Come se ne viene fuori ?

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shiloh
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da shiloh »

camillobenso ha scritto:

La Polverini è un errore di Floris o gli è stato imposto dall’alto???

love at first sight ???

scherzo eh...complimentoni per le tue perle di saggezza.

son proprio contento ti averti ritrovato...

;)
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Non posso far altro che ringraziarti
Amadeus

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da Amadeus »

guardare questi programmi , a parte l'insignificanza dei contenuti che già di per sè basta e avanza, a me personalmente fa innervosire e demoralizzare ( che poi è proprio quello che vogliono, farti incazzare oltre ogni possibilità e farti arrendere dicendo "fate quello che volete" )
ora sono tutti presi da Grillo ( che, mi ripeto, usa lo stesso metodo del caimano collezione '94) e posso anche giustificare come lo chiami tu "quello che mena il gesso" che non conosce la storia ( e pertanto è costretto etc etc) ma sentire i direttori dei giornali a partire da Padellaro per finire con Mieli ( proprio da santoro l'altra sera) dire che i partiti sono morti per me è inaccettabile .
queste persone non hanno il coraggio di andare dritti per la loro strada , devono uniformarsi all'andazzo del momento , ma non sono i gestori di un bar, sono capi redazione, gente che forma il pensiero di altra gente.
non sapere più fare la distinzione fra onesti e disonesti e finire gli articoli dicendo che i ricchi sono tutti ladri è infantile oltrechè stupido.
siamo arrivati all'assurdo che Dipietro si rivolge a Crozza per giustificare le sue N case.... ma dico !!! siamo fuori!!!
questi pseudo direttori non aggiungono mai niente di veramente incisivo alle parole dei politici , i giornali ormai si affidano al gossip per raccontare cosa si dicono le gole profonde dietro le quinte . il voyeurismo della antipolitica ha preso il posto del dibattito e ci sguazzano tutti , anche i più puri come il FQ che infatti censura tutto quello che non è attinente allo stile che si è dato e dal quale ora è molto difficile fare marcia indietro o discostarsi , sono tutti lanciati a pazza velocità verso la demolizione .... ok... e poi?
diranno che è stato il maggiordomo?
mariok

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da mariok »

Quoto. Quello che più mi spaventa è che l'arroganza, la mala fede, la pretesa di dettare il pensiero unico non è più solo monopolio del centro-destra.

Abbiamo per anni denunciato il pensiero unico berlusconiano, scritto messaggi, sostenuto petizioni di vario genero contro quello che chiamavamo giustamente un regime.

Ora ci accorgiamo che il "regime" ha fatto proseliti a partire proprio da quelli che lo combattevano (o fingevano di farlo).

Mi sono più volte scontrato sul forum precedente per difendere il diritto di Travaglio e del Fatto di dire la loro, anche quando a qualcuno non piaceva o sembrava danneggiare l'uno o l'altro schieramento. In nome dei fatti e della libertà di espressione.

Ora mi capita di venire censurato proprio sul Fatto per essermi permesso di dissentire su quella che ritenevo una incompletezza dell'informazione (mi sembra a proposito di Bersani e degli operai della Irisbus).

Su FB, per aver commentato in maniera diversa dai fans la comparsata di Piero Ricca (quello di "buffone, fatti processare") a l'Infedele, sono stato prima diffidato a "non disturbare", poi mi sono stati cancellati tutti i commenti, poi, visto che facevo qualche proselite, è stato addirittura cancellato tutto l'argomento.

E questi sarebbero i paladini della libertà contro la dittatura del caimano.

Provate a scrivere qualcosa di sgradito sul blog di Grillo e vedete cosa vi succede.

Prima ci hanno portati a rimpiangere la DC. Non è che ci porteranno a rimpiangere Monti o addirittura Berlusconi?
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

L'Ultimo tango a Parigi - 5
Cause ed effetti - 3


Gli effetti del secondo tipo 2


In risposta ad Amà.

Bene, stiamo entrando nel vivo del problema, il transitorio in atto della politica e suoi risvolti socio economici.

Partiamo dal fondo.
Ha scritto Amà:

……..sono tutti lanciati a pazza velocità verso la demolizione .... ok... e poi?
diranno che è stato il maggiordomo?


Mentre myriam ha reso note le sue preoccupazioni:

Come Amalia, sono spaventata dall'avanzata di questo esercito di Brancaleone.
E' vero , quelli che abbiamo avuto finora in molti casi sono ancora peggio. Avrei preferito un po' di pulizia e ripartire da persone serie. Così temo che si arriverà all'immobilismo.


Proviamo a fare l’analisi:

………sono tutti lanciati a pazza velocità verso la demolizione .... ok... e poi?


Tutto il pianeta è lanciato a pazza velocità verso la demolizione.

Le tre condizioni in merito al tema sono :

- La costruzione
- La demolizione
- Stare fermi, non far nulla, essere temporaneamente neutri, oppure tirare a campare,......a volte aspettando il Messia (gli ebrei lo aspettano da 4.000 anni).

La radice di tutto, come mi è già capitato di esprimere altre volte, è che l’”uomo”, malgrado la sua naturale protervia rimane ancora “una bestia”,….e che bestia.

Ha sviluppato solo una parte del cervello, quella che lo ha portato dal fuoco e la ruota all’iPad5.
Rimane però primitivo per la parte del cervello non sviluppata che riguarda il sociale e i rapporti umani. Siamo ancora all’età della pietra anche se il lessico impiegato oggi è estremamente raffinato.

L’animale che rimane scottato dal fuoco memorizza il fatto e non gli succederà mai più in tutta la sua vita di scottarsi un’altra volta

Il cane che si prende le bastonate dal padrone se lo ricorda, come si ricorda chi gliele ha date e ringhia quando si avvicina oltre quello che lui ritiene il limite di sicurezza.

L’uomo invece no, dalla notte dei tempi continua a ripetere sistematicamente gli stessi errori senza mettere a profitto i giganteschi errori del passato.

Il secolo scorso può essere definito come il peggiore nella storia dell’umanità con le sue due guerre mondiali.

Sia nella prima che nella seconda guerra mondiale i sopravvissuti hanno dichiarato “Mai più”.

E per rendere pratico quel “Mai più” hanno costituito prima la Società delle Nazioni e poi l’Onu.

Ma in entrambi i casi hanno fallito alla grande.

Tanto per comprendere in quale considerazione viene tenuto l’Onu dalla nazione più potente del mondo che sta per cedere lo scettro alla Cina, vale la pena ricordare che nel 2003, Colin Powell, Segretario di Stato Usa va all’Onu per esibire una provetta contenente virus letali prodotti dagli iracheni come prova evidente dell’esistenza delle armi di distruzione di massa da parte di Saddam Hussein.
Fuori dal giro, da privato cittadino, Colin Powell qualche hanno più tardi si scuserà per quell’atto infame, ma l’establishment Usa aveva bisogno di quella guerra e Colin Powell si è prestato alla recita.

Anche l’Europa sta correndo verso la demolizione e noi dovremmo essere da meno? Giammai.
Gli anni novanta sono anni travagliati perché registrano il transitorio della caduta della prima Repubblica la fase neutra di incertezza dei governi di emergenza Amato e Ciampi chiamati a risolvere la crisi economica dello Stato, la nascita della seconda Repubblica.

Il dato fondamentale che ci riguarda è che la nostra essendo una nazione priva di risorse, nell’era industriale è diventato un Paese di trasformazione dove una parte dei prodotti prende la via dell’estero, mentre l’altra serve per lo sviluppo interno.

Ma è proprio sullo sviluppo interno che l’Italia è ferma dall’anno 2000.

I nanetti che l’anno governata o che stavano all’opposizione con “funzione di controllo” come assegna la Costituzione, a parte il pallido tentativo di Prodi del 2006-2008, se ne sono sbattuti dello sviluppo del Bel Paese.

Continua in :

L'Ultimo tango a Parigi - 6
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Gli effetti del secondo tipo 3

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camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

L'Ultimo tango a Parigi - 6
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Gli effetti del secondo tipo 3

In risposta ad Amà.



Quasi a metà degli anni novanta la Seconda Repubblica parte male,….molto male.

Dopo quasi mezzo secolo sotto il dominio democristiano il sistema crolla per le inchieste di Mani Pulite. Chi del pentapartito non è stato direttamente toccato dalla magistratura trasborda nella Seconda Repubblica. San Bettino Craxi fugge in esilio, Arnaldo Forlani ed altri avranno la decenza di chiudere definitivamente con la politica.

Dell’opposizione si salva tutto l’apparato dell’ex Pci ora Pds guidato da Achille Occhetto.
Non che non fossero non compromessi anche loro come gli altri politici dell’epoca, ma si salvano perché sono stati un poco più furbi, ma soprattutto perché per loro c’è stato chi si è sacrificato. A differenza dei fringuelli democristiani e del resto del pentapartito, che si sono messi a cantare sotto l’incalzare del pool di Mani Pulite scoperchiando il mondo corrotto dell’ultima fase della prima Repubblica, Primo Greganti che era ed è un duro, non aprirà mai bocca sui nomi che stavano dietro la tangente ENEL.

"Questo atteggiamento venne apprezzato da alcune persone che lo soprannominarono il compagno G e lo dipinsero come il perfetto comunista che non molla mai.
Rinviato a giudizio, venne condannato a 3 anni e 7 mesi per finanziamento illecito al suo partito, pena successivamente patteggiata e ridotta a 3 anni e confermata dalla Corte di Cassazione nel marzo 2002. Poiché fece 6 mesi di carcerazione preventiva a San Vittore nel 1993, durante la fase istruttoria, scontò in carcere 2 anni e 6 mesi anziché 3."


Antonio Di Pietro lo rincontrò qualche anno fa in un dibattito e amichevolmente gli chiese: <<Adesso che sono passati vent’anni, me li puoi dire quei nomi!!>>
Greganti non fece una piega e rimase nuovamente muto, di marmo, per non compromettere i vecchi compagni.

L’establishment degli ex Pci ora Pd dovrebbe fargli il monumento per il sacrificio. O forse è stato opportunamente remunerato,….ma era il minimo.

Dall’altra parte la storia ci regala quella zecca di Silvietto. Alla caduta del CAF, che lo sosteneva e proteggeva in cambio di lauti compensi in moneta sonante, il cav Banana si trova nei guai perché viene a mancare improvvisamente la rete di protezione politica che aveva tenuto distante la magistratura e la GdF dalle sue aziende. In più, in questo appuntamento con la storia il cav si ritrova alla canna del gas con le sue aziende.

Da Wikipedia ( per non raccontar palle ed essere “cattivo” nei suoi confronti)

Riguardo all'indebitamento, risulta dal tradizionale rapporto di Mediobanca, che ogni anno analizza le dieci maggiori aziende italiane, che le aziende del gruppo Berlusconi avevano nel 1992 7.140 miliardi di lire di debiti (4.475 finanziari e 2.665 commerciali), mentre il loro capitale netto ammontava a 1.053 miliardi. Essendo questa una situazione ad alto rischio di bancarotta, aumentata dal fatto che nel 1993 gli introiti pubblicitari televisivi registrarono una crescita pari a zero (dopo molti anni di aumenti elevati ed ininterrotti), le banche creditrici cominciarono in quel periodo a richiedere il saldo dei conti.

Ad imporgli strategicamente di entrare in politica per salvare il salvabile sarà San Bettino Craxi, profeta e martire, che gli anticipava i piani di fuga verso Hammamet, in un drammatico confronto a Villa San Martino, una domenica mattina della primavera del 1993.

Ma non c’è solo San Bettino Craxi a premere sul futuro caimano, o cainano per Travaglio, premono anche i poteri forti, compreso quel potere forte che nessuno cita mai, la Mafia SpA.

Continua in:

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camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

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Gli effetti del secondo tipo 4

In risposta ad Amà.



Nella solita indifferenza generale del mondo della politica e di un altissimo numero di italiani, martedì 6 novembre i pm di Palermo depositano una memoria al processo in corso sulla “Trattativa Stato-mafia.



Trattativa, i pm: “Berlusconi e Dell’Utri approdo” del patto con la mafia
I magistrati depositano una memoria al processo di Palermo contro i 12 presunti responsabili del "patto scellerato" tra boss e uomini delle istituzioni.

L'ex premier non è indagato, ma viene indicato come colui che, arrivato al governo 1994, assicura "garanzie" a Cosa nostra insieme al suo braccio destro.

Nel documento di 22 pagine la ricostruzione, più storica che giudiziaria, di quei fatti


di Giuseppe Pipitone
| 5 novembre 2012
Commenti (396)


La “travagliata” trattativa fra Stato e mafia “trovò finalmente il suo approdo”, nel 1994, “nelle garanzie assicurate dal duo Dell’Utri-Berlusconi.


Lo scrivono i pm di Palermo, coordinati da Antonio Ingroia, nella “Memoria a sostegno di rinvio a giudizio” dei 12 imputati accusati di aver contribuito al perfezionamento del patto tra i boss di Cosa nostra e uomini delle istituzioni tra il 1992 e il 1994.

Il documento di 22 pagine riassume 120 faldoni diprove, testimonianze, intercettazioni e documenti.

E’ la summa dell’atto d’accusa, in cui l’espressione “Ragion di Stato” fa capolino fino alla fine.

Nell’ultimo giorno da procuratore aggiunto a Palermo diAntonio Ingroia, i magistrati che indagano sulla trattativa Stato-mafia hanno depositato la memoria (qui il documento integrale) per meglio spiegare la richiesta di rinvio a giudizio, firmata nel luglio scorso, per i dodici indagati per quel “patto scellerato”.

La settimana scorsa, davanti al gup Piergiorgio Morosini, si era tenuta la prima udienza preliminare del procedimento che vede per la prima volta alla sbarra importanti boss mafiosi insieme ad esponenti politici ed alti ufficiali del carabinieri.

Un procedimento che si preannuncia difficile, soprattutto per la delicatezza del reato contestato a quasi tutti gli imputati, ovvero quello disciplinato dall’articolo 338 del codice penale:violenza o minaccia al corpo politico dello Stato (“Trattativa, l’accusa e la difesa”: guarda l’infografica di ilfattoquotidiano.it).


Per meglio chiarire l’oggetto giuridico della loro inchiesta i pm Nino Di Matteo, Lia Sava,Francesco De Bene e Roberto Tartaglia, coordinati da Ingroia, hanno quindi deciso di fornire a Morosini anche una breve e stringatissima ricostruzione dei fatti contestati agli imputati.



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Un analisi cronologica, più storica che giudiziaria, del biennio stragista 92-93, in cui i magistrati fanno un salto indietro fino al 1989: prima del crollo del muro di Berlino, infatti, “la grande criminalità aveva approfittato della copertura politica della guerra fredda per intessere, all’interno del sistema politico-istituzionale, una serie di rapporti che hanno fatto dell’Italia uno degli snodi degli interessi macroeconomici del crimine mondiale”.
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Dopo invece si determina “la fine della giustificazione storica della collaborazione con la grande criminalità”.


Ed è per questo che Cosa Nostra recide i rapporti con la politica dichiarando guerra allo Stato, lanciando contemporaneamente segnali di pace.

Una concatenazione di eventi che – secondo i pm – è interpretata da due frasi simbolo.

“Una – scrivono – è quella di Riina, che spiega ai suoi soldati: «Dobbiamo fare la guerra allo Stato per poi fare la pace».

L’altra è del boss Leoluca Bagarella: «In futuro non dobbiamo più correre il rischio che i politici possano voltarci le spalle»”.


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L’obiettivo strategico di Cosa Nostra è costruire le premesse per un nuovo rapporto con la politica, perché fosse la mafia “ad esprimere direttamente le scelte politiche attraverso i suoi uomini, senza alcuna mediazione.
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Annullare la politica ed i politici tradizionali per favorire l’ingresso della mafia in politica, tout court”.
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Per arrivare alla pace però c’è prima bisogno di fare la guerra. Una guerra in cui i protagonisti sono “i boss mafiosi Riina, Provenzano, Brusca, Bagarella e il postino del papello Antonino Cinà, autori immediati del delitto principale, in quanto hanno commesso, in tempi diversi, la condotta tipica di minaccia a un corpo politico dello Stato, in questo caso il governo, con condotte diverse ma avvinte dal medesimo disegno criminoso, a cominciare dal delitto Lima.

L’avvio di una campagna del terrore contro il ceto politico dirigente dell’epoca al fine di ottenere i benefici ed i vantaggi che furono poco dopo specificati nel papello di richieste che Riina fece pervenire ai vertici governativi”.

^
La minaccia secondo i pm si è realizzata, prospettando “agli uomini-cerniera (ovvero i politici come Calogero Mannino e Marcello Dell’Utri, e i carabinieri Mario Mori e Giuseppe De Donnon.d.a) perché ne dessero comunicazione a rappresentanti del governo, l’organizzazione e l’esecuzione di omicidi e stragi ed altri gravi delitti ai danni di esponenti politici e delle Istituzioni se lo Stato non avesse accolto la richiesta di benefici di varia natura che veniva formulata dai capi di Cosa Nostra”.


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È in questo contesto che finisce indagato Nicola Mancino per falsa testimonianza. “Chi condusse la trattativa – scrivono sempre i pm – fece un’attenta valutazione: il Ministro dell’Interno in carica Vincenzo Scotti era ritenuto un potenziale ostacolo, mentre Mancino veniva ritenuto più utile in quanto considerato più facilmente influenzabile da politici della sua stessa corrente, ed artefici della trattativa come il coimputato Mannino e da chi lo circondava, a cominciare dal Capo della Polizia Parisi”.
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Il ruolo di Parisi, nel frattempo deceduto, sarebbe per i pm molto importante nel periodo in cui l’oggetto principale della trattativa era l’alleggerimento del 41 bis.

Il capo della polizia infatti era molto vicino all’allora Capo dello Stato Oscar Luigi Scalfaro “che, come emerso da varie e convergenti deposizioni testimoniali, ebbe un ruolo decisivo negli avvicendamenti Scotti-Mancino e Martelli-Conso, e nella sostituzione di Nicolò Amato col duo Capriotti-Di Maggio, attraverso i quali seguì l’evoluzione delle vicende del 41 bis strettamente connesse all’offensiva stragista del 1993”.



La trattativa però non è stata soltanto una delicata partita di scacchi con singoli obiettivi tattici, come salvare la vita agli uomini politici inseriti nella black list di Riina, o alleggerire il 41 bis.


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“Ma – spiegano i pm – ha avuto ad oggetto un nuovo patto di convivenza Stato-mafia, senza il quale Cosa Nostra non avrebbe potuto sopravvivere e traghettare dalla Prima alla Seconda Repubblica.
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Un patto di convivenza che, da un lato, significava la ricerca di nuovi referenti politici e, dall’altro lato, la garanzia di una duratura tregua armata dopo il bagno di sangue che in quegli anni aveva investito l’Italia”.



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E per questo che dalla fine del 1993 in poi la trattativa prosegue dietro le quinte, senza clamore. “Si completò, in tal modo, il lungo iter di una travagliata trattativa che trovò finalmente il suo approdo nelle garanzie assicurate dal duo Dell’Utri -Berlusconi (come emerge dalle convergenti dichiarazioni di Spatuzza, Brusca e Giuffrè)”.
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I pm infatti mettono nero su bianco che il nuovo patto Stato-mafia fu siglato nel 1994 ,“non prima di avere rinnovato la minaccia al governo Berlusconi appena insediatosi”.




Una paragrafo della memoria i magistrati lo dedicano anche a Massimo Ciancimino, imputato di concorso esterno a Cosa Nostra e calunnia, ma anche “fonte di prova dalla controversa attendibilità intrinseca (visto che in questo processo assume anche la veste di imputato del delitto di calunnia), ma a cui, d’altra parte, va riconosciuto di aver fornito notizie e informazioni, che, laddove ed in quanto riscontrate, si sono rivelate preziose”.

Spazio anche alle nebulose testimonianze rese negli scorsi mesi dagli esponenti politici dell’epoca.


“Questo Ufficio – scrivono i magistrati – è consapevole del fatto che non si è del tutto rimossa quella forma di grave amnesia collettiva della maggior parte dei responsabili politico-istituzionali dell’epoca (un’amnesia durata vent’anni), che avrebbe dovuto arrestarsi”.

Un’amnesia dovuta forse a “una male intesa (perciò mai dichiarata) Ragion di Stato che fornisce apparente legittimazione alla trattativa e che coinvolge sempre più ampi e superiori livelli istituzionali”.

Una ragion di Stato che però non basta ad evitare il procedimento odierno. Il perché è tutto contenuto nell’ultima frase con cui i pm concludono la memoria: “Si è ritenuto doveroso esercitare l’azione penale nei confronti degli odierni imputati nella ferma convinzione che l’unica vera Ragione di Stato è quella verità che questo Ufficio non ha mai smesso, e mai smetterà, di cercare”.


http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/11 ... ia/404270/




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camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

L'Ultimo tango a Parigi - 8
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Gli effetti del secondo tipo 5

In risposta ad Amà.


All’’Ovest niente di nuovo. Chi ha letto La Repubblica negli anni ’90 questi fatti li conosceva già. Ma un conto è leggere una serie di servizi da parte di giornalisti d’assalto che qualche dubbio telo può lasciare e un altro conto è leggere che quei fatti dopo quasi vent’anni appartengono alla memoria presentata dai pm di Palermo al Tribunale di competenza che deve giudicare 12 indagati rinviati a giudizio per la trattativa- Stato Mafia.

Non solo, bastava all’epoca, ed ancora oggi porsi una domanda elementare elementare.

La Mafia decide di intervenire presso il Parlamento del Regno d’Italia già negli anni ’70 del 1800, con la presenza di parlamentari sotto il suo controllo. Quando si verifica l’avvento del fascismo la Mafia diventa fascista. Mussolini non gradisce la presenza della Mafia e nell’ottobre del 1925 nomina prefetto di Palermo Cesare Mori definito successivamente come il prefetto di Ferro, per la sua durezza esercitata nei confronti dei mafiosi. Successivamente rinuncerà nel 1929, perché si accorse che la Mafia stava nell’aula sorda e griglia del Parlamento italiano.

Da Wikipedia
Dopo l'ottimo lavoro in provincia di Trapani, Benito Mussolini nomina Mori prefetto di Palermo, dove si insedia il 20 ottobre 1925, con poteri straordinari e con competenza estesa a tutta la Sicilia, al fine di sradicare il fenomeno mafioso nell'isola. Questo il testo del telegramma inviato da Mussolini: «vostra Eccellenza ha carta bianca, l'autorità dello Stato deve essere assolutamente, ripeto assolutamente, ristabilita in Sicilia. Se le leggi attualmente in vigore la ostacoleranno, non costituirà problema, noi faremo nuove leggi»[6].
Mori si insediò quindi a Palermo il 1 novembre[7] dello stesso anno e vi rimase fino al 1929.


Le forze armate Usa per lo sbarco in Sicilia si affidò alla Mafia. Con la Repubblica la Mafia sceglie la Democrazia cristiana come suo referente politico. Come ha denunciato di recente Gaspare Mutolo, pentito di Mafia, sul finire della prima Repubblica l’appoggio passò ai socialisti per i democristiani erano troppo titubanti ad accogliere le loro direttive, ma anche questo era noto ai tempi. Confermato da Mutolo assume un’altra valenza.

Con il crollo della Dc, fu normale chiedersi chi nella Seconda Repubblica sarebbe diventato il referente della Mafia.

Non ci voleva un genio per capire che la nascente Forza Italia era la prescelta. Adesso c’è la conferma ufficiale.

Il primo Bossi, per convenienza propagandistica, definì Berlusconi il mafioso di Arcore. Ma quando si trovò in difficoltà economiche per incapacità a muoversi in un certo mondo fece marcia indietro dopo i sostanziosi aiuti del caimano.

Quello che però stupisce e scandalizza più di tutto è il silenzio totale per quasi vent’anni di quella che è stata definita la sinistra italiana.

Per tradizione, la sinistra italiana, oltre ad essere naturalmente anti fascista è sempre stata anti Mafia, soprattutto dopo Portella della Ginestra.

Da queste parti, nell’area della sinistra, tutti erano consapevoli che la Mafia continuava la sua opera attraverso FI.

“Gli unici a non saperlo a Roma erano i dirigente del Pds”.

Era evidente a tutti i pirla come noi che mister Banana andava battuto con la legge sul conflitto d’interessi. Ma i dirigenti del Pds si arrampicarono sui vetri per spiegare il loro fallimento. Uno specializzato in materia è il duca conte marchese del Grillo che ogni volta a cui si porge la domanda fa certe contorsioni da fare spavento. In visita ai centri di produzione di Cologno Monzese pontifico che Fininvest era “una risorsa”, la solita frase insulsa del lessico dei politici falliti.

Forse per passare alla storia, sempre il duca conte s’inventò la bicamerale, che però fu mandata a gambe all’aria da un pivello alle prime armi come il banana.

L’aspetto osceno è che per la prima volta la Mafia dopo più di cent’anni veniva allo scoperto con la fondazione di un partito mafioso alla luce del sole tramite Dell’Utri.

Ma più osceno ancora, è che intere classi politiche e uomini delle istituzioni anche ai più alti livelli che si sono succeduti dal 1994, hanno fatto finta di niente sulla realtà che la Mafia giocasse una partita allo scoperto con un suo partito e che, con continuità dal 2001, dopo la breve esperienza del 1994, l’uomo della Mafia, Berlusconi, sedesse tranquillamente a Palazzo Chigi.

Che fosse il partito della Mafia lo sapeva un pirla qualunque come il sottoscritto e non lo sapeva monsignor Bunga Bunga e il presidente della Camera Fini che dal 1994 fino al 2007 per monsignore, e fino al 2010 per Fini, che lo hanno aiutato a crescere???

E questo è solo un aspetto delle forze in campo nel Seconda Repubblica. La Massoneria che fine ha fatto? Sono andati tutti nella congregazione di suor Teresa di Calcutta?

Poi ci sono i poteri forti dei banchieri e del mondo dell’alta finanza. Non possono mancare Confindustria e il Vaticano SpA, che sulla “cara” Italia non ha mai smesso di allungare le mani dopo Porta Pia.

Prima di proseguire pongo una domanda a myriam:

E' vero , quelli che abbiamo avuto finora in molti casi sono ancora peggio.

Cosa ci può essere di peggio di un Paese che per quasi vent’anni è sotto scacco della Mafia SpA, dove va a governare per 11 anni, salvo la breve pausa di Prodi nel biennio 2006-2008, il suo referente che per qualche anno ha ospitato il capo mandamento di Palermo Mangano, un eroe secondo il cucchiaio delle cosche dell’Utri???

Noi tutti ospitiamo in casa nostra un eroe, un capo mandamento di Palermo. Che c’è di strano???

Sono poche le nazioni al mondo sotto scacco della criminalità organizzata, ….una di quelle è la nostra.

Noi abbiamo accettato per tutto questo tempo nella più completa indifferenza questa amara realtà.

Con la mafia bisogna convivere ha sentenziato l’ministro Lunardi.

Adesso al Nord comanda la ‘ndrangheta. Lo sanno quasi tutti ma va bene così. Tanto, è il ragionamento diffuso, a me non mi viene di certo a toccare, io penso ai cavoli miei.

Infatti, la ‘ndrangheta tocca tutti coloro a cui può spillare soldi o fare assieme affari.

Lo stesso dicasi nella tua terra con la Camorra SpA.

Devo quindi desumere che è validissimo per tutti l’adattamento della poesia di Martin Niemöller:

Quando i nazisti sono venuti a prendere gli zingari

ho taciuto
anzi, ero contento
perchè rubacchiavano
Quando sono venuti a prendere gli ebrei
ho taciuto
perchè non ero ebreo
e mi stavano anche antipatici
Quando sono venuti a prendere gli omosessuali
ho taciuto
e ne fui sollevato...
perchè mi erano fastidiosi
Quando sono venuti a prendere i comunisti
ho taciuto
non ero certo un comunista!
E quando sono venuti a prendere...
me
non c'era rimasto
nessuno



Premetto che per il momento non voterò Grillo e il suo M5S, sto solo cercando di capire cosa sta succedendo nella società italiana. Ergo, non riesco a capire la scaletta delle paure:

Come Amalia, sono spaventata dall'avanzata di questo esercito di Brancaleone.

L’esercito di Brancaleone fa più paura di Mafia SpA, ‘ndrangheta SpA, Camorra SpA, Vaticano Spa, di tutti i poteri forti e dei partiti corrotti e i media che li hanno sostenuti in questi quasi vent’anni???


Continua in:

L'Ultimo tango a Parigi - 9
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camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Napolitano ha dichiarato che bisogna fare la legge elettorale sennò si finisce come la Grecia.

A sentire la denuncia del medico a Servizio Pubblico la Grecia è già iniziata
paolo11
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da paolo11 »

Angela Merkel ha detto : avremo ancora 5 anni di questo andazzo, se non peggio per L'europa.
Questo lo avevo capito da solo.Erano i nostri politici che dicevano che stavamo per uscire dal tunnel si vedeva una luce quale?
Ciao
Paolo11
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