Come se ne viene fuori ?
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Re: Come se ne viene fuori ?
Il Paese allo sbando – 74
Diario di un disastro annunciato – 17 ottobre 2012 –4
Perché il patatrak è inevitabile - Verso la Repubblica di Weimar - 10
I merli e la Caporetto infinita - 4
Adesso deflagra anche l'altra destra.
Video
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2012/10/ ... ia/207840/
Bocchino: “Sallusti? Un pregiudicato al servizio di B., sulla condanna ci marcia”
“Sallusti? Un pregiudicato che lavora per Berlusconi. Spero che non vada in carcere perchè mi deve dei soldi per una causa in tribunale”. Sono le parole rilasciate da Italo Bocchino ai microfoni de “La Zanzara”, su Radio 24. “C’è anche Capezzone che mi deve 4mila euro per una causa civile”, prosegue il vicepresidente di Fli, che sul direttore de “Il Giornale” aggiunge: “Ha fatto di tutto per far applicare una legge che difficilmente viene applicata. Su questa vicenda della condanna ci marcia un po’“. Bocchino dà una stoccata anche a Belpietro: “Libero, come Il Giornale, è il ventriloquo di Berlusconi. E’ lui il puparo. Il cavaliere dice di non controllarli e fa finta di lamentarsi ma sa tutto il giorno prima della pubblicazione degli articoli“. Il politico fornisce una spiegazione “psichiatrica” dell’ossessione di Libero per Fini: “Il leader di Fli ha portato in Parlamento il loro editore, Angelucci“. E puntualizza: “Si chiama ‘sindrome rancorosa del beneficato’, un caso studiato nei manuali di psicopatologia. La persona che ha avuto un beneficio si convince che ne aveva diritto ma si trova a disagio perché sa che ti deve ringraziare. E allora matura un rancore” di Gisella Ruccia
17 ottobre 2012
Diario di un disastro annunciato – 17 ottobre 2012 –4
Perché il patatrak è inevitabile - Verso la Repubblica di Weimar - 10
I merli e la Caporetto infinita - 4
Adesso deflagra anche l'altra destra.
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Bocchino: “Sallusti? Un pregiudicato al servizio di B., sulla condanna ci marcia”
“Sallusti? Un pregiudicato che lavora per Berlusconi. Spero che non vada in carcere perchè mi deve dei soldi per una causa in tribunale”. Sono le parole rilasciate da Italo Bocchino ai microfoni de “La Zanzara”, su Radio 24. “C’è anche Capezzone che mi deve 4mila euro per una causa civile”, prosegue il vicepresidente di Fli, che sul direttore de “Il Giornale” aggiunge: “Ha fatto di tutto per far applicare una legge che difficilmente viene applicata. Su questa vicenda della condanna ci marcia un po’“. Bocchino dà una stoccata anche a Belpietro: “Libero, come Il Giornale, è il ventriloquo di Berlusconi. E’ lui il puparo. Il cavaliere dice di non controllarli e fa finta di lamentarsi ma sa tutto il giorno prima della pubblicazione degli articoli“. Il politico fornisce una spiegazione “psichiatrica” dell’ossessione di Libero per Fini: “Il leader di Fli ha portato in Parlamento il loro editore, Angelucci“. E puntualizza: “Si chiama ‘sindrome rancorosa del beneficato’, un caso studiato nei manuali di psicopatologia. La persona che ha avuto un beneficio si convince che ne aveva diritto ma si trova a disagio perché sa che ti deve ringraziare. E allora matura un rancore” di Gisella Ruccia
17 ottobre 2012
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Re: Come se ne viene fuori ?
Il Paese allo sbando – 75
Diario di un disastro annunciato – 17 ottobre 2012 –5
Perché il patatrak è inevitabile - Verso la Repubblica di Weimar - 11
I merli e la Caporetto infinita - 5
Una giornata del tutti contro tutti
Beppe Grillo contro Renzi: “Soffre di invidia del pene”
Il comico attacca il sindaco di Firenze dal suo blog: "Gli piacerebbe avere un programma elettorale come il nostro, ma non può. E tra una brutta copia e l'originale è sempre meglio l'originale"
di Redazione Il Fatto Quotidiano
| 17 ottobre 2012Commenti (522)
Terzo incomodo nella battaglia politica tra Pd e Pdl (e forse anche secondo, almeno stando agli ultimi sondaggi), Beppe Grillo entra a gamba tesa anche nella battaglia delle primarie del centrosinistra. E lo fa con un attacco diretto a Matteo Renzi, a oggi principale avversario di Pier Luigi Bersani e rottamatore dei democratici. L’attacco è partito dal blog del comico. “Renzi soffre di invidia penis. Sente profondamente la mancanza di un programma elettorale del Pdmenoelle di egual valore a quello del MoVimento 5 Stelle. Per questo si considera intimamente inferiore. Questa situazione lo manda in bestia. Vorrebbe essere come il MoVimento 5 Stelle, ma deve accontentarsi di essere del pdmenoelle. Un trauma. La sua invidia penis – aggiunge – è il motivo principale di un certo numero di reazioni, caratteristiche di un disagio non più comprimibile che lo porta, inconsapevolmente, a fare propaganda per il M5S”.
E comunque, aggiunge, se “il Pdmenoelle adottasse il programma del M5S Renzi non sarebbe candidabile. Per due motivi. Il primo è che dovrebbe occuparsi dell’amministrazione della città di Firenze, carica per cui è stato eletto, e viene pagato, dai suoi concittadini, e non girare per l’Italia con un camper presidenziale stile Air Force One. Il secondo è che il M5S prevede un massimo di due mandati (la politica non è una professione) e Renzi sarebbe quindi già arrivato a fine corsa dopo la presidenza della Provincia di Firenze e l’attuale carica di sindaco”.
E poi sui rimborsi: “Il M5S non vuole alcun rimborso elettorale. Lo ha già dimostrato con i fatti e i probabili 100 milioni di euro che gli spetterebbero dopo le politiche li lascerà allo Stato. Renzi vuol fare altrettanto con i soldi che si intascherà il pdmenoelle? Chi pagherà la campagna elettorale? Renzi è un ebetino inconsapevole, il compagno di banco che ti copia il compito ma non sa spiegarlo alla maestra, un succhiaruote della politica, un sindaco a zonzo, un aspirante dalemino, un vuoto con il buco intorno. Però è gggiovane e tanto a modino. Se si comporta bene valuterò la sua iscrizione al M5S come attivista. Si sentirà meglio, si sentirà a casa con un vero programma che farà scendere il pdmenoelle al 2%. Tra una brutta copia e l’originale, sempre meglio l’originale”.
I commenti Vox populi da riportare sono troppi, li potete leggere a :
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/10 ... ne/385090/
Diario di un disastro annunciato – 17 ottobre 2012 –5
Perché il patatrak è inevitabile - Verso la Repubblica di Weimar - 11
I merli e la Caporetto infinita - 5
Una giornata del tutti contro tutti
Beppe Grillo contro Renzi: “Soffre di invidia del pene”
Il comico attacca il sindaco di Firenze dal suo blog: "Gli piacerebbe avere un programma elettorale come il nostro, ma non può. E tra una brutta copia e l'originale è sempre meglio l'originale"
di Redazione Il Fatto Quotidiano
| 17 ottobre 2012Commenti (522)
Terzo incomodo nella battaglia politica tra Pd e Pdl (e forse anche secondo, almeno stando agli ultimi sondaggi), Beppe Grillo entra a gamba tesa anche nella battaglia delle primarie del centrosinistra. E lo fa con un attacco diretto a Matteo Renzi, a oggi principale avversario di Pier Luigi Bersani e rottamatore dei democratici. L’attacco è partito dal blog del comico. “Renzi soffre di invidia penis. Sente profondamente la mancanza di un programma elettorale del Pdmenoelle di egual valore a quello del MoVimento 5 Stelle. Per questo si considera intimamente inferiore. Questa situazione lo manda in bestia. Vorrebbe essere come il MoVimento 5 Stelle, ma deve accontentarsi di essere del pdmenoelle. Un trauma. La sua invidia penis – aggiunge – è il motivo principale di un certo numero di reazioni, caratteristiche di un disagio non più comprimibile che lo porta, inconsapevolmente, a fare propaganda per il M5S”.
E comunque, aggiunge, se “il Pdmenoelle adottasse il programma del M5S Renzi non sarebbe candidabile. Per due motivi. Il primo è che dovrebbe occuparsi dell’amministrazione della città di Firenze, carica per cui è stato eletto, e viene pagato, dai suoi concittadini, e non girare per l’Italia con un camper presidenziale stile Air Force One. Il secondo è che il M5S prevede un massimo di due mandati (la politica non è una professione) e Renzi sarebbe quindi già arrivato a fine corsa dopo la presidenza della Provincia di Firenze e l’attuale carica di sindaco”.
E poi sui rimborsi: “Il M5S non vuole alcun rimborso elettorale. Lo ha già dimostrato con i fatti e i probabili 100 milioni di euro che gli spetterebbero dopo le politiche li lascerà allo Stato. Renzi vuol fare altrettanto con i soldi che si intascherà il pdmenoelle? Chi pagherà la campagna elettorale? Renzi è un ebetino inconsapevole, il compagno di banco che ti copia il compito ma non sa spiegarlo alla maestra, un succhiaruote della politica, un sindaco a zonzo, un aspirante dalemino, un vuoto con il buco intorno. Però è gggiovane e tanto a modino. Se si comporta bene valuterò la sua iscrizione al M5S come attivista. Si sentirà meglio, si sentirà a casa con un vero programma che farà scendere il pdmenoelle al 2%. Tra una brutta copia e l’originale, sempre meglio l’originale”.
I commenti Vox populi da riportare sono troppi, li potete leggere a :
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/10 ... ne/385090/
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Re: Come se ne viene fuori ?
Il Paese allo sbando – 76
Diario di un disastro annunciato – 17 ottobre 2012 –6
Perché il patatrak è inevitabile - Verso la Repubblica di Weimar - 12
I merli e la Caporetto infinita - 6
Questa di Cl e della Compagnia delle opere è una storia infinita ed intrecciata. La scorsa settimana prima di iniziare la campagna elettorale, Bersani ha dichiarato che i suoi voti alle primarie dipendono da questi appoggi:
Compagnia delle Opere
Romano Prodi
Coop
Alla Compagnia delle opere è legato da una vecchia amicizia con Vittadini il boss della Compagnia.
A Rimini Bersani pronuncio' rivolgendosi a Cl:
"Noi e voi insieme faremo grandi cose"
Ettecredo,.....cosa è Comunione e Fatturazione e la Compagnia delle opere che solo il nome è tutto un programma, ....lo sappiamo bene da anni.....
*****
Compagnia delle Opere: Bergamo, si dimette presidente
Secondo la Procura, Rossano Breno avrebbe mediato affinché la Regione Lombardia favorisse gli interessi dell'imprenditore Pierluca Locatelli per trasformare una cava in discarica. Nel mirino un atto proposto da Formigoni che si dice "dispiaciuto" ma difende la delibera: "Perfettamente legittima"
di Redazione Il Fatto Quotidiano
| 17 ottobre 2012Commenti (12)
Per la Procura di Milano avrebbe mediato affinché la Regione Lombardia favorisse gli interessi dell’imprenditore Pierluca Locatelli. A seguito delle accuse di corruzione dei pm, Rossano Breno si è dimesso dalla carica di presidente di Compagnia delle Opere di Bergamo. Tutto è partito dall’inchiesta sull’ex assessore Nicoli Cristiani e secondo i pm l’amministrazione regionale favorì “con atti contrari ai doveri d’ufficio” gli interessi di Locatelli che voleva l’ok per trasformare una cava in discarica.
Il ruolo della Compagnia delle opere nell’affare era già emerso nelle carte dell’arresto dell’ex politico e nell’inchiesta rientra una delibera della Giunta regionale approvata il 20 aprile dell’anno scorso “su proposta del presidente Roberto Formigoni” per l’apertura della discarica. Delibera che il governatore della Lombardia, dispiaciuto “per gli amici implicati in questa vicenda”, ha definito “perfettamente legittima” e “approvata all’unanimità”.
Breno si dice sereno e ribadisce di essere estraneo alle accuse. “Ho sempre cercato di agire nel rispetto delle regole – fa sapere in una nota -. Ne è testimonianza la mia vita, dedicata alla mia azienda, e il mio impegno nelle opere caritative ed educative”. Breno vuole evitare che i suoi guai giudiziari “rechino pregiudizio in alcun modo alle attività e all’immagine pubblica di Compagnia delle Opere di Bergamo”.
Ieri la Guardia di finanza ha perquisito le sedi Mediberg e Custodia, le due società rispettivamente amministrate da lui e dall’ex vice presidente Luigi Brambilla. Dalla documentazione raccolta in passato da inquirenti e investigatori, dalle intercettazioni e dagli interrogatori, tra i quali quelli dello stesso Locatelli, emerge “un diretto coinvolgimento” dei due affinché gli amministratori della Regione Lombardia “con cui erano in contatto, favorissero – si legge nel decreto di perquisizione – con atti contrari ai doveri d’ufficio, gli interessi” dell’imprenditore. Inoltre avrebbero usato i loro uffici “per stringere accordi criminosi” con Locatelli e per “fabbricare” tutta la documentazione contabile e contrattuale necessaria per giustificare il pagamento di mazzette, parecchie centinaia di migliaia di euro in contanti. In più, secondo la ricostruzione dei pm, oltre alle tangenti, Breno e Brambilla, per la loro attività di presunti “mediatori” in Regione, avrebbero ricevuto dall’imprenditore altre utilità”: lavori gratuiti per costruire la scuola Imiberg (è anche sede di una fondazione), sempre a Bergamo.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/10 ... ne/384986/
Diario di un disastro annunciato – 17 ottobre 2012 –6
Perché il patatrak è inevitabile - Verso la Repubblica di Weimar - 12
I merli e la Caporetto infinita - 6
Questa di Cl e della Compagnia delle opere è una storia infinita ed intrecciata. La scorsa settimana prima di iniziare la campagna elettorale, Bersani ha dichiarato che i suoi voti alle primarie dipendono da questi appoggi:
Compagnia delle Opere
Romano Prodi
Coop
Alla Compagnia delle opere è legato da una vecchia amicizia con Vittadini il boss della Compagnia.
A Rimini Bersani pronuncio' rivolgendosi a Cl:
"Noi e voi insieme faremo grandi cose"
Ettecredo,.....cosa è Comunione e Fatturazione e la Compagnia delle opere che solo il nome è tutto un programma, ....lo sappiamo bene da anni.....
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Compagnia delle Opere: Bergamo, si dimette presidente
Secondo la Procura, Rossano Breno avrebbe mediato affinché la Regione Lombardia favorisse gli interessi dell'imprenditore Pierluca Locatelli per trasformare una cava in discarica. Nel mirino un atto proposto da Formigoni che si dice "dispiaciuto" ma difende la delibera: "Perfettamente legittima"
di Redazione Il Fatto Quotidiano
| 17 ottobre 2012Commenti (12)
Per la Procura di Milano avrebbe mediato affinché la Regione Lombardia favorisse gli interessi dell’imprenditore Pierluca Locatelli. A seguito delle accuse di corruzione dei pm, Rossano Breno si è dimesso dalla carica di presidente di Compagnia delle Opere di Bergamo. Tutto è partito dall’inchiesta sull’ex assessore Nicoli Cristiani e secondo i pm l’amministrazione regionale favorì “con atti contrari ai doveri d’ufficio” gli interessi di Locatelli che voleva l’ok per trasformare una cava in discarica.
Il ruolo della Compagnia delle opere nell’affare era già emerso nelle carte dell’arresto dell’ex politico e nell’inchiesta rientra una delibera della Giunta regionale approvata il 20 aprile dell’anno scorso “su proposta del presidente Roberto Formigoni” per l’apertura della discarica. Delibera che il governatore della Lombardia, dispiaciuto “per gli amici implicati in questa vicenda”, ha definito “perfettamente legittima” e “approvata all’unanimità”.
Breno si dice sereno e ribadisce di essere estraneo alle accuse. “Ho sempre cercato di agire nel rispetto delle regole – fa sapere in una nota -. Ne è testimonianza la mia vita, dedicata alla mia azienda, e il mio impegno nelle opere caritative ed educative”. Breno vuole evitare che i suoi guai giudiziari “rechino pregiudizio in alcun modo alle attività e all’immagine pubblica di Compagnia delle Opere di Bergamo”.
Ieri la Guardia di finanza ha perquisito le sedi Mediberg e Custodia, le due società rispettivamente amministrate da lui e dall’ex vice presidente Luigi Brambilla. Dalla documentazione raccolta in passato da inquirenti e investigatori, dalle intercettazioni e dagli interrogatori, tra i quali quelli dello stesso Locatelli, emerge “un diretto coinvolgimento” dei due affinché gli amministratori della Regione Lombardia “con cui erano in contatto, favorissero – si legge nel decreto di perquisizione – con atti contrari ai doveri d’ufficio, gli interessi” dell’imprenditore. Inoltre avrebbero usato i loro uffici “per stringere accordi criminosi” con Locatelli e per “fabbricare” tutta la documentazione contabile e contrattuale necessaria per giustificare il pagamento di mazzette, parecchie centinaia di migliaia di euro in contanti. In più, secondo la ricostruzione dei pm, oltre alle tangenti, Breno e Brambilla, per la loro attività di presunti “mediatori” in Regione, avrebbero ricevuto dall’imprenditore altre utilità”: lavori gratuiti per costruire la scuola Imiberg (è anche sede di una fondazione), sempre a Bergamo.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/10 ... ne/384986/
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Re: Come se ne viene fuori ?
Il Paese allo sbando – 77
Diario di un disastro annunciato – 18 ottobre 2012 – 1
Perché il patatrak è inevitabile - Verso la Repubblica di Weimar - 13
I merli e la Caporetto infinita - 7
Che l'intelligenza politica del Piddì stesse a zero era una fatto noto. Infatti loro hanno studiato ed operano secondo il "Manuale del perfetto Tafazzi".
Che il tutto sia destinato a finire male si sta sviluppando giorno dopo giorno.
*****
Reggi: Renzi abbandonato da Pd
Il sindaco: «Deluso da Bersani»
17 ottobre 2012 -
«Renzi ha pensato di abbandonare il Pd, come tanti amministratori che si son sentiti abbandonati dal partito».
Le polemiche sulle regole delle primarie la solleva stamattina Roberto Reggi, portavoce della campagna di Matteo Renzi per le primarie, a Radio 24.
«Renzi ha deciso di rimanere nel partito, avrebbe potuto fondarne un altro. Ci ha mai pensato? Ognuno di noi ci ha pensato, ci hanno pensato tutti gli amministratori che in questi anni sono stati abbandonati a loro stessi dal Pd. Ci avrà pensato anche la Moretti», ha spiegato Reggi.
Arriva a stretto giro la replica di Piero Fassino: «Nelle primarie non si usino argomenti strumentali o infondati. Nessun sindaco è stato abbandonato dal Pd, che anzi ha sostenuto con convinzioni le rivendicazioni dell`Anci e dei sindaci italiani».
Ma le polemiche tra il sindaco di Firenze candidato alle primarie e il Partito Democratico non finiscono qui:
«Cambiando le regole hanno bloccato la partecipazione - dice Renzi in un'intervista a Panorama, che uscirà domani - Pier Luigi Bersani non ha mantenuto la parola. Mi spiace, una persona che giudicavo leale ha fatto prevalere le ragioni della paura rispetto a quelle del coraggio. Il segretario - continua il sindaco sfidante - mi ha deluso, da lui non me lo aspettavo. Non mi convince il modo in cui lascia ad altri il ruolo dei poliziotti cattivi mentre lui fa il poliziotto buono, è un giochino che ha le gambe corte».
Quanto alle alleanze, per Renzi «si fanno con chi ti vota il programma, non fra addetti ai lavori». «Se Pier Ferdinando Casini trova l`accordo è costretto a parlare di contenuti, ma lui si ostina a parlare di contenitori». Però «io non sono interessato al riequilibrio con l`Udc».
Infine, le spese per sostenere la sua corsa alle primarie «Non so con certezza quanto spenderò, ma più o meno 250 mila euro», ha spiegato Renzi. Una cifra molto lontana dai 2 milioni calcolati dall`ex tesoriere dei Ds Ugo Sposetti:
«Sposetti parla anche di finanziamenti dall`estero, si vede che ha esperienza su questi temi, ma io non cado nelle sue trappoline. È disponibile, il Pd, a mettere online le fatture degli ultimi tre anni dei suoi dirigenti? Pier Luigi Bersani e Nichi Vendola le mettano tutte sul sito, io aspetto. Dimostrino di essere davvero diversi dal tritacarte di Fiorito».
http://www.unita.it/italia/reggi-renzi- ... 266?page=3
Diario di un disastro annunciato – 18 ottobre 2012 – 1
Perché il patatrak è inevitabile - Verso la Repubblica di Weimar - 13
I merli e la Caporetto infinita - 7
Che l'intelligenza politica del Piddì stesse a zero era una fatto noto. Infatti loro hanno studiato ed operano secondo il "Manuale del perfetto Tafazzi".
Che il tutto sia destinato a finire male si sta sviluppando giorno dopo giorno.
*****
Reggi: Renzi abbandonato da Pd
Il sindaco: «Deluso da Bersani»
17 ottobre 2012 -
«Renzi ha pensato di abbandonare il Pd, come tanti amministratori che si son sentiti abbandonati dal partito».
Le polemiche sulle regole delle primarie la solleva stamattina Roberto Reggi, portavoce della campagna di Matteo Renzi per le primarie, a Radio 24.
«Renzi ha deciso di rimanere nel partito, avrebbe potuto fondarne un altro. Ci ha mai pensato? Ognuno di noi ci ha pensato, ci hanno pensato tutti gli amministratori che in questi anni sono stati abbandonati a loro stessi dal Pd. Ci avrà pensato anche la Moretti», ha spiegato Reggi.
Arriva a stretto giro la replica di Piero Fassino: «Nelle primarie non si usino argomenti strumentali o infondati. Nessun sindaco è stato abbandonato dal Pd, che anzi ha sostenuto con convinzioni le rivendicazioni dell`Anci e dei sindaci italiani».
Ma le polemiche tra il sindaco di Firenze candidato alle primarie e il Partito Democratico non finiscono qui:
«Cambiando le regole hanno bloccato la partecipazione - dice Renzi in un'intervista a Panorama, che uscirà domani - Pier Luigi Bersani non ha mantenuto la parola. Mi spiace, una persona che giudicavo leale ha fatto prevalere le ragioni della paura rispetto a quelle del coraggio. Il segretario - continua il sindaco sfidante - mi ha deluso, da lui non me lo aspettavo. Non mi convince il modo in cui lascia ad altri il ruolo dei poliziotti cattivi mentre lui fa il poliziotto buono, è un giochino che ha le gambe corte».
Quanto alle alleanze, per Renzi «si fanno con chi ti vota il programma, non fra addetti ai lavori». «Se Pier Ferdinando Casini trova l`accordo è costretto a parlare di contenuti, ma lui si ostina a parlare di contenitori». Però «io non sono interessato al riequilibrio con l`Udc».
Infine, le spese per sostenere la sua corsa alle primarie «Non so con certezza quanto spenderò, ma più o meno 250 mila euro», ha spiegato Renzi. Una cifra molto lontana dai 2 milioni calcolati dall`ex tesoriere dei Ds Ugo Sposetti:
«Sposetti parla anche di finanziamenti dall`estero, si vede che ha esperienza su questi temi, ma io non cado nelle sue trappoline. È disponibile, il Pd, a mettere online le fatture degli ultimi tre anni dei suoi dirigenti? Pier Luigi Bersani e Nichi Vendola le mettano tutte sul sito, io aspetto. Dimostrino di essere davvero diversi dal tritacarte di Fiorito».
http://www.unita.it/italia/reggi-renzi- ... 266?page=3
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Re: Come se ne viene fuori ?
Il Paese allo sbando – 78
Diario di un disastro annunciato – 18 ottobre 2012 – 2
Perché il patatrak è inevitabile - Verso la Repubblica di Weimar - 14
I merli e la Caporetto infinita - 8
S'ode a destra uno squillo di tromba...............
SI SALVI CHI PUÒ - MOLLATI DA LUCHINO CIUFF CIUFF, GLI SMONTEZEMOLATI IN FUGA DA “ITALIA FUTURA” SI RIVENDONO AL MIGLIOR OFFERENTE PUR DI ARRIVARE A MONTECITORIO
- PER FARLO, DEVONO SPERARE CHE NESSUNO S’ACCORGA CHE IL “PARTITO DEI CARINI” È MORTO PRIMA DI NASCERE
- PERCHÉ IL SOCIO NTV DI MONTEZUMA, GIANNI PUNZO, HA SFANCULATO IL SUO DIRETTORE GENERALE CALENDA E NE PARLA MALISSIMO NEI SALOTTI NAPOLETANI? AH, SAPERLO...
DAGOREPORT
Non si capisce perché i media danno ancora spazio alle dichiarazioni politiche e private della Fondazione Italia Futura, dopo che il suo fondatore ha dichiarato urbi et orbi che lui non si candida né ha mai detto che si sarebbe candidato e che non intende assolutamente essere percepito come un soggetto politico.
Che Italia Futura "non si presenterà con il suo nome alle elezioni per non creare l'ennesimo partitino. Cercherà invece di partecipare insieme a movimenti ed associazioni alla creazioni di un "listone civico" che avrà un altro nome". Abbiamo cercato di capirne di più ed in realtà questo è il compromesso che è stato raggiunto al proprio interno fra Luca Luca e i furbetti del quartierino montezemolino capitanati dall'ineffabile Senatore Rossi: facciamo più finta che possiamo fino alla presentazione delle liste e vediamo se qualcuno abbocca e ci imbarca in un seggio sicuro.
Ma soprattutto con la legge elettorale che si profila all'orizzonte, il cui testo è già stato adottato dalla Commissione affari costituzionali del Senato e fra non molto potrebbe anche essere approvato, i posti sono ancora di meno perché solo un terzo dei deputati eletti saranno nominati attraverso un listino bloccato.
Pochi, davvero pochi per strappare impegni di posti sicuri. E quindi sta scattando il panico, chi vuole andare a destra, chi vuole andare a sinistra, chi vuole andare con Renzi, chi vuole andare con Casini: già tutti uniti contavano pochissimo perché non avevano voti, divisi come sono conteranno ancora meno.
Ma mentre i soliti vecchi volponi della politica gli comunicano che con il bluff non vanno più da nessuna parte loro cercano un giorno sì e l'altro pure di fare '''ammuina" con un solo obiettivo: tentare di dichiarare, non si sa bene fino a quando, la loro esistenza in vita.
Solo che fra poco neanche Giannino gli risponderà più al telefono (a proposito, visto che sono i paladini della trasparenza, chi sono i finanziatori di Italia Futura? Perché non pubblicano sul loro sito nomi e cognomi di chi sostiene la fondazione? O la trasparenza vale solo per gli altri?).
Perché il signor Gianni Punzo (tanto per intenderci quello che pagò il famoso sondaggio a Pagnoncelli per fargli dire che Montezemolo valeva il 20% del corpo elettorale...) ha messo alla porta il suo direttore generale Calenda e ne parla malissimo nei salotti napoletani?
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Re: Come se ne viene fuori ?
Il Paese allo sbando – 79
Diario di un disastro annunciato – 18 ottobre 2012 – 3
Perché il patatrak è inevitabile - Verso la Repubblica di Weimar - 15
La balcanizzazione del Bel Paese è cominciata - 1
Nell’indifferenza generale di un’Italia piuttosto incazzata ma anche decisamente cloroformizzata, è partita la balcanizzazione del Bel Paese. La certificazione di cosa è oggi il Pd rappresentativo, distante anni luce dalla sua base prevalentemente ex Pci, Pds, Ds, l’ha data ieri mattina Mantovani, ras del Pdl milanese, ad Agorà.
Ha dichiarato Mantovani:
<<Noi dobbiamo evitare che la sinistra di Vendola vada al governo, il Pd passi, ma la sinistra no.>>.
Tradotto dal politichese:
Se la destra bucaniera non vede più nessun pericolo negli ex comunisti del Piddì, significa che il Piddì non è più di sinistra. Una logica schiacciante che trova riscontro diffusamente nel pensiero politico italiano del momento. Un tempo quella sinistra ai tempi dell’Ulivo veniva regolarmente bollata come “comunista”.
Lo faceva diffusamene ai tempi il boss dei bucanieri che per affermarsi, avendo letto “Il manuale del politico professionista”, aveva sposato per l’intero la teoria che nella lotta politica è sempre necessario crearsi la figura del “nemico”.
Il banana, che ai tempi non era disperato come ora, aveva scelto il nemico nei “comunisti”. Gli inutili idioti al suo seguito si adattarono presto alla teoria del capo. Oggi che il Piddì è stato svenduto all’Oltretevere e non solo, anche gli inutili idioti possono dichiarare tranquillamente di non aver più paura degli ex comunisti del Piddì.
A maggior ragione quando vedono che la scalata al potere la sta facendo un ex democristiano di Cl, che la destra vede come uno di loro, e che il boss “banana” ha dichiarato che Renzi porta avanti le loro idee e i loro valori.
Bruno Tabacci, piaccia o non piaccia rimane una delle poche persone corrette della destra. Se ha deciso di partecipare alle primarie della coalizione che lui definisce di sinistra – centro è perché ritiene il Piddì sufficientemente democristianizzato e non più pericoloso. In passato quando militava nell’U Dc è sempre stato un fiero avversario di tutto ciò che era di sinistra, rigettando il tutto alla radice.
Monsignor Casini, anche se molto strumentalmente perché intendeva mettere all’angolo il disperato banana con una manovra che solitamente fanno le donne con gli uomini incerti che non si decidono a scegliere, ha accettato durante l’estate di far parte di una futura alleanza tra “”moderati”” e “”progressisti”” nella prossima legislatura.
Se il Piddì non fosse stato sufficientemente democristianizzato, monsignore, il rappresentante nazionale delle volontà vaticane e dei poteri forti non avrebbe mai preso in esame un’alleanza con un partito di sinistra, perché lui è di destra, anche se ai merli, che purtroppo sono tanti, riesce ancora a far credere di far parte di un fantomatico centro che non esiste.
Tanto che rispettando gli ordini dall’alto, a Peppone Bersani ha imposto i limiti dell’alleanza.
Niente Di Pietro perché agli amici di don Totò Cuffaro e dei maneggioni dei poteri forti un giustizialista che crede nella Costituzione e nelle regole non può di certo stare bene. E’ lo stesso Romano Prodi a fare presente che tutta la finanza mondiale non ama e non vuole le regole (e quindi la democrazia, neppure Obama). Il mondo della finanza italiana non fa eccezione.
Niente Vendola, anche se il cattolico narratore del Tavoliere si è distaccato notevolmente dai dogmi comunisti, ma le idee che propugna sono sempre di sinistra, e quindi fortemente contrarie alla destra clericale vaticana e alla destra dei poteri forti.
Diario di un disastro annunciato – 18 ottobre 2012 – 3
Perché il patatrak è inevitabile - Verso la Repubblica di Weimar - 15
La balcanizzazione del Bel Paese è cominciata - 1
Nell’indifferenza generale di un’Italia piuttosto incazzata ma anche decisamente cloroformizzata, è partita la balcanizzazione del Bel Paese. La certificazione di cosa è oggi il Pd rappresentativo, distante anni luce dalla sua base prevalentemente ex Pci, Pds, Ds, l’ha data ieri mattina Mantovani, ras del Pdl milanese, ad Agorà.
Ha dichiarato Mantovani:
<<Noi dobbiamo evitare che la sinistra di Vendola vada al governo, il Pd passi, ma la sinistra no.>>.
Tradotto dal politichese:
Se la destra bucaniera non vede più nessun pericolo negli ex comunisti del Piddì, significa che il Piddì non è più di sinistra. Una logica schiacciante che trova riscontro diffusamente nel pensiero politico italiano del momento. Un tempo quella sinistra ai tempi dell’Ulivo veniva regolarmente bollata come “comunista”.
Lo faceva diffusamene ai tempi il boss dei bucanieri che per affermarsi, avendo letto “Il manuale del politico professionista”, aveva sposato per l’intero la teoria che nella lotta politica è sempre necessario crearsi la figura del “nemico”.
Il banana, che ai tempi non era disperato come ora, aveva scelto il nemico nei “comunisti”. Gli inutili idioti al suo seguito si adattarono presto alla teoria del capo. Oggi che il Piddì è stato svenduto all’Oltretevere e non solo, anche gli inutili idioti possono dichiarare tranquillamente di non aver più paura degli ex comunisti del Piddì.
A maggior ragione quando vedono che la scalata al potere la sta facendo un ex democristiano di Cl, che la destra vede come uno di loro, e che il boss “banana” ha dichiarato che Renzi porta avanti le loro idee e i loro valori.
Bruno Tabacci, piaccia o non piaccia rimane una delle poche persone corrette della destra. Se ha deciso di partecipare alle primarie della coalizione che lui definisce di sinistra – centro è perché ritiene il Piddì sufficientemente democristianizzato e non più pericoloso. In passato quando militava nell’U Dc è sempre stato un fiero avversario di tutto ciò che era di sinistra, rigettando il tutto alla radice.
Monsignor Casini, anche se molto strumentalmente perché intendeva mettere all’angolo il disperato banana con una manovra che solitamente fanno le donne con gli uomini incerti che non si decidono a scegliere, ha accettato durante l’estate di far parte di una futura alleanza tra “”moderati”” e “”progressisti”” nella prossima legislatura.
Se il Piddì non fosse stato sufficientemente democristianizzato, monsignore, il rappresentante nazionale delle volontà vaticane e dei poteri forti non avrebbe mai preso in esame un’alleanza con un partito di sinistra, perché lui è di destra, anche se ai merli, che purtroppo sono tanti, riesce ancora a far credere di far parte di un fantomatico centro che non esiste.
Tanto che rispettando gli ordini dall’alto, a Peppone Bersani ha imposto i limiti dell’alleanza.
Niente Di Pietro perché agli amici di don Totò Cuffaro e dei maneggioni dei poteri forti un giustizialista che crede nella Costituzione e nelle regole non può di certo stare bene. E’ lo stesso Romano Prodi a fare presente che tutta la finanza mondiale non ama e non vuole le regole (e quindi la democrazia, neppure Obama). Il mondo della finanza italiana non fa eccezione.
Niente Vendola, anche se il cattolico narratore del Tavoliere si è distaccato notevolmente dai dogmi comunisti, ma le idee che propugna sono sempre di sinistra, e quindi fortemente contrarie alla destra clericale vaticana e alla destra dei poteri forti.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Il Paese allo sbando – 80
Diario di un disastro annunciato – 18 ottobre 2012 – 4
Perché il patatrak è inevitabile - Verso la Repubblica di Weimar - 16
La balcanizzazione del Bel Paese è cominciata - 2
La confusione che regna in quella coalizione che impropriamente viene definita di Cs è hai massimi livelli. Ieri, ho finalmente incontrato un vecchio amico dirigente del Sel cittadino che ricercavo da tempo perché volevo chiedergli che cavolo stesse facendo il “Narratore del Tavogliere”.
Ero convinto che stesse sull’incazzato per le scelte fatte da Vendola. A maggio, incontrato ripetutamente “on the road” in quanto faceva volantinaggio e propaganda, mi dipinse il Piddì come la nave della anime perdute, e quindi decisamente irrecuperabile. Loro del Sel dell’avvenire erano tutt’altra cosa e intendevano ricostruire da zero la sinistra italiana. Operazione che però richiedeva tempi lunghi.
E invece no, era soddisfatto perché riteneva meritoria l’azione di Vendola per aver imposto a Bersani di sottrarsi all’alleanza con monsignor Casini.
Tutto qui???
E allora è scattata la domanda di rito:
<<Preso atto che il Piddì non è proprio Bersani, visto che si suddivide in 18 correnti. Visto che il senso del ricongiungimento familiare degli ex Dc è forte e a portata di mano come non mai nell’ultimo ventennio, visto che non ci sono i numeri per governare con sicurezza in un prossima legislatura, cosa farà il Sel dell’avvenire, se messi davanti al fatto compiuto, Peppone Bersani, per non far precipitare il Paese nel caos dopo aver vinto le elezioni gli imponesse la presenza di monsignore?>>
<<Ah,….non ci pensiamo due volte, usciamo immediatamente dalla coalizione>>,..è stata la risposta.
Cribbio, siamo alle solite, la sinistra italiana politicamente non c’è mai.
Se esce Vendola ed entra monsignor Casini non cambiano per niente i termini del problema, perché i due partiti in percentuale più o meno si equivalgono e per Peppone Bersani non cambia assolutamente nulla, non può comunque governare.
Davanti alla prospettiva di gettare il Paese nel caos ad una sola settimana dalle elezioni nazionali, chi potrebbe mai prendersi questa responsabilità? Solo perché per la voglia di andare al potere si è fatto finta che tutto questo non potesse accadere?
Era così difficile prevederlo 7 mesi prima???
Agli elettori in fasi drammatiche come queste bisogna dare certezze e in questo caso è bene che gli elettori sappiano prima cosa succede quando vanno a votare.
Queste cose devono essere chiare a tutti prima, in modo definitivo, senza giochetti da sacrestia solo perché devono andare ad occupare poltrone.
Se questo è il modo di far politica meglio che si dedichino al gioco delle bocce.
In situazioni delicatissime come queste i giochetti per furbetti del quartierino, o aspiranti furbetti, non sono accettabili perché gettano il Paese nel caos, lasciando aperta la porta a soluzioni che abbiamo tentato di respingere più volte durante “La notte della Repubblica”, nella prima Repubblica.
Giocare in modo scorretto da una parte, il Pd, e il far finta di non vedere cosa sta succedendo da parte del Sel, è alquanto sconcertante perché vuol dire che ragionano con le logiche di sempre, quelle di POLTRONE & FORCHETTE, e non di una coalizione che dopo l’infausta esperienza di un governo di transizione, ripristina il ritorno alla politica dovendo governare una situazione difficilissima, soprattutto in economia, rasa al suolo dal governo Monty, dopo il disastro accertato del Comandante Schettino senior di Hardcore.
Diario di un disastro annunciato – 18 ottobre 2012 – 4
Perché il patatrak è inevitabile - Verso la Repubblica di Weimar - 16
La balcanizzazione del Bel Paese è cominciata - 2
La confusione che regna in quella coalizione che impropriamente viene definita di Cs è hai massimi livelli. Ieri, ho finalmente incontrato un vecchio amico dirigente del Sel cittadino che ricercavo da tempo perché volevo chiedergli che cavolo stesse facendo il “Narratore del Tavogliere”.
Ero convinto che stesse sull’incazzato per le scelte fatte da Vendola. A maggio, incontrato ripetutamente “on the road” in quanto faceva volantinaggio e propaganda, mi dipinse il Piddì come la nave della anime perdute, e quindi decisamente irrecuperabile. Loro del Sel dell’avvenire erano tutt’altra cosa e intendevano ricostruire da zero la sinistra italiana. Operazione che però richiedeva tempi lunghi.
E invece no, era soddisfatto perché riteneva meritoria l’azione di Vendola per aver imposto a Bersani di sottrarsi all’alleanza con monsignor Casini.
Tutto qui???
E allora è scattata la domanda di rito:
<<Preso atto che il Piddì non è proprio Bersani, visto che si suddivide in 18 correnti. Visto che il senso del ricongiungimento familiare degli ex Dc è forte e a portata di mano come non mai nell’ultimo ventennio, visto che non ci sono i numeri per governare con sicurezza in un prossima legislatura, cosa farà il Sel dell’avvenire, se messi davanti al fatto compiuto, Peppone Bersani, per non far precipitare il Paese nel caos dopo aver vinto le elezioni gli imponesse la presenza di monsignore?>>
<<Ah,….non ci pensiamo due volte, usciamo immediatamente dalla coalizione>>,..è stata la risposta.
Cribbio, siamo alle solite, la sinistra italiana politicamente non c’è mai.
Se esce Vendola ed entra monsignor Casini non cambiano per niente i termini del problema, perché i due partiti in percentuale più o meno si equivalgono e per Peppone Bersani non cambia assolutamente nulla, non può comunque governare.
Davanti alla prospettiva di gettare il Paese nel caos ad una sola settimana dalle elezioni nazionali, chi potrebbe mai prendersi questa responsabilità? Solo perché per la voglia di andare al potere si è fatto finta che tutto questo non potesse accadere?
Era così difficile prevederlo 7 mesi prima???
Agli elettori in fasi drammatiche come queste bisogna dare certezze e in questo caso è bene che gli elettori sappiano prima cosa succede quando vanno a votare.
Queste cose devono essere chiare a tutti prima, in modo definitivo, senza giochetti da sacrestia solo perché devono andare ad occupare poltrone.
Se questo è il modo di far politica meglio che si dedichino al gioco delle bocce.
In situazioni delicatissime come queste i giochetti per furbetti del quartierino, o aspiranti furbetti, non sono accettabili perché gettano il Paese nel caos, lasciando aperta la porta a soluzioni che abbiamo tentato di respingere più volte durante “La notte della Repubblica”, nella prima Repubblica.
Giocare in modo scorretto da una parte, il Pd, e il far finta di non vedere cosa sta succedendo da parte del Sel, è alquanto sconcertante perché vuol dire che ragionano con le logiche di sempre, quelle di POLTRONE & FORCHETTE, e non di una coalizione che dopo l’infausta esperienza di un governo di transizione, ripristina il ritorno alla politica dovendo governare una situazione difficilissima, soprattutto in economia, rasa al suolo dal governo Monty, dopo il disastro accertato del Comandante Schettino senior di Hardcore.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Il Paese allo sbando – 81
Diario di un disastro annunciato – 19 ottobre 2012 – 1
Perché il patatrak è inevitabile - Verso la Repubblica di Weimar - 17
La balcanizzazione del Bel Paese è cominciata - 3
Un aspetto della balcanizzazione è anche questo
http://www.youtube.com/watch?v=j-HNZLg6ntI
Regioni, indagati 10 governatori su 20
Spese e rimborsi folli: non è solo il Lazio
Da Formigoni a Lombardo, passando per Vendola: la metà dei presidenti è sotto accusa per vari reati
E sono nove i consigli coinvolti in inchieste sullo spreco di denaro pubblico per milioni di euro
Emilia Romagna, inchieste su tutti i partiti / L'assessore di Cota: "Il Piemonte è tecnicamente fallito"
****
Regioni, la metà dei governatori è indagata. Spese folli non solo in Lazio
Da Formigoni a Lombardo, passando per Vendola: sono dieci i presidenti messi sotto accusa dalla magistratura. E nove consigli regionali sono al centro di inchieste su rimborsi elettorali, nomine e sprechi per milioni di euro
di Thomas Mackinson
| 19 ottobre 2012Commenti (126)
Nove regioni nel mirino delle procure e della Guardia di Finanza, dieci governatori su venti sotto indagine. E per alcuni di loro l’agenda si complica: il calendario dei comizi elettorali dovrà far pace con quello delle udienze nelle aule di giustizia. Succede a Vendola come a Lombardo, mentre le inchieste sui rimborsi dei consiglieri dilagano da un capoluogo all’altro. Il “caso Lazio” è arrivato infatti anche in Piemonte, Emilia Romagna e Sicilia, altrove era già iniziato o sta per partire.
Nel 2009, tre anni prima che Fiorito finisse in prima pagina, in Sardegna e Basilicata gli inquirenti muovevano i primi passi. Il pm di Potenza John Woodcock indagava sui rimborsi dei consiglieri regionali. Allora era una storia tutta da scrivere, sembrava un’inchiesta meno interessante di “vallettopoli”, Corona, erede Savoia e appalti truccati. Tre anni dopo, invece, è esplosa in modo dirompente su scala nazionale e viene paragonata a Tangentopoli. E non è ancora finita. In Calabria e Veneto la magistratura non ha aperto inchieste, ma sui giornali sono già cominciate le polemiche su come sono stati spesi i soldi destinati ai rimborsi dei gruppi consiliari. E intanto la giustizia si occupa anche dei presidenti falcidiati dalle inchieste.
Occhi puntati su Bari. Nichi Vendola affronterà un’udienza delicatissima per la sua corsa alle primarie. Ma è in un’aula di giustizia di Catania che si celebra il paradosso più forte della nuova stagione di scandali: il 28 ottobre si vota per il rinnovo della giunta e due giorno dopo parte il processo per voto di scambio con aggravante mafiosa al presidente Raffaele Lombardo. Il governatore della Sicilia, vista l’aria che tira, ha deciso di mandare avanti il figlio Tito.
SARDEGNA: SI INDAGA DAL 2009. CAPPELLACCI (PDL) RISCHIA DUE VOLTE
Tre anni prima del Laziogate la Procura di Cagliari aveva messo nel mirino il consiglio regionale della Sardegna e a fine settembre ha chiesto il rinvio a giudizio 19 consiglieri con l’accusa di peculato. Sono accusati di aver utilizzato come paghetta mensile i 2.500 euro assegnati a titolo di rimborso durante la legislatura 2004-2009, quando era presidente Renato Soru. Il Gup deciderà il 24 ottobre se mandarli tutti a processo per peculato.
Ma anche l’attuale presidenza ha i suoi problemi con la giustizia. Ugo Cappellacci (Pdl) se la deve vedere con un doppio rinvio a giudizio. Il primo è quello disposto il 15 giugno dalla Procura di Cagliari per il crac della Sept che dirigeva in qualità di amministratore delegato. La società è fallita nel 2010 con un passivo accertato di circa due milioni di euro. L’accusa è di bancarotta fraudolenta. Il 3 gennaio 2012 la Procura di Roma ha poi rinviato a giudizio Cappellacci insieme ad altre 20 persone, tra le quali il coordinatore del Pdl Denis Verdini, Marcello Dell’Utri e l’imprenditore Flavio Carboni, nell’inchiesta sulla P3 e sull’eolico in Sardegna. A Cappellacci viene contestato l’abuso d’ufficio per la nomina di Ignazio Farris all’Agenzia regionale per l’ambiente della Sardegna, nomina che secondo l’accusa sarebbe stata funzionale al sistema di condizionamento politico-economico degli organi istituzionali e costituzionali dello Stato.
SICILIA, IL DIMISSIONARIO LOMBARDO
La Procura di Palermo ha aperto a fine settembre un fascicolo senza indagati e ipotesi di reato anche in Sicilia. L’inchiesta è un calco di quella laziale e riguarda l’uso dei rimborsi dei gruppi dell’Ars. Si aspettano sorprese, anche per la “dote” dei consiglieri che è addirittura superiore a quella dei colleghi della Pisana (14 milioni di euro contro 12,65). Ma la Sicilia ha anche un altro problema perché a poche settimane dalle elezioni si è svolta l’udienza preliminare del processo che vede imputato il governatore Raffaele Lombardo (Mpa) e il fratello Angelo, accusati di reato elettorale aggravato dall’aver favorito l’associazione mafiosa. L’inchiesta è uno stralcio dell’operazione Iblis scattata il 3 novembre del 2010 con decine di arresti tra esponenti di spicco della mafia di Catania, imprenditori e uomini politici. Indagati per concorso esterno, la posizione sui fratelli Lombardo crea una diversificazione di vedute nella Procura ma alla fine il Gip Luigi Barone dispone l’imputazione coatta e il 26 settembre è stata depositata la richiesta di rinvio a giudizio. Lombardo ha optato per il rito abbreviato e la prima udienza si terrà il 30 ottobre, due giorni dopo il voto. Intanto è polemica sull’assunzione a fine mandato di un direttore del Consorzio autostrade siciliane (Cas) con contratto quinquennale da dirigente generale che costerà tra 700 mila e un milione di euro.
PUGLIA: VENDOLA (SEL) E L’INCOGNITA SULLE PRIMARIE
Non si ha notizia di blitz della Finanza in Regione Puglia dove i gruppi consiliari hanno messo a disposizione i rendiconti (aggregati), ma la dotazione è decisamente inferiore a quelle di altre regioni (5,3 milioni all’anno di rimborsi). Ma a Bari si guarda con trepidazione alla doppietta giudiziaria che grava sul leader di Sel Nichi Vendola, candidato alla primarie del centrosinistra. Entrambi i procedimenti sono all’udienza preliminare ma il primo potrebbe avere conseguenze politiche. Il 24 ottobre si terrà infatti l’udienza chiave per la vicenda che vede Vendola rinviato a giudizio per peculato, falso e abuso d’ufficio per la nomina a primario di Paolo Sardelli, responsabile del reparto di chirurgia toracica all’ospedale San Paolo di Bari. Ad accusarlo è l’ex dirigente dell’Asl di Bari, Lea Cosentino, la quale fu sollevata dal suo incarico dal governatore pugliese. Oggi tocca al Gup titolare dell’inchiesta sul senatore Tedesco decidere se accorpare i procedimenti come chiede “Lady Asl” (quello a carico di Vendola ne è uno stralcio).
In attesa che il processo venga celebrato, Vendola ha messo le mani avanti: “Se sarò condannato, è chiaro che mi ritirerò dalle primarie. Vado a giudizio con rito abbreviato chiesto da me, e lo faccio con la coscienza totalmente serena”. A questo punto, se la richiesta venisse accolta, i tempi si allungherebbero e per il leader di Sel sarà difficile presentarsi alle primarie del 25 novembre prosciolto da ogni addebito. Del resto a suo carico c’è un secondo avviso di garanzia che riguarda una transazione di 45 milioni di euro non conclusa tra Regione Puglia e l’ospedale “ecclesiastico” Miulli.
CAMPANIA: CALDORO NEL MIRINO
Il 21 settembre la Guardia di Finanza ha sequestrato tutta la documentazione sui rimborsi nel periodo 2008-2012 dalla sede della Regione Campania. Secondo i magistrati potrebbero esserci state irregolarità sia in questa che nella precedente legislatura. Indagato il capogruppo dell’Udeur Ugo De Flaviis, oggi in maggioranza col Pdl e prima assessore all’Ambiente nella prima giunta Bassolino. L’accusa per lui è di corruzione e abuso d’ufficio. Nel mirino degli inquirenti, l’assunzione della ex cognata del politico in una società informatica che ha avuto rapporti con la pubblica amministrazione. Anche il governatore Stefano Caldoro ha i suoi guai. Un anno fa veniva indagato nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Napoli sui rischi per la salute pubblica determinati dalla mancata raccolta dei rifiuti. Nell’inchiesta del procuratore aggiunto Francesco Greco e del pm Francesco Curcio si contestano al presidente della giunta campana la mancata attivazione di discariche in altre province per fronteggiare l’emergenza. Sotto accusa anche le nomine facili tra le quali spicca la moglie Annamaria Colao all’Osservatorio regionale sulla salute.
PIEMONTE: SOTTO LA LENTE ANCHE I RIMBORSI DI COTA
Il blitz delle Fiamme Gialle a Palazzo Lascaris fa tremare il consiglio regionale del Piemonte il 28 settembre. Tutto parte da una settimana bianca. La procura torinese è stata messa sulla pista dalle dichiarazioni del parlamentare Pdl Roberto Rosso a proposito dell’abitudine “consolidata” dei consiglieri regionali di far “figurare di essere missione e incassare la relativa indennità”. Immediate le polemiche sui media che hanno subito parlato di “sistema Piemonte”. I rimborsi sospetti ammontano a circa 3,5 milioni di euro. Le verifiche cadono su tutti, compreso il presidente Roberto Cota che nel 2011 ha incassato 17.931 euro di rimborsi, oltre allo stipendio. Da tempo l’opposizione lamenta che il suo reale domicilio sia a Milano, dove risiedono la moglie magistrato e la figlia. Del resto il sistema di controlli era praticamente inesistente, con rimborsi “sulla parola”, e questo avrebbe alimentato il sistema dei finti pendolari.
BASILICATA: WOODCOCK APRIPISTA SUI RIMBORSI
Tra le regioni che hanno precorso lo scandalo Fiorito c’è la Basilicata. L’indagine sulle spese dei consiglieri (della legislatura precedente) fu aperta dal pm di Potenza Henry John Woodcock nel 2009 e riguardava in particolare i rimborsi chilometrici previsti per chi non è di Potenza. Allora era una storia tutta da scrivere e sembrava la meno interessante tra le indagini in mano al pm anglonapoletano. Quattro gli indagati rinviati a giudizio con le accuse di falso e truffa: il presidente dell’assemblea Prospero De Franchi (Federazione popolari di centro), i due vicepresidenti Franco Mattia (Pdl) e Giacomo Nardiello (Pdci), e Franco Mollica (Centro popolare). L’accusa è che abbiano percepito i rimborsi indebitamente perché, in realtà, risiedevano a Potenza e non nei comuni dichiarati. Gli indagati, tutti rinviati a giudizio, continuano ancora oggi a respingere l’addebito, sostenendo di non aver fatto alcuna falsa attestazione di residenza e chiamando in causa i concetti di domicilio e dimora. Nel frattempo, però, la Procura ha deciso di sequestrare loro le somme percepite. A carico del presidente Vito de Filippo resta un’indagine, sempre firmata da Woodcock, per favoreggiamento e rivelazione di segreto d’ufficio.
CALABRIA E VENETO: PER ORA DENUNCIANO SOLO I GIORNALI
In Calabria e Veneto a denunciare, per ora, sono i giornali. Che si beccano, per contro, minacce di querela. Da settimane va avanti una polemica pesantissima che investe i rispettivi consigli regionali sulla quantità e l’uso dei rimborsi. La Calabria ha pubblicato sul sito della regione il rendiconto dei rimborsi forniti ai gruppi: 4,4 milioni di euro nel 2011. Il gruppo consiliare di Autonomia e Diritti, composto da un solo membro, l’ex-governatore Agazio Loiero, percepisce da solo 335 mila euro, di cui 212 mila per pagare i suoi otto collaboratori. Nella regione settentrionale, secondo il Gazzettino del Veneto, i consiglieri percepirebbero uno stipendio aggiuntivo di 2.100 euro al mese come rimborso per le spese senza obbligo di giustificativi: la stessa accusa, in sostanza, che è stata fatta ai consiglieri regionali sardi rinviati a giudizio. Ma per tutta risposta i consiglieri veneti hanno annunciato che quereleranno il quotidiano.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/10 ... io/386393/
Diario di un disastro annunciato – 19 ottobre 2012 – 1
Perché il patatrak è inevitabile - Verso la Repubblica di Weimar - 17
La balcanizzazione del Bel Paese è cominciata - 3
Un aspetto della balcanizzazione è anche questo
http://www.youtube.com/watch?v=j-HNZLg6ntI
Regioni, indagati 10 governatori su 20
Spese e rimborsi folli: non è solo il Lazio
Da Formigoni a Lombardo, passando per Vendola: la metà dei presidenti è sotto accusa per vari reati
E sono nove i consigli coinvolti in inchieste sullo spreco di denaro pubblico per milioni di euro
Emilia Romagna, inchieste su tutti i partiti / L'assessore di Cota: "Il Piemonte è tecnicamente fallito"
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Regioni, la metà dei governatori è indagata. Spese folli non solo in Lazio
Da Formigoni a Lombardo, passando per Vendola: sono dieci i presidenti messi sotto accusa dalla magistratura. E nove consigli regionali sono al centro di inchieste su rimborsi elettorali, nomine e sprechi per milioni di euro
di Thomas Mackinson
| 19 ottobre 2012Commenti (126)
Nove regioni nel mirino delle procure e della Guardia di Finanza, dieci governatori su venti sotto indagine. E per alcuni di loro l’agenda si complica: il calendario dei comizi elettorali dovrà far pace con quello delle udienze nelle aule di giustizia. Succede a Vendola come a Lombardo, mentre le inchieste sui rimborsi dei consiglieri dilagano da un capoluogo all’altro. Il “caso Lazio” è arrivato infatti anche in Piemonte, Emilia Romagna e Sicilia, altrove era già iniziato o sta per partire.
Nel 2009, tre anni prima che Fiorito finisse in prima pagina, in Sardegna e Basilicata gli inquirenti muovevano i primi passi. Il pm di Potenza John Woodcock indagava sui rimborsi dei consiglieri regionali. Allora era una storia tutta da scrivere, sembrava un’inchiesta meno interessante di “vallettopoli”, Corona, erede Savoia e appalti truccati. Tre anni dopo, invece, è esplosa in modo dirompente su scala nazionale e viene paragonata a Tangentopoli. E non è ancora finita. In Calabria e Veneto la magistratura non ha aperto inchieste, ma sui giornali sono già cominciate le polemiche su come sono stati spesi i soldi destinati ai rimborsi dei gruppi consiliari. E intanto la giustizia si occupa anche dei presidenti falcidiati dalle inchieste.
Occhi puntati su Bari. Nichi Vendola affronterà un’udienza delicatissima per la sua corsa alle primarie. Ma è in un’aula di giustizia di Catania che si celebra il paradosso più forte della nuova stagione di scandali: il 28 ottobre si vota per il rinnovo della giunta e due giorno dopo parte il processo per voto di scambio con aggravante mafiosa al presidente Raffaele Lombardo. Il governatore della Sicilia, vista l’aria che tira, ha deciso di mandare avanti il figlio Tito.
SARDEGNA: SI INDAGA DAL 2009. CAPPELLACCI (PDL) RISCHIA DUE VOLTE
Tre anni prima del Laziogate la Procura di Cagliari aveva messo nel mirino il consiglio regionale della Sardegna e a fine settembre ha chiesto il rinvio a giudizio 19 consiglieri con l’accusa di peculato. Sono accusati di aver utilizzato come paghetta mensile i 2.500 euro assegnati a titolo di rimborso durante la legislatura 2004-2009, quando era presidente Renato Soru. Il Gup deciderà il 24 ottobre se mandarli tutti a processo per peculato.
Ma anche l’attuale presidenza ha i suoi problemi con la giustizia. Ugo Cappellacci (Pdl) se la deve vedere con un doppio rinvio a giudizio. Il primo è quello disposto il 15 giugno dalla Procura di Cagliari per il crac della Sept che dirigeva in qualità di amministratore delegato. La società è fallita nel 2010 con un passivo accertato di circa due milioni di euro. L’accusa è di bancarotta fraudolenta. Il 3 gennaio 2012 la Procura di Roma ha poi rinviato a giudizio Cappellacci insieme ad altre 20 persone, tra le quali il coordinatore del Pdl Denis Verdini, Marcello Dell’Utri e l’imprenditore Flavio Carboni, nell’inchiesta sulla P3 e sull’eolico in Sardegna. A Cappellacci viene contestato l’abuso d’ufficio per la nomina di Ignazio Farris all’Agenzia regionale per l’ambiente della Sardegna, nomina che secondo l’accusa sarebbe stata funzionale al sistema di condizionamento politico-economico degli organi istituzionali e costituzionali dello Stato.
SICILIA, IL DIMISSIONARIO LOMBARDO
La Procura di Palermo ha aperto a fine settembre un fascicolo senza indagati e ipotesi di reato anche in Sicilia. L’inchiesta è un calco di quella laziale e riguarda l’uso dei rimborsi dei gruppi dell’Ars. Si aspettano sorprese, anche per la “dote” dei consiglieri che è addirittura superiore a quella dei colleghi della Pisana (14 milioni di euro contro 12,65). Ma la Sicilia ha anche un altro problema perché a poche settimane dalle elezioni si è svolta l’udienza preliminare del processo che vede imputato il governatore Raffaele Lombardo (Mpa) e il fratello Angelo, accusati di reato elettorale aggravato dall’aver favorito l’associazione mafiosa. L’inchiesta è uno stralcio dell’operazione Iblis scattata il 3 novembre del 2010 con decine di arresti tra esponenti di spicco della mafia di Catania, imprenditori e uomini politici. Indagati per concorso esterno, la posizione sui fratelli Lombardo crea una diversificazione di vedute nella Procura ma alla fine il Gip Luigi Barone dispone l’imputazione coatta e il 26 settembre è stata depositata la richiesta di rinvio a giudizio. Lombardo ha optato per il rito abbreviato e la prima udienza si terrà il 30 ottobre, due giorni dopo il voto. Intanto è polemica sull’assunzione a fine mandato di un direttore del Consorzio autostrade siciliane (Cas) con contratto quinquennale da dirigente generale che costerà tra 700 mila e un milione di euro.
PUGLIA: VENDOLA (SEL) E L’INCOGNITA SULLE PRIMARIE
Non si ha notizia di blitz della Finanza in Regione Puglia dove i gruppi consiliari hanno messo a disposizione i rendiconti (aggregati), ma la dotazione è decisamente inferiore a quelle di altre regioni (5,3 milioni all’anno di rimborsi). Ma a Bari si guarda con trepidazione alla doppietta giudiziaria che grava sul leader di Sel Nichi Vendola, candidato alla primarie del centrosinistra. Entrambi i procedimenti sono all’udienza preliminare ma il primo potrebbe avere conseguenze politiche. Il 24 ottobre si terrà infatti l’udienza chiave per la vicenda che vede Vendola rinviato a giudizio per peculato, falso e abuso d’ufficio per la nomina a primario di Paolo Sardelli, responsabile del reparto di chirurgia toracica all’ospedale San Paolo di Bari. Ad accusarlo è l’ex dirigente dell’Asl di Bari, Lea Cosentino, la quale fu sollevata dal suo incarico dal governatore pugliese. Oggi tocca al Gup titolare dell’inchiesta sul senatore Tedesco decidere se accorpare i procedimenti come chiede “Lady Asl” (quello a carico di Vendola ne è uno stralcio).
In attesa che il processo venga celebrato, Vendola ha messo le mani avanti: “Se sarò condannato, è chiaro che mi ritirerò dalle primarie. Vado a giudizio con rito abbreviato chiesto da me, e lo faccio con la coscienza totalmente serena”. A questo punto, se la richiesta venisse accolta, i tempi si allungherebbero e per il leader di Sel sarà difficile presentarsi alle primarie del 25 novembre prosciolto da ogni addebito. Del resto a suo carico c’è un secondo avviso di garanzia che riguarda una transazione di 45 milioni di euro non conclusa tra Regione Puglia e l’ospedale “ecclesiastico” Miulli.
CAMPANIA: CALDORO NEL MIRINO
Il 21 settembre la Guardia di Finanza ha sequestrato tutta la documentazione sui rimborsi nel periodo 2008-2012 dalla sede della Regione Campania. Secondo i magistrati potrebbero esserci state irregolarità sia in questa che nella precedente legislatura. Indagato il capogruppo dell’Udeur Ugo De Flaviis, oggi in maggioranza col Pdl e prima assessore all’Ambiente nella prima giunta Bassolino. L’accusa per lui è di corruzione e abuso d’ufficio. Nel mirino degli inquirenti, l’assunzione della ex cognata del politico in una società informatica che ha avuto rapporti con la pubblica amministrazione. Anche il governatore Stefano Caldoro ha i suoi guai. Un anno fa veniva indagato nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Napoli sui rischi per la salute pubblica determinati dalla mancata raccolta dei rifiuti. Nell’inchiesta del procuratore aggiunto Francesco Greco e del pm Francesco Curcio si contestano al presidente della giunta campana la mancata attivazione di discariche in altre province per fronteggiare l’emergenza. Sotto accusa anche le nomine facili tra le quali spicca la moglie Annamaria Colao all’Osservatorio regionale sulla salute.
PIEMONTE: SOTTO LA LENTE ANCHE I RIMBORSI DI COTA
Il blitz delle Fiamme Gialle a Palazzo Lascaris fa tremare il consiglio regionale del Piemonte il 28 settembre. Tutto parte da una settimana bianca. La procura torinese è stata messa sulla pista dalle dichiarazioni del parlamentare Pdl Roberto Rosso a proposito dell’abitudine “consolidata” dei consiglieri regionali di far “figurare di essere missione e incassare la relativa indennità”. Immediate le polemiche sui media che hanno subito parlato di “sistema Piemonte”. I rimborsi sospetti ammontano a circa 3,5 milioni di euro. Le verifiche cadono su tutti, compreso il presidente Roberto Cota che nel 2011 ha incassato 17.931 euro di rimborsi, oltre allo stipendio. Da tempo l’opposizione lamenta che il suo reale domicilio sia a Milano, dove risiedono la moglie magistrato e la figlia. Del resto il sistema di controlli era praticamente inesistente, con rimborsi “sulla parola”, e questo avrebbe alimentato il sistema dei finti pendolari.
BASILICATA: WOODCOCK APRIPISTA SUI RIMBORSI
Tra le regioni che hanno precorso lo scandalo Fiorito c’è la Basilicata. L’indagine sulle spese dei consiglieri (della legislatura precedente) fu aperta dal pm di Potenza Henry John Woodcock nel 2009 e riguardava in particolare i rimborsi chilometrici previsti per chi non è di Potenza. Allora era una storia tutta da scrivere e sembrava la meno interessante tra le indagini in mano al pm anglonapoletano. Quattro gli indagati rinviati a giudizio con le accuse di falso e truffa: il presidente dell’assemblea Prospero De Franchi (Federazione popolari di centro), i due vicepresidenti Franco Mattia (Pdl) e Giacomo Nardiello (Pdci), e Franco Mollica (Centro popolare). L’accusa è che abbiano percepito i rimborsi indebitamente perché, in realtà, risiedevano a Potenza e non nei comuni dichiarati. Gli indagati, tutti rinviati a giudizio, continuano ancora oggi a respingere l’addebito, sostenendo di non aver fatto alcuna falsa attestazione di residenza e chiamando in causa i concetti di domicilio e dimora. Nel frattempo, però, la Procura ha deciso di sequestrare loro le somme percepite. A carico del presidente Vito de Filippo resta un’indagine, sempre firmata da Woodcock, per favoreggiamento e rivelazione di segreto d’ufficio.
CALABRIA E VENETO: PER ORA DENUNCIANO SOLO I GIORNALI
In Calabria e Veneto a denunciare, per ora, sono i giornali. Che si beccano, per contro, minacce di querela. Da settimane va avanti una polemica pesantissima che investe i rispettivi consigli regionali sulla quantità e l’uso dei rimborsi. La Calabria ha pubblicato sul sito della regione il rendiconto dei rimborsi forniti ai gruppi: 4,4 milioni di euro nel 2011. Il gruppo consiliare di Autonomia e Diritti, composto da un solo membro, l’ex-governatore Agazio Loiero, percepisce da solo 335 mila euro, di cui 212 mila per pagare i suoi otto collaboratori. Nella regione settentrionale, secondo il Gazzettino del Veneto, i consiglieri percepirebbero uno stipendio aggiuntivo di 2.100 euro al mese come rimborso per le spese senza obbligo di giustificativi: la stessa accusa, in sostanza, che è stata fatta ai consiglieri regionali sardi rinviati a giudizio. Ma per tutta risposta i consiglieri veneti hanno annunciato che quereleranno il quotidiano.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/10 ... io/386393/
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Re: Come se ne viene fuori ?
Il Paese allo sbando – 82
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Don Tonini, della corrente di Veltroni, ad Agorà due mattine fa, quando interviene quasi alla fine della prima parte della puntata, con molta tranquillità e paciosità che gli è congeniale, afferma quello che pensa la stragrande maggioranza dell’oligarchia Pd:
<<Se vogliamo governare non possiamo chiuderci a sinistra ma dobbiamo guardare al centro>>
(Agorà ore 09,19 – mercoledì 17 ottobre 2012)
Bersani, per tenere buono i democristi, racconta, che prima, come dichiarato per tutto l’anno, intende formare l’alleanza dei “”progressisti” con il Psi e il Sel dell’avvenire, per poi allearsi con i “”moderati”” al momento giusto.
L’ambiguità luciferina è tutta qui, ingannare eternamente senza remore gli elettori facendoli fessi, occultando sempre la verità.
A dire un secco no all’alleanza con monsignor Casini per il momento è il solo Vendola. I suoi subalterni sono convinti che l’intenzione del Pd sia di governare con questa striminzita maggioranza. E se lo scherzo da prete che li metterà davanti ad una scelta drammatica nel dopo elezione dovesse concretizzarsi, pensano che si possa tranquillamente fare marcia indietro a cuor leggero solo perché Bersani non ha mantenuto i patti. Non ci sarebbe nessuna maggioranza in grado di governare, e quindi, non potendo andare nuovamente ad elezioni perché i rapporti di forza non muterebbero con una nuova consultazione, o si fa precipitare il Paese nel caos, o si adotta la soluzione che Napolitano imporrà per la seconda volta, il Monty bis, con la grande gioia di monsignor Casini. Di nuovo l’ammucchiata ABC, con Monty premier forever.
La correttezza e l’onestà vorrebbe che Bersani dopo la dichiarazione di Vendola di preclusione a qualsiasi rapporto con Casini dichiarasse ufficialmente cosa intende fare il Piddì in proposito, se segue Vendola o rigetta questa opzione, sottoscrivendola davanti ad un notaio come garanzia per gli elettori.
Ma invece registriamo che Bersani tace, preferisce far finta di niente, convinto che alla fine riuscirà a mettere insieme sia Vendola che Casini. Questo è anche il pensiero dalemiano espresso più volte in questi mesi. <<Loro fanno la loro propaganda - continua a dichiarare il capo dello Scoopasir - ma alla fine faranno quello che vogliamo noi>>.
I chiacchieroni dei defunti, parlano, parlano, parlano, contravvenendo al quinto comandamento dei napoletani, ma su questo preciso punto silenzio di tomba in tema con il loro essere defunti.
Bersani deve tenere buona la maggioranza del Pd che vuole andare con Casini. Non può sobbarcarsi una spaccatura del partito proprio ora. Preferisce come sempre ingannare gli elettori piuttosto che vedere che Fioroni, Gentiloni, Letta, Bindi, Marini, Follini, Garavaglia, Boccia, Castagnetti & soci democristi, si spostano da Casini.
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<<Se vogliamo governare non possiamo chiuderci a sinistra ma dobbiamo guardare al centro>>
(Agorà ore 09,19 – mercoledì 17 ottobre 2012)
Bersani, per tenere buono i democristi, racconta, che prima, come dichiarato per tutto l’anno, intende formare l’alleanza dei “”progressisti” con il Psi e il Sel dell’avvenire, per poi allearsi con i “”moderati”” al momento giusto.
L’ambiguità luciferina è tutta qui, ingannare eternamente senza remore gli elettori facendoli fessi, occultando sempre la verità.
A dire un secco no all’alleanza con monsignor Casini per il momento è il solo Vendola. I suoi subalterni sono convinti che l’intenzione del Pd sia di governare con questa striminzita maggioranza. E se lo scherzo da prete che li metterà davanti ad una scelta drammatica nel dopo elezione dovesse concretizzarsi, pensano che si possa tranquillamente fare marcia indietro a cuor leggero solo perché Bersani non ha mantenuto i patti. Non ci sarebbe nessuna maggioranza in grado di governare, e quindi, non potendo andare nuovamente ad elezioni perché i rapporti di forza non muterebbero con una nuova consultazione, o si fa precipitare il Paese nel caos, o si adotta la soluzione che Napolitano imporrà per la seconda volta, il Monty bis, con la grande gioia di monsignor Casini. Di nuovo l’ammucchiata ABC, con Monty premier forever.
La correttezza e l’onestà vorrebbe che Bersani dopo la dichiarazione di Vendola di preclusione a qualsiasi rapporto con Casini dichiarasse ufficialmente cosa intende fare il Piddì in proposito, se segue Vendola o rigetta questa opzione, sottoscrivendola davanti ad un notaio come garanzia per gli elettori.
Ma invece registriamo che Bersani tace, preferisce far finta di niente, convinto che alla fine riuscirà a mettere insieme sia Vendola che Casini. Questo è anche il pensiero dalemiano espresso più volte in questi mesi. <<Loro fanno la loro propaganda - continua a dichiarare il capo dello Scoopasir - ma alla fine faranno quello che vogliamo noi>>.
I chiacchieroni dei defunti, parlano, parlano, parlano, contravvenendo al quinto comandamento dei napoletani, ma su questo preciso punto silenzio di tomba in tema con il loro essere defunti.
Bersani deve tenere buona la maggioranza del Pd che vuole andare con Casini. Non può sobbarcarsi una spaccatura del partito proprio ora. Preferisce come sempre ingannare gli elettori piuttosto che vedere che Fioroni, Gentiloni, Letta, Bindi, Marini, Follini, Garavaglia, Boccia, Castagnetti & soci democristi, si spostano da Casini.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Questo è il risultato di non aver fatto leggi per il controllo spese delle regioni.
In tutti questi anni hanno giocato con i nostri soldi.
Ciao
Paolo11
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Paolo11
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