Come se ne viene fuori ?
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Re: Come se ne viene fuori ?
Il Paese allo sbando – 87
Diario di un disastro annunciato – 21 ottobre 2012 – 2
Perché il patatrak è inevitabile - Verso la Repubblica di Weimar – 24
La balcanizzazione del Bel Paese è cominciata - 10
Il disperato di Hardcore si sente come uno che sta all’interno del cestello della lavatrice che uno dopo l’altro esegue in automatico tutti i programmi. Adesso lo stanno centrifugando e lo si vede dal pallore e dalla faccia sempre più sfatta i cui tratti diventano sempre più simili a quelli del caimano.
Lui di idee non riesce ad averne più. Un mese fa aveva chiamato al telefono Tremonti proponendogli un ritorno trionfale, ma si è sentito rispondere un “No grazie”. Allora fuori l’ideona della settimana. Lui fa un passo indietro e Monti guida la Grande Alleanza dei moderati. Gelo anche in questa direzione, un gelo che gli ricordava i freddi inverni russi quando va a trovare l’amico Putin.
I tempi del predellino sono ormai lontani e la sua verve pubblicitaria non funziona più. Questa settimana ha ceduto all’ideona della sua pasionaria di Novara,
La proposta è quella di far entrare Briatore e una serie di imprenditori che non abbiano bisogno di rubare. Insomma, un partito de’ noantri. Ed ecco l’ideona della settimana, il nuovo partito si chiamerà “L’Italia che lavora”. Il disperato fa subito testare il tutto dalla fidata Ghisleri. Nebbia in Val Padana, la nuova ciofeca non va oltre il 5 %, un vero disastro. I conigli escono tutti con la faccia del tizio che provoca gli incubi nello spot di Fiorello.
Non appena le agenzie dettano l’ideona di Briatore in politica, ci pensa il solito Travaglio a stroncare quella candidatura, con un editoriale al vetriolo in cui va a scartabellare nel curriculum del ragioniere di Novara.
Se Berlusconi potesse avere per le mani Travaglio lo strozzerebbe con le sue mani. Gli rovina sempre tutto.
Il Flavio nella manica
(Marco Travaglio).
17/10/2012 di triskel182
Noi che seguiamo con trepidante apprensione le mosse disperate del nostro amato Silvio accogliamo con sollievo ed esultanza l’ultimo retroscena svelato da La Stampa: “Il Cav progetta di candidare una folla di imprenditori” e “pare abbia già strappato la disponibilità di Flavio Briatore”, anche lui “contagiato dalla voglia di dedicarsi alla cosa pubblica”. Era ora. Briatore è proprio quel che ci vuole, anche in vista del “rinnovamento morale” auspicato tanto da B. quanto da Dell’Utri. Preveniamo l’obiezione dei soliti malpensanti: ma Briatore è lo stesso che è indagato a Genova per contrabbando e violazione delle accise sul carburante del suo yacht, ovviamente sequestrato? Certo. Ma proprio qui sta il rinnovamento: nessun politico finora era stato inquisito per contrabbando e violazione delle accise. Briatore andrebbe a colmare il vulnus che privava i contrabbandieri della necessaria rappresentanza. E anche, in un colpo solo, per quella dei biscazzieri e dei truffatori. Pochi ricordano che nel 1984, a soli 34 anni, il giovine Flavio, diplomato ragioniere con una certa fatica nella natia Verzuolo (Cuneo), fu insignito di due mandati di cattura dai giudici di Milano e Bergamo per associazione a delinquere finalizzata alla truffa, cui agilmente si sottrasse fuggendo ai Caraibi. In quel periodo, dopo gli esordi come portaborse di un imprenditore cuneese (ramo vernici) poi tragicamente saltato in aria nella sua auto, Briatore si arrabatta come assicuratore, maestro di sci e consulente tuttofare in piazza Affari a Milano del conte Achille Caproni (quello degli aerei), ma anche come agente discografico per la Zanicchi e soprattutto giocatore di carte nelle bische clandestine. È lì che s’intruppa in un’allegra brigata di “spennapolli”, specializzata nel reclutare facoltosi “clienti” invitandoli a cene luculliane con la scusa di trattare mirabolanti affari del tutto immaginari o discutere di inviti in tv con Fede. Dopo il caffè partiva l’idea di una “partitella” (ovviamente truccata) a poker o chemin de fer per spennare la vittima di turno e alla fine spartirsi il bottino: centinaia di milioni di lire a botta. C’erano il conte vero, Caproni, il finto marchese Azzaro, un avvocato da feuilleton, Adelio Ponce de Leon, il vicedirettore del Tg1 Emilio Fede, alcuni cazzari brianzoli che si spacciavano per generali venezuelani, sceicchi arabi, emiri kuwaitiani, ammiragli egiziani, armatori greci. In quella che il giudice istruttore di Bergamo chiama “la banda dei bari”, il ruolo del geometra Flavio è decisivo: aggancia i polli, mette a disposizione il suo lussuoso quanto pacchiano appartamento in piazza Tricolore e “porta una borsa o valigia con gli attrezzi del gioco (carte e sabò truccati) nella casa prefissata”. “Il gioco d’azzardo – aggiunge il giudice – è terreno esclusivo della criminalità organizzata” e “l’ipotesi che gli imputati abbiano ottenuto l’assenso, l’appoggio o la protezione dei clan della malavita organizzata ha trovato parziale riscontro. Sono infatti emersi rapporti del Briatore con Tony Genovese”, boss italoamericano, e di altri imputati con Saro Cattafi e con Enea, Monti e Virgilio, la triade della mala milanese. Alla fine, diversamente da Fede (assolto per insufficienza di prove), Briatore si becca in primo grado 3 anni a Milano e 1 anno e mezzo a Bergamo. Ma non fa un minuto di carcere: poco prima dei mandati di cattura è volato a Saint Thomas, Isole Vergini. E lì ha trovato il modo di trasformare in oro anche la latitanza, aprendo alcuni negozi per Benetton, che poi lo lancerà nel mondo della Formula 1. Intanto in Italia lo salva la solita amnistia del 1989. Ce n’è abbastanza per diventare un top manager. E ora magari un politico, un tecnico del “bene comune”. Che gli manca?
Da Il Fatto Quotidiano del 17/10/2012.
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E dire che la madrina-levatrice del nuovo partito liquido, Daniela Garnero Santadeché, pretende solo facce pulite.
Diario di un disastro annunciato – 21 ottobre 2012 – 2
Perché il patatrak è inevitabile - Verso la Repubblica di Weimar – 24
La balcanizzazione del Bel Paese è cominciata - 10
Il disperato di Hardcore si sente come uno che sta all’interno del cestello della lavatrice che uno dopo l’altro esegue in automatico tutti i programmi. Adesso lo stanno centrifugando e lo si vede dal pallore e dalla faccia sempre più sfatta i cui tratti diventano sempre più simili a quelli del caimano.
Lui di idee non riesce ad averne più. Un mese fa aveva chiamato al telefono Tremonti proponendogli un ritorno trionfale, ma si è sentito rispondere un “No grazie”. Allora fuori l’ideona della settimana. Lui fa un passo indietro e Monti guida la Grande Alleanza dei moderati. Gelo anche in questa direzione, un gelo che gli ricordava i freddi inverni russi quando va a trovare l’amico Putin.
I tempi del predellino sono ormai lontani e la sua verve pubblicitaria non funziona più. Questa settimana ha ceduto all’ideona della sua pasionaria di Novara,
La proposta è quella di far entrare Briatore e una serie di imprenditori che non abbiano bisogno di rubare. Insomma, un partito de’ noantri. Ed ecco l’ideona della settimana, il nuovo partito si chiamerà “L’Italia che lavora”. Il disperato fa subito testare il tutto dalla fidata Ghisleri. Nebbia in Val Padana, la nuova ciofeca non va oltre il 5 %, un vero disastro. I conigli escono tutti con la faccia del tizio che provoca gli incubi nello spot di Fiorello.
Non appena le agenzie dettano l’ideona di Briatore in politica, ci pensa il solito Travaglio a stroncare quella candidatura, con un editoriale al vetriolo in cui va a scartabellare nel curriculum del ragioniere di Novara.
Se Berlusconi potesse avere per le mani Travaglio lo strozzerebbe con le sue mani. Gli rovina sempre tutto.
Il Flavio nella manica
(Marco Travaglio).
17/10/2012 di triskel182
Noi che seguiamo con trepidante apprensione le mosse disperate del nostro amato Silvio accogliamo con sollievo ed esultanza l’ultimo retroscena svelato da La Stampa: “Il Cav progetta di candidare una folla di imprenditori” e “pare abbia già strappato la disponibilità di Flavio Briatore”, anche lui “contagiato dalla voglia di dedicarsi alla cosa pubblica”. Era ora. Briatore è proprio quel che ci vuole, anche in vista del “rinnovamento morale” auspicato tanto da B. quanto da Dell’Utri. Preveniamo l’obiezione dei soliti malpensanti: ma Briatore è lo stesso che è indagato a Genova per contrabbando e violazione delle accise sul carburante del suo yacht, ovviamente sequestrato? Certo. Ma proprio qui sta il rinnovamento: nessun politico finora era stato inquisito per contrabbando e violazione delle accise. Briatore andrebbe a colmare il vulnus che privava i contrabbandieri della necessaria rappresentanza. E anche, in un colpo solo, per quella dei biscazzieri e dei truffatori. Pochi ricordano che nel 1984, a soli 34 anni, il giovine Flavio, diplomato ragioniere con una certa fatica nella natia Verzuolo (Cuneo), fu insignito di due mandati di cattura dai giudici di Milano e Bergamo per associazione a delinquere finalizzata alla truffa, cui agilmente si sottrasse fuggendo ai Caraibi. In quel periodo, dopo gli esordi come portaborse di un imprenditore cuneese (ramo vernici) poi tragicamente saltato in aria nella sua auto, Briatore si arrabatta come assicuratore, maestro di sci e consulente tuttofare in piazza Affari a Milano del conte Achille Caproni (quello degli aerei), ma anche come agente discografico per la Zanicchi e soprattutto giocatore di carte nelle bische clandestine. È lì che s’intruppa in un’allegra brigata di “spennapolli”, specializzata nel reclutare facoltosi “clienti” invitandoli a cene luculliane con la scusa di trattare mirabolanti affari del tutto immaginari o discutere di inviti in tv con Fede. Dopo il caffè partiva l’idea di una “partitella” (ovviamente truccata) a poker o chemin de fer per spennare la vittima di turno e alla fine spartirsi il bottino: centinaia di milioni di lire a botta. C’erano il conte vero, Caproni, il finto marchese Azzaro, un avvocato da feuilleton, Adelio Ponce de Leon, il vicedirettore del Tg1 Emilio Fede, alcuni cazzari brianzoli che si spacciavano per generali venezuelani, sceicchi arabi, emiri kuwaitiani, ammiragli egiziani, armatori greci. In quella che il giudice istruttore di Bergamo chiama “la banda dei bari”, il ruolo del geometra Flavio è decisivo: aggancia i polli, mette a disposizione il suo lussuoso quanto pacchiano appartamento in piazza Tricolore e “porta una borsa o valigia con gli attrezzi del gioco (carte e sabò truccati) nella casa prefissata”. “Il gioco d’azzardo – aggiunge il giudice – è terreno esclusivo della criminalità organizzata” e “l’ipotesi che gli imputati abbiano ottenuto l’assenso, l’appoggio o la protezione dei clan della malavita organizzata ha trovato parziale riscontro. Sono infatti emersi rapporti del Briatore con Tony Genovese”, boss italoamericano, e di altri imputati con Saro Cattafi e con Enea, Monti e Virgilio, la triade della mala milanese. Alla fine, diversamente da Fede (assolto per insufficienza di prove), Briatore si becca in primo grado 3 anni a Milano e 1 anno e mezzo a Bergamo. Ma non fa un minuto di carcere: poco prima dei mandati di cattura è volato a Saint Thomas, Isole Vergini. E lì ha trovato il modo di trasformare in oro anche la latitanza, aprendo alcuni negozi per Benetton, che poi lo lancerà nel mondo della Formula 1. Intanto in Italia lo salva la solita amnistia del 1989. Ce n’è abbastanza per diventare un top manager. E ora magari un politico, un tecnico del “bene comune”. Che gli manca?
Da Il Fatto Quotidiano del 17/10/2012.
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E dire che la madrina-levatrice del nuovo partito liquido, Daniela Garnero Santadeché, pretende solo facce pulite.
Re: Come se ne viene fuori ?
in assenza di specificati standard il concetto di "pulizia" è relativo.
una volta non c'era bisogno di regole e restrizioni perchè era attivo il buon senso, il senso delle istituzioni, l'onta ..... la società "rigettava" i soggetti "sporchi" .... poi si è intorbidato tutto e le regole non sono state create per loro comodità.
la discontinuità che d'alema non vede, anzi fa fastidiosamente finta di non vedere , sta nel fatto che renzi vuole mettere per iscritto queste regole.
una volta non c'era bisogno di regole e restrizioni perchè era attivo il buon senso, il senso delle istituzioni, l'onta ..... la società "rigettava" i soggetti "sporchi" .... poi si è intorbidato tutto e le regole non sono state create per loro comodità.
la discontinuità che d'alema non vede, anzi fa fastidiosamente finta di non vedere , sta nel fatto che renzi vuole mettere per iscritto queste regole.
Re: Come se ne viene fuori ?
Quello che impressiona è l'attrazione che il caimano prova per i suoi simili.
Re: Come se ne viene fuori ?
non riconoscendo i suoi limiti non può superarli, ergo continuerà a fare sempre gli stessi errori usando sempre gli stessi schemi mentali , a livello personale ( a 80 anni ) la mancata evoluzione , anche come progresso "spirituale" è una sonora sconfitta, a livello Paese abbiamo sfiorato la tragedia.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Il Paese allo sbando – 89
Diario di un disastro annunciato – 21 ottobre 2012 – 3
Perché il patatrak è inevitabile - Verso la Repubblica di Weimar – 25
La balcanizzazione del Bel Paese è cominciata - 11
Le italiche genti nel loro Dna trasmettono a loro insaputa in continuazione il gene della memoria ridotta,….la cosìdetta memoria “corta”, (c’aggia fa’?). Gli squali della politica italiana che ne sono perfettamente al corrente di conseguenza ne approfittano alla grande (se no che razza di squali sarebbero se non ne approfittassero. Sinora, gli squali della mutua non hanno ancora avuto molto successo, non sono ancora stati accreditati e certificati nelle italiche genti. Sono accreditati solo gli squali doc).
Dal loro punto di vista sarebbe stupido non approfittarne. Che colpa ne hanno loro se la stragrande maggioranza tricolore è fessa??????
Qualche anno fa, approfittando della proliferazione dei partiti, i soliti noti che sopravvivono nella vasca degli squali, approfittando della situazione e dei fessi che occupano il suolo tricolore, imposero il concetto: “Basta con i partiti non è accettabile che ognuno si faccia il partitino personale”.
Facendo leva sulla corta memoria dei tricolori, i furbetti del quartierino riuscirono ad imporre temporaneamente il loro credo.
“Passata la festa gabbatu lu santu”……. recita così un vecchio detto popolare italiano.
Nella vasca degli squali da un paio d’anni, s’aggira lo squalo Matteo, uno squalo giovane, pieno di energia che vuol far fuori il branco degli squali che ha dominato la scena dello stivalone da vent’anni a questa parte.
E’ la legge della natura, gli italici non riescono a cambiare.
Nell’italico “Chi ha avuto, ha avuto,...chi ha dato ha dato ha dato, scurdammoce a o passato simme a Napule paisà”, Giulio Tremonti si è fatto il suo partitino personale, Oscaretto Giannino, il suo, Iva Zanicchi pure, e non poteva mancare Luchino Cordero di Monteprezzemolo???????
Forza………. Italia……….. che chi bene incomincia è a metà dell’opera………………..
Lo squalo Renzi approfittando dell’ingenuità italica dichiara a Torino:
POLITICA & PALAZZO
Renzi: "Il mio Pd al 40%, con loro al 25"
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/10 ... ta/388710/
Un Paese così fatto non può che superare Grecia e Spagna nel peggio del peggio.
Diario di un disastro annunciato – 21 ottobre 2012 – 3
Perché il patatrak è inevitabile - Verso la Repubblica di Weimar – 25
La balcanizzazione del Bel Paese è cominciata - 11
Le italiche genti nel loro Dna trasmettono a loro insaputa in continuazione il gene della memoria ridotta,….la cosìdetta memoria “corta”, (c’aggia fa’?). Gli squali della politica italiana che ne sono perfettamente al corrente di conseguenza ne approfittano alla grande (se no che razza di squali sarebbero se non ne approfittassero. Sinora, gli squali della mutua non hanno ancora avuto molto successo, non sono ancora stati accreditati e certificati nelle italiche genti. Sono accreditati solo gli squali doc).
Dal loro punto di vista sarebbe stupido non approfittarne. Che colpa ne hanno loro se la stragrande maggioranza tricolore è fessa??????
Qualche anno fa, approfittando della proliferazione dei partiti, i soliti noti che sopravvivono nella vasca degli squali, approfittando della situazione e dei fessi che occupano il suolo tricolore, imposero il concetto: “Basta con i partiti non è accettabile che ognuno si faccia il partitino personale”.
Facendo leva sulla corta memoria dei tricolori, i furbetti del quartierino riuscirono ad imporre temporaneamente il loro credo.
“Passata la festa gabbatu lu santu”……. recita così un vecchio detto popolare italiano.
Nella vasca degli squali da un paio d’anni, s’aggira lo squalo Matteo, uno squalo giovane, pieno di energia che vuol far fuori il branco degli squali che ha dominato la scena dello stivalone da vent’anni a questa parte.
E’ la legge della natura, gli italici non riescono a cambiare.
Nell’italico “Chi ha avuto, ha avuto,...chi ha dato ha dato ha dato, scurdammoce a o passato simme a Napule paisà”, Giulio Tremonti si è fatto il suo partitino personale, Oscaretto Giannino, il suo, Iva Zanicchi pure, e non poteva mancare Luchino Cordero di Monteprezzemolo???????
Forza………. Italia……….. che chi bene incomincia è a metà dell’opera………………..
Lo squalo Renzi approfittando dell’ingenuità italica dichiara a Torino:
POLITICA & PALAZZO
Renzi: "Il mio Pd al 40%, con loro al 25"
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/10 ... ta/388710/
Un Paese così fatto non può che superare Grecia e Spagna nel peggio del peggio.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Caro Amadeus.Vorrei sapere da qualcuno dei suoi cittadini se nel forum ve ne sono.
Come stà governando la sua città.
Quello che mi ha disturbato di Renzi è stata quella cena di cui se ne parla.L'abbiamo suputo solo dai giornali ? Ti sembra una cosa onesta da parte sua?
Io penso di no.Poi lo hanno pure finanziato.Non è che il seguito gli presentino il conto se vincesse?
Ciao
Paolo11
Come stà governando la sua città.
Quello che mi ha disturbato di Renzi è stata quella cena di cui se ne parla.L'abbiamo suputo solo dai giornali ? Ti sembra una cosa onesta da parte sua?
Io penso di no.Poi lo hanno pure finanziato.Non è che il seguito gli presentino il conto se vincesse?
Ciao
Paolo11
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Re: Come se ne viene fuori ?
Perché so’ vecchio,….cara Amà.Amadeus ha scritto:Zio, perchè Renzi non ti convince per niente?
Noi abbiamo tre età:
1) Quella della carta d’identità
2) Quella che si dimostra fisicamente
3) Quella che percepiamo. E’ questa che frega,..questa core,core, core,……ammazza se core. Mi sembra di avere sul groppone 3200 primavere.
Renzi non mi convince per tante cose.
1) Perché non mi piace il “Tu vai via da quella poltrona perché mi ci devo sedere io”,….in generale.
2) Perché per sedersi su quella poltrona usa sistemi vecchi, spesso superati.
3) Perché diffido già delle persone che hanno esperienza e si vogliono sedere sulla sedia del ponte di comando, ma diffido ancora di più di coloro che non avendo alcuna esperienza vogliono solo comandare senza avere esperienza alcuna. Su questo punto la prova del nove ha sempre funzionato alla perfezione, bastava solo avere pazienza, una grande pazienza, fino ad essere addirittura deleteria per tutto come nel caso del banana, perché come sempre dall’inizio c’è sempre stato chi fosse favorevole a :
- Bettino Craxi
- Silvio Berlusconi
- Massimo D’Alema
da dover contrastare, per poi sentirsi sempre ripetere alla fine il classico: <<Ma io non immaginavo……>>.
Campa cavallo,……..non si vuole vedere l’evidente e poi si pagano quasi vent’anni di berlusconismo che dove ti giri nei vari settori te lo ritrovi come fatto culturale che ha distrutto varie generazioni.
Già non ritengo idoneo Bersani, che almeno ha l’esperienza di qualche anno di vita parlamentare e due anni di esperienza ministeriale, figuriamoci di Renzi che sta a zero.
4) Questa fase storica farebbe tremare i polsi a De Gasperi e ad Einaudi, non comprendo la facilità di proporsi da parte dei vari candidati ad esperienza zero, se non nell’ottica tradizionale di POLTRONE & FORCHETTE.
<<Noi – racconta sempre Renzi come tormentone nel suo tour- siamo qui non per le poltrone,…. ma perché la politica è bella…………>>.
A me hanno sempre insegnato che la politica è sporca, e in questo mezzo secolo fino alle ultime notizie di cronaca ho constatato che è una verità sacrosanta.
Mi è capitato di fare il merlo nella mia vita, ma errare humanum est,..perseverare autem diabolicum….
5) Non farei mai guidare a Monza una Ferrari da formula uno ad un bambino di 5 anni. Come non affiderei mai l’intervento a cuore aperto ad uno studente di medicina al primo anno pur con un Ql molto elevato.
6) Non vedo in Renzi intelligenza politica. Neppure la minima richiesta.
- Nessuno può contestare al sindaco di Firenze di chiedere direttamente al premier aiuti economici per la propria città.
Ma l’intelligenza politica vuole, che per evitare ogni minimo sospetto a carico, questa avvenga nelle sedi istituzionali deputate, come avviene normalmente in altri milioni di casi. E questo anche nel caso, ma soprattutto, se il premier insiste per un incontro a casa sua.
La cronaca invece ci racconta altro. Il sindaco di Firenze pensava che quell’incontro risultasse segreto. Ma il solito giornalista rompipalle ha mandato tutto all’aria.
Nasce così la versione ufficiale renziana di quell’incontro, “avevo bisogno di aiuti economici per Firenze”. In quel caso,…. l’accortezza di Renzi è stata quella di non tirare in ballo la richiesta di aiuti economici fatta per via gerarchica al governatore della Toscana, e da questi rifiutati,… da cui la necessità “impellente” di rivolgersi più in alto. E’ possibile che questa richiesta non sia mai stata inoltrata al governatori Rossi, che per non essere inutilmente sputtanato avrebbe dimostrato subito la totale assenza di richiesta in merito.
Tutto questo, Renzi l’ha sapientemente evitato in quanto presumibilmente indimostrabile, lasciando però scoperta la motivazione dell’incontro a Villa San Martino.
Il secondo caso di mancanza di intelligenza politica di un certo livello, oltre ad altri, è quello di questa settimana con l’incontro del mondo della finanza.
Le fate ignoranti,……..una storia infinita.
Far rispondere dal suo staff: “Renzi ignorava che la sede di Algebris di Davide Serra risiedesse alle Cayman” ci mostra tutto il berlusconismo che sta in Renzi e la sua squadra.
Scajola non sapeva che il suo appartamento era stato pagato da altri.
Berlusconi credeva che Ruby Rubacuori fosse la nipote di Mubarak.
Renzi non sapeva con chi andava a fare lo show.
Pecunia non olet?
I 150 mila euro che i finanzieri & Co hanno versato al sindaco di Firenze non sono stati oggetto d’indagine?
Eppure lo sanno anche i sassi che Milano è diventata la centrale operativa della ‘ndrangheta. Chi più chi meno quando ne parli sa che da almeno 35 anni la ‘ndrangheta opera in Lombardia. Qualcuno è stato toccato direttamente, come raccontava un gioielliere la settimana scorsa che la fifa ce l’ha ancora adesso che è in pensione.
Uno va ad un’incontro di quel livello e non s’informa prima dove sta andando?
Allora come tutti i politici sputtanati dai vari casi, da Forminchioni a tutta la combriccola lombarda, anche il piccolo Renzino si comporta già prima di cominciare come i colleghi che diventano all’improvviso “Alice nel Paese delle Meraviglie”.
I soldi li mette in tasca perché fanno comodo ma non si preoccupa da dove arrivano????
E’ la storia infinita che non finisce mai.
Se dalla cena a porte chiuse, quando uno degli invitati esce e dichiara che: “Finalmente uno di sinistra che non ha letto Marx”, le antenne si drizzano subito. Non tanto per il fatto che non abbia letto Marx, ma per la semplice ragione delle affinità elettive che Renzi ha instaurato.
Non c’era bisogno di essere all’interno della sala per sapere che il giovane Renzino ha rassicurato quel settore dei poteri forti. Se così non fosse dopo soli dieci minuti lo avrebbero rincorso per le strade di Milano con i randelli in mano. Non è accaduto. Come la logica vuole che abbiano invitato lui e non Vendola alla cena rassicurante. Sappiamo come funziona l’ambaradan.
Lo hanno fatto tante volte con Berlusconi, che una volta al potere li ha ricambiati in vari modi.
7) Non ho nessuna fiducia di chi oltre ad essere simpatizzante trae la sua forza da COMUNIONE E FATTURAZIONE. Meno che meno da chi, come in questo caso si fa sostenere nella sua avventura delle primarie dall’Opus Dei.
Non sono mai stato e non sarò mai un’estremista di sinistra, ma neppure un fascistoide sostenitore dell’Opus Dei.
8) Ho letto su IFQ con piacere che almeno qualcuno ha notato che i candidati non si occupano per niente di mafia. Lo ha fatto ieri Nando dalla Chiesa. Mi sento meno solo nel vedere certi atteggiamenti. La mafia è un fattore determinante nella nostra economia, …..oltre che nella vita sociale. Al massimo, per me, un candidato del genere, si può candidare solo all’apertura di una salumeria.
9) Uno come lui, o come anche tutti gli altri, in momenti difficili come questi, hanno la partita in mano, ma non la giocano perché sono vecchi d’entro, anche se in un corpo giovane. Sono troppo legati al gioco di POLTRONE & FORCHETTE. Il suo approccio con la fase che stiamo attraversando è in prevalenza sbagliato, inadeguato, non all’altezza della situazione. Sta giocando la partita da vecchio politico, grazie anche ai suoi guru e vaffanguru, che pensano di essere moderni solo perché hanno impostato una campagna elettorale all’americana. Per mezzo secolo abbiamo assistito alle campagne americane, venire a vendere l’acqua calda sai anche tu a chi può giovare…………….
****
Aggiunta emersa platealmente stamani ad Agorà che ieri sera mi è rimasta nel dimenticatoio:
10) Capisco l’esigenza del politico, in generale, di arraffare tutto il possibile per ottenere il suo fine ultimo, ma non la condivido perché mi da fastidio la truffa perpetrata nei confronti degli elettori, soprattutto verso coloro che non sono in grado di capire il disegno nascosto che il politico ha in mente, in pratica verso i più deboli nell’eterna partita che si gioca dalla notte dei tempi tra i furbi e i fessi, su questo pianeta.
Mi da meno fastidio se la truffa viene perpetrata ai danni della categoria furbissimi, come ad esempio il caimano-banana, ma questa è solo una soddisfazione personale che sarebbe comunque da lasciare perdere in partenza. Penso che in politica ci si debba approcciare come indicava il fondatore del cristianesimo nel “Discorso della montagna: “Il vostro parlare sia SI SI o NO NO”.
In politica occorre essere chiari perché poi quello che si promette bisogna cercare di realizzarlo. Quindi, se sono stato sufficientemente chiaro prima, non posso essere accusato di aver ingannato gli elettori poi. Stamani, Simona Bonafè, coordinatrice del gruppo Renzi, mentre campeggiava sullo schermo la sparata di ieri del vate, “Con il mio Pd al 40% con il loro al 25 %”, in modo ermetico, e quindi ingannevole, ha sostenuto che Renzi è in grado di parlare a tutti.
Per la miseria, è tornato Gesù Cristo e non me ne ero accorto.
Allora gli è venuto in soccorso l’anguilla PG Battista, andando un po’ più nello specifico spiegando quella che la Bonafè ha volutamente omesso.
<<Renzi è il nuovo, - ha specificato il viscidone ( e qui mi rendo conto perché Travaglio lo ha preso di punta con le sue viscidate) – mentre gli altri sono vecchi. Renzi è in grado di parlare a quelli del Pdl!!!!!>>
Allora è proprio vero che il diavolo veste Prada, con l’inganno Renzi vuol rifare la Dc con l’appoggio di tutto il vecchio apparato, compresa l’Opus Dei, là dove i vecchi tromboni, Casini, Fioroni, Letta, Gentiloni, stanno fallendo per incertezza.
E’ tutta una questione di affinità elettive.
Se mi rivolgo alla sinistra è perché vado a stimolare una serie di valori ben radicati, che sono il lavoro, l’attenzione per gli ultimi e i malati attraverso la sanità (un tempo l’Emilia-Romagna rossa primeggiava nella sanità), la ricerca di equità sociale, il sostegno della giustizia, presidio e garanzia della libertà, il riferimento alla Carta Costituzionale elemento centrale per la convivenza di un popolo.
Tutto questo non esiste dall’altra parte in chi per quasi vent’anni ha sostenuto, foraggiato e fatto crescere per comodità propria il bucaniere di Hardcore.
Se incanti suonando il piffero quel popolo bucaniere, significa, per le affinità elettive, che stai suonando una musica a loro completamente gradita.
Non si può quindi tenere insieme le due cose perché poi a conti fatti quando devi decidere, o scontenti una parte o scontenti l’altra.
E’ un déjà vu che stiamo toccando con mano in questi 16 anni con l’alleanza di quella che amava definirsi “la sinistra democristiana”. Non funziona.
Alla fine, al di là di tutti i discorsi più accattivanti e forbiti, ci sta sempre l’inganno, perché da sempre a pagare sono sempre i più deboli. Lo stiamo vedendo e toccando con mano per la cento miliardesima volta con il “cattolicissimo” Monty di Bildelberg e Trilaterale.
Figuriamoci se si mescolano anche i berluscones.
Luca Telese specifica nel suo articolo di fondo di ieri che Davide Serra, è il fondatore di un<<fondo speculativo>> che non è un giudizio ma una definizione tecnica del settore, basato nel paradiso fiscale delle Cayman, che si chiama Algebris.
Qui siamo esattamente agli antipodi del servizio di chiusura del Tg7 delle 20,00 di venerdì scorso in cui hanno mostrato un fenomeno che da queste parti va avanti da almeno vent’anni nell’assoluta indifferenza generale. Le persone anziane che vanno a frugare nelle cassette di frutta e verdura in cerca di qualcosa per sopravvivere, alla fine di ogni mercato stradale.
Io provengo dal mondo cattolico in cui sono cresciuto in gioventù, ma che ho successivamente rifiutato proprio per l’ambiguità di personaggi alla Renzi, che non ha nessun problema a dichiarare come ha fatto l’altro ieri: << Bisogna parlare anche con quelli che stanno alle Cayman>>.
Si, si può parlare con tutti, anche con quelli delle Cayman, del gruppo Bildelberg o della Trilaterale, basta però che lo si faccia alla luce del sole e non all’interno di sale chiuse alla stampa, come è successo nell’incontro di Milano. Siamo troppo vecchi per non sapere come funziona l’ambaradan. E’ cosi che funziona da 4mila anni, non possono venire a raccontare la favola del lupo buono.
Ultima modifica di camillobenso il 22/10/2012, 10:34, modificato 4 volte in totale.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Punto numero 10) aggiunto stamani all'elenco del perché NO a Renzi su richiesta di Amà. (Sia beninteso, questo è il mio punto di vista,...non la verità rivelata...)
Aggiunta emersa platealmente stamani ad Agorà che ieri sera mi è rimasta nel dimenticatoio:
10) Capisco l’esigenza del politico, in generale, di arraffare tutto il possibile per ottenere il suo fine ultimo, ma non la condivido perché mi da fastidio la truffa perpetrata nei confronti degli elettori, soprattutto verso coloro che non sono in grado di capire il disegno nascosto che il politico ha in mente, in pratica verso i più deboli nell’eterna partita che si gioca dalla notte dei tempi tra i furbi e i fessi, su questo pianeta.
Mi da meno fastidio se la truffa viene perpetrata ai danni della categoria furbissimi, come ad esempio il caimano-banana, ma questa è solo una soddisfazione personale che sarebbe comunque da lasciare perdere in partenza. Penso che in politica ci si debba approcciare come indicava il fondatore del cristianesimo nel “Discorso della montagna: “Il vostro parlare sia SI SI o NO NO”.
In politica occorre essere chiari perché poi quello che si promette bisogna cercare di realizzarlo. Quindi, se sono stato sufficientemente chiaro prima, non posso essere accusato di aver ingannato gli elettori poi. Stamani, Simona Bonafè, coordinatrice del gruppo Renzi, mentre campeggiava sullo schermo la sparata di ieri del vate, “Con il mio Pd al 40% con il loro al 25 %”, in modo ermetico, e quindi ingannevole, ha sostenuto che Renzi è in grado di parlare a tutti.
Per la miseria, è tornato Gesù Cristo e non me ne ero accorto.
Allora gli è venuto in soccorso l’anguilla PG Battista, andando un po’ più nello specifico spiegando quella che la Bonafè ha volutamente omesso.
<<Renzi è il nuovo, - ha specificato il viscidone ( e qui mi rendo conto perché Travaglio lo ha preso di punta con le sue viscidate) – mentre gli altri sono vecchi. Renzi è in grado di parlare a quelli del Pdl!!!!!>>
Allora è proprio vero che il diavolo veste Prada, con l’inganno Renzi vuol rifare la Dc con l’appoggio di tutto il vecchio apparato, compresa l’Opus Dei, là dove i vecchi tromboni, Casini, Fioroni, Letta, Gentiloni, stanno fallendo per incertezza.
E’ tutta una questione di affinità elettive.
Se mi rivolgo alla sinistra è perché vado a stimolare una serie di valori ben radicati, che sono il lavoro, l’attenzione per gli ultimi e i malati attraverso la sanità (un tempo l’Emilia-Romagna rossa primeggiava nella sanità), la ricerca di equità sociale, il sostegno della giustizia, presidio e garanzia della libertà, il riferimento alla Carta Costituzionale elemento centrale per la convivenza di un popolo.
Tutto questo non esiste dall’altra parte in chi per quasi vent’anni ha sostenuto, foraggiato e fatto crescere per comodità propria il bucaniere di Hardcore.
Se incanti suonando il piffero quel popolo bucaniere, significa, per le affinità elettive, che stai suonando una musica a loro completamente gradita.
Non si può quindi tenere insieme le due cose perché poi a conti fatti quando devi decidere, o scontenti una parte o scontenti l’altra.
E’ un déjà vu che stiamo toccando con mano in questi 16 anni con l’alleanza di quella che amava definirsi “la sinistra democristiana”. Non funziona.
Alla fine, al di là di tutti i discorsi più accattivanti e forbiti, ci sta sempre l’inganno, perché da sempre a pagare sono sempre i più deboli. Lo stiamo vedendo e toccando con mano per la cento miliardesima volta con il “cattolicissimo” Monty di Bildelberg e Trilaterale.
Figuriamoci se si mescolano anche i berluscones.
Luca Telese specifica nel suo articolo di fondo di ieri che Davide Serra, è il fondatore di un<<fondo speculativo>> che non è un giudizio ma una definizione tecnica del settore, basato nel paradiso fiscale delle Cayman, che si chiama Algebris.
Qui siamo esattamente agli antipodi del servizio di chiusura del Tg7 delle 20,00 di venerdì scorso in cui hanno mostrato un fenomeno che da queste parti va avanti da almeno vent’anni nell’assoluta indifferenza generale. Le persone anziane che vanno a frugare nelle cassette di frutta e verdura in cerca di qualcosa per sopravvivere, alla fine di ogni mercato stradale.
Io provengo dal mondo cattolico in cui sono cresciuto in gioventù, ma che ho successivamente rifiutato proprio per l’ambiguità di personaggi alla Renzi, che non ha nessun problema a dichiarare come ha fatto l’altro ieri: << Bisogna parlare anche con quelli che stanno alle Cayman>>.
Si, si può parlare con tutti, anche con quelli delle Cayman, del gruppo Bildelberg o della Trilaterale, basta però che lo si faccia alla luce del sole e non all’interno di sale chiuse alla stampa, come è successo nell’incontro di Milano. Siamo troppo vecchi per non sapere come funziona l’ambaradan. E’ cosi che funziona da 4mila anni, non possono venire a raccontare la favola del lupo buono.
Aggiunta emersa platealmente stamani ad Agorà che ieri sera mi è rimasta nel dimenticatoio:
10) Capisco l’esigenza del politico, in generale, di arraffare tutto il possibile per ottenere il suo fine ultimo, ma non la condivido perché mi da fastidio la truffa perpetrata nei confronti degli elettori, soprattutto verso coloro che non sono in grado di capire il disegno nascosto che il politico ha in mente, in pratica verso i più deboli nell’eterna partita che si gioca dalla notte dei tempi tra i furbi e i fessi, su questo pianeta.
Mi da meno fastidio se la truffa viene perpetrata ai danni della categoria furbissimi, come ad esempio il caimano-banana, ma questa è solo una soddisfazione personale che sarebbe comunque da lasciare perdere in partenza. Penso che in politica ci si debba approcciare come indicava il fondatore del cristianesimo nel “Discorso della montagna: “Il vostro parlare sia SI SI o NO NO”.
In politica occorre essere chiari perché poi quello che si promette bisogna cercare di realizzarlo. Quindi, se sono stato sufficientemente chiaro prima, non posso essere accusato di aver ingannato gli elettori poi. Stamani, Simona Bonafè, coordinatrice del gruppo Renzi, mentre campeggiava sullo schermo la sparata di ieri del vate, “Con il mio Pd al 40% con il loro al 25 %”, in modo ermetico, e quindi ingannevole, ha sostenuto che Renzi è in grado di parlare a tutti.
Per la miseria, è tornato Gesù Cristo e non me ne ero accorto.
Allora gli è venuto in soccorso l’anguilla PG Battista, andando un po’ più nello specifico spiegando quella che la Bonafè ha volutamente omesso.
<<Renzi è il nuovo, - ha specificato il viscidone ( e qui mi rendo conto perché Travaglio lo ha preso di punta con le sue viscidate) – mentre gli altri sono vecchi. Renzi è in grado di parlare a quelli del Pdl!!!!!>>
Allora è proprio vero che il diavolo veste Prada, con l’inganno Renzi vuol rifare la Dc con l’appoggio di tutto il vecchio apparato, compresa l’Opus Dei, là dove i vecchi tromboni, Casini, Fioroni, Letta, Gentiloni, stanno fallendo per incertezza.
E’ tutta una questione di affinità elettive.
Se mi rivolgo alla sinistra è perché vado a stimolare una serie di valori ben radicati, che sono il lavoro, l’attenzione per gli ultimi e i malati attraverso la sanità (un tempo l’Emilia-Romagna rossa primeggiava nella sanità), la ricerca di equità sociale, il sostegno della giustizia, presidio e garanzia della libertà, il riferimento alla Carta Costituzionale elemento centrale per la convivenza di un popolo.
Tutto questo non esiste dall’altra parte in chi per quasi vent’anni ha sostenuto, foraggiato e fatto crescere per comodità propria il bucaniere di Hardcore.
Se incanti suonando il piffero quel popolo bucaniere, significa, per le affinità elettive, che stai suonando una musica a loro completamente gradita.
Non si può quindi tenere insieme le due cose perché poi a conti fatti quando devi decidere, o scontenti una parte o scontenti l’altra.
E’ un déjà vu che stiamo toccando con mano in questi 16 anni con l’alleanza di quella che amava definirsi “la sinistra democristiana”. Non funziona.
Alla fine, al di là di tutti i discorsi più accattivanti e forbiti, ci sta sempre l’inganno, perché da sempre a pagare sono sempre i più deboli. Lo stiamo vedendo e toccando con mano per la cento miliardesima volta con il “cattolicissimo” Monty di Bildelberg e Trilaterale.
Figuriamoci se si mescolano anche i berluscones.
Luca Telese specifica nel suo articolo di fondo di ieri che Davide Serra, è il fondatore di un<<fondo speculativo>> che non è un giudizio ma una definizione tecnica del settore, basato nel paradiso fiscale delle Cayman, che si chiama Algebris.
Qui siamo esattamente agli antipodi del servizio di chiusura del Tg7 delle 20,00 di venerdì scorso in cui hanno mostrato un fenomeno che da queste parti va avanti da almeno vent’anni nell’assoluta indifferenza generale. Le persone anziane che vanno a frugare nelle cassette di frutta e verdura in cerca di qualcosa per sopravvivere, alla fine di ogni mercato stradale.
Io provengo dal mondo cattolico in cui sono cresciuto in gioventù, ma che ho successivamente rifiutato proprio per l’ambiguità di personaggi alla Renzi, che non ha nessun problema a dichiarare come ha fatto l’altro ieri: << Bisogna parlare anche con quelli che stanno alle Cayman>>.
Si, si può parlare con tutti, anche con quelli delle Cayman, del gruppo Bildelberg o della Trilaterale, basta però che lo si faccia alla luce del sole e non all’interno di sale chiuse alla stampa, come è successo nell’incontro di Milano. Siamo troppo vecchi per non sapere come funziona l’ambaradan. E’ cosi che funziona da 4mila anni, non possono venire a raccontare la favola del lupo buono.
Re: Come se ne viene fuori ?
Pur condividendo moltissime delle analisi che ci regala camillobenso, devo dire che sul fenomeno Renzi facciamo un po' tutti fatica a non cadere in facili semplificazioni, più o meno ad arte imposte dal sistema politico-mediatico.
Il Renzi giovane rampante ed ambizioso, che sgomita per sostituirsi ai vecchi nell'occupazione del potere, è senz'altro immagine suggestiva, in parte forse anche reale, ma certamente insufficiente a spiegare il fenomeno.
Così come non credo possa sfuggire il senso "ad usum merlorum" di altre storielle sulla cena di Arcore, sulle amicizie con la finanza made in Cayman o con il "mammone" marchionne.
Mi sembrano argomenti basati su semplificazioni forse efficaci per demonizzare quella che rappresenta un'anomalia nel panorama partitocratico, ma non certo per fornire un serio giudizio su ciò che essa rappresenta.
Che la rappresentazione di Renzi "uomo di destra" contrapposto ad una presunta sinistra (?) bersaniana, capace addirittura di modificare, secondo Scalfari, la natura antropologica del PD e del centrosinistra, sia una colossale bufala, lo dimostra il fatto che se così fosse la spaccatura prodotta da Renzi nel PD dovrebbe attraversare verticalmente tutto il partito, dal vertice fino alla base.
Non ci si spiegherebbe infatti in tal caso perché mai personaggi obbiettivamente di destra, come Fioroni, Morando, Tonini, Follini ed altri non siano schierati con Renzi.
La realtà invece è che l'intero vertice (con la poco significativa eccezione di Gentiloni, evidentemente per convenienza personale), le intere strutture centrali e regionali, anche indipendentemente dall'età anagrafica e dai back-ground culturali, sono saldamente a sostegno di Bersani, mentre la "base" renziana è essenzialmente costituita da amministratori locali periferici.
Mi sembra evidente, quindi, che la partita che si sta giocando con queste primarie, riguarda lo scontro tra un ceto politico fatto di giovani sindaci ed esponenti lontani dal "centro" del partito ed una nomenclatura che controlla il potere politico ed economico del partito.
Anche l'altra candidata, Laura Puppato, che non è alleata di Renzi, non a caso ha chiaramente denunciato un "collo di bottiglia" nel partito che impedisce l'affermazione di nuove idee e di nuove energie.
Anche sui contenuti, mi sembra che la differenza, più che tra destra e sinistra, riguardi lo scontro generazionale, non solo nel partito, ma anche nel sociale.
Quando Renzi dice che dell'art. 18 non gliene frega niente, anche se è molto critico verso la riforma Fornero del lavoro, mi sembra che interpreti il pensiero di una larga parte di giovani generazioni, che nel mondo dei "garantiti" non ci entreranno né ora né mai e che sono obbiettivamente molto più interessati ad un progetto di contratto unico con livelli di protezione crescenti nel tempo.
Lo stesso dicasi per la riforma delle pensioni, rispetto a cui, a parte la questione degli "esodati", i tentativi di Damiano riguardano più chi è ormai riuscito ad accumulare 35-40 anni di contributi, di chi vede un tale obbiettivo come una chimera irraggiungibile.
L'attuale gruppo dirigente, rispetto a tale nodo politico, che andrebbe affrontato seriamente, sta dimostrando ancora una volta la sua inadeguatezza, non sapendo far altro che arroccarsi nella difesa delle proprie prerogative e tentando di banalizzare la questione sul piano delle intemperanze verbali o dei pericoli di inquinamento di una presunta "purezza" politica di sinistra (che per i personaggi di cui sopra è il colmo della sfacciataggine).
Bersani, che è una vecchia volpe politica, ha tentato di girare lo scontro a suo vantaggio, aprendo le primarie attraverso la modifica dello statuto e puntando sul fatto che una sua vittoria (un po' a rischio, ma non difficile per chi comunque controlla la macchina del partito) lo vedrebbe notevolmente rafforzato, soprattutto nei confronti di coloro che a parole lo sostengono ma nei fatti tramano per un Monti-bis.
Temo però che il pasticcio che stanno combinando sulle regole, avrà l'effetto di una bassissima partecipazione alle primarie, che avranno un esito scontato ma ipotecato da grandi ombre sulla trasparenza della loro gestione.
Il risultato sarà ancora una volta, grazie all'ennesimo capolavoro di questo gruppo dirigente, che un'opportunità di crescita e di rafforzamento del centrosinistra (di cui si vedono i segnali negli ultimi sondaggi) si tramuterà in un boomerang che produrrà altre delusioni, altri motivi di sfiducia e probabilmente un'ulteriore sconfitta della "gioiosa macchina da guerra".
Il Renzi giovane rampante ed ambizioso, che sgomita per sostituirsi ai vecchi nell'occupazione del potere, è senz'altro immagine suggestiva, in parte forse anche reale, ma certamente insufficiente a spiegare il fenomeno.
Così come non credo possa sfuggire il senso "ad usum merlorum" di altre storielle sulla cena di Arcore, sulle amicizie con la finanza made in Cayman o con il "mammone" marchionne.
Mi sembrano argomenti basati su semplificazioni forse efficaci per demonizzare quella che rappresenta un'anomalia nel panorama partitocratico, ma non certo per fornire un serio giudizio su ciò che essa rappresenta.
Che la rappresentazione di Renzi "uomo di destra" contrapposto ad una presunta sinistra (?) bersaniana, capace addirittura di modificare, secondo Scalfari, la natura antropologica del PD e del centrosinistra, sia una colossale bufala, lo dimostra il fatto che se così fosse la spaccatura prodotta da Renzi nel PD dovrebbe attraversare verticalmente tutto il partito, dal vertice fino alla base.
Non ci si spiegherebbe infatti in tal caso perché mai personaggi obbiettivamente di destra, come Fioroni, Morando, Tonini, Follini ed altri non siano schierati con Renzi.
La realtà invece è che l'intero vertice (con la poco significativa eccezione di Gentiloni, evidentemente per convenienza personale), le intere strutture centrali e regionali, anche indipendentemente dall'età anagrafica e dai back-ground culturali, sono saldamente a sostegno di Bersani, mentre la "base" renziana è essenzialmente costituita da amministratori locali periferici.
Mi sembra evidente, quindi, che la partita che si sta giocando con queste primarie, riguarda lo scontro tra un ceto politico fatto di giovani sindaci ed esponenti lontani dal "centro" del partito ed una nomenclatura che controlla il potere politico ed economico del partito.
Anche l'altra candidata, Laura Puppato, che non è alleata di Renzi, non a caso ha chiaramente denunciato un "collo di bottiglia" nel partito che impedisce l'affermazione di nuove idee e di nuove energie.
Anche sui contenuti, mi sembra che la differenza, più che tra destra e sinistra, riguardi lo scontro generazionale, non solo nel partito, ma anche nel sociale.
Quando Renzi dice che dell'art. 18 non gliene frega niente, anche se è molto critico verso la riforma Fornero del lavoro, mi sembra che interpreti il pensiero di una larga parte di giovani generazioni, che nel mondo dei "garantiti" non ci entreranno né ora né mai e che sono obbiettivamente molto più interessati ad un progetto di contratto unico con livelli di protezione crescenti nel tempo.
Lo stesso dicasi per la riforma delle pensioni, rispetto a cui, a parte la questione degli "esodati", i tentativi di Damiano riguardano più chi è ormai riuscito ad accumulare 35-40 anni di contributi, di chi vede un tale obbiettivo come una chimera irraggiungibile.
L'attuale gruppo dirigente, rispetto a tale nodo politico, che andrebbe affrontato seriamente, sta dimostrando ancora una volta la sua inadeguatezza, non sapendo far altro che arroccarsi nella difesa delle proprie prerogative e tentando di banalizzare la questione sul piano delle intemperanze verbali o dei pericoli di inquinamento di una presunta "purezza" politica di sinistra (che per i personaggi di cui sopra è il colmo della sfacciataggine).
Bersani, che è una vecchia volpe politica, ha tentato di girare lo scontro a suo vantaggio, aprendo le primarie attraverso la modifica dello statuto e puntando sul fatto che una sua vittoria (un po' a rischio, ma non difficile per chi comunque controlla la macchina del partito) lo vedrebbe notevolmente rafforzato, soprattutto nei confronti di coloro che a parole lo sostengono ma nei fatti tramano per un Monti-bis.
Temo però che il pasticcio che stanno combinando sulle regole, avrà l'effetto di una bassissima partecipazione alle primarie, che avranno un esito scontato ma ipotecato da grandi ombre sulla trasparenza della loro gestione.
Il risultato sarà ancora una volta, grazie all'ennesimo capolavoro di questo gruppo dirigente, che un'opportunità di crescita e di rafforzamento del centrosinistra (di cui si vedono i segnali negli ultimi sondaggi) si tramuterà in un boomerang che produrrà altre delusioni, altri motivi di sfiducia e probabilmente un'ulteriore sconfitta della "gioiosa macchina da guerra".
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