Diario della caduta di un regime.
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Re: Diario della caduta di un regime.
E' morto Gelli ma la massoneria, sopratutto quella deviata continua. non facciamoci illusioni
Sostanzialmente Cossutta e Gelli sono morti poche ore di distanza. Si troveranno assieme suditi su una panca nella sala d'aspetto di San Pietro?
Licio Gelli morto a 96 anni, il capo della P2 che sconvolse l’Italia. Dal fascismo alle stragi, vita di rapporti occulti e misteri
Cronaca
L'uomo chiave dello scandalo del 1981 aveva 96 anni. La sua rete è stata coinvolta (direttamente o meno) in tutta la storia nera d'Italia: golpe Borghese, strategia della tensione, caso Calvi, caso Moro, mafia
di F. Q. | 16 dicembre 2015
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/12 ... a/2308216/
Sostanzialmente Cossutta e Gelli sono morti poche ore di distanza. Si troveranno assieme suditi su una panca nella sala d'aspetto di San Pietro?
Licio Gelli morto a 96 anni, il capo della P2 che sconvolse l’Italia. Dal fascismo alle stragi, vita di rapporti occulti e misteri
Cronaca
L'uomo chiave dello scandalo del 1981 aveva 96 anni. La sua rete è stata coinvolta (direttamente o meno) in tutta la storia nera d'Italia: golpe Borghese, strategia della tensione, caso Calvi, caso Moro, mafia
di F. Q. | 16 dicembre 2015
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Re: Diario della caduta di un regime.
Cronaca
Licio Gelli, quando il capo della P2 mi disse: ‘Condanneranno Dell’Utri a sette anni’
di Peter Gomez | 16 dicembre 2015
Commenti (444)
“Guardi in questo Paese c’è solo un personaggio carismatico che lo possa davvero guidare: Silvio Berlusconi”.
“Ne è proprio sicuro, commendatore? Davvero non vede nessun altro?”.
“Beh, uno ci sarebbe: Dell’Utri, ma lui ha il problema del processo di Palermo…”.
“Ma intanto si sa come vanno queste cose: finirà che verrà assolto”.
“No, guardi, gli daranno sette anni…”.
Quel colloquio con Licio Gelli me lo ricordo ancora bene. E sempre quando ripenso alla condanna definitiva a 7 anni poi inflitta a Dell’Utri (ne aveva presi nove in primo grado) mi gela il sangue.
Licio Gelli a Odeon Tv
Ero arrivato a Villa Wanda poco prima delle elezioni del 2009 per il rinnovo dei vertici del Goi (Grande Oriente d’Italia), che avrebbero riconfermato alla guida della massoneria italiana l’avvocato Gustavo Raffi. L’Espresso, il giornale per cui allora lavoravo mi aveva incaricato di preparare un pezzo sui fratelli maledetti che si accingevano, tra mille veleni e manovre di palazzo, ad andare alle urne. E anche se alla fine di quello che Gelli mi disse scrissi poco o nulla – l’articolo sulla massoneria fu prima rinviato e poi cancellato perché Gianni Barbacetto ne aveva pubblicato uno analogo su Il Venerdì di Repubblica – conservo ancora gli appunti e una registrazione parziale del nostro incontro.
Vivida è pure l’impressione che il Venerabile e pluri-condannato maestro mi fece. Lui stava per compiere novant’anni, ma ne dimostrava almeno 15 di meno. La sua villa sui colli d’Arezzo era ancora frequentatissima: prima di incontrarlo attesi parecchio e dopo di me arrivarono altre persone. Forse anche per questo l’uomo sembrava al corrente nei minimi particolari di ogni avvenimento politico e sociale. La sorpresa (e per certi versi la paura) mi colse però quando cercai di capire che cosa fosse per lui la massoneria. “La massoneria è ordine e gerarchia”, disse tutto di un fiato Gelli prima di lanciarsi non in un semplice elogio della destra, come mi sarei aspettato, ma del fascismo.
La sala lunga e stretta dove venni ricevuto assieme al mio accompagnatore – un massone toscano iscritto al Pd, presentatomi da un collega – era piena zeppa di immagini sacre, madonne, cristi in croce, che mi fecero dubitare sulla veridicità della scomunica mossa dalla Chiesa nei confronti dei figli della vedova.
Gelli pareva saper tutto del Vaticano e di quello che accadeva nelle forze dell’ordine. E anche se ebbi la sensazione che volesse impressionarmi condendo i suoi discorsi con decine di nomi accanto ai quali puntualmente citava gli indirizzi delle abitazioni e persone e persino il piano degli edifici dove esse abitavano, alla fine mi convinsi che era ancora molto potente. Del resto stiamo parlando di un uomo scarcerato negli anni 80 perché considerato dai tribunali malato di cuore, in attesa di interventi urgenti alle coronarie, e che invece nei 30 anni successivi ha goduto di un’ottima salute.
Ovviamente discutemmo molto di Berlusconi – mi sono ripromesso di pubblicare prima o poi il tutto in un libro galleria di ritratti – e fu allora, come ho già scritto sulle pagine de Il Fatto Quotidiano, che lui affermò sorridente: “Lo conosco bene, l’ho avuto sette anni in loggia” prima di rivendicare per l’ennesima volta il copyright sul famigerato Piano di Rinascita Democratica che per Gelli il Cavaliere stava tentando con successo di attuare.
Terminato l’incontro mi resi conto che qualcosa però non tornava. Berlusconi, stando alle dichiarazioni e i documenti ufficiali, si iscrisse alla P2 nel 1978. Ma Gelli con me retrodatava di fatto il suo ingresso al 1974: l’anno in cui nascono la Fininvest Ltd Grand Cayman (una strana off shore finanziata dal comparto estero del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi), Telemilano via cavo e in cui anche il boss Vittorio Mangano arriva, poco dopo Dell’Utri, a Villa San Martino ad Arcore. Per questo le sue parole mi sembrarono allora un messaggio calcolato. Una sorta di: “Caro premier (in quel momento Berlusconi era al governo), ricordati che io so e ho le prove”. Una specie di una dimostrazione di forza basata sulla raccolta di informazioni.
Perché in fondo a rileggere la storia della Loggia il potere di Gelli è stato sempre quello della memoria. Grazie ai vertici dei servizi segreti, delle forze dell’ordine, dei maggiori istituti di credito e di buona parte della politica affiliati alla sua organizzazione, il capo della P2 archiviava documenti e notizie. Collezionava dossier la cui esistenza era da sola capace di riportare all’ordine i recalcitranti. Il resto lo facevano i soldi (Gelli come il suo vice Ortolani era diventato grazie all’Ambrosiano, e non solo, un uomo ricchissimo), le relazioni e la sua fama sinistra. Un’aura torbida che nel corso degli anni il Burattinaio ha provveduto personalmente ad alimentare. Anche con tecniche di persuasione inconscia.
Me ne resi conto al momento dei saluti. Gelli abbracciò l’uomo che mi aveva portato da lui (e che non vedeva da 30 anni) e gli chiese dove abitava. Poi ripeté ad alta voce l’indirizzo. Sembrava volerlo memorizzare per poi usarlo in qualche altra conversazione. Dando così l’impressione agli interlocutori di frequentare abitualmente chi, magari, non vedeva da una vita. Un magliaro insomma. Ma potente e, in un Paese di magliari come il nostro, molto pericoloso.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/12 ... i/2309959/
Licio Gelli, quando il capo della P2 mi disse: ‘Condanneranno Dell’Utri a sette anni’
di Peter Gomez | 16 dicembre 2015
Commenti (444)
“Guardi in questo Paese c’è solo un personaggio carismatico che lo possa davvero guidare: Silvio Berlusconi”.
“Ne è proprio sicuro, commendatore? Davvero non vede nessun altro?”.
“Beh, uno ci sarebbe: Dell’Utri, ma lui ha il problema del processo di Palermo…”.
“Ma intanto si sa come vanno queste cose: finirà che verrà assolto”.
“No, guardi, gli daranno sette anni…”.
Quel colloquio con Licio Gelli me lo ricordo ancora bene. E sempre quando ripenso alla condanna definitiva a 7 anni poi inflitta a Dell’Utri (ne aveva presi nove in primo grado) mi gela il sangue.
Licio Gelli a Odeon Tv
Ero arrivato a Villa Wanda poco prima delle elezioni del 2009 per il rinnovo dei vertici del Goi (Grande Oriente d’Italia), che avrebbero riconfermato alla guida della massoneria italiana l’avvocato Gustavo Raffi. L’Espresso, il giornale per cui allora lavoravo mi aveva incaricato di preparare un pezzo sui fratelli maledetti che si accingevano, tra mille veleni e manovre di palazzo, ad andare alle urne. E anche se alla fine di quello che Gelli mi disse scrissi poco o nulla – l’articolo sulla massoneria fu prima rinviato e poi cancellato perché Gianni Barbacetto ne aveva pubblicato uno analogo su Il Venerdì di Repubblica – conservo ancora gli appunti e una registrazione parziale del nostro incontro.
Vivida è pure l’impressione che il Venerabile e pluri-condannato maestro mi fece. Lui stava per compiere novant’anni, ma ne dimostrava almeno 15 di meno. La sua villa sui colli d’Arezzo era ancora frequentatissima: prima di incontrarlo attesi parecchio e dopo di me arrivarono altre persone. Forse anche per questo l’uomo sembrava al corrente nei minimi particolari di ogni avvenimento politico e sociale. La sorpresa (e per certi versi la paura) mi colse però quando cercai di capire che cosa fosse per lui la massoneria. “La massoneria è ordine e gerarchia”, disse tutto di un fiato Gelli prima di lanciarsi non in un semplice elogio della destra, come mi sarei aspettato, ma del fascismo.
La sala lunga e stretta dove venni ricevuto assieme al mio accompagnatore – un massone toscano iscritto al Pd, presentatomi da un collega – era piena zeppa di immagini sacre, madonne, cristi in croce, che mi fecero dubitare sulla veridicità della scomunica mossa dalla Chiesa nei confronti dei figli della vedova.
Gelli pareva saper tutto del Vaticano e di quello che accadeva nelle forze dell’ordine. E anche se ebbi la sensazione che volesse impressionarmi condendo i suoi discorsi con decine di nomi accanto ai quali puntualmente citava gli indirizzi delle abitazioni e persone e persino il piano degli edifici dove esse abitavano, alla fine mi convinsi che era ancora molto potente. Del resto stiamo parlando di un uomo scarcerato negli anni 80 perché considerato dai tribunali malato di cuore, in attesa di interventi urgenti alle coronarie, e che invece nei 30 anni successivi ha goduto di un’ottima salute.
Ovviamente discutemmo molto di Berlusconi – mi sono ripromesso di pubblicare prima o poi il tutto in un libro galleria di ritratti – e fu allora, come ho già scritto sulle pagine de Il Fatto Quotidiano, che lui affermò sorridente: “Lo conosco bene, l’ho avuto sette anni in loggia” prima di rivendicare per l’ennesima volta il copyright sul famigerato Piano di Rinascita Democratica che per Gelli il Cavaliere stava tentando con successo di attuare.
Terminato l’incontro mi resi conto che qualcosa però non tornava. Berlusconi, stando alle dichiarazioni e i documenti ufficiali, si iscrisse alla P2 nel 1978. Ma Gelli con me retrodatava di fatto il suo ingresso al 1974: l’anno in cui nascono la Fininvest Ltd Grand Cayman (una strana off shore finanziata dal comparto estero del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi), Telemilano via cavo e in cui anche il boss Vittorio Mangano arriva, poco dopo Dell’Utri, a Villa San Martino ad Arcore. Per questo le sue parole mi sembrarono allora un messaggio calcolato. Una sorta di: “Caro premier (in quel momento Berlusconi era al governo), ricordati che io so e ho le prove”. Una specie di una dimostrazione di forza basata sulla raccolta di informazioni.
Perché in fondo a rileggere la storia della Loggia il potere di Gelli è stato sempre quello della memoria. Grazie ai vertici dei servizi segreti, delle forze dell’ordine, dei maggiori istituti di credito e di buona parte della politica affiliati alla sua organizzazione, il capo della P2 archiviava documenti e notizie. Collezionava dossier la cui esistenza era da sola capace di riportare all’ordine i recalcitranti. Il resto lo facevano i soldi (Gelli come il suo vice Ortolani era diventato grazie all’Ambrosiano, e non solo, un uomo ricchissimo), le relazioni e la sua fama sinistra. Un’aura torbida che nel corso degli anni il Burattinaio ha provveduto personalmente ad alimentare. Anche con tecniche di persuasione inconscia.
Me ne resi conto al momento dei saluti. Gelli abbracciò l’uomo che mi aveva portato da lui (e che non vedeva da 30 anni) e gli chiese dove abitava. Poi ripeté ad alta voce l’indirizzo. Sembrava volerlo memorizzare per poi usarlo in qualche altra conversazione. Dando così l’impressione agli interlocutori di frequentare abitualmente chi, magari, non vedeva da una vita. Un magliaro insomma. Ma potente e, in un Paese di magliari come il nostro, molto pericoloso.
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Re: Diario della caduta di un regime.
Il tempo non ce n' é più, sono processi che hanno bisogno di un tempo adeguato,camillobenso ha scritto:Maucat ha scritto:E' ora di proporre una seria alternativa al PD a sinistra che vada a intercettare tutti questi voti in uscita oltre che quelli usciti precedentemente e parcheggiati nell'astensione o nel M5S... Speriamo non venga buttata all'ortiche anche questa occasione...
Caro Maucat, noi concordiamo con quanto tu scrivi.
Ti pongo pertanto la stessa domanda che ho posto ad altri amici forumisti che si sono espressi in modo analogo su altri temi.
COME??????
contrariamente si pasticcia e si compromette tutto.
Da facebook: 7 h fa
di Francesco Briganti
Buon giorno mondo, perché ...
chi mi legge conosce le mie tantissime perplessità circa la capacità politica a governare dei 5S; conosce,
altrettanto bene, che la mia scelta, nel caso di un ballottaggio senza protagonisti di vera sinistra,
sarebbe comunque ed a prescindere per il movimento di Grillo.
Non sono salito e non salirò dopo sul carro dei probabili vincitori;
non credo, infatti che una commistione buona a distruggere il vecchio,
sia altrettanto buona per costruire il nuovo;
ma, votandoli e stante quella condizione di cui sopra, li voterò, io auspico tre cose:
a) di essermi sbagliato nei loro confronti;
b) che se non mi fossi sbagliato nelle mie valutazioni un loro governo accelleri in
maniera geometrica la fine di questo sistema;
d) che un voto, comunque, dato a loro serva a spezzare i legami governativi di un
usurpatore mai eletto da nessuno.
Ciò detto, l'accordo fatto dai 5S per la elezione della Consulta, cosa di cui leggerete le osservazioni di Repubblica a seguire,
è sicuramente frutto di una altro giro truffaldino di quel pagliaccio fiorentino senza scheletri negli armadi in quanto tutti
nei cimiteri, uno di fresco, sotterrati e ben nascosti; ragione per cui, e per quel che vale, io mi permetto un consiglio
ai Di Battista ed ai Di Maio: " ... attenzione, che le serpi sono come Giuda, colpiscono a tradimento e quando meno te lo aspetti ".
Di pari passo a quanto sopra se la sinistra vera, la mia sinistra, riuscisse a lavorare, per una volta ancora nella storia,
da grande forza politica, unita, unanime e solidale, per tornare ad essere l'espressione del mondo del lavoro e della
indiscrimazione e della tutela dei diritti e dei doveri, ancora si potrebbe sperare in un azione da protagonisti nel cambiamento
di questopaese, giacché essere dei duri e puri in corsa combattuta e rivale per l'unica vera stimmata di sinistra,
può forse raccogliere, per ciascuno dei corridori, un due-tre percento dei voti, ma di sicuro non serve ad altro se non
a dare dei maglioni di cachemire a qualche improvvisato rais di quartiere.
Questo è quanto: buona lettura.
Dopo la svolta di Renzi, Forza Italia allo sbando
di GIANLUCA LUZI
Qualcosa si muove nel panorama immobile della politica italiana. L'improvvisa accelerazione impressa da Renzi, che ha finalmente consentito di eleggere i tre giudici costituzionali, dopo una paralisi durata quasi due anni e 31 votazioni, è stata possibile perche il presidente del consiglio e leader del Pd, dando prova di abilità tattica e prontezza di riflessi, ha approfittato di una lite in aula con il capogruppo di Forza Italia Brunetta per scaricare senza incertezze il partito di Berlusconi e chiudere un accordo con il M5S che ha portato, appunto, al l'elezione dei tre giudici. Le conseguenze politiche si vedranno nei prossimi mesi ma intanto si può dire che ci sono due novità. La prima è che la deriva estremista di Forza Italia rappresentata dal capogruppo Brunetta, ha portato a uno sfaldamento irreversibile del partito di Berlusconi che non ha una linea, se non quella della subalternità alla Lega di Salvini, e non ha più una leadership. Nemmeno nella persona del suo fondatore Berlusconi che non riesce più a farsi obbedire dai suoi parlamentari. Molti accusano Brunetta dell'ennesima sconfitta ma dimenticano che le cause della debacle sono più lontane e risiedono nelle ripetute sconfitte elettorali, nel tramonto di Berlusconi e nell'utilizzo di Salvini come ciambella di salvataggio per non naufragare definitivamente. La seconda conseguenza è la progressiva istituzionalizzazione dei Cinquestelle che pur senza rinunciare al radicalismo della loro visione politica, sembrano aver accettato le regole della democrazia parlamentare. Almeno in occasione dell'elezione dei tre giudici. Quando Renzi spiega di aver fatto con loro un accordo "istituzionale", è come se li promuovesse al ruolo di interlocutori affidabili all'interno delle regole parlamentari democratiche, che li vedono all'opposizione radicale del governo ma facendo politica. Cioè accettando la regola del negoziato e del compromesso che è la base della politica. Un grosso passo avanti rispetto al movimento che voleva "aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno". Resta sulla sfondo lo scandalo delle banche salvate e dei risparmiatori turlupinati. Domani si vota la mozione di sfiducia Cinquestelle contro il ministro Boschi. Renzi vuole affidare al magistrato anticorruzione Cantone gli arbitrati per i risarcimenti.
(F.B.)
Abbiamo aspettato tutti, almeno quelli che hanno il cuore che batte a sinistra, di vedere una aggregazione credibile
ed autenticamente democratica, per ora però, mi pare che si continui ad indugiare palesando inadeguatezza o
scarsa coscienza dell'urgenza e della gravità della situazione. Vale per me, come penso per molti altri;
in mancanza di una aggregazione solida e credibile di vera sinistra restano solo due opzioni possibili:
l'astensione o 5S auspicando i tre punti (a,b, d) descritti da Franceso Briganti.
Un saluto a tutti
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Re: Diario della caduta di un regime.
Avanti, allora xche' ho fretta. Molto fretta! Ma attenti xche sono ad un bivio. Ho una strada molto spianata x diventare un'anarchico individualista. Che altro mi resterebbe?erding ha scritto:Il tempo non ce n' é più, sono processi che hanno bisogno di un tempo adeguato,camillobenso ha scritto:Maucat ha scritto:E' ora di proporre una seria alternativa al PD a sinistra che vada a intercettare tutti questi voti in uscita oltre che quelli usciti precedentemente e parcheggiati nell'astensione o nel M5S... Speriamo non venga buttata all'ortiche anche questa occasione...
Caro Maucat, noi concordiamo con quanto tu scrivi.
Ti pongo pertanto la stessa domanda che ho posto ad altri amici forumisti che si sono espressi in modo analogo su altri temi.
COME??????
contrariamente si pasticcia e si compromette tutto.
Da facebook: 7 h fa
di Francesco Briganti
Buon giorno mondo, perché ...
chi mi legge conosce le mie tantissime perplessità circa la capacità politica a governare dei 5S; conosce,
altrettanto bene, che la mia scelta, nel caso di un ballottaggio senza protagonisti di vera sinistra,
sarebbe comunque ed a prescindere per il movimento di Grillo.
Non sono salito e non salirò dopo sul carro dei probabili vincitori;
non credo, infatti che una commistione buona a distruggere il vecchio,
sia altrettanto buona per costruire il nuovo;
ma, votandoli e stante quella condizione di cui sopra, li voterò, io auspico tre cose:
a) di essermi sbagliato nei loro confronti;
b) che se non mi fossi sbagliato nelle mie valutazioni un loro governo accelleri in
maniera geometrica la fine di questo sistema;
d) che un voto, comunque, dato a loro serva a spezzare i legami governativi di un
usurpatore mai eletto da nessuno.
Ciò detto, l'accordo fatto dai 5S per la elezione della Consulta, cosa di cui leggerete le osservazioni di Repubblica a seguire,
è sicuramente frutto di una altro giro truffaldino di quel pagliaccio fiorentino senza scheletri negli armadi in quanto tutti
nei cimiteri, uno di fresco, sotterrati e ben nascosti; ragione per cui, e per quel che vale, io mi permetto un consiglio
ai Di Battista ed ai Di Maio: " ... attenzione, che le serpi sono come Giuda, colpiscono a tradimento e quando meno te lo aspetti ".
Di pari passo a quanto sopra se la sinistra vera, la mia sinistra, riuscisse a lavorare, per una volta ancora nella storia,
da grande forza politica, unita, unanime e solidale, per tornare ad essere l'espressione del mondo del lavoro e della
indiscrimazione e della tutela dei diritti e dei doveri, ancora si potrebbe sperare in un azione da protagonisti nel cambiamento
di questopaese, giacché essere dei duri e puri in corsa combattuta e rivale per l'unica vera stimmata di sinistra,
può forse raccogliere, per ciascuno dei corridori, un due-tre percento dei voti, ma di sicuro non serve ad altro se non
a dare dei maglioni di cachemire a qualche improvvisato rais di quartiere.
Questo è quanto: buona lettura.
Dopo la svolta di Renzi, Forza Italia allo sbando
di GIANLUCA LUZI
Qualcosa si muove nel panorama immobile della politica italiana. L'improvvisa accelerazione impressa da Renzi, che ha finalmente consentito di eleggere i tre giudici costituzionali, dopo una paralisi durata quasi due anni e 31 votazioni, è stata possibile perche il presidente del consiglio e leader del Pd, dando prova di abilità tattica e prontezza di riflessi, ha approfittato di una lite in aula con il capogruppo di Forza Italia Brunetta per scaricare senza incertezze il partito di Berlusconi e chiudere un accordo con il M5S che ha portato, appunto, al l'elezione dei tre giudici. Le conseguenze politiche si vedranno nei prossimi mesi ma intanto si può dire che ci sono due novità. La prima è che la deriva estremista di Forza Italia rappresentata dal capogruppo Brunetta, ha portato a uno sfaldamento irreversibile del partito di Berlusconi che non ha una linea, se non quella della subalternità alla Lega di Salvini, e non ha più una leadership. Nemmeno nella persona del suo fondatore Berlusconi che non riesce più a farsi obbedire dai suoi parlamentari. Molti accusano Brunetta dell'ennesima sconfitta ma dimenticano che le cause della debacle sono più lontane e risiedono nelle ripetute sconfitte elettorali, nel tramonto di Berlusconi e nell'utilizzo di Salvini come ciambella di salvataggio per non naufragare definitivamente. La seconda conseguenza è la progressiva istituzionalizzazione dei Cinquestelle che pur senza rinunciare al radicalismo della loro visione politica, sembrano aver accettato le regole della democrazia parlamentare. Almeno in occasione dell'elezione dei tre giudici. Quando Renzi spiega di aver fatto con loro un accordo "istituzionale", è come se li promuovesse al ruolo di interlocutori affidabili all'interno delle regole parlamentari democratiche, che li vedono all'opposizione radicale del governo ma facendo politica. Cioè accettando la regola del negoziato e del compromesso che è la base della politica. Un grosso passo avanti rispetto al movimento che voleva "aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno". Resta sulla sfondo lo scandalo delle banche salvate e dei risparmiatori turlupinati. Domani si vota la mozione di sfiducia Cinquestelle contro il ministro Boschi. Renzi vuole affidare al magistrato anticorruzione Cantone gli arbitrati per i risarcimenti.
(F.B.)
Abbiamo aspettato tutti, almeno quelli che hanno il cuore che batte a sinistra, di vedere una aggregazione credibile
ed autenticamente democratica, per ora però, mi pare che si continui ad indugiare palesando inadeguatezza o
scarsa coscienza dell'urgenza e della gravità della situazione. Vale per me, come penso per molti altri;
in mancanza di una aggregazione solida e credibile di vera sinistra restano solo due opzioni possibili:
l'astensione o 5S auspicando i tre punti (a,b, d) descritti da Franceso Briganti.
Un saluto a tutti
Un salutone
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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Re: Diario della caduta di un regime.
Parlamento
Sempre presenti ma ininfluenti: la triste vita dei peones del Pd
Sono ai primi posti per partecipazione al voto in Aula. Assicurano la tenuta del governo. Compensano le assenze dei colleghi della maggioranza. Ma vengono usati solo come stampella per far approvare le leggi. Sulle quali riescono a incidere poco o nulla. Nel dossier sulla produttività di deputati e senatori, la sorte di tanti sconosciuti onorevoli dem
di Paolo Fantauzzi. Dati OpenPolis
18 dicembre 2015
http://espresso.repubblica.it/palazzo/2 ... =HEF_RULLO
Sempre presenti ma ininfluenti: la triste vita dei peones del Pd
Sono ai primi posti per partecipazione al voto in Aula. Assicurano la tenuta del governo. Compensano le assenze dei colleghi della maggioranza. Ma vengono usati solo come stampella per far approvare le leggi. Sulle quali riescono a incidere poco o nulla. Nel dossier sulla produttività di deputati e senatori, la sorte di tanti sconosciuti onorevoli dem
di Paolo Fantauzzi. Dati OpenPolis
18 dicembre 2015
http://espresso.repubblica.it/palazzo/2 ... =HEF_RULLO
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Re: Diario della caduta di un regime.
Bersaglio Mobile del 18/12/2015
Una puntata imperdibile su Gelli e sull'ultima intervista a Gelli.
Il Colpo di Stato del 1970 non è andato in porto solo per poco.
http://www.la7.it/bersaglio-mobile/rive ... 015-170746
Una puntata imperdibile su Gelli e sull'ultima intervista a Gelli.
Il Colpo di Stato del 1970 non è andato in porto solo per poco.
http://www.la7.it/bersaglio-mobile/rive ... 015-170746
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Re: Diario della caduta di un regime.
Corriere 19.12.15
Un Cagliostro del XX secolo. Licio Gelli e i suoi seguaci
È morto Licio Gelli, il «Maestro Venerabile» della loggia massonica (segreta) P2. Fece scalpore a suo tempo la scoperta di una lista di 962 iscritti, fra cui ministri, vertici dei servizi segreti, alti magistrati, banchieri, imprenditori, parlamentari e giornalisti. Molti di costoro smentirono di appartenere
alla loggia, ma la verità non fu mai accertata.
A Licio Gelli furono attribuite molte nefandezze e si ritiene che si sia portato nella tomba segreti inconfessabili. Che idea si è fatto di questo personaggio?
Pierfrancesco Camilleri
Caro Camilleri,
Non l’ho mai incontrato, ma dalla lettura dei giornali e dai racconti di chi lo ha conosciuto, ho tratto l’impressione che Gelli fosse una sorta di Cagliostro, ambizioso, spavaldo, millantatore e incantatore. Tutta la sua vita fu un «Ponzi scheme», dal nome di quell’uomo d’affari italoamericano, agli inizi del Novecento, che pagava lauti interessi a Tizio con i soldi di Caio e a Caio con quelli di Sempronio: una piramide destinata a crollare su se stessa trascinando con sé tutti coloro che, ammaliati, gli avevano affidato i loro denari.
Nel caso di Gelli la piramide era formata dal nome e dal prestigio delle persone di cui riusciva a conquistare la fiducia. Quanto più ostentava potenti amicizie (non sempre reali) tanto più aumentava il proprio credito e reclutava nuovi amici. Fu questa la ragione per cui il fenomeno Gelli non mi sembrò inquietante. Ero convinto che i suoi piani strategici gli servissero soprattutto a creare la propria leggenda. Mi sembrò molto preoccupante invece il fatto che questo fantasioso venditore di fumo fosse riuscito a sedurre un certo numero di imprenditori, funzionari dello Stato, magistrati e parlamentari. Che cosa pensare di una classe dirigente che si lasciava accalappiare da una persona di cui era impossibile accertare i meriti e le qualità?
La sola spiegazione plausibile è il clima politico e sociale italiano tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta. Gli attentati terroristici erano sempre più frequenti, le turbolenze bancarie minacciavano la stabilità della lira, la criminalità organizzata agiva sempre più impunemente, i rapimenti di persona erano all’ordine del giorno, il rapporto stretto da Aldo Moro con il Pci aveva trovato consensi in una parte della società nazionale, ma era visto con sospetto dagli ambienti moderati, da Washington e persino da Mosca. L’Italia sembrava scivolare verso il caos e il clima politico era quello più adatto a suscitare paure, alimentare speculazioni, progettare fantasiose vie di uscita. Era il clima in cui Gelli poteva tessere più facilmente le sue trame
Un Cagliostro del XX secolo. Licio Gelli e i suoi seguaci
È morto Licio Gelli, il «Maestro Venerabile» della loggia massonica (segreta) P2. Fece scalpore a suo tempo la scoperta di una lista di 962 iscritti, fra cui ministri, vertici dei servizi segreti, alti magistrati, banchieri, imprenditori, parlamentari e giornalisti. Molti di costoro smentirono di appartenere
alla loggia, ma la verità non fu mai accertata.
A Licio Gelli furono attribuite molte nefandezze e si ritiene che si sia portato nella tomba segreti inconfessabili. Che idea si è fatto di questo personaggio?
Pierfrancesco Camilleri
Caro Camilleri,
Non l’ho mai incontrato, ma dalla lettura dei giornali e dai racconti di chi lo ha conosciuto, ho tratto l’impressione che Gelli fosse una sorta di Cagliostro, ambizioso, spavaldo, millantatore e incantatore. Tutta la sua vita fu un «Ponzi scheme», dal nome di quell’uomo d’affari italoamericano, agli inizi del Novecento, che pagava lauti interessi a Tizio con i soldi di Caio e a Caio con quelli di Sempronio: una piramide destinata a crollare su se stessa trascinando con sé tutti coloro che, ammaliati, gli avevano affidato i loro denari.
Nel caso di Gelli la piramide era formata dal nome e dal prestigio delle persone di cui riusciva a conquistare la fiducia. Quanto più ostentava potenti amicizie (non sempre reali) tanto più aumentava il proprio credito e reclutava nuovi amici. Fu questa la ragione per cui il fenomeno Gelli non mi sembrò inquietante. Ero convinto che i suoi piani strategici gli servissero soprattutto a creare la propria leggenda. Mi sembrò molto preoccupante invece il fatto che questo fantasioso venditore di fumo fosse riuscito a sedurre un certo numero di imprenditori, funzionari dello Stato, magistrati e parlamentari. Che cosa pensare di una classe dirigente che si lasciava accalappiare da una persona di cui era impossibile accertare i meriti e le qualità?
La sola spiegazione plausibile è il clima politico e sociale italiano tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta. Gli attentati terroristici erano sempre più frequenti, le turbolenze bancarie minacciavano la stabilità della lira, la criminalità organizzata agiva sempre più impunemente, i rapimenti di persona erano all’ordine del giorno, il rapporto stretto da Aldo Moro con il Pci aveva trovato consensi in una parte della società nazionale, ma era visto con sospetto dagli ambienti moderati, da Washington e persino da Mosca. L’Italia sembrava scivolare verso il caos e il clima politico era quello più adatto a suscitare paure, alimentare speculazioni, progettare fantasiose vie di uscita. Era il clima in cui Gelli poteva tessere più facilmente le sue trame
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Re: Diario della caduta di un regime.
Quegli anni li ho conosciuti ed e' abbastanza credibile quello che racconta anche se, con i suoi 92 anni allora, non e' ancora un rimbambito.camillobenso ha scritto:Bersaglio Mobile del 18/12/2015
Una puntata imperdibile su Gelli e sull'ultima intervista a Gelli.
Il Colpo di Stato del 1970 non è andato in porto solo per poco.
http://www.la7.it/bersaglio-mobile/rive ... 015-170746
Sa cosa deve raccontare e quello che non deve raccontare.
In quegli anni però, per fortuna, c'era gente degli apparati militari che facevano passare informazioni tali da metterci in avviso.
Spesso siamo stati avvisati di non farci trovare a case sia di notte che di giorno proprio per questi motivi che racconta.
Pure noi giovani di primo pelo, oltre ai ns. vecchi, alloggiavamo presso degli amici e parenti e per un determinato tempo eravamo costretti, per prudenza, a sospendere qualsiasi attività politica fino a che le acque non si fossero chetate.
Per sua fortuna, questo bischero, ha potuto morire sul suo letto diversamente da altri onesti e che fecero la resistenza al nazifascismo.
Oltre agli apparati militari, la P2 entrava anche nella magistratura e chissa' per quanti anni ancora ed e' per tutto questo che ha potuto passeggiare comodamente per le citta nostra come un comune cittadino onesto.
Burattini di tutti i colori, bianchi, rossi, verdi, gialli ma con gli stessi burattinai.
un salutone
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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Re: Diario della caduta di un regime.
pancho ha scritto:Quegli anni li ho conosciuti ed e' abbastanza credibile quello che racconta anche se, con i suoi 92 anni allora, non e' ancora un rimbambito.camillobenso ha scritto:Bersaglio Mobile del 18/12/2015
Una puntata imperdibile su Gelli e sull'ultima intervista a Gelli.
Il Colpo di Stato del 1970 non è andato in porto solo per poco.
http://www.la7.it/bersaglio-mobile/rive ... 015-170746
Sa cosa deve raccontare e quello che non deve raccontare.
In quegli anni però, per fortuna, c'era gente degli apparati militari che facevano passare informazioni tali da metterci in avviso.
Spesso siamo stati avvisati di non farci trovare a case sia di notte che di giorno proprio per questi motivi che racconta.
Pure noi giovani di primo pelo, oltre ai ns. vecchi, alloggiavamo presso degli amici e parenti e per un determinato tempo eravamo costretti, per prudenza, a sospendere qualsiasi attività politica fino a che le acque non si fossero chetate.
Per sua fortuna, questo bischero, ha potuto morire sul suo letto diversamente da altri onesti e che fecero la resistenza al nazifascismo.
Oltre agli apparati militari, la P2 entrava anche nella magistratura e chissa' per quanti anni ancora ed e' per tutto questo che ha potuto passeggiare comodamente per le citta nostra come un comune cittadino onesto.
Burattini di tutti i colori, bianchi, rossi, verdi, gialli ma con gli stessi burattinai.
un salutone
Sa cosa deve raccontare e quello che non deve raccontare.
Ho avuto la stessa impressione.
Quello che mi ha lasciato perprelesso é quando afferma che il capo della P2 é lui e nessun altro.
Malignità. Non Giulio????
Molto più intelligente del materassaio di Arezzo??????
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Re: Diario della caduta di un regime.
Tg3 - ore 19,00
La Polverini dichiara che sono in molti i parlamentari di Farsa Italia, pronti a passare con Denis Verdini, fondatore di ALA di pollo.
Le cronache di questi giorni sono piene delle notizie sulla deflagrazione finale di Farsa Italia.
Forse, se lo augura anche Silvietto che non ne può più di fare la balia ai topi in fuga perché sentono che la nave sta affondando.
D'altra parte che cosa potrebbe proporre per fermarli??????
I chierici di Paolo Romani guardano a La Qualunque nella speranza che nasca il PdN.
Denis sta facendo la calamita offrendo un passaggio sul suo taxi diretto verso il PdN.
La domanda in questo caso è sempre la stessa.
Se nasce il PDN, quelli della sinistra che non hanno capito ancora chi è La Qualunque rimarranno ancora nel PdN?????? (valutati intorno al 71% degli attuali PD)
E Salvini che oggi si sentiva già premier, che farà davanti allo sfascio totale di Farsa Italia, visto poi che i ""moderati"" se li può scordare?????
La Polverini dichiara che sono in molti i parlamentari di Farsa Italia, pronti a passare con Denis Verdini, fondatore di ALA di pollo.
Le cronache di questi giorni sono piene delle notizie sulla deflagrazione finale di Farsa Italia.
Forse, se lo augura anche Silvietto che non ne può più di fare la balia ai topi in fuga perché sentono che la nave sta affondando.
D'altra parte che cosa potrebbe proporre per fermarli??????
I chierici di Paolo Romani guardano a La Qualunque nella speranza che nasca il PdN.
Denis sta facendo la calamita offrendo un passaggio sul suo taxi diretto verso il PdN.
La domanda in questo caso è sempre la stessa.
Se nasce il PDN, quelli della sinistra che non hanno capito ancora chi è La Qualunque rimarranno ancora nel PdN?????? (valutati intorno al 71% degli attuali PD)
E Salvini che oggi si sentiva già premier, che farà davanti allo sfascio totale di Farsa Italia, visto poi che i ""moderati"" se li può scordare?????
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