News dal mondo

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UncleTom
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……………..ALLACCIATE LE CINTURE DI SICUREZZA,…..E ASSICURATEVI DI DISPORRE DI DUE BARILI DI MAALOX PLUS, A FIANCO A VOI, PRIMA DI LEGGERE L’ARTICOLO DI OGGI SCELTO DALLA REDAZIONE DI LIBRE ASSOCIAZIONE DI IDEE…..










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Chi comanda il mondo: ecco il Council on Foreing Relations
Scritto il 14/9/17 • nella Categoria: segnalazioni Condividi

Ha un potere immenso, spesso evocato ma mai visibile.

E’ il Cfr, Council on Foreign Relations, potentissimo think-tank mondialista fondato negli Usa nel lontano 1921 da John Davis, allora a capo della super-banca Jp Morgan.

«Il denaro erogato per la costituzione di questa organizzazione fu fornito dalla famiglia Rockefeller, da Jp Morgan, Bernard Baruch, Otto Kahn, Jacob Schiff, Paul Warburg, le stesse persone coinvolte nella fondazione della Federal Reserve», ricorda “AgoraVox”.

Rappresenta il nuovo ordine mondiale pienamente realizzato, quello del business neoliberista, grazie alla globalizzazione universale e ai suoi politici di complemento, tra cui gli italiani Amato e Prodi, D’Alema, Emma Bonino.



«Quello del Cfr è un salotto che conta davvero, attraverso il quale, finora inutilmente, Matteo Renzi ha tentato di essere introdotto nel network supermassonico internazionale», sostiene Gioele Magaldi, autore del bestseller “Massoni”, uscito a fine 2014.



«Il Cfr è un salotto tecnicamente paramassonico, cioè fondato da massoni ma aperto a non-massoni, e di chiaro orientamento neo-conservatore e neo-aristocratico».

Il Cfr mtte insieme finanza, grande industria, politica, editoria, università, magistrati e militari.
In altre parole, “suggerisce” le linee-guida della politica internazionale, sulla base degli studi prodotti dai suoi analisti, finanziati dal super-capitale.

Tra gli attuali finanziatori, segnala “AgoraVox”, figurano colossi finanziari come American Express, American Security Bank, Chase Manhattan Bank, e poi McKinsey, Manufacturers Honover Trust, Coopers & Librand, Hill & Knowlton, e – fino al 2011 – anche Lehman Brothers. Accanto ad essi, compaiono più importanti marchi industriali del mondo.

Tra questi Coca Cola e Pepsi Cola, Rjr Nabisco (tabacco), le multinazionali del cibo (Cargill, Archer Daniel Midland), il gigante pubblicitario Young & Rubicam, quindi la Itt telecomunicazioni e primattori della farmaceutica (Johnson & Johnson, Glaxo Smithkline Beecham).

Senza contare Elf, Mobil ed Exxon (petrolio), Volvo Usa e General Motors, General Electric, Salomon e Levi’s, più l’italiana Finmeccanica.

Folta, nel board europeo, la presenza di connazionali: da Giampiero Auletta Armenise della Rothschild Bank a Marta Dassù (Aspen, Aspenia, governi Monti e Letta), passando per Franco Frattini, il renziano Sandro Gozi, la presidente Rai Monica Maggioni, l’europarlamentare Pd Alessia Mosca, Lapo Pistelli (Eni).

Ci sono due ambasciatori – Pasquale Salzano (Qatar) e Stefano Sannino (Spagna) – più politici come Lia Quartapelle e il sottosegretario agli esteri Vincenzo Amendola, entrambi del Pd, nonché Marco Margheri (Edison), Nicolò Russo Perez (Compagnia di San Paolo) e Giuseppe Scognamiglio (Unicredit), la finanziera Luisa Todini e Nathalie Tocci, direttrice dell’Istituto Affari Internazionali. Tra i big europei figurano il francese Pierre Moscovici, “ministro delle finanze” della Commissione Europea, il tedesco Joschka Fischer, già ministro degli esteri e vice di Gerhard Schröder, l’ex presidente finlandese Martti Ahtisaari, il greco George Papandreou (già primo ministro), l’inglese Timothy Garton Ash (Oxford) e due spagnoli, Joaquín Almunia (vicepresidente della Commissione Ue) e l’intramontabile Javier Solana, già “ministro degli esteri” Ue ed ex segretario generale della Nato.


«Perchè pochissime persone conoscono il Cfr?», si domanda “AgoraVox”, ricordando che ne hanno fatto parte anche Angela Merkel e Tony Blair, il sovrano svedese Carl Gustav XVI nonché Bill Clinton e Margaret Thatcher, insieme a Mario Draghi, Berlusconi, George W. Bush, Corrado Passera, Gianni Riotta, Giulio Tremonti e Marco Tronchetti Provera.


Insieme a strutture istituzionali (Fmi, Banca Mondiale e Bis, Bank of International Settlements) nonché organismi paralleli di vertice, dalla Commissione Trilaterale al Gruppo Bilderberg, il Council on Foreign Relations, al pari del suo corrispettivo inglese (Chatam House, “The Royal Institute of International Affairs) rappresenta il massimo punto d’incontro, in Occidente, tra economia, finanza e politica.


Un super-salotto, dove si affronta in anticipo qualsiasi risvolto geopolitico, per poi “indirizzare” in modo preciso i vari leader locali, quelli che poi gli elettori voteranno, giudicandoli in base agli slogan delle loro campagne elettorali nazionali.
UncleTom
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18 set 2017 18:34
SE SIETE ANCORA VIVI LO DOVETE A LUI!

– SE NE VA A 78 ANNI STANISLAV PETROV, IL COLONNELLO DELL’ARMATA ROSSA CHE NEL 1983 RICEVETTE IL SEGNALE DI UN ATTACCO TERMONUCLEARE AMERICANO MA NON DIEDE L'ALLARME PERCHÉ SI CONVINSE DI UN’AVARIA NEL SISTEMA DI MONITORAGGIO. SALVÒ IL MONDO MA L'URSS DECISE DI... - VIDEO


http://www.dagospia.com/rubrica-29/cron ... 156487.htm


Riccardo De Palo per il Messaggero


Tutti conosciamo, per la loro fama sinistra, dittatori come Stalin e Hitler; o leader celebri per le loro conquiste positive, che siano Churchill o Lincoln. Eppure, se è vero che sono le persone comuni a fare la Storia, tutti dovremmo conoscere il nome di Stanislav Evgrafovi Petrov.
E invece, chi era costui?

L'uomo che ha salvato il mondo - perché di questo titolo avrebbe potuto fregiarsi il tenente colonnello dell'Armata Rossa - è scomparso all'età di 78 anni, nello stesso anonimato in cui era vissuto, nella sua casa alla periferia di Mosca. Non solo: la notizia della sua morte, avvenuta nel maggio scorso, è trapelata soltanto perché qualcuno si è ricordato dell'anniversario di quel 26 settembre del 1983, e ha voluto provare a cercarlo.

Ma cosa è successo, esattamente, 34 anni fa? Perché ci interessiamo tanto di quest'uomo nato a Vladivostok, là dove finisce la Transiberiana, cresciuto al tempo della Guerra Fredda e della divisione del mondo in due blocchi? L'alto ufficiale all'epoca era un analista in forze al centro di comando e controllo, chiamato a monitorare i silos in cui gli americani custodivano le loro forze strategiche. Il suo bunker era nei pressi di Mosca e si chiamava Serpuchov 15.

Quindici minuti dopo la mezzanotte, Petrov ricevette dai radar intercettori il segnale che sperava di non vedere mai: cinque missili termonucleari stavano per abbattersi sul territorio dell'Unione Sovietica, con il loro carico di morte e distruzione. Avrebbe dovuto seguire scrupolosamente il protocollo e informare immediatamente il Cremlino, che a sua volta avrebbe avuto soltanto quindici minuti per ordinare la rappresaglia. Invece ebbe una reazione che a qualcuno parve degna dell'indolenza di Oblomov, ma che invece era dettata da grande scrupolo e professionalità.

v
Cominciò a verificare i dati che si trovava di fronte perché qualcosa, a suo avviso, non quadrava. Gli americani - pensò - non avrebbero certamente lanciato soltanto un grappolo di missili, aspettando la risposta devastante che ne sarebbe seguita. Sarebbe stato un attacco troppo esiguo, rispetto alla potenza di fuoco di cui disponevano realisticamente gli Stati Uniti. L'ufficiale era insomma convinto che doveva essersi verificata un'avaria nel sistema. Così, invece di comportarsi come un Dottor Stranamore, pronto a premere il pulsante dell'Apocalisse, non avvertì nessuno. E salvò la Terra dalla minaccia di una catastrofe termonucleare.

Sarebbe stato lecito aspettarsi una qualche forma di riconoscimento, di ringraziamento, per avere evitato un abbaglio di simili proporzioni. La sua decisione, in fondo, era stata quella giusta; il disastro era stato evitato. Eppure, il fatto di avere rivelato che qualcosa non funzionava, in quel meccanismo sovietico che doveva essere considerato perfetto per definizione, divenne una colpa incancellabile.

L'ufficiale troppo scrupoloso fu redarguito, e, in seguito, posto in pensione anticipata. Come un qualsiasi militare punito per un errore inconfessabile. Se qualcosa era andato storto, era a causa di qualcuno molto più in alto di lui, e che non doveva essere in alcun modo smascherato.

Petrov non ebbe altra scelta che ritirarsi in buon ordine, roso dall'amarezza, in un paese vicino alla capitale che si chiama Frjazino, che deve il nome agli artisti italiani che venivano a lavorare in Russia al tempo degli Zar. Era in pace con sé stesso. In fondo, aveva soltanto seguito il precetto di Gogol: «Evita qualsiasi frenesia, lascia che i tuoi giudizi smascherino la stupidità».

Ma cosa era successo al sistema di controllo? In seguito, si capì che quel segnale proveniente dai satelliti puntati sulla base di Malmstrom, in Montana, era un abbaglio dovuto a una rara congiunzione astronomica. La posizione della Terra e del Sole rispetto ai sensori in orbita, in quel periodo di equinozio, aveva provocato un errore di enormi proporzioni. Il caso fu messo in sordina e rivelato soltanto una decina di anni dopo. Ma non fu certo l'ultimo del genere. Già nel 1962, durante la crisi dei missili di Cuba, gli Usa del presidente Kennedy e l'Urss di Kruscev erano stati sull'orlo di un conflitto globale. E anche in questo caso a salvare il mondo fu un oscuro ufficiale della Marina, Vasili Alexandrovich Arkhipov, che non lanciò una testata nucleare.

Ma in quello stesso 1983, un'altra crisi era in agguato. Accadde a novembre, quando l'Unione Sovietica scambiò una banale esercitazione militare della Nato - denominata Able Archer 83, ovvero l'abile arciere dell'83 - per la preparazione di un attacco. Gli alleati volevano tenersi pronti nel caso che una guerra convenzionale sfociasse all'improvviso in un attacco nucleare. E per questo avevano testato i loro sistemi di comunicazione, ispezionato i missili e coinvolto persino i leader nazionali. Tutto sembrava andare per il verso sbagliato - come nella più famosa delle leggi di Murphy - quando l'esercitazione americana ebbe termine, e così finirono anche le paranoie dei russi. Ma, ancora una volta, il mondo era stato a un passo dall'olocausto.
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Portogallo, «la mano di Dio» si materializza nel cielo

Signo


4 ore fa

http://www.msn.com/it-it/meteo/foto/por ... spartandhp
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ITALIA



29 set 2017 10:51


FLASH! BLACKOUT A RAI1: DA 10 MINUTI LA RETE NON RIESCE A MANDARE IN ONDA NULLA. PROVA A FAR PARTIRE VARI PROGRAMMI, MA POI LO SCHERMO DIVENTA NERO. ORA HANNO MESSO LE CANZONI DI BATTISTI


- DA VIALE MAZZINI FANNO SAPERE: UN PROBLEMA TECNICO...
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:evil: :evil: :evil: :evil:
L'OVRA E' IN AZIONE DI PRIMA MATTINA








Premetto, doverosamente, che non sono ubriaco da ieri sera. Né che ho bevuto tre grappini a colazione.

Questo articolo ha colpito anche il sottoscritto, perché LIBRE ASSOCIAZIONE DI IDEE di Torino non è uso a pubblicare bufale.

Il tutto l’ho associato ad ALFANO, quid a parte, che gli conferisce una certa credibilità.






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Un milione gli Ufo finora avvistati. Perché gli Usa tacciono
Scritto il 30/9/17 • nella Categoria: segnalazioni Condividi


Sui grandi media non se ne parla mai, ma sono un milione gli Ufo avvistati nel mondo, negli ultimi 70 anni.

E almeno il 20% degli avvistamenti – quindi, non meno di 200.000 – sono stati “validati” dall’intelligence militare di decine di paesi.

Lo rivela il sociologo Roberto Pinotti, storico leader del Cun, Centro ufologico nazionale, riconosciuto dall’aeronautica militare.

«Una realtà che il potere ufficiale continua a non ammettere, benché ne sia perfettamente a conoscenza».

Il perché di questo decennale, imbarazzato silenzio?

«Semplice: chi oggi detiene la leadership, nel mondo, dovrebbe ammettere la propria catastrofica inferiorità tecnologica di fronte a esseri infinitamente superiori», sostiene Pinotti in una recente conferenza, ripresa da “YouTube”.

«Tutti sanno che gli alieni ci stanno monitorando», aggiunge.

«Se avessero cattive intenzioni, avrebbero già annientato l’umanità».

Si metteranno “ufficialmente” in contatto con noi?

«Ma con chi potrebbero parlare?

Con gli Usa, sempre in guerra col resto del mondo? Con i russi, i cinesi, gli indiani, gli europei?

Meno improbabile, semmai, un contatto con autorità morali: il Dalai Lama non ha escluso questa eventualità, e la stessa Chiesa cattolica attribuisce un’importanza strategica al modernissimo osservatorio astronomico della Specola Vaticana di Mount Graham, in Arizona».

“Res Inexplicata Volans”, è la definizione – in latino – con cui gli stimatissimi scienziati di Mount Graham, gesuiti, definiscono astronavi e dischi volanti.

Fenomeno la cui osservazione ufficialmente documentata risale al 1947.
Premetto, doverosamente, che non sono ubriaco da ieri sera. Né che ho bevuto tre grappini a colazione.

Questo articolo ha colpito anche il sottoscritto, perché LIBRE ASSOCIAZIONE DI IDEE di Torino non è uso a pubblicare bufale.

Il tutto l’ho associato ad ALFANO, quid a parte, che gli conferisce una certa credibilità.


Da allora, se ne sono occupati ininterrottamente i maggiori esperti militari, dall’aviazione statunitense fino alla Royal Air Force britannica, incluso il Kgb sovietico: «Proprio da Mosca, dopo il crollo dell’Urss – aggiunge Pinotti – abbiamo avuto accesso una mole veramente enorme di materiale top secret».

Attualmente si contano oltre 12.000 dossier ufficiali dei militari statunitensi, mentre sono 1.700 quelli che la Francia ha raccolto dal 1977.

La media si equivale ovunque: oltre il 20% degli avvistamenti resta puntualmente “inspiegato”.

Sono circa 500, poi, i casi «tuttora senza una spiegazione certa», registrati in Italia dal Reparto Generale Sicurezza dell’aeronautica militare, istituito da Giulio Andreotti dopo i 2.000 avvistamenti sulla penisola verificatisi nel biennio 1978-79.

Lo stesso Centro ufologico nazionale ha agli atti oltre 12.000 rapporti. «Nessuno ormai osa più dire che il fenomeno non è reale», conferma il Cun. Pinotti, già ufficiale dell’aeronautica nonché saggista di successo e giornalista aerospaziale, dispone di un archivio di oltre 8.000 fotografie.

Tutte autentiche? Le falsificazioni accertate, assicura, non superano il 10%.

Vladimiro Bibolotti, attuale presidente del Cun, sul “Fatto Quotidiano” ricorda che il 24 giugno 1947, esattamente 70 anni fa, il pilota civile americano Kenneth Arnold, mentre volava nei pressi del Monte Rainier nello Stato di Washington avvistò «una formazione di 9 oggetti volanti in fila indiana che sembravano saltellare come piattini sull’acqua».

Oltre alla elevata velocità, quegli oggetti «avevano una forma particolare, semicircolare “come il tacco di una scarpa”».

Ma per i giornalisti dell’epoca, attirò di più la versione di “piattini volanti”: quella colorita definizione, “flying saucer”, era destinata a diventare famosa, trasformandosi poi in “flying disc”.

Solo tra il 1952 e il 1953 l’oggetto volante diventò Ufo, “Unidentified flying object”.

La notizia dell’avvistamento, continua Bibolotti, non fu subito presa in seria considerazione, fino a quando – pochi giorni dopo – alcuni piloti militari avvistarono anche loro degli oggetti volanti comparabili con quelli osservati da Kenneth Arnold.

Durante l’estate del ‘47 «furono moltissimi gli avvistamenti segnalati in ogni parte del territorio degli Stati Uniti, e cosa poco nota, furono scattate molte fotografie proprio da piloti militari».

Così, anche grazie ai media, era nata l’ufologia.

Già antiche cronache latine e medioevali, aggiunge il presidente del Cun, troviamo fenomeni celesti molto curiosi, dalle descrizioni simili e assimilabili alle moderne segnalazioni di fenomeni Ufo.

E durante la Seconda Guerra Mondiale comparvero i cosiddetti “Foo Fighters”, «che volavano impunemente in mezzo alle formazioni degli alleati o dell’asse».

Tuttavia, l’avvistamento del 24 giugno 1947 è considerato convenzionalmente come il “primo”.

A distanza di 70 anni, il fenomeno Ufo continua ad appassionare.

Come ebbe a dire un decennio fa l’allora presidente dell’Unione giornalisti aerospaziali italiani, il compianto Cesare Falessi: «Gli Ufo? Certo che esistono! Se per assurdo così non fosse, il vero scoop sarebbe scoprire in virtù di quale incredibile prodigio una questione inesistente continua a rimbalzare tuttora sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo, a distanza di sei decenni».

Oggi, a dieci anni dalla scomparsa di Falessi, dopo che il fenomeno è stato a lungo negato dalle autorità, «si scopre che invece le varie agenzie governative, non ultima la Cia, investigarono meticolosamente e con un ingente budget a disposizione».

A conferma di ciò, continua Bubolotti, c’è da poco stato il rilascio di ben 800.000 dossier, con oltre un milione di pagine a testimonianza dell’interesse per quelle manifestazioni tecnologiche così inconsuete.

Come disse il presidente americano Harry Truman in una conferenza stampa televisiva per tranquillizzare l’opinione pubblica americana dopo il famoso sorvolo nel 1952 di alcuni oggetti sopra la Casa Bianca, «se mai tali oggetti fossero reali, non sarebbero stati costruiti da nessuna nazione della Terra».

C’è chi ha trasformato questa ricerca «in atti di fanatismo religioso, minando la credibilità stessa del fenomeno», al pari degli scettici «che non hanno mai letto dossier di fonte militare», accusa il presidente del Cun.

Depistatori, che hanno trasformato il tutto «in cattive interpretazioni di percezione o allucinazioni, dimenticando che persino noti astronomi d fama mondiale come Clyde Tombaugh, scopritore di Plutone, nonché piloti militari, scienziati e premi Nobel sono stati testimoni di avvistamenti di oggetti la cui natura tecnologica e intelligente esula dalle nostre capacità costruttive».

Conferma il grande astrofisico Stephen Hawking: «Non siamo soli, nell’universo».

A settant’anni dall’avvistamento di Kenneth Arnold, però, rimane ancora il ragionevole dubbio e il mistero che tali oggetti ci lasciano, sia come manifestazione tecnologica, sia come fenomeno sociologico che investe l’intera umanità, coclude Bubolotti.

«Evidentemente, la vastità dell’universo e le nuove scoperte ci avvicinano a nuove prospettive e conoscenze paragonabili alla rivoluzione copernicana che scardinò l’idea che la Terra fosse al centro dell’universo».

Forse, lo studio e la verifica della realtà degli “oggetti volanti non identificati”, «fenomeno oggettivamente non misurabile convenzionalmente, nonostante tracciati radar e filmati militari», alla fine «sconfesserebbe il modus operandi di scettici che, senza aver mai studiato carte e documenti, lapidariamente hanno liquidato la questione come inesistente».

Storici precedenti smentiscono i negazionisti: è il caso delle meteoriti che «solamente nel 1794, dopo la caduta di molti esemplari a Siena, furono accettate come fenomeno reale, nonostante oltre 5.000 anni di osservazioni astronomiche».

Roberto Pinotti è ancora più drastico: imputa agli Usa l’imposizione del “grande silenzio” sulla materia, perché «la superpotenza, in quanto tale, è quella che averebbe più da perdere, di fronte all’ammissione dell’esistenza di entità ben più potenti».

Anche per questo, aggiunge, proprio gli Usa – tramite la fantascienza di Hollywood e le produzioni televisive appositamente finanziate – ha cercato di manipolare l’immaginario collettivo: un po’ per mettere gli Ufo in burletta, e un po’ per cominciare ad abituare la popolazione all’idea che, un bel giorno, l’evento destinato a terremotare la coscienza dell’umanità potrebbe davvero accadere, «come i militari sanno benissimo, dato che – anche in Italia – compilano accurati dossier», in parte trasferiti allo stesso Cun, redatti con precisione impressionante: caratteristiche del veicolo osservato, dimensioni, luminosità, rumore, tipo di volo.

C’è di tutto, compresa la descrizione minuziosa di atterraggi. «Cito da fonte precisa, militare: membri dell’equipaggio, due.

Altezza: un metro e trenta.

Abbigliamento: tuta azzurra e casco bianco, con antenne».





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UncleTom
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ITALIA




MAI SUCCESSO DA QUANDO C’E’ LA METRO A MILANO, DAGLI ANNI ’60.

E’ SUCCESSO NELL’ANNO DELLA SFIGA



•Ultima ora•
Deraglia treno della metro 2 a milano, 400 passeggeri evacuati



http://www.ilfattoquotidiano.it/
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ITALIA




Allarme perturbazione: figlio dell’uragano Ophelia in arrivo in Italia

4/33

Notizie.it
Roberto Bernocchi
3 ore fa
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Allarme perturbazione in Italia. Il figlio dell’uragano Ophelia, infatti, colpirà la nostra Penisola a partire da domenica. L’uragano atlantico nella giornata di ieri ha raggiunto anche l’Irlanda, provocando distruzioni e vittime. Nei prossimi giorni però Ophelia verrà assorbito dalla circolazione perturbata della depressione d’Islanda. Per questo motivo, in questa settimana il flusso perturbato atlantico si dirigerà verso la Francia e di conseguenza anche verso l’Italia.

Allarme perturbazione in Italia
Nella giornata di ieri, l’uragano Ophelia ha raggiunto e colpito l’Irlanda, causando numerosi danni e anche diverse vittime. Nei prossimi giorni, però, lo stesso uragano verrà assorbito dalla circolazione perturbata della depressione d’Islanda. Una depressione che causerà diverse sorprese.
In particolar modo, nel corso di questa settimana il flusso perturbato atlantico, trasportato dalla depressione d’Islanda (che è un sistema depressionario semi-stazionario presente nei pressi dell’omonima isola), scenderà di latitudine. Di conseguenza, un ciclone, il “figlio mai avuto” dell’uragano Ophelia, si dirigerà verso la Francia e di conseguenza anche verso l’Italia.

Le conseguenze
L’arrivo nella nostra Penisola del figlio dell’uragano Ophelia provocherà un rapido peggioramento delle condizioni meteorologiche a partire dalla giornata di domenica, con precipitazioni sempre più diffuse al nord-ovest.
Tra domenica e lunedì le piogge si estenderanno praticamente in tutto il nord e anche al Centro. Nello specifico, nella giornata di lunedì tutte le regioni italiane saranno interessate da piogge e precipitazioni più o meno diffuse. Si tratterà di precipitazioni localmente forti e sotto forma di nubifragi in determinate zone.
Ma non solo. Tornerà la neve, che la si potrà veder cadere sulle Alpi sopra i millesettecento metri. Le temperature, come già accennato in precedenza, saranno in forte diminuzione, soprattutto per quanto riguarda il nord.

© Twitter Allarme perturbazione: figlio dell’uragano Ophelia in arrivo in Italia

Cambiano le temperatura

Il mese di ottobre in Italia è stato a dir poco particolare. Le elevate temperature, sicuramente al di sopra delle medie stagionali, hanno fatto in modo che molti italiani ripescassero quei costumi da bagno forse troppo frettolosamente riposti nell’armadio una volta terminata l’estate.
Ma la situazione cambierà nuovamente nei prossimi giorni. Come già descritto in precedenza, le temperature caleranno bruscamente, soprattutto al nord, a causa del passaggio di quello che è stato definito come il figlio dell’uragano Ophelia, che nei giorni scorsi ha colpito Spagna, Portogallo e per ultima l’Irlanda.
Secondo quanto è stato riferito dagli esperti meteo, infatti, il prossimo weekend in Italia sarà caratterizzato da un forte maltempo. L’anticiclone, ormai indebolito, lascerà spazio all’arrivo di una intensa perturbazione atlantica che, come detto prima, porterà una intensa perturbazione atlantica che riporterà piogge e precipitazioni al nord e al centro.
Per quanto riguarda i venti, invece, arriveranno in rinforzo sulle regioni tirreniche, dove soffierà un moderato/forte Libeccio, con possibili mareggiate sulle coste. Dopo il prolungamento dell’estate, dunque, con ogni probabilità arriverà l’autunno, che quest’anno ha tardato ad arrivare, lasciando invece spazio ad un ultimo squarcio d’estate anche nel mese di settembre e nei primi giorni del mese di ottobre.
UncleTom
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5 nov 2017 09:38
1. OGGI LE COMICHE: PER LA CATTURA DI GIANCARLO TULLIANI E’ STATO FONDAMENTALE GILETTI!

2. IL COGNATO DI GIANFRANCO FINI È ANDATO DALLA POLIZIA EMIRATINA PER LAMENTARSI DEI GIORNALISTI DI LA7 CHE LO STAVANO IMPORTUNANDO. UNA VOLTA IN UFFICIO, PERO’, GLI AGENTI HANNO SCOPERTO CHE LE AUTORITA’ ITALIANE AVEVANO SPICCATO (DA MESI!) UN MANDATO DI CATTURA INTERNAZIONALE CONTRO DI LUI IN SEGUITO ALL'ORDINANZA DI CUSTODIA CAUTELARE IN CARCERE CON L'ACCUSA DI RICICLAGGIO. E DUNQUE SONO STATI COSTRETTI A FERMARLO

3. TULLIANI TORNERA’ IN ITALIA? FORSE. PERCHE’ IL TRATTATO DI ESTRADIZIONE NON C’E’…



1 - FINE CORSA, TULLIANI ARRESTATO A DUBAI

Massimo Malpica per “il Giornale”
Giancarlo Tulliani, i giornalisti e la polizia. Il triangolo stavolta per il cognato di Gianfranco Fini è finito male, e l' ex inquilino della casa di Montecarlo, inseguito da marzo da un mandato di cattura internazionale, è stato arrestato negli Emirati Arabi Uniti. L' ultimo capitolo della vicenda, raccontato dai suoi legali Titta e Nicola Madia, è stato scritto giovedì, quando il fratello di Elisabetta Tulliani si è presentato in aeroporto a Dubai, dove vive, per accompagnare la fidanzata che tornava a Roma.
Lì l' uomo, sentendosi braccato da una troupe del nuovo programma di Massimo Giletti su La7, s' è presentato alla polizia, lamentandosi dei cronisti che lo infastidivano. Gli agenti emiratini, di fronte alla richiesta di Tulliani di sporgere denuncia, lo hanno accompagnato in ufficio, e una volta lì hanno scoperto dal computer che le autorità italiane avevano spiccato mesi fa un mandato di cattura internazionale per l'uomo, in seguito all' ordinanza di custodia cautelare in carcere con l'accusa di riciclaggio emessa dal gip romano D' Alessandro.
Così Tulliani - essendosi in pratica costituito a sua insaputa - è stato arrestato, e si trova da giovedì in attesa dell' estradizione, assistito da un avvocato locale: stamattina alle 9 è in programma l'udienza di convalida del fermo. «Ora si avvieranno le procedure di estradizione - racconta Titta Madia - e si vedrà cosa decideranno le autorità di Dubai: se ci sarà un diniego all' estradizione Tulliani tornerà libero». Una nemesi, comunque.
Perché all' inizio della vicenda, nel luglio del 2010, quando l'allora inviato del Giornale Gian Marco Chiocci andò a bussare alla sua porta, al civico 14 di boulevard Princesse Charlotte, Montecarlo, dando inizio all'inchiesta sulla casa del Principato ereditata da An e poi svenduta al cognato di Fini, Tulliani pensò di «respingere» l'assalto allertando la polizia monegasca, che cacciò il cronista oltreconfine. Fu come chiudere la stalla quando ormai i buoi erano scappati.
Stavolta lo «scappato» era lui, latitante sul golfo Persico: rivolgersi alla polizia di Dubai, che nei sette mesi precedenti non si era dannata l'anima per trovarlo nonostante il suo indirizzo di casa non fosse un mistero per nessuno, non è certo stato un colpo di genio. Il rampollo dei Tullianos è nei guai con la giustizia per i suoi rapporti d' affari, che la procura di Roma considera opachi, con il re delle slot Francesco Corallo, che ha tra l'altro bonificato la famiglia d' adozione dell' ex presidente della Camera Fini con dazioni di denaro utilizzate anche per acquistare e ristrutturare l' appartamento di Montecarlo.
CASA DI MONTECARLO
Sempre Corallo avrebbe organizzato per conto di Giancarlo Tulliani l'architettura di società offshore con base a Saint Lucia (Printemps e Timara ltd in particolare). Grazie a queste per mesi il cognato aveva schermato il proprio nome come reale proprietario della casa, salvando Fini che aveva promesso di dimettersi nel caso in cui fosse stato dimostrato che la casa, donata ad An dalla contessa Colleoni e svenduta alle società offshore, fosse finita a Giancarlo.
Ma Fini non si dimise nemmeno quando le autorità di Saint Lucia confermarono che Tulliani era il «beneficial owner» di Timara e Printemps. E proprio nell'ordinanza d' arresto per Tulliani, Fini viene indicato come personaggio centrale nell'intreccio di interessi tra Corallo e la sua holding del gioco e la famiglia Tulliani.
L'ex terza carica dello Stato, per la procura che lo vuole alla sbarra per riciclaggio, era al centro dei giochi, considerati il suo ruolo istituzionale e gli interessi del gruppo di Corallo per i bandi per il gioco legale: «I Tulliani - si legge nell' ordinanza - erano, quindi, consapevoli che il denaro movimentato era stato da loro acquisito, all' origine, in ragione di un' illecita interrelazione dell' impresa con un influente membro del governo a loro legato, ossia Fini, e che era stato di poi movimentato attraverso una serie ininterrotta di riciclaggi».



2 - MA IL TRATTATO PER L' ESTRADIZIONE NON C'È

Stefano Zurlo per “il Giornale”
Un pasticcio. Il trattato di estradizione è a un passo dalla ratifica, ma il traguardo resta un miraggio. E l'imbarazzo cresce perché gli Emirati la loro parte l' hanno svolta e hanno concluso l' iter. L' Italia invece è alle prese con lo scivolosissimo tema della pena di morte. «Di fatto - taglia corto il sottosegretario alla giustizia Cosimo Ferri - nella prima formulazione dell'accordo non era stata considerata la delicatissima questione». Eppure sembrava fatta.
A settembre 2015 il ministro Andrea Orlando vola ad Abu Dhabi e firma il pre accordo. I latitanti italiani, tutti alla luce del sole, cominciano a tremare. Ma le procedure s'incagliano. «Nei mesi successivi - spiega al Giornale il deputato Pd Davide Mattiello che sul punto ha presentato più di un' interrogazione - l'Italia ha recepito una direttiva della Ue che impone il massimo rigore sulla pena di morte. Questo vuol dire che l'Italia, qualora debba estradare una persona che laggiù rischia la pena capitale, può pretendere in forma scritta la commutazione in una pena detentiva».
Risultato: da più di un anno si aspettano novità che però non arrivano. Arriva invece, a complicare la situazione, l' arresto di Giancarlo Tulliani. «Attendiamo con pazienza la correzione del trattato - prosegue Mattiello - poi il testo dovrebbe tornare in consiglio dei ministri e lì dovrebbe essere vestito nella forma del disegno di legge da mandare alle Camere per la ratifica».
Semplice sulla carta, complicato nella realtà. «Abbiamo riavviato i negoziati tenendo conto delle indicazioni dell'Europa - replica Ferri - gli accordi si fanno in due». Per ora, la pattuglia dei fuggitivi può dormire sonni relativamente tranquilli. «I latitanti sono almeno 12», sottolinea Mattiello. Fra loro il più noto è Amedeo Matacena, ex parlamentare di Forza Italia, condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa.
Nell'elenco spicca poi il nome di Raffaele Imperiale, narcotrafficante di spessore legato alla camorra che, secondo le investigazioni della Guardia di finanza, vive nel lusso più sfrenato, a lungo ha occupato una suite nel costosissimo hotel Burj Al Arab, ed è arrivato a spendere fino a 400mila euro al mese.
Attenzione: l'assenza di un trattato non vuol dire che comunque gli emirati non possano rimandare in Italia i criminali scappati dal nostro Paese. In effetti anche Matacena fu fermato nel 2013 e rimase in cella 40 giorni prima di riacquistare la libertà. «Non so come andrà a finire con Tulliani - ragiona Mattiello - ma noto un parallelismo fra le due vicende. Pure Matacena fu bloccato all' aeroporto e credo che le autorità di quel Paese abbiano lanciato tutte e due le volte un messaggio assai chiaro: va bene stare rintanati negli sfarzosi grattacieli, ma i latitanti non devono esagerare». E invece in un modo o nell' altro, Tulliani come Matacena non ha rispettato le regole minime di prudenza. L'aeroporto è terra di frontiera, di controlli, di polizia. «Se ti avventuri in quel contesto - conclude Mattiello - allora tutto può accadere». Si attende la prossima puntata.

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Sarà così??????




Da lunedì arriva dalla Groenlandia un 'assaggio d'inverno' con vento, pioggia e neve
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Rai News
3 ore fa
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E' tutta colpa dello "sbilanciamento" dell'anticiclone verso le Isole Britanniche se tra domenica sera e lunedì mattina l'Italia verrà investita da un'onda di aria fredda che porterà un 'anticipo' d'inverno sulla Penisola, con temperature in calo anche di 7-10 gradi nel Nord-est e al Centro.
E' quanto prevedono i meteorologi, secondo cui l'inizio della prossima settimana vedrà l'Italia investita da forti venti, con rovesci e temporali al Centro-Sud e sulle isole nevicate anche a quote molto basse sull'Appennino settentrionale. La situazione migliora da mercoledì.   

"Una veloce perturbazione in arrivo dalla Groenlandia -spiega il meteorologo di 3bmeteo.com Francesco Nucera - porterà un precoce assaggio di inverno su diverse Regioni. Artefice di questa situazione sarà lo sbilanciamento verso le Isole Britanniche dell'anticiclone, aprendo così un varco a più fredde correnti dal Nord". "La circolazione umida ed instabile afro mediterranea in azione in questi giorni sull'estremo Sud - aggiunge Nucera - si attenuerà già da domenica sera. Nel contempo una veloce perturbazione valicherà le Alpi dando vita ad una bassa pressione che insisterà per qualche giorno sull'Italia. Piogge e qualche temporale interesseranno già da domenica pomeriggio soprattutto Lombardia, Liguria di Levante e Nord Est,spingendosi poi anche a Toscana, Umbria e Marche settentrionali". Per effetto di questa perturbazione, le temperature saranno in diminuzione quasi ovunque, in modo più sensibile al Nordest al Centro e sulla Sardegna con un calo anche nell'ordine di 7-10 gradi. I valori si porteranno diffusamente sotto le medie stagionali, soprattutto al Centro-nord. Qualche gelata sarà possibile nelle ore più fredde del giorno al Nord.  Ad accompagnare questa circolazione invernale saranno inoltre i venti forti dapprima di Libeccio e Ponente, poi di Tramontana e Maestrale. bora sull'alto Adriatico, con raffiche oltre i 100km/h. Mari fino a molto agitati o grossi con mareggiate sulle coste esposte.   
La bassa pressione sarà in piena azione a partire da martedì in tutta Italia. Sono previste piogge e temporali sparsi su NordEst e Centro Sud mentre la neve cadrà fino a quote di collina sull'Emilia Romagna, a tratti anche più in basso sui rilievi orientali della Regione. Probabili nevicate fino a 400-800 metri di altitudine anche tra Umbria, Toscana e Marche. Sul resto dell'Appennino la neve è prevista oltre i 1000-1500 metri.   "Da mercoledì - conclude Nucera - la pressione sarà in aumento ed il tempo subirà un graduale miglioramento quasiovunque". 
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Previsioni meteo: arriva Attila, attenzione a cose e persone
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Il Mattino
4 ore fa

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https://www.msn.com/it-it/notizie/itali ... spartandhp
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