IL SOCIALISMO MUNICIPALE

Analisi, proposte, riflessioni sul lavoro come valore.
Rispondi
antonio77
Messaggi: 121
Iscritto il: 11/03/2012, 22:41

IL SOCIALISMO MUNICIPALE

Messaggio da antonio77 »

IL SOCIALISMO MUNICIPALE DI CALDARA
LA PREFAZIONE DI CARLO TOGNOLI
il socialismo dal basso
il municipio vicino ai cittadini
--------------------------------------------------------------------------------------
CARLO TOGNOLI
1914: NOVANT’ ANNI FA I SOCIALISTI CONQUISTAVANO IL COMUNE DI
MILANO

Il socialismo municipale e l’ autonomia dei comuni
Filippo Turati, fondatore del Partito Socialista, ispiratore e ‘ leader’ del
“ riformismo” e gli esponenti del PSI che più si dedicarono alla politica comunale
(tra gli altri Montemartini, Bonomi, Caldara, Matteotti) elaborarono per gli
amministratori socialisti linee di azione basate su una conoscenza profonda dei
problemi e sulla convinzione di poter far avanzare il riformismo socialista dal
governo locale.
Questi autorevoli ‘ esperti’ erano dei capi politici che sapevano leggere e
padroneggiare i bilanci dello Stato e dei Comuni, che insegnavano ad amministrare
con assoluta oculatezza, senza sprechi, ma con l’ obbiettivo di introdurre nuovi
servizi sociali e di tutela del lavoro e di migliorare quelli esistenti, per aiutare i
lavoratori e i ceti meno abbienti.
Erano dei modernizzatori, in nome dell’ emancipazione delle classi più deboli: lo
erano nel campo igienico e sanitario, nel favorire la costruzione di case popolari,
nello sviluppare il trasporto pubblico urbano, nel contrastare la speculazione
edilizia, nel proporre un sistema tributario locale nettamente distinto da quello
statale, nel promuovere cultura e istruzione. Nei grandi comuni dove i socialisti
furono maggioranza (per esempio e Milano e a Bologna) quelle misure
funzionarono, di fronte ai conflitti sociali tra classe operaia e industriali, diremmo
oggi, da ‘ ammortizzatori sociali’ .
I lungimiranti amministratori socialisti identificavano nei comuni delle grandi città
(come accadeva in altri paesi europei) dei veri e propri ‘ governi’ capaci di
essere di esempio per il progresso armonico della società. I cambiamenti indotti
dallo sviluppo dell’ economia capitalistica, avvertiti nelle aree più urbanizzate e
industrializzate, portavano del resto a valorizzare il ruolo dei comuni che erano le
istituzioni più vicine ai cittadini. Mano a mano che andava estendendosi il processo
democratico e il suffragio popolare, si rafforzava il sentimento favorevole al potere
locale, più sensibile alle esigenze del popolo che non lo stato centralista.
Caldara era così convinto della forza dell’ autonomia comunale, da auspicare il
superamento delle ‘ province’ (“ enti buoni solo per i manicomi e le strade” )
che avrebbero potuto essere sostituite da ‘ consorzi e aziende consorziali’ . Non a
caso egli fu, assai prima di diventare Sindaco di Milano, segretario
dell’ Associazione dei Comuni d’ Italia, nata nel 1901 a Parma dopo una lunga
gestazione.
L’ Associazione era, per così dire, apartitica, e vedeva l’ adesione sia di comuni
retti dai moderati che dai socialisti (presidente fu nominato Mussi, allora sindaco
radicale di Milano).
I comuni ‘ associati’ avevano come obbiettivi l’ affermazione dell’ autonomia nei
confronti dello stato in una fase di espansione delle città ‘ industriali’ , la
separazione del sistema tributario locale da quello nazionale, l’ eliminazione delle
spese statali che venivano fatte gravare sugli enti locali (ferrovie, strade, alloggi
militari, uffici telegrafici, tiri a segno, rimboschimenti, stato civile ecc.).
Caldara, socialista riformista (ma ‘ intransigente’ come veniva definita la
posizione di coloro che erano contrari nel PSI alle alleanze elettorali) si formò a
questa scuola di democrazia civica.
L’ Associazione dei Comuni venne sostenuta, nella fase iniziale, prevalentemente
dai socialisti, ma fu guidata, successivamente, dai moderati e dai cattolici (nel 1904
Sturzo venne eletto nel consiglio direttivo) senza perdere la sua funzione
rivendicativa nei confronti dello stato.
Naturalmente Caldara, oltre ad essere protagonista della nascita e dello sviluppo
dell’ ANCI (come segretario ebbe molta voce in capitolo, si da essere definito
‘ eminenza grigia’ ) fu anche esponente di rilievo nell’ ambito degli
amministratori socialisti.
Il ‘ Manuale per gli amministratori degli enti locali’ edito nel 1920 dalla ‘ Lega
dei comuni socialisti’ , vede l’ orgogliosa introduzione del sindaco di Milano che
scrive, “ senza falsa modestia” , come la prova degli amministratori socialisti alla
guida dei comuni sia “ riuscita meglio di come si potesse sperare, sebbene la
conflagrazione europea abbia moltiplicate le difficoltà, i doveri e le responsabilità…
La crisi terribile e profonda causata dalla guerra e dal dopoguerra mise in evidenza
la potenzialità del socialismo a guarire i mali della società borghese, perché furono
per eccellenza i comuni socialisti quelli che seppero fronteggiare le più difficili
situazioni con provvedimenti efficaci ed opportuni” .
In quello stesso manuale, tra l’ altro spiccano, tra i curatori delle diverse sezioni, i
nomi dell’ on. Giacomo Matteotti (per la parte tributaria), Zanardi (sindaco di
Bologna), Alessandro Schiavi, Augusto Osimo. Questi socialisti riformisti, insieme a
Turati, Ugo Guido Mondolfo, Paolo Pini e agli altri sopra citati avevano contribuito
a stendere i programmi amministrativi sulla base dei quali gli eletti del PSI
condussero le loro battaglie nei consigli comunali, sino ai successi del 1914.
I programmi erano molto avanzati “ …il Consiglio Comunale come direttore di una
grande società cooperativa della quale ogni cittadino è un azionista…Una volta il
servizio pubblico era la strada, il lampione, la posta, il gendarme, l’ esattore, il
becchino…oggi sopraggiungono i bagni, le case, i musei, i parchi, l’ acqua potabile,
la luce, la forza motrice, le tranvie, le panetterie, la biblioteca, le scuole
professionali e speciali…e ogni sorta di assistenza intellettuale, igienica, civile…”
(Turati nel programma amministrativo per Milano del 1910). Tuttavia c’ era una
grande consapevolezza del valore di una sana amministrazione e si sottolineava, a
proposito delle municipalizzazioni, che “ …un’ azienda municipalizzata può essere
o fonte di lucri o cause di perdite per il Comune… Se ne deduce che il principio
della municipalizzazione non può essere considerato per se stante, ma sempre in
rapporto alle condizioni particolari del servizio che si vuole gestire e
dell’ ambiente in cui la gestione deve svolgersi…” (‘ Manuale per gli
amministratori degli enti locali’ -1920).
Valeva a dire che l’ equilibrio dei bilanci andava salvaguardato anche per rispetto
ai cittadini-lavoratori che i socialisti rappresentavano. Le migliori concezioni
dell’ economia erano presenti nell’ orientamento che veniva fornito agli eletti nei
comuni.
Fu sulla base di queste idee e di questo solido retroterra socialista e democratico
che Caldara divenne sindaco di Milano, portando esperienza, conoscenza dei
problemi e amore per il popolo e per la propria città.
Barbarossa a Palazzo Marino
‘ Barbarossa’ a Palazzo Marino, fu il grido d’ allarme del ‘ Corriere della Sera’
per la vittoria socialista alle elezioni amministrative del giugno 1914. Novant’ anni
fa, infatti, grazie alla legge maggioritaria vigente per le elezioni locali la lista
socialista guidata da Filippo Turati otteneva sessantaquattro seggi contro i sedici
dei ‘ costituzionalisti’ (liberali e moderati).
Nella campagna elettorale lo scontro era stato duro proprio perché la vittoria
socialista appariva possibile dopo il successo del PSI a Milano alle politiche del
1913.
Frasi pesanti da parte dei liberali verso il PSI: “ …Non si amministrerà per tutti,
ma soltanto per il proletariato rigorosamente socialista – si scrisse sul
‘ Corriere’ - e il professor Mussolini condanna il Re d’ Italia all’ esilio dal
Comune di Milano…”
Mussolini, ancora direttore dell’ Avanti!, aveva proposto un ordine del giorno
antimonarchico (…’ si sappia che se S.M. Vittorio Emanuele avesse idea di venire
a Milano, troverà il portone di Palazzo Marino solidamente sprangato…’ ) che fu
utilizzato dai conservatori per dipingere i socialisti come faziosi.
Vinte le elezioni - dopo l’ offerta della. candidatura all’ avv. Luigi Majno, anziano
e autorevole professionista milanese e socialista, che rifiutò anche per ragioni di
salute - il PSI propose l’ avv. Emilio Caldara.
Gli obbiettivi più rilevanti per i socialisti erano nella politica sociale e nel rilancio
delle opere pubbliche.
Il Comune doveva garantire sussidi ai disoccupati, ma contemporaneamente
procurare posti di lavoro. Doveva calmierare i prezzi dei generi di prima necessità
e promuovere l’ edilizia popolare.
Doveva rendere equa l’ imposizione tributaria (da qui la decisione di introdurre
l’ imposta sulla proprietà ‘ …che dalle opere del Comune ha avuto maggiori
vantaggi…’ ).
Non erano dimenticate le ‘ municipalizzazioni’ : già attuata quella dell’ energia
elettrica, veniva auspicata quella del ‘ gas’ (che non si fece) e quella dei trasporti
pubblici (che si attuò nel 1916).
La beneficenza doveva tradursi in assistenza sociale.
La guerra
Il programma dovette subire tuttavia dei cambiamenti perché alle porte c’ era la
partecipazione italiana alla guerra.
Il PSI, com’ è noto, era contro l’ ingresso in guerra e Caldara non faceva
eccezione.
Quando Mussolini (che era stato eletto consigliere comunale) scrisse il suo articolo
per la ‘ neutralità attiva’ (a favore dell’ intesa anglo-franco-russa, contro
l’ Austria e la Germania) – si aprì un periodo di profonde fratture nella società
italiana e all’ interno dello stesso partito socialista.
I socialisti della corrente ‘ turatiana’ rimasero fedeli alla neutralità, compreso
Caldara che però intervenne, nel novembre 1914, per attenuare i provvedimenti
disciplinari della direzione del PSI contro Mussolini, che fu espulso e di li a poco
diede vita al ‘ Popolo d’ Italia’ .
Milano divenne l’ epicentro delle manifestazioni interventiste, che presero di mira
anche il sindaco e la giunta, senza arrivare a particolari forme di violenza.
La ‘ giunta’ in azione
Uno dei primi atti della giunta fu l’ istituzione dell’ Ufficio del Lavoro, in coerenza
non solo con l’ ispirazione socialista, ma anche con quanto da tempo sosteneva
Caldara nei suoi scritti sull’ autonomia comunale - “ … Molte leggi protettive del
lavoro non possono prescindere dall’ intervento del Comune, soprattutto per la
necessità di una applicazione praticamente opportuna ed efficace. Un esempio: la
legge sul lavoro festivo e settimanale, per la sua stessa natura, non può che avere
una regolamentazione locale…” (‘ Il Comune e la sua amministrazione’ -1908)
La politica del primo cittadino socialista e della sua amministrazione, dopo
l’ entrata in guerra, sul piano dell’ assistenza fu poi così efficiente da far mutare
l’ atteggiamento del ‘ Corriere’ di Albertini e di una parte dell’ opposizione
(Ettore Ponti, ex sindaco).
Gli aiuti ai profughi e ai rimpatriati che arrivavano a Milano e alle forze armate,
furono organizzati da un Comitato che aveva il compito di dare destinazione ai
fondi raccolti dal comune a dalle associazioni cittadine. Una grande sottoscrizione
per i programmi di assistenza civile ebbe un successo imprevisto.
L’ Ufficio per l’ assistenza economica alle famiglie dei militari era presieduto dal
Sindaco.
Un altro ufficio per i bambini bisognosi, vide la partecipazione di un gran numero di
volontarie e volontari e l’ intervento della Società Umanitaria.
L’ Ufficio per il ‘ collocamento e soccorso dei disoccupati residenti da un anno e
ricovero e sussidio a profughi e rimpatriati’ , continuò in altra forma l’ attività
dell’ ufficio municipale del lavoro, utilizzando la collaborazione di industriali e
commercianti, più disponibili di qualche tempo prima nel clima di solidarietà
esistente durante la guerra.
Vennero create altre sezioni: quella che tutelava gli interessi economici e personali
dei militari, con supporto legale gratuito; assistenza morale ai feriti e convalescenti
(ricordiamo “ Addio alle armi” di Hemingway!); assistenza sanitaria e aiuti ai
militari al fronte; assistenza straordinaria ai danneggiati dalla guerra (tra cui ciechi
e orfani).
Fu un’ esperienza eccezionale che mise in luce le qualità amministrative, umane e
politiche di Caldara e le capacità dei suoi collaboratori (‘ quasi tutti sconosciuti’
si era scritto quando vennero eletti) e l’ incisività del socialismo riformista che si
procurò l’ apprezzamento di una parte degli avversari e la stima della borghesia
produttiva.
Dopo la rotta di Caporetto la Giunta diffuse un manifesto, che senza tradire il
neutralismo, si schierava a difesa della patria nel momento difficile. “ …se è vero
che l’ invasore conta sullo scoramento del popolo nostro, voi, cittadini della città
generosa, in cui più si urtano i contrasti ideali, mostrate che esso ha fatto un
calcolo sbagliato, e date esempio ai fratelli d’ Italia di calma, di fiducia perché più
facilmente il nemico sia ricacciato, più presto rifulga la pace e la giustizia imperi
sui popoli…”
L’ appello venne accolto favorevolmente da tutte le forze politiche cittadine, ad
eccezione dei ‘ rivoluzionari’ della sezione milanese del PSI.
L’ amministrazione socialista non si limitò all’ assistenza
Se il clima particolare della guerra consentì al ‘ socialismo municipale’ di mettere
in luce le capacità dei suoi uomini sul terreno della assistenza (coerente con il
programma socialista) e di ottenere apprezzamento e appoggio da settori
dell’ opposizione e dell’ ‘ establishment’ cittadino – l’ azione della Giunta
Caldara non si fermò a questi risultati.
Venne data vita all’ ‘ Azienda consorziale dei consumi’ per ‘ togliere alla
speculazione il rifornimento dei generi alimentari di più ampio consumo’ (latte,
pane, olio, scarpe, vestiti, legna, carbone ecc.) che fu molto gradita dai cittadini di
tutte le tendenze, malgrado l’ ostilità di una parte degli esercenti.
Attuò la municipalizzazione dei tram, approfittando della scadenza della
concessione alla Edison (1917): in quell’ epoca il passaggio alla gestione comunale
di alcuni servizi significava trasferire gli utili d’ impresa dai privati all’ ente
pubblico.
La politica assistenziale, come servizio sociale, continuò oltre la guerra e fu un
vanto del Comune di Milano (da questo nasce il detto ‘ Milan col coeur in man’ ).
Venne istituito il servizio farmaceutico comunale.
Le intuibili difficoltà di quel periodo storico non portarono alla cancellazione degli
impegni nel campo dell’ istruzione. Furono costruite molte scuole elementari e
scuole ‘ speciali’ per i portatori d’ handicap.
Arrivò a conclusione la pubblicizzazione del Teatro alla Scala, con la costituzione
dell’ Ente Autonomo, il cui primo direttore fu Arturo Toscanini.
Le grandi opere dovettero subire i rinvii resi inevitabili dalla guerra. Così fu per la
nuova Stazione Centrale, per l’ Ospedale di Niguarda, per il Tribunale, che
peraltro vennero realizzate molti anni dopo, sotto i podestà, durante il regime
fascista.
Nel cassetto rimasero il progetto di rete metropolitana (che venne concepito allora,
ma avviato a metà degli anni ’ 50) e il ‘ porto’ per un canale di collegamento con
il Po’ (Milano-Cremona-Po’ -Adriatico).
La politica di bilancio della giunta socialista, stretta da leggi che non prevedevano
la progressività delle imposte e dalla diminuzione delle entrate dei dazi di consumo,
fu mantenuta in equilibrio dalla ‘ sovrimposta’ immobiliare (che fu contestata dai
proprietari, che riuscirono a farla ridurre ma non a farla annullare) e da qualche
‘ taglio’ nelle spese, sì da ricevere, anche su questo piano, qualche
apprezzamento dell’ opposizione liberale.
Alla fine del suo mandato, verso le elezioni del 1920, Caldara benché sapesse che
non sarebbe stato riproposto come sindaco dalla maggioranza rivoluzionaria del PSI
milanese, accettò di guidare la lista che vinse nuovamente ed elesse Filippetti alla
guida dell’ amministrazione sino all’ occupazione di Palazzo Marino da parte delle
squadre fasciste il 3 agosto 1922.
La sezione socialista milanese, a maggioranza massimalista, pur esprimendo aspre
riserve sugli atteggiamenti pacifisti, ma patriottici di Caldara, non sollevò la benché
minima critica rispetto ai risultati della politica amministrativa della giunta e anzi li
approvò.
Un grande sindaco che ‘ governò’ Milano
La grandezza di Caldara fu di essere ‘ il sindaco di tutti i milanesi’ come
sottolineò Turati, e di mostrare profonda conoscenza delle leggi e della macchina
comunale. Fu un ottimo amministratore, ma non fece l’ ‘ amministratore
delegato’ dell’ azienda Comune di Milano (anche se non fece errori nei bilanci e
con un governo ostile seppe trovare le risorse necessarie per la città): andò oltre,
dimostrandosi politico attento, vera guida di una città europea, la seconda capitale
d’ Italia.
All’ inizio del 1919 ricevette Wilson a Palazzo Marino (e gli dedicò un concerto
alla Scala) richiamandosi, con un discorso di notevole levatura, ai 14 punti del
Presidente americano, tra i quali l’ affermazione della democrazia, il
riconoscimento della giustezza della rivendicazione dell’ eguaglianza economica e
l’ autodeterminazione dei popoli: si attirò per questo la riprovazione della
maggioranza ‘ rivoluzionaria’ della sezione socialista milanese (protagonista
dell’ intervento Filippetti!) che lo deferì alla direzione del partito.
Andò a Berlino a raccogliere i bambini tedeschi bisognosi che dopo la guerra
Milano volle ospitare in nome di un internazionalismo concreto.
Fu in missione a Fiume per rendersi conto della situazione di quella città dopo
l’ occupazione dannunziana.
Non rifiutò, come detto sopra, malgrado le perplessità dello stesso Turati, di
capeggiare una lista socialista a prevalenza massimalista per le elezioni municipali.
Fu un capo politico accorto e coraggioso insieme, un difensore dei lavoratori che
seppe essere uomo delle istituzioni senza tradire i principi socialisti e democratici
cui si ispirava.
Carlo Tognoli
Bibliografia - Storia dell’ amministrazione comunale (Franco Nasi) ed. Comune di Milano, 1969 –
La giunta Caldara (Maurizio Punzo) ed. Cariplo-Laterza, 1986 – L’ età del riformismo (
comunicazione Ivano Granata) ed. Mondo Operaio, 1978 – Le sinistre e il governo locale in Europa,
antonio77
Messaggi: 121
Iscritto il: 11/03/2012, 22:41

Re: IL SOCIALISMO MUNICIPALE

Messaggio da antonio77 »

MILANO IN COMUNE : ALLA SCOPERTA DELLE MASSE POPOLARI.
Dalla Milano da bere alla Milano da mangiare.

Sembra che a Milano ci siano delle elezioni comunali , si tratta di elezioni obsolete .
A Milano abitano cittadini sfigati oggettivamente , mutui da 500.000 euro , affitti da 1.000 euro.
Si ci sono le case popolari ma ormai sono fenomeni residuali secondari , sono decine di anni che non si costruiscono case popolari.
Per questi cittadini italioti residenti a Milano sfortunati vogliamo dare un PROGETTO POLITICO di altissimo livello NON LA MILANO DA BERE ma LA MILANO DA MANGIARE ?

Per fare questo è necessario aprire una riflessione sulla STORIA POLITICA di Milano .

Due sono le autostrade della politica :

La prima autostrada ci porta a PODEMOS Spagna un movimento di per un progetto di DEMOCRAZIA RADICALE , un una DEMOCRAZIA PARTECIPATA con nuove piattaforme informatiche.
La DEMOCRAZIA RADICALE intesa non come RAPPRESENTANZA ma come PARTECIPAZIONE EFFETTIVA ai BENI COMUNI materiali e immateriali impone nuovi modi di partecipare alla vita politica.
I manuali di riferimento sono Per una una Sinistra Populista di Chantal Mouffe e in parte ma solo in parte Comune di Antonio Negri e Michael Hardt. Inoltre la letteratura americana sul concetto di politica di vicinanza e territorio .

La seconda autostrada è quella del PARTITO SOCIALISTA DI UNITA POPOLARE, qui la problematica egemone è la definizione tra moderno e post moderno di POPOLO.

Qui l' autostrada trasporta i BENI SOCIALI , reddito minimo garantito e case popolari.

Il RMG deve essere finanziato dai CERTIFICATI DI RISPARMIO delle principali aziende in particolari pubbliche ma anche private per chi ha piu di 3.000 dipendenti, con sede nella città metropolitana.

La requisizioni di tutti gli uffici di Milano VUOTI e trasformati in appartamenti popolari, compreso uffici vuoti con gli alberi di natale nei balconi.

MILANO DA MANGIARE.
Milano da mangiare vuol dire che dalle ore 11 alle ore 16 si mangia nei ristoranti con la carta di credito SOCIAL CARD MILAN. E una carta di credito sociale distribuita dal comune di Milano con una carica di 60 ducati ( circa 30 euro ) a giorno. Viene distribuita a tutti coloro che si trovano a Milano ( residenti, ospite, turisti, viaggiatori, lavoratori ). Chi vuole il mercato libero del cibo puo mangiare solo dopo le ore 16.

La contabilizzazione della carta SOCIAL CARD MILAN nel bilancio del comune è in ATTIVITA' ( bilancio sociale ).

Una importante relazione è possibile trovare in questo forum IL SOCIALISMO MUNICIPALE.

Il progetto politico e il programma politico richiede una analisi molto complessa ( in Europa la DEMOCRAZIA PARTECIPATA come GESTIONE DEL POTERE e gestione dei BENI COMUNI ) , La DEMOCRAZIA SOCIALISTA come processi di riappropriazione dei BENI SOCIALI

Inoltre abbiamo una nuova commistione tra politica e territorio ECONOMIA DELLA COMUNITA' in particolare in America .

Per semplificare il linguaggio tramutiamo i PROGETTI in PERSONE.

Ogni persona non incarna la individualità ma la collettività di persone e di idee.

Quali sono gli otto drivers POLITICO PERSONALI di questa nuova lista politica radicale e di massa?

1) area cattolico sociale.

La rappresentante di questa aerea che ha il compito di fare proselitismo militante è la SIGNORA ROSINA. La signora Rosina la conoscono tutti, A Milano ha avuto un ruolo fondamentale quando il CELESTE ha avuto una crisi esistenziale .
Se il Celeste è ancora vivo lo deve alla signora Rosina compagna di fede ( fonte un post in rete ).
Questa area ( cattolico sociale ) in questo momento è molto attiva e presente. É fondamentale per lo sviluppo della lista politica.

2 ) La storia politica di Milano sia maestra di vita.
Fondamentale è la presenza di un SINDACO DI MILANO SOCIALISTA E RIFORMISTA che metta la sua esperienza nella gestione pratica della città e nella scuola politica per i giovani milanesi.

3) La storia politica sia maestra di vita.
Milano è stata la capitale della SINISTRA SOCIALISTA , Riccardo Lombardi è stato il primo prefetto di Milano dopo la liberalizzazione. Le principali RIFORME DI STRUTTURA sono state studiate e elaborate da Riccardo Lombardi compresa la futuristica RIFORMA AGRARIA bloccata dalla destra democristiana. Gli eredi di Riccardo Lombardi sono molti , in particolare RISORGIMENTO SOCIALISTA che ha avuto un importante sviluppo organizzativo e politico . 2 militanti di Risorgimento socialista devono fare proselitismo e sviluppare RIFORME DI STRUTTURA a livello territoriale.
Una Riforma di Struttura per la regione Lombardia, il Nord Italia e la Citta Metropolitana è la trasformazione dell stadio di San siro in un città della sicurezza popolare ( case per le Forze armate ) e per la classe operaia e gli impiegati dello stato .

4) La storia politica sia maestra di vita.
DEMOCRAZIA PROLETARIA a Milano ha avuto uno sviluppo politico e organizzativo importante , erede dei vari movimenti del 68 . A Milano Democrazia Proletaria all' interno della sinistra ha avuto in alcuni momenti un ruolo egemone a livello organizzativo. Ha costruito una vera CLASSE POLITICA , sia in ambito analisi politica ma anche a livello di vera oratoria politica . E' importante che 2 compagni ex democrazia proletaria con i compagni di RIFONDAZIONE COMUNISTA sviluppino una CAMPAGNA DI PROSELITISMO nei quartieri popolari casa per casa .

5 )Fondamentale è il ruolo dei compagni di POTERE AL POPOLO.
L' organizzazione politica è STORIA ma anche PRESENTE. Potere al Polpolo è fondamentale , la politica per essere vincente deve essere rock an roll. Senza Potere al Popolo l a politica diventa cosa vecchia per vecchi. Il cantante che scrive una canzone concretizza il suo essere, PRODUCE se stesso.
Essere antagonisti sociali vuol dire essere contro di noi , che siamo LA SOCIETA' CIVILE. Potere al Popolo deve essere entusiasmo politico , innovazione , e PRODUTTORI DI GRANDE POLITICA e abbandoni l' antagonismo tipico degli ESTERNI , del PERIFERICO del e dal SOCIALE .
6) il FEMMNISMO a Milano, città in cui ha avuto nel passato un ruolo sociale importante.

7 ) Area funzionale INFORMATICA.
Milano è la capitale dei PROCESSI DECIONALI IN RETE. Il ruolo di questo compagno è fondamentale , deve fare proselitismo nelle aziende informatiche della capitale milanese e deve sviluppare PIATTAFORME INFORMATICHE per la democrazia del potere decisionale.


8) Da ultimo ma primo per importanza un MEDICO che per storia personale sappia essere esempio di vita per gli altri e non per per se.

«Il socialismo è portare avanti tutti quelli che sono nati indietro.» ( Pietro Nenni ).
antonio77
Messaggi: 121
Iscritto il: 11/03/2012, 22:41

Re: IL SOCIALISMO MUNICIPALE

Messaggio da antonio77 »

Una Riforma di Struttura per la regione Lombardia, il Nord Italia e la Citta Metropolitana è la trasformazione dell stadio di San siro in un città della sicurezza popolare ( case per le Forze armate ) e per la classe operaia e gli impiegati dello stato .
antonio77
Messaggi: 121
Iscritto il: 11/03/2012, 22:41

Re: IL SOCIALISMO MUNICIPALE

Messaggio da antonio77 »

PER UNA LISTA CIVICA POPOLARE POPULISTA SOCIALISTA A MILANO.

DALLA MILANO DA BERE ALLA MILANO DA MANGIARE ( Parte 2) .

La lista civica MILANO IN COMUNE ha necessità di un MOTERE DI RICERCA nuovo e rigenerativo.

Nella prima parte abbiamo parlato di cittadini di Milano SFIGATI.

Abbiamo detto Città di Milano NON città metropolitana.

La CITTA METROPOLITANA è una comunità territoriale ancora forte e in possibile sviluppo.

Purtroppo la città di Milano si svuota per i costi di gestione della vita enormi e non gestibili.

IL QUADRO POLITICO.

A MILANO IN COMUNE mancano 2 aree politiche fondamentali .
Una è la componente dei grandi sindaci socialisti che hanno costruito la Milano industriale e popolare degli anni 60.
Anche se la componente della sinistra socialista RISORGIMENTO SOCIALISTA è presente .
La seconda componente che manca sembra essere Potere al Popolo, sono giovani fuori di testa ma diversi.
E' FONDAMENTALE TROVARE UN MINIMO DI SINTESI PROGRAMMATICA
con la componente Potere al Popolo.

Cosi come con le componenti uscite dal movimento 5 stelle.

DIAMO UN SUPPORTO AGLI SFIGATI SOTTOPROLETARI CHE CERCANO DI VIVERE A MILAN.

IL MOVIMENTO DEL CAPITALE A MILANO : L' ACCUMULAZIONE SOCIALE DEL CAPITALE .

Per una peiodizzazione della capitale economica Milano.

1) Il prima periodo è stata lo sviluppo dell' industria , dall' operaio massa al operaio tecnico.

Questo sviluppo è stato imponente, si leggevano gli annunci sul corriere della sera , cerchiamo operai, molti seglievano l' industria perchè internamente c era la mensa. La MILANO OPERAIA DELLA PIENA OCCUPAZIONE.

Il modello dell' ACCUMULAZIONE DEL CAPITALE era di sviluppo lineare .
Più Capitale più Lavoro Massa. . Il modello grosso modo studiato da Carlo Marx, nel primo libro del capitale.
Ma con una grande differenza , la MILANO era GRAMSCIANA in cui il proletario era un piccolo intellettuale in progress sardo con il libri sotto il letto.

In questo contesto nacquero i GRANDI OPERAI INTELLETUALI univano
l' esperienza di vita operaia con profondi studi economico politici.

Gli operai ricchi molto ricchi di conoscenze.

Lo scontro sociale a Milano era uno scontro sociale tutto interno alla RICCHEZZA.
I capitalisti ricchi di capitali anche personali e gli operai ricchi di conoscenze.

La figura milanese era l' OPERAIO ORATORE, nato nelle assemblee operaie.

2) il secondo periodo è stato l' accumulazione del capitale sociale basata non sul capitale ma sulle pertinenze del capitale.

Una pertinenza del capitale milanese era la PUBBLICITA.

Non bastava più produrre , adesso era necessario una strategia di vendita delle merci.

Chiunque sapeva disegnare o scrivere veniva assalito da agenzie di vario genere.

Questa era la MILANO DA BERE.

La categoria di LAVORO PRODUTTIVO si trasforma da plusvalore nel ciclo della produzione nel plusvalore nel ciclo del commercio e del terziario.

La cultura operaia e la ricchezza operaia di Milano entra in crisi , figure culturalmente frammentarie prendono il posto degli operai.

3) il terzo periodo è quello attuale , trasformare i processi di ESTRAZIONE del PLUSVALORE da forme feudali e mediovali di PLUSLAVORO in una ACCUMULAZIONE DIRETTA E IN REGIME DI AUTOGESTIONE DELL ACCUMILAZIONE SOCIALE DEL CAPITALE.

Non è questa la sede per una analisi economica della formazione del capitale sociale nella postmodernità.

Abbiamo il nostro cassetto degli attrezzi da Michel Foucault a Toni Negni a Chantal Mouffe.

Vedi l' intervista sul foucault-marxismo del nipote di Lenin in questo forum.
Milano Oggi :
Attualmente la città di Milano ma NON la città metropolitana è una Città fantasma.
Ci vivono apparentemente 300.000 grandi borghesi e 100.000 sotto proletari nella case popolari. Non si tratta di proletariato scientifico con una coscienza politica , ma una popolazione abbandonata a se stessa.

Di questi 300.000 grandi borghesi sono residenti a Milano ma vivono una parte prevalentemente a Lugano.
Una seconda parte a Montecarlo e i rimanente a Nizza.

Le riunioni milanesi del partito democratico si tengono a Montecarlo al monte-carlo beach club.

In questa terza fase dell' accumalzione sociale del capitale quale il capitalismo funzionale per la citta di milano ?

Milano dovrebbe avere come riferimento 2 città :

La prima è Tasknet capitale Uzbeskistan e la seconda non può che essere New York.

In sintesi la città in essere in rete : Turatigrad .

La citta di Milano deve divenire una città stato con bilancio di 4 miliardi e 600 milioni di Ducati ( circa il bilancio dello stato italiano ).
Passare da un modello di vita ideologicamente di mercato basato su servizi a pagamento per una società di mercato ad una citta basata su comunità solidarietà e servizi ( gratuiti ) di cittadinanza.

Qundi Milano come una città dell' UNIONE SOVIETICA ma con una dinamica, VELOCITA di CIRCOLAZIONE DEL CAPITALE, superiore alla città di New York.
Due sono i progetti per una Nuova Milano .

1) UNA CITTA DA MANGIARE : 14 milioni di pasti al giorno , pasti veri con ristoranti veri .

4 milioni sono lavoratori della città metropolitana e 10 milioni al giorno turisti. Tutti con la SOCIAL CARD MILAN distribuita dal comune di Milano con 60 Ducati al giorno ( circa 30 euro).

2) Il secondo progetto non puo che chiamarsi LUCI A SAN SIRO da una famosa canzone,
la domanda è questa : Milano la città europea delle case popolari cosa DEVE fare dello stadio San Siro per rendere questa bellissima struttura cosi come è una struttura materiale e immateriale di vita per centinaia di migliaia di cittadini della piccola borghesia ( carabinieri , insegnati, infermieri, piccoli artigiani e commercianti ) e per operai proletari e per disoccupati ?
Rispondi

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 5 ospiti