quo vadis PD ????

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
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peanuts
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da peanuts »

mariok ha scritto:
peanuts ha scritto:
mariok ha scritto:Non piace neanche a me bastonare il PD, perché sono convinto anch'io che senza il PD al governo ci va il cavaliere o i suoi delegati.
Questo non è scontato, vedi Napoli
A Napoli il primo turno lo vinse Gianni Lettieri (centrodestra). Poiché alle politiche non c'è secondo turno,... datti la risposta.
Dimentichi il tracollo attuale del pdl e la nausea che ha tantissima gente dopo le ultime vicende.
E comunque, che vantaggio e numeri avrebbero?...
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
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camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

Capita come per le ciliegie,…una ciliegia tira l’altra…., lo stesso dicasi per i confrontri, un confronto tira l’altro e si va fuori OT.

Riprendo pertanto, nel 3D qui dedicato la risposta dovuta a soloo42000 posta nel 3D "La vicenda FIAT"

>>Bisogna ricominciare da capo, e non si può ripartire con gli errori di fondo che hanno fatto affondare il Paese.

E quindi zione?
Ripartiamo con Renzi?

Poi il PD si spacca, perdiamo le elezioni, governa Monti/Berlusca/Casini/Fini puntellato da Renzi per anni.
Poi si vedra` se a SX si forma un nuovo contenitore?

Mi pare un po' ardito come piano di ripartenza del CSX.

Meno male che adesso reintroducono le preferenze.
Tutti della FIOM li voto.

Ciao.


soloo42000



Proviamo per il momento a non considerare cosa sta succedendo nella destra.

1) OPZIONE 1 --- VINCE LE PRIMARIE BERSANI.

Tutta l’oligarchia del Pd tira un sospiro di sollievo, LE POLTRONE SONO SALVE.

Domanda a tutto il forum:

Quali prospettive prevedete se vince Bersani?


CONTINUA
iospero
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da iospero »

Ieri
A Napolitano risponde Pierluigi Bersani affermando che "il Pd sta lavorando con tutte le sue forze perchè la riforma elettorale si faccia garantendo la prospettiva della governabilità del Paese, la possibilità per i cittadini di scegliere i parlamentari e la parità di genere".

La Commissione europea aveva inviato al parlamento italiano una nota in cui si affermava che la legge elettorale va fatta almeno un anno prima delle elezioni e bisogna fare in modo che i cittadini scelgano i candidati al parlamento.

E' chiaro quindi a tutti che una legge elettorale fatta poco tempo prima delle elezioni è viziata dalle situazioni contingenti.
1) OPZIONE 1 --- VINCE LE PRIMARIE BERSANI.

Tutta l’oligarchia del Pd tira un sospiro di sollievo, LE POLTRONE SONO SALVE.

Domanda a tutto il forum:

Quali prospettive prevedete se vince Bersani?
Alla fine credo Bersani sia il meno peggio , non so se tutte le poltrone saranno salve, comunque un forte appoggio a SEL e IDV
( se rientrerà in gioco) potrebbe raddrizzare la situazione e la presenza non indifferente del 5 Stelle potrebbe costringere ad aprire verso la democrazia diretta considerando che non pochi anche nel centrosinistra sono favorevoli
camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

iospero ha scritto:Ieri
A Napolitano risponde Pierluigi Bersani affermando che "il Pd sta lavorando con tutte le sue forze perchè la riforma elettorale si faccia garantendo la prospettiva della governabilità del Paese, la possibilità per i cittadini di scegliere i parlamentari e la parità di genere".

La Commissione europea aveva inviato al parlamento italiano una nota in cui si affermava che la legge elettorale va fatta almeno un anno prima delle elezioni e bisogna fare in modo che i cittadini scelgano i candidati al parlamento.

E' chiaro quindi a tutti che una legge elettorale fatta poco tempo prima delle elezioni è viziata dalle situazioni contingenti.
1) OPZIONE 1 --- VINCE LE PRIMARIE BERSANI.

Tutta l’oligarchia del Pd tira un sospiro di sollievo, LE POLTRONE SONO SALVE.

Domanda a tutto il forum:

Quali prospettive prevedete se vince Bersani?
Alla fine credo Bersani sia il meno peggio , non so se tutte le poltrone saranno salve, comunque un forte appoggio a SEL e IDV
( se rientrerà in gioco) potrebbe raddrizzare la situazione e la presenza non indifferente del 5 Stelle potrebbe costringere ad aprire verso la democrazia diretta considerando che non pochi anche nel centrosinistra sono favorevoli
Nella galleria del museo delle cere degli Oltretomba, penso anch’io che Bersani rappresenti il meno peggio della compagnia dei “Mal tra insema”.

Però ha vinto Don Camillo, moriremo tutti democristianoni.


Bersani, parte la corsa alle primarie. Grandi sponsor: Cl, Prodi e le Coop (video)
A Bettola, patria del segretario, la terra ha tremato. È un brutto presagio, anche il sindaco è preoccupato e incerto: “Ancora non abbiamo deciso chi votare alle primarie”. Ma il leader del Pd può contare sull’antica amicizia con Giorgio Vittadini, fondatore della Compagnia delle Opere e su altri sorprendenti fan

di Redazione Il Fatto Quotidiano | Bettola (Pc)
| 11 ottobre 2012Commenti (17)


Il cugino Sergio, meccanico, assiste affettuoso alla guerra: “Non so mica se gli è convenuta questa cosa qui. Si è messo in uno di quei casini”. La esse emiliana, così bella, rotonda e grassa, si riduce invece a un sibilo nelle parole di Sandro Busca, il sindaco: “Ancora non abbiamo deciso come votare alle primarie. Faremo una riunione, ci confronteremo, sa noi siamo una lista civica…”. Persino qui a Bettola, tremila abitanti divisi dal torrente Nure in una conca dei colli piacentini che poi si allarga verso la Liguria, galleggia la sfida e mette paura. La natura ammonisce, e giusto qualche giorno fa c’è stato il presagio che si ballerà alla grande. Una scossa di 4.5 della scala Richter ha fatto tremare tutta Bettola: nessuna crepa per fortuna, ma qualche preoccupazione sì. Anche Pier Luigi si è incupito. Ha chiamato in municipio: “Tutto a posto?”. Lui non ha più tempo per una passeggiata in paese, le serrande verdi della casa di famiglia sono abbassate.

La pompa di benzina del babbo è stata affittata, la farmacia di sua moglie Daniela è a Piacenza. La famiglia anche. Adesso è intento a “smacchiare il giaguaro” che si è ritrovato in casa: Matteo Renzi. Il rivale è furbo, veloce, disinvolto anche troppo.

Grande comunicatore, un acchiappavoti perfetto. Alcune settimane fa il fiorentino fu notato a Bologna, in piazza Santo Stefano, salire le scale che portano all’ufficio di Romano Prodi. Un tragitto compiuto più volte. Non è che ci fosse bisogno di profeti per mettere in allarme Bersani. Il capo vero dell’esercito bersaniano, Vasco Errani, comunista romagnolo, presidente da tredici anni della Regione, ottimo collettore di coscienze e voti ha pianificato un incontro con il Professore. Da allora Renzi non si è più visto a Bologna.


“Il consenso è come una mela sul ramo”. Bersani avrà più anni del rottamatore, ma li ha messi bene a frutto. Sa che i voti, per contarli, bisogna prima andarseli a cercare. “Il consenso – ama dire – è come una mela sul ramo. Balla, balla ma cade solo se c’è il cestino”. Sono belle e grandi ceste quelle che il suo largo e un po’ sorprendente cerchio magico sta provvedendo a piazzare ai quattro angoli del Pd. Avere Prodi da questa parte vorrebbe dire aprirsi le porte a un bacino elettorale importante.

C’è per fortuna un fantastico jolly nelle amicizie di Bersani: si chiama Giorgio Vittadini, numero uno della Compagnia delle Opere, l’uomo più influente all’interno di Comunione e liberazione. Un amico di vecchia data, una presenza antica nelle frequentazioni di Bersani. Un suo ex autista, accompagnatore in anni oramai lontani, ricorda persino di averlo condotto a uno degli incontri, forse conviviali, che precedettero la nascita delle Compagnia. La presenza di Bersani tra i soci politici fondatori non è accertata, ma di sicuro c’è la trascrizione del suo discorso, come riferisce Enrico Deaglio sul Venerdì di Repubblica, dell’agosto del 2003 all’inaugurazione del Meeting di Rimini. “La vera sinistra non nasce dal bolscevismo, ma dalle cooperative bianche dell’800. Solo l’ideale lanciato da Cl negli anni ’70 è rimasto vivo, perché è quello più vicino alla base popolare.

Quando nell’89 Achille Occhetto volle cambiare il nome del Pci, per un po’ pensò di chiamare il nuovo partito Comunità e libertà. Perchè tra noi e voi le radici sono le stesse”. Le stesse, è vero. Volete una conferma? Vincenzo Tassinari, gran capo di Coop Italia e di Centrale italiana (centrale di marketing nata tra Coop, Despar, Sigma e il Gigante) dichiara, sempre al meeting, questa volta del 2009: “Le nostre cooperative e le imprese della Compagnia delle Opere si muovono alla base degli stessi valori. Faremo grandi cose insieme”.

Se il meeting si tiene a Rimini, per esempio, è anche merito della Regione Emilia Romagna che continua a dare un presente anche in tempi bui come questi. Pensate che per via della crisi economica quasi tutte le Regioni se la sono date a gambe (l’anno scorso erano nove gli stemmi presenti e paganti) rifiutando la sponsorizzazione. Vasco Errani non se l’è sentita. Si gioca in casa, è giusto –malgrado il terremoto e la fatica di racimolare un euro nel bilancio – dare un contributo di 100mila euro per piazzare lo stand. Dio è grande e onnipotente. Ma anche chi crede solo alle sue mani, al sudore della fronte, può costruire nel tempo libero un po’ di ceste dentro cui far cadere le mele, cioè i voti che servono a Bersani per averla vinta su Renzi. E certo un’amicizia fruttifera, un circuito che dà solidità all’organizzazione e certezza sul futuro è quella storica col mondo Coop. Sono numeri ancora vertiginosi e il filo, anche questa volta, lo tende Errani.

La sintonia tra i costruttori e il partito è divenuta linfa vitale. Ogni grande progetto è una grande opportunità popolare. Lo sa Bologna, lo sa il sindaco Merola che al primo punto del suo piano quinquennale ha messo la posa in opera della prima pietra di una costruzione magnifica: la monorotaia che collegherà la stazione ferroviaria di Bologna all’aeroporto. Novanta milioni di euro con il sistema del project financing. Partner strategico la Ccc, la più possente tra i colossi rossi, la più vicina al cuore del Pd.

Bersani è uomo del fare. Pragmatico, vede quel che manca e tende a procurarselo. All’Italia manca per esempio una strada che la tagli in diagonale e colleghi Mestre con Civitavecchia. Non una strada, un’autostrada. Non un opera, ma il colosso mundial della ingegneristica: 396 chilometri di percorso (di cui 139 su ponti e viadotti), 147 sovrappassi, 268 sottovie, 17 nuovi svincoli e l’adeguamento di altri 55. Il costo è al livello dell’ingegno: 9,8 miliardi di euro. Nel libro “Milano da morire” (Edizioni Bur Rizzoli) è descritta l’affannosa perorazione di Bersani, in una enfatica interrogazione parlamentare, all’idea che il governo mettesse subito mani alla tasca e procedesse al taglio del nastro. Il progetto è firmato da Vito Bonsignore, alla guida di una cordata ben equipaggiata.

Bonsignore è eurodeputato del Pdl con qualche acciacco giudiziario. Ma a chi vuoi che freghi questo? Il re delle cliniche dall’Emilia all’estero. Servono ceste, tante ceste. E il circuito amicale, lo sviluppo strategico che Bersani ha con tanti imprenditori fa presagire che grandi cestoni saranno pronti alla bisogna. I nomi dei supporters escono anche fuori dalla tradizione. Per esempio quello del ragionier Ettore Sansavini, padre e padrone del Gruppo Villa Maria, circuito di cliniche private (tutte convenzionate con le Asl dell’Emilia), un impero sanitario che sconfina in Francia, tocca la Romania, la Polonia, arriva in Albania. Cinquecento milioni di fatturato annuo. Buona salute a tutti.

di Antonello Caporale e Emiliano Liuzzi

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/10 ... eo/379960/

Vox populi

Guildenstern Von Kalte Poco fa in risposta a KenilGuerriero
Normalmente ti avrei ignorato ma oggi mi girano e ti rispondo. Il tuo è un commento sciocco: non puoi sapere come si comporterà il M5S, forse bene o forse male, finora non è stato tutto rose e fiori ma c'è impegno e volontà e molto è stato fatto. La cosa dà speranza di cambiamento e anche se fosse flebile andrebbe bene lo stesso perchè a votare questi ridicoli pagliacci che passano la notte ad escogitare sistemi per farci lavorare al posto loro invece non c'è nessuna speranza, neanche un luminicino, buio assoluto, zero totale. Non sarà di certo Bersani, il maestro del nulla, a salvare il paese e nemmeno Vendola o Di Pietro perchè i loro risultati sono sotto gli occhi di tutti.

E adesso prenditi qualche minuto per pensarci bene prima di continuare a scrivere altre amenità estemporanee da qualunquista.

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ilPaesedeiParassiti Poco fa in risposta a diTata
e che tristezza i suoi elettori!

come del resto quelli del PDL e UDC..

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cyberego Poco fa in risposta a derdy
Quoto, dove si ritira la tessera del sindacato? :)

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borabora2 Poco fa in risposta a KenilGuerriero
si, arriva dalla diccì!
no, non devi essere schifato, perchè di diccì ne hai già a quintalate in casa (bindi, franceschini....)
una volta ci si doveva turare il naso, ora occorre ancge chiudere gli occhi.

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derdy Poco fa in risposta a borabora2
guarda che "feccia immonda di stampo lobbista servo di d'alema carogna infame"
è il minimo sindacale

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borabora2 Poco fa in risposta a diTata
incidenti di percorso :-)))

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derdy Poco fa
danno il voto sulla fiducia
con accento romagnolo
"lui è di bettola è un mio compaesaano quindi lo voto sorbole"
i cervelli sono volati via o sono in esilio nel duodeno per cessata attività

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borabora2 Poco fa in risposta a KenilGuerriero
ma taci, impiastro!
proprio tu che vuoi seguire renzi, colui che fa campagna elettorale su di un camper, come faceva grillo (ma guarda un poco i copioni), senza manco un adesivo del piddì, che ha copiato mezzo programma del m5s, e che se non vince si alleerà con il berlusca, il vero pagliaccio.

mi chiedo solo se poi ti rileggi.....

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cyberego Poco fa in risposta a merlino63
Allora sono più diabolici di quanto pensassi :)

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merlino63 Poco fa in risposta a cyberego
E' quello che voleva la chiesa no?? rutorno della DC

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diTata Poco fa in risposta a borabora2
e Penati suo strettissimo collaboratore?

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merlino63 Poco fa in risposta a KenilGuerriero
Mi sa che la mattina hai le idee un po' confuse hai scritto 2 righe per non dir assolutamente nulla

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diTata 0 minuto fa
che tristezza di partito, che tristezza di "segretario".

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cyberego 2 minuto fa
La mutazione genetica è completa:
moriranno democristiani.

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mk7 6 minuto fa
CL e Bersaniani sarebbero il cambiamento? ahahahahahah Peggio dei mafiosi... Alle primarie votero' Renzi e faro' votare Renzi... Non saranno Bolsceviche e Bersani dovra' sudare le sette camice anche nella gestione del partito che non sara' piu' sotto il controllo di gentaglia come d' alema, melandri veltroni fassina e tutti quei mezzi preti ex margherita... Bersani se la vedra' brutta... Se non perde.. Cosa che mi auguro... Se chi fa le primarie e' intelligente non vota Bersani e lo manda a casa...

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Guildenstern Von Kalte 12 minuto fa
Questi qui dovrebbero rappresentare il cambiamento? Con quei catto-integralisti di Comunione e Liberazione? I sondaggi parlano chiaro, vincerà il PD, magari con Renzi che ha il solo scopo di far risorgere Berlusconi. Poi non dite che non ve lo avevamo detto che era meglio votare M5S.

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borabora2 7 minuto fa in risposta a Guildenstern Von Kalte
mi permetto di contraddirti!

non solo renzi ha lo scopo di far risorgere berlusconi.
finora è sempre stato il piddì, a farlo risorgere.
infatti è sempre andato al governo grazie alla disorganizzazione della sinistra.

M5S, non ci sono alternative, lo sappiamo noi, e lo sanno anche loro,
lo dimostra l'accanimento che hanno tutti contro il movimento.

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KenilGuerriero 0 minuto fa in risposta a borabora2
Non c'è alternativa ai pagliacci? Ecco gli italioti, è appena passata l'era del nano Burlesqoni e già sono pronti a seguire il carrozzone del Circo Casaleggio, col suo gabibbo barbuto, il Grillo cianciante.

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top banana 13 minuto fa
i ladri del pd meno elle che fanno lingua in bocca con banche, assicurazioni (con unipol-fondiaria il bello deve ancora arrivare) e la finanza criminale si propongono come alternativa allo strozzinaggio euro-ue. ahahahahah e poi c'era la marmotta che faceva il cioccolato.

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roberto944 16 minuto fa
Questi ormai vivono sull'isola che non c'è. Sono 50 anni che aspettiamo La Grosseto - Fano ed ancora non si vede la fine (la Siena Grossweto forse nel 2060 quando andremo in elcottero), da 40 anni discutiamo sul completamento della A12 tra Rosignano e Civitavecchia che tra progetti, studi, tavole rotonde e conferenze ci è già costata due volte la sua realizzazione o quasi. Ora parlano di una Civitavecchia - Mestre o della Monorotaia di Bologna, che co'sè un progetto per gli anni 3000! Proprio vero la coop sei tu ... chi puo darti di più? Saluti

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ACHILLELISSONI 16 minuto fa
Anche CL ??????????

Ma per favore, Bersani, datti una pettinata !!!!!!!!!!!!

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KenilGuerriero 21 minuto fa
Con sponsor quali Prodi, CL e COOP ora ho un buon motivo per andare a votare Renzi alle primarie.

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borabora2 17 minuto fa in risposta a KenilGuerriero
bravo!

infatti renzi ne arriva dalla dc, che con cl non c'entrava proprio nulla,
e schifa le coop, salvo poi foraggiarle.

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KenilGuerriero 4 minuto fa in risposta a borabora2
Arriva dalla DC...e dovrei schifarlo per questo? E Renzi con CL e CDO non ha proprio nulla a che vedere.

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mk7 5 minuto fa in risposta a borabora2
Mi raccomando lascia tutto com' e' adesso che va bene... MI raccomando..

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porfirio 28 minuto fa
Bersani è un bravo uomo e un uomo politico onesto, purtroppo sembra quella persona che recatosi alla stazione del paese per prendere il treno, nessuno avvisa che il treno è passato da ore . Sul marciapiede, davanti ai binari, aspetta e spera di incontrare il paese immaginato , che nel frattempo si è squagliato.

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borabora2 27 minuto fa in risposta a porfirio
onestissimo!

prima contrasta i referendum, poi quando questi vincono se ne prende il merito, e poi cerca di privatizzare l'acqua, nonostante i referendum.

onestissimo!

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Fabi O'Frigerio 36 minuto fa
mi dispiace ma non potrò mai avere a che fare con nulla che sia anche minimamente sfiorato dalla peste-CL!

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dashiell 37 minuto fa
Bersani è un uomo del fare. Pragmatico. Si sta solo chiedendo: "Che mi resta da fare, se già hanno fatto tutto (rinnegando quel poco che restava della nostra funzione di difesa degli ultimi) Occhetto e D'Alema, e Fassino e Veltroni?

Niente Bersani, riposati.

Gli ultimi, come sempre si sono arrangiati e prima o poi arriveranno anche a bussare alla vostra porta e consegneranno un contrattino di lavoro. Poche ore a 3 euro all'ora. Comincerete a cipire forse che significa 'contare i giorni del mese'

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Catilina 41 minuto fa
Pure CL...complimenti! Bersani vuol far finire il PD in mezzo alle inchieste giudiziarie?

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borabora2 38 minuto fa in risposta a Catilina
ebbè, non è che gli serva CL, gli bastano le COOP......

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Catilina 30 minuto fa in risposta a borabora2
Massì! Abbondiamo!

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Guest 1 giorno fa
Carogna spietata...

a 2 persone piace questo commento. Mi piace! Rispondi

borabora2 24 minuto fa in risposta a Guest
mah....

non capisco perchè il mio commento precedente sia stato cancellato, e non conteneva parolacce, e "carogna spietata" resti in vista....

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mk7 3 minuto fa in risposta a borabora2
Perche' carogna spietata e' un complimento per bersani

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mariok

Re: quo vadis PD ????

Messaggio da mariok »

Tra poco il trio Bersani-Vendola-Nencini presenteranno la carta d'intenti del c-s.

Stando alle anticipazioni, pare che ci sia un sensibile spostamento "a sinistra" rispetto al documento del PD di qualche settimana fa.

D'altra parte, le sortite di Fassina, uomo di Bersani, non sono state casuali.

Con l'avvicinarsi delle elezioni (primarie e politiche) bisogna recuperare lo scontento dei merli, che hanno ingoiato mesi di appoggio ad un governo di destra (quello di Monti, che peraltro pare scomparso da ogni riferimento nella nuova versione della "carta") e di estenuanti corteggiamenti ai cosiddetti moderati.

A ben guardare, anche le posizioni di Vendola sono diventate negli ultimi giorni molto più perentorie nei confronti del governo (avanzando per la prima volta al PD la richiesta di staccare la spina) e della totale incompatibilità con i centristi.

Tutto ciò dovrebbe dare una qualche soddisfazione a quanti hanno mal sopportato i cedimenti, nel PD ma anche nella Sel, verso posizioni "liberiste" o quanto meno più morbide e possibiliste nei confronti dell'Udc.

Ma la domanda d'obbligo è: c'è da crederci?

Che credibilità hanno questi personaggi che ci hanno abituato alle loro regolari piroette?

Non è forse più che prevedibile che dopo le elezioni si tornerà a parlare di "agenda Monti" di allargamento ai moderati ecc. e che i vari Letta, Veltroni, D'Alema, oggi abbastanza silenti perché terrorizzati dalla minaccia Renzi, torneranno a dettare le "loro" condizioni al Bersani re travicello di turno.

Fino a ieri, la sindrome del meno peggio ci ha condizionato tutti grazie a Berlusconi.

Oggi, siccome il caimano sta un po' giù di quota, ecco che spunta il bau-bau Renzi per la sopravvivenza di una corte di "defunti" ormai abilissima nel maneggiare l'arma della paura per qualsiasi ombra di cambiamento.
soloo42000
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da soloo42000 »

A Monza, patria di Bossi & Berlusconi, il CSX classico sta agilmente governando
con l'appoggio esterno non dichiarato di M5S.

Loro, il CSX, presentano proposte decenti.
I soliti, B&B, UdC e alcuni (pochi davvero) forchettoni del PD, fanno casino.
Gli altri, M5S, appoggiano le proposte perche` civilmente decenti.

Funzionerebbe su scala nazionale?
Boh.
Presupposto, comunque, e` vincere le elezioni con buona maggioranza di CSX.


soloo42000
camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

soloo42000 ha scritto:A Monza, patria di Bossi & Berlusconi, il CSX classico sta agilmente governando
con l'appoggio esterno non dichiarato di M5S.

Loro, il CSX, presentano proposte decenti.
I soliti, B&B, UdC e alcuni (pochi davvero) forchettoni del PD, fanno casino.
Gli altri, M5S, appoggiano le proposte perche` civilmente decenti.

Funzionerebbe su scala nazionale?
Boh.

Non funzionerebbe perché non funziona da quando è nato il partito di maggioranza relativa a livello nazionale.

Basta vedere le reazioni dei democristiani alla scelta di Bersani. Questi erano a un passo per rifare la Dc e Vendola e Bersani gli mandano in fumo anni e anni di lavoro?

Queste non sono elezioni normali come le abbiamo considerate negli ultimi 15 anni da quando è cominciata la democrazia dell'alternanza.




Presupposto, comunque, e` vincere le elezioni con buona maggioranza di CSX.

Per poi fare cosa??

In occasioni ordinarie, le coalizioni devono essere messe in piedi almeno 4 anni prima delle elezioni, perché i temi da affrontare e smussare e mettere a punto sono tantissimi.

Figuriamoci in una situazione come questa che si presenta per la prima volta dopo 67 anni.

A Caporetto, dopo Cadorna arriva Diaz. E qui?

Se però ci accontentiamo che la spaccatura tra elettorato e casta rimanga siderale come ora possono esser rivotati così come sono.

Loro non aspettano altro che essere riconfermati nel loro gioco preferito, POLTRONE & FORCHETTE.



soloo42000
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

A «CHE TEMPO CHE FA»
Veltroni non si ricandiderà in Parlamento
Ospite da Fabio Fazio, l'ex segretario del Pd annuncia il "passo indietro": non correrà il seggio alla Camera


Walter Veltroni
Walter Veltroni fa un passo indietro: ospite da Fabio Fazio a «Che tempo che fa», durante la registrazione della puntata che andrà in onda domenica sera, l'ex Segretario del Pd ed ex sindaco di Roma, ha annunciato che non ha intenzione di ricandidarsi per un seggio alla Camera alle prossime elezioni politiche.

Redazione Online
14 ottobre 2012 | 17:25
© RIPRODUZIONE RISERVATA
http://www.corriere.it/politica/12_otto ... a4c4.shtml
camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

Le Anime Vaganti Del Pd

su Open
Autore: Andrea Sarubbi
Data: 2012-10-13

Uno dei migliori pezzi dell’anno, in tema Pd, lo ha scritto oggi Claudio Cerasa sul Foglio. Fa un catalogo divertentissimo e spietato di tutte le anime del partito, in vista delle primarie: a volere essere pignoli mancano i fassiniani (nel senso di Fassino con la o) e sui franceschiniani c’è solo un riferimento alla fine (che però, in quanto a sarcasmo, vale più di mille cartelle). Ho faticato a ritrovarmi un po’, perché in teoria sarei annoverato tra i renziani, ma pure la categoria veltroniana mi ritrae molto bene (se non fosse per la scelta – da parte mia dichiarata da tempo – alle primarie). Astenersi permalosi: buona lettura a chi la sa prendere con il sorriso.


Il veltroniano. Il veltroniano è combattuto, tormentato, travagliato e a tratti perfino un pochino straziato. Il veltroniano è combattuto perché – pur essendo gagliardamente ed eroicamente superpartes, pur essendo vigorosamente ed energicamente equidistante dal renzismo e dal bersanismo e pur ripetendo notte e giorno e praticamente a memoria la filastrocca che questo-governo-ha-fatto-bene-al-paese e che questo-governo-è-l’unica-salvezza-per-l’Italia, e che questo-presidente-del-consiglio-è-l’unica-certezza-per-il-futuro-del-paese – non riesce a non pensare che forse qui c’è qualcosa che non va. E che, sì, certo, è giusto, giustissimo, dire che Monti è quanto di meglio potesse sperare l’Italia per portare avanti un serio programma di riforme (il veltroniano si commuove ogni volta che sente pronunciare la parola “riforme”) ma che forse è anche una piccola contraddizione in termini se chi un tempo proponeva come esempio per il paese la vocazione maggioritaria, il partito americano, le primarie aperte, il modello del sindaco d’Italia, il premierato forte e le riforme liberali oggi non è schierato in modo aperto e coerente e sincero con il candidato che propone come esempio per il paese la vocazione maggioritaria, il partito americano, le primarie aperte, il modello del sindaco d’Italia, il premierato forte e le riforme liberali (se accanto alla parola “riforme” ascolta anche la parola “liberale”, il veltroniano entra in una specie di estasi mistica). Il veltroniano – che passa molto tempo a presentare e a scrivere libri, a chiedere notizie di Casini e di Riccardi, a discutere di riforma elettorale e di riforme della Banca centrale e a criticare Bersani e D’Alema e Fassina e Orfini per essere diventati tutti a loro modo il simbolo di un partito che doveva essere di centrosinistra e che invece si è trasformato in un ennesimo partitaccio di sinistra – è poi anche combattuto, molto combattuto, perché sotto sotto non sa se può dire la verità al suo vecchio segretario: e insomma ammettere apertamente e senza giri di parole che sì, caro Walter, va bene tutto, va bene Monti, va bene la tecnica, va bene il governissimo, va bene il montismo; però noi intanto, anche se ti vogliamo tanto bene e ti sosteniamo e ti aiutiamo con tutte le nostre forze, noi, caro Walter, non sappiamo come dirtelo, ma tra una cosa e un’altra, scusaci, ma noi una mano al nostro amico Matteo, per scrivere il programma, pensare alle riforme (ah, le riforme) e provare a conquistare lo stesso partito che ancora non capiamo bene per quale ragioni tu hai deciso di mollare, gliela diamo eccome. Epperò, poi, il veltroniano sa che le cose non sono così semplici. Sa che Renzi forse non ce la farà (ma chissà). Sa che comunque il destino del veltronismo oggi fa rima più che mai con la parola montismo e per questo – tra un convegno di Enrico Morando, una tartina con Ettore Scola, una presentazione dell’“Isola delle Rose”, una rievocazione della Bella politica e un convegno con Aldo Cazzullo – sa che la coppia Bersani-D’Alema non potrà mai rappresentare il veltronismo ma sa anche che forse con Bersani-D’Alema candidati a Palazzo Chigi un domani potrebbe essere anche più facile riavere Monti ancora a Palazzo Chigi. E quindi chissà sotto sotto alle primarie il veltroniano – “Who – secondo Wikipedia – in strict terms is generally progressive and modernizer, as opposed to Dalemiani who are more traditional social democrats” – per chi davvero voterà.

Il prodiano. Il prodiano puro è una strana razza di politico che finge di essere in estinzione, che finge di essere scomparso, che finge quasi di non essere mai esistito ma che in realtà esiste eccome, ed è lì tutto accucciato che in un angolino aspetta anche solo una parola, anche solo un segno e anche solo un cenno dal suo acclamato e adorato oracolo di riferimento: “Ro-ma-no”. Il prodiano puro sa che la sua partita non è finita, sa che c’è una corsa da organizzare, sa che c’è una sfida da affrontare e sa che basta un attimo e basta appena un gesto – dai Romano, un gesto! – per ricominciare a battagliare e preparare una sgroppata a un Colle non impossibile da andare a scalare. Il prodiano puro però attualmente è un po’ spaesato e disorientato. Sa che la fase è difficile, sa che il momento consiglia di non schierarsi e sa che per tenere aperta la porta di quella possibilità che tutti sanno che esiste e che nessuno osa nominare – ah, il Colle! – sa che per provare a raggiungere tutto questo occorre molta sobrietà, molta discrezione e molta oculata equidistanza da tutti i candidati: per evitare che una vittoria di uno o una sconfitta di un altro possano compromettere poi il sogno di una vita. E così, il prodiano puro allude ma non si schiera, lascia intendere ma non si pronuncia e ogni giorno è lì impegnato a lanciare segnali a Renzi (che in cuor suo voterebbe); a mandare messaggi a Bersani (che in cuor suo voterebbe); a strizzare l’occhio a Puppato (che in cuor suo voterebbe), a darsi di gomito con Gozi (che in cuor suo voterebbe); a sorridere a Nichi Vendola (che in cuor suo non voterebbe ma comunque non boccerebbe); ed è sempre lì insomma, da formidabile equilibrista, a muoversi sul filo: sostenendo tutti e non sostenendo nessuno, appoggiando tutti e non appoggiando nessuno e stando sempre bene attento a non farsi coinvolgere in nessun dibattito (“Le primarie? Le regole? L’albo? Il doppio turno? Non vi rispondo neanche morti”). Il prodiano puro dunque – che osserva i gesti, i sussurri e le sillabe del professore con la stessa dedizione con cui un tempo gli aruspici studiavano in aria il volo degli uccelli per provare a capire qualcosa in più sul loro complicato futuro – sostiene Renzi ma anche Bersani, sostiene le primarie aperte ma anche le primarie chiuse, sostiene il partito aperto ma anche il partito chiuso, sostiene il liberismo sfrenato e anche l’antiliberismo sregolato. Lo fa, tutto questo, con molta discrezione, con molte smentite, con molte lettere ai giornali; e lo fa sapendo però che senza un cenno alla fine il prodiano puro, in mancanza del Prodi vero, guardandosi in giro l’unico punto di riferimento che trova dopo Romano è sempre lei: la magnifica Rosy. E’ Rosy il nuovo leader. E’ Rosy il nuovo faro. E’ Rosy la nuova battagliera. E’ Rosy il nuovo Prodi; ed è su Rosy che, in mancanza di Prodi, il vecchio e romanticissimo prodiano proietta i suoi sogni proibiti. Rosy, provaci tu. Rosy, sfidali tu. Rosy, candidati tu. Rosy, al Colle perché non ci vai tu? Rosy questo lo sa, e i prodiani se li coccola, se li accarezza e se li asseconda. Ma allo stesso tempo Rosy sa anche che accanto ai prodiani innamorati ci sono quelli che la guardano un pochino preoccupati. Quelli che un tempo la vedevano come il perfetto candidato e la perfetta sfidante e che ora invece la vedono disorientata, arrabbiata, infuriata, incavolata, inalberata e soprattutto non più così dolcemente endorsata. Quelli che insomma, dopo essersi eccitati per un Lerner che la voleva premier, per un Maltese che la voleva premier, per un Serra che la voleva premier, per un Vendola che la voleva premier, ora si tirano indietro, si fermano, ci ripensano (ah, quel pasticcio con i gay, cara Rosy) e tornano a guardare con occhio romantico e malinconico ai colli bolognesi: sperando che un giorno il professore esca dal letargo, ritorni in campo e spieghi ai vecchi prodiani che fare, che dire, che penare e soprattutto, cavoli, con chi diavolo stare.

Il renziano. Il renziano è eccitato, infiammato, esaltato, fomentato e a volte anche un pochino invasato. Il renziano è lì che conta e riconta, che studia e ristudia, che calcola e ricalcola, che cita e ricita, e che ti parla dei sondaggi (vanno forte quelli di Masia), che ti dice ce la facciamo, che ti spiega che siamo avanti, che ti racconta che il vento è cambiato e che passa il tempo a consultare i blog, a spulciare gli hashtag, ad aggiornare il profilo, a monitorare la Rete, a dare dritte ai giornalisti, a segnalare gli scandali e a spiegarti e a rispiegarti perché, in fondo, e che non l’hai capito?, tutti sono un po’ renziani e tutti sono un po’ rottamatori anche se nessuno, a parte Matteo, ha il coraggio e le palle di dire la verità, e di dire le cose come stanno e di dire “andate a casa” a tutti i bischeri che devono andare a casa. Il renziano perfetto solitamente chiama tutti per nome, cita spesso l’amico Tony, chiama spesso in causa l’amico Barack, rimpiange molto di non aver incontrato l’amico Bill, e poi parla molto in inglese – yes, yes, yes: we can! – e parla molto di leadership, di riforme, di cambiamento, di programmi, di motivazione, di rinnovamento e di narrazione (fingete un malessere o prendetevi una settimana di ferie se volete sopravvivere alla spiegazione che un renziano vi dà della parola “narrazione”) e ogni tanto ammette di sentirsi spesso colpito dalla famosa sindrome dei gemelli Derrick, i due fuoriclasse acrobatici rivali della New Team di Holly e Benji. Affetto cioè da quella sindrome per cui – ora che ogni giorno si finisce sui giornali e ora che ogni giorno ci si ritrova con qualcuno così gentile da parlare così male di “Matteo” fin al punto di far stare simpatico Matteo anche a chi solitamente Matteo ce l’ha un po’ sulle scatole – ora che succede tutto questo al renziano viene un po’ la paura e il terrore di non riuscire ad avere ogni giorno un’arma segreta e un colpo a sorpresa da piazzare per non perdere terreno, per rimanere al centro dell’attenzione e per avere sempre la prontezza di riflessi giusta per buttarla in rovesciata sotto la traversa ogni volta che i vari, Marini, Bindi, D’Alema e Marchionne gli offrono degli assist davvero mica male. Il renziano perfetto, poi, ti parla molto di Blair, di Miliband, di Obama, di Clinton, di Terza via, di Newlabourismo, di blairismo; ti parla sempre – anche se magari arriva da Catanzaro – con accento e sfumature lessicali toscane o ancora meglio fiorentine; e poi, quando ti parla di giornali, e parla molto di giornali, ti dice che ama alla follia Geremicca, che non si perde un’analisi del professor D’Alimonte, che non sopporta il Fatto, che non risponde a Travaglio che ha molta fiducia nel Corriere e che non capisce però come è possibile che nonostante tutto, e nonostante quella magnifica mattinata tra Matteo e Carlo, Repubblica abbia deciso di mollare Renzi e di sposare il rottamando Pier Luigi. Il renziano dunque si interroga e si tormenta e poi però gli passa e ripensa ai sondaggi, al vento che cambia, al fundraising, alla benzina, alla trasparenza, al fatto che “con Matteo è tutto alla luce del sole”, al fatto che “tutti vogliono sapere da chi prende i soldi Renzi e nessuno vuole sapere da chi prende i soldi il segretario”, al perché non lo hanno ancora accusato di aver preso quattrini dal Mossad e dalla Cia; e poi però quando arriva il lunedì con i numeri e i sondaggi e quando gli amici dicono “ehi Matteo siamo tre punti avanti”, a quel punto passa tutto: e il renziano si dimentica ogni cosa e pensa che il vento è cambiato e che quei tre punti in più vogliono dire molto: e che se D’Alema, Marini, la Bindi, Marchionne e Fassina continuano a dire su Renzi quello che dicono su Renzi la prossima volta l’amico Bill (Clinton) ci penserà due volte prima di dire “caro Matteo: no, we can’t”.

Il dalemianbersaniano. Il dalemiano puro, ormai, esiste e non esiste. Esiste come entità mitologica, come esperienza mistica, come dottrina religiosa, come rituale liturgico ma non esiste più, diciamo, come politico puro. Sì: esistono i pre-dalemiani, i neodalemiani, i post dalemiani, i protodalemiani, i magnifici dalebani, ed esistono ancora cinquanta sfumature diverse di baffi e di baffetti, ma il dalemiano classico, quello che si siede al tavolo con il capo, quello che prende ordini dal capo, quello che segue il pensiero del capo, quello che esegue le richieste del capo, quello che si riunisce settimanalmente con il capo, non c’è più. Esiste una creatura diversa, ora. Esiste il dalemiano post dalemiano, esiste il dalemiano che – senza rinunciare agli avverbi, ai diciamo, alle pause, ai tic, alle citazioni colte, ai riferimenti esteri e alle letture impegnate – oggi si ritrova a fare i conti con una situazione paradossale: con un leader che un tempo, si sa, era sufficiente alzasse il sopracciglio per diventare il protagonista di ogni retroscena giornalistico e che oggi invece, tra una polemica e un’altra e tra un jet privato e un altro, dà l’impressione di non essere più in grado di difendersi con prontezza da chi lo accusa di essere passato dal formidabile status di leader ombra a quello meno formidabile di ombra di un leader. E così il dalemiano puro è diventato un dalemiano ibrido, più irregolare, meno ortodosso, e insomma si è evoluto, modernizzato, aggiornato e in una parola semplicemente bersanizzato. Il dalemiano appartenente alla corrente di pensiero del bersanismo è un dalemiano che rilegge sempre con attenzione gli archivi di Rinascita, cita sempre con oculatezza i testi di Reichlin, studia con passione i dati del Fondo monetario, posta con eccitazione gli articoli di Wolfgang Münchau, impara a memoria le teorie di Paul Krugman, guarda con sospetto i fondi di Giavazzi, si sente più vicino a Tremonti e a Vendola più che a Renzi o a Letta, ricorda ogni quarto d’ora che l’attuale crisi è figlia del “liberismo imperante” e sfoglia l’Unità leggendo Francesco Cundari con la stessa eccitazione con cui un interista leggerebbe i tabellini della Gazza il giorno dopo un derby con tripletta di Diego Milito. Il dalemiano bersaniano, però, non è un tattico acrobatico o una guardia svizzera del segretario ma svolge più che altro il ruolo di consigliere spregiudicato, di tifoso fedele, di avversario leale e di custode ultimo della dottrina e della teoria della riabilitazione della lotta di classe. Il bersaniano dalemiano, poi, parla spesso di “ditta”, dice che bisogna fare gruppo, pensa che la Cgil abbia quasi sempre ragione, chiama zombie i liberisti e sostiene che il partito viene prima del leader, che il leader viene dopo il partito e che il tempo dei leader che davano un valore aggiunto al partito è finito quando Berlusconi ha dimostrato che un leader che vuole dare un valore aggiunto al partito è un leader che in realtà si dimentica di avere anche un partito alle spalle. E quindi c’è la ditta, sì, il gruppo, la squadra, la tradizione, il sindacato, l’esodato, il precario, la storia, la sinistra, e c’è un segretario che per la prima volta potrebbe realizzare il sogno che realizzò D’Alema arrivando a Palazzo Chigi senza trafficare con Cossiga e Mastella ma trafficando invece con una sostanza e con un materiale che storicamente nelle mani dei dalemiani si è spesso liquefatto come il sangue di san Gennaro, e che questa volta potrebbe invece far leccare i baffi, diciamo, ai neo, post e proto dalemiani: i voti, quelli degli elettori.

Il lettiano.
Il lettiano è gentile, elegante, colto, educato, garbato, indaffarato, impegnato, introdotto, trasversale, ma certe vote non può non ammettere di essere se non disperato quantomeno un po’ frastornato. Il lettiano guarda Monti e dice “eccomi, sono io!”; guarda Renzi e dice “eccomi, sono io!”; guarda Bersani e dice “eccoci, siamo noi!”; e poi guarda il Pd, e guarda Fassina (che vuole rottamare Monti) e guarda Orfini (che vuole rottamare Monti) e guarda D’Alema (che vuole rottamare Monti) e guarda Vendola (che vuole rottamare Monti e in nome dell’ardire utopico dei pensieri lunghi sogna non un tecnico ma un Hugo Chávez a Palazzo Chigi) e dice “ma loro che ci fanno qui?, e noi che ci facciamo qui con loro?”. Il lettiano medio, insomma, sogna Monti perché solo Monti può garantire all’Italia di essere ancora l’Italia, e non la Grecia; vota Bersani perché solo Pier Luigi può garantire al Pd di essere ancora il Pd, e non l’Udc o i Ds; ma non vota Renzi perché Matteo è Matteo, sì, è uno di noi, che la pensa come noi, che è cresciuto come noi, che ragiona come noi, che dice le cose che diciamo noi, che sogna il partito che sogniamo noi, ma è uno che divide e non unisce, uno che separa e non miscela e uno che probabilmente potrebbe vincere le elezioni ma che sicuramente potrebbe distruggere il nostro amato Pd. E quindi il lettiano che fa? Si muove con tatto e discrezione, stringe rapporti su rapporti, coltiva contatti su contatti, organizza brunch su brunch, lunch su lunch, breakfast su breakfast, e prova dunque a unire invece che a disunire, ad aggregare invece che a disaggregare, a conciliare invece che a litigare, a combattere invece che nascondersi e arretrare (il lettiano non ama la tipologia del franceschiniano che fischietta e fa finta che va sempre tutto bene e si fa crescere la barba per mimetizzarsi in mezzo ai comunisti). Come tutti nel Pd però il lettiano ha i suoi sogni e i suoi incubi: e se per il renziano l’incubo è il dalemiano, se per il dalemiano l’incubo è il veltroniano, se per il bersaniano l’incubo è il montiano, per il lettiano l’incubo è il fassiniano. Nel senso di Stefano, nel senso di Fassina, nel senso del responsabile Economia del Pd: che ogni volta che parla ai giornali fa tremare il lettiano, lo mette in ansia e quasi gli fa venire la tachicardia E così: c’è Fassina che dice che il montismo è da rottamare? Ecco che arriva la sculacciata del lettiano (“Hai superato il segno!”). C’è Fassina che dice che la Fiom fa bene a scioperare? Ecco che arriva la pernacchia del lettiano (“Così si scredita il governo!”). C’è Fassina che dice che il Pd non potrà mai seguire l’agenda Monti? Ecco che arriva la condanna del lettiano (“Così si spaventano i mercati!”). Il lettiano insomma si dà da fare, si fa in quattro, si tormenta e si dispera ma comunque crede al Pd più di quanto credano al Pd molti esponenti del Pd, crede al progetto del centrosinistra senza trattino, crede al suo segretario, crede al montismo, crede al riformismo, crede all’andreattismo e crede che un Pd moderno debba tenere dentro tutti – da Fassina a Boccia, da Orfini a Renzi – ma che il leader di questo partito debba essere un uomo di mediazione, di sintesi e insomma trasversale, quasi di centro. Il lettiano ci crede, crede che Bersani possa vincere, che il segretario possa essere un buon presidente del consiglio, che possa essere più lettiano che fassiniano e spera davvero, il lettiano, che il segretario lo ascolti, che lo segua e lo protegga e lo metta nelle condizioni un domani di non perdere la propria identità e di sentirsi a suo agio in questo Pd senza essere costretto a farsi crescere anche lui, come qualcuno, la barba fitta fitta per mimetizzarsi magari in mezzo ad alcuni vecchi comunisti.

Fonte: http://www.andreasarubbi.it/

http://open.com.unita.it/2012/10/le-ani ... nti-del-pd

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L'originale del Foglio di sabato 13 ottobre 2012

http://www.ilfoglio.it/soloqui/15333
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Ultima modifica di camillobenso il 14/10/2012, 18:39, modificato 1 volta in totale.
shiloh
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Iscritto il: 21/02/2012, 17:56

Re: quo vadis PD ????

Messaggio da shiloh »

mariok ha scritto:

Ma la domanda d'obbligo è: c'è da crederci?

...omissis...Che credibilità hanno questi personaggi che ci hanno abituato alle loro regolari piroette?

Non è forse più che prevedibile che dopo le elezioni si tornerà a parlare di "agenda Monti" di allargamento ai moderati ecc. e che i vari Letta, Veltroni, D'Alema, oggi abbastanza silenti perché terrorizzati dalla minaccia Renzi, torneranno a dettare le "loro" condizioni al Bersani re travicello di turno.

Fino a ieri, la sindrome del meno peggio ci ha condizionato tutti grazie a Berlusconi.

Oggi, siccome il caimano sta un po' giù di quota, ecco che spunta il bau-bau Renzi per la sopravvivenza di una corte di "defunti" ormai abilissima nel maneggiare l'arma della paura per qualsiasi ombra di cambiamento.

alle parole di questa fairy band io non credo più.

vediamo cosa mettono per "scritto"...
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