articolo 18

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
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shiloh
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Re: articolo 18

Messaggio da shiloh »

mariok ha scritto:Lo so benissimo. I problemi nel PD sono molti e non riguardano solo l'art. 18. La mia critica investe anche altri aspetti, come gli inciuci che si stanno prospettando su giustizia, intercettazioni e corruzione.

Tuttavia mi auguro che Bersani riesca nel compito quasi impossibile di limitare i danni riuscendo ad evitare l'implosione del PD. La spaccatura del PD in due è quello a cui stanno lavorando Casini, Fioroni e forse lo stesso Monti e penso che una tale eventualità indebolirebbe la sinistra.

Ricordo che gli stessi discorsi sulle due anime inconciliabili, sulla necessità di un chiarimento definitivo li facevamo ai tempi della Binetti e Rutelli.

Con la segreteria Bersani certi personaggi se ne sono andati, spaccature non ce ne sono state e sul piano elettorale non si è perso un solo voto.

Penso che la cosa migliore, per il centrosinistra, è che si vada avanti allo stesso modo: al pari di Rutelli & C. se ne possono andare in ordine sparso i vari Follini, Fioroni, Letta, Ichino ecc. senza che succeda nulla sul piano dei consensi. Basta fare come si fece a suo tempo con De Mita: non ricandidarli a norma di statuto (che prevede il limite delle 3 legislature) e toglieranno spontaneamente il disturbo.

La questione Veltroni è un po' più complicata, ma credo che senza sponde il personaggio è alla fine innocuo.

Altre soluzioni, per la verità, le vedo irrealistiche.

Il "grande partito" della sinistra, che metta dentro tutti, dalla sinistra PD fino a Diliberto e Ferrero, passando magari per il nuovo "astro" Landini (ottima persona, ma che a giudicare dai risultati, mi sembra che il bilancio della sua gestione della Fiom non sia proprio entusiasmante), è una chimera di cui si parla da almeno 20 anni col risultato di una sinistra sempre più frammentata.

E poi, anche ammesso che si riesca a fare, può bastare la soddisfazione di fare una buona opposizione, lasciando il governo del paese ai delfini di Berlusconi (magari arrivato al Quirinale) con l'aggiunta di un qualche Fioroni o ex-margheritino di turno?

A me pare che ci sia un asse Bersani-Vendola che sta resistendo molto bene e sono convinto che con Bersani segretario tale asse sarà alla base di qualunque ipotesi di nuovo governo di centrosinistra. Tale convinzione mi viene anche dalla constatazione dell'atteggiamento molto equilibrato di Vendola, che sta facendo di tutto per non incrinare tale asse (dimostrando, a mio giudizio, una nuova ed inaspettata maturità politica, al contrario del suo ex-maestro Bertinotti).

Ovviamente i miei sono auspici che potrebbero essere smentiti dal precipitare di una situazione molto difficile e complicata.
sottoscrivo.

bravo @mariok

;)
peanuts
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Re: articolo 18

Messaggio da peanuts »

Il problema è che non ho ben capito Bersani su un punto, ieri sera.
Se il provvedimento resta così, che fanno?
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
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paolo11
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Re: articolo 18

Messaggio da paolo11 »

Ieri sera Rai uno tramissioni condotta da Vespa c'era Bersani.Nei vari discorsi art 18 ed il resto.
Ha detto che abbiamo una inflazione del 4,5% ora in Italia.Quindi:quanto ci perdono i pèensionati quelli con il blocco della indicizzazione!
Poi altra cosa le regole licenziamento devono valere anche per il pubblico impiego e li che ci sono maggiori sprechi e corruzione.
Non ci devono essere regole diverse dal pubblico al privato.Persone di serie a A di serie B.
La Cgil deve battere anche quel tastoli.
Ciao
Paolo11
iospero
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Re: articolo 18

Messaggio da iospero »

[quote="shiloh"]------------------------------------------------------------------------

«Per oltre un ventennio ci avete fatto credere che per rilanciare l'economia bisognava essere sottopagati.

Risultato:
siamo i meno pagati d'Europa e nonostante tutto siamo quelli che crescono di meno...

Adesso cosa ci volete far credere?
Che per crescere dobbiamo accettare i facili licenziamenti?

Dopo cosa ci chiederete?
Il C...?

Ma fatemi il piacere!».

Purtroppo il risultato è sotto gli occhi di tutti.


Quello che non comprendo è che nonostante la situazione si logori da oltre 20 anni, non si riesca a far comprendere ai cittadini e soprattutto ai politici onesti e benpensanti che per cambiare bisogna dar fiducia ai cittadini , dare a loro il controllo dei politici con la democrazia diretta.
Ormai, con la fiducia nei politici scesa al 4%, non si va da nessuna parte, l'astensionismo è al 40% , e togliendo un 15% fisiologico, resta un 25% che dovrebbe essere recuperato.
Possibile che solo il movimento 5 Stelle ( un po' in crisi col suo leader), abbia compreso che la democrazia diretta , la voce dei cittadini che vogliono partecipare, sia la strada giusta per combatterie la corruzione devastante , questa SI' è la piaga altro chè l'art.18.

Oggi un po' tutti gli esponenti del PD ci tengono a dire che la situazione sarà aggiustata in Parlamento.
Restiamo in vigile attesa, perchè il BARATRO SOCIALE E' PIù VICINO CHE MAI.
paolo11
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Re: articolo 18

Messaggio da paolo11 »

Se nel pubblico impiego ci fossero le stesse regole del privato.Primo avrebbero paura di perdere il posto di lavoro,se vanno a farsi la spesa.
Secondo ci sarebbe meno corruzione sapendo che vengono sbattuti fuori dal pubblico impiego per sempre.
Angeletti la deve smettere di calar le braghe nel privato e nel pubblico invece dice di NO.
Ciao
Paolo11
shiloh
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Re: articolo 18

Messaggio da shiloh »

Lavoro, «Noi non ci stiamo»
Aderisci a campagna Unità:


Sulla riforma del lavoro Mario Monti ha deciso lo strappo.
E contro questo strappo l'Unità dice:
«Noi non ci stiamo».

Il premier ha compiuto una scelta politica, non tecnica.

Aderite alla campagna al link:

http://www.unita.it/italia/lavoro-noi-n ... u-1.393989
shiloh
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Re: articolo 18

Messaggio da shiloh »

Lavoro, «Noi non ci stiamo»

Di Claudio Sardo
(direttore de L’Unità)


22 marzo 2012
Lavoro, «Noi non ci stiamo»


Mario Monti ha deciso lo strappo.
Non era obbligato a farlo.
Anzi, il suo mandato di affrontare l’emergenza economica nel segno della massima unità possibile suggeriva un’altra strada:
quella che Ciampi seguì per il «patto sociale» nel ’93.
Monti ha compiuto una scelta politica, non tecnica.

E ora politica deve essere la risposta:
questa riforma dell’articolo 18 non è accettabile e va cambiata.


Non è accettabile anzitutto per una ragione di giustizia:
se un lavoratore viene licenziato illecitamente,
perché il giudice non può comunque disporre il reintegro e deve limitarsi a fissare l’indennizzo?

Così il datore di lavoro è nelle condizioni di decidere in modo arbitrario la fine di un rapporto, rischiando al massimo qualche mensilità aggiuntiva.

È chiaro che ciò modificherebbe in profondità le relazioni interne a un’impresa, in senso sfavorevole alla dignità e ai diritti del lavoratore:
e si può sostenere credibilmente che questo sacrificio sia davvero funzionale a una crescita della produttività, o della competitività del sistema, o degli investimenti esteri, o della fiducia dei mercati, o delle assunzioni dei giovani?

Tutti gli indicatori dicono di no.
Del resto, su basi molto empiriche, siamo già testimoni del fatto che nelle piccole imprese italiane, nonostante la piena libertà di licenziamento per motivi economici, non ci sia alcuna corsa a nuove assunzioni, né migliore reattività alla crisi.
Tuttavia lo strappo del governo è grave anche sul piano politico, perché sul suo tavolo era possibile comporre un accordo innovativo di grande valore, paragonabile a quello del ’93 sul superamento della scala mobile.

In questo complesso negoziato sul mercato del lavoro
– dove, va detto, accanto a questa soluzione pericolosa, a problemi e lacune, ci sono anche interventi promettenti sugli ammortizzatori sociali e sulla riduzione della precarietà –
Monti e la ministra Fornero si sono trovati di fronte a una disponibilità inedita dei sindacati, pure in tema di flessibilità in uscita.
La disponibilità riguardava l’adozione del «modello tedesco», affidando appunto al giudice la scelta tra reintegro e indennizzo, qualora il licenziamento per motivi economici si rivelasse immotivato.

Chi può negare il valore di questa apertura, giunta anche dalla Cgil?
Attualmente l’articolo 18 prevede il reintegro nel posto di lavoro come unica sanzione al licenziamento senza giusta causa
(e ciò talvolta finisce per essere una limitazione per lo stesso lavoratore, soprattutto quando le cause si protraggono a lungo nel tempo).
Se dunque i «mercati» volevano il segno di un cambiamento, il governo avrebbe potuto esibirlo comunque.

Anzi, poteva mostrarlo con il rafforzativo della coesione sociale.
Invece Monti ha voluto forzare, scegliendo la soluzione che avrebbe portato alla rottura certa almeno con la Cgil.
Come si giustifica il governo?
Che il «patto sociale» non ci sarebbe stato in ogni caso nelle forme del ’93, perché difficilmente le parti sociali avrebbero firmato un documento comune.
Purtroppo è vero che la mancata definizione di una proposta unitaria Cgil-Cisl-Uil sull’articolo 18 è stata un colpo per gli interessi del mondo del lavoro.

Tuttavia queste difficoltà non possono costituire un alibi «tecnico» per il premier.
Se i sindacati non sono stati capaci, per varie ragioni (non ultima la pesante eredità della stagione berlusconiana), di rispondere a pieno all’appello del Capo dello Stato, non per questo Monti doveva sottrarsi al proprio dovere di cercare fin dove possibile l’accordo.
O comunque di ridurre al minimo le distanze.
Il modello tedesco
– cioè la soluzione giuridica che la Germania adotta in tema di licenziamenti ingiusti –
era a portata di mano.
Per questo la ragione politica della scelta prevale su ogni altra.
E per lo stesso motivo la questione non può considerarsi chiusa.
Quella norma va cambiata.
Prima che arrivi in Parlamento.
O in Parlamento.
Non sarà soltanto una battaglia sindacale.
Le forze di centrosinistra possono ritrovare un feeling con il loro popolo:
e dimostrare così il segno reazionario delle tesi su «i tecnici buoni e i partiti cattivi».

Peraltro è in gioco il profilo del governo:
se la sua natura sia ancora riconducibile a un impegno di unità nazionale oppure se stia prevalendo la forza di attrazione dei governi europei di centrodestra
(che oggi temono l’emergere di un’alternativa progressista a partire dalle elezioni francesi).
Nessuno può sostenere in buona fede che una simile battaglia per riportare il governo Monti dalla linea dello strappo a quella della coesione avrebbe un esito di conservazione.

Fino a ieri il modello tedesco era la bandiera dei riformisti:
fare come in Germania (magari non solo in tema di flessibilità) è un buon obiettivo per un centrosinistra che voglia difendere il modello sociale europeo.
Se Monti invece intende compiere il salto dalla Germania ai modelli anglosassoni, in nome di un maggior tasso di liberismo, lo dica.
Sarà tutto più chiaro.
Il centrosinistra è stato molto leale con lui.
Ora tocca al premier.

http://www.unita.it/italia/lavoro-noi-n ... u-1.393989

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ottimo articolo ben centrato sui problemi e sui protagonisti.
Chapeau.
shiloh
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Re: articolo 18

Messaggio da shiloh »

La falsa ideologia

Una cosa è certa:
la soluzione indicata dal governo sull’articolo 18 va ben oltre qualsiasi nozione di «manutenzione».

Il mantenimento della tutela reale (il «reintegro») per il solo caso dei licenziamenti discriminatori equivale nei fatti a una monetizzazione di tale diritto in tutti i casi di una qualche rilevanza pratica.

Al di là delle diverse fattispecie si può ben capire che, se la riforma passasse in questi termini, la modalità normale del licenziamento sarebbe quella per motivi economici, con indennizzo monetario.

Se ad oggi è l’impresa a dover giustificare, se richiesto di fronte a un giudice del lavoro, il sussistere di ragioni valide per procedere al licenziamento individuale, con la riforma toccherebbe al lavoratore l’onere di dimostrare che quel licenziamento non è realmente «economico» ma dettato da ragioni discriminatorie.
Con quali difficoltà ed esiti è facile prevederlo.

Siamo insomma ben oltre il «modello tedesco» indicato dal Partito democratico come limite accettabile alla riduzione delle tutele;
ma siamo anche oltre la proposta del senatore Pietro Ichino,
che comunque limitava la nuova regolazione contrattuale ai soli nuovi assunti.

Non sbagliano pertanto di molto i commentatori stranieri nel descrivere l’azione del governo Monti, senza mezzi termini, come una deregolamentazione del mercato del lavoro e una riduzione dei costi di licenziamento.

Era necessaria?
Il nostro mercato del lavoro è così rigido?
Gli indicatori più diffusi dicono altro: l’Ocse già colloca l’Italia al decimo posto su 46 Paesi nella scala della facilità di licenziamento individuale di un lavoratore a tempo indeterminato, agli stessi livelli di Danimarca e Irlanda.

Si toccano gli ultragarantiti?
I dati ci dicono che il 30 per cento di chi è a tempo indeterminato registra,
in un arco di cinque anni,
un peggioramento dello status lavorativo,
passando alla disoccupazione o a forme di lavoro meno stabile.

Cose dette e ripetute da chi cercava di portare il dibattito dal piano dell’ideologia a quello dei fatti e dei dati, e tuttavia ignorate.

Non è un mistero che la richiesta di deregolamentazione risponda a una precisa visione di come l’economia italiana dovrebbe superare la crisi:

non già attraverso la strada difficile ma sostenibile degli investimenti,
della riqualificazione della pubblica amministrazione,
di una rinnovata politica industriale,
bensì quella rapida ma socialmente rischiosa di una deflazione salariale,
di una sostituzione di lavoratori anziani con (meno costosi) lavoratori giovani,
di aumenti della diseguaglianza delle retribuzioni.

Una linea che non è certo quella del Partito democratico.

A rendere più difficile un confronto corretto e nel merito dei problemi contribuisce però anche una certa retorica che insiste sulla contrapposizione tra interesse generale
(del governo)
e interessi particolari
(di chi ha una diversa visione, sindacati o partiti), o tra giovani e anziani.

Magari a quei ventenni e trentenni che si afferma di voler difendere sarebbe il caso di spiegare che se un loro maggiore accesso all’occupazione deve venire dalla cosiddetta flessibilità in uscita,
è probabile che ciò avvenga,
in questo caso sì,
a spese dei loro genitori cinquantenni e sessantenni,
estromessi dal sistema produttivo perché più costosi e difficilmente reimpiegabili.

In assenza di alternative,
un lavoro precario,
sottopagato e con minori contributi (la pensione è lontana) è comunque meglio di nessun lavoro,
e un lavoro a tempo indeterminato con garanzie ridotte è meglio di un lavoro precario.

Chi è debole tende a considerare chi è marginalmente meno debole un privilegiato;
se questa è una reazione naturale, è insopportabile costruirvi il consenso per un’azione politica.

Tanto più che abbiamo troppa stima per questi giovani per pensare che siano così poco lungimiranti da non capire come una svalutazione complessiva del lavoro non sia per loro un grande vantaggio.

http://ragionidiscambio.comunita.unita. ... ideologia/
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Re: articolo 18

Messaggio da paolo11 »

iospero ha scritto:Vogliono abolire l'art. 18 ? si può cambiarlo e sostituirlo con qualcosa di meglio, visto che il cambiamento ci deve essere ,facciamo come in Germania dove funziona, cioé :
La Germania adotta una politica rovesciata. La parola d’ordine è: non licenziare. La linea concordata fra governo, imprese e sindacati è la riduzione dell’orario di lavoro temporanea per tutti i lavoratori delle imprese in difficoltà - la Kurzarbeit che prevede un’integrazione salariale a carico dello Stato per compensare la perdita dovuta alla riduzione dell’orario di lavoro. I risultati sono stupefacenti. Il tasso di disoccupazione del 7,5 per cento nel 2008, data d’inizio della crisi in Europa, si riduce a ottobre del 2011 al 5,5 per cento, e l’occupazione totale raggiunge il livello più alto degli ultimi due decenni. Due modi diversi di affrontare la crisi. Da un lato, il modello Marchionne basato sull’abrogazione dei diritti dei lavoratori e la rottura dei sindacati, dall’altro quello che potremmo definire il “modello Volkswagen” che porta l’industria automobilistica tedesca al primo posto nel mondo.[/quote
Caro iospero.Credi che i nostri politici non sappiano come funzionano le cose in Germania, Francia.Abbiamo visto molte trasmissioni dove si vedevano le differenze fra noi e loro.Il discorso è:quel sistema costa.Se avessimo avuto meno ladri, meno caste, e una lotta vera all'evasione filcale negli anni scorsi, si poteva fare.
Qui siamo come la canzone di Battiato Povera Patria Mia.
Ciao
Paolo11
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Re: articolo 18

Messaggio da paolo11 »

Riforma dell'art.18, la Cei con la Cgil. Monti: eviteremo abusi
Domani la riforma in Cdm. "No al reintegro". Di Pietro: da governo passo indietro o a casa. Bossi: è controriforma
Pubblicato il 22/03/2012 da TMNews
Roma, 22 mar. (TMNews) - "Bisogna chiedersi, davanti alla questione dei licenziamenti, chiamati elegantemente, con un eufemismo, flessibilità in uscita, se il lavoratore è persona o merce". E' il commento di monsignor Giancarlo Bregantini, intervenuto sulla riforma del lavoro. Per il presidente della commissione Lavoro, giustizia e pace della Cei, "lasciare fuori la Cgil dalla riforma sarebbe un grave errore mentre l'articolo 18 andrebbe esteso a tutti i lavoratori". La presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, dal canto suo ha avvisato che "qualsiasi ipotesi di indebolimento della posizione sull'articolo 18 per noi non è accettabile". Mentre il leader del Pd, Pierluigi Bersani, ha chiarito che "il Pd non accetterà diktat tipo prendere o lasciare". La leader Cgil, Susanna Camusso, ha annunciato che "si apre oggi una grande battaglia e una grande sfida nel Paese e nella comunicazione, nei territori e nei luoghi di lavoro. L'obiettivo di questa battaglia deve essere quello di radicali proposte di modifica ai provvedimenti del governo da presentare all'insieme del Parlamento". Con la riforma del mercato del lavoro delineata dal governo, ha proseguito la leader del sindacato, che ha proclamato ieri 16 ore di sciopero, "si è demolito l'effetto di deterrenza dell'art. 18 aprendo all'unilateralità del potere aziendale nella vita concreta nei luoghi di lavoro". La Cgil ha chiamato tutta l'organizzazione a gestire le ore di sciopero per una "fase di mobilitazione assolutamente straordinaria" attraverso una campagna massiccia di assemblee, anche con ore di sciopero, una raccolta di firme, iniziative verso le singole imprese, manifestazioni davanti al ministero del Welfare dei lavoratori in accordi di mobilità, in esodo o licenziati, ma presidi anche davanti ai ministeri della Funzione pubblica e dell'Istruzione. Il direttivo nazionale della Cgil valuta inoltre "grave e inaccettabile" il modo con il quale il governo ha inteso concludere il negoziato. Nel vertice pomeridiano Monti ha detto alle parti sociali che "oggi non si ritorna sulla flessibilità in uscita, domani l'intera riforma sarà in Cdm". Ha altresì assicurato l'impegno per "evitare abusi". Mentre secondo fonti il governo avrebbe detto "no" a ripristinare la misura del reintegro per il licenziamento basato su basi economiche. Furioso Di Pietro, il quale ha detto che la modifica all'articolo 18 è "la stupida e arrogante pretesa del nuovo padrone, sobrio, ma sempre padrone", ovvero "Monti che fa il Berlusconi. O fa un passo indietro con umiltà o deve fare le valigie e andare a casa". Inoltre, sempre per il leader Idv, la questione "mette a rischio la maggioranza parlamentare", e "il Pd già da ieri doveva prendere una posizione netta: se non lo ha fatto dimostra che non ha più il contatto con la realtà". Così il leader della Lega, Umberto Bossi: quella del lavoro "non è una riforma ma una controriforma". Il Fondo monetario internazionale, invece, ha fatto sapere per bocca di David Hawley, vicedirettore del dipartimento relazioni esterne: "Diamo il benvenuto agli sforzi per migliorare l'efficienza del mercato del lavoro e per ridurre il divario che separa il posto fisso dai precari". Int
http://notizie.virgilio.it/generated/to ... abusi.html
...........................................
Forse questa mossa e quella che fa traboccare il vaso.Attenzione Monti.
Ciao
Paolo11
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