Il dilemma: ambiente/salute o lavoro?

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mariok

Re: Il dilemma: ambiente/salute o lavoro?

Messaggio da mariok »

Ilva, ancora arresti a Taranto. Nelle carte una telefonata di Vendola con Archinà

Associazione a delinquere, disastro ambientale, concussione. Sette persone arrestate, quattro ai domiciliari e tre in carcere. Indagato Bruno Ferrante, Fabio Riva destinatario di un'ordinanza di custodia cautelare. Il governatore ad Archinà: "Tranquilli, non mi sono defilato". Il gip: "Regia Vendola su pressioni ad Arpa"

di Francesco Casula | 26 novembre 2012

Il nucleo operativo della Guardia di finanza di Taranto ha dato il via alle 6 di questa mattina all’esecuzione di tre ordinanze di custodia cautelare emesse dal Tribunale ionico nell’ambito dell’indagine denominata “Ambiente svenduto”. Quattro persone sono finite ai domiciliari e tre in carcere. Tra loro Fabio Riva,vicepresidente di Riva Group, che è tra i destinatari delle sette ordinanze di custodia cautelare emesse. Il provvedimento nei confronti del figlio del patron dell’Ilva Emilio ai domiciliari dal 26 luglio, non è stato ancora eseguito. Anche il presidente dell’azienda Bruno Ferrante e il direttore generale dell’azienda, Adolfo Buffo, hanno ricevuto altrettanti avvisi di garanzia.

Nel mirino delle fiamme gialle, guidate dal capitano Giuseppe Di Noi, è finito il “sistema Archinà”, ex consulente dell’Ilva, e i suoi contatti con le istituzioni locali e nazionali per garantire immunità allo stabilimento siderurgico ionico e “tenere tutto sotto coperta”. Tanti gli indagati a piede libero tra i quali anche le autorità politiche di ogni livello che in questi anni non avrebbero controllato i danni arrecati dall’inquinamento prodotto dalla fabbrica tarantina. Ci sono anche politici locali come l’ex assessore provinciale all’ambiente Michele Conserva (dimessosi alcuni mesi fa proprio per questa vicenda come anticipato da ilfattoquotidiano.it). E poi funzionari amministrativi e imprenditori operanti nel settore dei rifiuti. Tre i provvedimenti emessi: il primo dal gip Patrizia Todisco riguarderebbe i vertici Ilva e il sistema di relazioni gestito da Girolamo Archinà, pizzicato dalla guardia di finanza il 26 marzo 2010 mentre incontrava l’allora perito della procura in un’indagine sull’Ilva per consegnargli, secondo la procura, una tangente di diecimila euro, per ammorbidire una perizia. Dalle intercettazioni telefoniche, oltre diecimila conversazioni, il nucleo operativo delle fiamme gialle avrebbe ricostruito il modus operandi dell’ex addetto alle relazioni istituzionali. C’è anche Lorenzo Liberti, ex consulente della procura. Giornalisti compiacenti, funzionari amici e politici sottomessi avrebbero contribuito ad occultare il disastro ambientale oggi contestato ai vertici dello stabilimento.

Il secondo invece, emesso, dal gip Vilma Gilli, riguarderebbe la concessione da parte dell’amministrazione provinciale guidata da Gianni Florido delle autorizzazioni alle discariche, tra le quali anche la Mater gratiae che si trova all’interno dell’Ilva. In questo provvedimento sarebbe stato coinvolto anche Gianpiero Santoro, tecnico scelto dall’ente provinciale come rappresentante nella commissione che ha appena rilasciato l’Autorizzazione integrata ambientale. Il terzo provvedimento, secondo le prime indiscrezioni, riguarda il sequestro della produzione dell’Ilva che le autorità potrebbero ‘commissarriare’ e sarebbe finalizzato alle operazioni di risanamento.

L’indagine inizialmente è stata condotta dal sostituto procuratore Remo Epifani ed è in parte confluita nell’inchiesta per sisastro ambientale coordinata dal pool formato dal procuratore Franco Sebastio, dall’aggiunto Pietro Argentino e dai sostituti Mariano Buccoliero e Giovanna Cannarile. Alla base di questi nuovi provvedimenti ci sarebbe il lavoro svolto dagli uomini del capitano Di Noi raccolto in una informativa di pltre 700 pagine.

Il gip: “Costanti contatti tra Ilva e Vendola”
“Numerosi e costanti contatti di Girolamo Archinà, direttamente, e di Fabio Riva, indirettamente, con vari esponenti politici tra cui il governatore della Puglia Nichi Vendola“. Parola, anzi penna del gip di Taranto nell’ordinanza di custodia cautelare per i vertici dell’Ilva. Un documento in cui emergono rapporti quanto meno ambigui tra il presidente della Regione e i vertici sel siderurgico. Tutta da leggere una mail del 22 giugno 2010, che Archinà invia a Fabio Riva e con la quale lo informa di un incontro avuto a Bari con il governatore. Incontro che è successivo al documento dell’Arpa Puglia del giugno 2010, in cui si sottolineavano i livelli di inquinamento prodotti dall’azienda. Nella mail, Archinà “comunicava che il presidente Vendola si era fortemente adirato con i vertici dell’Arpa Puglia, cioè il direttore scientifico Blonda e il direttore generale Assennato, sostenendo che loro non devono assolutamente attaccare l’Ilva di Taranto e piuttosto si dovevano occupare di stanare Enel ed Eni che cercavano di aizzare la piazza contro l’Ilva”. Sempre secondo quanto scrive Archinà a Riva, inoltre, “Vendola aveva pubblicamente dichiarato che il ‘modello Ilva’ doveva essere esportato in tutta la regione riferendosi, chiaramente, alla famosa ‘legge sulla diossina‘ la cui gestazione era stata evidentemente frutto della concertazione tra la Regione e l’Ilva che aveva sempre osteggiato il cosiddetto ‘campionamento in continuo’, ottenendo, appunto, in tale legge che ciò non fosse imposto”. Altro “elemento di rilievo” scrive ancora il gip, è rappresentato dalla promessa “del presidente Vendola di occuparsi personalmente della questione Arpa al suo ritorno dalla Cina”. Un intendimento che “veniva mantenuto” tanto che Vendola “appena tornato… contattava personalmente l’Archinà rassicurandolo di non aver dimenticato la promessa fatta nella riunione precedentè”.

”State tranquilli, non e’ che misono scordato!!… Il presidente non si è defilato” dice Vendola il 6 luglio 2010 al telefono con Archinà. Parole finite nell’ordinanza e che ora sono al vaglio della magistratura tarantina. In quella chiamata, scrive il gip, il leader di Sel “proseguiva nel discorso con Archinà dicendo che ‘col mio capo di gabinetto… Siamo rimasti molto colpiti… Siccome ho capito qual è la situazione… Volevo dire che… Mettiamo subito in agenda un incontro con l’ingegnere… State tranquilli, non è che mi sono scordatò”. Nel corso della conversazione, poi, Vendola ribadiva questa posizione “allorquando affermava chiaramente di non volere rinunciare a una realtà industriale qual è l’Ilva, invitando Archinà a comunicare a Riva che lui non si era defilato”. “Va bene, va bene – dice il governatore – noi dobbiamo fare… Ognuno fa la sua parte… E dobbiamo però sapere che… A prescindere da tutti il procedimento, le cose, le iniziative… L’Ilva è una realtà produttiva… cui non possiamo rinunciare… E, quindi… fermo restando tutto dobbiamo vederci… dobbiamo ridare garanzie… Volevo dirglielo perché poteva chiamare Riva e dirgli che.. il presidente non si è defilato”.

Le pressioni di Vendola sull’Arpa
Ci sarebbe ”la regia” del governatore della Puglia, Nichi Vendola, nelle “pressioni” per “far fuori” il direttore generale dell’Arpa Puglia, Giorgio Assennato, autore della relazione sulle emissioni inquinanti prodotte dall’Ilva. Lo scrive il gip di Taranto Patrizia Todisco nell’ordinanza d’arresto per i vertici dell’azienda, in cui sono riportate anche alcune telefonate che proverebbero la tesi del giudice. Il 30 giugno 2010, ad esempio, vengono intercettati Archinà e il segretario provinciale della Cisl di Taranto Daniela Fumarola, nella quale l’ex funzionario dell’Ilva sostiene che “l’avvocato Manna (allora capo di gabinetto del presidente della Regione) e l’assessore Fratoianni fossero stati incaricati dal presidente Vendola di ‘frantumare Assennato’”. In un’altra telefonata, del 2 luglio del 2010, a parlare sono invece l’ex direttore dello stabilimento di Taranto Luigi Capogrosso e uno degli avvocati dell’Ilva. Quest’ultimo, annota la Guardia di finanza, “riferisce che Archinà ha avuto contatti con il capo di gabinetto di Vendola il quale ha riferito che sono contro Assennato e che cercheranno di farlo fuori”. “Il complesso delle intercettazioni relative alle pressioni sul professor Assennato – scrive il gip – è da ritenersi, oltre ogni ragionevole dubbio, assolutamente attendibile, così come è altrettanto evidente… che il tutto si era svolto sotto l’attenta regia del presidente Vendola e del suo capo di gabinetto avvocato Manna”.

La preoccupazione di Clini: “Preoccupato che venga bloccata Aia”
”Non sono disponibile a subire una situazione che avrebbe effetti terribili: sono preoccupato che questa iniziativa blocchi l’Autorizzazione integrata ambientale con effetti ambientali gravissimi e sociali devastanti”. Parola del ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, sugli sviluppi del caso Ilva dopo gli arresti e i sequestri di oggi. ”Chi dice che la chiusura dell’Ilva risolva i problemi dice una cosa falsa – ha aggiunto – Stiamo giocando sulla pelle della gente. La magistratura fa bene a perseguire gli illeciti. Senza l’Aia la situazione sarebbe più comprensibile ma con questo documento che è pubblicato sulla Gazzetta ufficiale, altre iniziative rischiano di diventare conflittuali e che il governo rischia di subire”.

Landini a Monti: “Si assuma responsabilità”
“Il presidente del Consiglio convochi immediatamente un incontro a Palazzo Chigi, come già richiesto unitariamente il 20 novembre scorso dalle organizzazioni sindacali”. Il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini si rivolge direttamente al capo del governo per cercare di risolvere una volta per tutte una vicenda, quella dello stabilimento siderurgico di Taranto, che continua a ingarbugliarsi sempre di più. ”A questo punto – ha detto Landini – il Governo in prima persona che deve assumersi la responsabilità la salvaguardia della salute e dell’occupazione, non solo a Taranto, ma in tutto il Gruppo”. Il leader della Fiom, poi, ha parlato dell’importanza economica della questione Ilva, sottolineando che “il settore siderurgico è un’attività strategica per un Paese che vuole avere un’industria all’avanguardia, innovativa e ambientalmente sostenibile”.

Ferrante: “Resto presidente, contestazioni strumentali”
Rimane presidente perché le accuse nei suoi confronti sono infondate. Bruno Ferrante rispedisce al mittente le contestazioni della procura tarantina e annuncia che rimarrà al suo posto come se nulla fosse nonostante la sua iscrizione nel registro degli indagati. “Non ho alcuna intenzione di rinunciare all’incarico di Presidente di Ilva S.p.A., assunto nel luglio scorso – ha detto l’ex prefetto di Milano – Le contestazioni che mi sono state rivolte dal pm di Taranto appaiono inconsistenti e strumentali. Proseguirò nel mio compito nell’interesse dei tanti lavoratori e dell’Azienda, convinto sempre che è possibile e doveroso coniugare ambiente, salute e lavoro”.

Il coinvolgimento di un ispettore di polizia: informò l’azienda
C’e’ anche un ispettore di Polizia in servizio alla Digos di Taranto, Cataldo De Michele, tra le persone che l’ex dirigente Ilva Girolamo Archinà avrebbe utilizzato per avere informazioni riservate che riguardavano l’azienda siderurgica. E’ quanto si legge nell’ordinanza dalla quale oggi sono scaturiti gli arresti. In particolare, nelle carte si riferisce che l’ispettore di polizia “forniva ad Archinà informazione circa un incontro riservato che il procuratore di Taranto aveva avuto il 7 giugno 2010 presso la questura di Taranto con il professor Giorgio Assennato”. L’ispettore, scrive il gip, riferiva ad Archinà che “il procuratore aveva chiesto al direttore dell’Arpa Puglia ulteriori notizie circa gli esiti delle rilevazioni sulle emissioni di benzoapirene da parte dell’Ilva spa, aggiungendo inoltre di aver captato che nel termine di 30 giorni era stata chiesta un’ulteriore relazione, in quanto erano ipotizzabili reati di disastro ambientale ed il procuratore intendeva identificarne le persone fisiche responsabili”.

Sindacati: “L’Ilva chiude l’area a freddo”
”L’azienda ci ha appena comunicato la chiusura, pressoché immediata, di ‘tutta l’area attualmente non sottoposta a sequestro’ e ciò riguarda oltre 5000 lavoratori cui si aggiungerebbero a cascata, in pochi giorni, i lavoratori di Genova, Novi Ligure, Racconigi, Marghera e Patrica”.

aggiornato da Redazione web alle 16 del 26 novembre 2012
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/11 ... to/426535/
Joblack
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Re: Il dilemma: ambiente/salute o lavoro?

Messaggio da Joblack »

La mia posizione "radicale" la conoscete già:

Se ILVA o altra società non riesce, per ignoranza, cattiva organizzazione, calcolo di interessi, a produrre acciaio o qualsiasi manufatto senza ottemperare la salvaguardia della salute dei lavoratori, dei cittadini che vi abitano e dell'ambiente allora l'azienda va riconvertita, o chiusa.

Nessun compromesso è accettabile.

Così ha parlato Toro Seduto!
Toro Seduto (Ta-Tanka I-Yo-Tanka)

‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
shiloh
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Re: Il dilemma: ambiente/salute o lavoro?

Messaggio da shiloh »

Joblack ha scritto:La mia posizione "radicale" la conoscete già:

Se ILVA o altra società non riesce, per ignoranza, cattiva organizzazione, calcolo di interessi, a produrre acciaio o qualsiasi manufatto senza ottemperare la salvaguardia della salute dei lavoratori, dei cittadini che vi abitano e dell'ambiente allora l'azienda va riconvertita, o chiusa.

Nessun compromesso è accettabile.

Così ha parlato Toro Seduto!

qui manca del tutto la presenza dello stato...è sempre mancata.

l'acciaio si produce in ogni nazione,perchè noi dobbiamo rinunciarvi ???

qui bisogna mettere in galera i vertici dell'azienda ,e prenderne la direzione.

alla famiglia Riva vanno sequestrati tutti i beni,come si fa con i mafiosi,
e quei capitali vanno reinvestiti nel risanamento ambientale che consenta all'azienda di produrre senza ammazzare le persone che ci lavorano e che ci vivono attorno.
e questa è una cosa di cui si dovrebbe occupare Mario Monti in prima persona,
invece di perder tempo con la prossima campagna elettorale,
perchè si tratta di un asset fondamentale per la nazione.


così parlò Zinkana Waka...uccello scalciante.

;)
camillobenso
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Re: Il dilemma: ambiente/salute o lavoro?

Messaggio da camillobenso »

Uomini contro ...- 1


Friedrich Engels
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Friedrich Engels (Barmen, 28 novembre 1820 – Londra, 5 agosto 1895) è stato un economista, filosofo e politico tedesco, fondatore con Karl Marx del materialismo storico e del materialismo dialettico.

..........Non ancora diciannovenne, nell'aprile 1839 pubblica, con lo pseudonimo di Friedrich Oswald, nel Telegraph für Deutschland (Telegrafo per la Germania), diretta da Gutzkow, l'articolo Lettere dal Wuppertal, descrivendo le miserabili condizioni di vita degli operai della propria regione: "Questo lavoro compiuto in stanze basse, nelle quali gli operai respirano più vapore di carbone e polvere che ossigeno, e per lo più sin dall'età di sei anni, è destinato a toglier loro la forza e la gioia di vivere".

I padroni delle fabbriche, per lo più pietisti e mistici, che impiegano volentieri i bambini, potendoli pagare meno degli adulti, sono responsabili di questo stato di cose, aggravate dalla loro avversione per ogni forma di cultura: "Questa è l'attività dei pietisti nel Wuppertal; è incomprensibile che tutto questo possa accadere nel nostro tempo, ma sembra che anche lo scoglio dell'antico oscurantismo non possa più reggere di fronte alla tempestosa corrente del tempo...".
shiloh
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Iscritto il: 21/02/2012, 17:56

Re: Il dilemma: ambiente/salute o lavoro?

Messaggio da shiloh »

Articolo 43 della Costituzione Italiana

"A fini di utilità generale la legge può riservare originariamente o trasferire,
mediante espropriazione e salvo indennizzo, allo Stato,
ad enti pubblici o a comunità di lavoratori o di utenti determinate imprese o categorie di imprese,
che si riferiscano a servizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio ed abbiano carattere di preminente interesse generale."

*****************************
vale per Ilva ...e vale per FIAT.
soloo42000
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Iscritto il: 15/05/2012, 9:38

Re: Il dilemma: ambiente/salute o lavoro?

Messaggio da soloo42000 »

>>servizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio

Purtroppo ne' ILVA ne' FIAT sono:
- servizi pubblici essenziali
- fonti di energia
- situazioni di monopolio
Dunque non sono "espropriabili".

Ciao.

soloo42000
shiloh
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Iscritto il: 21/02/2012, 17:56

Re: Il dilemma: ambiente/salute o lavoro?

Messaggio da shiloh »

soloo42000 ha scritto:>>servizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio

Purtroppo ne' ILVA ne' FIAT sono:
- servizi pubblici essenziali
- fonti di energia
- situazioni di monopolio
Dunque non sono "espropriabili".

Ciao.

soloo42000

sono ,di fatto,gli unici produttori di acciaio e di automobili in italia.

direi monopolio...l'acciaio è anche iscrivibile tra le "fonti di energia" ...imho.

p.s.

e mi pare che anche il "carattere di preminente interesse generale" ci sia.
paolo11
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Iscritto il: 22/02/2012, 14:30

Re: Il dilemma: ambiente/salute o lavoro?

Messaggio da paolo11 »

Questi sono gli industriali da strapazzo che abbiamo.Bravi a corronpere, e bravi pure quelli che si fanno corrompere.Magari questi non abitano nelle vicinanze
dell'azienda.Qui bisogna metterli in galera con pene severe.Risarcire i cittadini causa di morte di tumori e i lavoratori.SE non cominciamo con pene esemplari
non cambierà nulla in questo paese.Abbiamo visto in corea le tecnologie ci sono per produrre acciaio senza inquinare.Qui la colpa grave dei titolari dell'azienda e dei direttori.Adesso vogliono ricattare il governo tramite i lavoratori.A queste persone bisogna lasciarle solamente con le mutande.
Sequestrare tutto per prima cosa.Questi sono semplicemente degli assassini pur sapendo hanno continuato senza far nulla.
Ciao
Paolo11
iospero
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Iscritto il: 24/02/2012, 18:16

Re: Il dilemma: ambiente/salute o lavoro?

Messaggio da iospero »

Per risolvere questa situazione ci vogliono due palle che nessuno degli attuali ministri dimostra di avere.
Vendola nel suo piccolo ha cercato delle soliuzioni, soluzioni che non possono venire che da un governo forte appoggiato anche dalla sinistra.
camillobenso
Messaggi: 17353
Iscritto il: 06/04/2012, 20:00

Re: Il dilemma: ambiente/salute o lavoro?

Messaggio da camillobenso »

Caro paolino, quando affermi:

Qui bisogna metterli in galera con pene severe.Risarcire i cittadini causa di morte di tumori e i lavoratori.SE non cominciamo con pene esemplari
non cambierà nulla in questo paese


è di per sé preoccupante perché è la conclusione finale a cui arrivano regolarmente i miei amici, da almeno tre anni, quando li spingo ad approfondire fino in fondo le varie doglianze che emergono quotidianamente per i vari accadimenti del giorno dopo giorno.

Ma nello stesso tempo, hai ragione sul tipo di cura, sul tipo di terapia da applicare, anche se in questo momento ipotetica e non realizzabile.

In medicina ogni tipo di cura è correlata al tipo di malattia e allo stadio che è giunta quando si comincia ad intervenire.

Quando arrivi in Pronto soccorso e si accorgono della gravità della malattia, l’intervento successivo è direttamente proporzionale e immediato allo stadio accertato.

Se hai una cancrena ad una gamba, per non infettare il resto del corpo te la tagliano. Lo stesso avviene con altri organi ad eccezione di alcuni vitali, come ad esempio fegato e pancreas.

Solo che questo popolo per indole è fortemente menefreghista, i problemi non li vuole affrontare perché ovviamente tutti hanno un prezzo, oppure, in alcuni casi pensa indebitamente che i problemi si risolvano da soli. Ai tempi si diceva che bisognava affidarsi allo “stellone italiano”.

Lo ha fatto anche la mummia cinese con gli occhi a mandorla dal 2008 in poi quando si è manifestata una crisi economica peggiore di quella del ’29. Lui non ha fatto nulla pensando che ci pensasse lo “stellone tricolore” a ripianare la situazione, pensava che tutto andasse a posto per conto suo. Bastava aspettare che passasse “ ’a nuttata”. Lui è di quella generazione di creduloni nello stellone.

La storia al popolo italiano non ha insegnato nulla, ma proprio nulla, neppure a chi ha una determinata base culturale o a chi per via anagrafica ha accumulato una sufficiente esperienza lungo il percorso del viaggio della vita.

Gli animali scottati dal fuoco, nella loro vita futura non ripeteranno mai più quell’esperienza.

Alla vista del fuoco se ne tengono debitamente alla larga, oppure, in alcuni casi fuggono a gambe levate.

Il popolo tricolore del Bel Paese invece no, ripete costantemente gli stessi errori,facendosi del male e sapendo di farsi del male, pur ritenendosi più intelligente degli animali.

La fase che stiamo attraversando è simile, ma non uguale, a quella del periodo del secolo scorso tra il 1943 e il 1945.

La differenza sostanziale ed evidente è che non ha eserciti sul suo territorio e il popolo italiano non è afflitto da case e fabbriche rase al suolo dai bombardamenti.

Per il resto tutto è raso al suolo e bisogna ricominciare daccapo a ricostruire.

Tutte le società umane, i regni, le nazioni seguono puntualmente la legge fondamentale della vita su questo pianeta, il ciclo della vita: Nascita, crescita, zona della maturità, declino, morte.

Con il ventennio berlusconiano si è consumata la fase finale del declino che segue quello della fase finale della Prima Repubblica.

Adesso stiamo entrando nella fase della morte.

Infatti, lo possiamo constatare dalla morte dei partiti e dal grande vuoto di potere che si taglia a fette come la nebbia di una volta. Non ci sono gli uomini, non c’è una classe dirigente politica all’altezza di poter affrontare con efficacia la crisi economica, ma anche la crisi della perdita di valori della società italiana.

Quindi, la proposta della tua cura alla malattia è giusta ma non praticabile oggi con i mezzi ordinari.

Mi spiego meglio.

Per fare leggi durissime che possano prevedere il carcere per imprenditori del livello Riva, in simbiosi con politici, funzionari dello Stato, uomini dei vari governi, sindacalisti, appartenenti al clero, occorre fare quello che è stato fatto in Francia nel 1789,…la Rivoluzione. Ripetuta più avanti in Russia nel 1917.

Con i mezzi ordinari dell’oligarchia, che i furbastri continuano a far credere che si tratti di democrazia, non è possibile.

Perché il potere è strettamente in mano ai poteri forti, che attraverso i suoi collaboratori parlamentari blocca o fa promulgare leggi di suo esclusivo interesse.

Abbiamo visto cosa ha potuto fare un appartenente ai poteri forti negli ultimi undici anni. Ha fatto leggi a suo favore e a favore di gruppi ben determinati come e quando ha voluto.

La forbice tra ricchi e poveri si è allargata enormemente cancellando una grossa fascia della borghesia.

Dei problemi dell’Ilva il caimano ne era al corrente, ma non ha fatto nulla per non danneggiare il compare.

Ai poteri forti di Mafia SpA e ‘ndragheta SpA, ha cercato di regalare il Ponte sullo Stretto.

Funziona così l’ambaradan.

Pensi che gli italiani possano essere dei rivoluzionari? Io penso di no. Da come li vedo reagire al declino mi sembrano più propensi a farsi trascinare nel vortice di una guerra civile per disperazione, oppure, farsi trascinare un’altra volta in un’avventura con la guida dell’uomo forte, piuttosto che prendere loro l’iniziativa.
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