Rai come Alitalia?
Rai come Alitalia?
L'INTERVISTA
Baudo: la tv di Stato è moribonda
Ci vorrebbe uno come Marchionne
«Azienda farcita di incapaci. La Lei? Con libertà
d'azione farebbe bene»
ROMA - Pippo Baudo, parliamo della Rai.
«È un'azienda moribonda, senza più uno straccio di progetto culturale, seviziata dalla politica...».
Continui.
«Leggo che il governo avrebbe intenzione di enfatizzare il ruolo del direttore generale, così da farlo diventare, nei fatti, una sorta di commissario straordinario: beh, a me sembra un'idea ottima. La legge Gasparri, quello schifo di legge, per ora non si può toccare: perciò davvero la soluzione potrebbe essere quella di un direttore generale forte, capace di intervenire con decisione, per poter raschiare via tutte le incompetenze, per tappare i buchi del bilancio e restituire all'azienda un profilo da servizio pubblico».
Lei ha in mente qualcuno.
«Guardi, ora le faccio il nome di un manager che a me non piace granché per come si comporta nei confronti dell'Italia... E però è un manager che penso avrebbe la testa giusta per intervenire sulla Rai...».
Baudo, a chi sta pensando?
«Penso a Sergio Marchionne. Uno così servirebbe».
Marchionne, per adesso, non si muove dalla Fiat.
«E certo, lo so. L'ho citato solo per far capire il genere di managerialità che sarebbe necessaria... In Italia, di figure così, ce ne sono però pochine... Quindi l'ideale sarebbe qualcuno che conosca bene la Rai dal di dentro».
Hanno proposto Piero Angela.
«E Piero, giustamente, ha rifiutato. Lo capisco: proponessero un ruolo del genere a me, scapperei all'estero. Noi siamo uomini da telecamera. No, serve un manager...».
Chi altro le viene in mente?
«Beh, anche un tipo come Claudio Cappon, andrebbe benissimo. È già stato direttore generale della Rai per due volte, è ancora un nostro dirigente. Ha esperienza, saprebbe dove mettere le mani. E comunque penso che si potrebbe anche confermare Lorenza Lei: se le conferissero libertà di azione, sono certo che farebbe bene».
Non pochi osservatori sono critici nei confronti della Lei.
«Sbagliano. La Lei non solo è lì da pochi mesi, ma ha pure ereditato un'azienda, letteralmente, a pezzi. Il suo predecessore, Mauro Masi, è stato il peggior direttore generale nella storia della Rai... Tutta l'azienda, però, è ormai farcita ad ogni livello di personaggi incapaci, messi lì dalla politica».
La politica c'è sempre stata dentro la Rai.
«Sono 53 anni che ci lavoro. E so, ho visto. E perciò le dico che la Democrazia cristiana, la tanto deprecata diccì aveva messo al comando dell'azienda un uomo come Ettore Bernabei, un personaggio di altissimo livello, che portò l'azienda all'interno di un modello culturale ancora adesso rimpianto. Aggiungo che quando poi toccò al Pci prendersi una rete, la terza, la mise nelle mani di un intellettuale straordinario come Angelo Guglielmi, che certo non stava lì ad ascoltare eventuali ordini urlati da Botteghe Oscure. Furono i socialisti a degenerare, a piegare l'azienda al volere della politica. Poi, tempo dopo, arrivò il colpo di grazia dei berlusconiani».
La Rai è piena di berlusconiani.
«Miserabili scherani che, pensando di fare un favore al loro padrone, hanno trasformato la Rai in una televisione commerciale, rendendola in tutto simile a Mediaset, che così ne è rimasta, per beffa, danneggiata. Il loro capo, Berlusconi, il più grande intenditore di televisione che io abbia mai incontrato, beh lui aveva invece non casualmente fatto una scelta diversa: c'è una tivù che già fa servizio pubblico? Perfetto, io allora invento la televisione commerciale, e ci metto dentro un po' di tette, di leggerezza. Ma capisco che per molti dei suoi questo ragionamento era un po' troppo sofisticato».
Lei, Baudo, ha lavorato poco, in questo ultimo periodo.
«A ottobre partirò con le prime quattro puntate di un progetto per Rai3, "Il viaggio", che è appunto un viaggio nelle regioni d'Italia per capire come sono cambiate. Certo l'ultimo periodo in Rai è stato buio. Il direttore di Rai1, Mauro Mazza, un bravo giornalista del Tg2 che non sa nulla, tecnicamente nulla di spettacolo, mi propose di fare quattro puntate di "Serata d'onore", mio storico format, dicendomi che la prima sarebbe andata in onda di sicuro, le altre sarebbero state invece usate per coprire qualche buco del palinsesto... A me, questi discorsi? A me? Il vero capolavoro è stato però un altro, che spiega bene come la politica controlli ormai l'azienda».
Racconti.
«Allora, propongo un programma di intrattenimento. Titolo: "Mister giallo". Mazza, messo in Rai da Fini, mi dice okay, va bene, però le parti filmate dobbiamo appaltarle alla Goodtime. Rispondo che non c'è problema. Lavoriamo tre mesi, scriviamo sei puntate: ad un certo punto, però, viene fuori che la Goodtime è di proprietà di Gabriella Buontempo, moglie di Italo Bocchino. Che, intanto, con Fini se ne è uscito dal Pdl. Così, quando il progetto arriva a Mauro Masi, berlusconiano, Masi dice no, escluso, il programma non si fa».
E Mauro Mazza, a quel punto?
«Abbozza. Perché intanto, da finiano che era, pure Mazza è diventato filo berlusconiano».
( Pippo Baudo, 75 anni, leggenda della televisione italiana ).
Fabrizio Roncone
18 marzo 2012 | 12:56
http://www.corriere.it/spettacoli/12_ma ... ad1f.shtml
Baudo: la tv di Stato è moribonda
Ci vorrebbe uno come Marchionne
«Azienda farcita di incapaci. La Lei? Con libertà
d'azione farebbe bene»
ROMA - Pippo Baudo, parliamo della Rai.
«È un'azienda moribonda, senza più uno straccio di progetto culturale, seviziata dalla politica...».
Continui.
«Leggo che il governo avrebbe intenzione di enfatizzare il ruolo del direttore generale, così da farlo diventare, nei fatti, una sorta di commissario straordinario: beh, a me sembra un'idea ottima. La legge Gasparri, quello schifo di legge, per ora non si può toccare: perciò davvero la soluzione potrebbe essere quella di un direttore generale forte, capace di intervenire con decisione, per poter raschiare via tutte le incompetenze, per tappare i buchi del bilancio e restituire all'azienda un profilo da servizio pubblico».
Lei ha in mente qualcuno.
«Guardi, ora le faccio il nome di un manager che a me non piace granché per come si comporta nei confronti dell'Italia... E però è un manager che penso avrebbe la testa giusta per intervenire sulla Rai...».
Baudo, a chi sta pensando?
«Penso a Sergio Marchionne. Uno così servirebbe».
Marchionne, per adesso, non si muove dalla Fiat.
«E certo, lo so. L'ho citato solo per far capire il genere di managerialità che sarebbe necessaria... In Italia, di figure così, ce ne sono però pochine... Quindi l'ideale sarebbe qualcuno che conosca bene la Rai dal di dentro».
Hanno proposto Piero Angela.
«E Piero, giustamente, ha rifiutato. Lo capisco: proponessero un ruolo del genere a me, scapperei all'estero. Noi siamo uomini da telecamera. No, serve un manager...».
Chi altro le viene in mente?
«Beh, anche un tipo come Claudio Cappon, andrebbe benissimo. È già stato direttore generale della Rai per due volte, è ancora un nostro dirigente. Ha esperienza, saprebbe dove mettere le mani. E comunque penso che si potrebbe anche confermare Lorenza Lei: se le conferissero libertà di azione, sono certo che farebbe bene».
Non pochi osservatori sono critici nei confronti della Lei.
«Sbagliano. La Lei non solo è lì da pochi mesi, ma ha pure ereditato un'azienda, letteralmente, a pezzi. Il suo predecessore, Mauro Masi, è stato il peggior direttore generale nella storia della Rai... Tutta l'azienda, però, è ormai farcita ad ogni livello di personaggi incapaci, messi lì dalla politica».
La politica c'è sempre stata dentro la Rai.
«Sono 53 anni che ci lavoro. E so, ho visto. E perciò le dico che la Democrazia cristiana, la tanto deprecata diccì aveva messo al comando dell'azienda un uomo come Ettore Bernabei, un personaggio di altissimo livello, che portò l'azienda all'interno di un modello culturale ancora adesso rimpianto. Aggiungo che quando poi toccò al Pci prendersi una rete, la terza, la mise nelle mani di un intellettuale straordinario come Angelo Guglielmi, che certo non stava lì ad ascoltare eventuali ordini urlati da Botteghe Oscure. Furono i socialisti a degenerare, a piegare l'azienda al volere della politica. Poi, tempo dopo, arrivò il colpo di grazia dei berlusconiani».
La Rai è piena di berlusconiani.
«Miserabili scherani che, pensando di fare un favore al loro padrone, hanno trasformato la Rai in una televisione commerciale, rendendola in tutto simile a Mediaset, che così ne è rimasta, per beffa, danneggiata. Il loro capo, Berlusconi, il più grande intenditore di televisione che io abbia mai incontrato, beh lui aveva invece non casualmente fatto una scelta diversa: c'è una tivù che già fa servizio pubblico? Perfetto, io allora invento la televisione commerciale, e ci metto dentro un po' di tette, di leggerezza. Ma capisco che per molti dei suoi questo ragionamento era un po' troppo sofisticato».
Lei, Baudo, ha lavorato poco, in questo ultimo periodo.
«A ottobre partirò con le prime quattro puntate di un progetto per Rai3, "Il viaggio", che è appunto un viaggio nelle regioni d'Italia per capire come sono cambiate. Certo l'ultimo periodo in Rai è stato buio. Il direttore di Rai1, Mauro Mazza, un bravo giornalista del Tg2 che non sa nulla, tecnicamente nulla di spettacolo, mi propose di fare quattro puntate di "Serata d'onore", mio storico format, dicendomi che la prima sarebbe andata in onda di sicuro, le altre sarebbero state invece usate per coprire qualche buco del palinsesto... A me, questi discorsi? A me? Il vero capolavoro è stato però un altro, che spiega bene come la politica controlli ormai l'azienda».
Racconti.
«Allora, propongo un programma di intrattenimento. Titolo: "Mister giallo". Mazza, messo in Rai da Fini, mi dice okay, va bene, però le parti filmate dobbiamo appaltarle alla Goodtime. Rispondo che non c'è problema. Lavoriamo tre mesi, scriviamo sei puntate: ad un certo punto, però, viene fuori che la Goodtime è di proprietà di Gabriella Buontempo, moglie di Italo Bocchino. Che, intanto, con Fini se ne è uscito dal Pdl. Così, quando il progetto arriva a Mauro Masi, berlusconiano, Masi dice no, escluso, il programma non si fa».
E Mauro Mazza, a quel punto?
«Abbozza. Perché intanto, da finiano che era, pure Mazza è diventato filo berlusconiano».
( Pippo Baudo, 75 anni, leggenda della televisione italiana ).
Fabrizio Roncone
18 marzo 2012 | 12:56
http://www.corriere.it/spettacoli/12_ma ... ad1f.shtml
Re: Rai come Alitalia?
Pd e Terzo Polo: Rai, serve un commissario Ma il Pdl è già pronto alle barricate
MEDIA & REGIME | di Redazione Il Fatto Quotidiano | 18 marzo 2012
Casini e Fini: "Se Monti lo ritiene necessario, faccia pure". E' l'ipotesi proposta da giorni da Bersani che però ad Alfano non piace per niente. Tra le soluzioni (per aggirare i vincoli della legge) potrebbe esserci un "super dg" che riformi l'azienda di viale Mazzini. Baudo: "Azienda moribonda, ci vorrebbe Marchionne"
Sì al commissariamento della Rai. Dopo Fini, anche Pier Ferdinando Casini si dice d’accordo con questa soluzione per la tv pubblica: “Sono totalmente d’accordo con Fini che ha parlato a nome del Terzo Polo” ha spiegato il leader dell’Udc. Ieri il presidente della Camera Gianfranco Fini, durante una convention di Futuro e Libertà a Pietrasanta, in Versilia, aveva detto: “Monti proceda con il commissariamento della Rai se lo ritiene necessario e metta i partiti di fronte alle loro responsabilità”.
In realtà il confronto è destinato ad essere tutt’altro che sereno, come si intende dalle parole del capogruppo del Pdl al Senato Maurizio Gasparri: “Non può diventare commissario della Rai né Enrico Bondi né un altro”. Per Gasparri l’idea del commissariamento dell’azienda di viale Mazzini, insomma, non è fattibile, perché “per commissariarla occorrerebbero condizioni economiche e giuridiche che non ci sono”. Sarebbe un atto “illegittimo, incostituzionale” e “non giustificato” dai dati di bilancio. Un parere che tende ovviamente a difendere soprattutto la legge sulle telecomunicazioni firmata proprio da Gasparri e in vigore dai tempi del secondo governo Berlusconi.
L’idea era stata lanciata e sostenuta con convinzione dal segretario del Partito Democratico Pierluigi Bersani: ”Con la governance attuale – aveva detto venerdì scorso – una persona autorevole è destinata solo a perdere autorevolezza perchè nessuno può fare i miracoli”. “Si faccia – è l’idea di Bersani – una nuova governance, più adatta ad un’azienda che deve competere, nel frattempo si nomini un commissario, ma si cambi passo. Se non si fa così e non si mettono fuori i partiti noi non partecipiamo”. “Una persona autorevole con quella governance e’ destinata a perdere autorevolezza”. Una posizione ribadita dopo il vertice di maggioranza di giovedì sera con il presidente del Consiglio Mario Monti, nel quale tuttavia l’argomento della Rai è rimasto stretto in un breve scampolo ormai a notte fonda. ”Sulla Rai se ne riparlerà – ha ripetuto Bersani venerdì – Vuol dire che andare bei lisci a rinnovare con la Gasparri comporta dei problemi che sono stati valutati e io ho ribadito la nostra posizione: o cambia governance o non partecipiamo. Basta, è un delitto che si sta consumando ai danni di un’azienda che non può esprimere una sua forza in una competizione che ci sarà nei prossimi anni”.
La posizione del governo. Un parere ufficiale dell’esecutivo non c’è. Tuttavia fonti vicine al governo riferivano dopo l’incontro tra Monti e Angelino Alfano, Bersani e Casini che in effetti tra le ipotesi sul tavolo c’è anche quella del commissariamento, anche se non nel senso stretto del termine, visto che nel caso della Rai “non vi sarebbero i presupposti giuridici” per una simile fattispecie, come diceva per l’appunto anche Gasparri. A Monti le idee sul futuro della Rai non mancherebbero: il Professore avrebbe prospettato l’ipotesi di aumentare i poteri del prossimo direttore Generale tanto da renderlo simile ad un “commissario risanatore”. Non sulla base del codice, visto che mancano i presupposti giuridici, ma sulla base delle deleghe che possono essere modificate anche con l’attuale legge Gasparri. Un modo per togliere (almeno in parte) l’azienda pubblica dal gioco dei partiti. Ipotesi appena ventilata, anche vista l’ora tarda, da Monti insieme ad altre possibilità e che sarebbe stata accolta con netta contrarietà dal Alfano. Nel Pdl, infatti, hanno già eretto le barricate per lasciare immutato l’assetto di viale Mazzini, a cominciare dall’attuale dg, Lorenza Lei. La paura del Popolo delle Libertà è anche un altro, come spiegava alcuni giorni fa il capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto: “Non accettiamo il commissariamento della Rai che prelude ad un’operazione di totale normalizzazione interna dell’azienda, con l’eliminazione delle poche voci e delle poche presenze non collocate sul tradizionale pensiero unico della sinistra. Sulla Rai non sono accettabili forzature di alcun tipo”.
Di nomi, nonostante circolino in abbondanza sui giornali, il premier non ne avrebbe ancora fatti. L’ipotesi di un commissariamento inoltre vedrebbe, secondo altre fonti (questa volta parlamentari), anche un certo scetticismo di Corrado Passera, l’unico ministro rimasto a parlare di Rai a palazzo Chigi con i leader e il premier. Il responsabile dello Sviluppo sarebbe dubbioso della fattibilità di un simile scenario ritenendo più percorribile il rinnovo del Cda con le attuali regole. Diversa la posizione del Pd che con lo stesso Bersani chiede un “commissariamento” ponte che traghetti la Rai verso una nuova governance. Il tema, comunque, vista la ferma opposizione di Alfano, è stato rinviato al prossimo vertice, con l’invito del premier a ragionare sulle proposte fatte. Anche perchè di tempo ce n’è a sufficienza: il bilancio della Rai sarà approvato dall’assemblea solo a fine aprile. E, come ha spiegato Casini, il dossier potrebbe essere affrontato “dopo le amministrative quando ci sarà la serenità necessaria per farlo”.
Baudo: “Un’azienda moribonda, ci vorrebbe Marchionne”. Sullo stato di salute della Rai si registra anche l’opinione autorevole di uno che in quell’azienda è cresciuto e di contro ha contribuito a far crescere. La Rai “è un’azienda moribonda, senza più uno straccio di progetto culturale, seviziata dalla politica” dichiara Pippo Baudo, in un’intervista al Corriere della Sera, aggiungendo che “è un’idea ottima” quella del governo che “avrebbe intenzione di enfatizzare il ruolo del direttore generale così da farlo diventare, nei fatti, una sorta di commissario straordinario”. “La legge Gasparri – non usa mezze parole il conduttore – quello schifo di legge, per ora non si può toccare: perciò la soluzione potrebbe essere quella di un direttore generale forte, capace di intervenire con decisione, per poter raschiare via tutte le incompetenze, per tappare i buchi del bilancio e restituire all’azienda un profilo di servizio pubblico. Penso a Sergio Marchionne, uno così servirebbe”, perché è “un manager che avrebbe la testa giusta per intervenire sulla Rai”. Certo, osserva Baudo, “di figure così in Italia ce ne sono pochine, l’ideale sarebbe qualcuno che conosca la Rai dal di dentro”.
Quindi va bene anche Lorenza Lei. “Con libertà d’azione farebbe bene”. Altri nomi? “Beh, anche un tipo come Claudio Cappon, andrebbe benissimo. E’ già stato dg della Rai per due volte, è ancora un nostro dirigente. Ha esperienza, saprebbe dove mettere le mani. E comunque penso che si potrebbe anche confermare Lorenza Lei: se le si conferissero libertà di azione, sono certo che farebbe bene”. E chi la critica? “Sbaglia. La Lei non solo è lì da pochi mesi, ma ha pure ereditato un’azienda letteralmente a pezzi. Il suo predecessore Mauro Masi è stato il peggior direttore generale nella storia della Rai… Tutta l’azienda, però, è ormai farcita ad ogni livello di personaggi incapaci, messi lì dalla politica”. Terminando con un ultimo giudizio sul direttore di Rai Uno Mauro Mazza (“Di spettacolo non sa nulla, tecnicamente nulla”), Baudo indica l’origine dei problemi nella Rai. “Furono i socialisti a far degenerare la Rai, a piegare l’azienda al volere della politica”.
A Baudo che dice che la Gasparri fa schifo non la prende con molta filosofia il senatore del Pdl: “Pippo Baudo è un conduttore finito.Per farsi citare deve solo insultare il prossimo. Gli consiglierei di invecchiare meglio. Baudo a 75 anni vorrebbe ancora andare in video. Tutti, ad un certo punto, dovremmo ritirarci. Lui non fa audience e carica livore sul prossimo non prendendo atto che quando io ero bambino già conduceva in tv. Ora stia un pò a casa invece di insultare le persone”.
Il toto-nomi. Per il momento nel vortice delle indiscrezioni sono usciti i nomi – ma al momento non hanno particolare consistenza – di Claudio Cappon, già direttore generale della Rai, per due volte, l’ultima per tre anni prima di Masi; di Giulio Anselmi, ex direttore della Stampa e dell’Ansa e ora presidente della stessa Ansa e da pochi mesi anche della Fieg, la Federazione degli editori dei giornali; Enrico Bondi, “medico” di molte grosse aziende (da Montedison alla Parmalat); di Rocco Sabelli, altro risanatore della finanziaria Immsi e della Piaggio (entrambe legate a Roberto Colannino) e scelto anche per rilanciare Alitalia; Mario Resca, presidente per 12 anni di McDonald’s in Italia e scelto nel 2008 dall’allora ministro Sandro Bondi come direttore generale del dicastero dei Beni culturali (con relative polemiche per la presunta incompetenza) e dal 2010 commissario straordinario a Milano della Grande Brera; Giancarlo Leone, ex capo di Rai Cinema per 7 anni e ora vice di Lorenza Lei; addirittura Umberto Eco; e Piero Angela. Il conduttore di Quark ha già chiarito: ”Tutti mi stanno chiedendo se voglio fare il presidente della Rai. No, grazie. Penso che possa servire meglio la Rai continuando a fare il lavoro che faccio”. Posizione condivisa da Baudo: “Lo capisco: proponessero un ruolo del genere a me, scapperei all’estero”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03 ... te/198471/
MEDIA & REGIME | di Redazione Il Fatto Quotidiano | 18 marzo 2012
Casini e Fini: "Se Monti lo ritiene necessario, faccia pure". E' l'ipotesi proposta da giorni da Bersani che però ad Alfano non piace per niente. Tra le soluzioni (per aggirare i vincoli della legge) potrebbe esserci un "super dg" che riformi l'azienda di viale Mazzini. Baudo: "Azienda moribonda, ci vorrebbe Marchionne"
Sì al commissariamento della Rai. Dopo Fini, anche Pier Ferdinando Casini si dice d’accordo con questa soluzione per la tv pubblica: “Sono totalmente d’accordo con Fini che ha parlato a nome del Terzo Polo” ha spiegato il leader dell’Udc. Ieri il presidente della Camera Gianfranco Fini, durante una convention di Futuro e Libertà a Pietrasanta, in Versilia, aveva detto: “Monti proceda con il commissariamento della Rai se lo ritiene necessario e metta i partiti di fronte alle loro responsabilità”.
In realtà il confronto è destinato ad essere tutt’altro che sereno, come si intende dalle parole del capogruppo del Pdl al Senato Maurizio Gasparri: “Non può diventare commissario della Rai né Enrico Bondi né un altro”. Per Gasparri l’idea del commissariamento dell’azienda di viale Mazzini, insomma, non è fattibile, perché “per commissariarla occorrerebbero condizioni economiche e giuridiche che non ci sono”. Sarebbe un atto “illegittimo, incostituzionale” e “non giustificato” dai dati di bilancio. Un parere che tende ovviamente a difendere soprattutto la legge sulle telecomunicazioni firmata proprio da Gasparri e in vigore dai tempi del secondo governo Berlusconi.
L’idea era stata lanciata e sostenuta con convinzione dal segretario del Partito Democratico Pierluigi Bersani: ”Con la governance attuale – aveva detto venerdì scorso – una persona autorevole è destinata solo a perdere autorevolezza perchè nessuno può fare i miracoli”. “Si faccia – è l’idea di Bersani – una nuova governance, più adatta ad un’azienda che deve competere, nel frattempo si nomini un commissario, ma si cambi passo. Se non si fa così e non si mettono fuori i partiti noi non partecipiamo”. “Una persona autorevole con quella governance e’ destinata a perdere autorevolezza”. Una posizione ribadita dopo il vertice di maggioranza di giovedì sera con il presidente del Consiglio Mario Monti, nel quale tuttavia l’argomento della Rai è rimasto stretto in un breve scampolo ormai a notte fonda. ”Sulla Rai se ne riparlerà – ha ripetuto Bersani venerdì – Vuol dire che andare bei lisci a rinnovare con la Gasparri comporta dei problemi che sono stati valutati e io ho ribadito la nostra posizione: o cambia governance o non partecipiamo. Basta, è un delitto che si sta consumando ai danni di un’azienda che non può esprimere una sua forza in una competizione che ci sarà nei prossimi anni”.
La posizione del governo. Un parere ufficiale dell’esecutivo non c’è. Tuttavia fonti vicine al governo riferivano dopo l’incontro tra Monti e Angelino Alfano, Bersani e Casini che in effetti tra le ipotesi sul tavolo c’è anche quella del commissariamento, anche se non nel senso stretto del termine, visto che nel caso della Rai “non vi sarebbero i presupposti giuridici” per una simile fattispecie, come diceva per l’appunto anche Gasparri. A Monti le idee sul futuro della Rai non mancherebbero: il Professore avrebbe prospettato l’ipotesi di aumentare i poteri del prossimo direttore Generale tanto da renderlo simile ad un “commissario risanatore”. Non sulla base del codice, visto che mancano i presupposti giuridici, ma sulla base delle deleghe che possono essere modificate anche con l’attuale legge Gasparri. Un modo per togliere (almeno in parte) l’azienda pubblica dal gioco dei partiti. Ipotesi appena ventilata, anche vista l’ora tarda, da Monti insieme ad altre possibilità e che sarebbe stata accolta con netta contrarietà dal Alfano. Nel Pdl, infatti, hanno già eretto le barricate per lasciare immutato l’assetto di viale Mazzini, a cominciare dall’attuale dg, Lorenza Lei. La paura del Popolo delle Libertà è anche un altro, come spiegava alcuni giorni fa il capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto: “Non accettiamo il commissariamento della Rai che prelude ad un’operazione di totale normalizzazione interna dell’azienda, con l’eliminazione delle poche voci e delle poche presenze non collocate sul tradizionale pensiero unico della sinistra. Sulla Rai non sono accettabili forzature di alcun tipo”.
Di nomi, nonostante circolino in abbondanza sui giornali, il premier non ne avrebbe ancora fatti. L’ipotesi di un commissariamento inoltre vedrebbe, secondo altre fonti (questa volta parlamentari), anche un certo scetticismo di Corrado Passera, l’unico ministro rimasto a parlare di Rai a palazzo Chigi con i leader e il premier. Il responsabile dello Sviluppo sarebbe dubbioso della fattibilità di un simile scenario ritenendo più percorribile il rinnovo del Cda con le attuali regole. Diversa la posizione del Pd che con lo stesso Bersani chiede un “commissariamento” ponte che traghetti la Rai verso una nuova governance. Il tema, comunque, vista la ferma opposizione di Alfano, è stato rinviato al prossimo vertice, con l’invito del premier a ragionare sulle proposte fatte. Anche perchè di tempo ce n’è a sufficienza: il bilancio della Rai sarà approvato dall’assemblea solo a fine aprile. E, come ha spiegato Casini, il dossier potrebbe essere affrontato “dopo le amministrative quando ci sarà la serenità necessaria per farlo”.
Baudo: “Un’azienda moribonda, ci vorrebbe Marchionne”. Sullo stato di salute della Rai si registra anche l’opinione autorevole di uno che in quell’azienda è cresciuto e di contro ha contribuito a far crescere. La Rai “è un’azienda moribonda, senza più uno straccio di progetto culturale, seviziata dalla politica” dichiara Pippo Baudo, in un’intervista al Corriere della Sera, aggiungendo che “è un’idea ottima” quella del governo che “avrebbe intenzione di enfatizzare il ruolo del direttore generale così da farlo diventare, nei fatti, una sorta di commissario straordinario”. “La legge Gasparri – non usa mezze parole il conduttore – quello schifo di legge, per ora non si può toccare: perciò la soluzione potrebbe essere quella di un direttore generale forte, capace di intervenire con decisione, per poter raschiare via tutte le incompetenze, per tappare i buchi del bilancio e restituire all’azienda un profilo di servizio pubblico. Penso a Sergio Marchionne, uno così servirebbe”, perché è “un manager che avrebbe la testa giusta per intervenire sulla Rai”. Certo, osserva Baudo, “di figure così in Italia ce ne sono pochine, l’ideale sarebbe qualcuno che conosca la Rai dal di dentro”.
Quindi va bene anche Lorenza Lei. “Con libertà d’azione farebbe bene”. Altri nomi? “Beh, anche un tipo come Claudio Cappon, andrebbe benissimo. E’ già stato dg della Rai per due volte, è ancora un nostro dirigente. Ha esperienza, saprebbe dove mettere le mani. E comunque penso che si potrebbe anche confermare Lorenza Lei: se le si conferissero libertà di azione, sono certo che farebbe bene”. E chi la critica? “Sbaglia. La Lei non solo è lì da pochi mesi, ma ha pure ereditato un’azienda letteralmente a pezzi. Il suo predecessore Mauro Masi è stato il peggior direttore generale nella storia della Rai… Tutta l’azienda, però, è ormai farcita ad ogni livello di personaggi incapaci, messi lì dalla politica”. Terminando con un ultimo giudizio sul direttore di Rai Uno Mauro Mazza (“Di spettacolo non sa nulla, tecnicamente nulla”), Baudo indica l’origine dei problemi nella Rai. “Furono i socialisti a far degenerare la Rai, a piegare l’azienda al volere della politica”.
A Baudo che dice che la Gasparri fa schifo non la prende con molta filosofia il senatore del Pdl: “Pippo Baudo è un conduttore finito.Per farsi citare deve solo insultare il prossimo. Gli consiglierei di invecchiare meglio. Baudo a 75 anni vorrebbe ancora andare in video. Tutti, ad un certo punto, dovremmo ritirarci. Lui non fa audience e carica livore sul prossimo non prendendo atto che quando io ero bambino già conduceva in tv. Ora stia un pò a casa invece di insultare le persone”.
Il toto-nomi. Per il momento nel vortice delle indiscrezioni sono usciti i nomi – ma al momento non hanno particolare consistenza – di Claudio Cappon, già direttore generale della Rai, per due volte, l’ultima per tre anni prima di Masi; di Giulio Anselmi, ex direttore della Stampa e dell’Ansa e ora presidente della stessa Ansa e da pochi mesi anche della Fieg, la Federazione degli editori dei giornali; Enrico Bondi, “medico” di molte grosse aziende (da Montedison alla Parmalat); di Rocco Sabelli, altro risanatore della finanziaria Immsi e della Piaggio (entrambe legate a Roberto Colannino) e scelto anche per rilanciare Alitalia; Mario Resca, presidente per 12 anni di McDonald’s in Italia e scelto nel 2008 dall’allora ministro Sandro Bondi come direttore generale del dicastero dei Beni culturali (con relative polemiche per la presunta incompetenza) e dal 2010 commissario straordinario a Milano della Grande Brera; Giancarlo Leone, ex capo di Rai Cinema per 7 anni e ora vice di Lorenza Lei; addirittura Umberto Eco; e Piero Angela. Il conduttore di Quark ha già chiarito: ”Tutti mi stanno chiedendo se voglio fare il presidente della Rai. No, grazie. Penso che possa servire meglio la Rai continuando a fare il lavoro che faccio”. Posizione condivisa da Baudo: “Lo capisco: proponessero un ruolo del genere a me, scapperei all’estero”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03 ... te/198471/
Re: Rai come Alitalia?
SANTORO POLEMICO CON MONTI:" NOMINI BERLUSCONI MINISTRO DELLA TV".
ROMA - Persone per bene, ma di centrodestra. Questa l'analisi di Michele Santoro sui ministri del governo Monti, che «per me sarebbe l'interlocutore ideale, ma da parte del governo Monti una vedo una comprensione dell'industria culturale per lo sviluppo del Paese. Forse si dovrebbero far spiegare l'importanza del ruolo della televisione dal governo precedente e dovrebbero magari nominare Berlusconi - ha aggiunto con una provocazione - ministro della televisione». Santoro è intervenuto al convegno Rai, cambiare la musica, cambiare l'orchestra, in corso a Roma, dedicato a proposte sulla governance dell'azienda pubblica, organizzato dall'Italia dei Valori.
I NUMERI DI "SERVIZIO PUBBLICO" «Per una puntata di Servizio Pubblico raccogliamo circa 400.000 euro di pubblicità e a fine stagione arriveremo a un totale di 4-5 milioni, un risultato fino a poco tempo fa impensabile e che rispecchia la crisi della Rai. Evidentemente anche da parte degli investitori c'è una voglia di ribellarsi a un sistema bloccato, che non viene rilevata dal sistema politico», ha detto Santoro.
«La piccola esperienza che ho cominciato quest'anno - ha aggiunto il giornalista -, pensavo fosse destinata al successo per un piccolo numero di serate, basandomi sull'esperienza diRaiperunanotte per cui c'era stata una partecipazione di massa che voleva segnalare la necessità di cambiare il sistema, esigenza che però ha avuto un'esigenza molto debole dai partiti. Io avevo la ragionevole speranza di fare 4-5 serate con lo stesso successo, ma arrivare alla fine di una stagione televisiva era un'idea utopistica, invece è successo, ci siamo arrivati».
Santoro ha anche sottolineato che gli «piacerebbe per una volta si prendesse atto che la mia posizione verso il sistema dell'informazione italiana non è quello di una vittima ma di chi si batte per il suo cambiamento. Da questa mia battaglia non ho ricavato solo cose negative ma anche positive, come una grande popolarità e cerco compagni di strada per continuare».
"IO DG, FRECCERO PRESIDENTE" «Vediamo se riusciamo a fare un ticket con Carlo Freccero per candidarci lui come presidente ed io come direttore generale della Rai e speriamo di trovare via via anche candidati a membri per il cda. Vogliamo sfidare la commissione parlamentare di Vigilanza presentando i nostri curricula. Lo dovrebbero fare tutti, le nomine dovrebbero essere volontarie», ha aggiunto il conduttore di Servizio Pubblico. «Il peso della partitocrazia è un cancro - ha aggiunto il giornalista -. Sono i meccanismi di trasparenza che rendono un sistema migliore». (www.leggo.it)
http://www.radiormt.com/index.php?optio ... &Itemid=85
ROMA - Persone per bene, ma di centrodestra. Questa l'analisi di Michele Santoro sui ministri del governo Monti, che «per me sarebbe l'interlocutore ideale, ma da parte del governo Monti una vedo una comprensione dell'industria culturale per lo sviluppo del Paese. Forse si dovrebbero far spiegare l'importanza del ruolo della televisione dal governo precedente e dovrebbero magari nominare Berlusconi - ha aggiunto con una provocazione - ministro della televisione». Santoro è intervenuto al convegno Rai, cambiare la musica, cambiare l'orchestra, in corso a Roma, dedicato a proposte sulla governance dell'azienda pubblica, organizzato dall'Italia dei Valori.
I NUMERI DI "SERVIZIO PUBBLICO" «Per una puntata di Servizio Pubblico raccogliamo circa 400.000 euro di pubblicità e a fine stagione arriveremo a un totale di 4-5 milioni, un risultato fino a poco tempo fa impensabile e che rispecchia la crisi della Rai. Evidentemente anche da parte degli investitori c'è una voglia di ribellarsi a un sistema bloccato, che non viene rilevata dal sistema politico», ha detto Santoro.
«La piccola esperienza che ho cominciato quest'anno - ha aggiunto il giornalista -, pensavo fosse destinata al successo per un piccolo numero di serate, basandomi sull'esperienza diRaiperunanotte per cui c'era stata una partecipazione di massa che voleva segnalare la necessità di cambiare il sistema, esigenza che però ha avuto un'esigenza molto debole dai partiti. Io avevo la ragionevole speranza di fare 4-5 serate con lo stesso successo, ma arrivare alla fine di una stagione televisiva era un'idea utopistica, invece è successo, ci siamo arrivati».
Santoro ha anche sottolineato che gli «piacerebbe per una volta si prendesse atto che la mia posizione verso il sistema dell'informazione italiana non è quello di una vittima ma di chi si batte per il suo cambiamento. Da questa mia battaglia non ho ricavato solo cose negative ma anche positive, come una grande popolarità e cerco compagni di strada per continuare».
"IO DG, FRECCERO PRESIDENTE" «Vediamo se riusciamo a fare un ticket con Carlo Freccero per candidarci lui come presidente ed io come direttore generale della Rai e speriamo di trovare via via anche candidati a membri per il cda. Vogliamo sfidare la commissione parlamentare di Vigilanza presentando i nostri curricula. Lo dovrebbero fare tutti, le nomine dovrebbero essere volontarie», ha aggiunto il conduttore di Servizio Pubblico. «Il peso della partitocrazia è un cancro - ha aggiunto il giornalista -. Sono i meccanismi di trasparenza che rendono un sistema migliore». (www.leggo.it)
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Re: Rai come Alitalia?
Ieri abbiamo tenuto una delle assemblee che si stanno svolgendo in tutta Italia.
Al momento, la posizione espressa da Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Snater (diversa da quella delle altre tre sigle) è rissunta nei due comunicati che seguono.
http://www.slc-cgil.it/modules.php?name ... e&sid=4119
http://www.slc-cgil.it/modules.php?name ... e&sid=4121
Al momento, la posizione espressa da Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Snater (diversa da quella delle altre tre sigle) è rissunta nei due comunicati che seguono.
http://www.slc-cgil.it/modules.php?name ... e&sid=4119
http://www.slc-cgil.it/modules.php?name ... e&sid=4121
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
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Re: Rai come Alitalia?
per capirci qualcosa occorrerebbe vedere cosa c'è nella piattaforma per il rinnovo del contratto.peanuts ha scritto:Ieri abbiamo tenuto una delle assemblee che si stanno svolgendo in tutta Italia.
Al momento, la posizione espressa da Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Snater (diversa da quella delle altre tre sigle) è rissunta nei due comunicati che seguono.
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Re: Rai come Alitalia?
E' un po' lunga da spiegare, ma si tratta di proposte che impongono a noi rinunce, ai dirigenti no e non rilanciano l'azienda.mariok ha scritto:per capirci qualcosa occorrerebbe vedere cosa c'è nella piattaforma per il rinnovo del contratto.peanuts ha scritto:Ieri abbiamo tenuto una delle assemblee che si stanno svolgendo in tutta Italia.
Al momento, la posizione espressa da Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Snater (diversa da quella delle altre tre sigle) è rissunta nei due comunicati che seguono.
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"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
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Rai quale futuro
Roma - (Adnkronos) - Il giornalista ospite di Lucia Annunziata a 'In ½ h' conferma la volontà di candidarsi alla guida di viale Mazzini insieme a Carlo Freccero: "Se la fase due non inizia dalla Rai non comincerà mai"
Roma, 29 apr. (Adnkronos) - "Monti dovrà prestare attenzione a questa richiesta perché se la fase due non inizia dalla Rai non comincerà mai. Non è una questione di soldi ma di libertà e di credibilità del governo". Michele Santoro ospite di Lucia Annunziata a 'In 1/2 h' su Rai3, rilancia la sua candidatura alla direzione generale della Rai, insieme a Carlo Freccero in veste di presidente.
"La nostra non è una provocazione", chiarisce Santoro. "Io e Freccero potremmo affrontare un dibattito con qualunque altro ticket. Abbiamo titoli, esperienza, abbiamo seguito una pratica multimediale che nessuno ha fatto in Italia - scandisce il giornalista - Se uno vuole prendere in mano la Rai e non fare tagli dolorosi, deve investire nella multimedialità, i dipendenti devono essere impegnati secondo progetti orizzontali e non verticali". Poi Santoro entra nel merito delle mosse concrete che segneranno l'autocandidatura: "Manderemo i nostri curricula alle istituzioni e vedremo come li analizzeranno. Vogliamo affermare il principio che chi aspira a ricoprire cariche pubbliche di rilievo deve dirlo in maniera trasparente. Noi lo facciamo, gli altri devono fare altrettanto, non andando a parlare con Bisignani o con Letta. Vorrei che Monti ci indicasse un percorso, una scadenza. Se dice che, dopo le nomine della Vigilanza, si devono presentare i curricula, questo non ci sta bene. Dia una scadenza di due settimane e voglio vedere se quelli che fanno parte delle cricche presentano i curricula".
Quanto agli altri editori "ho contatti con La7, con Sky, con qualunque altro operatore televisivo - dice - . Lo faccio da produttore indipendente. Avrei volentieri contatti anche con la Rai, ma mentre per gli altri editori la situazione è cambiata, per la Rai no". Secondo Santoro nelle reti private ora sentono "meno il peso di Berlusconi sul sistema". Oggi "Berlusconi non è più premier e questo ha un peso". Ma è anche vero che "il conflitto di interessi non è una malattia solo di Berlusconi, coinvolge tutti, anche la sinistra, che ha la sua diramazione di conflitto di interessi in Rai. Il problema - sottolinea - è che non siamo arrivati alla rivoluzione copernicana che mette al centro gli autori". Ed è, infatti, "uno scandalo che in Rai non ci siano Daniele Luttazzi o Marco Paolini".
Quanto alla "posizione scelta dal Pd di dire no alla spartizione delle poltrone in Rai" è "positiva", ma il Pd non si rende conto che la Rai è un punto nevralgico per la crescita. I tempi sono stretti e il Pd non può stare sull'Aventino". "Bisogna costringere Monti a non aspettare le decisioni dei partiti - spiega - ma ad anticiparle. Monti deve dire: io indico questi nomi e questa qualità di persone, svincolate dai partiti. Al quel punto i partiti non possono far altro che seguirlo, se non vogliono precipitare ancora di più nell'opinione pubblica. Io però vedo poche sferzate in faccia ai partiti da Monti, vedo più pugni in faccia agli operai".
Poi Santoro rivolge una domanda al leader del Pd: "Chiedo a Bersani: la televisione che dovresti fare ti deve assomigliare o no? Se non deve assomigliare ai partiti, allora bisogna scegliere un percorso diverso, più disordinato. E' chiaro che in questo percorso io e Freccero dobbiamo avere delle chance. Certo, se li scegliessero più giovani di noi sarebbe meglio".
Roma, 29 apr. (Adnkronos) - "Monti dovrà prestare attenzione a questa richiesta perché se la fase due non inizia dalla Rai non comincerà mai. Non è una questione di soldi ma di libertà e di credibilità del governo". Michele Santoro ospite di Lucia Annunziata a 'In 1/2 h' su Rai3, rilancia la sua candidatura alla direzione generale della Rai, insieme a Carlo Freccero in veste di presidente.
"La nostra non è una provocazione", chiarisce Santoro. "Io e Freccero potremmo affrontare un dibattito con qualunque altro ticket. Abbiamo titoli, esperienza, abbiamo seguito una pratica multimediale che nessuno ha fatto in Italia - scandisce il giornalista - Se uno vuole prendere in mano la Rai e non fare tagli dolorosi, deve investire nella multimedialità, i dipendenti devono essere impegnati secondo progetti orizzontali e non verticali". Poi Santoro entra nel merito delle mosse concrete che segneranno l'autocandidatura: "Manderemo i nostri curricula alle istituzioni e vedremo come li analizzeranno. Vogliamo affermare il principio che chi aspira a ricoprire cariche pubbliche di rilievo deve dirlo in maniera trasparente. Noi lo facciamo, gli altri devono fare altrettanto, non andando a parlare con Bisignani o con Letta. Vorrei che Monti ci indicasse un percorso, una scadenza. Se dice che, dopo le nomine della Vigilanza, si devono presentare i curricula, questo non ci sta bene. Dia una scadenza di due settimane e voglio vedere se quelli che fanno parte delle cricche presentano i curricula".
Quanto agli altri editori "ho contatti con La7, con Sky, con qualunque altro operatore televisivo - dice - . Lo faccio da produttore indipendente. Avrei volentieri contatti anche con la Rai, ma mentre per gli altri editori la situazione è cambiata, per la Rai no". Secondo Santoro nelle reti private ora sentono "meno il peso di Berlusconi sul sistema". Oggi "Berlusconi non è più premier e questo ha un peso". Ma è anche vero che "il conflitto di interessi non è una malattia solo di Berlusconi, coinvolge tutti, anche la sinistra, che ha la sua diramazione di conflitto di interessi in Rai. Il problema - sottolinea - è che non siamo arrivati alla rivoluzione copernicana che mette al centro gli autori". Ed è, infatti, "uno scandalo che in Rai non ci siano Daniele Luttazzi o Marco Paolini".
Quanto alla "posizione scelta dal Pd di dire no alla spartizione delle poltrone in Rai" è "positiva", ma il Pd non si rende conto che la Rai è un punto nevralgico per la crescita. I tempi sono stretti e il Pd non può stare sull'Aventino". "Bisogna costringere Monti a non aspettare le decisioni dei partiti - spiega - ma ad anticiparle. Monti deve dire: io indico questi nomi e questa qualità di persone, svincolate dai partiti. Al quel punto i partiti non possono far altro che seguirlo, se non vogliono precipitare ancora di più nell'opinione pubblica. Io però vedo poche sferzate in faccia ai partiti da Monti, vedo più pugni in faccia agli operai".
Poi Santoro rivolge una domanda al leader del Pd: "Chiedo a Bersani: la televisione che dovresti fare ti deve assomigliare o no? Se non deve assomigliare ai partiti, allora bisogna scegliere un percorso diverso, più disordinato. E' chiaro che in questo percorso io e Freccero dobbiamo avere delle chance. Certo, se li scegliessero più giovani di noi sarebbe meglio".
le reazioni
http://www.repubblica.it/politica/2012/ ... -34156457/
Le reazioni alla incalzante "campagna" di Michele Santoro non si fanno attendere. Secondo Alessio Butti, capogruppo del Pdl in commissione di vigilanza, "nessuno ne sentiva la mancanza e così il redivivo Santoro ne ha escogitata un'altra delle sue per tornare alla ribalta della cronaca". "A parte che dirigere un'azienda così importante e complessa è cosa assai diversa dal fustigare qualcuno durante trasmissioni a senso unico - rileva Butti in una nota -, desideriamo ricordare che Santoro non rappresenta certo l'archetipo dell'equidistanza o della qualità manageriale che sono requisiti indispensabili per un direttore all'altezza della situazione".
Sprezzanti i senatori del Pdl Enzo Fasano, componente della Commissione di Vigilanza Rai, e Achille Totaro.
"Il curriculum suo e di Freccero sono degni della tv della Corea del Nord. Può darsi anche che il presidente del Consiglio si muova a compassione e non cestini subito i loro curricula". "Di certo c'è una sola cosa - prosegue la nota dei due senatori Pdl -. Che in commissione di Vigilanza Rai valuteremo con attenzione questa eventuale candidatura, che sicuramente si aggiungerà a quella di tantissime altre personalità che hanno qualche idea più moderna di quelle sbagliate del vecchio Pci, credibilità riconosciuta da tutti e, soprattutto, tanta serietà in più della coppia da sballo Santoro-Freccero".
Nel Pd, spicca il favore di Arturo Parisi. "Bene la candidatura di Santoro e di Freccero - afferma in una nota -. Alzi adesso la mano chi ritiene di avere i titoli e un programma all'altezza di quella che appare una provocazione e dovrebbe essere invece la norma: per la Rai ma non solo per la Rai. Solo la trasparenza può salvarci dalle spartizioni oscure della oligarchia partitica delle quali nessuno ha responsabilità e nessuno dà conto".
"Ottima la candidatura di Santoro a direttore generale della Rai, come quella di Freccero a presidente. Peccato che Carnevale sia ormai finito da oltre due mesi. Sarà per la prossima edizione" l'ironico commento di Giorgio Merlo (Pd), vicepresidente della commissione di vigilanza sulla Rai.
L'autocandidatura di Santoro è invece bene accolta dall'Idv. "Quello che mi convince - scrive sul suo blog Felice Belisario - è il metodo: l'annuncio di presentazione di curricula alla commissione parlamentare di Vigilanza Rai che, secondo l'attuale pessima legge Gasparri, è deputata alla scelta. Candidature che, per la prima volta, non passano attraverso l'ok di questo o quel partito di riferimento. Una nostra antica battaglia".
Anche lo scrittore Roberto Saviano dedica un "tweet" alla vicenda. "Santoro: 'In Rai io e Freccero alla
guida'. Con i partiti al 2% di credibilità nel Paese, Monti premi il merito e la storia della Rai". scrive l'autore di Gomorra su Twitter.
Per il portavoce di Articolo 21 Giuseppe Giulietti e per il senatore Pd Vincenzo Vita, "la candidatura di Santoro e di Freccero, per quanto ci riguarda, non rappresenta una provocazione, ma la generosa disponibilità di chi ancora crede in un futuro per il servizio pubblico". Articolo 21 ha aperto una consultazione sul proprio sito per individuare in modo pubblico e trasparente proposte di candidature autorevoli per il consiglio di amministrazione della Rai. "Tra i più 'gettonati', oltre a Santoro e Freccero - concludono Giulietti e Vita - anche Roberto Saviano, Stefano Rodotà, Gustavo Zagrebelsky, Lorella Zanardo, Sandra Bonsanti, Tana De Zulueta, Corrado Augias".
(29 aprile 2012) © RIPRODUZIONE RISERVATA
Le reazioni alla incalzante "campagna" di Michele Santoro non si fanno attendere. Secondo Alessio Butti, capogruppo del Pdl in commissione di vigilanza, "nessuno ne sentiva la mancanza e così il redivivo Santoro ne ha escogitata un'altra delle sue per tornare alla ribalta della cronaca". "A parte che dirigere un'azienda così importante e complessa è cosa assai diversa dal fustigare qualcuno durante trasmissioni a senso unico - rileva Butti in una nota -, desideriamo ricordare che Santoro non rappresenta certo l'archetipo dell'equidistanza o della qualità manageriale che sono requisiti indispensabili per un direttore all'altezza della situazione".
Sprezzanti i senatori del Pdl Enzo Fasano, componente della Commissione di Vigilanza Rai, e Achille Totaro.
"Il curriculum suo e di Freccero sono degni della tv della Corea del Nord. Può darsi anche che il presidente del Consiglio si muova a compassione e non cestini subito i loro curricula". "Di certo c'è una sola cosa - prosegue la nota dei due senatori Pdl -. Che in commissione di Vigilanza Rai valuteremo con attenzione questa eventuale candidatura, che sicuramente si aggiungerà a quella di tantissime altre personalità che hanno qualche idea più moderna di quelle sbagliate del vecchio Pci, credibilità riconosciuta da tutti e, soprattutto, tanta serietà in più della coppia da sballo Santoro-Freccero".
Nel Pd, spicca il favore di Arturo Parisi. "Bene la candidatura di Santoro e di Freccero - afferma in una nota -. Alzi adesso la mano chi ritiene di avere i titoli e un programma all'altezza di quella che appare una provocazione e dovrebbe essere invece la norma: per la Rai ma non solo per la Rai. Solo la trasparenza può salvarci dalle spartizioni oscure della oligarchia partitica delle quali nessuno ha responsabilità e nessuno dà conto".
"Ottima la candidatura di Santoro a direttore generale della Rai, come quella di Freccero a presidente. Peccato che Carnevale sia ormai finito da oltre due mesi. Sarà per la prossima edizione" l'ironico commento di Giorgio Merlo (Pd), vicepresidente della commissione di vigilanza sulla Rai.
L'autocandidatura di Santoro è invece bene accolta dall'Idv. "Quello che mi convince - scrive sul suo blog Felice Belisario - è il metodo: l'annuncio di presentazione di curricula alla commissione parlamentare di Vigilanza Rai che, secondo l'attuale pessima legge Gasparri, è deputata alla scelta. Candidature che, per la prima volta, non passano attraverso l'ok di questo o quel partito di riferimento. Una nostra antica battaglia".
Anche lo scrittore Roberto Saviano dedica un "tweet" alla vicenda. "Santoro: 'In Rai io e Freccero alla
guida'. Con i partiti al 2% di credibilità nel Paese, Monti premi il merito e la storia della Rai". scrive l'autore di Gomorra su Twitter.
Per il portavoce di Articolo 21 Giuseppe Giulietti e per il senatore Pd Vincenzo Vita, "la candidatura di Santoro e di Freccero, per quanto ci riguarda, non rappresenta una provocazione, ma la generosa disponibilità di chi ancora crede in un futuro per il servizio pubblico". Articolo 21 ha aperto una consultazione sul proprio sito per individuare in modo pubblico e trasparente proposte di candidature autorevoli per il consiglio di amministrazione della Rai. "Tra i più 'gettonati', oltre a Santoro e Freccero - concludono Giulietti e Vita - anche Roberto Saviano, Stefano Rodotà, Gustavo Zagrebelsky, Lorella Zanardo, Sandra Bonsanti, Tana De Zulueta, Corrado Augias".
(29 aprile 2012) © RIPRODUZIONE RISERVATA
Re: Rai come Alitalia?
Questo Merlo non è la prima volta che perde l'occasione per tacere."Ottima la candidatura di Santoro a direttore generale della Rai, come quella di Freccero a presidente. Peccato che Carnevale sia ormai finito da oltre due mesi. Sarà per la prossima edizione" l'ironico commento di Giorgio Merlo (Pd), vicepresidente della commissione di vigilanza sulla Rai.
Re: Rai come Alitalia?
Monti avverte Lorenza Lei: la Rai così non va
In arrivo importanti cambiamenti: riduzione dei consiglieri
E circolano i nomi del nuovo d.g.: da Cappon a Sabelli (ex Alitalia)
ROMA- «Chi vuole diminuire le tasse sa che è necessario rivedere enti e società, compresa la Rai, dove la logica della trasparenza, del merito, dell'indipendenza dalla politica non è garantita… La Rai è un esempio eclatante di enti e società che vanno rivisti». Mario Monti non poteva essere più chiaro di così, lunedì sera. La tv pubblica non funziona, non assicura «indipendenza dalla politica»: un giudizio durissimo, anche se implicito, sull’operato degli attuali vertici, partendo dalla direzione generale oggi affidata a Lorenza Lei che, secondo lo Statuto della Rai, è la responsabile di tutte le scelte e gli indirizzi editoriali di viale Mazzini.
BENSERVITO? - C’è già chi parla di benservito per spianare la strada a un totale ed eloquente ricambio. Le parole di Monti arrivano in un momento cruciale della vita della Rai. Mercoledì si riunirà l’ufficio di presidenza della commissione di Vigilanza presieduta da Sergio Zavoli. E’ il primo atto della trasformazione della commissione in seggio elettorale per l’elezione dei nuovi vertici: l’attuale Consiglio è scaduto da diverse settimane con l’approvazione del bilancio 2011. Venerdì 4 si riunirà l’assemblea dei Soci Rai (il ministero dell’Economia e la Siae) per il definitivo varo formale di quello stesso bilancio. Toccherà poi a Zavoli aprire i seggi la prossima settimana.
IL TAGLIO - Ma si aspetta da un momento all’altro una seconda mossa di Mario Monti: ridurre da nove a cinque i consiglieri di amministrazione. Un taglio in linea con ciò che è già avvenuto per l’ Autorità delle Telecomunicazioni, per esempio: senza con questo modificare la legge Gasparri, punto sul quale il Pdl è irremovibile. Ma il gesto potrebbe sbloccare la posizione del Pd, fermo sulla decisione di non partecipare al rinnovo dei vertici con l’attuale legge. In teoria, se davvero i consiglieri fossero cinque, il ministero dell’Economia designerebbe il presidente e forse anche il proprio consigliere, lasciando alla Vigilanza il compito di votarne tre (in numero dispari come avviene oggi, la Gasparri ne prevede sette per la commissione). Nominato il Consiglio, sarebbe il turno del direttore generale, anche questo indicato comunque dal ministero dell’Economia ma sottoposto al voto a maggioranza qualificata della Vigilanza, pena la decadenza della candidatura.
LA ROSA DEI NOMI - In quanto ai possibili nomi, esce dalla rosa ovviamente Enrico Bondi, dato fino a tre giorni fa possibile direttore generale ma nominato Commissario per la razionalizzazione della spesa sugli acquisti di beni e servizi. Per la presidenza si continua a fare il nome di Giulio Anselmi, per la direzione generale circolano quelli di due manager interni molto apprezzati a palazzo Chigi come Claudio Cappon, già due volte direttore generale, e di Giancarlo Leone, oggi responsabile della nuova struttura Intrattenimento e in passato vicedirettore generale. Ci sono anche le ipotesi di Francesco Caio e di Rocco Sabelli, manager uscente di Alitalia. Mario Monti vedrebbe con molto favore un nuovo metodo da parte della politica: cioè la nomina di consiglieri sganciati dall’universo dei partiti (niente ex parlamentari, per esempio) ma manager della cultura e dell’audiovisivo, capaci di affrontare immediatamente i gravissimi nodi che stanno stringendo viale Mazzini.
PUBBLICITA' MENO 17% - La riprevisione di bilancio 2012, rispetto a quella votata nel dicembre 2011 (col solo voto contrario del consigliere Nino Rizzo Nervo, poi dimessosi a gennaio) è stata presentata in Consiglio dall’attuale direttore generale Lorenza Lei, ma non approvata: immagina ulteriori tagli per 46 milioni di euro, in larga parte sul prodotto. La raccolta pubblicitaria del primo trimestre 2012 a segnato un -17% rispetto all’ipotesi di fine 2011, cioè almeno un -45 milioni a fine anno se la tendenza resterà stabile. Sono fortissime le preoccupazioni interne: lavoratori, programmisti, giornalisti, industriali della fiction e del cinema vedono in questi tagli un gravissimo pericolo non solo per l’occupazione del settore ma anche della qualità dell’offerta Rai. E sono in molti a chiedersi perché la pubblicità dovrebbe comprare nuovi spazi intorno a un prodotto sempre meno appetibile e inventivo. Ma per ora siamo alle ipotesi. L’unica vera novità è la convocazione della Vigilanza per le votazioni, con tutta probabilità la prossima settimana. E lì si capirà dove davvero tira il vento del cambiamento per la Rai. Ammesso e non concesso che spiri davvero.
Paolo Conti
1 maggio 2012 | 11:33
http://www.corriere.it/politica/12_magg ... e3d0.shtml
In arrivo importanti cambiamenti: riduzione dei consiglieri
E circolano i nomi del nuovo d.g.: da Cappon a Sabelli (ex Alitalia)
ROMA- «Chi vuole diminuire le tasse sa che è necessario rivedere enti e società, compresa la Rai, dove la logica della trasparenza, del merito, dell'indipendenza dalla politica non è garantita… La Rai è un esempio eclatante di enti e società che vanno rivisti». Mario Monti non poteva essere più chiaro di così, lunedì sera. La tv pubblica non funziona, non assicura «indipendenza dalla politica»: un giudizio durissimo, anche se implicito, sull’operato degli attuali vertici, partendo dalla direzione generale oggi affidata a Lorenza Lei che, secondo lo Statuto della Rai, è la responsabile di tutte le scelte e gli indirizzi editoriali di viale Mazzini.
BENSERVITO? - C’è già chi parla di benservito per spianare la strada a un totale ed eloquente ricambio. Le parole di Monti arrivano in un momento cruciale della vita della Rai. Mercoledì si riunirà l’ufficio di presidenza della commissione di Vigilanza presieduta da Sergio Zavoli. E’ il primo atto della trasformazione della commissione in seggio elettorale per l’elezione dei nuovi vertici: l’attuale Consiglio è scaduto da diverse settimane con l’approvazione del bilancio 2011. Venerdì 4 si riunirà l’assemblea dei Soci Rai (il ministero dell’Economia e la Siae) per il definitivo varo formale di quello stesso bilancio. Toccherà poi a Zavoli aprire i seggi la prossima settimana.
IL TAGLIO - Ma si aspetta da un momento all’altro una seconda mossa di Mario Monti: ridurre da nove a cinque i consiglieri di amministrazione. Un taglio in linea con ciò che è già avvenuto per l’ Autorità delle Telecomunicazioni, per esempio: senza con questo modificare la legge Gasparri, punto sul quale il Pdl è irremovibile. Ma il gesto potrebbe sbloccare la posizione del Pd, fermo sulla decisione di non partecipare al rinnovo dei vertici con l’attuale legge. In teoria, se davvero i consiglieri fossero cinque, il ministero dell’Economia designerebbe il presidente e forse anche il proprio consigliere, lasciando alla Vigilanza il compito di votarne tre (in numero dispari come avviene oggi, la Gasparri ne prevede sette per la commissione). Nominato il Consiglio, sarebbe il turno del direttore generale, anche questo indicato comunque dal ministero dell’Economia ma sottoposto al voto a maggioranza qualificata della Vigilanza, pena la decadenza della candidatura.
LA ROSA DEI NOMI - In quanto ai possibili nomi, esce dalla rosa ovviamente Enrico Bondi, dato fino a tre giorni fa possibile direttore generale ma nominato Commissario per la razionalizzazione della spesa sugli acquisti di beni e servizi. Per la presidenza si continua a fare il nome di Giulio Anselmi, per la direzione generale circolano quelli di due manager interni molto apprezzati a palazzo Chigi come Claudio Cappon, già due volte direttore generale, e di Giancarlo Leone, oggi responsabile della nuova struttura Intrattenimento e in passato vicedirettore generale. Ci sono anche le ipotesi di Francesco Caio e di Rocco Sabelli, manager uscente di Alitalia. Mario Monti vedrebbe con molto favore un nuovo metodo da parte della politica: cioè la nomina di consiglieri sganciati dall’universo dei partiti (niente ex parlamentari, per esempio) ma manager della cultura e dell’audiovisivo, capaci di affrontare immediatamente i gravissimi nodi che stanno stringendo viale Mazzini.
PUBBLICITA' MENO 17% - La riprevisione di bilancio 2012, rispetto a quella votata nel dicembre 2011 (col solo voto contrario del consigliere Nino Rizzo Nervo, poi dimessosi a gennaio) è stata presentata in Consiglio dall’attuale direttore generale Lorenza Lei, ma non approvata: immagina ulteriori tagli per 46 milioni di euro, in larga parte sul prodotto. La raccolta pubblicitaria del primo trimestre 2012 a segnato un -17% rispetto all’ipotesi di fine 2011, cioè almeno un -45 milioni a fine anno se la tendenza resterà stabile. Sono fortissime le preoccupazioni interne: lavoratori, programmisti, giornalisti, industriali della fiction e del cinema vedono in questi tagli un gravissimo pericolo non solo per l’occupazione del settore ma anche della qualità dell’offerta Rai. E sono in molti a chiedersi perché la pubblicità dovrebbe comprare nuovi spazi intorno a un prodotto sempre meno appetibile e inventivo. Ma per ora siamo alle ipotesi. L’unica vera novità è la convocazione della Vigilanza per le votazioni, con tutta probabilità la prossima settimana. E lì si capirà dove davvero tira il vento del cambiamento per la Rai. Ammesso e non concesso che spiri davvero.
Paolo Conti
1 maggio 2012 | 11:33
http://www.corriere.it/politica/12_magg ... e3d0.shtml
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