Top News
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Re: Top News
Da anni con i conti in rosso:
McDonald's chiude i battenti in Bolivia
di Redazione InformaSalus.it
A causa della scarsissima clientela,
in Bolivia McDonald's chiude i battenti.
Vane si sono rivelate le campagne pubblicitarie:
la Bolivia è così il primo Paese al mondo in cui l’azienda McDonald’s chiude per avere il bilancio in rosso da oltre un decennio.
La catena statunitense è finita più volte sotto accusa per i possibili danni alla salute provocati dai prodotti alimentari commercializzati nonché per l'impatto negativo che i metodi di produzione dell'azienda avrebbero sull'ambiente.
La Corte Suprema della California ha condannato McDonald's a pagare una multa di 8.5 milioni di dollari per i problemi salutari causati dall'uso di grassi insaturi nelle fritture.
Un'inchiesta di Greenpeace,
"Contrabbandare gli OGM di nascosto",
ha rivelato inoltre l'utilizzo di Organismi Modificati Geneticamente nei McNugget's,
che farebbero risalire ai laboratori della famigerata Monsanto USA.
L'associazione ambientalista ha inoltre denunciato il coinvolgimento di McDonald's nella distruzione delle foreste pluviali dell'Amazzonia.
“McDonald's sta distruggendo l'Amazzonia per vendere carne a basso prezzo”,
ha denunciato Gavin Edwards, responsabile di Campagna Foreste:
“Ogni volta che qualcuno mangia un Chicken McNugget potrebbe mordere un pezzetto di Amazzonia”.
http://www.disinformazione.it/coca_cola_bolivia.htm
McDonald's chiude i battenti in Bolivia
di Redazione InformaSalus.it
A causa della scarsissima clientela,
in Bolivia McDonald's chiude i battenti.
Vane si sono rivelate le campagne pubblicitarie:
la Bolivia è così il primo Paese al mondo in cui l’azienda McDonald’s chiude per avere il bilancio in rosso da oltre un decennio.
La catena statunitense è finita più volte sotto accusa per i possibili danni alla salute provocati dai prodotti alimentari commercializzati nonché per l'impatto negativo che i metodi di produzione dell'azienda avrebbero sull'ambiente.
La Corte Suprema della California ha condannato McDonald's a pagare una multa di 8.5 milioni di dollari per i problemi salutari causati dall'uso di grassi insaturi nelle fritture.
Un'inchiesta di Greenpeace,
"Contrabbandare gli OGM di nascosto",
ha rivelato inoltre l'utilizzo di Organismi Modificati Geneticamente nei McNugget's,
che farebbero risalire ai laboratori della famigerata Monsanto USA.
L'associazione ambientalista ha inoltre denunciato il coinvolgimento di McDonald's nella distruzione delle foreste pluviali dell'Amazzonia.
“McDonald's sta distruggendo l'Amazzonia per vendere carne a basso prezzo”,
ha denunciato Gavin Edwards, responsabile di Campagna Foreste:
“Ogni volta che qualcuno mangia un Chicken McNugget potrebbe mordere un pezzetto di Amazzonia”.
http://www.disinformazione.it/coca_cola_bolivia.htm
Re: Top News
qui appena hanno provato a mettere una -sacrosanta- tassa sui soft drink ( cola et sim ) è venuto giù il mondo.
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Re: Top News
Quest'anno è un disastro per quanto riguarda i decessi di personaggi illustri....
Morto Pier Luigi Vigna, ex procuratore nazionale antimafia
di Redazione Il Fatto Quotidiano
| 28 settembre 2012 | Commenti (9)
L’ex procuratore nazionale Antimafia Pier Luigi Vigna è morto oggi a Firenze. Vigna, 79 anni, è stato a lungo procuratore della Repubblica nel capoluogo toscano. Era ricoverato al Centro Oncologico Fiorentino Villa Ragionieri, la struttura della quale era presidente.
Pier Luigi Vigna nasce il primo agosto 1933 in provincia di Firenze. Entra in magistratura nel 1959. Inizia la sua carriera da pretore a Borgo San Lorenzo, in provincia di Firenze, poi a Milano. Rientrato a Firenze svolge le funzioni di sostituto, poi procuratore aggiunto e infine, dal 1991 di procuratore capo, presso la Procura della Repubblica presso il tribunale di Firenze. In quegli anni si occupa delle inchieste sul terrorismo nero e rosso. Sue le indagini che portarono all’arresto della brigatista Barbara Balzerani. Per passare all’Anonima Sequestri sarda, al caso del Mostro di Firenze. Dal 1992 ha svolto anche la funzioni di procuratore distrettuale antimafia. Dal gennaio del 1997 diventa Procuratore Nazionale Antimafia, incarico che lascia nel 2005 per raggiunti limiti d’età. Nella sua lunga carriera e’ stato autore di diversi libri sulla legalità e sulla giustizia.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/09 ... ia/366880/
Morto Pier Luigi Vigna, ex procuratore nazionale antimafia
di Redazione Il Fatto Quotidiano
| 28 settembre 2012 | Commenti (9)
L’ex procuratore nazionale Antimafia Pier Luigi Vigna è morto oggi a Firenze. Vigna, 79 anni, è stato a lungo procuratore della Repubblica nel capoluogo toscano. Era ricoverato al Centro Oncologico Fiorentino Villa Ragionieri, la struttura della quale era presidente.
Pier Luigi Vigna nasce il primo agosto 1933 in provincia di Firenze. Entra in magistratura nel 1959. Inizia la sua carriera da pretore a Borgo San Lorenzo, in provincia di Firenze, poi a Milano. Rientrato a Firenze svolge le funzioni di sostituto, poi procuratore aggiunto e infine, dal 1991 di procuratore capo, presso la Procura della Repubblica presso il tribunale di Firenze. In quegli anni si occupa delle inchieste sul terrorismo nero e rosso. Sue le indagini che portarono all’arresto della brigatista Barbara Balzerani. Per passare all’Anonima Sequestri sarda, al caso del Mostro di Firenze. Dal 1992 ha svolto anche la funzioni di procuratore distrettuale antimafia. Dal gennaio del 1997 diventa Procuratore Nazionale Antimafia, incarico che lascia nel 2005 per raggiunti limiti d’età. Nella sua lunga carriera e’ stato autore di diversi libri sulla legalità e sulla giustizia.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/09 ... ia/366880/
Re: Top News
LA SVOLTA
La Prestigiacomo abbandona il Pdl
L'ex ministro dell'Ambiente si dice «disgustata» del partito e sembra dirigersi verso il centro di Fini e Casini
Stefania Prestigiacomo, ministro dell'Ambiente nell'ultimo governo Berlusconi e parlamentare di Forza Italia della prima ora, lascerà a giorni il Pdl. L'indiscrezione (resa nota da Repubblica) è il completamento di un progressivo distacco della deputata siciliana dai vertici del partito, con l'eccezione dello stesso Berlusconi, con cui i rapporti sarebbero a dir suo «ottimi».
DISGUSTATA - La Prestigiacomo si è detta «disgustata» della lotta per il potere che, a suo avviso, sarebbe in corso all'interno del suo partito e, fin da subito, sarebbe pronta al disimpegno dalla campagna regionale siciliana del Pdl per appoggiare invece il candidato del Terzo Polo Gianfranco Micciché. E proprio in direzione del centro di Fini e Casini si starebbe dirigendo l'ex ministro dell'Ambiente, che potrebbe quindi candidarsi alle prossime elezioni politiche con i centristi.
Redazione Online
29 settembre 2012 | 24:44
http://apps.facebook.com/corrieresocial ... 0e44.shtml
La Prestigiacomo abbandona il Pdl
L'ex ministro dell'Ambiente si dice «disgustata» del partito e sembra dirigersi verso il centro di Fini e Casini
Stefania Prestigiacomo, ministro dell'Ambiente nell'ultimo governo Berlusconi e parlamentare di Forza Italia della prima ora, lascerà a giorni il Pdl. L'indiscrezione (resa nota da Repubblica) è il completamento di un progressivo distacco della deputata siciliana dai vertici del partito, con l'eccezione dello stesso Berlusconi, con cui i rapporti sarebbero a dir suo «ottimi».
DISGUSTATA - La Prestigiacomo si è detta «disgustata» della lotta per il potere che, a suo avviso, sarebbe in corso all'interno del suo partito e, fin da subito, sarebbe pronta al disimpegno dalla campagna regionale siciliana del Pdl per appoggiare invece il candidato del Terzo Polo Gianfranco Micciché. E proprio in direzione del centro di Fini e Casini si starebbe dirigendo l'ex ministro dell'Ambiente, che potrebbe quindi candidarsi alle prossime elezioni politiche con i centristi.
Redazione Online
29 settembre 2012 | 24:44
http://apps.facebook.com/corrieresocial ... 0e44.shtml
Re: Top News
il titolo giusto è : Torna a casa, Lessa .mariok ha scritto:LA SVOLTA
La Prestigiacomo abbandona il Pdl
è tutto un fugone , ovunque... qui a livello locale sono tutti riciclati nei movimenti , nel pdl non c'è più nessuno.
Molti ex FI , da tempo lontani dalla prima linea ( tutti con procedimenti e o condanne) hanno avuto anche la faccia tosta di candidarsi alle regionali , hanno stampato cartelloni 6x6 con slogan ( che se c'ho tempo apro un topic con le foto...da scompisciarsi) allucinanti e dopo pochi giorni si è saputo del loro-misterioso- ritiro. ( il dietro le quinte deve essere qualcosa di sconvolgente fra inciuci e regolamenti di conti )
Re: Top News
No...ma... il colmo è che se ne va perchè disgustata .... e per farsi passare lo schifo appoggia Miccichè....
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Re: Top News
E il potere politico dell'epoca????
Scuola Diaz, la Cassazione: “Massacro ingiustificabile che ha screditato l’Italia”
Durissime le motivazioni della sentenza che ha portato alla condanna di 25 poliziotti e ha portato alla rimozione di diversi alti gradi del Viminale. "Odioso il comportamento dei vertici", che al G8 di Genova del 2001 avallarono un blitz deciso solo "per riscattare l'immagine della polizia". In seguito alla "esortazione" dell'allora numero uno Gianni De Gennaro
di Redazione Il Fatto Quotidiano
| 2 ottobre 2012Commenti (132)
“Un massacro ingiustificabile“, “una pura esplosione di violenza“. E’ il timbro finale della corte di Cassazione sull’irruzione alla scuola Diaz condotta dalla Polizia di Stato durante il G8 di Genova del 2001, conclusa con oltre 60 feriti su 93 arrestati. “La condotta violenta” della polizia ha “gettato discredito sulla Nazione agli occhi del mondo intero”, si legge nelle motivazioni, depositate oggi, della sentenza che il 5 luglio scorso ha condannato 25 poliziotti presenti al blitz, compresi diversi alti funzionari del Viminale poi decaduti dai loro incarichi a causa dell’interdizione dai pubblici uffici sancita dai giudici. Tra i condannati Franco Gratteri, capo della Direzione centrale anticrimine, Gilberto Caldarozzi, capo del Servizio centrale operativo, Giovanni Luperi, capo del dipartimento analisi dell’Aisi, l’ex Sisde. Oltre a Vincenzo Canterini, allora comandante del Reparto mobile di Roma, ormai a riposo.
A questo proposito, la sentenza firmata dai consiglieri Piero Savani e Stefano Palla mette in evidenza “l’odiosità del comportamento” di chi, “in posizione di comando a diversi livelli come i funzionari, una volta preso atto che l’esito della perquisizione si era risolto nell’ingiustificabile massacro dei residenti nella scuola, invece di isolare ed emarginare i violenti denunciandoli, dissociandosi così da una condotta che aveva gettato discredito sulla Nazione agli occhi del mondo intero e di rimettere in libertà gli arrestati, avevano scelto di persistere negli arresti creando una serie di false circostanze”. Ce n’è anche per l’allora capo della polizia Gianni De Gennaro, mai indagato nel processo principale sulle violenze alla Diaz e assolto in un procedimento parallelo per induzione alla falsa testimonianza. C’era “l’esortazione rivolta da capo della polizia ad eseguire arresti” dopo due giorni di scontri fuori controllo, scrivono i giudici, alla base della decisione di intervenire nella scuola quando ormai il G8 era finito.
DAI VERTICI “CARTA BIANCA” SULLA VIOLENZA. “L’assoluta gravità – si legge nella sentenza numero 38085 – sta nel fatto che le violenze, generalizzate in tutti gli ambienti della scuola, si sono scatenate contro persone all’evidenza inermi, alcune dormienti, altre già in atteggiamento di sottomissione con le mani alzate e, spesso, con la loro posizione seduta in manifesta attesa di disposizioni”. Per questo si può affermare che si è “trattato di violenza non giustificata e punitiva, vendicativa e diretta all’umiliazione e alla sofferenza fisica e mentale delle vittime”. E se questo è potuto succedere, è perché “la mancata indicazione, per via gerarchica, di ordine cui attenersi” si è tradotta “in una sorta di carta bianca, assicurata preventivamente e successivamente all’operazione”. Tutti, insomma, erano liberi “di usare la forza ad libitum”.
I poliziotti che fecero irruzione, infatti, “si erano scagliati sui presenti, sia che dormissero, sia che stessero immobili con le mani alzate, colpendo tutti con i manganelli (detti ‘tonfa’) e con calci e pugni, sordi alle invocazioni di ‘non violenza’ provenienti dalle vittime, alcune con i documenti in mano, pure insultate al grido di ‘bastardi’”. La “sconsiderata violenza adoperata dalla polizia”, va attribuita in particolare agli uomini del VII Nucleo Antisommossa del Reparto mobile di Roma, al quale “era stata affidata la prima fase di ‘messa in sicurezza’ della scuola, con caratteristiche rimaste peraltro ignote”. Secondo i giudici, che richiamano anche una consulenza dei carabinieri del Ris, “nessuna situazione di pericolo si era presentata agli operatori di polizia”.
La Cassazione condivide il giudizio espresso dalla Corte d’Appello di Genova quando, nel 2010, ha bollato l’attività della polizia come “condotta cinica e sadica, in nulla provocata dagli occupanti la scuola, tanto che il comandante del VII nucleo Michelangelo Fournier ha, con acrobazia verbale tanto spudorata quanto risibile, dapprima parlato di ‘colluttazioni unilaterali’, per poi finire con l’ammettere la reale entità dei fatti, per descrivere i quali ha usato la significativa e fotografica espressione ‘macelleria messicana’”.
La ”gravità” dei reati commessi dai funzionari della polizia, scrive ancora la Cassazione, come quello della violazione “dei doveri di fedeltà” delle calunnie e dei falsi, legittima il no “al riconoscimento delle attenuanti generiche” a favore degli imputati. Che hanno commesso una “consapevole preordinazione di un falso quadro accusatorio ai danni degli arrestati, realizzato in un lungo arco di tempo intercorso tra la cessazione delle operazioni ed il deposito degli atti in Procura”. Nonostante questo, nessuno dei partecipanti al ha mai mostrato “segni di sorpresa o rammarico per l’esito dell’operazione”.
L’”ESORTAZIONE” DI DE GENNARO: FARE ARRESTI PER SALVARE LA FACCIA. Ma perché i vertici della Polizia di Stato decisero di intervenire nella scuola utilizzata come dormitorio da diversi manifestanti la notte del 21 luglio 2001, quando il vertice G8 e le manifestazioni di protesta sfociate in violentissimi scontri erano ormai finite? La Cassazione smonta la versione ufficiale della normale perquisizione: ”L’immagine della polizia doveva essere riscattata, essendo apparsa inerte di fronte ai gravissimi fatti di devastazione e saccheggio che avevano riguardato la città di Genova, e il riscatto sarebbe dovuto avvenire mediante l’effettuazione di arresti, ovviamente dove sussistenti i presupposti di legge”.
Sul fronte delle responsabilità dei singoli imputati, la Cassazione rileva che l’allora vicecapo dello Sco Caldarozzi “era consapevole della falsità del rinvenimento delle molotov” all’interno della scuola, “perché, per sua affermazione, era entrato nella scuola e si era quindi potuto rendere conto che nelle aree comuni non vi era nulla del genere”. La corte rileva che Caldarozzi arrivò alla Diaz con Gratteri, allora capo dello Sco, “mentre le violenze erano ancora in atto”. Per quanto riguarda Gratteri, merita la condanna per avere “dato impulso alla scellerata operazione mistificatoria” ed è stata “la figura apicale di riferimento per gli appartenenti alle squadre mobili”.
Per quanto riguarda Canterini, autore di un recente libro in cui in sostanza scarica le responsabilità del massacro sui colleghi degli altri reparti, oltre alla “partecipazione diretta e attiva per tutta la durata dell’operazione Diaz” la Cassazione contesta la sua richiesta “di redigere la relazione al questore” e di aver sollecitato certificati medici “attestati le lesioni subite dagli agenti, per suffragare il giudizio contenuto nella comunicazione della notizia di reato (la cui falsità è accertata) sulla proporzione tra forza usata e violenza e resistenza incontrata”. Sia Gratteri che Caldarozzi, ricorda la Cassazione, videro il corpo “esanime in terra” del giornalista inglese Mark Covell, pestato a sangue da diverse ondate di poliziotti fuori dalla scuola prima dell’inizio dell’irruzione e recentemente risarcito dal ministero dell’Interno con 350mila euro. A un ufficiale dei carabinieri che gli aveva indicato il ferito da soccorrere, “Caldarozzi disse di continuare a svolgere il suo lavoro”. “Altra figura in posizione apicale”, aggiunge la Cassazione, è quella di Giovanni Luperi, anche lui consapevole “dell’uso spropositato che era stato fatto della violenza” alla Diaz.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/10 ... ia/370330/
Scuola Diaz, la Cassazione: “Massacro ingiustificabile che ha screditato l’Italia”
Durissime le motivazioni della sentenza che ha portato alla condanna di 25 poliziotti e ha portato alla rimozione di diversi alti gradi del Viminale. "Odioso il comportamento dei vertici", che al G8 di Genova del 2001 avallarono un blitz deciso solo "per riscattare l'immagine della polizia". In seguito alla "esortazione" dell'allora numero uno Gianni De Gennaro
di Redazione Il Fatto Quotidiano
| 2 ottobre 2012Commenti (132)
“Un massacro ingiustificabile“, “una pura esplosione di violenza“. E’ il timbro finale della corte di Cassazione sull’irruzione alla scuola Diaz condotta dalla Polizia di Stato durante il G8 di Genova del 2001, conclusa con oltre 60 feriti su 93 arrestati. “La condotta violenta” della polizia ha “gettato discredito sulla Nazione agli occhi del mondo intero”, si legge nelle motivazioni, depositate oggi, della sentenza che il 5 luglio scorso ha condannato 25 poliziotti presenti al blitz, compresi diversi alti funzionari del Viminale poi decaduti dai loro incarichi a causa dell’interdizione dai pubblici uffici sancita dai giudici. Tra i condannati Franco Gratteri, capo della Direzione centrale anticrimine, Gilberto Caldarozzi, capo del Servizio centrale operativo, Giovanni Luperi, capo del dipartimento analisi dell’Aisi, l’ex Sisde. Oltre a Vincenzo Canterini, allora comandante del Reparto mobile di Roma, ormai a riposo.
A questo proposito, la sentenza firmata dai consiglieri Piero Savani e Stefano Palla mette in evidenza “l’odiosità del comportamento” di chi, “in posizione di comando a diversi livelli come i funzionari, una volta preso atto che l’esito della perquisizione si era risolto nell’ingiustificabile massacro dei residenti nella scuola, invece di isolare ed emarginare i violenti denunciandoli, dissociandosi così da una condotta che aveva gettato discredito sulla Nazione agli occhi del mondo intero e di rimettere in libertà gli arrestati, avevano scelto di persistere negli arresti creando una serie di false circostanze”. Ce n’è anche per l’allora capo della polizia Gianni De Gennaro, mai indagato nel processo principale sulle violenze alla Diaz e assolto in un procedimento parallelo per induzione alla falsa testimonianza. C’era “l’esortazione rivolta da capo della polizia ad eseguire arresti” dopo due giorni di scontri fuori controllo, scrivono i giudici, alla base della decisione di intervenire nella scuola quando ormai il G8 era finito.
DAI VERTICI “CARTA BIANCA” SULLA VIOLENZA. “L’assoluta gravità – si legge nella sentenza numero 38085 – sta nel fatto che le violenze, generalizzate in tutti gli ambienti della scuola, si sono scatenate contro persone all’evidenza inermi, alcune dormienti, altre già in atteggiamento di sottomissione con le mani alzate e, spesso, con la loro posizione seduta in manifesta attesa di disposizioni”. Per questo si può affermare che si è “trattato di violenza non giustificata e punitiva, vendicativa e diretta all’umiliazione e alla sofferenza fisica e mentale delle vittime”. E se questo è potuto succedere, è perché “la mancata indicazione, per via gerarchica, di ordine cui attenersi” si è tradotta “in una sorta di carta bianca, assicurata preventivamente e successivamente all’operazione”. Tutti, insomma, erano liberi “di usare la forza ad libitum”.
I poliziotti che fecero irruzione, infatti, “si erano scagliati sui presenti, sia che dormissero, sia che stessero immobili con le mani alzate, colpendo tutti con i manganelli (detti ‘tonfa’) e con calci e pugni, sordi alle invocazioni di ‘non violenza’ provenienti dalle vittime, alcune con i documenti in mano, pure insultate al grido di ‘bastardi’”. La “sconsiderata violenza adoperata dalla polizia”, va attribuita in particolare agli uomini del VII Nucleo Antisommossa del Reparto mobile di Roma, al quale “era stata affidata la prima fase di ‘messa in sicurezza’ della scuola, con caratteristiche rimaste peraltro ignote”. Secondo i giudici, che richiamano anche una consulenza dei carabinieri del Ris, “nessuna situazione di pericolo si era presentata agli operatori di polizia”.
La Cassazione condivide il giudizio espresso dalla Corte d’Appello di Genova quando, nel 2010, ha bollato l’attività della polizia come “condotta cinica e sadica, in nulla provocata dagli occupanti la scuola, tanto che il comandante del VII nucleo Michelangelo Fournier ha, con acrobazia verbale tanto spudorata quanto risibile, dapprima parlato di ‘colluttazioni unilaterali’, per poi finire con l’ammettere la reale entità dei fatti, per descrivere i quali ha usato la significativa e fotografica espressione ‘macelleria messicana’”.
La ”gravità” dei reati commessi dai funzionari della polizia, scrive ancora la Cassazione, come quello della violazione “dei doveri di fedeltà” delle calunnie e dei falsi, legittima il no “al riconoscimento delle attenuanti generiche” a favore degli imputati. Che hanno commesso una “consapevole preordinazione di un falso quadro accusatorio ai danni degli arrestati, realizzato in un lungo arco di tempo intercorso tra la cessazione delle operazioni ed il deposito degli atti in Procura”. Nonostante questo, nessuno dei partecipanti al ha mai mostrato “segni di sorpresa o rammarico per l’esito dell’operazione”.
L’”ESORTAZIONE” DI DE GENNARO: FARE ARRESTI PER SALVARE LA FACCIA. Ma perché i vertici della Polizia di Stato decisero di intervenire nella scuola utilizzata come dormitorio da diversi manifestanti la notte del 21 luglio 2001, quando il vertice G8 e le manifestazioni di protesta sfociate in violentissimi scontri erano ormai finite? La Cassazione smonta la versione ufficiale della normale perquisizione: ”L’immagine della polizia doveva essere riscattata, essendo apparsa inerte di fronte ai gravissimi fatti di devastazione e saccheggio che avevano riguardato la città di Genova, e il riscatto sarebbe dovuto avvenire mediante l’effettuazione di arresti, ovviamente dove sussistenti i presupposti di legge”.
Sul fronte delle responsabilità dei singoli imputati, la Cassazione rileva che l’allora vicecapo dello Sco Caldarozzi “era consapevole della falsità del rinvenimento delle molotov” all’interno della scuola, “perché, per sua affermazione, era entrato nella scuola e si era quindi potuto rendere conto che nelle aree comuni non vi era nulla del genere”. La corte rileva che Caldarozzi arrivò alla Diaz con Gratteri, allora capo dello Sco, “mentre le violenze erano ancora in atto”. Per quanto riguarda Gratteri, merita la condanna per avere “dato impulso alla scellerata operazione mistificatoria” ed è stata “la figura apicale di riferimento per gli appartenenti alle squadre mobili”.
Per quanto riguarda Canterini, autore di un recente libro in cui in sostanza scarica le responsabilità del massacro sui colleghi degli altri reparti, oltre alla “partecipazione diretta e attiva per tutta la durata dell’operazione Diaz” la Cassazione contesta la sua richiesta “di redigere la relazione al questore” e di aver sollecitato certificati medici “attestati le lesioni subite dagli agenti, per suffragare il giudizio contenuto nella comunicazione della notizia di reato (la cui falsità è accertata) sulla proporzione tra forza usata e violenza e resistenza incontrata”. Sia Gratteri che Caldarozzi, ricorda la Cassazione, videro il corpo “esanime in terra” del giornalista inglese Mark Covell, pestato a sangue da diverse ondate di poliziotti fuori dalla scuola prima dell’inizio dell’irruzione e recentemente risarcito dal ministero dell’Interno con 350mila euro. A un ufficiale dei carabinieri che gli aveva indicato il ferito da soccorrere, “Caldarozzi disse di continuare a svolgere il suo lavoro”. “Altra figura in posizione apicale”, aggiunge la Cassazione, è quella di Giovanni Luperi, anche lui consapevole “dell’uso spropositato che era stato fatto della violenza” alla Diaz.
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Re: Top News
Questa della Diaz è una delle pagine più scure della Repubblica Italiana. Se ne è parlato in passato ( media) , quasi sempre in modo strumentale e MAI sufficientemente a lungo e OGGI , cioè quando si sa come veramente sono andate le cose, nessuno si da la briga di farci un PUNTATONE televisivo megagalattico , che risveglierebbe qualche coscienza intorpidita e farebbe un pò di luce sulla natura di "chi decideva cosa" all'epoca .
Forse questo "silenzio" è ancora più vergognescion.
Forse questo "silenzio" è ancora più vergognescion.
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Re: Top News
Ce risemo,......e ci resteremo,.................torna "er più"
Legge elettorale, giovedì verso il testo base proposto da Calderoli
A fare da mediatore in Commissione Affari Costituzionali al Senato è il 'padre' del Porcellum che fa riferimento a un sistema 'simil-spagnolo'. "Cauto ottimismo" di Pd e Pdl. "Ho portato un documento - ha spiegato il senatore della Lega - che è servito a smuovere le acque ed è iniziato un dialogo vero tra le forze politiche"
di Redazione Il Fatto Quotidiano
| 2 ottobre 2012Commenti (32)
Si sblocca l’impasse sulla legge elettorale e la commissione Affari Costituzionali del Senato potrebbe votare già giovedì prossimo l’adozione di un testo base sulla riforma. A fare da mediatore è il ‘padre’ del Porcellum, Roberto Calderoli, che ha portato in commissione una proposta che può portare alla nascita di un testo base su un sistema ‘simil-spagnolo’. Dal quale, poi, bisognerà ripartire. “Ho portato un documento – ha spiegato il senatore della Lega – che è servito a smuovere le acque ed è iniziato un dialogo vero tra le forze politiche. Con ragionevole prudenza – ha direi che si comincia a lavorare e ognuno finalmente esprime le proprie posizioni sul merito. Per ora stiamo lavorando su una traccia”.
Domani “in modo collettivo”, i rappresentanti dei gruppi parlamentari insieme ai tecnici, tenteranno la redazione di un testo che rappresenti “un punto di partenza”. Poi giovedì – e su questo c’è il “cauto ottimismo” sia di Pdl sia del Pd – ci dovrebbe essere il testo base “unitario” sul quale poter ragionare e da poter modificare. La commissione Affari Costituzionali del Senato potrebbe votare già giovedì prossimo l’adozione di un testo base sulla riforma della legge elettorale.
”Immagino che giovedì riusciamo ad avere un testo unitario”, ha detto la senatrice Anna Finocchiaro al termine della seduta della commissione Affari costituzionali sulla legge elettorale. Sulla traccia presentata da Calderoli, ha puntualizzato, ci sono cose da limare ma “quello che mi induce all’ottimismo è il fatto che comunque partiamo con una spinta che mi pare essere diversa rispetto alle altre settimane”. “Dico con chiarezza – aggiunge la presidente dei senatori del Pd – che nessuno di noi è un pazzo entusiasta che aderisce in maniera completa al testo di Calderoli ma un filo di speranza mi pare esserci perché potrebbe essere una base comune non di parte”. E a chi le chiede del fatto che Calderoli è pur sempre l’ideatore del Porcellum la Finocchiaro risponde sorridendo: “Nel bene o nel male è comunque un maestro…”.
Secondo il vice presidente dei senatori del Pdl Gaetano Quagliariello ”tutte le proposte di mediazione vanno prese in considerazione a partire da quella di Calderoli. La discussione di oggi è servita a chiarire anche che il testo base non è un accordo definitivo su un testo ma un accordo che porta a iniziare una discussione”. E ha concluso: “Se c’è un testo unitario dei due relatori giovedì si vota”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/10 ... se/370470/
Legge elettorale, giovedì verso il testo base proposto da Calderoli
A fare da mediatore in Commissione Affari Costituzionali al Senato è il 'padre' del Porcellum che fa riferimento a un sistema 'simil-spagnolo'. "Cauto ottimismo" di Pd e Pdl. "Ho portato un documento - ha spiegato il senatore della Lega - che è servito a smuovere le acque ed è iniziato un dialogo vero tra le forze politiche"
di Redazione Il Fatto Quotidiano
| 2 ottobre 2012Commenti (32)
Si sblocca l’impasse sulla legge elettorale e la commissione Affari Costituzionali del Senato potrebbe votare già giovedì prossimo l’adozione di un testo base sulla riforma. A fare da mediatore è il ‘padre’ del Porcellum, Roberto Calderoli, che ha portato in commissione una proposta che può portare alla nascita di un testo base su un sistema ‘simil-spagnolo’. Dal quale, poi, bisognerà ripartire. “Ho portato un documento – ha spiegato il senatore della Lega – che è servito a smuovere le acque ed è iniziato un dialogo vero tra le forze politiche. Con ragionevole prudenza – ha direi che si comincia a lavorare e ognuno finalmente esprime le proprie posizioni sul merito. Per ora stiamo lavorando su una traccia”.
Domani “in modo collettivo”, i rappresentanti dei gruppi parlamentari insieme ai tecnici, tenteranno la redazione di un testo che rappresenti “un punto di partenza”. Poi giovedì – e su questo c’è il “cauto ottimismo” sia di Pdl sia del Pd – ci dovrebbe essere il testo base “unitario” sul quale poter ragionare e da poter modificare. La commissione Affari Costituzionali del Senato potrebbe votare già giovedì prossimo l’adozione di un testo base sulla riforma della legge elettorale.
”Immagino che giovedì riusciamo ad avere un testo unitario”, ha detto la senatrice Anna Finocchiaro al termine della seduta della commissione Affari costituzionali sulla legge elettorale. Sulla traccia presentata da Calderoli, ha puntualizzato, ci sono cose da limare ma “quello che mi induce all’ottimismo è il fatto che comunque partiamo con una spinta che mi pare essere diversa rispetto alle altre settimane”. “Dico con chiarezza – aggiunge la presidente dei senatori del Pd – che nessuno di noi è un pazzo entusiasta che aderisce in maniera completa al testo di Calderoli ma un filo di speranza mi pare esserci perché potrebbe essere una base comune non di parte”. E a chi le chiede del fatto che Calderoli è pur sempre l’ideatore del Porcellum la Finocchiaro risponde sorridendo: “Nel bene o nel male è comunque un maestro…”.
Secondo il vice presidente dei senatori del Pdl Gaetano Quagliariello ”tutte le proposte di mediazione vanno prese in considerazione a partire da quella di Calderoli. La discussione di oggi è servita a chiarire anche che il testo base non è un accordo definitivo su un testo ma un accordo che porta a iniziare una discussione”. E ha concluso: “Se c’è un testo unitario dei due relatori giovedì si vota”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/10 ... se/370470/
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Re: Top News
‘Che tempo che fa’, aspettiamo l’inverno
di Giorgio Simonelli | 2 ottobre 2012Commenti (75)
Prima di tutto un giudizio, anzi un’impressione personale. A me la prima puntata del nuovo format feriale di Che tempo che fa è sembrata bella, molto bella: concentrata in una durata giusta, in uno spazio razionale, con una regia televisiva sempre brillante, con ospiti, come Aniello Arena, che avevano cose forti da dire e Saviano persino più efficace del solito, in un racconto più breve e inconsueto rispetto alle sue tematiche. Il finale poi, giocato sulla filastrocca jannacciana “Quelli che”, con l’ospitata di Gimondi e un paio di battute fulminanti di Paolo Rossi, era da urlo.
Ma non è andata bene: appena un 10%, ampiamente al di sotto delle due fiction delle reti ammiraglie, ben lontano dalle cifre a cui i prodotti della coppia Fazio-Saviano erano e ci avevano abituati. E allora di questo dobbiamo parlare, cercando di spiegare perché.
Faccio una serie di ipotesi che non si pongono in alternativa, ma si sommano. Sullo sfondo c’è la crisi della tv generalista, di cui si parla da anni ma che ora è arrivata in forme veramente vistose e che – secondo una mia vecchia idea – si sente maggiormente in un periodo in cui la stagione, quella atmosferica, non invita al consumo televisivo. Ieri, mentre mezza Italia era già in pieno autunno, l’altra metà viveva una bella serata estiva. Può sembrare banale questa mia osservazione, ma non tenere mai conto di quello che succede fuori dalla tv è un errore. Se poi un programma si chiama Che tempo che fa…
Al di là delle battute, c’era anche una discreta concorrenza con due fiction popolari e già avviate e due talk che si sono ritagliati la loro fetta di pubblico. Poi c’è la spiegazione più specifica, riguardante il prodotto. La presenza di Fazio e Saviano insieme in onda è legata ormai indissolubilmente all’idea di evento: qualcosa di unico, dalla durata limitata e predeterminata (3, 4 puntate), irripetibile, imperdibile in quel momento e accompagnato da un’attesa degna di un’occasione eccezionale (spesso accentuata dalle polemiche di contorno). Trasformare questa eccezionalità in una consuetudine, che ci accompagnerà tutti i lunedì sera per un certo tempo, non è cosa facile e di immediata realizzazione per il pubblico.
Che potrebbe essersi trovato spaesato di fronte a un programma che non è il Che tempo che fa normale di un’ora, ma non è neppure la sua versione eccezionale alla Vieni via con me. Per cui ora niente processi, niente isterismi. Tempo al tempo e se la qualità sarà quella intensa e originale di ieri, alla fine pagherà. Magari non appena se ne sarà andato lo scirocco.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/10 ... no/370401/
di Giorgio Simonelli | 2 ottobre 2012Commenti (75)
Prima di tutto un giudizio, anzi un’impressione personale. A me la prima puntata del nuovo format feriale di Che tempo che fa è sembrata bella, molto bella: concentrata in una durata giusta, in uno spazio razionale, con una regia televisiva sempre brillante, con ospiti, come Aniello Arena, che avevano cose forti da dire e Saviano persino più efficace del solito, in un racconto più breve e inconsueto rispetto alle sue tematiche. Il finale poi, giocato sulla filastrocca jannacciana “Quelli che”, con l’ospitata di Gimondi e un paio di battute fulminanti di Paolo Rossi, era da urlo.
Ma non è andata bene: appena un 10%, ampiamente al di sotto delle due fiction delle reti ammiraglie, ben lontano dalle cifre a cui i prodotti della coppia Fazio-Saviano erano e ci avevano abituati. E allora di questo dobbiamo parlare, cercando di spiegare perché.
Faccio una serie di ipotesi che non si pongono in alternativa, ma si sommano. Sullo sfondo c’è la crisi della tv generalista, di cui si parla da anni ma che ora è arrivata in forme veramente vistose e che – secondo una mia vecchia idea – si sente maggiormente in un periodo in cui la stagione, quella atmosferica, non invita al consumo televisivo. Ieri, mentre mezza Italia era già in pieno autunno, l’altra metà viveva una bella serata estiva. Può sembrare banale questa mia osservazione, ma non tenere mai conto di quello che succede fuori dalla tv è un errore. Se poi un programma si chiama Che tempo che fa…
Al di là delle battute, c’era anche una discreta concorrenza con due fiction popolari e già avviate e due talk che si sono ritagliati la loro fetta di pubblico. Poi c’è la spiegazione più specifica, riguardante il prodotto. La presenza di Fazio e Saviano insieme in onda è legata ormai indissolubilmente all’idea di evento: qualcosa di unico, dalla durata limitata e predeterminata (3, 4 puntate), irripetibile, imperdibile in quel momento e accompagnato da un’attesa degna di un’occasione eccezionale (spesso accentuata dalle polemiche di contorno). Trasformare questa eccezionalità in una consuetudine, che ci accompagnerà tutti i lunedì sera per un certo tempo, non è cosa facile e di immediata realizzazione per il pubblico.
Che potrebbe essersi trovato spaesato di fronte a un programma che non è il Che tempo che fa normale di un’ora, ma non è neppure la sua versione eccezionale alla Vieni via con me. Per cui ora niente processi, niente isterismi. Tempo al tempo e se la qualità sarà quella intensa e originale di ieri, alla fine pagherà. Magari non appena se ne sarà andato lo scirocco.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/10 ... no/370401/
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