From Sicily with love
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Re: From Sicily with love
« Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi,
escorts con il culo in fiamme al largo dei bastioni di Hardcore,
e ho visto i raggi B balenare nel buio sul lettone di Putin.
E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo
come lacrime nella pioggia.
È tempo di dimettersi. »
e di questa che ne dici ???
[/quote]
Prova ad inviarla alla signora o signorina Michaela Biancofiore, del Partito delle Libertà.
escorts con il culo in fiamme al largo dei bastioni di Hardcore,
e ho visto i raggi B balenare nel buio sul lettone di Putin.
E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo
come lacrime nella pioggia.
È tempo di dimettersi. »
e di questa che ne dici ???
[/quote]
Prova ad inviarla alla signora o signorina Michaela Biancofiore, del Partito delle Libertà.
Re: From Sicily with love
in questo forum solo gente esperta in blade runner ologia
.... a parte gli scherzi .......io divido gli umani in due categorie
1) quelli che hanno letto la letteratura russa e hanno visto blade runner
2) quelli che no .
poi mi regolo di conseguenza
.... a parte gli scherzi .......io divido gli umani in due categorie
1) quelli che hanno letto la letteratura russa e hanno visto blade runner
2) quelli che no .
poi mi regolo di conseguenza
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Re: From Sicily with love
Blade Runner, Blues Brothers e tutti i film di Stanley Kubrick i miei must di celluloide...
Oltre la letteratura russa ci metto anche i grandi capolavori della fantascienza nei must di carta...
Per la musica vedere il mio avatar... (più i Pink e i Led...)
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Re: From Sicily with love
non c'era bisogno di avere le registrazioni ma fa sempre effetto vederlo scritto
Le cosche sul voto in Sicilia: lo rivelano alcune intercettazioni tra mafiosi
La Procura avrebbe aperto un'inchiesta sulla campagna elettorale in corso e su eventuali accordi tra boss e politici: ne ha parlato l'ex procuratore de Francisci
PALERMO - La mafia piomba sul voto in Sicilia. La Procura di Palermo sta indagando sul ruolo di Cosa nostra nella campagna elettorale in corso e sugli eventuali accordi tra boss e politici. A dare la spinta alle indagini, quando mancano 25 giorni all'apertura delle urne per l'elezione del presidente della Regione e dei 90 deputati dell'Assemblea, sono stati alcuni colloqui tra mafiosi intercettati dagli investigatori. Un fulmine a ciel sereno che arriva mentre quasi 1.700 candidati sono in campagna elettorale, in un clima segnato dall'anti-politica e dagli scandali per l'uso spregiudicato dei fondi pubblici su cui indagano diverse Procure, compresa quella di Palermo che ha acquisito documenti contabili consegnati dalla Presidenza dell'Assemblea regionale siciliana. E poi c'è il dibattito spinoso sulle candidature nelle liste dei partiti di alcuni indagati, di rinviati a giudizio per vari reati e addirittura di qualche condannato in via definitiva anche se riabilitato.
A parlare dell'indagine antimafia è stato l'avvocato generale dello Stato, Ignazio de Francisci, fino a tre giorni fa procuratore aggiunto a Palermo, durante il Festival della legalità, organizzato dal sito d'informazione LiveSicilia. «Senza rivelare alcun segreto», l'ex pm ha fatto riferimento in particolare al colloquio tra due mafiosi. Emerge che Cosa nostra darà i voti «a chi prende impegni ben precisi». Perchè neppure i boss ormai «si fidano più» dei politici. «Vogliono impegni - sottolinea De Francisi - Chi chiede voti a loro si deve impegnare a fare qualcosa per loro». E «i discorsi», si evince dalle intercettazioni, «si devono fare chiari». «I voti non si danno più per simpatia, antipatia, mai per ideologia - spiega l'avvocato generale - si danno solo in cambio di impegni precisi». Per l'ex pm quelle ascoltate dagli investigatori «sono parole» che «però illustrano un quadro preoccupante». Fare accordi per i politici «significa andare a braccetto anche dal punto di vista del codice penale con Cosa nostra», ricorda ai politici dalla memoria corta. «Dagli ascolti sappiamo che ancora più che nel passato - ribadisce - oggi Cosa nostra darà i propri voti solo a chi si impegna a ricambiare con concreti favori, il che costituisce reato: lo sappiano i nostri amministratori». E rivolgendosi alla classe politica, De Francisci non usa mezzi termini: «C'è una lunga tradizione di politica e mafia che vanno a braccetto, siccome siamo in campagna elettorale è giusto ricordare che chiedere voti alla mafia è reato: ogni tanto qualcuno lo dimentica allora noi lo ripetiamo». (Fonte Ansa)
04 ottobre 2012
Le cosche sul voto in Sicilia: lo rivelano alcune intercettazioni tra mafiosi
La Procura avrebbe aperto un'inchiesta sulla campagna elettorale in corso e su eventuali accordi tra boss e politici: ne ha parlato l'ex procuratore de Francisci
PALERMO - La mafia piomba sul voto in Sicilia. La Procura di Palermo sta indagando sul ruolo di Cosa nostra nella campagna elettorale in corso e sugli eventuali accordi tra boss e politici. A dare la spinta alle indagini, quando mancano 25 giorni all'apertura delle urne per l'elezione del presidente della Regione e dei 90 deputati dell'Assemblea, sono stati alcuni colloqui tra mafiosi intercettati dagli investigatori. Un fulmine a ciel sereno che arriva mentre quasi 1.700 candidati sono in campagna elettorale, in un clima segnato dall'anti-politica e dagli scandali per l'uso spregiudicato dei fondi pubblici su cui indagano diverse Procure, compresa quella di Palermo che ha acquisito documenti contabili consegnati dalla Presidenza dell'Assemblea regionale siciliana. E poi c'è il dibattito spinoso sulle candidature nelle liste dei partiti di alcuni indagati, di rinviati a giudizio per vari reati e addirittura di qualche condannato in via definitiva anche se riabilitato.
A parlare dell'indagine antimafia è stato l'avvocato generale dello Stato, Ignazio de Francisci, fino a tre giorni fa procuratore aggiunto a Palermo, durante il Festival della legalità, organizzato dal sito d'informazione LiveSicilia. «Senza rivelare alcun segreto», l'ex pm ha fatto riferimento in particolare al colloquio tra due mafiosi. Emerge che Cosa nostra darà i voti «a chi prende impegni ben precisi». Perchè neppure i boss ormai «si fidano più» dei politici. «Vogliono impegni - sottolinea De Francisi - Chi chiede voti a loro si deve impegnare a fare qualcosa per loro». E «i discorsi», si evince dalle intercettazioni, «si devono fare chiari». «I voti non si danno più per simpatia, antipatia, mai per ideologia - spiega l'avvocato generale - si danno solo in cambio di impegni precisi». Per l'ex pm quelle ascoltate dagli investigatori «sono parole» che «però illustrano un quadro preoccupante». Fare accordi per i politici «significa andare a braccetto anche dal punto di vista del codice penale con Cosa nostra», ricorda ai politici dalla memoria corta. «Dagli ascolti sappiamo che ancora più che nel passato - ribadisce - oggi Cosa nostra darà i propri voti solo a chi si impegna a ricambiare con concreti favori, il che costituisce reato: lo sappiano i nostri amministratori». E rivolgendosi alla classe politica, De Francisci non usa mezzi termini: «C'è una lunga tradizione di politica e mafia che vanno a braccetto, siccome siamo in campagna elettorale è giusto ricordare che chiedere voti alla mafia è reato: ogni tanto qualcuno lo dimentica allora noi lo ripetiamo». (Fonte Ansa)
04 ottobre 2012
Re: From Sicily with love
mezzogiorno di fuoco
“Lombardo ha solo cercato di garantire gli interessi del sistema affaristico-clientelare e mafioso”. Lo dice Marco Venturi che ha rassegnato le dimissioni da assessore regionale alle Attività produttive incontrando la stampa per spiegare le ragioni della sua decisione.
Venturi, esponente del mondo di Confindustria, parla di “zone grigie nella burocrazia” della Regione siciliana, “che servono e sono strutturali a quella politica vecchia delle logiche affaristiche”. E accusa Lombardo di “continuare a governare la Sicilia in spregio a qualsiasi norma nonostante si sia dimesso il 28 luglio”. Sempre Lombardo, secondo Venturi, “ha speso i fondi Fas per motivi che nulla hanno a che fare con lo sviluppo” ed “è stato lui che in Assemblea ha avuto paura della riforma dei consorzi Asi, nervi scoperti di sistemi clientelari e mafiosi, riforma poi votata al secondo tentativo”.
“Lombardo sta mettendo ancora di più la Regione nelle mani di mafiosi e affaristi. Cosa nostra sta ottenendo e otterrà favori a causa delle sue azioni spregiudicate, inaccettabili e arroganti. Il tessuto economico e produttivo sano della Regione è stato massacrato dalla sua azione deprimendo ogni possibilità di crescita – aggiunge – Ha ulteriormente infettato di burocrazia malata i palazzi della Regione tirando le fila a un circolo di burocrati piegati al suo volere”. E aggiunge: “Ho provato a contrastare fino all’ultimo il sistema politico-affaristico-clientelare-mafioso con leggi, esposti, denunce e querele; ho tentato di scardinare la burocrazia malvagia dall’assessorato alle attività produttive”.
“Condivido il giudizio di Ivan Lo Bello sull’operato del governo Lombardo”, ha aggiunto Venturi commentando le parole del vice presidente di Confindustria che ha giudicato l’esecutivo di Raffaele Lombardo come “il peggiore governo nella storia della Sicilia”.
“Lombardo ha gestito la giunta come un fatto privato. Non c’e mai stato un ordine del giorno, di recente non ho mai visto un verbale sulle riunioni dell’esecutivo eppure c’e una pubblica amministrazione che avrebbe dovuto fare rispettare le regole – continua a denunciare Venturi -. Lombardo attraverso la segreteria di giunta convoca gli assessori con una telefonata, non si riesce poi a sapere se una delibera sia stata votata all’unanimità o no. Da tre mesi Lombardo non firma i decreti di giunta e da almeno un anno la segreteria non stila i verbali delle riunioni di governo”.
La denuncia di queste omissioni potrebbe invalidare decine di delibere approvate dal governo e persino configurare reati. Adesso le accuse rischiano di ripercuotersi sul segretario di giunta, il dirigente generale Maria Grazia Nicoletti.
Venturi, 49 anni, era stato nominato assessore all’Industria il 7 luglio 2009 dal presidente della Regione Raffaele Lombardo, con cui ha condiviso tre anni di governo regionale. Ex presidente dei giovani industriali di Sicindustria ed ex vicepresidente di Confindustria Sicilia, Venturi aveva abbandonato le cariche, anche quella di presidente della camera di commercio di Caltanissetta, quando era entrato in giunta come tecnico.
Arriva subito la replica di Lombardo: “Mi spiace che l’ex assessore Venturi e i suoi amici siano usciti fuori dai gangheri quando abbiamo impedito l’ennesima nomina, dopo le tante da lui fatte, di un suo uomo di fiducia, privo dei titoli indispensabili, a commissario dell’Irsap. E mi spiace che egli si sia lasciato andare con parole dense di rancore e di rabbia. Sono pronte le querele per le calunnie e falsità dette”.
“Gli ricordo – aggiunge Lombardo, che affida il commento al suo blog su Internet – che è stato il governo di cui ha fatto parte e l’Ars a volere la riforma delle Asi, con l’eliminazione di centinaia di posti di sottogoverno, e non lui, eroe solitario più o meno incompreso e gli ricordo anche che è stato il dominus incontrastato della politica dello sviluppo in Sicilia le cui carenze sono state a me addebitate”.
“Io non posso che querelarlo per le calunnie e falsità. Non hanno capito, Venturi nè i suoi intimi, che Raffaele Lombardo per le società aeroportuali, per le Irsap, per qualche altra partecipata regionale, non è uomo che cede alle lusinghe, agli allettamenti, alle minacce nè alle intimidazioni dell’ultima ora. E alla magistratura, alla quale mi rivolgo per avere giustizia, fornirò ogni particolare circa l’assoluta legittimità dei nostri comportamenti e i tentati abusi dell’assessore Venturi”.
“Inoltre, a proposito di affaristi e mafiosi ricordo all’ex assessore, riportando testualmente il pensiero di un giurista palermitano consultato a proposito della riorganizzazione delle partecipate regionali che ‘l’antimafiosità non si configura come un merito, ma come la mancanza di un, seppur grave, demerito. E comunque non giustifica un saccheggio a spese dei siciliani. Il governo che ho presieduto – conclude il presidente della Regione – ha seguito l’unica strada dell’interesse superiore del popolo siciliano”.
“Lombardo ha solo cercato di garantire gli interessi del sistema affaristico-clientelare e mafioso”. Lo dice Marco Venturi che ha rassegnato le dimissioni da assessore regionale alle Attività produttive incontrando la stampa per spiegare le ragioni della sua decisione.
Venturi, esponente del mondo di Confindustria, parla di “zone grigie nella burocrazia” della Regione siciliana, “che servono e sono strutturali a quella politica vecchia delle logiche affaristiche”. E accusa Lombardo di “continuare a governare la Sicilia in spregio a qualsiasi norma nonostante si sia dimesso il 28 luglio”. Sempre Lombardo, secondo Venturi, “ha speso i fondi Fas per motivi che nulla hanno a che fare con lo sviluppo” ed “è stato lui che in Assemblea ha avuto paura della riforma dei consorzi Asi, nervi scoperti di sistemi clientelari e mafiosi, riforma poi votata al secondo tentativo”.
“Lombardo sta mettendo ancora di più la Regione nelle mani di mafiosi e affaristi. Cosa nostra sta ottenendo e otterrà favori a causa delle sue azioni spregiudicate, inaccettabili e arroganti. Il tessuto economico e produttivo sano della Regione è stato massacrato dalla sua azione deprimendo ogni possibilità di crescita – aggiunge – Ha ulteriormente infettato di burocrazia malata i palazzi della Regione tirando le fila a un circolo di burocrati piegati al suo volere”. E aggiunge: “Ho provato a contrastare fino all’ultimo il sistema politico-affaristico-clientelare-mafioso con leggi, esposti, denunce e querele; ho tentato di scardinare la burocrazia malvagia dall’assessorato alle attività produttive”.
“Condivido il giudizio di Ivan Lo Bello sull’operato del governo Lombardo”, ha aggiunto Venturi commentando le parole del vice presidente di Confindustria che ha giudicato l’esecutivo di Raffaele Lombardo come “il peggiore governo nella storia della Sicilia”.
“Lombardo ha gestito la giunta come un fatto privato. Non c’e mai stato un ordine del giorno, di recente non ho mai visto un verbale sulle riunioni dell’esecutivo eppure c’e una pubblica amministrazione che avrebbe dovuto fare rispettare le regole – continua a denunciare Venturi -. Lombardo attraverso la segreteria di giunta convoca gli assessori con una telefonata, non si riesce poi a sapere se una delibera sia stata votata all’unanimità o no. Da tre mesi Lombardo non firma i decreti di giunta e da almeno un anno la segreteria non stila i verbali delle riunioni di governo”.
La denuncia di queste omissioni potrebbe invalidare decine di delibere approvate dal governo e persino configurare reati. Adesso le accuse rischiano di ripercuotersi sul segretario di giunta, il dirigente generale Maria Grazia Nicoletti.
Venturi, 49 anni, era stato nominato assessore all’Industria il 7 luglio 2009 dal presidente della Regione Raffaele Lombardo, con cui ha condiviso tre anni di governo regionale. Ex presidente dei giovani industriali di Sicindustria ed ex vicepresidente di Confindustria Sicilia, Venturi aveva abbandonato le cariche, anche quella di presidente della camera di commercio di Caltanissetta, quando era entrato in giunta come tecnico.
Arriva subito la replica di Lombardo: “Mi spiace che l’ex assessore Venturi e i suoi amici siano usciti fuori dai gangheri quando abbiamo impedito l’ennesima nomina, dopo le tante da lui fatte, di un suo uomo di fiducia, privo dei titoli indispensabili, a commissario dell’Irsap. E mi spiace che egli si sia lasciato andare con parole dense di rancore e di rabbia. Sono pronte le querele per le calunnie e falsità dette”.
“Gli ricordo – aggiunge Lombardo, che affida il commento al suo blog su Internet – che è stato il governo di cui ha fatto parte e l’Ars a volere la riforma delle Asi, con l’eliminazione di centinaia di posti di sottogoverno, e non lui, eroe solitario più o meno incompreso e gli ricordo anche che è stato il dominus incontrastato della politica dello sviluppo in Sicilia le cui carenze sono state a me addebitate”.
“Io non posso che querelarlo per le calunnie e falsità. Non hanno capito, Venturi nè i suoi intimi, che Raffaele Lombardo per le società aeroportuali, per le Irsap, per qualche altra partecipata regionale, non è uomo che cede alle lusinghe, agli allettamenti, alle minacce nè alle intimidazioni dell’ultima ora. E alla magistratura, alla quale mi rivolgo per avere giustizia, fornirò ogni particolare circa l’assoluta legittimità dei nostri comportamenti e i tentati abusi dell’assessore Venturi”.
“Inoltre, a proposito di affaristi e mafiosi ricordo all’ex assessore, riportando testualmente il pensiero di un giurista palermitano consultato a proposito della riorganizzazione delle partecipate regionali che ‘l’antimafiosità non si configura come un merito, ma come la mancanza di un, seppur grave, demerito. E comunque non giustifica un saccheggio a spese dei siciliani. Il governo che ho presieduto – conclude il presidente della Regione – ha seguito l’unica strada dell’interesse superiore del popolo siciliano”.
Re: From Sicily with love
Palermo - In questi giorni i ragionieri dell'Assemblea stanno incrociando le dita. Sperano con tutto il cuore che il maggior numero possibile di deputati uscenti venga rieletto, perché in caso contrario le casse di Palazzo dei Normanni, già fragili, andrebbero in frantumi e a rischio sarebbero gli stipendi di tutti gli inquilini dell'Ars. Agli onorevoli dell'Isola in caso di mancata rielezione mamma Assemblea eroga infatti un "assegno di solidarietà ". Proprio così, "di solidarietà ", per chi ha guadagnato nel corso dell'anno almeno 12 mila euro nette al mese. Già alla fine della scorsa legislatura l'Ars si è trovata con un buco da 4 milioni di euro per pagare questa sorta di liquidazione ai non eletti e la stessa scena potrebbe ripetersi il mese prossimo.
Intanto chi ha scelto di non candidarsi, da Giovanni Barbagallo a Lillo Speziale, frequentatori da diversi lustri degli affreschi di Sala d'Ercole, l'assegno spetta subito, eccome. Secondo il regolamento delle retribuzioni dei deputati, "al termine del mandato parlamentare l'onorevole riceve dal fondo di solidarietà un assegno pari all'80 per cento dell'indennità lorda di una mensilità moltiplicata per il numero degli anni di mandato effettivo". I conti sono presto fatti. Al decano dell'Ars Lillo Speziale, 21 anni di permanenza continua tra i corridoi di Palazzo dei Normanni, spetta un assegno da 179.844 euro, in parte già incassati perché i singoli deputati possono chiedere un'anticipazione del contributo.
Un assegno a sei cifre lo incasserà anche Giovanni Barbagallo, vicino di banco di Speziale, e da 16 anni filati inquilino di Sala d'Ercole: per lui l'assegno ammonta a 137.024 euro. "Ma ho già avuto delle anticipazioni ", dice l'esponente democratico, anche lui non ricandidato. Un assegno di poco inferiore ai 100 mila euro, per la precisione di 94.204 euro, è quello che invece spetta a Carmelo Incardona, deputato di Grande Sud che a sorpresa ha deciso di non presentarsi nuovamente in lista. Al
quarto posso, al momento, tra gli assegni più pesanti da incassare c'è quello di Salvatore Termine del Pd: per lui in arrivo almeno 51.384 euro.
Il contributo spetta, chiaramente, anche a chi ha solo questa legislatura alle spalle. Con differenze di qualche mese: per esempio Bernardo Mattarella è subentrato ad Anna Finocchiaro, candidata governatrice sconfitta da Lombardo, dopo sei mesi dall'insediamento del-l'Ars, così adesso gli spetta un assegno di 34.256 euro. Per tutti gli altri uscenti non ricandidati, con solo questa legislatura alle spalle, l'assegno sarà di 38.256 euro: tra questi Francesco Musotto, Ignazio Marinese, Massimo Ferrara, Roberto Corona e Guglielmo Scammacca Della Bruca. Il conto totale al momento fa 735 mila euro. Cifra, questa, che potrebbe salire a dismisura: considerando i ben 76 uscenti candidati, che sperano in un altro mandato, in caso d'insuccesso di massa l'Ars si troverebbe a dover erogare "assegni di solidarietà" per almeno altri 3 milioni di euro. Soldi che al momento in cassa non ci sono, considerando la grave crisi di liquidità in cui versa Palazzo dei Normanni. Una crisi che al momento ha impedito anche il pagamento degli stipendi, dopo che un gruppo di funzionari ha pignorato l'Ars per ben 28 milioni di euro chiedendo il riconoscimento di scatti di carriera. Piove insomma sul bagnato.
La Repubblica
Intanto chi ha scelto di non candidarsi, da Giovanni Barbagallo a Lillo Speziale, frequentatori da diversi lustri degli affreschi di Sala d'Ercole, l'assegno spetta subito, eccome. Secondo il regolamento delle retribuzioni dei deputati, "al termine del mandato parlamentare l'onorevole riceve dal fondo di solidarietà un assegno pari all'80 per cento dell'indennità lorda di una mensilità moltiplicata per il numero degli anni di mandato effettivo". I conti sono presto fatti. Al decano dell'Ars Lillo Speziale, 21 anni di permanenza continua tra i corridoi di Palazzo dei Normanni, spetta un assegno da 179.844 euro, in parte già incassati perché i singoli deputati possono chiedere un'anticipazione del contributo.
Un assegno a sei cifre lo incasserà anche Giovanni Barbagallo, vicino di banco di Speziale, e da 16 anni filati inquilino di Sala d'Ercole: per lui l'assegno ammonta a 137.024 euro. "Ma ho già avuto delle anticipazioni ", dice l'esponente democratico, anche lui non ricandidato. Un assegno di poco inferiore ai 100 mila euro, per la precisione di 94.204 euro, è quello che invece spetta a Carmelo Incardona, deputato di Grande Sud che a sorpresa ha deciso di non presentarsi nuovamente in lista. Al
quarto posso, al momento, tra gli assegni più pesanti da incassare c'è quello di Salvatore Termine del Pd: per lui in arrivo almeno 51.384 euro.
Il contributo spetta, chiaramente, anche a chi ha solo questa legislatura alle spalle. Con differenze di qualche mese: per esempio Bernardo Mattarella è subentrato ad Anna Finocchiaro, candidata governatrice sconfitta da Lombardo, dopo sei mesi dall'insediamento del-l'Ars, così adesso gli spetta un assegno di 34.256 euro. Per tutti gli altri uscenti non ricandidati, con solo questa legislatura alle spalle, l'assegno sarà di 38.256 euro: tra questi Francesco Musotto, Ignazio Marinese, Massimo Ferrara, Roberto Corona e Guglielmo Scammacca Della Bruca. Il conto totale al momento fa 735 mila euro. Cifra, questa, che potrebbe salire a dismisura: considerando i ben 76 uscenti candidati, che sperano in un altro mandato, in caso d'insuccesso di massa l'Ars si troverebbe a dover erogare "assegni di solidarietà" per almeno altri 3 milioni di euro. Soldi che al momento in cassa non ci sono, considerando la grave crisi di liquidità in cui versa Palazzo dei Normanni. Una crisi che al momento ha impedito anche il pagamento degli stipendi, dopo che un gruppo di funzionari ha pignorato l'Ars per ben 28 milioni di euro chiedendo il riconoscimento di scatti di carriera. Piove insomma sul bagnato.
La Repubblica
Re: From Sicily with love
http://www.corriere.it/politica/12_otto ... 0020.shtml ( cliccare sulla foto per i dettagli)
Se ne potrebbe fare un giochino da settimana enigmistica. Della serie: «Trova le differenze». Perché il faccione è lo stesso, la giacca e la camicia azzurra pure, ma la «ragione sociale» è cambiata nel giro di una notte. Le elezioni in Sicilia sono ormai un festival di alleanze che si scompongono e ricompongono rapidamente. E allora può succedere che un candidato cambi casacca dalla sera alla mattina ma restando sui manifesti elettorali con due magliette diverse.
FOTO E SLOGAN - Antonio Paladino, 49 anni, commercialista che opera a Catania, per qualche giorno è stato candidato nella lista di Grande Sud che sostiene il candidato governatore Gianfranco Miccichè. Ma qualche giorno dopo era già arruolato nell’Udc e di conseguenza era schierato a sostegno di un diverso candidato governatore , l'esponente del Pd Rosario Crocetta. E probabilmente visto che bisognava fare in fretta non si è preso neppure la briga di cambiare nè la foto dei manifesti, nè lo slogan «sosteniamo sviluppo e lavoro». Poco importa se a distanza di qualche giorno l'impegno di Paladino è stato messo a servizio prima di un candidato governatore e poi del suo avversario.
LE DIFFERENZE - Dicevamo le differenze tra il prima e il dopo. Quella più evidente è chiaramente il cambio di casacca. Ma a ben vedere Antonio Paladino non si è accontentato solo di schierare il suo faccione per due presidenti diversi. Nel secondo manifesto ha evitato di far pesare la sua laurea, levando il titolo di dottore. Vuoi mettere che qualcuno non avesse una buona ragione per votarlo.
Alfio Sciacca
asciacca@corriere.it
7 ottobre 2012 | 21:53
Se ne potrebbe fare un giochino da settimana enigmistica. Della serie: «Trova le differenze». Perché il faccione è lo stesso, la giacca e la camicia azzurra pure, ma la «ragione sociale» è cambiata nel giro di una notte. Le elezioni in Sicilia sono ormai un festival di alleanze che si scompongono e ricompongono rapidamente. E allora può succedere che un candidato cambi casacca dalla sera alla mattina ma restando sui manifesti elettorali con due magliette diverse.
FOTO E SLOGAN - Antonio Paladino, 49 anni, commercialista che opera a Catania, per qualche giorno è stato candidato nella lista di Grande Sud che sostiene il candidato governatore Gianfranco Miccichè. Ma qualche giorno dopo era già arruolato nell’Udc e di conseguenza era schierato a sostegno di un diverso candidato governatore , l'esponente del Pd Rosario Crocetta. E probabilmente visto che bisognava fare in fretta non si è preso neppure la briga di cambiare nè la foto dei manifesti, nè lo slogan «sosteniamo sviluppo e lavoro». Poco importa se a distanza di qualche giorno l'impegno di Paladino è stato messo a servizio prima di un candidato governatore e poi del suo avversario.
LE DIFFERENZE - Dicevamo le differenze tra il prima e il dopo. Quella più evidente è chiaramente il cambio di casacca. Ma a ben vedere Antonio Paladino non si è accontentato solo di schierare il suo faccione per due presidenti diversi. Nel secondo manifesto ha evitato di far pesare la sua laurea, levando il titolo di dottore. Vuoi mettere che qualcuno non avesse una buona ragione per votarlo.
Alfio Sciacca
asciacca@corriere.it
7 ottobre 2012 | 21:53
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Re: From Sicily with love
BAROMETRO ELETTORALE/ Effetto Grillo devastante per la politica tradizionale della Sicilia
di Redazione (7/10/2012)-LinkSicilia
l leader del Movimento 5 Stelle arriverà in Sicilia il 10 ottobre. E resterà nella nostra Regione 17 giorni.
In una Sicilia ridotta malissimo l’effetto Beppe Grillo potrebbe essere devastante.
Già certi sondaggi danno le liste del Movimento 5 Stelle al 15-16 per cento. Gli stessi vertici regionali di questa nuova formazione politica non considerano una follia un 15 per ceto di voto di lista. Mentre il candidato alla presidenza della Regione, Giancarlo Cancelleri, viene dato al 10 per cento.
Tutto questo senza che Beppe Grillo abbia ancora messo piede in Sicilia. Che succederà dopo 17 giorni di martellante campagna elettorale del comico genovese?
Ora, se c’è una formazione politica che ha messo giù un programma politico per governare la Sicilia – rendendolo disponibile a tutti i siciliani, dopo averlo redatto con il contributo degli stessi siciliani – ebbene, questo è il Movimento 5 Stelle. Questo punto non è da sottovalutare. Anzi.
Questo significa che Grillo, nei 17 giorni di permanenza in Sicilia, affronterà con la popolazione dell’Isola i problemi reali della nostra Regione. Offrendo soluzioni. Che è – se ci fate caso -l’esatto contrario di quello che stanno facendo certi politici siciliani, che passano il tempo a beccarsi l’un l’altro come i celebri capponi di Renzo.
di Redazione (7/10/2012)-LinkSicilia
l leader del Movimento 5 Stelle arriverà in Sicilia il 10 ottobre. E resterà nella nostra Regione 17 giorni.
In una Sicilia ridotta malissimo l’effetto Beppe Grillo potrebbe essere devastante.
Già certi sondaggi danno le liste del Movimento 5 Stelle al 15-16 per cento. Gli stessi vertici regionali di questa nuova formazione politica non considerano una follia un 15 per ceto di voto di lista. Mentre il candidato alla presidenza della Regione, Giancarlo Cancelleri, viene dato al 10 per cento.
Tutto questo senza che Beppe Grillo abbia ancora messo piede in Sicilia. Che succederà dopo 17 giorni di martellante campagna elettorale del comico genovese?
Ora, se c’è una formazione politica che ha messo giù un programma politico per governare la Sicilia – rendendolo disponibile a tutti i siciliani, dopo averlo redatto con il contributo degli stessi siciliani – ebbene, questo è il Movimento 5 Stelle. Questo punto non è da sottovalutare. Anzi.
Questo significa che Grillo, nei 17 giorni di permanenza in Sicilia, affronterà con la popolazione dell’Isola i problemi reali della nostra Regione. Offrendo soluzioni. Che è – se ci fate caso -l’esatto contrario di quello che stanno facendo certi politici siciliani, che passano il tempo a beccarsi l’un l’altro come i celebri capponi di Renzo.
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Re: From Sicily with love
lunedì 8 ottobre 2012
Sondaggio Datamonitor Sicilia:
Musumeci aumenta il vantaggio su Crocetta;
nessun partito supera il 20% .
dettagli al link:
http://www.sondaggibidimedia.com/2012/1 ... umeci.html
Sondaggio Datamonitor Sicilia:
Musumeci aumenta il vantaggio su Crocetta;
nessun partito supera il 20% .
dettagli al link:
http://www.sondaggibidimedia.com/2012/1 ... umeci.html
Re: From Sicily with love
Sondaggio TP/Livesicilia: Musumeci e Crocetta allungano, cresce Grillo
Pubblicato il 12 ottobre 2012 da Carlandrea Poli
La campagna elettorale in Sicilia, entrata nella fase cruciale prima che la parola passi agli elettori, produce frutti moderatamente bipolari. Il beneficio è soprattutto per Rosario Crocetta, il candidato alla presidenza della Regione appoggiato da Partito Democratico e Unione di Centro. Il suo consenso sale al 27,7% contro il 32,9% di Nello Musumeci, che ha comunque racimolato un altro punto percentuale nell’ultima settimana.
La corsa di Crocetta presenta un lato vulnerabile al momento. L’Udc pur contando nell’isola un bacino di voti sopra la media nazionale nei sondaggi non andrebbe oltre il 7,6%. Una prestazione che in comparazione con la performance del 2008 sarebbe una battuta d’arresto. La scelta di appoggiare il centrosinistra sta causando un’emorragia di consensi. Circa un terzo degli elettori che nel 2008 aveva scelto i centristi, oggi defeziona.
Sul fronte del centrodestra Musumeci raggiunge l’apice del consenso nell’elettorato maschile e fa leva sulla lista civica collegata attestata sul 9,1%: l’analoga lista per Crocetta presidente mostra una capacità attrattiva molto più modesta: il 5,2%.
Questo premio ai due candidati più inseriti nel solco del bipolarismo ovviamente si traduce in un impoverimento per gli altri. A sentire l’accentramento del duello attorno a Musumeci e Crocetta sono soprattutto Gianfranco Miccichè e Gioavanna Marano. Il leader di Grande Sud può contare sull’affiliazione di Futuro e Libertà e del Movimento per le Autonomie in una sorta di disegno neocentrista con la benedizione del governatore dimissionario, Raffaele Lombardo. E proprio le disavventure politico-giudiziarie di quest’ultimo – costretto alle dimissioni in seguito al rinvio a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa – spiegano eloquentemente gli acciacchi del Movimento per le Autonomie. Sulla carta col 6,9% i lombardiani raccoglierebbero meno voti di Grande Sud, che tocca un rispettabile 8,4%.
L’altra vittima – inevitabile – del riposizionamento della campagna elettorale è Giovanna Marano, che ha preso il posto di Gianni Fava, come candidata di una coalizione di sinistra alternativa con Sel, Verdi, Federazione della Sinistra e Italia dei Valori. Viene indicata dal 7,9% del campione contro l’11,6% fatto registrare da Fava prima di essere messo fuori gioco dalle regole sulla candidatura alla presidenza della Regione. Proiettando il trend attuale e avendo ragioni buone per credere che la polarizzazione si acutizzerà nella marcia d’avvicinamento alle urne, si può immaginare un ulteriore ribasso delle quotazioni di Marano.
Il contesto bipolare già messo in crisi dalla presenza da una candidatura acchiappavoti quale quella di Miccichè, comunque, deve fare i conti con l‘ascesa dei grillini. Con la lista del Movimento 5 Stelle (9,9%) avanti di mezzo punto in relazione al suo candidato, Giancarlo Cancelleri salito al 9,3%. Il traguardo psicologico della doppia cifra è alla portata e l’attuale sondaggio non tiene conto ancora dell’effetto del tour politico di Beppe Grillo.
Tutto ciò complicherà inevitabilmente i giochi per la governabilità dell’assemblea regionale un minuto dopo la chiusura delle urne.
http://www.termometropolitico.it/24133_ ... rillo.html
Pubblicato il 12 ottobre 2012 da Carlandrea Poli
La campagna elettorale in Sicilia, entrata nella fase cruciale prima che la parola passi agli elettori, produce frutti moderatamente bipolari. Il beneficio è soprattutto per Rosario Crocetta, il candidato alla presidenza della Regione appoggiato da Partito Democratico e Unione di Centro. Il suo consenso sale al 27,7% contro il 32,9% di Nello Musumeci, che ha comunque racimolato un altro punto percentuale nell’ultima settimana.
La corsa di Crocetta presenta un lato vulnerabile al momento. L’Udc pur contando nell’isola un bacino di voti sopra la media nazionale nei sondaggi non andrebbe oltre il 7,6%. Una prestazione che in comparazione con la performance del 2008 sarebbe una battuta d’arresto. La scelta di appoggiare il centrosinistra sta causando un’emorragia di consensi. Circa un terzo degli elettori che nel 2008 aveva scelto i centristi, oggi defeziona.
Sul fronte del centrodestra Musumeci raggiunge l’apice del consenso nell’elettorato maschile e fa leva sulla lista civica collegata attestata sul 9,1%: l’analoga lista per Crocetta presidente mostra una capacità attrattiva molto più modesta: il 5,2%.
Questo premio ai due candidati più inseriti nel solco del bipolarismo ovviamente si traduce in un impoverimento per gli altri. A sentire l’accentramento del duello attorno a Musumeci e Crocetta sono soprattutto Gianfranco Miccichè e Gioavanna Marano. Il leader di Grande Sud può contare sull’affiliazione di Futuro e Libertà e del Movimento per le Autonomie in una sorta di disegno neocentrista con la benedizione del governatore dimissionario, Raffaele Lombardo. E proprio le disavventure politico-giudiziarie di quest’ultimo – costretto alle dimissioni in seguito al rinvio a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa – spiegano eloquentemente gli acciacchi del Movimento per le Autonomie. Sulla carta col 6,9% i lombardiani raccoglierebbero meno voti di Grande Sud, che tocca un rispettabile 8,4%.
L’altra vittima – inevitabile – del riposizionamento della campagna elettorale è Giovanna Marano, che ha preso il posto di Gianni Fava, come candidata di una coalizione di sinistra alternativa con Sel, Verdi, Federazione della Sinistra e Italia dei Valori. Viene indicata dal 7,9% del campione contro l’11,6% fatto registrare da Fava prima di essere messo fuori gioco dalle regole sulla candidatura alla presidenza della Regione. Proiettando il trend attuale e avendo ragioni buone per credere che la polarizzazione si acutizzerà nella marcia d’avvicinamento alle urne, si può immaginare un ulteriore ribasso delle quotazioni di Marano.
Il contesto bipolare già messo in crisi dalla presenza da una candidatura acchiappavoti quale quella di Miccichè, comunque, deve fare i conti con l‘ascesa dei grillini. Con la lista del Movimento 5 Stelle (9,9%) avanti di mezzo punto in relazione al suo candidato, Giancarlo Cancelleri salito al 9,3%. Il traguardo psicologico della doppia cifra è alla portata e l’attuale sondaggio non tiene conto ancora dell’effetto del tour politico di Beppe Grillo.
Tutto ciò complicherà inevitabilmente i giochi per la governabilità dell’assemblea regionale un minuto dopo la chiusura delle urne.
http://www.termometropolitico.it/24133_ ... rillo.html
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