SINISTRA E CRISI CULTURALE : L IDRAULICO E IL CASSETTO DEGLI ATTREZZI

Analisi, proposte, riflessioni sul lavoro come valore.
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antonio77
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SINISTRA E CRISI CULTURALE : L IDRAULICO E IL CASSETTO DEGLI ATTREZZI

Messaggio da antonio77 »

Congresso SEL di Firenze
VENDOLA LA RELAZIONE LA FORMAZIONE POLITICA PER LA SINISTRA

VENDOLA LA RELAZIONE LA FORMAZIONE POLITICA PER LA SINISTRA. ( parte 1)
NICHI VENDOLA , LE PAROLE CHIAVE E IL CASSETTO DEGLI ATTREZZI.

La relazioni di Vendola non è una relazione programmatica ma neanche una relazione pragmatica .

Un intervento intermedio tra una relazione e un comizio, comizio per dare la ‘ carica’ ai militanti ma anche relazione per dare una idea dell’ Italia come futuro possibile per una sinistra vincente .

Gli avversari di Nichi si aspettavano un comizio e si sono trovato in stato confusionale, altri compagni si aspettavano una relazione di programma e sono rimasti un pò perplessi .

La relazioni di Nichi come vedremo rappresenta un compromesso di alto livello, non è solo un comizio evocativo e non ha solo un profilo programmatico.

Per il Nichi programmatico in via embrionale rimandiamo all’ intervento alla Fiera Di Bari 2010.

La relazioni di Vendola è una relazione COSTRUTTIVA quindi una relazione IDEOLOGICA.

L’ analisi procederà per PAROLE CHIAVE e PER STRUMENTI DEL CASSETTO DEGLI ATTREZZI .

Definiamo parole chiave problemi problematicità aree tematiche e
Cassetto Degli Attrezzi , l’ ideologia ossia elaborazioni teoriche ed astratte, paradigmi e fattispecie teoriche per affrontare e risolvere le problematicità e i problemi.

Se si analizza il metodo di lavoro del governo Berlusconi è evidente che la crisi irreversibile non è dovuta a situazioni particolari ma alla ridondanza delle parole chiave senza il cassetto degli attrezzi quindi senza ideologia.

GLI STRUMENTI SUGGERITI SONO ASSOLUTAMENTE PERSONALI, I COMPAGNI POSSONO SOSTITUIRE O AGGIUNGERE ALTRI STRUMENTI.
Importante che gli strumenti dentro il cassetto degli attrezzi siano di buona cultura.

Purtroppo non abbiamo il testo in forma scritta , quindi abbiamo trascritto il testo con possibili lievi differenze .

La relazioni è stata ricostruita non rispetto alla cronologia del testo ma per argomenti parole chiave.

Con questa metodologia dovrebbe essere possibile verificare quali problematiche non sono state inserite da Vendola nella sua relazione.

LA RELAZIONE

La relazione di Vendola inizia con il Novecento , non definiamolo parola chiave in quanto è un contenitore di parole chiave.

La Relazioni Di Vendola :
la libertà non poteva essere abbandonata come un zainetto fuori dai cancelli della fabbrica , la libertà non poteva non entrare nei laboratori di ricerca era ornamentale , era l’ ingrediente produttivo fondamentale.

La libertà non era sovrastrutturale ,.......
La prima parola chiave è LIBERTA’ .
Fa parte del simbolo di SEL , da NON confondersi con il neoliberismo in economia e con l’ individualismo tanto di moda oggi.
Per affrontare le problematiche FONDAMENTALI della Libertà e dei problemi che
pone la libertà INDEROGABILE della persona, i diritti indisponibili della persona
Dal cassetto degli attrezzi proponiamo lo strumento Carlo Rosselli Il Socialismo Liberale in particolare il capitolo VII La lotta per la Libertà .
E Alfonso Gianni Good Bye Liberismo Capitolo quinto paragrafo La polemica tra Benedetto Croce e Luigi Einaudi.

LA CRISI .

La Relazione di Vendola :
Questa crisi viene presentata come se essa fosse improvvisamente una insorgenza di carattere naturale . Ad un certo punto della storia del mondo c è la crisi economico finanziaria.

Qui la parola chiave potrebbe essere ‘ ciclo economico ‘ .
Potrebbe essere una critica a coloro che sostengono l ‘ alternanza dei cicli economici , cicli economici con prosperità e cicli economici di depressione.
Questa più che una teoria economica è una presa atto della situazione reale.
A livello di formazione politica la proposta, gli strumenti dal nostro cassetto degli attrezzi e il capitolo ‘ la distruzione creatrice del capitalismo ‘ in Goodbye Capitalismo di Alfonso Gianni.

La relazione di Vendola :
‘ La modalità di affrontarla ( la crisi ) persino è più regressiva rispetto alla modalità che ceti intellettuali e classi dirigenti hanno avuto nella crisi degli anni 30 ‘. Negli anni si tematicisava quale fosse la ragione della crisi .
( oggi abbiamo ) L’ abolizione del dibattito sulla ragione della crisi.
IL capitalismo si sarebbe riprodotto per partogenesi, anzi la ricchezza si sarebbe prodotta per partogenesi.
Qui la parola chiave sembra ' crisi'
Dalla Cassetta degli attrezzi possiamo proporre questi strumenti :
1) Galbraith Il Grande Crollo
Jhon Maynard Keynes a livello divulgativo :
a) la grande depressione del 1930 di Keynes in Esortazioni e Profezie
b) la pianificazione statale discorso alla radio di Keynes del 14 marzo 1932.

IL TURBOCAPITALISMO.

Vendola dice :
‘ il TURBOCAPITALISMO si è mangiato il lavoro.
Il mondo si riproduce con il denaro a mezzo di denaro.
L’ Economia reale è stata divorata dalla economia finanziaria .
Il capitalismo si sarebbe riprodotto per partogenesi, anzi la sua ricchezza si sarebbe riprodotta per partogenesi.
La parola chiave è Turbocapitalismo
Dalla Cassetta degli strumenti :
Supercapitalismo di Reich
Capitalismo Scatenato di Glyn

IL LAVORO .

La Relazione di Vendola :

Oggi non è il lavoro il centro motore della produzione di ricchezza, non è il lavoro cuore di ogni sistema economico .
IL LAVORO HA PERSO IL VALORE, il lavoro è stato marginalizzato .
il lavoro estromesso dal centro del palcoscenico sociale.
Il lavoro è stato massacrato dal capitale.
Il lavoro nell’ epoca premoderna era merce povera, era pietra di scarto . il lavoro con la modernità ( deve) misurare la qualità di una civiltà e di una democrazia.
Tutto il lavoro , anche di quelli contrattualizzati a tempo indeterminato , è comunque impossibile da raccontare se non sotto forma di precarietà.
La precarietà è il racconto globale della dimensione di lavoro oggi.

La precarietà ha realizzato il superamento della frattura tra lavoro manuale e intellettuale non nel senso dell’ arricchimento di concetti e diritti, ma nel senso che il lavoro intellettuale e regredito in una proletarizzazione .


I riferimento non possono che essere gli apparati concettuali della marxiana teoria del valore lavoro.
Parola chiave : Teoria del Valore - Lavoro
Cassetta degli Strumenti
Paul Sweezy : la teoria quantitativa del valore lavoro e la teoria qualitativa del valore lavoro.
Luciano Gallino : il lavoro non è una merce.

CLASSI SOCIALI

Un discorso di riemersione del lavoro della sua materialità il lavoro si è scomparso ma dalla scena pubblica .
Mentre la classe operaia non esiste più gli operai nel mondo diventano 3 miliardi.
Il mondo del lavoro giocava ( nel 900 ) la partita della cittadinanza .
( gli operai ) il problema non è quantitativo il problema è qualitativo il problema è legato alla narrazione fatta benissimo dai nostri avversari che hanno rappresentato il loro mondo che indipendente dai risultati era l ‘ unico vocato a dare un percorso e una prospettiva alle nuove generazioni.

Parola Chiave : Composizioni delle Classi Sociali .
Cassetto degli Strumenti : Livio Maitan : Dinamica delle Classi Sociale in Italia.
Sylos Labini : Saggio sulle Classi Sociali
( continua)
Ultima modifica di antonio77 il 08/12/2022, 14:26, modificato 3 volte in totale.
antonio77
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Re: VENDOLA E LA SCUOLA DI FORMAZIONE POLITICA

Messaggio da antonio77 »

RELAZIONE VENDOLA : PAROLE CHIAVE ( parte 2 )

DEMOCRAZIA e GLOBALIZZAZIONE e CRISI DEL SOCIALE .

La Relazione di Vendola
Nel nome delle leggi oggettive della Competitività internazionale la democrazia può essere considerata un fastidio un impedimento.
‘ Improvvisamente la globalizzazione non convince più non è il mondo nel quale finita la contesa tra capitalismo e il comunismo non si determinano condizioni più avanzate di benessere di dignità per tutti , ma è un mondo profondamente squilibrato inquieto , inquinato nel midollo incapace di prospettare una idea di convivenza.
La Paura mangia l’ Anima ( Fasbinder ).
La società è finita . ( Piero Bevilaqua )
La modernità una invenzione estetizzante
Dietro vi è una modernizzazione regressiva dei rapporti sociali
La modernità dovrebbe consentirci di affrontare i dilemmi di questa crisi economico sociale , una diagnosi precisa delle patologie legate alla cattiva finanziariazione dell’ economia.

Parola Chiave : Globalizzazione e Crisi del Sociale.
Cassetto degli Strumenti : Differenze nazionali e capitalismo globale. Di Berger e Dore
La Globalizzazione e la fine del sociale di Touraine in particolare cap. 4
La fine Delle Società
Sinistra e Destra di Marco Revelli in particolare Destra e sinistra nell’
Epoca della Globalizzazione .
Il capitalismo ha i secoli contati di Giorgio Ruffolo cap. VIII
La Globalizzazione.

EUROPA

La Relazione di Vendola
Fausto Bertinotti ha scritto un libro bellissimo che si chiama Chi comanda qui ?
La domanda provate a porla in Grecia chi comanda qui ?
il popolo sovrano ? hanno votato hanno eletto un parlamento a maggioranza socialista che ha eletto a sua volta un governo a maggioranza socialista ….. noi siamo in una condizione per la quale l Europa sta diventando una gabbia veramente impressionate perchè si costruiscono normazioni sovranazionali una forma di normazione europea che prevede che gli stati non abbiano piu sovranità su elementi fondamentali quali mantenere un livello di welfare decente quali mantenere un intreccio tra diritti sociali e diritti civili assolutamente accettabile . l’ Europa sta progressivamente uscendo fuori da se stessa……..

L Europa vera ha costruito una grande architettura che è il welfare un modello sociale un modello di civiltà l Europa delle burocrazie e dei governi sta progressivamente uscendo fuori da se stessa e normando… per un Europa neocaroligia per un Europa monetarista per un Europa iperiberista ….vogliono imporci il liberislimo per legge anzi il liberismo per costituzioni.
Ma la costituzione dell’ europa quella vera e nelle sue culture e in quella lunga storia…..è nella possibilità di intrecciare istanza di libertà con il riconoscimento dei legami sociali e dei diritti collettivi. .

Parola Chiave : Modello Sociale Europeo
Cassetto degli Strumenti : Capitalismo di borsa o capitalismo di welfare ? di Dore
Capitalismo contro Capitalismo di Albert
Il sogno Europeo di Rifkin
( continua)

antonio77

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Re: VENDOLA LA RELAZIONE LA FORMAZIONE POLITICA PER LA SINISTRA

Messaggioda antonio77 » 27/02/2011, 11:56
Re VENDOLA ROMA Assemblea SEL del 27 febbraio 2011.
in diretta

Questo intervento sembra il completamento della relazione introduttiva al congresso di SEL di Firenze.
Tutto quello che mancava a Firenze cioe il programma politico qui c e , qui esiste .
Firenze era una analisi delle Ideologie , fondamentale dentro l attuale crisi della politica.
Qui a Roma il programma.
A Firenza da dove veniamo a Roma dove andiamo.
Vista l importanza dei temi trattati

1 PIL e Qualita della Crescita ( ruolo della Decrescita ? ) e Redistribuzione del reddito .
2 Beni Pubblici
3 Ruolo della Stato e Mercato e della Ruolo della Politica
4 Welfare Cura delle persone Istruzione Previdenza Scuola Pubblica Aziendalizzazione Beni Pubblici
5 Piena e Buona Occupazione
6 Patrimoniale di Destra > Evasione Fiscali
7 Tassazione Lavoro Dipendente e rendite finanziarie.
8 Tecnocrazia , Mario Monti e neoliberismo, la malattia cangerogena del PD

aspettando il testo scritto e importante che tutti i compagni si possano confrontare su questi temi.
antonio77
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Re: VENDOLA E LA SCUOLA DI FORMAZIONE POLITICA

Messaggio da antonio77 »

ANTONIO, IL LAVORO, GLI ANIMALI
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13 SETTEMBRE 2014, 17:13
Ad Antonio...

Ecco il testo integrale del discorso di Nichi Vendola alla inaugurazione della 78esima edizione della Fiera del Levante.
Signor Presidente del Consiglio, caro Matteo,
la rovina e la morte ci sono piovute addosso, con la furia di un evento alluvionale che ha ferito il nostro Gargano, insultando la sua bellezza, colpendo la sua ricchezza. Non appena la prima bomba d’acqua ha investito San Marco in Lamis, si è mobilitato un vero esercito di uomini e donne della Protezione Civile, del Corpo forestale, dei Vigili del fuoco, di tutte le forze di pubblica sicurezza, dei meravigliosi volontari che in questi anni abbiamo formato, organizzato e dotato di strumenti per operare sul campo. Quasi mille persone hanno ingaggiato un corpo a corpo che ha evitato la strage e che ha portato soccorso con i mezzi di terra, di cielo, di mare. A noi oggi tocca fotografare il danno, all’economia garganica, al comparto dell’agricoltura e della pesca, al turismo, alle infrastrutture civili, alle strutture produttive. A noi oggi tocca fare i conti con gli effetti di quella mutazione climatica che sconvolge le stagioni, che scopre e colpisce le nostre fragilità, che reclama rumorosamente un nuovo paradigma di vita civile e produttiva. Ma il disastro è anche, come dicono i filosofi, una "epifania", cioè una rivelazione: rivelazione di ciò che è accaduto prima che si compisse lo schianto dell’acqua o del fuoco o del sisma. E questo è il racconto degli stupri che sfigurano complessi e delicati eco-sistemi, delle colate spesso abusive di cemento, degli sfondamenti nella montagna, del sovraccarico edilizio in aree fragilissime, della ostruzione al deflusso naturale delle acque, dei canaloni trasformati in discariche o strozzati da edificazioni che sembrano figlie del gioco d’azzardo più che di una ordinata pianificazione urbanistica. La costa, il fiume, la montagna, la campagna: tutto è stato abusato, ovunque nel Bel Paese. Nel nome di un modello di sviluppo che estrae ricchezza privata dalla devastazione della ricchezza collettiva, che non sa calcolare tra i fattori produttivi di ricchezza: la storia, la cultura, la natura, la bellezza, il benessere, l’identità, il paesaggio. Noi non possiamo più continuare su questa strada, perché è un vicolo cieco, perché continuiamo solo ad inseguire emergenze su emergenze senza mai afferrare il bandolo della matassa: che io penso sia il tema più impegnativo di una autentica cultura riformatrice, e cioè coniugare economia ed ecologia, in una sorta di (uso una parola religiosa) "conversione" del modello di relazioni sociali e produttive. Per questo ci aspettiamo un ascolto attento e sincero da parte delle autorità centrali. La Puglia in questo decennio ha rifiutato di rinchiudersi in un recinto localistico, non si è proposta come una "piccola patria", non ha inseguito le bandiere dell’identitarismo isterico o della nostalgia borbonica. Abbiamo voluto sviluppare la nostra vocazione mediterranea e la nostra ambizione europea, non ci siamo mai sottratti ai nostri doveri di membri di una comunità nazionale e protagonisti di una faticosa costruzione continentale. Non siamo stati una comunità né anarchica né autarchica. L’Italia ha bisogno di energia? Noi la produciamo in percentuali rilevanti, sia con i combustibili fossili che con le rinnovabili, nel fotovoltaico come nell’eolico come nelle bio-energie deteniamo il primato della produzione nazionale: noi offriamo un contributo straordinario al soddisfacimento del fabbisogno energetico del Paese. E quindi abbiamo il diritto di ribellarci alle trivelle in questa nostra striscia di mare, pensiamo che l’Adriatico non possa subire l’impatto di una sua mutazione in piattaforma energetica. Diciamo si alla generazione diffusa di rinnovabili, si alla solarizzazione delle città, si all’efficientamento energetico degli edifici. Diciamo no a ciò che ci toglie l’orgoglio di essere protagonisti del nostro sviluppo: la ricchezza non è nascosta sotto i fondali, la ricchezza è la costa, la pesca, il turismo, il colore del nostro mare.
Noi abbiamo sempre rispettato le competenze dello Stato e sappiamo che nell’incandescente contesto internazionale, con i rumori di guerra che riecheggiano sulla testa e sotto i piedi dell’Europa, la questione dell’autosufficienza energetica è questione di assoluta serietà. Ma non è la "sindrome di Nimby" che spinge tutto il Salento a difendere un sito di pregio naturalistico, paesistico ed archeologico, in cui si prevede di portare il tubo di un gasdotto: e se il Ministero dei Beni Culturali stila un parere negativo su Tap, vuol dire che non stiamo discutendo di pregiudizi ideologici ma di giudizi scientifici. Sappiamo dire i Si che aprono al futuro, non quelli che ci ripiombano nei fasti e nei nefasti di un passato in cui siamo stati considerati terra da colonizzare, discarica a disposizione, una capanna dello zio Tom dove per quattro soldi si comprano pure la nostra dignità. Qui abbiamo attratto investimenti più che in tante altre regioni del Nord, colloquiamo con i più grandi gruppi industriali del mondo, radichiamo una presenza strategica nella meccatronica, nelle bio e nelle nanotecnologie, nell’areospazio, nell’agroalimentare: tra il 2007 e oggi abbiamo attratto 3 miliardi di euro di investimenti, con 8.768 imprese coinvolte. Non abbiamo solo dati incentivi importanti alle imprese (e secondo tutti gli studi, si tratta del più completo ed efficace catalogo di incentivi che esista nel Paese), ma anche sostegno alla formazione, all’internazionalizzazione. Abbiamo lottato, con misure concrete e azioni mirate, contro le strozzature del sistema creditizio. Qui in Puglia, insieme alla Campania, abbiamo ripensato al tema cruciale dei collegamenti e della mobilità delle merci e degli umani: qui abbiamo costruito un progetto di "alta velocità" tra Bari e Napoli, perché abbattere il muro che separa il Tirreno dall’Adriatico rappresenta un’opera economica e ambientale di prima grandezza, se si vuole davvero rivoluzionare il traffico merceologico, limitare il trasporto su gomma, collegare logisticamente i grandi porti del Mediterraneo. Qui ieri abbiamo visto la realizzazione quasi ultimata del raddoppio dell’aeroporto di Palese, un capolavoro di eco-sostenibilità. Abbiamo ieri consegnato i lavori del raddoppio dell’aeroporto di Brindisi e abbiamo battezzato la riapertura del Gino Lisa di Foggia, con voli anche sulle rotte balcaniche. Tra qualche ora inauguriamo una fabbrica all’avanguardia, in quel segmento spaziale dell’economia dell’innovazione a cui abbiamo avuto il coraggio di guardare e su cui abbiamo deciso di investire. Qui abbiamo cominciato l’avventura di una nuova agricoltura, a partire dalla modernizzazione delle cantine, dalla spinta a fare sistema che si è trasformata nel marchio "prodotti di Puglia", dalla coltivazione della canapa e dalla sua trasformazione in materiale per la bioedilizia, dallo sviluppo delle masserie didattiche. Qui abbiamo dato al turismo una cabina di regia, e abbiamo rotto l’isolamento che faceva della Puglia un luogo sconosciuto al mondo: oggi la Puglia rappresenta nel mercato internazionale un brand di qualità. Qui abbiamo cercato di cambiare la mentalità e i processi, per esempio chiedendo al comparto edilizio di accettare la sfida della riqualificazione e del riuso del costruito e della rigenerazione urbana, mentre interventi di ristrutturazione e manutenzione sono stati fatti sul 50% del patrimonio di edilizia residenziale pubblica. Sappiamo dire si e sappiamo dire no. Sappiamo dire no alle mafie, che dal Gargano al Salento passando per tutte le province pugliesi, provano a rialzare la testa. Sappiamo dire no al caporalato, che è il marchio del disonore su alcuni angoli bui della nostra terra. onorare la memoria di chi, dicendo no alla speculazione e alle mafie, ci ha fatto dono della sua stessa vita: penso a Renata Fonte, assassinata da chi voleva fare di Porto Selvaggio e del magico territorio di Nardò, un grande buco da riempire di cemento.
Signor Presidente del Consiglio,
in Puglia si chiude un ciclo, un decennio in cui è toccato a me il compito impegnativo, entusiasmante ma anche doloroso di guidare l’amministrazione regionale. Ho imparato tanto, ho imparato da tutti. Tra tutti permettete ch’io ricordi un grande sindaco che ci ha lasciato, un intellettuale di destra, un galantuomo, un uomo con la schiena dritta, con cui ho avuto l’onore e il piacere di condividere la battaglia contro il rigassificatore nella pancia di Brindisi. Parlo di Mimmo Menniti, l’avversario ideale per chi considera la politica come servizio, come incivilimento, come passione. Non bisogna avere paura del conflitto, del contrasto delle idee: bisogna solo umanizzarlo, slegarlo dai vincoli di una cultura di guerra. Per chi ha la nostra fede, c’è un punto, come un’altura ripidissima, che è la più spinosa novità del nuovo testamento: una frase, un imperativo che dice "ama il tuo nemico". Ma noi abbiamo trasformato quella pietra angolare in pietra di scarto. Non riusciamo neppure a concepire il pensiero di quella vetta. Qui, nel mondo odierno, il tramonto delle ideologie invece che spegnere ha acceso focolai di odio a ogni latitudine. E la politica vive di odii intensi, ma povera di senso, senza idee, solo rumore. Il rischio è che alla fine non vinca la bella gara delle idee e dei progetti, ma il brutto compromesso tra gli interessi. E l’odio serve allo share dei circhi tv. Per questo urge restituire alla politica una missione più alta, una seria progettualità radicata nella conoscenza della realtà, urge liberarla dalla sua deriva pubblicitaria, ma anche emanciparla dalle piccole e grandi lobbies, dalle clientele, dalle corporazioni, dalla mucillagine degli interessi particolaristici, dalle caverne del localismo. Una politica che sappia venir fuori dai palazzi e dai talk-show. Fuori, a respirare i dolori e le speranze dei giovani, a imparare le storie dei vecchi, a studiare i saperi delle donne, a interrogare i bambini lasciandosi interrogare da loro. In molte politiche regionali abbiamo alitato questi pensieri, ne abbiamo fatto scelte di governo. Non è stata poesia. Se l’Istat incorona la Puglia come regina dell’Export, se in assoluta controtendenza registriamo ulteriore crescita nel turismo, se il traffico areoportuale lievita del 4% in questo anno drammatico, vuol dire che c’è stato un lavoro complesso e costante. Pur contrastando la follia ideologica e il sadismo sociale delle politiche dell’austerity, abbiamo sanato le nostre aziende, messo in ordine i bilanci, le agenzie di rating ci danno una buona pagella per "la costante capacità di abbattimento del debito", e la Corte dei Conti certifica un bilancio in buona salute e anche un percorso di profondo risanamento della spesa sanitaria.
Tutto ciò che abbiamo costruito è figlio di una ispirazione, di una visione di noi stessi, della nostra storia, dei nostri doveri verso il futuro. Abbiamo cercato sempre di intrecciare modernità e tradizione nel nostro racconto e nella nostra ricerca di una Puglia migliore, coniugando identità e cosmopolitismo, cura delle radici e sguardo sull’intero mappamondo. Volevamo dire ai pugliesi: mettetevi sulle spalle le care cose antiche e i vostri vecchi e andate incontro a un mondo nuovo. Per noi oggi il cammino è verso una nuova cittadinanza, fatta di rispetto pieno dei diritti di ogni individuo, fatta di lavoro che può nascere dall’investimento in ambiente e cultura, fatta di arricchimento dei saperi della produzione, fatta di persone libere dalla gabbia della precarietà, fatta di educazione alla pace e alla convivialità delle differenze, fatta di accoglienza, di inclusione, capace di dare speranza.

L’ho chiamata patria, per dire di un impegno corale, per dire della radicalità del cambiamento necessario. Ho incontrato qualcosa che somiglia a questa Patria, ne ho visto qualche traccia, proprio sul Gargano, in quei piccoli presepi incastonati sul monte. La gioventù di Vico e di Carpino, che organizza la festa della transumanza e un bellissimo folk festival, ha accompagnato con le chitarre e con i canti la bara di Antonio Facenna, 24 anni, travolto e ucciso dall’acqua. Antonio era corso alla sua masseria, dai suoi animali, per metterli al riparo dal maltempo. Dentro un pianterreno di gente umile e bella, la madre e il padre di Antonio raccontano di questo figlio che studia ma si fa contadino, pastore, allevatore ("non un mestiere, ma uno stile di vita" così scrive Antonio su Facebook). C’è una foto tenerissima che lo ritrae felice mentre abbraccia un maialino appena nato. Tanti ragazzi e ragazze come Antonio abbiamo incontrato in questi anni, una energia fresca e pulita a cui abbiamo offerto occasioni e percorsi per emergere: con i bollenti spiriti, con i principi attivi, con le start up innovative, con tutte le politiche giovanili, con il sostegno alla scuola e all’università, con gli incentivi all’auto-impresa, con un investimento strategico nel cinema, nella musica, nei teatri, nei laboratori urbani. Per queste politiche la Regione Puglia è stata premiata a Bruxelles dalla Commissione Europea. Abbiamo fatto una grande semina, e ovunque sono germogliate cose nuove e cose buone. Appunto, le tracce di una patria abitata da una nuova etica della responsabilità, magari tracce nel fango, quello delle alluvioni e quello dell’arroganza e del cinismo del potere.
Mentre mi accingo a congedarmi da un decennio che mi ha succhiato la vita, penso proprio ad Antonio e alla sua generazione e ai suoi sogni e alla sua masseria che diventerà – l’ho promesso ai genitori – una masseria didattica. Se ho fatto qualcosa di buono in questi dieci anni e in tutta una vita, vorrei dedicarlo proprio ad Antonio: è lui l’eroe della nostra storia.
antonio77
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Re: SINISTRA E CRISI CULTURALE : L IDRAULICO E IL CASSETTO DEGLI ATTREZZI

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SOCIALDEMOCRAZIA 1891

IL PROGRAMMA DI ERFURT


Fonte : Storia tedesca in documenti e immagini ;
Prima pubblicazione : Protokoll des Parteitages der Sozialdemokratischen Partei Deutschlands: Abgehalten zu Erfurt vom 14. bis 20. Oktober 1891 [Verbale del congresso del partito socialdemocratico tedesco: tenutosi a Erfurt dal 14 ottobre al 20 ottobre 1891]. Berlino, 1891, pp. 3-6;
Tradotto : da Thomas Dunlap

Sebbene il seguente programma di riforma, varato in un’assemblea di Erfurt nel 1891, continui a invocare la rivoluzione, fornisce anche la prova di un nuovo orientamento pratico all’interno del Partito socialista – che incoraggiava i suoi membri a lavorare attraverso le istituzioni politiche esistenti. Le dimissioni di Bismarck un anno prima e la scadenza della legge antisocialista avevano posto fine a una politica di persecuzione contro il partito sanzionata dallo stato.

Lo sviluppo economico della società borghese porta inevitabilmente alla rovina della piccola impresa, che si basa sulla proprietà privata da parte del lavoratore dei suoi mezzi di produzione. Separa l'operaio dai suoi mezzi di produzione e lo trasforma in un proletario senza proprietà, mentre i mezzi di produzione diventano monopolio di un numero relativamente piccolo di capitalisti e di grandi proprietari terrieri.

Di pari passo con questa monopolizzazione dei mezzi di produzione va lo spostamento di queste piccole imprese frammentate da parte di grandi imprese colossali, lo sviluppo dello strumento in macchina, la crescita gigantesca della produttività del lavoro umano. Ma tutti i benefici di questa trasformazione sono monopolizzati dai capitalisti e dai grandi proprietari terrieri. Per il proletariato e le classi medie in declino – piccola borghesia e contadini – significa un aumento dell’insicurezza della propria esistenza, della miseria, della pressione, dell’oppressione, del degrado, dello sfruttamento.

Sempre più grande diventa il numero dei proletari, sempre più massiccio l’esercito degli eccedenti, sempre più dura l’opposizione tra sfruttatori e sfruttati, sempre più aspra la lotta di classe tra borghesia e proletariato, che divide la società moderna in due campi ostili e costituisce la caratteristica comune di tutti i paesi industrializzati.

Il divario tra possidenti e non possidenti è ulteriormente ampliato dalle crisi che affondano le loro radici nella natura del modo di produzione capitalistico, crisi che diventano sempre più estese e devastanti, che elevano questa incertezza generale allo stato normale della società e forniscono la prova che le forze di produttività sono cresciute al di fuori del controllo della società, che la proprietà privata dei mezzi di produzione è diventata incompatibile con la loro adeguata applicazione e il loro pieno sviluppo.

La proprietà privata dei mezzi di produzione, un tempo mezzo per garantire al produttore la proprietà del suo prodotto, è diventata oggi il mezzo per espropriare agricoltori, artigiani e piccoli commercianti e per mettere i non lavoratori – capitalisti, grandi proprietari terrieri – in possesso del prodotto dei lavoratori. Solo la trasformazione della proprietà privata capitalista dei mezzi di produzione – terra e suolo, miniere e pozzi, materie prime, utensili, macchine, mezzi di trasporto – in proprietà sociale e la trasformazione della produzione di beni in produzione socialista attuata da e per la società può far sì che la grande impresa e la produttività sempre crescente del lavoro sociale per le classi finora sfruttate si trasformino da fonte di miseria e di oppressione in fonte del massimo benessere e del benessere universale,

Questa trasformazione sociale equivale all’emancipazione non solo del proletariato, ma dell’intero genere umano, che soffre le condizioni attuali. Ma può essere solo opera della classe operaia, perché tutte le altre classi, nonostante i conflitti di interessi tra loro, si fondano sulla proprietà privata dei mezzi di produzione e hanno come obiettivo comune la conservazione delle basi della società. società contemporanea.

La lotta della classe operaia contro lo sfruttamento capitalista è necessariamente una lotta politica. Senza diritti politici, la classe operaia non può portare avanti le sue lotte economiche e sviluppare la sua organizzazione economica. Non può realizzare il trasferimento dei mezzi di produzione in possesso della comunità senza prima aver ottenuto il potere politico.

È compito del Partito socialdemocratico trasformare la lotta della classe operaia in una lotta cosciente e unitaria e sottolineare la necessità intrinseca dei suoi obiettivi.

Gli interessi della classe operaia sono gli stessi in tutti i paesi con un modo di produzione capitalistico. Con l’espansione del commercio globale e della produzione per il mercato mondiale, la posizione del lavoratore in ogni paese diventa sempre più dipendente dalla posizione dei lavoratori negli altri paesi. L’emancipazione della classe operaia è quindi un compito in cui sono ugualmente coinvolti i lavoratori di tutti i paesi civili. Riconoscendo ciò, il Partito socialdemocratico tedesco si sente e si dichiara tutt'uno con gli operai coscienti di tutti gli altri paesi.

Il Partito socialdemocratico tedesco non si batte quindi per nuovi privilegi e diritti di classe, ma per l’abolizione del dominio di classe e delle classi stesse, per uguali diritti e uguali obblighi per tutti, senza distinzione di sesso o di nascita. Partendo da queste visioni, combatte non solo lo sfruttamento e l’oppressione dei salariati nella società odierna, ma ogni forma di sfruttamento e oppressione, sia diretta contro una classe, un partito, un sesso o una razza.

Partendo da questi principi il Partito socialdemocratico tedesco esige anzitutto:

1. Suffragio universale, uguale e diretto con scrutinio segreto in tutte le elezioni, per tutti i cittadini del Reich di età superiore ai vent'anni, senza distinzione di sesso. Rappresentanza proporzionale e, fino a quando non verrà introdotta, ridistribuzione legale delle circoscrizioni elettorali dopo ogni censimento. Legislature biennali. Svolgimento delle elezioni in un giorno festivo legale. Retribuzione degli eletti. Sospensione di ogni restrizione dei diritti politici, salvo il caso di incapacità giuridica.

2. Legislazione diretta da parte del popolo attraverso i diritti di proposta e di rifiuto. Autodeterminazione e autogoverno del popolo nel Reich, nello Stato, nella provincia e nel comune. Elezione da parte del popolo dei magistrati, che sono responsabili e responsabili nei loro confronti. Votazione annuale delle tasse.

3. Educazione di tutti al porto delle armi. Milizia al posto dell'esercito permanente. Decisione dell'assemblea popolare sulle questioni di guerra e pace. Risoluzione di tutte le controversie internazionali mediante arbitrato.

4. Abolizione di tutte le leggi che pongono le donne in una posizione di svantaggio rispetto agli uomini in materia di diritto pubblico o privato.

5. Abolizione di tutte le leggi che limitano o sopprimono la libera espressione di opinione e limitano o sopprimono il diritto di associazione e di riunione. Dichiarazione che la religione è una questione privata. Abolizione di tutte le spese con fondi pubblici per scopi ecclesiastici e religiosi. Le comunità ecclesiastiche e religiose sono da considerarsi associazioni private che regolano i propri affari in piena autonomia.

6. Secolarizzazione delle scuole. Frequenza obbligatoria alla Volksschule pubblica [scuola elementare estesa]. Istruzione gratuita, materiale didattico gratuito e pasti gratuiti nelle Volksschulen pubbliche e negli istituti di istruzione superiore per i ragazzi e le ragazze considerati qualificati per l'istruzione superiore in virtù delle loro capacità.

7. Libera amministrazione della giustizia e assistenza legale gratuita. Amministrazione della legge da parte di giudici eletti dal popolo. Ricorso in cause penali. Risarcimento per individui ingiustamente accusati, imprigionati o condannati. Abolizione della pena capitale.

8. Assistenza medica gratuita, compresa l'ostetricia e i medicinali. Sepoltura gratuita.

9. Imposta progressiva sui redditi e sui beni per coprire tutte le spese pubbliche, nella misura in cui devono essere pagate mediante tassazione. Imposta di successione, graduata in base all'entità dell'eredità e al grado di parentela. Abolizione di tutte le tasse indirette, dogane e altre misure economiche che sacrificano gli interessi della comunità a quelli di pochi privilegiati.

Per la protezione delle classi lavoratrici il Partito socialdemocratico tedesco esige innanzitutto:

1. Leggi efficaci nazionali e internazionali in materia di tutela dei lavoratori basate sui seguenti principi:

a) La fissazione di una giornata lavorativa normale che non superi le otto ore.

(b) Divieto di lavoro retribuito per i bambini di età inferiore ai quattordici anni.

c) Divieto del lavoro notturno, tranne nei settori che richiedono il lavoro notturno per ragioni tecniche inerenti o per ragioni di benessere pubblico.

d) Un periodo di riposo ininterrotto di almeno trentasei ore settimanali per ogni lavoratore.

(e) Divieto del sistema camion.

2. Controllo di tutti gli stabilimenti industriali, accertamento e regolamentazione delle condizioni di lavoro nelle città e nelle campagne da parte di un dipartimento del lavoro del Reich, di uffici distrettuali del lavoro e di camere del lavoro. Rigorosa igiene industriale.

3. Uguaglianza giuridica dei braccianti agricoli e domestici con i lavoratori dell'industria; abolizione delle leggi che regolano i domestici.

4. Tutela della libertà di associazione.

5. Acquisizione da parte del governo del Reich dell'intero sistema di assicurazione dei lavoratori, con partecipazione decisiva degli operai nella sua amministrazione.
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