La Terza Guerra Mondiale

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camillobenso
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La Terza Guerra Mondiale

Messaggio da camillobenso »

Io non so come si combatterà la terza guerra mondiale, ma so che la quarta si combatterà con pietre e bastoni.
Albert Einstein



E' un po' che ci penso ad aprire questo 3D e non è certo stato facile aprirlo.

Circa 3-4 mesi fa un sabato od una domenica mattina, ad Ominibus, il vice presidente della Corte Costituzionale, prende in contropiede tutto lo studio quando annuncia che siamo già all'interno della Terza Guerra Mondiale.

Se qualcuno conosce come si fa a recuperare tutte le puntate di Omnibus di quest'anno, varrebbe la pena riascoltare Mazzella.

Poi lo ha ripetuto di recente qualcun'altro, ma non ricordo chi.

Adesso è Francesco che fa il grande passo. E a questo punto non essendoci nessuno più autorevole di Lui in mezzo a tanti barlafusi, mi sono deciso ad impostare questo 3D.


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Il Papa: "La Terza guerra mondiale è già iniziata"


ROMA - "Siamo entrati nella Terza guerra mondiale, solo che si combatte a pezzetti, a capitoli". Non usa mezzi termini Papa Francesco sulle crisi internazionali in corso durante il volo di ritorno dalla missione in Corea del Sud, atterrato oggi a Ciampino (Roma) alle 18. Il Pontefice ha denunciato l'efferatezza delle guerre non convenzionali e che sia stato raggiunto "un livello di crudeltà spaventosa" di cui spesso sono vittime civili inermi, donne e bambini. "La tortura è diventata un mezzo quasi ordinario". Questi "sono i frutti della guerra, qui siamo in guerra, è una Terza guerra mondiale ma a pezzi". Il Pontefice, molto scosso dagli avvenimenti e dai sanguinosi combattimenti nel mondo, soprattutto in Siria e Iraq, ha aggiunto di "essere pronto a recarsi nel Kurdistan" iracheno per pregare e alleviare la sofferenza delle popolazioni colpite dalla guerra: "In questo momento non è la cosa migliore da fare, ma sono disposto a questo.
"Solo l'Onu può decidere come fermare un aggressore". "Dove c'è un'aggressione ingiusta posso solo dire che è lecito fermare l'aggressore ingiusto", ha aggiunto Francesco riguardo alla situazione in Iraq, "sottolineo il verbo fermare, non bombardare o fare la guerra. Una sola nazione non può giudicare come si ferma l'aggressione. Dopo la Seconda guerra mondiale questo compito è delle Nazioni Unite. Dobbiamo avere memoria di quante volte con questa scusa di fermare l'aggressione ingiusta le potenze si sono impadronite dei popoli e hanno fatto vere guerre di conquista". Secondo Francesco, comunque, "fermare l'aggressore ingiusto è un diritto che ha l'umanità, e quello di essere fermato è un diritto che ha l'aggressore. Io posso dire soltanto questo: sono d'accordo sul fatto che quando c'è un aggressore ingiusto venga fermato".

"Pace tra Israele e palestinesi ancora possibile". Riguardo a un'altra gravissima crisi internazionale come quella tra Israele e Palestina, Francesco ha ribadito che la sua recente preghiera con il presidente israeliano Shimon Peres e quello palestinese Abu Mazen "non è assolutamente stata un fallimento. Volevamo che l'incontro per pregare si realizzasse già durante la mia visita in Terra Santa ma non si trovava il posto giusto: il costo politico di andare dall'altro sarebbe stato troppo alto per ciascuno dei leader. Così abbiamo deciso di incontrarci tutti in Vaticano. Certo poi è arrivato quel che è arrivato", ha continuato Francesco riferendosi alla successiva offensiva israeliana sulla Striscia, "ma è qualcosa di congiunturale. L'incontro di preghiera non lo era: è stato un passo fondamentale perché si è aperta una porta. Il fumo delle bombe ora non lascia vedere la porta aperta. Ma io credo in Dio e credo che quella porta è stata aperta".

Anche nel suo viaggio il Corea, terminato oggi, il Papa ha rivolto diversi appelli per la pace nel mondo. Oggi il Pontefice, durante il volo di ritorno, ha twittato per la pace in Iraq, martoriato dall'avanzata dei miliziani sunniti dello Stato Islamico, che hanno ucciso e imprigionato centinaia di yazidi e cristiani.

"In Cina? Perché no". "Se ho voglia di andare in Cina?", ha poi replicato Francesco alla domanda di un giornalista. "Ma sicuro, mi piacerebbe andarci già domani. Sempre la Santa Sede è aperta ai contatti con Pechino: sempre, perché ha grande stima e rispetto per il popolo cinese. Ho pregato tanto per quel bel popolo cinese, un popolo nobile e saggio, che ha una storia di scienza e saggezza, alla quale parteciparono anche i gesuiti con padre Matteo Ricci". "Noi", ha precisato Papa Francesco, "rispettiamo il popolo cinese, solo che la Chiesa chiede libertà per il suo mestiere, il suo lavoro". Infine, ha esortato a non dimenticare la lettera "fondamentale" indirizzata da Papa Benedetto XI ai cattolici cinesi. "Oggi questo testo è ancora di attualità e fa bene rileggerlo". Di sicuro, comunque, Papa Francesco ha confermato di voler andare negli Stati Uniti il prossimo anno e sta prendendo in considerazione un viaggio in tre città nel mese di settembre 2015: Philadelphia, Washington e New York.

Il caso del nastrino giallo. "Quando ti trovi davanti al dolore umano devi fare quello che il tuo cuore ti porta a fare. Poi gli altri dicano quello che vogliono, si può dire tutto", ha confessato Francesco. "Ma se pensi a questi genitori che hanno perso i figli, ai ragazzi che hanno perso fratelli e sorelle, allora capisci che non puoi restare indifferente". Nel viaggio il Papa ha confidato ai giornalisti in viaggio con lui da Seul anche l'emozione vissuta nei ripetuti incontri in Corea con i familiari delle 300 vittime del naufragio del traghetto "Se Wol". Uno dei genitori ha appuntato sulla veste di Francesco il nastrino giallo che simboleggia la loro attesa di giustizia. Il Papa se lo è tenuto poi per tutto il viaggio. E nell'entourage non è mancato chi ha storto un po' la bocca. "Dopo mezza giornata che lo portavo, qualcuno", ha rivelato Francesco, "mi ha suggerito di toglierlo. 'Lei deve essere neutrale', mi ha detto. 'Ma senti col dolore umano non si può essere neutrali'", ha risposto il Papa.

SPECIALE - Il viaggio del Papa in Corea del Sud

"Le mie dimissioni? Possibile". Papa Francesco ha poi parlato del suo futuro, accennando nuovamente a possibili "dimissioni", qualora se ne presentasse la necessità. "Settant'anni fa i vescovi emeriti erano una novità, oggi sono una istituzione, il Papa emerito penso che sia già una istituzione perché la nostra vita si allunga e a una certa età non c'è la capacita di governare bene, la salute è anche buona, ma non la capacità di portare avanti il governo della Chiesa". "Qualche teologo forse pensa che non è giusto", ha aggiunto Bergoglio, "ma io penso così, farei io lo stesso; Papa Benedetto ha aperto una porta che è istituzionale, non eccezionale". E a proposito dell'ex papa Ratzinger: "Con lui ci siamo visti prima di partire per la Corea. Due settimane prima mi aveva inviato uno scritto interessante e chiedeva la mia opinione. Abbiamo un rapporto normale. Ho detto già che per me è come avere 'il nonno in casa' nel senso che posso contare in qualunque momento sulla sua grande saggezza".

Troppo lavoro e poco riposo? "Sì, qualcuno me lo ha detto. Io ho passato le vacanze a casa, come faccio di solito", ha risposto Papa Francesco. "Una volta io ho letto un libro, interessante, che si intitolava: 'Rallegrati di essere nevrotico'. Anche io ho alcune nevrosi e bisogna curarle bene eh? La mia è che sono un po' troppo attaccato al mio habitat", ha scherzato Bergoglio. "L'ultima volta che ho fatto vacanze fuori, con la comunità gesuita, è stato nel 1975. Poi sempre faccio vacanze, ma nel mio habitat, cambio ritmo: dormo di più, leggo cose che mi piacciono, sento musica, prego di più. E questo mi riposa. A luglio tante volte ho fatto questo. E' vero, il giorno che dovevo andare al Gemelli non ce la facevo. Erano stati giorni molto impegnativi. Adesso so che devo essere più prudente". Infine, il Papa ha confessato: "Interiormente cerco di pensare ai miei peccati, ai miei sbagli, per non 'credermela', perché io so che questo durerà come me, due o tre anni e poi... Alla casa del padre!", ha detto con humor Bergoglio, scherzando sul futuro. "La vivo più naturalmente di prima, perché mi spaventava un po'".


http://www.repubblica.it/esteri/2014/08 ... ref=HREA-1
Maucat
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Re: La Terza Guerra Mondiale

Messaggio da Maucat »

La Terza Guerra Mondiale è cominciata un minuto dopo al fine della Seconda...
Sono 69 anni che va avanti, pensavamo che dopo il 1989 potesse essere finita e invece è stato peggio di prima...
Ogni tanto aumenta di intensità altre volte si attenua ma sempre limitata per permettere a chi di dovere di fare i loro lucrosi affari e a rimetterci è la povera gente innocente che muore...
Quando e come finirà? Non so dare previsioni ma ho una sola certezza si concluderà col crollo dell'attuale sistema economico...
camillobenso
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Re: La Terza Guerra Mondiale

Messaggio da camillobenso »

L’angoscia del Papa “È la Terza guerra mondiale fermiamo gli aggressori ma non usiamo le bombe”

(MARCO ANSALDO).
19/08/2014 di triskel182


Papa FrancescoLe riflessioni di Bergoglio in aereo, di ritorno dal suo viaggio a Seul “Gli ingiusti, come quelli in Iraq, vanno bloccati, ma tocca alle Nazioni Unite non a un Paese solo. Io sono disponibile ad andare nel Kurdistan”.

«SIAMO nella Terza guerra mondiale. Ma fatta a pezzi, a capitoli. Il mondo è in guerra dappertutto. E l’umanità è spaventata da due problemi: la crudeltà e la tortura, un peccato mortale. Gli aggressori ingiusti, come quelli in Iraq, vanno fermati. Non dico con le bombe, però bisogna valutare con quali mezzi: e con una decisione comune delle Nazioni Unite, non di un Paese solo. In Cina andrei subito, anche domani, da un popolo nobile e saggio. E sono disponibile a visitare in Kurdistan i cristiani. Se un giorno non me la sentissi di andare avanti, farei come Benedetto XVI, che è diventato Papa emerito. Ora vivo questa popolarità, ma so che durerà poco tempo: 2-3 anni e poi… (sorride) anch’io nella Casa del Padre».
Appena rientrato a Roma da Seul, dopo 5 giorni intensi di viaggio e una maratona di 12 ore di volo, Papa Francesco è subito andato a pregare alla Basilica di Santa Maria Maggiore, prima di rientrare in Vaticano. Ma in aereo, in piedi, ha risposto per più di un’ora alle domande dei giornalisti. Ansioso di ascoltare uno dietro l’altro gli inviati al seguito, chiede: «Dopo, a chi tocca?».
Santità, che cosa ha provato quando ha incontrato i parenti delle vittime naufragate lo scorso aprile sul traghetto coreano?
«Quando tu ti trovi davanti al dolore umano, devi fare quello che il tuo cuore ti porta a fare. Lì c’erano padri e madri che avevano perduto i figli. Io sono un sacerdote, sento che li devo avvicinare. So che la consolazione che potrei dare non è un rimedio, non ridà la vita. Ma la vicinanza umana in quei momenti dà forza, la solidarietà ».
Le forze militari Usa hanno cominciato a bombardare i terroristi dell’Is in Iraq per proteggere le minoranze. Lei approva il bombardamento americano?
«In questo casi in cui c’è un’aggressione ingiusta posso dire che è lecito fermare l’aggressore ingiusto. Sottolineo il verbo: fermare, non dico bombardare, o fare la guerra. Dico: fermarlo. E i mezzi con cui si deve fermarlo vanno valutati. Ma una sola nazione non può giudicare come operare. Tocca alle Nazioni Unite. Fermare l’aggressore ingiusto è però un diritto che l’umanità ha, perché costui non faccia del male».
E pensa di andare in Kurdistan dai cristiani sotto attacco?
«Sì, sono disponibile. Con i miei collaboratori abbiamo pensato di andare lì una volta terminato il viaggio in Corea. In questo momento non è forse la cosa migliore, ma sono disposto a farlo ».
Lei è il primo Papa a sorvolare la Cina, che proprio adesso è qui sotto a noi. Il suo telegramma di saluto è stato accolto dal presidente cinese. Avrebbe desiderio di andare a Pechino?
«All’andata ero in cabina con i piloti, mancavano 10 minuti all’ingresso nello spazio aereo cinese, e dovevano chiedere l’autorizzazione. Ho ascoltato, anche come rispondevano, e il pilota ha inviato il mio telegramma. Poi sono tornato al mio posto. E ho pregato tanto per quel popolo nobile e bello, un popolo saggio. Anche noi gesuiti abbiamo una storia lì, con padre Matteo Ricci. Se ho voglia di andare in Cina? Sicuro. Domani! Noi rispettiamo il popolo cinese, la Chiesa chiede solo libertà per il proprio lavoro, nessun altra condizione. La Santa Sede è aperta ai contatti, perché ha una vera stima per il popolo cinese».
Il prossimo viaggio sarà intanto l’Albania, poi forse l’Iraq, quindi Filippine e Sri Lanka. E dopo?
«L’anno prossimo vorrei andare a Filadelfia all’incontro delle famiglie. E sono stato invitato alle Nazioni Unite e a New York. I messicani vogliono che vada alla Madonna di Guadalupe, si potrebbe approfittare, ma non è sicuro. Anche i reali di Spagna mi hanno invitato, però non è ancora deciso».
Che rapporto ha con Papa Benedetto? C’è uno scambio di opinioni, di idee?
«Ci vediamo. Due settimane prima di partire lui mi ha mandato uno scritto interessante, ha chiesto la mia opinione. Il nostro è un rapporto tra fratelli. Forse questo non piace a qualche teologo, ma io penso che un Papa emerito non sia un’eccezione. Il suo è stato un nobile gesto di coraggio. E la figura del Papa emerito oggi è già un’istituzione, perché la nostra vita si allunga e a una certa età non c’è la capacità di governare bene, il corpo si stanca anche se la salute è buona. Se non me la sentissi di andare avanti, farei lo stesso. Benedetto ha aperto una porta».
Che cosa ha provato quando ha incontrato le 7 donne di conforto, le schiave sessuali coreane della Seconda guerra mondiale? E andrà l’anno prossimo a Nagasaki,
in Giappone?
«Sono stato invitato. Andare sarebbe bellissimo. Le sofferenze sono i frutti della guerra. Oggi siamo in un mondo in guerra. Dappertutto. Siamo nella Terza guerra mondiale, ma a pezzi. Vorrei fermarmi su due parole. La crudeltà: oggi i bambini non contano, una volta si parlava di guerra convenzionale, adesso le bombe uccidono tutti. Dobbiamo fermarci e pensare al livello di crudeltà a cui siamo arrivati. Questo deve spaventare. E poi: la tortura. Oggi è uno dei mezzi quasi ordinari da parte dei servizi di intelligence, dei processi giudiziari. Ma è un peccato mortale ».
Lei tiene un ritmo molto impegnativo, non riposa e non fa vacanze. C’è da preoccuparsi?
«Una volta ho letto un libro: “Rallegrati di essere nevrotico”. Io ho alcune nevrosi. E le proprie nevrosi bisogna trattarle bene… Bisogna dare loro il mate ogni giorno. Il fatto è che sono attaccato alla vita. L’ultima volta che sono stato in vacanza era il 1975. Adesso però ho cambiato ritmo: a luglio e agosto dormo di più, ascolto musica, leggo dei libri, mi riposo. Devo essere più prudente, avete ragione».
E come gestisce questa popolarità immensa?
«La vivo con la generosità. Interiormente cerco di pensare ai miei peccati, ai miei sbagli. Io so che tutto questo durerà poco tempo, due-tre anni e poi… (fa un gesto col mento verso l’alto) anch’io nella Casa del Padre. La vivo più naturalmente di prima, quando mi spaventava un po’. Ma cerco di non sbagliare».
E che tipo di vita fa in Vaticano, a parte il lavoro?
«Cerco di essere libero. Vorrei uscire, ma non si può, perché poi c’è tanta gente. Però non mi sento prigioniero. All’inizio sì, ma sono caduti alcuni muri. Per dire: prima non potevo nemmeno prendere l’ascensore da solo… ».
La sua squadra del San Lorenzo, dopo aver vinto il campionato, ora è anche campione d’America. Un miracolo?
«Dopo il secondo posto (dell’Argentina) in Brasile è stata una bella notizia. L’ho saputo mentre ero a Seul. Ho sempre seguito il San Lorenzo, tutta la mia famiglia. No, nessun miracolo ».
Quando uscirà l’enciclica sull’ecologia?
«La prima bozza è grossa così: un terzo più dell’ Evangelii gaudium. Ma per farne un testo di magistero dobbiamo andare avanti solo su cose sicure che stiamo ancora studiando».
Come affrontare il problema della Corea del Nord?
«In cattedrale mi hanno regalato una corona di spine del Cristo fatta con il filo di ferro che divide la Corea. È come il simbolo di una famiglia divisa. La sofferenza è grande, io prego perché finisca ».
Quando sarà santo il vescovo Oscar Romero?
«Il processo era bloccato alla Congregazione per la Dottrina della Fede, ora è alle Cause dei Santi. Deve fare il suo iter, ma non ci sono impedimenti».
Visti i risultati della guerra a Gaza, la preghiera dei presidenti israeliano e palestinese in Vaticano è stata un fallimento?
«Assolutamente no. Si deve pregare. La pace è un dono, e va meritata anche con il nostro lavoro. Laggiù dopo è arrivata la guerra. Ma è stata una cosa congiunturale. Ci vuole il negoziato. Adesso il fumo delle bombe non lascia vedere la porta. Ma la porta è aperta. Il Signore la guarda».

Da La Repubblica del 19/08/2014.
camillobenso
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Re: La Terza Guerra Mondiale

Messaggio da camillobenso »

Iraq, Papa Francesco: “Lecito fermare l’aggressore, ma non bombardando”
Sul volo da Seul il pontefice parla di terzo conflitto globale, "ma a pezzi".
Bergoglio sottolinea che la difesa è giusta, ma non può decidere "una sola nazione". Sull'Iraq: "Sono disposto ad andare in Kurdistan"

di Francesco Antonio Grana | 18 agosto 2014Commenti (817)



“Oggi siamo in guerra dappertutto. Qualcuno mi ha detto che viviamo la terza guerra mondiale ma a pezzi. E io sono disposto ad andare in Kurdistan“. Affermazioni fortissime quelle di Papa Francesco nella conferenza stampa che, come ormai prassi, ha concesso ai 70 giornalisti accreditati sul volo papale che lo ha riportato da Seul a Roma dopo il viaggio apostolico in Corea del Sud, il terzo del suo pontificato. Al centro delle domande e delle risposte di Bergoglio il tema della guerra in Iraq. “Quando c’è un’ingiusta aggressione – ha affermato il Papa – è lecito fermare l’aggressore ingiusto. Fermare solo, però: non dico bombardare, fare guerra. I mezzi debbono essere valutati”.

Ma, ha chiarito subito Bergoglio, “una sola nazione non può giudicare come si ferma l’aggressione. Dopo la Seconda guerra mondiale questo compito è delle Nazioni Unite. Dobbiamo avere memoria – ha sottolineato il Papa – di quante volte con questa scusa di fermare l’aggressione ingiusta le potenze si sono impadronite dei popoli e hanno fatto vere guerre di conquista“. Per Francesco “fermare l’aggressore ingiusto è un diritto che ha l’umanità, e quello di essere fermato è un diritto che ha l’aggressore”. Ai giornalisti, inoltre, Bergoglio ha confidato di aver pensato di andare in Kurdistan per dare personalmente il suo sostegno alle popolazioni, cristiane e non, in fuga dalle città dell’Iraq. Il viaggio avrebbe dovuto realizzarsi proprio in questi giorni, cioè al rientro dalla Corea del Sud. Il desiderio di Francesco era quello di far sentire la propria vicinanza a tutte le persone perché “ci sono i cristiani martiri, ma qui ci sono uomini e donne che soffrono, non solo i cristiani, e tutti sono uguali davanti a Dio”.

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Alla domanda di un giornalista francese che gli ha chiesto se, nel caso in cui “fosse necessario”, “sarebbe disponibile ad andare in Iraq”, il Papa ha risposto senza esitazione: “Sì, sono disponibile. Quando con i miei collaboratori abbiamo saputo quello che stava accadendo, con le minoranze religiose scacciate e il problema del Kurdistan che non poteva ricevere tanta gente, abbiamo pensato a tante cose. Tra queste prima di tutto abbiamo fatto una dichiarazione: l’ha diffusa padre Lombardi a nome mio. Poi abbiamo inviato questo testo ai nunzi apostolici perché la facessero avere ai governi. Quindi abbiamo scritto la lettera al segretario generale dell’Onu. Alla fine abbiamo deciso di mandare un inviato personale, il cardinale Filoni, e se fosse necessario, quando torniamo dalla Corea, andare lì. Mi hanno detto che in questo momento però non è la cosa migliore da fare, ma io sono disposto a questo”.

Pensando ancora alla guerra il Papa si è detto preoccupato per la perdita della coscienza del male che sembra emergere dall’indifferenza con la quale si assiste agli abominii che sempre accompagnano i conflitti. “Il mondo – ha sottolineato Francesco – è in guerra e si fanno queste crudeltà. Oggi i bambini non contano. Una volta si parlava di una guerra convenzionale. Ma oggi una bomba ammazza l’innocente col colpevole, colpisce il bambino con la mamma invece degli obiettivi militari“. Ai giornalisti che viaggiavano con lui il Papa ha suggerito di “fermarsi e pensare al livello di crudeltà al quale siamo arrivati. Si può fare – ha spiegato Bergoglio – uno studio empirico e il risultato è da spaventare un po’. Pensiamo alla tortura: oggi è uno dei mezzi quasi ordinari nei conflitti, utilizzata anche dai servizi di intelligence e nei processi giudiziari. Eppure è un peccato contro l’umanità, oltre che un delitto. Per i cattolici è un peccato grave, mortale”.

Sulla Cina, alla quale durante il viaggio in Corea del Sud il Papa ha teso la mano, Bergoglio non ha dubbi: “Mi piacerebbe andare a Pechino con grande rispetto, già domani. Sempre la Santa Sede è aperta ai contatti con la Cina, sempre, perché ha grande stima e rispetto per il popolo cinese”. Francesco ha anche raccontato che quando il volo di andata per Seoul dell’Alitalia ha sorvolato la Cina “ho pregato tanto per quel bel popolo cinese, un popolo nobile e saggio, che ha una storia di scienza e saggezza, alla quale parteciparono anche i gesuiti con padre Matteo Ricci. Noi – ha chiarito Bergoglio – rispettiamo il popolo cinese, solo che la Chiesa chiede libertà per il suo mestiere, il suo lavoro”. Francesco ha voluto anche ricordare la “fondamentale” lettera indirizzata da Benedetto XVI ai cattolici cinesi.

Sguardo rivolto anche al Medio Oriente. Bergoglio ha ribadito che l’incontro di preghiera in Vaticano con i presidenti Abu Mazen e Shimon Peres non è stato un fallimento. “Certo – ha sottolineato il Papa accennando all’invasione di Gaza seguita all’uccisione dei tre ragazzi ebrei – poi è arrivato quel che è arrivato. Ma è qualcosa di congiunturale. L’incontro di preghiera non lo era: è stato un passo fondamentale perché si è aperta una porta. Il fumo delle bombe ora non lascia vedere la porta aperta. Ma io credo in Dio e credo che quella porta è stata aperta”. Sulla causa di canonizzazione dell’arcivescovo di San Salvador, Oscar Arnulfo Romero, trucidato dagli squadroni della morte mentre celebrava messa in un ospedale, il Papa ha chiarito che “il processo è sbloccato ma serve riflettere su cosa è il martirio ed è necessario un segno”, ovvero un miracolo, che per Bergoglio arriverà.

Sguardo rivolto poi all’Albania meta del prossimo viaggio internazionale, il 21 settembre prossimo. “Bisogna incoraggiare un Paese che ha sofferto”. Dopo il viaggio in Sri Lanka e Filippine previsto dal 12 al 19 gennaio 2015, Francesco ha espresso il suo desiderio di voler “andare a Filadelfia per l’incontro con le famiglie di tutto il mondo, poi il presidente Obama mi ha invitato al Parlamento americano a Washington e il segretario dell’Onu al Palazzo di Vetro di New York, così penso che toccheremo le tre città”. Con Benedetto XVI ammette di avere frequenti scambi di opinione. “Il Papa emerito – ha precisato Francesco – non è un’eccezione, anche se a qualche teologo non piacerà questa mia affermazione”. E sulla sua salute scherza: “Due o tre anni e poi alla casa del Padre. E’ da 1975 che faccio vacanza a casa, non amo andare altrove per riposare”. Ci vorranno ancora diversi mesi, ha rivelato Francesco, per la pubblicazione della sua “enciclica verde” che proporrà soltanto “dottrina sicura, non ipotesi”. E, infine, una battuta sulla sua squadra di calcio del cuore: “Non è un miracolo che il San Lorenzo che ha vinto la Coppa d’America“.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/08 ... o/1093583/
camillobenso
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Re: La Terza Guerra Mondiale

Messaggio da camillobenso »

La vox populi.


Le prime reazioni degli italiani ad una notizia piuttosto sconvolgente.


Sonia Martino • 8 minutes ago
Ed il giorno successivo muore in un incidente stradale suo nipote, e vengono coinvolti i suoi famigliari. Voglio sperare si tratti di una tragica coincidenza.
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Emanuele Chiodi • 17 minutes ago
Chi da loro da mangiare, un vitto ed un alloggio quando si addestravano. Come e quando li hanno reclutati. Nessuno sapeva niente o li hanno lasciati fare perchè, diciamolo chiaramente, a certe economie occidentali le guerre fanno comodo. Vedi Libia, Egitto, Ucraina, Siria. Chissà perchè questi estremisti islamici non vanno in Iran, Arabia Saudita, Giordania, Marocco, ecc, ecc.
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(Questa è una bella domanda: Perché gli estremisti islamici non vanno in Iran, Arabia Saudita, Giordania, Marocco)



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Emanuele Chiodi • 23 minutes ago
Sarei curioso di sapere da dove vengono le armi in mano al ISIS. E chi ha pagato per armarli. Chi ha comprato loro i SUV con la quale si spostano da una città all'altra.
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orriol • 2 hours ago
"Sono disposto ad andare in Kurdistan"
Vacci, e speriamo che qualche bomba faccia il suo dovere...
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Giulia • 2 hours ago
Il cardinale Fernando Filoni, inviato dalla Santa Sede in Iraq: “Più che
parlare si farebbe meglio a stare zitti” > Si trova nell’arcivescovado di Erbil, dove ha potuto vedere la disperazione dei cristiani perseguitati dall’Isis. Senza attaccare direttamente il deputato M5S Di Battista, il cardinale tocca anche il tema dei commenti alla situazione irachena: “Vorrei che tutti quelli che fanno commenti, quelli che vorrebbero saperne di più, vengano a guardare le facce di queste donne e di questi bambini distrutti”, poi aggiunge: “Più che parlare si farebbe meglio a stare zitti” http://tv.ilfattoquotidiano.it...
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Kantharos Giulia • 16 minutes ago
e allora perchè non va in Iraq a difendere il suo gregge invece di andare a Seoul a fomentare una guerra tra le due coree con dichiarazioni insensate e tendenziose?.Ha paura che il suo dio non lo possa proteggere se va in Iraq? ma non dichiara lui stesso che il suo dio è onnipotente .Se lui è , come dice di essere il messaggero del suo dio non dovrebbe temere nulla, neanche la morte perchè lo avvicinerebbe al suo idolo.
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Giulia • 2 hours ago
e come lo fermi, offrendogli fiori? ma smettiamola con le ipocrisie
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maryy • 2 hours ago
Vorrei far notare che le parole del Papa sono simili a quelle dell'onorevole del M5S Di Battista leggete e confrontate:
Papa: "Lecito fermare l’aggressore, ma non bombardando”.
Di Battista: "Il terrorista non lo sconfiggi mandando più droni, ma elevandolo ad interlocutore".
Hanno in pratica espresso lo stesso pensiero e cioè non si fa la guerra con i mezzi e non si bombarda con i droni quindi come lo fermi un terrorista se non interloquendo?.
Bravo onorevole Di Battista ha convinto persino il papa....solo che tutti gli altri parlamentari della Camera e Senato sono troppo ignoranti per capire la vostra onestà intellettuale....
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Kantharos maryy • 2 hours ago
" l'agressore " in questo caso è l'america, perchè è lei che sta tentando di provocare la reazione della Corea del Nord, che di fatto e filo-russa, demonizzandola e minacciandola con possibili attacchi provenienti dalle 127 basi americane che si trovano nel territorio della corea del sud (filo-americana). Ed infine con l'aiuto del papocchio, l'america sta istigando la corea del sud a riprendersi il territorio in mano alla Corea del Nord (filo-russa) "a scopo unificazione", come auspica il papocchio nel suo ultimo show.
Non si può minimizzare il pericolo di una 3° guerra mondiale voluta dagli usa per non perdere l'egemonia mondiale del dollaro. Quando la guerra si affaccerà alle porte di casa nostra sarà morte e distruzione per tutti. Non possiamo fare una guerra mondiale per compiacere gli interessi degli usa. Oppure sei disposta a sacrificare i tuoi figli per compiacere lo zio sem?
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maryy Kantharos • an hour ago
ma di che parli, per me, le dischiarazioni del Papa sono molto simili al significato delle dichiarazioni dell'onorevole Di Battista ...tutto quì!!! Rileggete con attenzione!
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rossoitaliano maryy • 2 hours ago
Guarda che sarebbe l'uovo di Colombo.
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Giulia maryy • 2 hours ago
Il cardinale Fernando Filoni, inviato dalla Santa Sede in Iraq: “Più che
parlare si farebbe meglio a stare zitti” > Si trova a Erbil, dove ha potuto vedere la disperazione dei cristiani perseguitati dall’Isis. Senza attaccare direttamente il deputato M5S Di Battista, il cardinale tocca anche il tema dei commenti alla situazione irachena: “Vorrei che tutti quelli che fanno commenti, quelli che vorrebbero saperne di più, vengano a guardare le facce di queste donne e di questi bambini distrutti”, poi aggiunge: “Più che parlare si farebbe meglio a stare zitti” http://tv.ilfattoquotidiano.it...
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maryy Giulia • an hour ago
non sono d'accordo con il cardinale Fernando Filoni, inviato dalla Santa Sede in Iraq perchè starsene zitti?...uhè!!!!! ma allora conviene a qualcuno far morire questa gente in silenzio?....UHè!!!!!!! Commentare ma con molta dicrezione e risvegliare le COSCIENZE UMANE ecco a vcosa serve parlare e commentare ....UHèèèèèèè a Cardinà .....non scherzi sa perchè non si deve parlare?
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camillobenso
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Re: La Terza Guerra Mondiale

Messaggio da camillobenso »

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flaneg51 • 3 hours ago
fermare un "islamico.." lo può fare solo un paese islamico senza guerra...
gli altri per loro sono " infedeli.."

Trovare un paese islamico che ragioni come vorremmo noi è assolutamente impossibile trovarlo...
Il problema si potrebbe risolvere " togliendogli.." le armi,cioè NON fornendogliene..
Quale paese cosidetto occidentale sarebbe d'accordo...??
mahh..

A fornirle le armi " tutti.."
il contrario ..???
..nessuno.
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Marco Borello • 4 hours ago
Grande Jorge, vai così, chissà che non si smuova qualcosa.
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BUONEVACANZEATUTTI • 5 hours ago
Condoglianze a papa Francesco per la morte, poche ore fa, della moglie e dei 2 figli piccoli di suo nipote paterno, quest'ultimo rimasto gravemente ferito in un incidente d'auto in Argentina.......
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edmondo • 5 hours ago
france, vai tu a posto dei crisiani, poi vedi come chiedi bombardamenti a raffica.
Aveva ragione Ricucci, è facile fare il gay con il c.. degli altri.
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NITRO-150 • 6 hours ago
"lecito fermare l'aggressione ma non bombardando" ...... dai Francis!! cos'hai fumato da quelle parti?? Ma dove vive sto personaggio??
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Penitenziaggite NITRO-150 • 5 hours ago
non solo vive! ma Regna su noi sudditti battezzati! Il Regno dei Cieli! nei Cieli comanda Cristo o chi ne fa -veramente- le veci! e infatti ha sintetizzato incluso teologicamente l'importanza della Missione di predicare il Vangelo difendendo il prossimo "in situ" ovvero immolandosi senza esser suicidi ma dandosi come scudo di carne ai fratelli! ma non cosí radicale come qui scrivo e intendo io! parla del face to face non codardo indronato! parla del non asettico lavarsene le mani! e soprattutto di lottare seriamente tu rischi non giochi alla PS4! se lo fai sul campo anche se per sbaglio colpisci qualcuno e' un conto! ma con le bombe non puoi scherzare ignorando l'impatto indiscriminante!
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picusmajor • 6 hours ago
i papisti ci hanno fatto due zebedei tanti ,,, OO ,,, con sto fatto degli yazidi ( mitraisti ,,, adoratori del dio sole, per la cronaca ) perseguitati dai muslims, confondendoli con quattro cristiani pidocchiosi rimasti in quelle terre di capre e pecore che fanno passare per martiri al posto loro .
direi che basta .

passiamo a parlare, semmai di papismo si deve parlare, delle tasse che deve pagare il prete cattolico allo stato italiano ,,, chè il paese è ormai stremato dalla sua insaziabile ingordigia .
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Il resto dei commenti nel settore dedicato:

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/08 ... o/1093583/
camillobenso
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Re: La Terza Guerra Mondiale

Messaggio da camillobenso »

Siria, reporter Usa decapitato da jihadisti
"E' la nostra risposta a Obama per i raid"

James Foley, 40 anni, collaboratore di France Presse, era stato rapito nel novembre 2012

Siria, reporter Usa decapitato da jihadisti "E' la nostra risposta a Obama per i raid"
“Messaggio all’America”. E’ il titolo con il quale l’Isis, lo Stato islamico in Iraq e nel Levante, ha pubblicato su internet un video che proverebbe la decapitazione di un giornalista americano scomparso in Siria oltre un anno fa, James Foley. L’Isis ha rivendicato l’uccisione del reporter statunitense rapito nel nord-ovest della Siria il 22 novembre 2012. Al termine del video la minaccia per un altro reporter Usa rapito: "La sua sorte dipende dalle prossime decisioni di Obama"

^^^^^^^
Siria, reporter Usa decapitato da jihadisti: “Nostra vendetta contro raid di Obama”

Video
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2014/08/ ... ma/293095/

Gli jihadisti dello Stato islamico in Iraq e nel Levante (Isis) ieri sera hanno annunciato la decapitazione di un giornalista freelance americano rapito in Siria nel 2012, James Foley, pubblicando un video di 5 minuti in cui si vede un terrorista che sembra tagliargli la gola. Nel filmato dal titolo “Messaggio all’America” compare la scritta “Obama ha autorizzato operazioni militari contro lo Stato islamico ponendo effettivamente l’America su un piano scivoloso verso un nuovo fronte di guerra contro i musulmani”. Nelle immagini successive si vede Foley nel deserto, in ginocchio, con indosso una tuta arancione. Accanto a lui c’è un terrorista, interamente vestito di nero e col volto coperto che dice in inglese: “Questo è James Foley, un cittadino americano. I vostri attacchi hanno causato perdite e morte tra i musulmani. Non combattete più contro una rivolta, noi siamo uno stato che è stato accettato da un gran numero di musulmani in tutto il mondo. Quindi, ogni aggressione contro di noi è un’aggressione contro i musulmani e ogni tentativo da parte tua, Obama, di attaccarci, provocherà un bagno di sangue tra la tua gente“. Al termine del video il terrorista avverte che anche un secondo americano è nelle loro mani. Presentato come Steven Joel Sotloff, corrispondente di Time, disperso dall’agosto del 2013 in Libia, è indicato come la prossima vittima: “Dipende dalle prossime decisioni di Obama”
paolo11
Messaggi: 3688
Iscritto il: 22/02/2012, 14:30

Re: La Terza Guerra Mondiale

Messaggio da paolo11 »

Se andiamo avanti cosi ritorneremo all'epoca delle crociate.
Ciao
Paolo11
camillobenso
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Iscritto il: 06/04/2012, 20:00

Re: La Terza Guerra Mondiale

Messaggio da camillobenso »

IL REPORTER USA UCCISO DAI JIHADISTI DELL’ISIS
Foley, Twitter rimuove
video della decapitazione|foto
Quel boia con l’accento inglese
Propaganda Isis, salto di qualità


L’ad Costolo: «Stiamo sospendendo gli account di chiunque scopriamo condivida quelle immagini» Serafini|VOTA

http://www.corriere.it/index.shtml?refresh_ce

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IL FILMATO ANALIZZATO DALL’INTELLIGENCE AMERICANA
Il boia del reporter forse britannico
Parla con un forte accento inglese

Gli Usa: «Il video è autentico». Il primo ministro Cameron interrompe le vacanze. L’assassino potrebbe essere uno dei tanti inglesi andati a combattere con i jihadisti

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Immagine
di Redazione Online


La portavoce del Consiglio nazionale per la Sicurezza della Casa Bianca, Caitlin Hayden, ha affermato che il video «è autentico». L’intelligence Usa, ha spiegato, «ha analizzato il video in cui vengono mostrati i cittadini americani James Foley e Steven Sotloff» e «abbiamo raggiunto il giudizio che si tratta di un video autentico».Nel video «Messaggio all’America» diffuso dagli jihadisti sunniti dello Stato Islamico in cui viene decapitato il reporter americano James Foley il boia, totalmente vestito di nero, con il volto coperto, parla con uno spiccato accento londinese. Elemento questo che fa temere si possa trattare di uno dei tanti sudditi di Sua Maestà aggregatisi agli jihadisti in Siria e Iraq tanto che il primo ministro britannico David Cameron ha interrotto all’improvviso le vacanze in Portogallo per tornare a Londra à aggregatisi agli jihadisti in Siria e Iraq. «Se vero, è un omicidio sconvolgente e turpe», ha commentato l’ufficio del primo ministro. Il capo della diplomazia britannica ha precisato che «tutti i segni indicano che sia originale» e anche l’Fbi ritiene che il video sia autentico. È necessario, ha poi sottolineato il ministro degli Esteri britannico Philip Hammond, che gli esperti verifichino se l’uomo - che nel video è vestito di nero, con il volto coperto e parla con un accento britannico - che ha ucciso Foley sia effettivamente del Regno Unito. «Da tempo che c’è un numero significativo di cittadini britannici in Siria e in Iraq che operano con organizzazioni estremiste». Secondo funzionari britannici, alcune centinaia di cittadini del Regno Unito sono partite in Siria per unirsi all’opposizione armata e alcuni di loro hanno attraversato il confine dell’Iraq durante l’avanzata dello Stato islamico. Oltre ai combattenti britannici, in Siria ci sarebbero anche 1.300 cittadini francesi e tedeschi che lottano al fianco dei ribelli. Il video, è l’opinione degli esperti, è di buona qualità e girato da qualcuno che conosce la tecnica video.

Le immagini e le parole
Nelle immagini si vede Foley nel deserto in una località imprecisata. È in ginocchio, coi i capelli rasati e indossa una tuta arancione simile a quelle che fino a qualche tempo fa indossavano tutti i prigionieri del carcere cubano di Guantanamo (ora sarebbero bianche). Accanto a lui c’è un terrorista vestito di nero che appunto ha un forte accento inglese e dice: «Questo è James Foley, un cittadino americano... i vostri attacchi hanno causato perdite e morte tra i musulmani... non combattete più contro una rivolta, noi siamo uno stato, che è stato accettato da un gran numero di musulmani in tutto il mondo. Quindi, ogni aggressione contro di noi è un’aggressione contro i musulmani e ogni tentativo da parte tua, Obama, di attaccarci, provocherà un bagno di sangue tra la tua gente». Poi Foley parla della guerra in Iraq, le sue parole sono chiaramente dettate dai terroristi, legge un testo probabilmente scritto dal suo stesso esecutore: «Mi rivolgo ai miei amici, alla mia famiglia, ai miei cari affinché si ribellino contro il mio vero uccisore, il governo americano, perché quello che mi succederà è solo il risultato della sua noncuranza e dei suoi crimini». In un secondo momento il reporter si rivolge al fratello John, membro dell’esercito americano: «Quel giorno in cui i tuoi colleghi hanno lanciato quella bomba su queste persone, hanno firmato la mia condanna a morte. Vorrei aver avuto più tempo, vorrei aver potuto avuto la possibilità di vedere la mia famiglia un’altra volta, ma è troppo tardi. Soprattutto, vorrei non essere stato Americano». Poi riprende la parola il boia identificandosi come membro dell’Iss: «Oggi il vostro esercito ci ha attaccato. Qualsiasi vostro tentativo di negare il diritto a vivere in piena serenità ai musulmani nel Califfato islamico sarà pagato col sangue della vostra gente». Infine il boia taglia la gola a James Foley e poi viene abbandonato il corpo decapitato.
L’altro giornalista
Prima di andarsene però il jihadaista mostra l’immagine di un altro giornalista americano, Steven Sotloff, anche lui in mano ai jihadisti. Nessuna menzione viene però fatta di Tice, 33 anni, scomparso il 14 agosto 2012 a nord di Damasco e a ridosso del confine con il Libano, in una regione che all’epoca era contesa tra forze del regime di Bashar al Assad e ribelli locali.


20 agosto 2014 | 13:18
© RIPRODUZIONE RISERVATA

http://www.corriere.it/esteri/14_agosto ... 42bc.shtml
paolo11
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Iscritto il: 22/02/2012, 14:30

Re: La Terza Guerra Mondiale

Messaggio da paolo11 »

Gianni Alemanno TG3Delle 19.Mandiamo anche i nostri soldat non solo le armi.Adesso andremo avanti giorni di distrazione di massa nel discutere se mandare pure le truppe.
Ho trovato un vecchio elengo di politici che non hanno fatto il servizio di leva.
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POLITICI E CASERME / DAL GRANATIERE BUTTIGLIONE AL «GRACILE» LA LOGGIA. BOSSI A CASA PERCHÉ «NIPOTE DI INABILE»
Naia breve per il premier, Martino la evitò per «ridotte attitudini»
POLITICI E CASERME / Dal granatiere Buttiglione al «gracile» La Loggia. Bossi a casa perché «nipote di inabile» Naia breve per il premier, Martino la evitò per «ridotte attitudini» ROMA - Il ministro dell' Interno Claudio Scajola è stato bloccato da una sinusite cronica, ma tiene a precisare che non è stato riformato. La malattia gli tolse l' orgoglio di indossare la divisa, non quello di risultare abile alla leva. Abile, eppure classificato Au4, non fra i migliori della sua classe. Qualche anno dopo una lettera di congedo concluse il suo rapporto con le forze armate. Ha dovuto rinunciare anche Beppe Pisanu, ministro per l' Attuazione del programma di governo. Riformato per una malformazione congenita a un piede (quello che un podologo chiama «piede arcuato»). E non è stato più fortunato il ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri. Un' aritmia cardiaca ha interrotto la tradizione di famiglia, lasciando l' amaro in bocca: «Sono stato riformato - ricorda Gasparri - perché c' era un' anomalia nell' elettrocardiogramma. Non nascondo che non ho mai sofferto di cuore e assicuro che io il militare lo volevo proprio fare». Il governo Berlusconi non brilla per i trascorsi militari. Tanti italiani hanno avuto un rapporto tormentato con le forze armate. Questo esecutivo, come del resto quelli precedenti, non fa eccezione. Il presidente del Consiglio partì per fare il soldato, ma la sua esperienza in caserma fu molto fugace: fece solo pochi giorni di Car (centro addestramento reclute). Il leghista Roberto Castelli soffre ancora oggi di stomaco, ma quand' era poco più di una ragazzo passò la visita subendo i contraccolpi di un' ulcera gastrica: il medico militare se ne accorse e riformò senza indugi il futuro ministro della Giustizia. Non fa eccezione Antonio Martino, che oggi guida il ministero della Difesa e deve coordinare l' intervento militare italiano contro il terrorismo: riformato per «ridotte attitudini militari». Nulla di nuovo, almeno per la storia repubblicana: si contano sulle dita di una mano i ministri della Difesa che hanno fatto la naia. L' insufficienza toracica sbarrò le porte della caserma ad Enrico La Loggia (Affari Regionali), ma servì a stimolare la sua passione civile: «Ero gracilino - ricorda La Loggia - ma anche per l' esclusione nacque l' impegno a servire il Paese in un' altro modo». Problemi di vista costrinsero invece Franco Frattini, ministro della Funzione pubblica e maestro di sci, a rinunciare a un piccolo sogno: «Sarei andato volentieri nei gruppi sciistici dell' esercito». Proprio una pista di sci obbligò Renato Ruggiero, ministro degli Esteri, a dire addio al giuramento: aveva già la cartolina in mano, ma 15 giorni prima della partenza una caduta a Roccaraso gli valse l' esonero. Nessuna rinuncia invece per Umberto Bossi, ministro delle Riforme, che a quanto pare fu ben lieto di aggrapparsi all' articolo di una vecchia leggina. Recitava: «E' esentato dal servizio di leva il nipote unico o privilegiato di un avo inabile al lavoro». Il senatur quell' avo ce l' aveva e non se ne dimenticò: il 5 aprile del ' 64 il distretto militare di Como diede il via libera all' esonero. Un esonero ottenuto anche dal ministro della Salute Girolamo Sirchia. Tra chi la divisa invece l' ha indossata spicca per entusiasmo il mite Rocco Buttiglione. Il futuro ministro delle Politiche comunitarie si divertì un mondo fra i granatieri di Sardegna: «Era come giocare agli indiani». Memorie positive anche per il vicepresidente del Consiglio, Gianfranco Fini, 89esima fanteria d' assalto ad Albenga: «Ho un ricordo molto simpatico. E con il mio comandante nacque un' amicizia che ci lega ancora oggi». Mentre per Carlo Giovanardi (Rapporti con il Parlamento) il servizio militare nei carabinieri è soprattutto una scena: «Quei marescialli anziani che scattavano in piedi quando telefonava il colonnello. Un senso del dovere innato». Qualche sofferenza invece per Giovanni Alemanno (Agricoltura) che ricorda ancora oggi «l' interminabile durata delle guardie fatte in caserma a Pietralata». Giulio Tremonti (Economia) ha fatto il soldato semplice. Una citazione infine per Ignazio La Russa, An: non fa parte del governo, ma in fanteria amava i «cannoni 106 senza rinculo» e alla fine del militare potè finalmente «riabbracciare una donna», dopo mesi di astinenza. Marco Galluzzo Arruolati GIANFRANCO FINI Il vicepremier fu nell' 89ª fanteria d' assalto ad Albenga: «Ho un ricordo simpatico. Con il mio comandante nacque un' amicizia che dura ancora oggi» GIULIO TREMONTI Il ministro dell' Economia di Forza Italia non evitò il servizio militare: Giulio Tremonti fu arruolato nell' esercito come soldato semplice CARLO GIOVANARDI Ministro per i rapporti con il Parlamento, Carlo Giovanardi ha fatto il servizio militare nell' Arma dei carabinieri: «Ricordo un senso del dovere innato» Non arruolati RENATO RUGGIERO Il ministro degli Esteri ottenne l' esonero perché, quindici giorni prima della partenza per il servizio militare, cadde con gli sci a Roccaraso ANTONIO MARTINO Il ministro della Difesa fu riformato per «ridotte attitudini militari», è scritto sul foglio che ricevette da ragazzo apprendendo di non essere idoneo a fare il soldato CLAUDIO SCAJOLA Il ministro dell' Interno, è stato bloccato da una sinusite cronica, ma non è stato riformato. Risultò abile alla leva, ma non indossò l' uniforme
Galluzzo Marco
Pagina 9
(7 novembre 2001) - Corriere della Sera
http://archiviostorico.corriere.it/2001 ... 7688.shtml
Ciao
Paolo11
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