LA SFIDA del REFERENDUM

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paolo11
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Re: LA SFIDA del REFERENDUM

Messaggio da paolo11 »

http://www.affaritaliani.it/politica/re ... 51952.html
Referendum, Renzi si dimette prima del voto del 4 dicembre
Dimissioni di Matteo Renzi da presidente del Consiglio prima del referendum costituzionale del 4 dicembre. Da qualche ora circola insistentemente nei Palazzi del potere romano questo rumor che è a dir poco clamoroso. Il leader del Partito Democratico starebbe seriamente accarezzando l'idea del colpo di teatro, della carta da giocare poco prima dell'apertura delle urne - si parla di venerdì 2 dicembre - per cercare di ribaltare i pronostici sfavorevoli per il Sì.

L'obiettivo della mossa a sorpresa del premier sarebbe duplice: dimostrare all'opinione pubblica che non è attaccato alla poltrona di capo del governo e togliere alle opposizioni, Massimo D'Alema, 5 Stelle e Lega in testa, l'arma principale della campagna referendaria ormai diventata anti-Renzi più che anti-riforme della Carta. Ambienti ben informati del Pd raccontano di "contatti continui" e di "seri ragionamenti" circa quest'ipotesi tra il presidente del Consiglio e i suoi fedelissimi (principalmente Boschi, Lotti e Orfini).

Anche il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, sarebbe stato messo in pre-allarme, ovviamente in via del tutto informale, dagli sherpa di Palazzo Chigi. Quella di Renzi, se confermata, sarebbe davvero un'operazione forse azzardata ma abile per cercare di recuperare terreno alla vigilia dell'apertura delle urne. Poi in caso di successo del Sì il Presidente della Repubblica non potrebbe far altro che rifiutare le dimissioni del premier e rimandare Renzi alle Camera per ottenere un nuovo, scontato, voto di fiducia.

Se invece il No dovesse prevale, a quel punto si aprirebbero due scenari differenti: o resta in carica il segretario del Pd ma soltanto per approvare la Legge di Bilancio, rassicurando l'Unione europea e le istituzioni finanziarie, modificare la legge elettorale e poi tornare alle urne per le elezioni politiche all'inizio del 2017; oppure si apre la partita per la ricerca di un nuovo esecutivo di larghe intese o tecnico, ipotesi caldeggiata da Mattarella ma osteggiata da Renzi in caso di successo del No, con Calenda, Padoan e Grasso in pole position per la poltrona di presidente del Consiglio
Ciao
Paolo11
UncleTom
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Re: LA SFIDA del REFERENDUM

Messaggio da UncleTom »

....GIORNI DIFFICILI....- 6 ALL'ALBA (del voto)

Questa settimana ci dobbiamo aspettare di tutto

Piazza Affari, bancari a picco
E lo spread vola a 190 punti
Il Ft fa terrorismo sulla vittoria del No al referendum. Piazza Affari in rosso, crolla Mps. È il solito ricatto dei mercati


di Sergio Rame
18 minuti fa
UncleTom
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Re: LA SFIDA del REFERENDUM

Messaggio da UncleTom »

ALLACCIARE LE CINTURE DI SICUREZZA!!!!!!!




Piazza Affari in rosso: bancari a picco. E lo spread vola a 190 punti
Il Financial Times fa terrorismo sulla vittoria del No al referendum. Econtagia i listini di Piazza Affari. Crolla Montepaschi. Male anche tutte le altre banche. È il solito ricatto dei mercati


Sergio Rame - Lun, 28/11/2016 - 10:51
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Avvio di settimana burrascoso per Piazza Affari. Gli indici di Milano cedono oltre il 2% trascinati al ribasso dalle banche con un passivo all'incirca doppio rispetto alle altre piazze continentali.


Pesa l'attesa del referendum di domenica prossima dopo che ieri il Financial Times ha sottolineato come otto istituti siano a rischio con un'eventuale vittoria del No alle riforme costituzionali imposte da Matteo Renzi. E lo spread torna a salire sfiorando i 190 punti base.

"Se il prossimo 4 dicembre Renzi perderà il referendum costituzionale fino a otto banche italiane, quelle con più problemi, rischiano di fallire". A fare terrorismo psicologico è (ancora una volta) il Financial Times secondo cui, citando funzionari e banchieri di alto livello, l'eventuale vittoria del No tratterrebbe "gli investitori dal ricapitalizzare" gli istituti in difficoltà. "Renzi che ha detto che si dimetterà se perderà il referendum, ha promosso una soluzione di mercato per risolvere i problemi da 4.000 miliardi di euro del sistema bancario italiano". E nel caso di dimissioni dell'ex rottamatore di Firenze i banchiere temono "la protratta incertezza durante la creazione di un governo tecnico". Secondo il Financial Times gli otto istituti a rischio sono il Monte dei Paschi di Siena, la Popolarte di Vicenza, Veneto Banca, Carige, Banca Etruria, CariChieti, Banca delle Marche e CariFerrara. Così in Borsa oltre a Montepaschi, che arriva a cedere il 7,2%, perdono il 4% Unicredit, Banco Popolare, Bpm e Bper mentre Intesa Sanpaolo lascia sul terreno oltre il 3%. Si difendono soltanto le utility con Terna e Italgas positive mentre Ynap (+0,1%) festeggia l'andamento record del Black Friday negli Stati Uniti.

A inizio di settimana parte male anche la seduta per i titoli di Stato sul mercato secondario con lo spread tra i Btp decennali e i Bund tedeschi a ridosso di quota 190 punti base. Il differenziale di rendimento tra il Btp benchmark e il pari scadenza tedesco sale a quota 189 punti, livello ai massimi da oltre due anni e mezzo (marzo 2014) dai 186 punti base registrato alla chiusura di venerdì. Il rendimento dei Btp resta fermo al 2,11% del precedente closing. Ancora una volta assistiamo al solito ricatto dei mercati e dello spread che, a una settimana da un appuntamento importante come il referendum sulle riforme costituzionali, prova a viziare il voto degli italiani.
UncleTom
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Re: LA SFIDA del REFERENDUM

Messaggio da UncleTom »

Il referendum torna a rischio
A meno di una settimana dal voto, i comitati per il No preparano un reclamo formale. Il referendum rischia di saltare?


di Luca Fazzo
59 minuti fa
UncleTom
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Re: LA SFIDA del REFERENDUM

Messaggio da UncleTom »

UncleTom ha scritto:Il referendum torna a rischio
A meno di una settimana dal voto, i comitati per il No preparano un reclamo formale. Il referendum rischia di saltare?


di Luca Fazzo
59 minuti fa

Il referendum torna a rischio: ora potrebbe davvero di saltare?
A meno di una settimana dal voto, i legali dei comitati per il No preparano un reclamo formale. Il referendum rischia di saltare?



Luca Fazzo - Lun, 28/11/2016 - 17:39
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Quando mancano cinque giorni all'inizio delle operazioni di voto, un nuovo rischio si apre per il referendum costituzionale fissato per il 4 dicembre.


In queste ore i legali dei comitati per il No si stanno preparando a depositare un reclamo formale contro la decisione del tribunale di Milano che il 10 novembre scorso aveva respinto l'istanza di bloccare il referendum per sospetto di illegittimità costituzionale del quesito stampato sulle schede. Il provvedimento era stato emesso dalla giudice Loreta Dorigo, della prima sezione civile. Ora in base all'articolo 699 del codice di procedura civile, a dover affrontare il reclamo degli "antiriforma" sarà un collegio di tre giudici, di cui la Dorigo non potrà fare parte.

È una mossa a sorpresa, quella di Valerio Onida - ex presidente della Corte Costituzionale - e degli altri fautori del No che avevano presentato il ricorso alla magistratura milanese. Poche ore dopo la bocciatura del 30 novembre, Onida aveva annunciato la sua intenzione di ricorrere in Cassazione, ma era chiaro che in ogni caso i tempi non sarebbero stati sufficienti a bloccare le operazioni di voto. Invece, stando a quanto si apprende negli ambienti dei promotori, è stata scelta un'altra strada: il reclamo, per l'appunto, con una nuova richiesta di intervento d'urgenza. Ma è chiaro che tutto ormai si gioca sul filo delle ore. Già domattina potrebbe essere la presidente della prima sezione civile, Paola Gandolfi, a dover fissare una udienza in tempi strettissimi per affrontare il reclamo del "No".

E i giudici a quel punto si troverebbero a dover valutare in una manciata di giorni una questione tecnicamente complicata e quasi inedita, che il giudice Dorigo risolse con un provvedimento lungo e articolato. Quel provvedimento non si limitava a dichiarare tecnicamente impercorribile la strada indicata da Onida, ma entrava nel merito del quesito e della stessa riforma costituzionale, con toni che ai ricorrenti erano sembrati troppo filo-riforma. Ora, su altri giudici ripiombano le stesse questioni. La strada per Onida e i suoi colleghi è impervia, e non solo per la ristrettezza dei tempi. Ma un colpo di scena, con il referendum bloccato in extremis, o almeno con la sua legittimità messa in discussione a causa della genericità del quesito, non si può escludere.
UncleTom
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Re: LA SFIDA del REFERENDUM

Messaggio da UncleTom »

Italiani all’estero, il male non è la Carta
di Nando dalla Chiesa | 29 novembre 2016
| 27
Care italiane, cari italiani all’estero, è da tempo che desidero scrivervi questa lettera aperta. Se lo faccio è perché ho avuto la fortuna di conoscere molti di voi nei miei viaggi e soggiorni per l’Europa. E perché sono in contatto con molti miei ex studenti che hanno scelto di andare a lavorare in altri paesi, dal Giappone all’Uruguay, dagli Stati Uniti al Libano. Credo di conoscere abbastanza bene soprattutto i più giovani di voi. Ho ascoltato con attenzione, ogni volta, i racconti delle loro speranze e frustrazioni e le ragioni della loro decisione più radicale: cercare un destino fuori dall’Italia.

Ecco, il referendum del 4 dicembre vi viene proposto come un’imperdibile occasione per fare dell’Italia un’altra cosa. Per darle la velocità politica e istituzionale necessaria a fare buone leggi, per renderla finalmente funzionante ed efficiente, libera dalle incrostazioni di caste e privilegi. Attraverso un intervento massiccio sulla Costituzione, da approvare con un Sì o con un No. Un’Italia migliore per voi, con una Costituzione rimaneggiata per quasi un terzo.

Eppure, ecco la ragione di questa lettera, voi non mi avete mai (ma proprio mai) raccontato di esservene dovuti andare da questo Paese a causa della sua Costituzione. Voi mi avete parlato della difficoltà di aprire una vostra attività. Ricordo quel ristoratore di Berlino che è riuscito ad aprire tre ristoranti in terra “straniera” ma non è riuscito a farlo nella sua terra, in Lucania. Mi avete parlato della difficoltà infinita di avviarsi alla ricerca in un paese che taglia senza sosta sulla conoscenza, e ricordo bene chi di voi è perciò partito per Londra solo con i suoi studi e dopo due mesi mi ha scritto sbalordito di avere avuto un contratto a tempo indeterminato in non ricordo quale fondazione universitaria.

Vi ho spesso fatto l’esempio di quella tangente sull’asse clinica Maugeri di Pavia-Regione Lombardia di alcuni anni fa che da sola sottrasse alle casse pubbliche l’equivalente netto di duemila assegni di ricerca. Una sola tangente, duemila assegni. Ne abbiamo parlato, voi vi siete scandalizzati e io, vedendo il vostro sguardo sconfitto, ogni volta me ne sono indignato.

Spesso mi avete spiegato che siete dovuti andare via dalla vostra regione perché mafia e camorra tolgono spazio e dignità, e umiliano i meriti a vantaggio delle clientele. E infatti avete esportato in tanti, in ogni capitale, il più orgoglioso, e una volta impensabile, made in Italy: l’antimafia. Ve ne siete andati, insomma, perché avete considerato l’Italia chiusa alle vostre speranze. E chi di voi è via da più tempo spiega di rimanere dov’è perché “si lavora meglio” o “perché sono più civili”.

Nei nostri colloqui, e ho buona memoria, mi avete indicato come avversari la burocrazia, le clientele, la corruzione politica, l’arretratezza civile, i disservizi, l’occupazione del potere. Di questo mi avete parlato, a lungo. A volte considerando l’Italia un capitolo chiuso, altre volte sognando di poterci tornare, ma “in un paese diverso”. Ma su nulla di questo, proprio su nulla, inciderà il referendum. Chi ha voluto con ostinazione la “riforma” su cui voteremo, infatti, nulla sta facendo per risolvere i problemi che vi hanno spinto ad andarvene. Si impazzisce ancora di burocrazia, con ministri della semplificazione che nulla semplificano.

Non si fanno leggi severe sui tempi della prescrizione né si sanziona politicamente la corruzione. Il potere viene occupato con più spregiudicatezza di prima, umiliando il merito ed esaltando le clientele più di prima, e ce ne voleva. La differenza è che se ne dà la colpa alla più nobile delle leggi che abbiamo. Decidere più in fretta, si dice, pensando in realtà a come comandare meglio. Ma le assurdità della legge sul voto degli italiani all’estero, esplose in queste settimane, sono dovute proprio alla fretta con cui si volle fare questa legge sotto la spinta della demagogia di media e politica uniti. A conferma che non è la Costituzione a impedire la velocità delle leggi; e che le pause (anche brevi) di riflessione sulle leggi possono, nell’epoca delle campagne e delle isterie mediatiche, essere perfino salutari.

Il problema, come tante volte mi avete detto, è la testa del potere. In realtà è un po’ la testa di chiunque abbia, anche insegnante, anche giornalista, un briciolo di responsabilità nella vita pubblica. Ma un po’ alla volta, senza imbrogliare nessuno e senza ridurre le nostre libertà, ce la faremo. Anche per voi.

di Nando dalla Chiesa | 29 novembre 2016
UncleTom
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Re: LA SFIDA del REFERENDUM

Messaggio da UncleTom »

REFERENDUM COSTITUZIONALE
Referendum, il Sì è l’attacco finale dei mercati al benessere dei lavoratori

REFERENDUM COSTITUZIONALE
di Lidia Undiemi | 30 novembre 2016
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La riforma della Costituzione per cui siamo chiamati ad esprimerci mira a creare un accentramento del potere in mano a pochi, capitanati dal premier di turno. E’ un attacco alle fondamenta democratiche del Parlamento e delle istituzioni in generale, consegnate nelle mani di una “abusiva” maggioranza frutto dell’Italicum. Sulle ragioni del “No” alle modifiche istituzionali vi invito a leggere la sintesi di esperti costituzionalisti pubblicata nel sito http://www.libertaegiustizia.it

Con questo appello vorrei invece contribuire a far comprendere ai lavoratori italiani il perché una tale riforma rappresenta un regalo ai mercati e alle banche che sino ad oggi non hanno fatto altro che spingere gli Stati a distruggere i diritti dei lavoratori e delle fasce più deboli. Questa non è una riforma voluta dal governo Renzi ma dai mercati, dalla finanza internazionale. E’ una riforma che avrà effetti anche sulle future generazioni, quando Renzi sarà soltanto un lontano ricordo.


Non dobbiamo dunque commettere l’errore di pensare che si tratti di una riforma pro Renzi o contro Grillo, la posta in gioco siamo noi, sono i diritti dei cittadini, ed in particolare i diritti dei lavoratori. Non a caso, il governo Renzi che sponsorizza così tanto questa riforma, è lo stesso governo che ha contribuito alla distruzione dei diritti dei lavoratori con il Jobs Act (ancor prima con la legge Fornero) che ha eliminato il contratto “stabile”, nel senso che il lavoratore illegittimamente licenziato non potrà più riottenere il reintegro (tranne in rarissimi casi).



Più accentramento del potere nelle mani di pochi significa facilitare l’ascesa politica delle istanze del capitale, che dirova diritti in nome di una spudorata ricerca del profitto a tutti i costi.

La riforma è infatti voluta dalla finanza della JP Morgan, da Marchionne, dall’agenzia di rating Fitch. “Ce lo chiedono i mercati”, ricordate? La lettera che nel 2011 la Bce inviò al governo Berlusconi contenente precise riforme volute da queste entità tanto economiche quanto politiche: tagli alla spesa pubblica (salvo poi dirottare le risorse dei cittadini per salvare la finanza internazionale dai suoi fallimenti con gli interventi della Troika), riforma del sistema pensionistico in senso sfavorevole, salari più bassi e licenziamento dei dipendenti.

Sono questi i “mercati” (o meglio gli investitori internazionali) a cui dovremmo consegnare la nostra Costituzione? Che l’obiettivo sia proprio quello di soddisfare i mercati lo ammette candidamente il premier Renzi.

Stanno cercando di impaurirci: Renzi avverte che si rischia un governo tecnico, il Financial Times sostiene che se vince il “No” rischiano di saltare 8 banche (come se la crisi bancaria dipendesse dalla Costituzione e non dal sistema stesso). A proposito di banche, ricordiamoci che nel 2012 il prelievo forzoso fu attuato a Cipro proprio dietro le pressioni dei mercati e che la normativa sul bail in è stata già approvata e, quindi tutto predisposto per colpire i risparmi, tutelati dalla nostra (attuale) Costituzione.

Abbiamo perso fin troppi diritti, e per riconquistarli non possiamo perdere l’opportunità di farlo con l’equilibrio di poteri attualmente garantito dalla nostra Costituzione, e che verrebbe meno con la riforma. Rischiamo di esporci agli attacchi della finanza internazionale senza alcuna possibilità di difesa. E’ vero, adesso le cose non funzionano, ma dobbiamo tutelare la nostra libertà di potere cambiare il futuro, migliorando la qualità della classe dirigente.

I mercati voglio il “Si”, io mi auguro che gli italiani alzino la testa e dicano “No”. La libertà, la dignità e i diritti di cui usufruiamo oggi sono il frutto della resistenza di ieri contro il potere dominante. Oggi, quel potere dominante sono i mercati.
iospero
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Re: LA SFIDA del REFERENDUM

Messaggio da iospero »

E' da ieri che la borsa italiana e MPS in particolare vanno fortemente in positivo mentre il resto d'Europa avanza guardingo . Che succede ?
Non fa più paura la vittoria del NO ?
UncleTom
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Iscritto il: 11/10/2016, 2:47

Re: LA SFIDA del REFERENDUM

Messaggio da UncleTom »

IL RITORNO DI DON FARINELLA. IL PRETE TERRIBILE CHE NON HA PELI SULLA LINGUA.



REFERENDUM COSTITUZIONALE
Referendum: dopo Benigni anche Prodi ha fatto l’uovo

di Paolo Farinella | 1 dicembre 2016
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Più informazioni su: Governo Renzi, PD, Referendum Costituzionale 2016, Romano Prodi
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Paolo Farinella
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In questi giorni Genova si prepara a celebrare il 270° anniversario (9-10 dicembre 1746-2016) della cacciata degli Austriaci occupanti abusivi, da parte del popolo insorto, animato dal francescano conventuale P. Candido Giusso.


Il quartiere di Oregina si sollevò e con esso tutta la città.



Anche oggi ci apprestiamo a resistere ai nuovi «austroungarici» nostrani, capitanati da un avventuriero di sventura, imposto da un tradimento e da un colpo di mano di un ex presidente, Giorgio Napolitano, il peggiore in assoluto della storia della nostra Repubblica, qualunque cosa contraria dica il corifeo Scalfari che invecchiando, invece di migliorare come il vino, peggiora a vista d’occhio.




Alla compagna del Sì si aggiunge all’ultima ora anche Romano Prodi.

Ho votato alle primarie che lo portò alla presidenza del Consiglio e fui uno dei 3 milioni e 800 mila in fila per esercitare il diritto democratico per eccellenza che è il voto.

Fu l’unica volta che partecipai alle primarie del Pd, che, dopo Prodi, iniziò a cambiare pelle come i serpenti non per rinnovarsi, ma per inseguire la destra, fare affari con la destra, fornicare con la destra fino a diventare più destra della destra, perdendo l’anima e la mente della sinistra.


Sì, il Pd è il becchino della sinistra e la prova vivente ne è Renzi e i suoi compagnucci.





Il lanzichenecco fiorentino Renzi, come un cavallo di Troia, si è intrufolato nel Pd che gli offrì l’argenteria di casa perché la svendesse e la sperperasse, come ha fatto, abolendo il partito e copiando Craxi che celebrò se stesso come faraone senza piramidi.




Nelle Idi di Prodi, Renzi e i suoi 101 gatti pugnalarono il professore, preferendo alla suprema Magistratura dello Stato, la presidenza della Repubblica, l’algido, muto e Amorfo Mattarella Sergio che infatti splende per la sua assenza.



Ora Prodi dichiara di votare Sì, nonostante non gli piaccia la riformetta e chiedendo modifiche sostanziali all’Italicum.


Nel comunicato si toglie due grossi sassi dalle scarpe che scaglia contro Renzi e contro D’Alema, così la par condicio è assicurata. Il suo linguaggio è allusivo, non chiaro, ma dice a suocera perché nuora intenda – scusate se è poco– ma questo sistema di parlare e non dire, alludere e non nominare, cincischiare all’ultimo momento utile alla causa di Renzi, mi fa rivoltare lo stomaco e mi fa perdere ogni stima vero Prodi e la sua storia personale.

Lo ritengo responsabile di scelte dannose per l’Italia, ma gli ascrivo meriti incontrastati nello scenario internazionale, e tra tutti, essere stato l’unico a sfidare e sconfiggere due volte Berlusconi, impedendo così che lo scellerato potesse arrivare al Quirinale che avrebbe trasformato in una pubblica latrina.





Il professore poteva risparmiarsi questa uscita e restare, come ha fatto in questi anni, «padre nobile» e dignitoso della Repubblica, lontano dalle beghe e specialmente dal renzismo che finirà per rovinargli la reputazione come è successo con Roberto Benigni che è passato dall’elogio della Costituzione «più bella del mondo», spiegandola in modo impareggiabile, come solo i giullari sanno fare, alla «servitù volontaria» a Renzi, forse per poter partecipare all’ultima cena con un presidente Usa, ormai sull’uscio di casa. Forse gl’interessava la foto di gruppo per riempire un buco nel salotto di casa.






Prodi voti come vuole, non mi convincerà mai che votare questa controriforma dannosa, pericolosa, fatta con metodi illegittimi, usando istituzioni imparziali (governo e ambasciatori) a fini di parte, occupando la tv pubblica, sperperando denaro pubblico e facendo ampio uso di abuso di potere, sia un male minore.


Di male minore in male minore siamo arrivati a questa bassezza indegna che si chiama Renzi, estraneo alla sinistra e alla decenza: un presidente del Consiglio che sale sul trono pugnalando il suo predecessore, non eletto da alcuno e rappresentando una minoranza famelica di posti, di potere e di denaro da distribuire a amici e amici degli amici è un pericolo pubblico.






Prof. Prodi si tenga il suo Renzi, la sua Boschi e il suo Verdini, voti per abolire il suo voto al Senato e, di fatto, alla Camera; noi ci teniamo i nostri ideali, la nostra dignità e la nostra coscienza.








Il tempo è sempre galantuomo e le auguro di vivere tanto da vedere lo sfascio della Repubblica cui lei ha contribuito deliberatamente o per interesse. Io voterò No, ancora più convinto dalla sua scelta, che giudico politicamente miserevole. Stia bene.
UncleTom
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Re: LA SFIDA del REFERENDUM

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GRAZIE DON FARINELLA.

SI VEDE CHE NON SONO SOLO IO A VOLER TACCIARE PER TRADITORE ROMANO PRODI, E MANDARLO A QUEL PAESE PER AVERCI INGANNATI PER TUTTA LA SECONDA REPUBBLICA.

IL PESO DELLE TUE PAROLE PRIMA O POI GLI GIUNGERANNO ALL'ORECCHIO.

MENTRE IO NON SAPRE COME FARE PER POTERGLI MANIFESTARE DIRETTAMENTE IL MIO DISAPPUNTO PER AVERMI INGANNATO PER PIU' DI UN VENTTENNIO, ASSIEME A TANTI ALTRI CHE AVEVA CREDUTO E SPERATO NELL'ULIVO.

AL PEGGIO NON C'E' MAI FINE, E TU ROMANO SEI LA DIMOSTRAZIONE



TESTO PUBBLICATO OR ORA NEI COMMENTI ALL'ARTICOLO DI DON FARINELLA SUL FATTO QUOTIDIANO.

SPERO CHE NON VENGA CASSATO DAI SOLITI CONTROLLORI DEL FATTO
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