Come se ne viene fuori ?

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camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Questo intervento Vox populi su IFQ, in merito al Celeste, deve indurre a riflessione



MAURIZIO 3 minuto fa
Chi ha paura della reazione civile della gente comune ?

Tutti...compresi i giornalisti allineati ai poteri forti, dei quali fa ormai parte anche la mafia a pieno titolo..

Qualcuno pensa che con il voto 2013 si riuscirà a spezzare il legame fra politici e criminalità organizzata che in Europa esiste solo in Italia ?

Finiamola di illuderci ! questo legame non si spezzerà minimamente ma assumerà connotati più raffinati e mimetici, fino a riuscire a confondersi fra le pieghe di uno pseudo rinnovamento etico e politico ....esattamente come accadde dopo il 1992 alla fine della prima Repubblica e guardate dove siamo finiti.....
paolo11
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da paolo11 »

Le imprese in odor di mafia in quanti mesi li pagano?
SE le imprese normali gli fanno aspettare quasi un anno o piu.
Quelle in odor di mafia aspettano anche loro?
SE invece vengono pagate nei tempi regolari,allora la cosa mi puzza.
E li si dovrebbe indagare.
Ciao
Paolo11
mariok

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da mariok »

Mani sporche liste pulite

di Antonio Padellaro | 11 ottobre 2012

Fanno quasi sorridere le analogie con Tangentopoli di cui testé abbiamo celebrato il ventennale. Sembrava che nel ’92 l’Italia avesse toccato il fondo con le retate dei politici mazzettari che avrebbero portato all’implosione di un sistema partitico marcio e alle monetine del Raphael. Ma oggi è peggio, molto peggio.

Gli arresti a raffica sono gli stessi ma riguardano profittatori che intascano in proprio e non certo per il partito come piagnucolavano i vecchi tangentisti. Ora vince l’arroganza dei Formigoni tra le macerie. Un malcostume trasversale che non risparmia nessuno e dove nessuno può più dirsi al di sopra del sospetto, e lo ha dovuto amaramente constatare alla Regione Lazio Antonio Di Pietro.

Come la linea della palma descritta da Sciascia, anche il voto di scambio dal profondo sud ha infine raggiunto il ricco nord, ma con una novità: a vendere voti e a comprare poltrone e anime morte sono direttamente le cosche affiliate alla ‘ndrangheta, multinazionale del crimine il cui Pil cresce impetuoso mentre, intorno, tutto s’impoverisce.

Sì, perché la politica del malaffare coincide con una devastante crisi economica che nell’ultimo anno ha creato 350 mila nuovi disoccupati, il crollo verticale dei consumi e un danno morale incalcolabile che si chiama perdita di futuro per le nuove generazioni. Il tutto accompagnato dall’insopportabile pollaio dei cosiddetti leader vecchi e nuovi impegnati a sputtanarsi nei vari Ballarò e a sputtanare quel che resta della Costituzione repubblicana.

Forse una via d’uscita esiste. Vent’anni fa, la speranza del cambiamento abortì rapidamente generando il lungo incubo berlusconiano che vent’anni dopo va dissolvendosi in una patetica macchietta. Oggi c’è un’Italia che non ha più nulla da perdere, ma che può ancora vincere con le armi della democrazia e,perché no, con l’immensa forza della Rete.

Liste pulite con candidati competenti e credibili. E, attraverso il web, controllo collettivo e immediato di come viene usato il pubblico denaro con denuncia immediata dei saccheggiatori. Le elezioni sono vicine, bisogna provarci. Chi l’ha detto che dobbiamo morire prigionieri dei banchieri, dei ladri e dei parolai?

Il Fatto Quotidiano, 11 Ottobre 2012
soloo42000
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da soloo42000 »

mariok ha scritto:Mani sporche liste pulite

di Antonio Padellaro | 11 ottobre 2012

Fanno quasi sorridere le analogie con Tangentopoli di cui testé abbiamo celebrato il ventennale. Sembrava che nel ’92 l’Italia avesse toccato il fondo con le retate dei politici mazzettari che avrebbero portato all’implosione di un sistema partitico marcio e alle monetine del Raphael. Ma oggi è peggio, molto peggio.

Gli arresti a raffica sono gli stessi ma riguardano profittatori che intascano in proprio e non certo per il partito come piagnucolavano i vecchi tangentisti. Ora vince l’arroganza dei Formigoni tra le macerie. Un malcostume trasversale che non risparmia nessuno e dove nessuno può più dirsi al di sopra del sospetto, e lo ha dovuto amaramente constatare alla Regione Lazio Antonio Di Pietro.

Come la linea della palma descritta da Sciascia, anche il voto di scambio dal profondo sud ha infine raggiunto il ricco nord, ma con una novità: a vendere voti e a comprare poltrone e anime morte sono direttamente le cosche affiliate alla ‘ndrangheta, multinazionale del crimine il cui Pil cresce impetuoso mentre, intorno, tutto s’impoverisce.

Sì, perché la politica del malaffare coincide con una devastante crisi economica che nell’ultimo anno ha creato 350 mila nuovi disoccupati, il crollo verticale dei consumi e un danno morale incalcolabile che si chiama perdita di futuro per le nuove generazioni. Il tutto accompagnato dall’insopportabile pollaio dei cosiddetti leader vecchi e nuovi impegnati a sputtanarsi nei vari Ballarò e a sputtanare quel che resta della Costituzione repubblicana.

Forse una via d’uscita esiste. Vent’anni fa, la speranza del cambiamento abortì rapidamente generando il lungo incubo berlusconiano che vent’anni dopo va dissolvendosi in una patetica macchietta. Oggi c’è un’Italia che non ha più nulla da perdere, ma che può ancora vincere con le armi della democrazia e,perché no, con l’immensa forza della Rete.

Liste pulite con candidati competenti e credibili. E, attraverso il web, controllo collettivo e immediato di come viene usato il pubblico denaro con denuncia immediata dei saccheggiatori. Le elezioni sono vicine, bisogna provarci. Chi l’ha detto che dobbiamo morire prigionieri dei banchieri, dei ladri e dei parolai?

Il Fatto Quotidiano, 11 Ottobre 2012

Concordo.
L'unica e` la selezione civica dal basso mediante primarie, preferenze, monitoraggio continuo, magistrati che gli alitano sul collo.
E ci vorranno pure un paio di generazioni per recuperare.

In effetti sarebbe un argomento "politico" straordinario.
Un partito che si rifonda dal basso.
Tutti i candidati sottoposti a selezione politica mediante primarie e/o preferenze.
Tutti i candidati che rinunciano ai propri "diritti di privatezza" dando al partito la possibilita` di verificare beni posseduti, lavori, conflitti, casellario penale, ...
Tutti gli eletti che tengono, delle varie prebende, solo lo stipendio ritenuto giusto dal partito (abbastanza da non essere indotti in tentazione, ma non di piu`), quello che avanza versato in un fondo pro-emergenze.

Immagino gia` che qualcuno dira` che questo e` il ritratto di M5S, e Padellaro in effetti a questo puntava.

Pero` il PD dovrebbe pensarci... di questi tempi sarebbe un colpaccio politico formidabile.
L'unico possibile in effetti, avendo venduto i nostri padri la nostra liberta` politica per ben 1950 miliardi di euro.

Un sogno?
Magari Bersani, Vendola e Di Pietro sognassero cosi`...


soloo42000
mariok

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da mariok »

Legge elettorale “alla greca”, per un nuovo giro di giostra

Pubblicato il 11 ottobre 2012 da Giuseppe Colasanto

Sembra di rivedere un film già visto. Nel 2005-2006, quando Berlusconi, Casini, Fini e Bossi si accordarono per una legge elettorale che avesse le caratteristiche giuste per far aumentare le chance (in quel momento ridotte al lumicino) del centrodestra di rivincere le elezioni o, nel caso poi realizzatosi, per rendere più arduo il compito di Prodi.

Lo schema della genesi del porcellum fu molto semplice: diversi politologi – primi fra tutti Bartolini e D’Alimonte – avevano individuato i punti di forza e di debolezza dei due schieramenti rispetto alla legge allora in vigore, il mattarellum.

Il centrosinistra guadagnava nel maggioritario, avendo un elettorato più propenso a votare candidati di altri partiti della coalizione (più unito, sicuramente più dei propri stessi leader), mentre perdeva nel proporzionale, poiché in molti casi gli elettori non si riconoscevano in uno dei partiti che comparivano sulla scheda, o perché si riconoscevano in uno degli altri. Il centrodestra aveva invece un elettorato più diviso dei propri stessi leader, per cui era complesso scegliere un candidato che andasse bene a centristi e leghisti e aennini. Di contro, più forte era l’affiliazione ad uno dei quattro partiti maggiori della coalizione, e quindi migliore il risultato nel proporzionale.

Niente di meglio quindi che una legge che cancellava la quota maggioritaria, limitandosi ad assegnare un premio di maggioranza che alla Camera poteva essere anche cospicuo ma al Senato per forza di cose, incerto. Le liste bloccate permettevano poi una maggiore fedeltà degli eletti, nonché di identificare i partiti con i rispettivi segretari, e la coalizione stessa con il candidato alla presidenza.

Tutto ciò, è storia nota ai più. Nella legislatura seguente, il centrosinistra fu molto miope, perché pur volendo cambiare la legge elettorale, non individuò un punto di partenza che poteva essere il ritorno al maggioritario: le ricette proposte in quei due anni non furono a favore della coalizione – né tantomeno del “sistema politico nel suo complesso”, come si dovrebbe, parlando di regole del gioco – ma degli interessi dei singoli membri della maggioranza. Il Pd voleva premiare i partiti più grandi, gli altri puntavano a salvaguardare le liste minori.

Oggi, la stessa maggioranza che partorì la Legge Calderoli, ha approvato in Commissione in Senato una bozza di nuova legge elettorale. Premio di maggioranza del 12,5% alla coalizione vincente, collegi plurinominali che verranno riesumati dagli archivi della prima repubblica, preferenze. Sorvoliamo sull’opportunità politica di proporre le preferenze il giorno dopo l’arresto dell’assessore lombardo Zambetti per compravendita di voti nientemeno che con la ‘ndrangheta, se passasse questa proposta sarà difficile pensare che una coalizione tra quelle che siederanno nel prossimo Parlamento potrà governare da sola, a meno di grosse ammucchiate pre-elettorali.

Una legge che porterà all’ingovernabilità, o nella migliore delle ipotesi ad un Monti-bis che permetta un nuovo, tranquillo giro di giostra ai suoi proponenti (tranne forse alla Lega, che infatti già si sfila).

http://www.termometropolitico.it/24041_ ... ostra.html
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Il commento di PG Battista a Linea notte in merito al caso Regione Lombardia:

" Maroni ha rimesso la scopa nell'armadio,...............la scopa non c'è più"

****

Oramai il Bel Paese è una grande casa chiusa.............troppi pifferai e troppi merli.
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Il Paese allo sbando – 62
Diario di un disastro annunciato – 12 ottobre 2012 – 1

Sepolti vivi


Questo è oramai un Paese senza speranze, ci stanno seppellendo vivi.

A Linea notte Mannoni presenta il libro del Prof. Alberto Vannucci dell’Università di Pisa: Atlante
della corruzione.

Descrizione del libro
Data di uscita: 26 settembre 2012 | Collana: Le staffette
La corruzione è un fenomeno che sta trascinando l'Italia in fondo alle classifiche internazionali sulla legalità. A che cosa è dovuta la persistente diffusione della corruzione in Italia? Su quali meccanismi di riproduzione si basa? E quali sono i suoi effetti sul sistema politico ed economico del paese? L'autore, docente presso l'Università degli Studi di Pisa è tra i massimi esperti di corruzione nel nostro paese e individua nel libro i protagonisti degli scambi occulti, le ragioni dei fallimenti delle politiche anticorruzione e l'efficacia dei possibili strumenti di contrasto. Presenta i risultati di ricerche e dei modelli di analisi più significativi, confermati e avvalorati da un'ampia rassegna di casi empirici, di episodi e di testimonianze, ricavati da materiale giudiziario e giornalistico.

http://www.amazon.it/Atlante-della-corr ... 8865790237


Sostiene Vannucci:

- Quello che vediamo è solo la punta dell’iceberg (concordo al 100 %)
- Solo 1 euro su 1.000 sono i soldi recuperati dalla corruzione.
Maucat
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Iscritto il: 19/04/2012, 12:04

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da Maucat »

Intanto il taglio delle aliquote Irpef decorrerà dal 2013 mentre quello delle detrazioni e deduzioni e l'inserimento delle franchigie sarà retroattivo dal 2012... ovvero gira gira dove va il cetriolo...?
Avremo un inasprimento della pressione fiscale che peggiorerà con l'aumento dell'IVA e ovviamente un nuovo calo dei consumi di massa (quelli del lusso reggono perchè i ricchi e gli evasori non pagano o pagano poco...) con conseguente peggioramento del livello occupazionale e dei redditi...
Unica riforma possibile ormai è il... forcone !!!
mariok

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da mariok »

Vuoi vedere che anche Monti usa "un numerino errato"?


Stefano Fassina
Responsabile economia e lavoro Partito Democratico

Un numerino errato
Pubblicato: 12/10/2012 09:00

Chi si assume la responsabilità politica delle scelte? Nei sistemi democratici è una domanda ineludibile. Eppure, oggi, è senza risposta. Che vuol dire democrazia quando chi è formalmente responsabile politico delle scelte non decide e chi decide non è responsabile politicamente? E chi è che davvero decide? L'8 ottobre, il Fondo Monetario Internazionale, in occasione degli annual meetings, ha pubblicato il suo World Economic Outlook. In esso, è contenuto un box agghiacciante dedicato ai "fiscal multipliers". Un box apparentemente tecnico. In realtà, radicalmente politico. In sostanza, i fiscal multipliers sono i numerini che vengono applicati per prevedere l'impatto delle manovre di finanza pubblica sul Pil.

Il Fondo, in un'operazione trasparenza di cui va dato merito al Chief Economist Olivier Blanchard, passa in rassegna una trentina di casi di interventi di risanamento attuati negli ultimi anni, compresi i programmi della troika in Grecia, Irlanda e Portogallo. Viene fuori che i moltiplicatori utilizzati da tutte le principali istituzioni economiche internazionali e, aspetto rilevante, dal Fondo e dalla Commissione europea, autori dei programmi dei Piigs, non semplici centri studi, sono largamente sottostimati: invece che 0,5 arrivano anche a 2. Che vuol dire?

Vuol dire, ad esempio, che per definire il programma della Grecia, il Fondo e la Commissione hanno previsto che, per 10 miliardi di euro di manovra di aggiustamento, la contrazione del Pil sarebbe stata di 5 miliardi. Invece, l'analisi evidenzia che l'impatto recessivo è stato di 20 miliardi. Una differenza enorme che si riverbera sulla previsione di entrate e di spese e, quindi, sul saldo e sul rapporto tra debito pubblico e Pil. Non a caso, dopo correzioni di bilancio di circa 10 punti di Pil all'anno, il debito pubblico greco balza, nonostante la ristrutturazione, dal 120 percento del Pil nel 2009 al 167% del Pil nel 2013.

L'ordine di grandezza dell'errore è tale da generare il fallimento a ripetizione degli sforzi greci. Ma il fallimento non viene ricondotto al numerino. La troika boccia il governo greco di Papandreu. Così si inseguono giudizi sprezzanti o commiserevoli da parte di tanti leader politici e commentatori europei. E alle review e ai giudizi negativi, conseguono richieste di ulteriori manovre correttive, sempre impostate in riferimento a moltiplicatori ridicoli rispetto all'effettivo impatto degli interventi su entrate e spese pubbliche. Manovra dopo manovra, il numerino sottostimato, determina un'economia di guerra, un impennata della disoccupazione e l'impoverimento brutale delle classi medie. Il dato più drammatico, però, è politico, democratico e psicologico: l'enorme sofferenza sociale è inutile. A causa del numerino errato, il debito pubblico, in rapporto all'economia reale sempre più rattrappita, impazzisce. I populismi si gonfiano. I neo-nazisti arrivano in Parlamento.

Ma non è stato un errore. È stata una scelta politica, consapevole o, peggio ancora, inconsapevole. La scelta è stata la conseguenza di un paradigma culturale ritenuto naturale (il neo-liberismo), oggettivo, in realtà politico. Dall'inizio della crisi una valanga di economisti, tanti anche mainstream, mettono in guardia sull'austerità auto-distruttiva, ossia sulla effettiva dimensione del numerino. Ma ideologia e interessi corporativi ciechi hanno prevalso. Oggi, chi risponde della scelta politica? L'econometrico che ha stimato il numerino? I Mission Chiefs di Fondo e Commissione? Christine Lagarde e Manuel Barroso? La Merkel e Sarkozy? La punizione politica l'ha subita uno statista vero come Papandreu e il suo partito, il Pasok. Ma è lui il responsabile? O va giustificato perché messo alle strette dai mercati e dai tecnici? E ora che farà la troika? Che numerino intende utilizzare per valutare la performance della Grecia e degli altri 'program countries' e decidere lo sblocco degli aiuti? Il numerino del paradigma liberista oppure il numerino "vero"? E il Fiscal Compact sulla base di quale numerino è stato definito?

Con quale credibilità le tecnocrazie continueranno a proporsi come detentrici della verità economica e depositarie autoreferenziali dell'interesse generale? Come si può continuare a presentare ricette politiche come fossero oggettive verità assolute? Sopratutto, le classi dirigenti della politica possono continuare ad essere così inconsapevoli, disinteressate e subalterne alla presunta tecnica? Quando torniamo a considerare l'economia per quello che è, ossia politica? Come si arresta l'anti-politica se la democrazia è svuotata di poteri di scelta, ma responsabile dei risultati?

http://www.huffingtonpost.it/stefano-fa ... 54057.html
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Il Paese allo sbando – 63
Diario di un disastro annunciato – 12 ottobre 2012 – 2

Perché il patatrak è inevitabile - Verso la Repubblica di Weimar - 1



Di Pietro non imparerà neppure questa volta
di Paolo Flores d'Arcais

| 12 ottobre 2012
Commenti (62)

Anche dalla “faccenda Maruccio” Di Pietro non imparerà nulla. Ogni volta che un suo protetto viene preso con le mani nella marmellata (chiamiamola così) cade dal pero. E garantisce che non accadrà più. Ma quando un’inchiesta giornalistica gli segnala decine e decine di casi di suoi dirigenti locali che non olezzano di onestà, prende cappello e li difende. Quella di Marco Zerbino su MicroMega (“C’’è del marcio in Danimarca: l’Italia dei valori regione per regione”) è di tre anni fa. Quella di Ferruccio Sansa, sempre su MicroMega, focalizzata sulla Liguria, dell’altro ieri, e la risposta di Di Pietro è stata: “So chi ce l’ha con l’Idv ligure, chi ha dato l’idea di questo articolo. Le solite persone”.

Avesse realizzato tre anni fa il “big bang” che gli proponevamo, verso il 20% oggi ci sarebbe Di Pietro anziché Grillo. Potrebbe farlo ora, con più radicalità (vista la diminuita credibilità): liste elettorali Idv di sola società civile, con i mille candidati fatti scegliere da personalità indipendenti come Camilleri, Barbara Spinelli, Gallino, Padellaro, e il tentativo di avere come leader un prete (don Ciotti, don Gallo), un sindacalista (Landini, Airaudo), un magistrato (Caselli, Scarpinato, Ingroia). Non lo farà. E’ troppo insicuro, preferisce “gente fidata”.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/10 ... ta/380737/
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