Hanno rotto le palle (costa concordia)
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Hanno rotto le palle (costa concordia)
Allora, domani pare sia il grande giorno: la nave parte verso Genova
E a cosa stiamo assistendo?
Spettacolarizzazione.
Sono morte un sacco di persone e poteva finire anche molto peggio.
Però sta diventando uno spettacolo.
Domani che fanno, il varo con lo champagne?
E magari applausi?
Sono morte delle persone.
Che la nave parta nel più totale silenzio se volete salvare un po' la faccia, imbecilli!
E a cosa stiamo assistendo?
Spettacolarizzazione.
Sono morte un sacco di persone e poteva finire anche molto peggio.
Però sta diventando uno spettacolo.
Domani che fanno, il varo con lo champagne?
E magari applausi?
Sono morte delle persone.
Che la nave parta nel più totale silenzio se volete salvare un po' la faccia, imbecilli!
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
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Re: Hanno rotto le palle (costa concordia)
E' evidente che ci sono sensibilità diverse.
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Re: Hanno rotto le palle (costa concordia)
Parecchio diverse
"Lei è qui per fare fotografie alla nave?"
"Sono morte delle persone, non mi pare il caso"
Clap clap clap clap
"Lei è qui per fare fotografie alla nave?"
"Sono morte delle persone, non mi pare il caso"
Clap clap clap clap
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Re: Hanno rotto le palle (costa concordia)
UN ROTTAMATORE PER UN ROTTAME! LA CONCORDIA VERSO GENOVA, CI SARÀ ANCHE RENZI - L'OSSEQUIO DI LUPI: "È L'IMMAGINE DELL'ITALIA CHE SI RIALZA" - MA QUALE SUCCESSO, PARLIAMO DI UNA COLOSSALE FIGURA DI MERDA!
Nelle prime ore di domani al Concordia sarà a Genova, nel pomeriggio arriverà Renzi. Ci scrive BlueNote: "Sarà un grandioso selfie di un governo twitter. Renzi si ricordi che sono morti in 36 a bordo, e che al massimo il recupero è un rimediare a una colossale figura di merda, altro che successo. Per quel che mi riguarda, domani tv spenta, e una preghiera"... -
1. MAIL A DAGOSPIA DI BLUENOTE: "UN ROTTAMATORE PER UN ROTTAME"
Caro Dago, l'arrivo a Genova del relitto della Costa Concordia con i resti dell'ultimo disperso a bordo dovrebbe essere salutato con bandiere a mezz'asta e marinai a capo scoperto, e non dovrebbe essere l'ennesima passerella per uno spot del ballista di Pontassieve.
Capito che un rottamatore come lui non poteva mancare all'arrivo del più grande rottame di questa povera Italia, ma trasformarlo in uno show di efficientismo governativo no.
Invece sarà un grandioso selfie di un governo twitter, con sorrisetto e discorso di circostanza.
Beh, sig. Primo ministro, si ricordi che sono morti in trentasei a bordo, che uno è ancora lì, che al massimo il recupero è un rimediare una colossale figura di merda, altro che successo. Per quel che mi riguarda, domani tv spenta, e una preghiera.
Saluti, BlueNote
2. CONCORDIA, GENOVA SI AVVICINA. DOMENICA ANCHE RENZI IN PORTO
da www.ilmessaggero.it
La Concordia in vista di Genova. Dopo la terza notte di viaggio mancano ormai solo poche miglia per arrivare all'obiettivo. Il convoglio stamani si trovava a 18 miglia a sudovest di Portofino e viaggia a una velocità di 1,7 nodi. Nella notte nella zona di mare attraversata dalla Concordia c'è stato un violento temporale e ci sono stati forti venti di scirocco. L'arrivo davanti al porto di Genova è confermato per le prime ore della giornata di domenica.
La Concordia insomma è ad un passo dal traguardo. Forzando i tempi, forse si sarebbe potuto arrivare già nella giornata di oggi, anche perché le previsioni meteo danno un peggioramento in arrivo proprio sul mar Ligure. Ma è evidente a tutti che non è proprio il caso di prendersi dei rischi inutili proprio quando il viaggio volge al termine e dunque l'arrivo davanti a Genova è previsto tra l'una e le tre della notte tra sabato e domenica.
Lì ci sarà l'incontro con gli otto piloti del porto che avranno il compito di portare la nave in banchina: un'operazione che durerà tra le 6 e le 8 ore e che inizierà alle prime luci dell'alba.
Ad attenderla non ci sarà il premier Matteo Renzi, che però arriverà nel pomeriggio. L'ha confermato il prefetto reggente della città, Paolo D'Attilio: «Il presidente del Consiglio sarà presente in banchina quando la Concordia avrà concluso le manovre di attracco». Il perché Renzi ci sarà, lo spiega il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi: «La Concordia era il simbolo nel mondo di ciò che non si deve fare. Oggi, pur non dimenticando la tragedia e i morti, è l'immagine dell'Italia che si rialza».
Il viaggio della Concordia, tuttavia, resta sempre un ultimo viaggio prima della morte. Una sensazione che si comprende alla perfezione solo guardando la nave procedere lenta, in una giornata di mare piatto e vento assente: quando ci si avvicina a quel mostro, si sentono solo i motori al minimo dei rimorchiatori e quello dei tonni che saltano tutt'intorno al relitto. Il resto è solo silenzio; un silenzio senza vita.
È indubbio però che queste 140 miglia già percorse sono un'altra impresa di quel gruppo di italiani che l'ha immaginata e voluta. «Sta andando tutto meglio del previsto - conferma Alessandro Vettori, supervisore del progetto e rappresentante di Costa nel convoglio - I controlli effettuati non hanno evidenziato problemi e anche le verifiche ambientali stanno dando esito positivo».
Vettori è l'uomo che guarda la Concordia: il suo compito, a bordo del rimorchiatore Blizzard, è quello di guardare sempre la nave, per verificare che non vi siano problemi al traino. Lui e gli altri 140 uomini che formano il convoglio, non mollano mai. «C'è una grandissima serietà e professionalità, tutti siamo impegnati al massimo nelle attività che ci sono state assegnate. Solo quando arriveremo a Genova ci rilasseremo».
Nelle prime ore di domani al Concordia sarà a Genova, nel pomeriggio arriverà Renzi. Ci scrive BlueNote: "Sarà un grandioso selfie di un governo twitter. Renzi si ricordi che sono morti in 36 a bordo, e che al massimo il recupero è un rimediare a una colossale figura di merda, altro che successo. Per quel che mi riguarda, domani tv spenta, e una preghiera"... -
1. MAIL A DAGOSPIA DI BLUENOTE: "UN ROTTAMATORE PER UN ROTTAME"
Caro Dago, l'arrivo a Genova del relitto della Costa Concordia con i resti dell'ultimo disperso a bordo dovrebbe essere salutato con bandiere a mezz'asta e marinai a capo scoperto, e non dovrebbe essere l'ennesima passerella per uno spot del ballista di Pontassieve.
Capito che un rottamatore come lui non poteva mancare all'arrivo del più grande rottame di questa povera Italia, ma trasformarlo in uno show di efficientismo governativo no.
Invece sarà un grandioso selfie di un governo twitter, con sorrisetto e discorso di circostanza.
Beh, sig. Primo ministro, si ricordi che sono morti in trentasei a bordo, che uno è ancora lì, che al massimo il recupero è un rimediare una colossale figura di merda, altro che successo. Per quel che mi riguarda, domani tv spenta, e una preghiera.
Saluti, BlueNote
2. CONCORDIA, GENOVA SI AVVICINA. DOMENICA ANCHE RENZI IN PORTO
da www.ilmessaggero.it
La Concordia in vista di Genova. Dopo la terza notte di viaggio mancano ormai solo poche miglia per arrivare all'obiettivo. Il convoglio stamani si trovava a 18 miglia a sudovest di Portofino e viaggia a una velocità di 1,7 nodi. Nella notte nella zona di mare attraversata dalla Concordia c'è stato un violento temporale e ci sono stati forti venti di scirocco. L'arrivo davanti al porto di Genova è confermato per le prime ore della giornata di domenica.
La Concordia insomma è ad un passo dal traguardo. Forzando i tempi, forse si sarebbe potuto arrivare già nella giornata di oggi, anche perché le previsioni meteo danno un peggioramento in arrivo proprio sul mar Ligure. Ma è evidente a tutti che non è proprio il caso di prendersi dei rischi inutili proprio quando il viaggio volge al termine e dunque l'arrivo davanti a Genova è previsto tra l'una e le tre della notte tra sabato e domenica.
Lì ci sarà l'incontro con gli otto piloti del porto che avranno il compito di portare la nave in banchina: un'operazione che durerà tra le 6 e le 8 ore e che inizierà alle prime luci dell'alba.
Ad attenderla non ci sarà il premier Matteo Renzi, che però arriverà nel pomeriggio. L'ha confermato il prefetto reggente della città, Paolo D'Attilio: «Il presidente del Consiglio sarà presente in banchina quando la Concordia avrà concluso le manovre di attracco». Il perché Renzi ci sarà, lo spiega il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi: «La Concordia era il simbolo nel mondo di ciò che non si deve fare. Oggi, pur non dimenticando la tragedia e i morti, è l'immagine dell'Italia che si rialza».
Il viaggio della Concordia, tuttavia, resta sempre un ultimo viaggio prima della morte. Una sensazione che si comprende alla perfezione solo guardando la nave procedere lenta, in una giornata di mare piatto e vento assente: quando ci si avvicina a quel mostro, si sentono solo i motori al minimo dei rimorchiatori e quello dei tonni che saltano tutt'intorno al relitto. Il resto è solo silenzio; un silenzio senza vita.
È indubbio però che queste 140 miglia già percorse sono un'altra impresa di quel gruppo di italiani che l'ha immaginata e voluta. «Sta andando tutto meglio del previsto - conferma Alessandro Vettori, supervisore del progetto e rappresentante di Costa nel convoglio - I controlli effettuati non hanno evidenziato problemi e anche le verifiche ambientali stanno dando esito positivo».
Vettori è l'uomo che guarda la Concordia: il suo compito, a bordo del rimorchiatore Blizzard, è quello di guardare sempre la nave, per verificare che non vi siano problemi al traino. Lui e gli altri 140 uomini che formano il convoglio, non mollano mai. «C'è una grandissima serietà e professionalità, tutti siamo impegnati al massimo nelle attività che ci sono state assegnate. Solo quando arriveremo a Genova ci rilasseremo».
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Re: Hanno rotto le palle (costa concordia)
Da facebook:
il Ministro Lupi: "la Concordia è l'immagine dell'Italia che si rialza".
Infatti, domani la faranno a pezzi.
il Ministro Lupi: "la Concordia è l'immagine dell'Italia che si rialza".
Infatti, domani la faranno a pezzi.
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Re: Hanno rotto le palle (costa concordia)
Grande erding, questa cosa rende l'idea
Verrebbe pure da riderci se non ci fossero 32 morti di mezzo e schettino che se la spassa a Ischia. Anche se c'è chi alla partenza ha applaudito, pensate un po'
E oggi finisce (forse) lo spettacolo pietoso offerto da tutta l'informazione in questi giorni
Che i fantasmi delle vittime vengano a prendervi tutti acalci in culo
Verrebbe pure da riderci se non ci fossero 32 morti di mezzo e schettino che se la spassa a Ischia. Anche se c'è chi alla partenza ha applaudito, pensate un po'
E oggi finisce (forse) lo spettacolo pietoso offerto da tutta l'informazione in questi giorni
Che i fantasmi delle vittime vengano a prendervi tutti acalci in culo
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
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Re: Hanno rotto le palle (costa concordia)
erding ha scritto:Da facebook:
il Ministro Lupi: "la Concordia è l'immagine dell'Italia che si rialza".
Infatti, domani la faranno a pezzi.
Scusami erding se non ho avuto il tempo di interpellarti circa una tua autorizzazione ad usare quanto da te sopra pubblicato, ma il tempo per andare in stampa da parte de Il Fatto Quotidiano è limitato.
Ho appena inviato questa mail alla redazione de IFQ:
URGENTE
Per la Direzione e la Redazione del Fatto.
Mi auguro che il titolo di prima pagina di domani sia questo.
il Ministro Lupi: "la Concordia è l'immagine dell'Italia che si rialza".
Infatti, domani la faranno a pezzi.
^^
Titolo apparso da una segnalazione sul forum : http://forumisti.mondoforum.com/viewtop ... 264#p33264
Tratto a sua volta da una segnalazione su Facebook
Cordialità,
A.Hopkins
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Re: Hanno rotto le palle (costa concordia)
Io l'ho solo riportata da facebook
...diamo a Cesare ciò che è di Cesare!
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Re: Hanno rotto le palle (costa concordia)
E non avete sentito Gabrielli che ha fatto ponti d'oro per la Costa, chissà quanto avrà sganciato, dicendo che l'operazione oltre che tecnica doveva servire per rilanciare il marchio "italiano" Costa Crociere che impegna 25000 lavoratori in Italia e menate da prenderlo a schiaffi.
Ovviamente da giornalisti lecchini solo domande gossippare ... tanto è quello che vuole il pubblico televisivo!
Buona serata a tutti,
Ovviamente da giornalisti lecchini solo domande gossippare ... tanto è quello che vuole il pubblico televisivo!
Buona serata a tutti,
Toro Seduto (Ta-Tanka I-Yo-Tanka)
‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
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Re: Hanno rotto le palle (costa concordia)
Pittibimbo, forse su suggerimento del Caimano che ha tenuto in ostaggio l'Italia per un ventennio, deve essere fermamente convinto che gli italiani sono tutti quanti fessi. Ragion per cui gli si può raccontare di tutto e di più. La propaganda renziana, che poi assomiglia a quella berlusconiana, che a sua volta assomiglia a quella mussoliniana, per il momento ha ingannato solo un quinto dell'elettorato. Non come la propaganda racconta il 40,8 %. Il 40,8 % è riferito a coloro che hanno votato. Non all'intero corpo elettorale italiano. Per cui i renziani rappresentano solo il 22,11 % del corpo elettorale. Praticamente quasi un quinto.
Ma anche la stampa di regime gli da corda con questa clamorosa bufala.
Ma non tutti gli italiani sono scemi.
Persino La Repubblica della tessera N° 1 del PD, se ne è accorta:
Non si era mai vista una vergogna trasformata in fierezza nazionale.
28 LUG 2014 09:46
1. NON SI ERA MAI VISTA UNA VERGOGNA TRASFORMATA IN FIEREZZA NAZIONALE. LA CARCASSA DEL COMANDO MARINARO ITALIANO È STATA ESIBITA COME UNA BANDIERA. E IL COLORE DELLA RUGGINE E I RESIDUI D’OLIO ESAUSTO ERANO SPACCIATI PER POLVERE DI STELLE -
2. ECCO PERCHÉ NON SEMBRAVA, QUELLA DEL PREMIER MATTEO RENZI SUL MOLO DI GENOVA, LA VISITA ALLO SCHELETRO DI UNA NAZIONE, MA AVEVA INVECE IL TONO DELLA PASSEGGIATA ALLEGRA, DELL’AUTOPROMOZIONE: L’INDUSTRIA, LA SCUOLA, L’INGEGNERIA ITALIANA... E SEMPRE DICENDO DI NON VOLER FARE PASSERELLA, RENZI FINIVA COL FARLA -
3. “I FRANCESI HANNO VISTO CHE POSSONO FIDARSI DI NOI. CHIAMERÒ HOLLANDE E GLI DIRÒ DI NON ESSERE PREOCCUPATO PER COME LAVORANO GLI ITALIANI”. E NON SI FA SCAPPARE L'OCCASIONE PER CELEBRARE ANCHE LA VITTORIA DI VINCENZO NIBALI AL TOUR DE FRANCE: “OGGI LA MAGLIA GIALLA HA IL PROFUMO GIUSTO”. NON MANCA NEPPURE UNA BATTUTACCIA POLEMICA CHE RIEVOCA LA VIA CRUCIS DELLE RIFORME IN QUEL DI ROMA, RIVOLTA AI CRONISTI CHE LO ASSEDIANO E LO STRATTONANO: “SIETE PEGGIO DEL PARLAMENTO” -
Francesco Merlo per “La Repubblica”
Non si era mai vista una vergogna trasformata in fierezza nazionale. La carcassa del Comando Marinaro Italiano è stata esibita come una bandiera. E il colore della ruggine e i residui d’olio esausto erano spacciati per polvere di stelle. Nel bel mezzogiorno genovese di ieri l’Italia si è inchinata — il contrappasso dell’inchino! — dinanzi alla rovina della sua secolare Storia Navale.
Lo smantellamento della carcassa, che da sempre è la forma di sopravvivenza degli accattoni di tutto il mondo, frutterà infatti al consorzio Saipem e San Giorgio del Porto 100 milioni di euro, 2 mila lavoratori per 22 mesi di divoramento: soldi, soldi, soldi, i maledetti soldi della disgrazia; le estreme, illusorie fortune della sventura.
Ecco perché non sembrava, quella del presidente del consiglio Matteo Renzi sul molo di Genova, la visita allo scheletro di una nazione, ma aveva invece il tono della passeggiata allegra, dell’autopromozione: l’industria, la scuola, l’ingegneria italiana... E sempre dicendo di non voler fare passerella, Renzi finiva col farla.
E va bene che queste sono le comprensibili leggi della politica-spettacolo, ma qui la rottamazione non è più metafora. Sempre premettendo che «non è un giorno lieto e nessuno mette le bandiere per festeggiare», l’evidente gioia di Renzi era fuori luogo, e le pacche sulle spalle, gli abbracci, i sorrisoni e gli scherzi, «ragazzi, siete peggio che in Parlamento», erano quelli delle Grandi Opere, ma da costruire e non da demolire; delle Industrie che nascono e non di quelle che muoiono, dell’inizio e non della fine (anche) di una retorica.
E mentre il ministro Galletti patriotticamente diceva che «i francesi dovrebbero imparare a fidarsi un po’ di più di noi italiani» e Franco Gabrielli finalmente esultava, «basta scaramanzia, la missione è compiuta», lento si riproduceva nell’aria di questa estate, che ha il passo leggero della tramontana, la malinconica “musica ambient” dell’arcitalianissimo dialogo tra i comandati Gregorio De Falco e Francesco Schettino, che furono chitarra e voce nella notte senza fine. E quel «torni a bordo caXXo», ormai più identitario di Fratelli d’Italia, del Va pensiero e di Volare, riemergeva invincibile dal naufragio dei cronisti televisivi: «ci siamo quasi, ci siamo quasi,… la Costa Concordia abbraccia le colline della Lanterna ».
Era davvero imbarazzante l’interminabile vaniloquio di circostanza che di solito la Rai e le nostre Tv riservano alle incoronazioni e alle elezioni dei capo di Stato: «I delfini stanno accompagnando la nave sino al porto. Tutti stanno seguendo l’epopea della Costa. È un’immagine magnifica e terrificante insieme ».
Diciamo la verità: non c’è italiano per bene che ieri non abbia sofferto nel vedere che nel porto della superba Genova lo stupido fallimento di un popolo di navigatori veniva esibito come un moderno Rinascimento. Mai eravamo arrivati a celebrare come vita nuova la mummia della gloriosa Industria Italiana delle grandi navi, autoaffondata in una pozza a pochi metri dalla riva dell’Isola del Giglio ed ora imbavagliata e tenuta in equilibrio da cassoni-stampelle e incatenata, come una bestia in cattività, a dei cavi guinzaglio. Magari si potessero cancellare i 32 morti, e davvero smaltire la vergogna, cannibalizzarla e risputarla sotto forma di orgoglio nazionale.
Dunque dispiace dirlo, ma il capo della protezione civile, le autorità portuali, sindaci, governatori e ministri, sino appunto al presidente del consiglio, al di là delle buone intenzioni, annunziando lo smantellamento della vergogna come nuova risorsa nazionale ed elevando l’antica voracità dei ferrivecchi a via di sviluppo di una paese in decadenza, somigliavano alla famiglia Ciraulo, affamati divoratori di navi dismesse che nel porto di Palermo agli ordini di Toni Servillo nel ruolo di papà Nicola, (Lsu, ovviamente: Lavoratore socialmente utile) arraffavano un manometro, si contendevano un timone, smontavano un boccaporto e si portavano a casa la “biscaggina”, la scaletta che Schettino non risalì mai.
Ed è facile immaginare fisicamente queste mosche del rottame anche senza avere visto il bel film di Daniele Ciprì (“È stato il figlio”).
Sono infatti i nipotini degli smantellatori raccontati da Lewis in “Napoli 44”, gli stessi accattoni che a Genova ieri hanno affittato terrazzini e balconi, “solo a telecamere” stava scritto a pennarello blu su carta a quadretti come nei menù estivi improvvisati dei bagnini abusivi. Davvero un topos dell’economia dello smaltimento di cui vivono, in tutto il mondo, i parassiti del residuo, i divoratori di carcami dell’India più povera che incredibilmente sembrano ispirare le foto del balletto dei nostri tecnici attorno al cimitero della Costa:
“operai di salvataggio” li chiamano, e alcuni sono olandesi, ma è italiano quel macho che si è fatto fotografare mentre piega sul proprio super bicipite un modellino della Concordia. Internet è piena di foto di questi salvatori che stappano birra Moretti e si spruzzano l’un l’altro, festeggiano, saltano, si abbracciano e si fanno i selfie.
E augurandosi che Genova diventi il porto della demolizione d’Europa il presidente della Regione Burlando sembrava non sapere che il capitalismo internazionale ha espulso dalle sue attività civili la distruzione di questi cadaveri ferrosi perché troppo costosa e pericolosa.
E oggi la trasformazione e lo smaltimento di più di 700 navi all’anno avvengono nel Terzo Mondo e “a mani nude” in Pakistan, Bangladesh e soprattutto in India, nello stato di Gujarat, su una spiaggia che una volta era incontaminata e che si chiama Alang dove 40mila operai ridotti alla fame per due dollari l’ora si arrampicano e smembrano quelle “città fantasma” con i ventri squarciati, e sono tagliatori, maneggiatori di fiamma ossidrica, arrampicatori, un folla visiva che, ha raccontato William Langewiesche (“Terrore dal mare”, Adelphi 2005) solo a poco a poco prende senso, tra cavi infiammabili, pareti sottili… e le preziosissime campane di bordo riciclate nei templi indù. Ed è tutto un cigolare, uno scricchiolare, uno sbattere di acciaio sul legno che, anche ieri sul molo di Genova, era già rumore di fondo, la musica del nostro declino, della nave che, divorata, via via sparisce.
Ma anche la stampa di regime gli da corda con questa clamorosa bufala.
Ma non tutti gli italiani sono scemi.
Persino La Repubblica della tessera N° 1 del PD, se ne è accorta:
Non si era mai vista una vergogna trasformata in fierezza nazionale.
28 LUG 2014 09:46
1. NON SI ERA MAI VISTA UNA VERGOGNA TRASFORMATA IN FIEREZZA NAZIONALE. LA CARCASSA DEL COMANDO MARINARO ITALIANO È STATA ESIBITA COME UNA BANDIERA. E IL COLORE DELLA RUGGINE E I RESIDUI D’OLIO ESAUSTO ERANO SPACCIATI PER POLVERE DI STELLE -
2. ECCO PERCHÉ NON SEMBRAVA, QUELLA DEL PREMIER MATTEO RENZI SUL MOLO DI GENOVA, LA VISITA ALLO SCHELETRO DI UNA NAZIONE, MA AVEVA INVECE IL TONO DELLA PASSEGGIATA ALLEGRA, DELL’AUTOPROMOZIONE: L’INDUSTRIA, LA SCUOLA, L’INGEGNERIA ITALIANA... E SEMPRE DICENDO DI NON VOLER FARE PASSERELLA, RENZI FINIVA COL FARLA -
3. “I FRANCESI HANNO VISTO CHE POSSONO FIDARSI DI NOI. CHIAMERÒ HOLLANDE E GLI DIRÒ DI NON ESSERE PREOCCUPATO PER COME LAVORANO GLI ITALIANI”. E NON SI FA SCAPPARE L'OCCASIONE PER CELEBRARE ANCHE LA VITTORIA DI VINCENZO NIBALI AL TOUR DE FRANCE: “OGGI LA MAGLIA GIALLA HA IL PROFUMO GIUSTO”. NON MANCA NEPPURE UNA BATTUTACCIA POLEMICA CHE RIEVOCA LA VIA CRUCIS DELLE RIFORME IN QUEL DI ROMA, RIVOLTA AI CRONISTI CHE LO ASSEDIANO E LO STRATTONANO: “SIETE PEGGIO DEL PARLAMENTO” -
Francesco Merlo per “La Repubblica”
Non si era mai vista una vergogna trasformata in fierezza nazionale. La carcassa del Comando Marinaro Italiano è stata esibita come una bandiera. E il colore della ruggine e i residui d’olio esausto erano spacciati per polvere di stelle. Nel bel mezzogiorno genovese di ieri l’Italia si è inchinata — il contrappasso dell’inchino! — dinanzi alla rovina della sua secolare Storia Navale.
Lo smantellamento della carcassa, che da sempre è la forma di sopravvivenza degli accattoni di tutto il mondo, frutterà infatti al consorzio Saipem e San Giorgio del Porto 100 milioni di euro, 2 mila lavoratori per 22 mesi di divoramento: soldi, soldi, soldi, i maledetti soldi della disgrazia; le estreme, illusorie fortune della sventura.
Ecco perché non sembrava, quella del presidente del consiglio Matteo Renzi sul molo di Genova, la visita allo scheletro di una nazione, ma aveva invece il tono della passeggiata allegra, dell’autopromozione: l’industria, la scuola, l’ingegneria italiana... E sempre dicendo di non voler fare passerella, Renzi finiva col farla.
E va bene che queste sono le comprensibili leggi della politica-spettacolo, ma qui la rottamazione non è più metafora. Sempre premettendo che «non è un giorno lieto e nessuno mette le bandiere per festeggiare», l’evidente gioia di Renzi era fuori luogo, e le pacche sulle spalle, gli abbracci, i sorrisoni e gli scherzi, «ragazzi, siete peggio che in Parlamento», erano quelli delle Grandi Opere, ma da costruire e non da demolire; delle Industrie che nascono e non di quelle che muoiono, dell’inizio e non della fine (anche) di una retorica.
E mentre il ministro Galletti patriotticamente diceva che «i francesi dovrebbero imparare a fidarsi un po’ di più di noi italiani» e Franco Gabrielli finalmente esultava, «basta scaramanzia, la missione è compiuta», lento si riproduceva nell’aria di questa estate, che ha il passo leggero della tramontana, la malinconica “musica ambient” dell’arcitalianissimo dialogo tra i comandati Gregorio De Falco e Francesco Schettino, che furono chitarra e voce nella notte senza fine. E quel «torni a bordo caXXo», ormai più identitario di Fratelli d’Italia, del Va pensiero e di Volare, riemergeva invincibile dal naufragio dei cronisti televisivi: «ci siamo quasi, ci siamo quasi,… la Costa Concordia abbraccia le colline della Lanterna ».
Era davvero imbarazzante l’interminabile vaniloquio di circostanza che di solito la Rai e le nostre Tv riservano alle incoronazioni e alle elezioni dei capo di Stato: «I delfini stanno accompagnando la nave sino al porto. Tutti stanno seguendo l’epopea della Costa. È un’immagine magnifica e terrificante insieme ».
Diciamo la verità: non c’è italiano per bene che ieri non abbia sofferto nel vedere che nel porto della superba Genova lo stupido fallimento di un popolo di navigatori veniva esibito come un moderno Rinascimento. Mai eravamo arrivati a celebrare come vita nuova la mummia della gloriosa Industria Italiana delle grandi navi, autoaffondata in una pozza a pochi metri dalla riva dell’Isola del Giglio ed ora imbavagliata e tenuta in equilibrio da cassoni-stampelle e incatenata, come una bestia in cattività, a dei cavi guinzaglio. Magari si potessero cancellare i 32 morti, e davvero smaltire la vergogna, cannibalizzarla e risputarla sotto forma di orgoglio nazionale.
Dunque dispiace dirlo, ma il capo della protezione civile, le autorità portuali, sindaci, governatori e ministri, sino appunto al presidente del consiglio, al di là delle buone intenzioni, annunziando lo smantellamento della vergogna come nuova risorsa nazionale ed elevando l’antica voracità dei ferrivecchi a via di sviluppo di una paese in decadenza, somigliavano alla famiglia Ciraulo, affamati divoratori di navi dismesse che nel porto di Palermo agli ordini di Toni Servillo nel ruolo di papà Nicola, (Lsu, ovviamente: Lavoratore socialmente utile) arraffavano un manometro, si contendevano un timone, smontavano un boccaporto e si portavano a casa la “biscaggina”, la scaletta che Schettino non risalì mai.
Ed è facile immaginare fisicamente queste mosche del rottame anche senza avere visto il bel film di Daniele Ciprì (“È stato il figlio”).
Sono infatti i nipotini degli smantellatori raccontati da Lewis in “Napoli 44”, gli stessi accattoni che a Genova ieri hanno affittato terrazzini e balconi, “solo a telecamere” stava scritto a pennarello blu su carta a quadretti come nei menù estivi improvvisati dei bagnini abusivi. Davvero un topos dell’economia dello smaltimento di cui vivono, in tutto il mondo, i parassiti del residuo, i divoratori di carcami dell’India più povera che incredibilmente sembrano ispirare le foto del balletto dei nostri tecnici attorno al cimitero della Costa:
“operai di salvataggio” li chiamano, e alcuni sono olandesi, ma è italiano quel macho che si è fatto fotografare mentre piega sul proprio super bicipite un modellino della Concordia. Internet è piena di foto di questi salvatori che stappano birra Moretti e si spruzzano l’un l’altro, festeggiano, saltano, si abbracciano e si fanno i selfie.
E augurandosi che Genova diventi il porto della demolizione d’Europa il presidente della Regione Burlando sembrava non sapere che il capitalismo internazionale ha espulso dalle sue attività civili la distruzione di questi cadaveri ferrosi perché troppo costosa e pericolosa.
E oggi la trasformazione e lo smaltimento di più di 700 navi all’anno avvengono nel Terzo Mondo e “a mani nude” in Pakistan, Bangladesh e soprattutto in India, nello stato di Gujarat, su una spiaggia che una volta era incontaminata e che si chiama Alang dove 40mila operai ridotti alla fame per due dollari l’ora si arrampicano e smembrano quelle “città fantasma” con i ventri squarciati, e sono tagliatori, maneggiatori di fiamma ossidrica, arrampicatori, un folla visiva che, ha raccontato William Langewiesche (“Terrore dal mare”, Adelphi 2005) solo a poco a poco prende senso, tra cavi infiammabili, pareti sottili… e le preziosissime campane di bordo riciclate nei templi indù. Ed è tutto un cigolare, uno scricchiolare, uno sbattere di acciaio sul legno che, anche ieri sul molo di Genova, era già rumore di fondo, la musica del nostro declino, della nave che, divorata, via via sparisce.
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