Diario della caduta di un regime.
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Re: Diario della caduta di un regime.
Se ne è accorto anche Padellaro.
il Fatto 18.3.15
Facce di bronzo
di Antonio Padellaro
Lo scandalo è bello grosso e infatti di prima mattina eccoli paracadutati nei talk show per difendere l’indifendibile, negare l’evidenza, confondere le acque.
In missione per conto di Renzi, in quel di Agorà (Rai3), la parola all’onorevole Ivan Scalfarotto, trascorsi decorosi per i diritti civili, oggi detergente multiuso.
Prova “schifo” Ivan Mastro-lindo e vorrei vedere voi a passare lo straccio sul sistema Incalza, 35 anni di appalti, 14 inchieste, un vorace amico detto Pigliatutto.
Niente paura, l’ottimo governo lavora indefesso per il bene comune e la puzza diventa odor di gelsomino.
Nello studio delle facce di bronzo “siamo tutti garantisti” che per l’uso smodato del termine ricorda il patriottismo secondo Samuel Johnson, ultimo rifugio dei farabutti.
Il ministro Lupi non è indagato, lasciamo lavorare i magistrati, nessuno è colpevole fino a sentenza definitiva, non esistono più le mezze stagioni.
E la legge anti-corruzione che giace da due anni? Utile approfondimento.
E il premier che voleva il Daspo per i corrotti? Quando mai.
La consigliera Ncd non finge di turarsi il naso. Lupi deve dimettersi? Giammai.
E il figlio di Lupi? E il Rolex da diecimila euro? E l’assunzione presso lo studio Pigliatutto? E l’abito su misura? Niente persecuzioni.
Si chiude con l’ossessione Salvini e i clandestini di Crotone, “che vogliono il wi-fi, ma non le lasagne”(mah).
Possibile che nulla riesca a scuoterli?
Che il format sia sempre lo stesso, un compitino scritto per non dispiacere ai capi?
Mai che qualcuno dica: sì abbiamo sbagliato, fingevamo di non vedere che l’inamovibile supermanager era il palo di un sistema tangentizio che faceva comodo a tutti.
E quando dal passato è apparso sullo schermo Antonio Di Pietro che nessun ladro ha fatto fesso, di fronte alle parole di plastica abbiamo provato nostalgia per la cruda umanità di Tangentopoli.
il Fatto 18.3.15
Facce di bronzo
di Antonio Padellaro
Lo scandalo è bello grosso e infatti di prima mattina eccoli paracadutati nei talk show per difendere l’indifendibile, negare l’evidenza, confondere le acque.
In missione per conto di Renzi, in quel di Agorà (Rai3), la parola all’onorevole Ivan Scalfarotto, trascorsi decorosi per i diritti civili, oggi detergente multiuso.
Prova “schifo” Ivan Mastro-lindo e vorrei vedere voi a passare lo straccio sul sistema Incalza, 35 anni di appalti, 14 inchieste, un vorace amico detto Pigliatutto.
Niente paura, l’ottimo governo lavora indefesso per il bene comune e la puzza diventa odor di gelsomino.
Nello studio delle facce di bronzo “siamo tutti garantisti” che per l’uso smodato del termine ricorda il patriottismo secondo Samuel Johnson, ultimo rifugio dei farabutti.
Il ministro Lupi non è indagato, lasciamo lavorare i magistrati, nessuno è colpevole fino a sentenza definitiva, non esistono più le mezze stagioni.
E la legge anti-corruzione che giace da due anni? Utile approfondimento.
E il premier che voleva il Daspo per i corrotti? Quando mai.
La consigliera Ncd non finge di turarsi il naso. Lupi deve dimettersi? Giammai.
E il figlio di Lupi? E il Rolex da diecimila euro? E l’assunzione presso lo studio Pigliatutto? E l’abito su misura? Niente persecuzioni.
Si chiude con l’ossessione Salvini e i clandestini di Crotone, “che vogliono il wi-fi, ma non le lasagne”(mah).
Possibile che nulla riesca a scuoterli?
Che il format sia sempre lo stesso, un compitino scritto per non dispiacere ai capi?
Mai che qualcuno dica: sì abbiamo sbagliato, fingevamo di non vedere che l’inamovibile supermanager era il palo di un sistema tangentizio che faceva comodo a tutti.
E quando dal passato è apparso sullo schermo Antonio Di Pietro che nessun ladro ha fatto fesso, di fronte alle parole di plastica abbiamo provato nostalgia per la cruda umanità di Tangentopoli.
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Re: Diario della caduta di un regime.
Tutto questo come ho sempre detto succede per il semplice motivo che per loro è un mestiere a vita.
2 legislature e poi si torna a casa.Solo un governo del M5S può cambiare questa situazione.
http://www.lastampa.it/2015/03/18/itali ... agina.html
Grandi Opere, le telefonate di Lupi per trovare un lavoro al figlio
Il ministro chiese a Incalza di incontrare il neolaureato: poco dopo il primo incarico . Il caso di Stefano Perotti segnalato per la direzione dei lavori al porto di Olbia
È stato lui, il ministro per le Infrastrutture Maurizio Lupi a chiedere a Ercole Incalza, il dirigente «in grado di condizionare - per dirla con il gip di Firenze - il settore degli appalti pubblici», di incontrare il figlio Luca, promettente ingegnere appena laureato. E sempre il ministro si è occupato della sponsorizzazione di Stefano Perotti alla direzione dei lavori per il nuovo terminal del porto di Olbia. Sono diverse le telefonate agli atti dell’inchiesta della procura di Firenze nelle quali il ministro Lupi - che comunque non è indagato - parla con gli indagati intercettati.
Renzi vuole le dimissioni di Lupi ma punta a evitare scontri (di Fabio Martini)
Scrive il gip nell’ordinanza di custodia cautelare contro Ercole Incalza, Stefano Perotti, Francesco Cavallo e Sandro Pacella: «Lo strettissimo legame tra Ercole Incalza e il ministro Maurizio Lupi ha sicuramente contribuito all’affermazione del potere di Incalza nei rapporti con i dirigenti delle imprese e anche con altri soggetti istituzionali». Anche Perotti «ha sicuramente rapporti amicali con Maurizio Lupi». Almeno due week end il ministro Lupi (e signora) li passa nella splendida villa fiorentina del re delle direzioni lavori delle grandi opere. E dunque, leggendo le carte dell’accusa, il figlio del ministro Lupi, Luca, viene adottato da Incalza e Perotti. Anzi, sarà proprio Perotti a far avere il primo incarico di lavoro al giovane laureato in ingegneria. In una società del cognato, Giorgio Mor. Siamo al febbraio del 2014 e il figlio del ministro si ritrova in un cantiere Eni per «2000 euro più iva» al mese. Un anno dopo, il 4 febbraio scorso, Luca Lupi è pronto per un’esperienza di lavoro a New York, sempre sotto l’ala protettiva di Perotti.
Deve essere un bravo ingegnere, Luca Lupi. Sicuramente non è impacciato quando deve chiedere un favore, una raccomandazione per sistemare gli amici. Non era ancora laureato nel novembre 2013, quando sulla mail di Franco Cavallo, indagato e ora ai domiciliari, arriva un curriculum vitae: «Ciao Franco, sono Paolo, l’amico di Luca Lupi, in allegato il mio cv. Domani ti scrivo, grazie mille ciao». Cavallo gira il cv a un’impresa importante: «Claudio, ti inoltro il cv di un amico del figlio di Mauri (sta per Maurizio Lupi, ndr) interessato a lavorare in Russia/Ucraina. È un bravo ragazzo».
EDITORIALE - Funzionari oscuri e politici imbelli (di Massimo Gramellini)
Il Re Mida degli appalti
Stefano Perotti. Il Re Mida delle direzioni lavoro. Mica sono dicerie, sospetti, millanterie. È lui stesso che ne parla esplicitamente al telefono: «Quindi se io ho fatto negli ultimi 15 anni 25 miliardi di opere...». Siamo nel luglio scorso, 25 miliardi di opere equivalgono a un utile di almeno 250 milioni. Scrive il gip: «Nel caso in esame una direzione dei lavori nei fatti così configurata ha assunto, grazie a un collaudato sodalizio criminale, la funzione di mero strumento per far transitare su società e soggetti privati enormi somme di denaro (per compensi non inferiori all’1% dell’importo dei lavori appaltati, ma in molti casi fino addirittura al 3%) prive di sostanziale giustificazione, quanto alle prestazioni professionali realmente rese, ed inquadrabili piuttosto nel prezzo di una dazione corruttiva». Lupi il ministro si spende perché Perotti conquisti anche la direzione dei lavori per il nuovo terminal del porto di Olbia. Commissario protettore dell’Autorità portuale è l’ex senatore Pdl Fedele Sanciu; responsabile unico del procedimento, Bastiano Deledda.
Le carte: “La direzione di quei lavori è uno stipendificio” (di Guido Ruotolo)
«Criteri calibrati»
Perotti e i suoi lavorano per «inserire nel bando di gara criteri selettivi per la partecipazione, calibrati» per far vincere le proprie società. Ma a un certo punto il commissario portuale si mette di traverso, perché vuole affidare i lavori a uno studio diverso. Franco Cavallo chiama Fedele Sanciu: «Sono l’amico di Maurizio... Lupi... Ci siamo già incontrati in passato, in barca, c’era anche il ministro... Verrò a trovarla». Sempre il 31 ottobre 2013, Cavallo richiama Sanciu che subito premette: «Mi ha telefonato il ministro...».
Si trova l’intesa. Perotti deve ottenere l’assegnazione ma in cambio deve «caricarsi un direttore artistico». Si tratta di Willem Brouwer, «quello che inizialmente era prospettato da Bastiano Deledda come il suo potenziale concorrente. Ancora oggi il bando della gara non è stato pubblicato, il commissario Sanciu e lo stesso ministro Lupi sono finiti indagati a Tempio Pausania. Oggi si svolgeranno gli interrogatori di garanzia degli arrestati. Le difese annunciano che solleveranno la questione della competenza territoriale. Tra un mese, gli indagati torneranno in libertà. Fino ad allora, la Procura si giocherà altre carte. Per ora coperte.
..............
Ciao
Paolo11
2 legislature e poi si torna a casa.Solo un governo del M5S può cambiare questa situazione.
http://www.lastampa.it/2015/03/18/itali ... agina.html
Grandi Opere, le telefonate di Lupi per trovare un lavoro al figlio
Il ministro chiese a Incalza di incontrare il neolaureato: poco dopo il primo incarico . Il caso di Stefano Perotti segnalato per la direzione dei lavori al porto di Olbia
È stato lui, il ministro per le Infrastrutture Maurizio Lupi a chiedere a Ercole Incalza, il dirigente «in grado di condizionare - per dirla con il gip di Firenze - il settore degli appalti pubblici», di incontrare il figlio Luca, promettente ingegnere appena laureato. E sempre il ministro si è occupato della sponsorizzazione di Stefano Perotti alla direzione dei lavori per il nuovo terminal del porto di Olbia. Sono diverse le telefonate agli atti dell’inchiesta della procura di Firenze nelle quali il ministro Lupi - che comunque non è indagato - parla con gli indagati intercettati.
Renzi vuole le dimissioni di Lupi ma punta a evitare scontri (di Fabio Martini)
Scrive il gip nell’ordinanza di custodia cautelare contro Ercole Incalza, Stefano Perotti, Francesco Cavallo e Sandro Pacella: «Lo strettissimo legame tra Ercole Incalza e il ministro Maurizio Lupi ha sicuramente contribuito all’affermazione del potere di Incalza nei rapporti con i dirigenti delle imprese e anche con altri soggetti istituzionali». Anche Perotti «ha sicuramente rapporti amicali con Maurizio Lupi». Almeno due week end il ministro Lupi (e signora) li passa nella splendida villa fiorentina del re delle direzioni lavori delle grandi opere. E dunque, leggendo le carte dell’accusa, il figlio del ministro Lupi, Luca, viene adottato da Incalza e Perotti. Anzi, sarà proprio Perotti a far avere il primo incarico di lavoro al giovane laureato in ingegneria. In una società del cognato, Giorgio Mor. Siamo al febbraio del 2014 e il figlio del ministro si ritrova in un cantiere Eni per «2000 euro più iva» al mese. Un anno dopo, il 4 febbraio scorso, Luca Lupi è pronto per un’esperienza di lavoro a New York, sempre sotto l’ala protettiva di Perotti.
Deve essere un bravo ingegnere, Luca Lupi. Sicuramente non è impacciato quando deve chiedere un favore, una raccomandazione per sistemare gli amici. Non era ancora laureato nel novembre 2013, quando sulla mail di Franco Cavallo, indagato e ora ai domiciliari, arriva un curriculum vitae: «Ciao Franco, sono Paolo, l’amico di Luca Lupi, in allegato il mio cv. Domani ti scrivo, grazie mille ciao». Cavallo gira il cv a un’impresa importante: «Claudio, ti inoltro il cv di un amico del figlio di Mauri (sta per Maurizio Lupi, ndr) interessato a lavorare in Russia/Ucraina. È un bravo ragazzo».
EDITORIALE - Funzionari oscuri e politici imbelli (di Massimo Gramellini)
Il Re Mida degli appalti
Stefano Perotti. Il Re Mida delle direzioni lavoro. Mica sono dicerie, sospetti, millanterie. È lui stesso che ne parla esplicitamente al telefono: «Quindi se io ho fatto negli ultimi 15 anni 25 miliardi di opere...». Siamo nel luglio scorso, 25 miliardi di opere equivalgono a un utile di almeno 250 milioni. Scrive il gip: «Nel caso in esame una direzione dei lavori nei fatti così configurata ha assunto, grazie a un collaudato sodalizio criminale, la funzione di mero strumento per far transitare su società e soggetti privati enormi somme di denaro (per compensi non inferiori all’1% dell’importo dei lavori appaltati, ma in molti casi fino addirittura al 3%) prive di sostanziale giustificazione, quanto alle prestazioni professionali realmente rese, ed inquadrabili piuttosto nel prezzo di una dazione corruttiva». Lupi il ministro si spende perché Perotti conquisti anche la direzione dei lavori per il nuovo terminal del porto di Olbia. Commissario protettore dell’Autorità portuale è l’ex senatore Pdl Fedele Sanciu; responsabile unico del procedimento, Bastiano Deledda.
Le carte: “La direzione di quei lavori è uno stipendificio” (di Guido Ruotolo)
«Criteri calibrati»
Perotti e i suoi lavorano per «inserire nel bando di gara criteri selettivi per la partecipazione, calibrati» per far vincere le proprie società. Ma a un certo punto il commissario portuale si mette di traverso, perché vuole affidare i lavori a uno studio diverso. Franco Cavallo chiama Fedele Sanciu: «Sono l’amico di Maurizio... Lupi... Ci siamo già incontrati in passato, in barca, c’era anche il ministro... Verrò a trovarla». Sempre il 31 ottobre 2013, Cavallo richiama Sanciu che subito premette: «Mi ha telefonato il ministro...».
Si trova l’intesa. Perotti deve ottenere l’assegnazione ma in cambio deve «caricarsi un direttore artistico». Si tratta di Willem Brouwer, «quello che inizialmente era prospettato da Bastiano Deledda come il suo potenziale concorrente. Ancora oggi il bando della gara non è stato pubblicato, il commissario Sanciu e lo stesso ministro Lupi sono finiti indagati a Tempio Pausania. Oggi si svolgeranno gli interrogatori di garanzia degli arrestati. Le difese annunciano che solleveranno la questione della competenza territoriale. Tra un mese, gli indagati torneranno in libertà. Fino ad allora, la Procura si giocherà altre carte. Per ora coperte.
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Paolo11
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Re: Diario della caduta di un regime.
IL CASO
Maurizio Lupi non lascia e mette Matteo Renzi in difficoltà
Il ministro delle Infrastrutture nega di aver fatto errori e pure che il premier gli abbia chiesto di dimettersi. "Lasci prima della mozione di sfiducia", avverte la sinistra Pd
DI SUSANNA TURCO
18 marzo 2015
Articolo + video
http://espresso.repubblica.it/attualita ... =HEF_RULLO
Maurizio Lupi non lascia e mette Matteo Renzi in difficoltà
Il ministro delle Infrastrutture nega di aver fatto errori e pure che il premier gli abbia chiesto di dimettersi. "Lasci prima della mozione di sfiducia", avverte la sinistra Pd
DI SUSANNA TURCO
18 marzo 2015
Articolo + video
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Re: Diario della caduta di un regime.
POLITICA
Homo homini Lupi
Politica
di Antonello Caporale | 18 marzo 2015 COMMENTI
Leggete la furfanteria nella seguente parole: “Il ministro Lupi non è indagato. Abbiamo piena fiducia e lui non pensa minimamente di dimettersi”. Le pronuncia oggi Angelino Alfano ed è un fare da gaglioffo.
Il lessico di questo vocabolario farlocco è prevedibile come il sole in agosto. La politica prende in esame tre ipotesi. Alla fine emana la identica sentenza di autoassoluzione.
Ipotesi a): Politico indagato dalla magistratura. Difesa dell’interessato affidata a un comunicato stampa o – se più grave la faccenda – a una dichiarazione dell’avvocato di fiducia: “L’idea che possa essere accusato di così gravi fatti è davvero incredibile. Chiunque mi conosca sa che non può in nessun modo il mio nome essere associato a simili accuse. Comunque resta intatta la fiducia nella magistratura. Sono certo che le indagini confermeranno la mia piena innocenza”. A questa dichiarazione segue il rito della condivisione da parte del segretario del partito del politico sotto accusa: “Siamo certi della sua innocenza e fiduciosi che saprà prestissimo dimostrarla. E fino a prova contraria ciascuno è innocente prima che una sentenza definitiva sentenzi il contrario”.
Ipotesi b): Il politico riceve un semplice avviso di garanzia. In questo caso è meno di un grattino ai piedi. L’avvisato si presenta in tv quasi ridacchiando. Sereno, disteso, concede due parole: “Apprendo dai giornali che avrei ricevuto un avviso di garanzia. Non so di cosa si tratti. Appena lo avrò tra le mani saprò dirvi di più. Naturalmente aggiungo che sono strasereno. Arrivederci”. In questo caso il segretario del partito non ha nemmeno bisogno di stilare una dichiarazione d’ufficio. Ci penserà un giornale simpatizzante a pubblicare un commentino dal titolo: “La Repubblica degli avvisi di garanzia. Perché è giusto che rimanga al suo posto”.
Ipotesi c): Il politico non è raggiunto da nessun avviso, ma tutta la sua famigliola, gli amici, persino il cane di compagnia è sottoposto a indagini o arresti. In questo caso il politico dichiarerà: “Il mio comportamento è stato evidentemente giudicato al di sopra di ogni censura. Non vedo i motivi per rimettere il mandato”.
Nell’ipotesi a, in quella b e in quest’ultima, la c, siamo all’illustrazione della fenomenologia della faccia di bronzo.
Le facce di bronzo non arrossiscono, non si vergognano e non provano responsabilità. Sanno che gli italiani hanno la memoria corta e confidano che, come sempre, tutto passi in cavalleria.
Homo homini Lupi.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/03 ... i/1515743/
Homo homini Lupi
Politica
di Antonello Caporale | 18 marzo 2015 COMMENTI
Leggete la furfanteria nella seguente parole: “Il ministro Lupi non è indagato. Abbiamo piena fiducia e lui non pensa minimamente di dimettersi”. Le pronuncia oggi Angelino Alfano ed è un fare da gaglioffo.
Il lessico di questo vocabolario farlocco è prevedibile come il sole in agosto. La politica prende in esame tre ipotesi. Alla fine emana la identica sentenza di autoassoluzione.
Ipotesi a): Politico indagato dalla magistratura. Difesa dell’interessato affidata a un comunicato stampa o – se più grave la faccenda – a una dichiarazione dell’avvocato di fiducia: “L’idea che possa essere accusato di così gravi fatti è davvero incredibile. Chiunque mi conosca sa che non può in nessun modo il mio nome essere associato a simili accuse. Comunque resta intatta la fiducia nella magistratura. Sono certo che le indagini confermeranno la mia piena innocenza”. A questa dichiarazione segue il rito della condivisione da parte del segretario del partito del politico sotto accusa: “Siamo certi della sua innocenza e fiduciosi che saprà prestissimo dimostrarla. E fino a prova contraria ciascuno è innocente prima che una sentenza definitiva sentenzi il contrario”.
Ipotesi b): Il politico riceve un semplice avviso di garanzia. In questo caso è meno di un grattino ai piedi. L’avvisato si presenta in tv quasi ridacchiando. Sereno, disteso, concede due parole: “Apprendo dai giornali che avrei ricevuto un avviso di garanzia. Non so di cosa si tratti. Appena lo avrò tra le mani saprò dirvi di più. Naturalmente aggiungo che sono strasereno. Arrivederci”. In questo caso il segretario del partito non ha nemmeno bisogno di stilare una dichiarazione d’ufficio. Ci penserà un giornale simpatizzante a pubblicare un commentino dal titolo: “La Repubblica degli avvisi di garanzia. Perché è giusto che rimanga al suo posto”.
Ipotesi c): Il politico non è raggiunto da nessun avviso, ma tutta la sua famigliola, gli amici, persino il cane di compagnia è sottoposto a indagini o arresti. In questo caso il politico dichiarerà: “Il mio comportamento è stato evidentemente giudicato al di sopra di ogni censura. Non vedo i motivi per rimettere il mandato”.
Nell’ipotesi a, in quella b e in quest’ultima, la c, siamo all’illustrazione della fenomenologia della faccia di bronzo.
Le facce di bronzo non arrossiscono, non si vergognano e non provano responsabilità. Sanno che gli italiani hanno la memoria corta e confidano che, come sempre, tutto passi in cavalleria.
Homo homini Lupi.
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Re: Diario della caduta di un regime.
INCHIESTA
La seconda generazione di Tangentopoli
Perotti, Li Calzi, Trane, Gaspari: hanno ereditato da padri e zii le posizioni chiave negli appalti. E adesso li sostituiscono anche come protagonisti degli scandali. Lo spaccato più amaro di come funziona l'Italia
DI GIANLUCA DI FEO
Articolo + video
http://espresso.repubblica.it/inchieste ... i-1.204276
La seconda generazione di Tangentopoli
Perotti, Li Calzi, Trane, Gaspari: hanno ereditato da padri e zii le posizioni chiave negli appalti. E adesso li sostituiscono anche come protagonisti degli scandali. Lo spaccato più amaro di come funziona l'Italia
DI GIANLUCA DI FEO
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Re: Diario della caduta di un regime.
Corriere 18.3.15
Maggioranza in tensione
Si incrina l’asse con i centristi
di Massimo Franco
Il governo sta perseguendo il doppio obiettivo di togliersi di dosso qualunque ombra di lassismo nei confronti della corruzione, e di evitare di essere destabilizzato dagli scandali. Per questo la vicenda dell’inchiesta sull’Alta velocità aperta dalla Procura di Firenze rappresenta uno snodo delicato. Le opposizioni circondano Maurizio Lupi e il suo partito, Area popolare, somma di Ncd e Udc, chiedendone le dimissioni. L’accerchiamento che il ministro delle Infrastrutture teme, però, è quello di palazzo Chigi e del Pd.
Lupi non è coinvolto dal punto di vista giudiziario. Ma si trova in una posizione difficile. Di fatto, è in bilico. I legami del figlio con alcuni degli inquisiti pone un problema. E ieri Matteo Renzi, al telefono con Lupi, non ha nascosto che la questione può rivelarsi politicamente imbarazzante. «I fatti non sono tutti a nostra conoscenza. Non c’è obbligo di dimissioni da parte del ministro», concede il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio. «Poi ci sono le decisioni che spettano al singolo, oggetto di riflessione in queste ore». Insomma, la scelta è affidata allo stesso Lupi e al suo partito.
Alla lunga, un passo indietro potrebbe rivelarsi una strada obbligata per evitare uno scontro nella maggioranza e scongiurare una crisi. L’unico alleato del Pd si ritroverebbe a dover decidere in una manciata di ore se sacrificare il ministro come gesto esemplare; oppure se fare quadrato, nella speranza che la vicenda si ridimensioni. Sembra prevalere la seconda eventualità, sebbene non si presenti facile da gestire. Al ministro è stato chiesto di presentarsi in Parlamento e «fare chiarezza» anche da esponenti del Pd.
Alla Lega non pare vero di puntare il dito sul partito del ministro dell’Interno Angelino Alfano, col quale non vuole stringere alleanze. Quanto a Movimento 5 stelle e Sel, la richiesta di dimissioni di Lupi ieri è stata formalizzata.
L’unica forza a non unirsi al coro, dichiarandosi «garantista», è FI. Un inciampo come questo mentre cerca di trovare un ruolo nella competizione in atto nel centrodestra tra Silvio Berlusconi e la Lega di Matteo Salvini, per Alfano è scivoloso.
Tende a schiacciare inopinatamente il partito nell’angolo di accusato numero uno dell’ultimo scandalo.
Eppure, i personaggi coinvolti rivelano una filiera trasversale di faccendieri ed ex politici.
E i contorni dell’inchiesta sono ancora da definire nelle sue esatte dimensioni. La preoccupazione che esprime il governatore della Lombardia, Roberto Maroni, leghista, per quanto può venire fuori anche sull’Expò, è significativa.
Il fenomeno ha ramificazioni che nessuno oggi è in grado di prevedere. Il governo assicura di non temere gli sviluppi dell’indagine. E intanto cerca di prevenire ulteriori contraccolpi. Ma l’asse Pd-Ap rischia di incrinarsi, se Renzi abbandonerà Lupi.
Maggioranza in tensione
Si incrina l’asse con i centristi
di Massimo Franco
Il governo sta perseguendo il doppio obiettivo di togliersi di dosso qualunque ombra di lassismo nei confronti della corruzione, e di evitare di essere destabilizzato dagli scandali. Per questo la vicenda dell’inchiesta sull’Alta velocità aperta dalla Procura di Firenze rappresenta uno snodo delicato. Le opposizioni circondano Maurizio Lupi e il suo partito, Area popolare, somma di Ncd e Udc, chiedendone le dimissioni. L’accerchiamento che il ministro delle Infrastrutture teme, però, è quello di palazzo Chigi e del Pd.
Lupi non è coinvolto dal punto di vista giudiziario. Ma si trova in una posizione difficile. Di fatto, è in bilico. I legami del figlio con alcuni degli inquisiti pone un problema. E ieri Matteo Renzi, al telefono con Lupi, non ha nascosto che la questione può rivelarsi politicamente imbarazzante. «I fatti non sono tutti a nostra conoscenza. Non c’è obbligo di dimissioni da parte del ministro», concede il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio. «Poi ci sono le decisioni che spettano al singolo, oggetto di riflessione in queste ore». Insomma, la scelta è affidata allo stesso Lupi e al suo partito.
Alla lunga, un passo indietro potrebbe rivelarsi una strada obbligata per evitare uno scontro nella maggioranza e scongiurare una crisi. L’unico alleato del Pd si ritroverebbe a dover decidere in una manciata di ore se sacrificare il ministro come gesto esemplare; oppure se fare quadrato, nella speranza che la vicenda si ridimensioni. Sembra prevalere la seconda eventualità, sebbene non si presenti facile da gestire. Al ministro è stato chiesto di presentarsi in Parlamento e «fare chiarezza» anche da esponenti del Pd.
Alla Lega non pare vero di puntare il dito sul partito del ministro dell’Interno Angelino Alfano, col quale non vuole stringere alleanze. Quanto a Movimento 5 stelle e Sel, la richiesta di dimissioni di Lupi ieri è stata formalizzata.
L’unica forza a non unirsi al coro, dichiarandosi «garantista», è FI. Un inciampo come questo mentre cerca di trovare un ruolo nella competizione in atto nel centrodestra tra Silvio Berlusconi e la Lega di Matteo Salvini, per Alfano è scivoloso.
Tende a schiacciare inopinatamente il partito nell’angolo di accusato numero uno dell’ultimo scandalo.
Eppure, i personaggi coinvolti rivelano una filiera trasversale di faccendieri ed ex politici.
E i contorni dell’inchiesta sono ancora da definire nelle sue esatte dimensioni. La preoccupazione che esprime il governatore della Lombardia, Roberto Maroni, leghista, per quanto può venire fuori anche sull’Expò, è significativa.
Il fenomeno ha ramificazioni che nessuno oggi è in grado di prevedere. Il governo assicura di non temere gli sviluppi dell’indagine. E intanto cerca di prevenire ulteriori contraccolpi. Ma l’asse Pd-Ap rischia di incrinarsi, se Renzi abbandonerà Lupi.
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Re: Diario della caduta di un regime.
Un Paese sempre più strano.
ESCLUSIVO
L'Italia ha tremila carri armati in un bosco
Ecco lo schieramento mai visto di Lenta
In un deposito piemontese la più grande concentrazione di tank del mondo. È la riserva di mezzi corazzati dell'Esercito, rimasta segreta finora. Adesso una parte sarà demolita, ma la maggioranza è in vendita
DI GIANLUCA DI FEO - FOTO DI GIOVANNI COCCO PER L'ESPRESSO
Articolo + Foto + Video
http://espresso.repubblica.it/attualita ... r=1-204761
ESCLUSIVO
L'Italia ha tremila carri armati in un bosco
Ecco lo schieramento mai visto di Lenta
In un deposito piemontese la più grande concentrazione di tank del mondo. È la riserva di mezzi corazzati dell'Esercito, rimasta segreta finora. Adesso una parte sarà demolita, ma la maggioranza è in vendita
DI GIANLUCA DI FEO - FOTO DI GIOVANNI COCCO PER L'ESPRESSO
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http://espresso.repubblica.it/attualita ... r=1-204761
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Re: Diario della caduta di un regime.
Fame da Lupi
(Marco Travaglio).
19/03/2015 di triskel182
Lupi
Forse una visita guidata al Museo Lombroso di Torino, che espone i crani imbottigliati in formalina dei manigoldi più famosi, non guasterebbe. La criminologia fisiognomica sarà pure una teoria superata, ma – visto come siamo conciati – può ancora servire a riconoscere dalla faccia certi ladroni che periodicamente finiscono nelle patrie galere, poi rientrano nel giro, poi vengono riacchiappati, poi acciuffano una prescrizione e riagguantano la poltrona, per poi tornare nel loro habitat naturale: la cella di isolamento.
Prendiamo Ercole Incalza: ex Psi (corrente sinistra ferroviaria), l’aveva fatta franca in ben 14 processi, fra prescrizioni, assoluzioni e norme ad hoc (gli errori giudiziari più diffusi sono le assoluzioni dei colpevoli).
Insomma, meritava un’altra chance nell’Ncd, che tutti credono l’acronimo di Nuovo Centro Destra, trascurando l’opzione più ovvia: Nuova Compagnia Detenuti. In una telefonata – scrive il gip di Firenze – Incalza “afferma di aver trascorso la notte a redigere il programma di governo che Ncd avrebbe dovuto presentare e di essere in attesa del benestare di Alfano e di Lupi”. Il 17 febbraio 2014, mentre nasce il governo Renzi, Lupi “si lamenta per essere stato da lui abbandonato”, ma “Incalza contesta tale affermazione dicendogli di aver scritto anche il programma”. Che vuoi di più, Mauri’? Che ti porti la brioche al mattino? Poi c’è la nomina dei sottosegretari alle Infrastrutture, che non spetta a Lupi né tantomeno a Incalza, ma a Renzi.
Però ci pensa Ercolino, ci vuole gente giusta: Letta ha rischiato i denti col viceministro pd Vincenzo De Luca, plurimputato, e con Tonino Gentile, quello che candidò B. al Nobel per la Pace, poi passò a Ncd e finì in uno scandalo che lo costrinse a dimettersi. Con chi rimpiazzarli? Ci pensa Incalza, grande talent scout: “Il 28-2-2014 Lupi gli telefona e lo informa che, in seguito alla sua ‘sponsorizzazione’, hanno nominato viceministro alle Infrastrutture Riccardo Nencini e invita Incalza a parlargli per dirgli ‘che non rompa i coglioni’”. Nencini, pure lui ex Psi, era già comparso nelle intercettazioni della Cricca della Protezione civile: l’uomo giusto al posto giusto. L’altro sottosegretario è Umberto Del Basso De Caro, che era l’avvocato di Craxi ed è inquisito a Napoli per peculato: chi meglio di lui. Ercolino è soddisfatto: “In alcune successive telefonate Incalza fa presente che al ministero per le Infrastrutture sono arrivati due suoi compagni socialisti: Nencini e Del Basso De Caro. Il suo amico commenta tali nomine dicendo ‘complimenti… sempre sempre più coperto!’”.
Renzi, noto rottamatore, sbatte i tacchi. Una bella squadretta, non c’è che dire. Del resto, senza l’Ncd il suo governo non esisterebbe: niente maggioranza in Senato. E sul capitale umano la grande stampa chiude un occhio, anzi due. Eugenio Scalfari stravede per quell’accozzaglia di inquisiti e poltronisti, rimasti nel governo Letta dopo l’uscita di FI per conservare le cadreghe: “È quella che noi chiamiamo la destra repubblicana… Una novità di grandissimo rilievo nel panorama della politica non soltanto italiana ma anche europea”, anche perché grazie a Ncd “scompare la presenza di Berlusconi e del berlusconismo dalla maggioranza” (17-11-2013).
Berlusconi forse, il berlusconismo mica tanto. Invece, sul Corriere, Polito El Drito si esalta per il “parricidio” di Alfano con B. e lo paragona a quelli di Fanfani con De Gasperi, di Sarkozy con Chirac, della Merkel con Kohl e incensa il Letta-bis “sorretto da una nuova maggioranza temprata nel fuoco di una battaglia parlamentare aperta e senza rete” in vista della “riforma del sistema politico” e dell’avvento “di una terza Repubblica”. E sta parlando del partito di Alfano, Cicchitto, De Girolamo, Schifani, Formigoni, Scopelliti, Castiglione, Firrarello, Bonsignore, Giovanardi e naturalmente Lupi. Più che un partito, pare il bar di Guerre stellari, con una densità di condannati e inquisiti che nemmeno nella periferia metropolitana più disagiata. Al confronto, Forza Italia è un convento di orsoline: se passa di là pure Verdini, a parte il capo gli altri rischiano di essere quasi tutti incensurati.
Formazione tipo Ncd. Vito Bonsignore, una condanna definitiva per tentata corruzione e una nuova indagine, quella delle Grandi Opere, dov’è inquisito insieme ad altri due pezzi grossi di Ncd: Rocco Girlanda, ex sottosegretario pdl di Letta, e Stefano Saglia, ex An alfanizzato. Roberto Formigoni, sotto processo a Milano per corruzione e altre virtù.
Nunzia De Girolamo, inquisita a Benevento per abuso e altre facezie. Giuseppe Scopelliti, condannato in primo grado per abuso. Giuseppe Castiglione, sottosegretario all’Agricoltura, indagato a Catania per abuso e turbativa d’asta sull’appalto per il Centro rifugiati di Mineo, il più grande d’Europa (un business, quello dei Cara, molto caro alle “Misericordie”, tipo quella di Modena presieduta dal gemello di Giovanardi).
Suo suocero Pino Firrarello, condannato e poi prescritto per turbativa d’asta e corruzione sull’ospedale di Catania e di nuovo inquisito per voto di scambio. Luigi Grillo, condannato con patteggiamento per corruzione su Expo e indagato per rapporti con la ‘ndrangheta.
Pare che graviti dalle parti di Ncd pure Cesare Previti, nei panni del vecchio saggio, come Totò ne I soliti ignoti: e la sua mano – onore al merito – si nota subito.
Renato Schifani, per anni indagato per mafia, archiviato con un provvedimento che sottolinea i suoi rapporti con diversi mafiosi. Ed è uno dei più puliti di “quella che noi chiamiamo la destra repubblicana… Una novità di grandissimo rilievo nel panorama della politica non soltanto italiana ma anche europea”. L’Europa ancora non sa nulla, ma il primo che esce di galera l’avverte.
Da Il Fatto Quotidiano del 19/03/2015.
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Re: Diario della caduta di un regime.
DE GIROLAMO a Otto e mezzo:
"Io sono per l'uscita dal governo, e procedere con l'appoggio esterno"
Chi non sarà d'accordo è il suo boss Angelino Jolie.
Se escono lasciano anche le poltrone?
Dal punto di vista della resa, l'NCD con l'uscita e l'appoggio esterno, essendo determinante, potrebbe guadagnarci ricattando di volta in volta Renzie.
"Io sono per l'uscita dal governo, e procedere con l'appoggio esterno"
Chi non sarà d'accordo è il suo boss Angelino Jolie.
Se escono lasciano anche le poltrone?
Dal punto di vista della resa, l'NCD con l'uscita e l'appoggio esterno, essendo determinante, potrebbe guadagnarci ricattando di volta in volta Renzie.
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Re: Diario della caduta di un regime.
http://www.beppegrillo.it/la_cosa/2015/ ... ere-e-ora/
“ECCO IL VIDEO CHE INCHIODA RENZI: AVEVA PROMESSO DI FERMARE L’ABBUFFATA DELLE GRANDI OPERE, ORA INVECE HA UNA FAME DA LUPI! VERGOGNA
Ora Renzi è in guai seri: tra le tante balle che ha detto nessuno lo ricorderà, ma durante le primarie del PD prometteva di opporsi alle grandi opere, inutili e dannose, per puntare sulle piccole infrastrutture che servono al Paese. Ora, con la retata continua di questo giorni, non ha scelta: deve assumersi fino in fondo la propria responsabilità. Questo stallo non può durare un minuto di più. Mentre emerge un quadro sempre più allarmante dell’intreccio tra istituzioni e malaffare, il Presidente del Consiglio tace da 4 giorni. Non una parola sulla vergogna che travolge il Paese esponendolo ancora una volta alla gogna internazionale, sugli arresti di manager e imprenditori per gli odiosi crimini di corruzione e delitti contro la pubblica amministrazione, su un ministro del suo Governo implicato fino al collo in questo gigantesco scandalo. Il premier più chiacchierone della storia non parla, Renzi il velocista non muove un dito di fronte ad un “Sistema” fondato su tangenti e appalti pilotati, su società create come stipendifici e consulenze assegnate come illecita ricompensa, su lavori milionari vinti in cambio di favori. Dall’inchiesta emerge una volta per tutte che le grandi opere non vengono considerate interventi di pubblica utilità ma elementi strumentali della corruzione, puri e semplice: sono progettate, approvate e finanziate solo per poter saccheggiare le risorse dei cittadini, arricchire le cricca mentre si devastano l’ambiente e la salute. Il M5S ha sempre fatto proposte alternative all’alta voracità, Renzi ha cavalcato le nostre idee ma appena ha messo piede a Palazzo Chigi è tornato ad essere un rottame della vecchia politica. Gli è venuta, insomma, una fame da Lupi. La sua incoerenza ci costa miliardi di euro, la sua vigliaccheria ci ha portati a tutto questo: deve pagarne le conseguenze. Quando? Adesso! Non gli daremo tregua.” Riccardo Fraccaro, portavoce M5S Camera
Ciao
Paolo11
“ECCO IL VIDEO CHE INCHIODA RENZI: AVEVA PROMESSO DI FERMARE L’ABBUFFATA DELLE GRANDI OPERE, ORA INVECE HA UNA FAME DA LUPI! VERGOGNA
Ora Renzi è in guai seri: tra le tante balle che ha detto nessuno lo ricorderà, ma durante le primarie del PD prometteva di opporsi alle grandi opere, inutili e dannose, per puntare sulle piccole infrastrutture che servono al Paese. Ora, con la retata continua di questo giorni, non ha scelta: deve assumersi fino in fondo la propria responsabilità. Questo stallo non può durare un minuto di più. Mentre emerge un quadro sempre più allarmante dell’intreccio tra istituzioni e malaffare, il Presidente del Consiglio tace da 4 giorni. Non una parola sulla vergogna che travolge il Paese esponendolo ancora una volta alla gogna internazionale, sugli arresti di manager e imprenditori per gli odiosi crimini di corruzione e delitti contro la pubblica amministrazione, su un ministro del suo Governo implicato fino al collo in questo gigantesco scandalo. Il premier più chiacchierone della storia non parla, Renzi il velocista non muove un dito di fronte ad un “Sistema” fondato su tangenti e appalti pilotati, su società create come stipendifici e consulenze assegnate come illecita ricompensa, su lavori milionari vinti in cambio di favori. Dall’inchiesta emerge una volta per tutte che le grandi opere non vengono considerate interventi di pubblica utilità ma elementi strumentali della corruzione, puri e semplice: sono progettate, approvate e finanziate solo per poter saccheggiare le risorse dei cittadini, arricchire le cricca mentre si devastano l’ambiente e la salute. Il M5S ha sempre fatto proposte alternative all’alta voracità, Renzi ha cavalcato le nostre idee ma appena ha messo piede a Palazzo Chigi è tornato ad essere un rottame della vecchia politica. Gli è venuta, insomma, una fame da Lupi. La sua incoerenza ci costa miliardi di euro, la sua vigliaccheria ci ha portati a tutto questo: deve pagarne le conseguenze. Quando? Adesso! Non gli daremo tregua.” Riccardo Fraccaro, portavoce M5S Camera
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Paolo11
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