I padroni dei partiti

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iospero
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I padroni dei partiti

Messaggio da iospero »

Come è noto, ai partiti la nostra Costituzione dedica un solo articolo, il 49, che recita: «Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale». L’impostazione è cristallina: il soggetto sono i cittadini, cui spetta «determinare la politica nazionale». I partiti sono un loro strumento, un attrezzo nelle loro mani attraverso il quale far valere in modo organizzato il frammento di sovranità di cui ciascuno in democrazia è (dovrebbe essere) portatore.

A questo punto direi :
-il fatto che esistono dei padroni del logos , cioè dei simboli del partito, mi sembra un fatto del tutto assurdo.
Che significato ha ,come ha fatto Berlusconi, brevettare tanti logos per poi poterne disporre a suo piacimento ?

- che senso ha un Grillo ,proprietario del simbolo, che espelle rappresentanti DELLE ISTITUZIONI eletti dai cittadini con quel simbolo ?

Mi sembra che emerga una grossa lacuna che dovrebbe essere sanata a livello costituzionale. Se i cittadini sono il soggetto cui spetta determinare la politica nazionale, i partiti non possono essere schiavi del detentore del logos, ma questo logos spetta a quella maggioranza di cittadini che democraticamente eleggono un comitato , una direzione ecc. ecc... con uno statuto in cui "UNO CONTA UNO".

E' interessante l'articolo su http://temi.repubblica.it/micromega-onl ... sto-rossi/ di Paolo Flores d’Arcais "Dalla partitocrazia alla democrazia dei cittadini. La lezione “antipolitica” di Ernesto Rossi.
iospero
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Re: I padroni dei partiti

Messaggio da iospero »

Scrive Grillo nel suo Blog
“A Federica Salsi e Giovanni Favia è ritirato l’utilizzo del logo del MoVimento 5 Stelle. Li prego di astenersi per il futuro a qualificare la loro azione politica con riferimento al M5S o alla mia figura. Gli auguro di continuare la loro brillante attività di consiglieri”.

Mi sembra evidente che qualcosa non funziona.
gli elettori in consiglio comunale e regionale sono rappresentati dalla Salsi e da Favia , della lista " 5 stelle", se il movimento o partito ritira l'utilizzo del logos chi rappresentano?

La revoca agli eletti non dovrebbe essere fatta semplicemente da chi detiene il logos, ma da un organismo democraticamente eletto in cui si riconoscono gli iscritti a quel partito o movimento, e questo organismo dovrebbe
fare un referendum regolare ( magari on line) fra gli iscritti per procedere all'espulsione, espulsione dall'istituzione che attualmente la Costituzione vieta ( secondo me sarebbe da modificare la Costituzione prevedendo pure che i partiti detentori del logos siano degli istituti democraticamente eletti secondo delle normative ben definite).
mariok

Re: I padroni dei partiti

Messaggio da mariok »

Guarda che lo stesso post lo hai inserito in un'altra discussione.

http://forumisti.mondoforum.com/viewtop ... 607#p13607

Quale dei due cancelliamo?
iospero
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Re: I padroni dei partiti

Messaggio da iospero »

Lasciamo questo in quanto è di carattere più generale.

Spero che si neghi la possibilità di formare partiti o movimenti politici e relativi logo se non esistono forme democratiche che lo sostengono.
iospero
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Re: I padroni dei partiti

Messaggio da iospero »

E adesso Favia impugna il non utilizzo del logo impostogli da Grillo:
Già a poche ore dalla sua espulsione aveva fatto capire di non voler abbandonare la partita senza lottare: “Non mi arrendo, 160 mila voti non si cancellano con due righe”. Ora Giovanni Favia, il consigliere regionale del Movimento 5 stelle cacciato da Beppe Grillo, scopre di poter giocare un’ultima, forse decisiva carta nella battaglia ingaggiata contro il leader. Il punto chiave sta tutto nell’impiego del marchio dei 5 stelle: Grillo ne è il proprietario, e con l’annuncio di ieri ne ha proibito a Favia e a Federica Salsi l’utilizzo. Ma non è così semplice. Perché un avvocato, Riccardo Novaga, sta studiando la possibilità per Favia di continuare l’attività in Regione con il logo a 5 stelle, anche dopo la diffida: “Un’ipotesi che non si può escludere – specifica il legale – anche se per ora si tratta di una valutazione non esaustiva, in quanto l’indagine è ancora in corso”.

Secondo l’avvocato, che conferma di aver ricevuto l’incarico da Favia per approfondire la questione, la giurisprudenza riconosce ai gruppi parlamentari, e a quelli consiliari seduti in regione, una natura ambivalente, politica e insieme istituzionale. E il nodo è tutto qui, in questa divisione. Perché un conto è l’uso del marchio in iniziative di partito, un altro è l’utilizzo in sedi istituzionali, come l‘assemblea legislativa, dove un consigliere è stato regolarmente eletto. In quest’ultimo caso la diffida di un soggetto esterno potrebbe non avere alcun valore. “La domanda da porsi è questa: un privato può inibire a un gruppo parlamentare, in questo caso consiliare, l’utilizzo nelle istituzioni del segno distintivo con cui è stato votato?”.

da repubblica.it
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