariato popolare – ha proseguito – che impedirà che qualcuno possa dirsi proprietario”, una “una partecipazione diffusa senza che uno possa dire ‘E’ mio’”. In realtà c’è qualcuno che lo può ben dire, ancora oggi, e continuerà a poterlo dire nel “nuovo” partito. Quel qualcuno non è Alfano.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/04 ... to/206195/
Insieme a Dell’Utri Il cambio di strategia, discusso con il senatore e con Scajola, è legato all'accelerazione di Casini per il Partito della nazione. "Faremo una forza di azionariato popolare che impedirà che qualcuno possa dirsi proprietario", spiega Alfano. Si pensa anche a una Fondazione. Spazio alla società civile e alle liste "Forza tutto", offensiva sui social networkPredellone o sarchiapone? Sarà davvero l’upgrade del Pdl, il tentativo di lanciare definitivamente i berlusconiani nel futuro? Oppure tutti, come ironizzano i detrattori di Alfano, si affannano per indovinare un’idea che per il momento è solo una creatura immaginaria, come Walter Chiari nel famoso sketch? La frenesia con la quale Pier Ferdinando Casini – che ha azzerato i vertici del suo partito, circondato per dire il vero da reazioni tiepide di Fli e Api – sta lavorando per erodere elettorato moderato al centrodestra pare aver acceso una miccia ai piedi di Angelino Alfano, costretto così a correre ai ripari e ad anticipare la mossa che altrimenti sarebbe stata resa nota solo dopo i ballottaggi. Ieri l’ha definita, in poche parole affiancate da molti superlativi, “la più grossa novità della politica italiana” che sarà accompagnata fino alle elezioni 2013 “dalla più innovativa campagna elettorale che il nostro Paese abbia conosciuto”.
Cambio di strategia. L’assaggio del restyling che verrà è stato obbligatorio innanzitutto per ridimensionare subito il “partito della Nazione” o comunque si chiamerà, soggetto che il segretario politico del Pdl ha infatti prontamente definito un prodotto stantio, “da naftalina”. E poi per spingere subito nel pantano il documento dei 29 di Beppe Pisanu, per i quali dal “nuovo” Popolo delle Libertà si avrà buon gioco a far passare come facce piombate dal passato remoto (l’altro primo firmatario del documento è Lamberto Dini) e che peraltro hanno registrato già un buon numero di distinguo pronunciati dai seguaci dell’ex ministro dell’Interno (un po’ come i finiani quando “scoprirono” che andare nel Fli voleva dire togliere l’appoggio al governo).
A questo si aggiunge, tra le tattiche del percorso verso le Politiche del prossimo anno, lo schiribizzo che ha portato Alfano a dire che i vertici collettivi di maggioranza a Palazzo Chigi lo hanno stufato ed è molto meglio proseguire il sostegno a Monti con incontri bilaterali. Sarà più facile spiegare tutto ai propri elettori, un giorno.
Gli organizzatori: Dell’Utri e Scajola. Non c’è solo il nome del partito sotto i ferri dei vertici del Pdl, sigla che al capo non è mai piaciuta. E non è solo Alfano a studiare il piano: lo stesso Silvio Berlusconi, dato per quasi certo un risultato deludente alle amministrative, ha rimesso insieme le energie migliori, quelle di cui si fida di più. Si intende, per esempio, l’intramontabile Marcello Dell’Utri: si sono incontrati ieri pomeriggio ad Arcore, dopo il processo Ruby. Un altro consulente, visto che la stella polare è lo “spirito del Novantaquattro”, è Claudio Scajola: il Cavaliere non lo ha visto, ma lo ha sentito per telefono. L’ex ministro pluridimissionario ha tanta voglia di tornare in prima linea, dopo essere stato in ombra per un po’.
Movimento più che partito. L’idea sarebbe quella di un movimento, più che di un partito. Una fondazione, un soggetto che – al tempo dei sondaggi che spalancano praterie di fronte a Beppe Grillo – allontani dagli elettori l’idea di partito come collettore di privilegi, anche liberandosi di qualche vecchio attrezzo all’ennesima legislatura.
Che anzi ricominci a parlare di un’economia più solidale (oggi stesso Alfano ha spedito di nuovo un messaggio al governo: “Basta tasse”), che magari dia anche qualche servizio gratuito agli affiliati (come l’Arci o l’Acli, come i sindacati) e che si faccia contaminare dalla società civile che per il nuovo Pdl potrebbe chiamarsi soprattutto mondo delle imprese. Anzi: dove gli iscritti sono anche soci. Del partito di plastica, insomma, gettata da tempo la plastica, se ne andrebbe anche il partito. La missione è far dimenticare tutto ciò che riguarda le vicende dell’ultimo governo (e non solo quelle del governo).
Quanto vale Montezemolo. Anche per questo Berlusconi ha incontrato Luca Cordero di Montezemolo, alcuni giorni fa. L’intesa con l’ex presidente di Confindustria potrebbe valere svariati punti percentuali, suggerisce qualche sondaggio. Tuttavia il risultato del faccia a faccia, al momento, non sembra un grande successo. “La strabiliante novità annunciata da Alfano e l’azzeramento delle cariche dell’Udc disposto da Casini non rappresentano un modo né serio né utile di rifondare l’area moderata e liberale della politica italiana, che non può realizzarsi solo attraverso la cooptazione di qualche tecnico o il cambiamento di un nome”, scrive in un editoriale ItaliaFutura, l’associazione presieduta dal presidente della Ferrari. La verità è che Montezemolo non si imbarcherà mai in un’avventura dove ci sia ancora Berlusconi.
La penetrazione sul territorio. La strategia politica passerà, inoltre, da una presenza più capillare del territorio. Ben oltre e ben meglio di quanto hanno fatto i Club delle Libertà inventati dalla Brambilla: si punta a una struttura snella, all’americana: un movimento in stile Tea Party, che protesti e discuta su alcuni argomenti ritenuti centrali, che poggi su comitati elettorali locali. Di nuovo lo “spirito del Novantaquattro”: perché Forza Italia è nata e cresciuta con i circoli.
Da qui le liste territoriali tornate al vecchio “Forza” (Forza Lecco, Forza Piacenza, Forza Emilia Romagna e via andando) sono più di un volano. E sono certo qualcosa di più di iniziative estemporanee: è un esperimento. L’obiettivo è presentarsi con il partitone nazionale affiancato da liste civiche locali che attirerebbero voti che il centrodestra potrebbe perdere.
Tutto questo con buona pace degli ex An, lo stato d’animo dei quali potrebbe essere riassunto da Altero Matteoli: “Il partito moderato c’è già ed è il Pdl” e quindi “non ne serve un altro” (e men che meno il partito della Nazione con Fini).
La campagna web. Infine la comunicazione. Lo “spirito del Novantaquattro”, ancora una volta. Se quasi vent’anni fa l’offensiva arrivò con “L’Italia è il Paese che amo” (incipit della videocassetta spedita ai tg) ora l’avanguardia è per forza di cose rappresentata dai social network: facebook e twitter (per i quali Alfano va pazzo). Su questo certo Berlusconi non può dire granché. Per il compito, oltre ad alcuni giovani del partito (Maria Rosaria Rossi, già nota per essere stata presente alle “cene eleganti”, e Roberto Gasparotti) e al gestore del sito del segretario Davide Tedesco, sarebbe già della partita anche Marco Montemagno: esperto di web 2.0, blog e evoluzione dei media, presidente e amministratore delegato di Blogosfere, consulente di aziende ed enti, è anche molto abile per eventi e presentazioni con una costante interazione con chi ascolta. Quanto a internet – per chi ha più di 70 anni – vale il discorso del Cavaliere e così è pronta l’offensiva tramite sms.
“Rinunciamo ai rimborsi”. Non sarà solo il nome, dunque, a occupare il lavoro di riverniciatura. “Faremo il primo movimento politico del tutto autofinanziato – si è lasciato scappare oggi durante un comizio Alfano – perché noi vivremo solo con il contributo volontario di chi vorrà finanziare le nostre idee, il nostro ideale politico, la nostra azione parlamentare”. Una “forza di azionariato popolare – ha proseguito – che impedirà che qualcuno possa dirsi proprietario”, una “una partecipazione diffusa senza che uno possa dire ‘E’ mio’”. In realtà c’è qualcuno che lo può ben dire, ancora oggi, e continuerà a poterlo dire nel “nuovo” partito. Quel qualcuno non è Alfano.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/04 ... to/206195/
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Re: Come se ne viene fuori ?
Nel passaggio dal vecchio partito padronale al partito dei padroni, di sicuro i volontari disposti a finanziare le loro idee su meno tasse e meno spesa sociale non mancherebbero. Il modello sembra proprio quello anticipato ieri da Libero: «Il Cav vuol trasformare il partito in una fondazione: senza soldi dello Stato, gestita da manager e con soci al posto degli iscritti». Una via di mezzo tra partito-azienda e azienda-partito.
estratto dall'unità.it di oggi 22/4/2012
Amici forumisti se ancora una volta si consentisse a questo nano malefico di fare quest'altra offesa alla democrazia e la costituzione allora non ci resterebbe veramente che andare via dall'Italia, rinunciando alla cittadinanza per sempre.
Questo regalo a B. sarebbe la fine della democrazia, e questo lo dobbiamo alla insipienza di tutti i partiti cattolici, socialisti e comunisti, liberali e repubblicani, che nei 50 anni di repubblica non hanno voluto legiferare sulle forme legali di un partitismo democratico e costituzionale.
Oggi dalla coraggiosa giornalista Gabanelli (Report) abbiamo saputo che andare ad introdurre il pareggio di bilancio in costituzione senza troppe riflessione con l'adesione compatta del PD (Livia Turco anziché piangere perché hai votato a favore?), ha di fatto consegnato la sovranità del paese ad un organo tecnico (non eletto dal popolo) della commissione europea.
Questa cessione di sovranità doveva passare da un referendum confermativo così come noi forumisti abbiamo tentato di fare inviando email a deputati e senatori PD più sensibili, in termini di accorato invito a non firmare per evitare l'approvazione con i 2/3 di voto.
Questo non è successo!
Dobbiamo contrastare questa deriva!
Chiedo a tutti di intervenire su questa questione.
un saluto amarissimo
estratto dall'unità.it di oggi 22/4/2012
Amici forumisti se ancora una volta si consentisse a questo nano malefico di fare quest'altra offesa alla democrazia e la costituzione allora non ci resterebbe veramente che andare via dall'Italia, rinunciando alla cittadinanza per sempre.
Questo regalo a B. sarebbe la fine della democrazia, e questo lo dobbiamo alla insipienza di tutti i partiti cattolici, socialisti e comunisti, liberali e repubblicani, che nei 50 anni di repubblica non hanno voluto legiferare sulle forme legali di un partitismo democratico e costituzionale.
Oggi dalla coraggiosa giornalista Gabanelli (Report) abbiamo saputo che andare ad introdurre il pareggio di bilancio in costituzione senza troppe riflessione con l'adesione compatta del PD (Livia Turco anziché piangere perché hai votato a favore?), ha di fatto consegnato la sovranità del paese ad un organo tecnico (non eletto dal popolo) della commissione europea.
Questa cessione di sovranità doveva passare da un referendum confermativo così come noi forumisti abbiamo tentato di fare inviando email a deputati e senatori PD più sensibili, in termini di accorato invito a non firmare per evitare l'approvazione con i 2/3 di voto.
Questo non è successo!
Dobbiamo contrastare questa deriva!
Chiedo a tutti di intervenire su questa questione.
un saluto amarissimo
Ultima modifica di Joblack il 23/04/2012, 9:47, modificato 1 volta in totale.
Toro Seduto (Ta-Tanka I-Yo-Tanka)
‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
Re: Come se ne viene fuori ?
Homepage > BLOG di Antonio Padellaro
di Antonio Padellaro | 22 aprile 2012
I Serenissimi
Limpidi come acqua di fonte”, “tranquillissimi” e naturalmente “sereni”, i politici beccati a trafficare con smeraldi e lingotti d’oro, inquilini a sbafo di ville turrite o senza la ricevute (“smarrite”) comprovanti il pagamento di vacanze di sogno alle Antille, molto si dolgono delle “diffamazioni” che osano mettere in dubbio il sacrificio di “chi si è speso per ciascuno e per tutti i lavoratori della sua terra”.
Serenissimi Rosi Mauro e Roberto Calderoli, serenissimo Roberto Formigoni, tutti naturalmente intenzionati a non mollare la poltrona, tutti con le motivazioni più nobili e disinteressate che il governatore lombardo riassume in una frase che andrebbe scolpita sul monumento nazionale alle facce di bronzo: “Inutile dire che non mi dimetterò poichè sarebbe da irresponsabili piegarsi al ricatto dei calunniatori e dare soddisfazione a lobby a cui nulla importa della crisi che sta devastando l’Italia”.
Ecco, ci vuole un’impudenza assoluta per mescolare i 13 mila euro dei dorati soggiorni ad Anguilla, pagati chissà da chi, con la disperazione di milioni italiani impoveriti dalla crisi e che non sanno più dove sbattere la testa. Ma in questa oscena manifestazione di sé si avverte un senso di onnipotenza e invulnerabilità purtroppo non del tutto immotivato. I Formigoni non nascono dal nulla ma sono al vertice di una piramide di potere dove tutto si tiene. Perché nessuno nel consiglio regionale lombardo ha la forza (e forse anche la voglia) per sfiduciare il vanesio personaggio. E perchè se lui cade, tutta la piramide edificata e tenuta insieme dal cemento degli interessi e dei favori, degli affari e dei ricatti verrebbe giù.
E questo lo sanno bene tutti i Formigoni d’Italia che insaziabili fruitori di resort, appartamenti e aragoste pagate a loro insaputa, il massimo favore che ci possono fare è quello di cambiare giacca o cambiare sigla alle loro combriccole di partito. Se ne fregano e ci sfottono ben consci che anche se alle elezioni non votasse più nessuno loro continuerebbero imperterriti a dividersi la torta, l’unica in un paese che va in malora.
Il Fatto Quotidiano, 22 Aprile 2012
di Antonio Padellaro | 22 aprile 2012
I Serenissimi
Limpidi come acqua di fonte”, “tranquillissimi” e naturalmente “sereni”, i politici beccati a trafficare con smeraldi e lingotti d’oro, inquilini a sbafo di ville turrite o senza la ricevute (“smarrite”) comprovanti il pagamento di vacanze di sogno alle Antille, molto si dolgono delle “diffamazioni” che osano mettere in dubbio il sacrificio di “chi si è speso per ciascuno e per tutti i lavoratori della sua terra”.
Serenissimi Rosi Mauro e Roberto Calderoli, serenissimo Roberto Formigoni, tutti naturalmente intenzionati a non mollare la poltrona, tutti con le motivazioni più nobili e disinteressate che il governatore lombardo riassume in una frase che andrebbe scolpita sul monumento nazionale alle facce di bronzo: “Inutile dire che non mi dimetterò poichè sarebbe da irresponsabili piegarsi al ricatto dei calunniatori e dare soddisfazione a lobby a cui nulla importa della crisi che sta devastando l’Italia”.
Ecco, ci vuole un’impudenza assoluta per mescolare i 13 mila euro dei dorati soggiorni ad Anguilla, pagati chissà da chi, con la disperazione di milioni italiani impoveriti dalla crisi e che non sanno più dove sbattere la testa. Ma in questa oscena manifestazione di sé si avverte un senso di onnipotenza e invulnerabilità purtroppo non del tutto immotivato. I Formigoni non nascono dal nulla ma sono al vertice di una piramide di potere dove tutto si tiene. Perché nessuno nel consiglio regionale lombardo ha la forza (e forse anche la voglia) per sfiduciare il vanesio personaggio. E perchè se lui cade, tutta la piramide edificata e tenuta insieme dal cemento degli interessi e dei favori, degli affari e dei ricatti verrebbe giù.
E questo lo sanno bene tutti i Formigoni d’Italia che insaziabili fruitori di resort, appartamenti e aragoste pagate a loro insaputa, il massimo favore che ci possono fare è quello di cambiare giacca o cambiare sigla alle loro combriccole di partito. Se ne fregano e ci sfottono ben consci che anche se alle elezioni non votasse più nessuno loro continuerebbero imperterriti a dividersi la torta, l’unica in un paese che va in malora.
Il Fatto Quotidiano, 22 Aprile 2012
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