quo vadis PD ????

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
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Amadeus

Re: quo vadis PD ????

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camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

@mariok- 1

Bersani vince, ma deve fare i conti con:

il Fatto 30.11.12
Stefano Rodotà. Finanziamenti ai politici
Ilva, il sistema è inquinato

di Silvia Truzzi

Il diritto ad avere diritti, o il diritto di ogni individuo ad appartenere all’umanità, dovrebbe essere garantito dall’umanità stessa”. La frase è di Hannah Arendt (da Le origini del totalitarismo) e si trova in calce all’ultimo libro di Stefano Rodotà (Il diritto di avere diritti, appunto, appena uscito per Laterza). Di umano – nella storia dell’Ilva e del “bivio assurdo” o lavoro o morte – c’è assai poco.

Professore, si vuol far passare l’idea che salute e lavoro sono due diritti in conflitto?


Rifiuto di pensare che questo cortocircuito fosse inevitabile. La verità è che per molti anni i diritti dei lavoratori dell’Ilva e dei cittadini di Taranto sono stati trascurati. Aver negletto la dimensione dei diritto provoca una situazione per cui salute e lavoro sono in conflitto.
E aver ritenuto che la logica del profitto dovesse andare avanti indipendentemente dalla considerazione dei diritti ha generato questo mostro. C’è una vulgata in Italia, non solo ora con il governo Monti, per cui i diritti sono un lusso, che non ci si può permettere in momenti di difficoltà economica.
Invece la vicenda Ilva dimostra il contrario, solo il rispetto dei diritti consente lo svolgimento dell’attività economica senza andare incontro a rischi.
Si è a lungo dissertato sull’opportunità che spetti alla magistratura prendere decisioni come chiudere una grande fabbrica, che sfama una città intera.

Eppure il fatto che i giudici si siano trovati di fronte alla questione, salute o lavoro, dimostra o no una miopia non scusabile della politica?

Assolutamente: la magistratura non è certo intervenuta nell’ultimo periodo. E i precedenti provvedimenti avrebbero dovuto essere considerati quanto meno campanelli d’allarme, perché s’intervenisse subito. In tutta questa materia è evidente la disattenzione, per usare un eufemismo, della politica.
Responsabilità figlie anche dell’idea che il privato sia sempre e comunque una salvezza. Del resto la politica industriale non interessa a questo governo, come non interessava ai precedenti.
L’esempio della Fiat è lampante: si liquida la faccenda come una questione privata, in realtà riguarda profondamente l’assetto industriale, e quindi la politica economica, del Paese.
Si tuona ovunque contro l’anti-politica. Ma i cittadini che leggono intercettazioni a base di “due tumori in più sono una minchiata” e di grande affinità tra i padroni dell’Ilva e i politici come fanno a fidarsi?

(Non solo i tumori sono stati ritenuti dai Riva "una minchiata", ma anche dal sistema politico, colluso direttamente o spettatore. La differenza tra Riva e il sistema politico è che il patron lo ha dichiarato, i piazzisti per ovvie ragioni NO --ndt)

Quelle conversazioni sono sconvolgenti. Mi hanno ricordato la telefonata degli imprenditori che ridevano dopo il terremoto a L’Aquila.

Questo ci dice che gli imprenditori, ieri costruttori oggi siderurgici, hanno la stessa “moralità” di quella politica corrotta e incapace di stare in sintonia con la società, e non mi riferisco solo alla corruzione materiale.

Montezemolo, un ex presidente di Confindustria che oggi dà a tutti lezioni di politica, dice che non vuole nelle sue liste nessuno che sia stato in parlamento nei precedenti dieci anni: mi sembra molto presuntuoso. I politici sono il male, invece chi si è esercitato in questi altri luoghi paradisiaci lo accogliamo a braccia aperte. Non sarà un altro contributo all’antipolitica?

A proposito di antipolitica, parliamo dei finanziamenti elettorali dei signori Riva?

La politica, per creare parità nella competizione, dovrebbe essere finanziata da risorse pubbliche, identiche per tutti i candidati: è una posizione utopica, ma è il mio punto di partenza.
Il finanziamento privato condiziona pesantemente la vita politica.

Affidare la politica solo al finanziamento privato è rischioso.(Lobbismo -- ndt)

L’apparente trasversalità dei finanziatori che vogliono avere santi in tutti paradisi possibili diventa un’assoluzione.

Naturalmente il sostegno pubblico deve essere lontano dalle dimensioni che abbiamo conosciuto e che hanno consentito ruberie di ogni sorta. Su questo nessuno si può chiamare fuori perché le regole sono state condivise.

Capisco la domanda sull’opportunità di accettare fondi dai privati, ma bisogna che si apra una discussione seria, consapevoli che questo problema non si risolve dicendo “no a tutti i finanziamenti pubblici”.

Consiglierebbe a Bersani di restituire i 98 mila euro avuti da Riva? O almeno di chiarire?

Io direi sinceramente: “Questa vicenda pone un problema che deve essere affrontato in termini di sistema”.

Penso che ora servano gesti forti e che sia il momento di ammettere: “abbiamo capito quali meccanismi hanno portato alla sfiducia nella politica”.

Per esempio la deriva oligarchica, un pericolo anche quando gli oligarchi hanno le mani pulite.


Da questo è nata la rottamazione di Renzi: anche il Pd è diventato un partito oligarchico.

Vede, la situazione attuale è molto peggio di Mani Pulite, non solo per la quantità di denari e di soggetti implicati.

Allora c’era la consapevolezza che certi comportamenti erano illegali.

Negli ultimi anni è stato costruito un sistema per cui l’appropriazione privata di fondi pubblici è entrata nell’area della legalità.


*********

NB.
Quando una casa di legno crolla a causa del legno che è marcito, nessun costruttore o uomo normale riedifica la casa impiegando i legni marci che hanno determinato il precedente crollo.

Si impiega legname nuovo. E’ una regola che appartiene al patrimonio dell’umanità.

Errare umanum est, perseverare autem diabolicum, et tertia non datur.

Il primo errore è stato commesso nel trasbordo dalla prima alla Seconda Repubblica, è un suicidio ripetere l’errore con la Terza Repubblica.

Evidentemente questo Paese è destinato a perpetuare gli errori all’infinito generando crolli dopo crolli, perché si portano i legni marci nelle costruzioni successive.
camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

@mariok- 2

Stefano Rodotà è certamente un uomo di sinistra ma non della “sinistra forchettona”, appartiene alla sinistra vista sabato scorso al Mediolanum Forum di Assago con Gustavo Zagrebelsky, Sandra Bonsanti, Nando dalla Chiesa, Maurizio Landini, Roberto Saviano, ecc..

Un conto sono i piazzisti che cercano un imbarco su traghetto della Terza Repubblica, un conto è dare una svolta per la sopravvivenza di un’intero popolo.

Evidentemente non si tratta della stessa cosa, ma è equivalente.

Sia i governi del dopo guerra, sia la Costituente, hanno rifiutato in toto che membri del passato regime facessero parte delle nuove istituzioni repubblicane.

Si voleva porre una forte distanza dalla metodologia attuata del regime fascista.

Il problema si ripone oggi dopo l’esperienza del traghettamento inutile e dannoso degli uomini della Prima Repubblica e l’aggiunta di avventurieri-bucanieri nuovi di zecca della Seconda Repubblica.

I piazzisti che premono nuovamente sulla banchina d’imbarco ovviamente fanno finta di niente, ma prima bisogna risolvere il problema avanzato da Stefano Rodotà:

Penso che ora servano gesti forti e che sia il momento di ammettere: “abbiamo capito quali meccanismi hanno portato alla sfiducia nella politica”.


Per esempio la deriva oligarchica, un pericolo anche quando gli oligarchi hanno le mani pulite. …………………………….

Negli ultimi anni è stato costruito un sistema per cui l’appropriazione privata di fondi pubblici è entrata nell’area della legalità.


Infine, visto che tutto questo non gli basta prendono soldi dai privati e tutti sappiamo che non si tratta di beneficenza alla Congregazione di Madre Teresa di Calcutta, ma di evidente lobbismo.

Inoltre sappiamo tutti perché sono nate le Fondazioni dopo Mani Pulite.

Sono stridenti pertanto per qualsiasi essere umano i due estremi laceranti di questa società.

Da una parte un’orgia continua di denaro che quasi sempre è di dubbia provenienza da parte dell’erogante
[ Riva con l’Ilva si procura profitti tenendo basso il costo dell’acciaio fregandosene dichiaratamente delle morti procurate (omicidi) ], e dall’altra abbiamo una giovane donna che muore di fatica a 34 anni (gli scoppia il cuore) una domenica mattina recandosi al lavoro su di una banchina della metropolitana romana, con 4 figli e un marito disoccupato.

Siamo da 4 anni in un’economia di guerra, anche se tutti tengono le bocche cucite per ovvie ragioni, eppure l’orgia continua perché a loro il finanziamento pubblico dei partiti attraverso il rimborso elettorale non basta.

*****

ACCIAIO, SLOT E TORTELLI TUTTI I FINANZIATORI DELLA SINISTRA
(Marco Lillo e Valeria Pacelli).
01/12/2012

di triskel182


NON SOLO RIVA PER BERSANI : A LETTA 15 MILA EURO DAL RE DELLE SLOT E 25 MILA DA RANA. 40 MILA A VENDOLA DAL TRUFFATORE DEI TRIBUTI. MENTRE RENZI OSCURA TUTTO.

Non ci sono solo i 98 mila euro donati dalla famiglia Riva a Pier Luigi Bersani. A sfogliare i libroni dei contributi registrati alla Camera dei deputati, si scopre che la sinistra italiana negli ultimi dieci anni spesso non ha guardato troppo per il sottile di fronte a un generoso imprenditore. Per restare in tema di acciaierie, Enrico Letta ha incassato 40 mila euro nel 2008, proprio come Bersani, dall’associazione padronale di categoria, quella Federacciai che vanta come vicepresidente Nicola Riva, ora indagato a Taranto per inquinamento. Letta è uno dei politici di sinistra più graditi agli imprenditori: ha ricevuto 15 mila euro nel 2004 da uno dei signori del gioco: Antonio Porsia, già collaboratore di Tiziano Treu nella Margherita e ora titolare della Hbg, una delle dieci concessionarie delle slot machine.

Quell’anno Letta ha incassato 9.800 euro anche dalla società del finanziere svizzero Henry Shoet, oltre ai 25 mila euro del pastificio Rana e ai 13 mila euro della Federfarma.

Matteo Renzi a differenza di Bersani non deve rendere conto sui suoi finanziatori del passato perché non è mai stato candidato al Parlamento. Quanto al presente la sua pagella resta senza voto solo perché Renzi continua a non pubblicare l’elenco integrale dei finanziatori della Fondazione Big Bang che lo sostiene.

Diversa è la situazione dell’altro candidato delle primarie.

Nichi Vendola non ha accettato come Bersani i soldi dei padroni dell’acciaio ma, a leggere le sue dichiarazioni del passato al Parlamento, con il senno di poi anche lui poteva dire almeno un no.

Il leader di Sel ha accettato nel 2004 un contributo di 40 mila euro dalla San Giorgio Spa, di Giuseppe Saggese, il concessionario dei tributi arrestato a ottobre perché faceva la cresta sulle tasse altrui.

Altri 115 mila euro arrivano a Vendola nel 2005 dalla Fimco, della famiglia Fusillo, già presente nella società editrice della Gazzetta del Mezzogiorno, impegnata nel settore delle grandi opere in Puglia.

TRA I FINANZIATORI del 2005 di Vendola troviamo anche un non meglio specificato “Degennaro” che dona 10 mila euro. Chissà se si tratta di Gerardo, arrestato a marzo 2012 per corruzione.

La Puglia è una terra difficile per chi voglia accettare serenamente un finanziamento lecito.

Massimo D’Alema ha accettato nel 2008 il contributo di 12 mila e 500 euro della Uniland di Angelo Intini, del gruppo omonimo di Noci in provincia di Bari, diretto da Enrico Intini poi indagato nel 2009 per turbativa d’asta insieme a Gianpaolo Tarantini.

Altri 50 mila euro nell’ultima campagna elettorale sono arrivati a D’Alema da una società emiliana che organizza eventi, la Goodlink, mentre la Lodeserto Impianti di Taranto, una ditta di impiantistica che ha lavorato anche all’Ilva di Taranto, ha donato una piccola somma: 2.500 euro.

L’ex ministro delle comunicazioni Paolo Gentiloni ha incassato per la campagna elettorale del 2008 un contributo di 10 mila euro dalla I Borghi Srl nella quale c’erano un ex compagno della Margherita, come Francesco Carducci, ma anche il rivale Lorenzo Cesa, segretario dell’Udc.

Nicola Latorre invece ha avuto 100 mila euro dalle Masserie Salentine del gruppo Zamparini, che poi nel 2010 si è lanciato nel settore dell’energia e solare e della distribuzione commerciale in Puglia.

Sempre nella campagna del 2008, Latorre ha ricevuto altri 50 mila dalla società Cesd, la holding del gruppo Cepu.

Poi c’è il capitolo del mattone rosso. Se si prende per esempio l’elenco dei contributi versati nel 2005 alla Federazione dei Ds di Roma si scopre la passione dei palazzinari per la sinistra.

Nel 2005 arrivano ai DS di Roma 30 mila euro dalla Romeo Gestioni, di Alfredo Romeo, che gestiva ai tempi di Rutelli il patrimonio immobiliare del comune e che nel 2010 sarà arrestato dai magistrati napoletani e poi condannato a due anni per corruzione nell’inchiesta Global service.

Quello stesso anno arrivano 15 mila euro anche dalla SAC di Claudio Cerasi, che poi sarà indagato nell’inchiesta sulla cosiddetta cricca dei “grandi eventi” nel 2010. Altri 10 mila euro sono offerti ai DS romani nel 2005 dall’impresa di Domenico Bonifaci, già noto per l’arresto e il patteggiamento a Perugia per la mazzetta Enimont. In quel magico 2005 le società di un altro costruttore che era uscito indenne dalla stessa inchiesta di Perugia, Pietro Mezzaroma, donano 38 mila euro ai DS di Roma.

Sempre nel 2005 i Ds di Roma incassano 10 mila euro e l’anno prima ne avevano incassati altri 9 mila dalla Cler Coop, società che è citata negli atti dell’inchiesta romana del 2010 su Vincenzo Morichini, l’imprenditore amico di Massimo D’Alema che ha patteggiato la pena di 18 mesi per corruzione.

Dalle informative del 2011 della Guardia di Finanza si scopre che la Cler Coop, mai indagata, ha ottenuto appalti per milioni di euro dalla Provincia di Roma a guida Pd.

Altri 30 mila euro nel 2005 arrivano ai Ds dalla Italiana Costruzioni della famiglia Navarra, altro grande nome delle opere pubbliche a Roma.

Sempre nel 2005 si fa vivo anche Sergio Scarpellini, l’immobiliarista famoso per avere affittato a partire alla Camera dei deputati per 25 milioni di euro all’anno i suoi palazzi nel centro di Roma e per essere il proprietario della sede attuale del Pd, in via Sant’Andrea delle Fratte, subaffittata al Pd dalla Margherita nell’epoca Lusi.

Scarpellini e le sue società donano 20 milioni di vecchie lire a D’Alema nel 1997, altri 50 milioni ai Ds della Calabria nel 2000, nel 2003 arrivano 68 mila euro ai Ds di Roma e 13 mila euro nel 2005 quando altri 20 mila euro vanno al senatore romano Michele Meta.

Nel 2007 Scarpellini dona 100 mila euro ai Ds di Roma e altri 100 mila euro nel 2008 al Pd, senza dimenticare l’Udc del Lazio al quale vanno 100 mila euro e il PDL che si accontenta di 50 mila euro.

IMPRESSIONANTE anche l’elenco delle donazioni dei manager del Monte dei Paschi ai Ds di Siena. Ci sono molti nomi del presente e del passato del gruppo bancario nell’elenco degli ultimi dieci anni di contributi ai Ds locali: da Marco Spinelli a Moreno Periccioli dal compianto Stefano Bellaveglia ad Antonio Sclavi. In testa ai manager-finanziatori ovviamente c’è l’ex presidente Giuseppe Mussari.

L’attuale presidente dell’Abi ha donato negli ultimi dieci anni 673 mila euro ai Ds senesi. Dei quali 100 mila nel 2010 e 99 mila euro nel 2011. Mentre il vicepresidente della banca, Ernesto Rabizzi ha donato 125 mila euro nell’ultimo biennio. Nonostante i conti disastrosi della banca abbiano imposto al Governo Monti di iniettare 4 miliardi di euro pubblici nell’istituto, i due manager e il loro partito non ne hanno risentito.

Mussari è tuttora presidente dell’Abi e nel 2011 ha guadagnato ben 712 mila euro mentre Rabizzi si è accontentato di 412 mila euro.
Da Il Fatto Quotidiano del 01/12/2012.
paolo11
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da paolo11 »

L'ingordigia della classe politica.
Non gli bastavano i soldi che noi cittadini tramite votazioni gli abbiamo dato.No acettano altri soldi da imprenditori,
Allora sono dei egoisti.Abbiamo fatto un referendun per l'abolizione del finanziamento ai partiti.
Che poi hanno fatto rientrare con un altro stratagemma.Ma oltre a questo hanno continuato ad incassare soldi dagli imprenditori.
Quindi abolire il finanziamento dei partiti, tramite il referendun che Di Pietro porta avanti.
Possono vivere lo stesso con i soldi che ricevono dagli imprenditori, dai tesserati ecc....
Le colpe Dell'Ilva ricadono tutte sulla classe politica.Riva alla fine a chiesto il conto.
Alla fine i partiti hanno ancassato soldi da Riva, e lui ha fatto quello che voleva.
Ciao Paolo11
Joblack
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da Joblack »

Paolo,

il tuo ragionamento "lineare" mi trova d'accordo.

Si può fare politica "senza" finanziamento pubblico ma solo con la sottoscrizione della tessera fino ad una massimo 100 euro l'anno (mettendoci nome e cognome), che con 1 milione di iscritti raggiungerebbe la cifra massima di 100 milioni di euro ... cifra astronomica che basta e avanza.

L'ingordigia del PD che con Fassino aveva detto "Ora abbiamo una banca" la dice lunga sul livello di mistificazione della rappresentanza.

Democrazia diretta e niente politica faraonica ... ma solo impegno ed idee.

Un saluto
Toro Seduto (Ta-Tanka I-Yo-Tanka)

‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
paolo11
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da paolo11 »

Joblack ha scritto:Paolo,

il tuo ragionamento "lineare" mi trova d'accordo.

Si può fare politica "senza" finanziamento pubblico ma solo con la sottoscrizione della tessera fino ad una massimo 100 euro l'anno (mettendoci nome e cognome), che con 1 milione di iscritti raggiungerebbe la cifra massima di 100 milioni di euro ... cifra astronomica che basta e avanza.

L'ingordigia del PD che con Fassino aveva detto "Ora abbiamo una banca" la dice lunga sul livello di mistificazione della rappresentanza.

Democrazia diretta e niente politica faraonica ... ma solo impegno ed idee.

Un saluto
Caro oblack.Si sono daccordo.Hai detto ora abbiamo una bancha, all'epoca di Fassino e D'Alema Unipol Antonveneta.
Ora hanno pure le fondazioni.
Son daccordo anche che venga messo anche tutto online dai partiti quello che ricevono.
Io e mia moglie il contante lo adopero pochissimo.Mi andava bene anche la soglia mi sembra di 250 euro che aveva proposto Visco a suo tempo.
Si grido subito allo scandalo.Ora almeno hanno incominciato.
Ciao
Paolo11
camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

Primarie: Pd, la farsa è finita

di Barbara Collevecchio
| 1 dicembre 2012
Commenti (191)


Osceno dall’etimologia che ne faceva Carmelo Bene vuol dire ” fuori dalla scena”. Finalmente con le ultime feroci polemiche il Pd ha svelato l’osceno di queste primarie votate fintamente al politicamente corretto e al volemose bene.

E’ tutto molto triste perché ogni giorno arrivano notizie di tentati suicidi, depressioni e disperazioni da parte di gente distrutta da questa crisi.

Loro invece si contano, fanno guerre intestine e pretendono anche di farci credere che questa sia partecipazione.

Mi sento dispiaciutissima per tutti quegli elettori, giovani e anziani che hanno con fiducia e speranza, partecipato e che parteciperanno al voto.

Credo siano stati presi in giro e proprio in un momento in cui partecipazione voleva dire anche ricerca di speranza.


E’ dai tempi della fondazione dell’ibrido Pd che le correnti margherita e Ds si odiano e contrastano, è molto evidente anche e soprattutto al livello provinciale e nei comuni.

Caino e Abele hanno convissuto in un contenitore ambiguo e il pregio di Renzi è stato farla finita con la farsa.

Renzi ha tentato la scalata al Pd, ha cercato di orientare il partito verso un centro liberale, ecco perché ha potuto dire “Casini non lo voglio”, lui sa benissimo di essere Casini, di avere i voti dei delusi di Lega e di destra.

La corrente bersaniana ha cercato di difendersi dalla serpe in seno dicendo un sì ambiguo alle primarie, mettendo veti e regole che potessero impedire alla corrente “social democratica” di perdere terreno e snaturarsi. Inoltre i bersaniani, con il pericolo rottamazione dovevano combattere per la sopravvivenza, ma come fare? Negando le primarie non era possibile.

Quindi ok al confronto ma con dei limiti: se Renzi vuole snaturare il partito o gareggia dentro o si rischia scissione. Un sì raffazzonato e ambiguo che ha fatto più danni che altro.

I danni si stanno vedendo in questi ultimi giorni, l’enfasi della grande partecipazione democratica sta lasciando il posto ad acredini e la guerra oramai è aperta.

Da domani come potranno più convivere queste due correnti?

Faranno pace i renziani e bersaniani?

Non siamo ipocriti (come lo è Renzi stesso), non è possibile.

In provincia e nei comuni i militanti delle opposte fazioni si scannano, da domani le polemiche sugli impedimenti al voto si faranno furibonde.

Da lunedì non ci sarà più lo stesso Pd che conosciamo.

Sarà un bene, un male?

L’importante è che sia finita l’ipocrisia.

Il dramma è continuare a fare lotte intestine tra apparati e per ambizioni personali mentre gli italiani sono in un dramma.

Questo lo trovo abbastanza immorale.

E Grillo ringrazia sentitamente.


http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/12 ... ta/432627/
shiloh
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da shiloh »


Cosa succederà dopo le primarie
Tra falchi, mediatori e ticket


Ancora ventiquattr’ore di campagna elettorale, poi un’altra giornata dedicata al voto, di file ai seggi, forse anche di maggior fatica per chi dovrà gestire le operazioni se effettivamente si presenteranno chiedendo di votare molte persone non registrate. Poi verrà proclamato un vincitore, o Pier Luigi Bersani o Matteo Renzi. E poi? «E poi da lunedì si entra nel vivo della campagna elettorale», dice Dario Franceschini.

«E queste primarie costituiscono una partenza formidabile, se non vengono rovinate». Il «se» è d’obbligo, a giudicare dalla polemica innescata sulle regole, dallo scontro sulle pubblicità a pagamento e sui ricorsi, dal fatto che si cominciano a evocare brogli.

Ma nel gruppo dirigente del Pd prevale la convinzione che da lunedì tutte queste discussioni saranno soltanto un ricordo, che la polvere si poserà e rimarrà sotto i riflettori soltanto il candidato presidente del consiglio del centrosinistra. Che avrà bisogno di poche ore per siglare un accordo con lo sfidante uscito perdente.

NON CI SARA' TICKET
Il ticket premier-vicepremier no, non ci sarà. Non lo vuole né Bersani né Renzi. «Non è pedagogico», dice il primo. «Non fa parte del mio carattere, non fa parte del mio programma», dice il secondo. Secondo il segretario del Pd non si può replicare automaticamente quanto visto Oltreoceano con Barack Obama e Hillary Clinton, dopo le accese primarie statunitensi di oltre quattro anni fa: «Noi non siamo l’America». Anche per un rispetto dovuto agli elettori: «Cosa penserebbe la gente che è andata alle primarie? Direbbe “tanto poi sono quei due lì”». E quindi se dovesse perdere, Bersani continuerebbe a fare il segretario del Pd, fino al congresso del prossimo anno.


Simmetricamente, Renzi ha già detto che se non dovesse farcela, continuerebbe a fare il sindaco di Firenze: «Non abbiamo fatto questa battaglia per metterci d’accordo il giorno dopo e fare ammuina», dice il sindaco di Firenze da Napoli. «Abbiamo due idee diverse del futuro dell’Italia».

Sicuramente sono parole dettate anche dalla volontà di non perdere in queste ultime ore di campagna elettorale neanche un potenziale elettore, di mantenere acceso il clima e marcare le differenze. Ma sono anche parole che rispecchiano la volontà di ambedue i contendenti. Questo vuol dire che perdurerà una lacerazione all’interno del Pd anche dopo le primarie? Non è detto.

Dice la portavoce dei comitati Bersani, Alessandra Moretti: «Sulle voci di un tandem tra i due sfidanti, io dico che, al momento, non vi sono le condizioni. Sono però convinta che saremo tutti proiettati per dare un’alternativa di governo al Paese. Sarà inevitabile affinare le divisioni, che sono figlie delle competizioni elettorali».

ACCORDO DOPO IL VOTO
Che dopo il voto un accordo venga trovato lo danno un po’ tutti per scontato, ai vertici del Pd. Non sarà siglato sul ticket per Palazzo Chigi e non riguarderà la segreteria del partito, visto che Renzi ha già avuto modo di far sapere che non punta affatto a sostituire Bersani alla guida del Pd. Però un’intesa dovrà esserci. Spiega Franceschini (che tra l’altro nel 2009 prese un numero di voti di poco inferiore di quelli incassati da Renzi) che dopo aver perso la partita contro Bersani alle primarie per la segreteria del Pd, ha accettato di ricoprire il ruolo di capogruppo alla Camera: «Chi vince deve cercare di tenere insieme tutti, al di là dei ruoli». In questi giorni sta facendo campagna per Bersani. Ieri era in Emilia Romagna, oggi sarà in Toscana. «Renzi ha detto che se perde continuerà a fare il sindaco e collaborerà con il vincitore. Prendo per buone le sue parole». Quello che invece non piace al capogruppo del Pd a Montecitorio è che Renzi dica «non accetterò premi di consolazione». Una frase a cui di solito fa seguito un attacco esplicito allo stesso Franceschini. Che spiega: «Io quando ho accettato la proposta di Bersani, dopo le primarie del 2009, l’ho fatto per un ragionamento molto semplice. Ho pensato cioè che dovevamo dare un segnale ai nostri elettori, che avevano ancora sulla pelle ferite e lacerazioni, e che quindi fosse utile lavorare insieme come una squadra. Con Bersani lo abbiamo fatto per tre anni ormai, mi piacerebbe che facesse la stessa cosa Renzi».


Tra i consiglieri del sindaco c’è però anche chi spinge per una soluzione diversa, in caso di sconfitta: la separazione e la fondazione di un nuovo partito. Renzi ha detto in televisione che i sondaggi lo danno al 25%. Un sondaggio Swg diffuso ieri lo dà al 4,7%.

IPOTESI ALLARGAMENTO A SEL
Ma dopo queste primarie è opinione diffusa che ci si debba non dividere, ma unire. Dice l’ultimo segretario del Pci e fondatore del Pds Achille Occhetto: «Al ballottaggio voto Bersani a patto che rispettino due condizioni. Primo che riconosca a Renzi che la sua battaglia per il mutamento della classe dirigente è stata utile e sacrosanta. Secondo, che lui sia d’accordo con la mia proposta secondo cui, partendo dalle primarie, si ricostruisca il Pd con dentro Vendola, che ho votato al primo turno, ma anche me e Renzi».

Dentro Sel sono però molte le resistenze a un’operazione del genere. E non provengono soltanto da chi, come Alfonso Gianni, è contrario alle posizioni del Pd. Ma la prima cosa è che vincitore e sconfitto alle primarie siglino un accordo politico. Che potrebbe anche passare per le liste elettorali? Bersani dice due cose in proposito. La prima: «Di certo non mi piace fare bilance e bilancini o tavolini. Comunque neppure mi viene in mente che sia discriminato chi ha votato per Renzi. Ci sarà spazio per tutti, per chi ha dei meriti» (e il discorso vale sia per i parlamentari che per eventuali ministri). La seconda: anche per formare le liste, il Pd si affiderà a «meccanismi di partecipazione».
http://www.unita.it/italia/speciale-pri ... 323?page=3
camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

Che avrà bisogno di poche ore per siglare un accordo con lo sfidante uscito perdente.


Capisco che questo è il Paese dei merli smemorelli, ma Renzi fino a un mese fa ha dichiarato che se perde torna a fare il sindaco e che non accetta accordi O POSTI.

O codesto l’è l’eterno Paese di Pinocchio e dei balocchi?????

Ma l'è mai possibile che le parole siano scritte nell'acqua o disperse nel vento. Quale parola l'è valida per i piazzisti???? Quella di un minuto fa?????? E per il resto "sono stato frainteso"???????
shiloh
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da shiloh »

@Tion,
e secondo te Renzi,
con quella faccia da arrampicatore sociale che si ritrova si accontenta di fare il sindaco ???

come minimo si farà mettere in pole position per il posto vacante di segretario del PD...
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