Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la SX?
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
Avevo seguito Alba e là la democrazia diretta faceva parte del movimento,
nei punti sopra citati non c'è alcun riferimento, la qual cosa ho segnalato a "Cambiare si può".
nei punti sopra citati non c'è alcun riferimento, la qual cosa ho segnalato a "Cambiare si può".
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
Arancioni, anche Gino Strada e Sabina Guzzanti con Ingroia.
Mentre la eventuale candidatura del magistrato in "aspettativa elettorale" fa discutere gli osservatori, il manifesto del comitato promotore "Io ci sto" raccoglie il sostegno di molti outsider della vita "televisiva" del Paese:
Vauro, il regista tv Massimiliano Bruno, il musicista Max Paiella.
Domani, al teatro Capranica, ci sarà anche Di Pietro.
http://www.repubblica.it/politica/2012/ ... ef=HREC1-5
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
Ingroia dice sì, il quarto polo c'è davvero
La lista si chiamerà Rivoluzione civile. Simbolo: il quarto stato. Stoccate per Bersani, porte aperte a Grillo. Cosa farà Cambiare si può? [Checchino Antonini]
Redazione
sabato 29 dicembre 2012 13:09
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di Checchino Antonini
«Direi che ci siamo», attacca Ingroia nella cornice del Capranica che l'ha visto solo pochi giorni fa ufficializzare il percorso che oggi si annuncia ufficialmente. L'ex pm di Palermo sarà il candidato premier di Rivoluzione civile, la lista alternativa a Monti e a chi l'ha sostenuto, «vera lista nuova - dirà lui - vera lista civica». Nel logo un quarto stato stilizzato a spiegare che l'anomalia italiana è anche l'esclusione dei ceti subalterni dalla rappresentanza. Che poi lui non se lo sarebbe mai immaginato di dover scendere in politica per proseguire la stessa battaglia iniziata nelle aule di giustizia contro mafie e corruzione ma oggi è il momento della «responsabilità politica» perché la politica «non ha fatto il suo dovere: non siamo in un paese normale, c'è un'emergenza democratica dovuta allo strapotere dei sistemi criminali».
Ingroia riassume così la strada fatta: c'è stato un appello ("Io ci sto") rivolto alla società civile e alla buona politica da cui ha avuto un «sostegno tumultuoso e imprevisto». C'è stato il passo avanti della società civile e quello indietro dei partiti che rinunceranno ai simboli ma a cui non si può chiedere «la mortificazione superflua di rinunciare alla candidatura dei propri leader», ha spiegato Ingroia. Ora questa lista è un «cantiere aperto» in cui funziona una cabina di regia, così pare, composta dai segretari di partito (Idv, Prc, Pdci e verdi più De Magistris) nessuno dei quali è in sala per lasciare tutti i riflettori sull'ex pm tornato dal Guatemala per intrecciare le sue orme prima con quelle di Cambiare si può (l'appello dei 70, dei movimenti, della sinistra alternativa) poi mutando parzialmente la rotta al punto da mettere quel percorso di fronte al bivio se stare o no dentro Rivoluzione civile. Per loro l'appello di Ingroia dai microfoni del Capranica.
Chi ci sarà sicuramente è Salvatore Borsellino e le sue agende rosse che Ingroia ringrazia pubblicamente assieme al figlio di Pio La Torre e alla vedova Montinaro che, con pezzi di Libera (la direttrice Gabriella Stramaccioni), hanno già aderito.
Stoccate per Bersani e porte aperte per Grillo da parte del leader di Rivoluzione civile. Il primo ha una linea «ambigua e contraddittoria» sulla lotta alle mafie e sui diritti dei lavoratori e ha dato una «risposta stravagante» alle richieste di incontro da parte di Ingroia. «Bersani si sente un padreterno» e «il suo silenzio è una risposta inequivoca». E la candidatura del procuratore nazionale antimafia è un segnale ancora più espilicito della distanza: «E' quello che voleva dare un premio al governo Berlusconi per il contrasto alla mafia. E' il procuratore antimafia nominato proprio da Berlusconi in virtù di una legge che faceva fuori Caselli colpevole di voler processare la politica per i suoi rapporti con le mafie». Grasso da una parte, dunque, il figlio di Pio La Torre, ora in Libera, da questa parte. Con Grillo, invece, c'è secondo Ingroia la possibilità di battaglie comuni anche perché al capo a cinque stelle Ingroia vuole dimostrare «di non essere la foglia di fico per trasformismi». Il modello che intende seguire Ingroia è quello delle primavere di Napoli e di Palermo, di De Magistris e Orlando. Modello virtuoso arancione con buona pace di Pisapia che dalle colonne dell'Unità rivendica il copyright di quel colore. Impossibile, perciò, un accordo politico con il centrosinistra. Ingroia si è detto sicuro di superare il quorum in tutt'e due i rami del Parlamento. «Altro discorso per quel che riguarda il confronto con Grillo» specie se si vuole «sostituire l'Europa dei banchieri con un'Europa sociale». Interviste di rito all'ombra del nuovo simbolo prima di riprendere l'aereo per il Guatemala da cui, forse, tornerà in tempo per consegnare la montagna di firme per i referendum in difesa del contratto nazionale e dell'articolo 18.
La lista si chiamerà Rivoluzione civile. Simbolo: il quarto stato. Stoccate per Bersani, porte aperte a Grillo. Cosa farà Cambiare si può? [Checchino Antonini]
Redazione
sabato 29 dicembre 2012 13:09
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di Checchino Antonini
«Direi che ci siamo», attacca Ingroia nella cornice del Capranica che l'ha visto solo pochi giorni fa ufficializzare il percorso che oggi si annuncia ufficialmente. L'ex pm di Palermo sarà il candidato premier di Rivoluzione civile, la lista alternativa a Monti e a chi l'ha sostenuto, «vera lista nuova - dirà lui - vera lista civica». Nel logo un quarto stato stilizzato a spiegare che l'anomalia italiana è anche l'esclusione dei ceti subalterni dalla rappresentanza. Che poi lui non se lo sarebbe mai immaginato di dover scendere in politica per proseguire la stessa battaglia iniziata nelle aule di giustizia contro mafie e corruzione ma oggi è il momento della «responsabilità politica» perché la politica «non ha fatto il suo dovere: non siamo in un paese normale, c'è un'emergenza democratica dovuta allo strapotere dei sistemi criminali».
Ingroia riassume così la strada fatta: c'è stato un appello ("Io ci sto") rivolto alla società civile e alla buona politica da cui ha avuto un «sostegno tumultuoso e imprevisto». C'è stato il passo avanti della società civile e quello indietro dei partiti che rinunceranno ai simboli ma a cui non si può chiedere «la mortificazione superflua di rinunciare alla candidatura dei propri leader», ha spiegato Ingroia. Ora questa lista è un «cantiere aperto» in cui funziona una cabina di regia, così pare, composta dai segretari di partito (Idv, Prc, Pdci e verdi più De Magistris) nessuno dei quali è in sala per lasciare tutti i riflettori sull'ex pm tornato dal Guatemala per intrecciare le sue orme prima con quelle di Cambiare si può (l'appello dei 70, dei movimenti, della sinistra alternativa) poi mutando parzialmente la rotta al punto da mettere quel percorso di fronte al bivio se stare o no dentro Rivoluzione civile. Per loro l'appello di Ingroia dai microfoni del Capranica.
Chi ci sarà sicuramente è Salvatore Borsellino e le sue agende rosse che Ingroia ringrazia pubblicamente assieme al figlio di Pio La Torre e alla vedova Montinaro che, con pezzi di Libera (la direttrice Gabriella Stramaccioni), hanno già aderito.
Stoccate per Bersani e porte aperte per Grillo da parte del leader di Rivoluzione civile. Il primo ha una linea «ambigua e contraddittoria» sulla lotta alle mafie e sui diritti dei lavoratori e ha dato una «risposta stravagante» alle richieste di incontro da parte di Ingroia. «Bersani si sente un padreterno» e «il suo silenzio è una risposta inequivoca». E la candidatura del procuratore nazionale antimafia è un segnale ancora più espilicito della distanza: «E' quello che voleva dare un premio al governo Berlusconi per il contrasto alla mafia. E' il procuratore antimafia nominato proprio da Berlusconi in virtù di una legge che faceva fuori Caselli colpevole di voler processare la politica per i suoi rapporti con le mafie». Grasso da una parte, dunque, il figlio di Pio La Torre, ora in Libera, da questa parte. Con Grillo, invece, c'è secondo Ingroia la possibilità di battaglie comuni anche perché al capo a cinque stelle Ingroia vuole dimostrare «di non essere la foglia di fico per trasformismi». Il modello che intende seguire Ingroia è quello delle primavere di Napoli e di Palermo, di De Magistris e Orlando. Modello virtuoso arancione con buona pace di Pisapia che dalle colonne dell'Unità rivendica il copyright di quel colore. Impossibile, perciò, un accordo politico con il centrosinistra. Ingroia si è detto sicuro di superare il quorum in tutt'e due i rami del Parlamento. «Altro discorso per quel che riguarda il confronto con Grillo» specie se si vuole «sostituire l'Europa dei banchieri con un'Europa sociale». Interviste di rito all'ombra del nuovo simbolo prima di riprendere l'aereo per il Guatemala da cui, forse, tornerà in tempo per consegnare la montagna di firme per i referendum in difesa del contratto nazionale e dell'articolo 18.
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
Con Grillo, invece, c'è secondo Ingroia la possibilità di battaglie comuni anche perché al capo a cinque stelle Ingroia vuole dimostrare «di non essere la foglia di fico per trasformismi»
Checchino Antonini
***
Grillo ha già risposto: Chiuda quella porta
RAI – TG3 – ore 19,00
http://www.tg3.rai.it/dl/RaiTV/programm ... g3.html#p=
*
ANSA.it > Politica > News
Ingroia si candida. Grillo dice no a un'alleanza
Con il magistrato Di Pietro e De Magistris. Ma il leader dei 5 Stelle lo definisce una 'foglia di fico'
29 dicembre, 19:47
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 07919.html
*
Io faccio veramente fatica a comprendere queste cose. La sinistra si perde sempre in un bicchier d’acqua sulle cose semplici. Figuriamoci su quelle complesse.
Il M5S non può allearsi con nessun partito, questo è stato ribadito più volte.
Grillo non lo ha mai specificato ufficialmente, e il motivo è di una semplicità incredibile. Fatto confermato da un esponente del Movimento vicino a Grillo, l’estate scorsa in un’intervista a IFQ.
Il M5S raccoglie tutti gli scontenti di destra e di sinistra.
Diventa evidente a chiunque comprendere che se Grillo si alleasse con la sinistra, perderebbe i voti della destra,…e viceversa.
D’altra parte occorre guardare l’esperienza dei defunti in questi 5 anni. Se il Pd si sposta a destra perde i voti della sinistra, e se va a sinistra perde i voti della destra.
Queste cose sono da evitare nel modo più assoluto, perché è propaganda negativa.
Se avessero la buona creanza di riunirsi spesso e scambiare esperienze, eviterebbero di fare figuracce.
Nel caso specifico il muso ce l’ha sbattuto duramente Di Pietro nei mesi scorsi, quando sollecitava una alleanza a Grillo sentendosi vicino in molti punti.
La risposta è stata quella di oggi ad Ingroia: NIET, ….niente da fare.
Se non sappiamo risolvere questi problemini semplici semplici da prima elementare, è ovvio che da questa situazione non ne usciremo più.
Se il M5S porterà in Parlamento 70/80 parlamentari, questi voteranno ugualmente le proposte di Ingroia, se saranno convincenti. Inutile darsi le martellate sui piedi prima di cominciare.
Da queste parti la gente è stufa dei politici.
Sia chi ha un’idea politica e chi non ce l’ha, a questo punto non gliene frega più niente da che parte vengano le proposte che ci devono tirare fuori dai guai. Richiedono solo risposte e soluzioni sensate.
Checchino Antonini
***
Grillo ha già risposto: Chiuda quella porta
RAI – TG3 – ore 19,00
http://www.tg3.rai.it/dl/RaiTV/programm ... g3.html#p=
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Ingroia si candida. Grillo dice no a un'alleanza
Con il magistrato Di Pietro e De Magistris. Ma il leader dei 5 Stelle lo definisce una 'foglia di fico'
29 dicembre, 19:47
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 07919.html
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Io faccio veramente fatica a comprendere queste cose. La sinistra si perde sempre in un bicchier d’acqua sulle cose semplici. Figuriamoci su quelle complesse.
Il M5S non può allearsi con nessun partito, questo è stato ribadito più volte.
Grillo non lo ha mai specificato ufficialmente, e il motivo è di una semplicità incredibile. Fatto confermato da un esponente del Movimento vicino a Grillo, l’estate scorsa in un’intervista a IFQ.
Il M5S raccoglie tutti gli scontenti di destra e di sinistra.
Diventa evidente a chiunque comprendere che se Grillo si alleasse con la sinistra, perderebbe i voti della destra,…e viceversa.
D’altra parte occorre guardare l’esperienza dei defunti in questi 5 anni. Se il Pd si sposta a destra perde i voti della sinistra, e se va a sinistra perde i voti della destra.
Queste cose sono da evitare nel modo più assoluto, perché è propaganda negativa.
Se avessero la buona creanza di riunirsi spesso e scambiare esperienze, eviterebbero di fare figuracce.
Nel caso specifico il muso ce l’ha sbattuto duramente Di Pietro nei mesi scorsi, quando sollecitava una alleanza a Grillo sentendosi vicino in molti punti.
La risposta è stata quella di oggi ad Ingroia: NIET, ….niente da fare.
Se non sappiamo risolvere questi problemini semplici semplici da prima elementare, è ovvio che da questa situazione non ne usciremo più.
Se il M5S porterà in Parlamento 70/80 parlamentari, questi voteranno ugualmente le proposte di Ingroia, se saranno convincenti. Inutile darsi le martellate sui piedi prima di cominciare.
Da queste parti la gente è stufa dei politici.
Sia chi ha un’idea politica e chi non ce l’ha, a questo punto non gliene frega più niente da che parte vengano le proposte che ci devono tirare fuori dai guai. Richiedono solo risposte e soluzioni sensate.
Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
C'è poco da fare, resta sempre il Re della supercazzola.
Fausto Bertinotti
Presidente Fondazione Cercare Ancora,
ex Presidente della Camera dei deputati
Lista Ingroia, un'occasione mancata
Pubblicato: 02/01/2013 17:28
E poi dicono che uno diventa pessimista. All'avvicinarsi delle elezioni, l'idea per la sinistra radicale di saltare un giro era apparsa un po' provocatoria anche a chi l'aveva formulata. Tanto che è stata messa da parte appena s'è affacciata la possibilità di attraversare queste brutte elezioni con un'innovazione promettente a sinistra, fuori dal recinto e con la volontà di respirare l'aria del conflitto. Ma essa è già andata perduta, costringendo, di fatto, all'abbandono l'area che più aveva investito sull'innovazione di metodo, quasi a farne una pregiudiziale per dare credibilità alla assai difficile impresa di fare forza politica ed elettorale attraverso la critica e il contrasto con l'Europa reale, quella neoautoritaria del primato assoluto del mercato e della competitività, l'Europa plasmata dal capitalismo finanziario. Non aver trasformato il fallimento in un ulteriore lacerante conflitto a sinistra è una buona cosa, ma non cancella la delusione per un'ennesima occasione perduta. Invece essa può, forse, diventare un'occasione per riflettere ulteriormente su come e da dove si debba partire per ricominciare una storia di sinistra, su quali siano le condizioni minime necessarie per intraprendere il cammino.
Senza una radicale discontinuità col passato, il morto mangia il vivo. La discontinuità è necessaria non solo per ricostruire il rapporto perduto tra la politica e l'esistenza ma anche per poter recuperare il meglio della storia del movimento operaio. Vale per la grande politica, ma, dobbiamo constatarlo, vale anche per le elezioni. Personalmente l'avevo imparato anche direttamente riflettendo autocriticamente sul fallimento dell'Arcobaleno, che pure, allora, mi era sembrato essere realisticamente l'unica possibilità di aggregazione a sinistra. Il realismo non è più una virtù. La discontinuità è una precondizione per la riuscita dell'impresa. La discontinuità prima, rispetto alla presentazione alle elezioni, è l'assunzione della più rigorosa pratica democratica: una testa un voto, su tutto, dal programma alle candidature. Democrazia e trasparenza. Senza eccezioni. Se si accetta l'eccezione, chi la determina è il sovrano. Il sovrano partitico (oggi, non ieri) è, a sinistra, mortifero. Come quello del leader assoluto.
Forse, davvero, la ricostruzione della rappresentanza istituzionale a sinistra non può che passare per l'organizzazione della coalizione sociale e per il formarsi di sue proprie istituzioni. Ma, almeno, andrebbero banditi i cartelli di forze preesistenti, l'occupazione di quote di candidature in nome di rappresentanze partitiche o comunque di eredità pregresse. Questa volta poi, di fronte alla crisi verticale della politica e alla crisi della democrazia, ci sarebbe stato bisogno di una ancor più netta discontinuità. Senza radicalità di programma e di metodo, oggi, non c'è salvezza a sinistra. Non c'è stata neppure dove avrebbe potuto e dovuto esserci, a sinistra, fuori dal campo del governo atteso. Peccato, perché ce n'è la necessità e l'urgenza. Il campo del governo si organizza muovendo dal profilo tecnocrate ad una delle tante forme possibili di grande coalizione, quella dell'alleanza tra il centrosinistra e il centro. Il centrosinistra si modella per essere parte organica della coalizione di governo di questa Europa.
Bersani ha condotto con intelligenza e sapienza tattica il PD ad esserne il perno riconosciuto. La sua base di massa e la sua solidità è, purtroppo per chi come noi pensa che questo è invece proprio quello che andrebbe combattuto, il miglior fattore per l'integrazione nell'Europa mercantilista e, sostanzialmente, tecnocratica. Un'operazione non priva di contraddizioni, ma molto insidiosa. Monti punta a costruire l'altra componente, quella borghese. Il suo è un gioco spregiudicato e con più di una sgrammaticatura istituzionale, ma può sorprendere solo chi non ha saputo leggere il carattere costituente del suo governo che ora si trasforma in una costituente di soggettività politica, il partito borghese sotto le insegne dell'Europa del patto di stabilità e con il sostegno, seppur periclitante, del Vaticano. Finora l'operazione, più volte tentata in Italia nel passato, è sempre fallita (come quella speculare del partito socialdemocratico).
Ma ora c'è una novità, c'è una grande levatrice in campo, l'Europa reale e, in Italia, si annuncia la nascita della terza repubblica. Si profilano così, per usare il linguaggio moroteo, due storie parallele, una storia di convergenze, una storia di divergenze, ma sempre parallele, cioè interne alla stessa idea di società: l'economia sociale di mercato nel tempo però del capitalismo finanziario, poco sociale e molto di mercato. Da noi è facile prevedere divergenze parallele in campagna elettorale e convergenze parallele alla prova del governo. Per chi pensa che, oggi, in politica, come nel lavoro e nella società, il discrimine sia proprio l'Europa reale, quella della parità di bilancio, del fiscal compact, incompatibile persino con lo stato sociale ancora esistente, ne viene come conseguenza che la costruzione dell'alternativa sociale e politica a questo modello regressivo dell'Europa, non può che collocarsi fuori da questo recinto.
Perciò è significativa l'attesa di un'alternativa anche nel voto. Perciò la delusione di un'occasione mancata non deve distrarre le forze, che così pensano e che così agiscono, dal compito principale. Credo che persino in campagna elettorale non dovrebbe mancare la loro voce. Se istanze di movimento, come le realtà che hanno provato a portare, senza riuscirci, queste idee anche nella formazione delle liste, le faranno vivere in forma originale, indipendentemente dal voto, anche nella campagna elettorale, con mobilitazioni dirette per la democrazia, per il lavoro (per esempio sulla proposta Gallino per l'occupazione), per la cittadinanza, per l'ambiente e la salute, allora il tempo di una campagna elettorale, che si annuncia pessima, non sarà tempo perso.
http://www.huffingtonpost.it/fausto-ber ... _ref=italy
Fausto Bertinotti
Presidente Fondazione Cercare Ancora,
ex Presidente della Camera dei deputati
Lista Ingroia, un'occasione mancata
Pubblicato: 02/01/2013 17:28
E poi dicono che uno diventa pessimista. All'avvicinarsi delle elezioni, l'idea per la sinistra radicale di saltare un giro era apparsa un po' provocatoria anche a chi l'aveva formulata. Tanto che è stata messa da parte appena s'è affacciata la possibilità di attraversare queste brutte elezioni con un'innovazione promettente a sinistra, fuori dal recinto e con la volontà di respirare l'aria del conflitto. Ma essa è già andata perduta, costringendo, di fatto, all'abbandono l'area che più aveva investito sull'innovazione di metodo, quasi a farne una pregiudiziale per dare credibilità alla assai difficile impresa di fare forza politica ed elettorale attraverso la critica e il contrasto con l'Europa reale, quella neoautoritaria del primato assoluto del mercato e della competitività, l'Europa plasmata dal capitalismo finanziario. Non aver trasformato il fallimento in un ulteriore lacerante conflitto a sinistra è una buona cosa, ma non cancella la delusione per un'ennesima occasione perduta. Invece essa può, forse, diventare un'occasione per riflettere ulteriormente su come e da dove si debba partire per ricominciare una storia di sinistra, su quali siano le condizioni minime necessarie per intraprendere il cammino.
Senza una radicale discontinuità col passato, il morto mangia il vivo. La discontinuità è necessaria non solo per ricostruire il rapporto perduto tra la politica e l'esistenza ma anche per poter recuperare il meglio della storia del movimento operaio. Vale per la grande politica, ma, dobbiamo constatarlo, vale anche per le elezioni. Personalmente l'avevo imparato anche direttamente riflettendo autocriticamente sul fallimento dell'Arcobaleno, che pure, allora, mi era sembrato essere realisticamente l'unica possibilità di aggregazione a sinistra. Il realismo non è più una virtù. La discontinuità è una precondizione per la riuscita dell'impresa. La discontinuità prima, rispetto alla presentazione alle elezioni, è l'assunzione della più rigorosa pratica democratica: una testa un voto, su tutto, dal programma alle candidature. Democrazia e trasparenza. Senza eccezioni. Se si accetta l'eccezione, chi la determina è il sovrano. Il sovrano partitico (oggi, non ieri) è, a sinistra, mortifero. Come quello del leader assoluto.
Forse, davvero, la ricostruzione della rappresentanza istituzionale a sinistra non può che passare per l'organizzazione della coalizione sociale e per il formarsi di sue proprie istituzioni. Ma, almeno, andrebbero banditi i cartelli di forze preesistenti, l'occupazione di quote di candidature in nome di rappresentanze partitiche o comunque di eredità pregresse. Questa volta poi, di fronte alla crisi verticale della politica e alla crisi della democrazia, ci sarebbe stato bisogno di una ancor più netta discontinuità. Senza radicalità di programma e di metodo, oggi, non c'è salvezza a sinistra. Non c'è stata neppure dove avrebbe potuto e dovuto esserci, a sinistra, fuori dal campo del governo atteso. Peccato, perché ce n'è la necessità e l'urgenza. Il campo del governo si organizza muovendo dal profilo tecnocrate ad una delle tante forme possibili di grande coalizione, quella dell'alleanza tra il centrosinistra e il centro. Il centrosinistra si modella per essere parte organica della coalizione di governo di questa Europa.
Bersani ha condotto con intelligenza e sapienza tattica il PD ad esserne il perno riconosciuto. La sua base di massa e la sua solidità è, purtroppo per chi come noi pensa che questo è invece proprio quello che andrebbe combattuto, il miglior fattore per l'integrazione nell'Europa mercantilista e, sostanzialmente, tecnocratica. Un'operazione non priva di contraddizioni, ma molto insidiosa. Monti punta a costruire l'altra componente, quella borghese. Il suo è un gioco spregiudicato e con più di una sgrammaticatura istituzionale, ma può sorprendere solo chi non ha saputo leggere il carattere costituente del suo governo che ora si trasforma in una costituente di soggettività politica, il partito borghese sotto le insegne dell'Europa del patto di stabilità e con il sostegno, seppur periclitante, del Vaticano. Finora l'operazione, più volte tentata in Italia nel passato, è sempre fallita (come quella speculare del partito socialdemocratico).
Ma ora c'è una novità, c'è una grande levatrice in campo, l'Europa reale e, in Italia, si annuncia la nascita della terza repubblica. Si profilano così, per usare il linguaggio moroteo, due storie parallele, una storia di convergenze, una storia di divergenze, ma sempre parallele, cioè interne alla stessa idea di società: l'economia sociale di mercato nel tempo però del capitalismo finanziario, poco sociale e molto di mercato. Da noi è facile prevedere divergenze parallele in campagna elettorale e convergenze parallele alla prova del governo. Per chi pensa che, oggi, in politica, come nel lavoro e nella società, il discrimine sia proprio l'Europa reale, quella della parità di bilancio, del fiscal compact, incompatibile persino con lo stato sociale ancora esistente, ne viene come conseguenza che la costruzione dell'alternativa sociale e politica a questo modello regressivo dell'Europa, non può che collocarsi fuori da questo recinto.
Perciò è significativa l'attesa di un'alternativa anche nel voto. Perciò la delusione di un'occasione mancata non deve distrarre le forze, che così pensano e che così agiscono, dal compito principale. Credo che persino in campagna elettorale non dovrebbe mancare la loro voce. Se istanze di movimento, come le realtà che hanno provato a portare, senza riuscirci, queste idee anche nella formazione delle liste, le faranno vivere in forma originale, indipendentemente dal voto, anche nella campagna elettorale, con mobilitazioni dirette per la democrazia, per il lavoro (per esempio sulla proposta Gallino per l'occupazione), per la cittadinanza, per l'ambiente e la salute, allora il tempo di una campagna elettorale, che si annuncia pessima, non sarà tempo perso.
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
siamo alle solite.
I professori lasciano Ingroia:
"La sua rivoluzione è vecchia"
Luciano Gallino, Ugo Mattei, Paul Ginsborg.
Nelle ultime ore numerosi intellettuali abbandonano l'idea di partecipare attivamente al movimento dell'ex magistrato palermitano.
Di base la critica in merito alla "mancanza di discontinuità nella selezione delle candidature".
Quanto ai partiti, Idv e Fds non si scioglieranno ma aderiranno alla piattaforma dell'ex procuratore.
segue al link:
http://www.repubblica.it/politica/2013/ ... ef=HREC1-8
a sinistra hanno già litigato prima di cominciare...
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
Cambiare si può: una campagna di scopo necessaria e difficile che non è riuscita.
È dalla due giorni di Parma (30 giugno-1 luglio 2012) che come ALBA abbiamo sollevato con forza la questione di un'alternativa al PD e al montismo, sul piano politico ed anche elettorale.
Ribadendo poi (nella lettera aperta del 10 settembre), che la profondità della crisi della politica apriva uno spazio immenso, un fiume in piena di “senza rappresentanza”, risorsa e minaccia insieme. Ma per intercettare quegli elettori imprimendo davvero una svolta al nostro sistema politico, si doveva aprire un percorso di contenuti e metodi all'altezza della devastazione in atto. Di fronte a una crisi non solo di “economia” ma di cultura e di democrazia, in questa fase costituente del neoliberismo, occorreva “mettersi in cammino”, e non da soli, per una lista di democrazia radicale, per un’altra Europa, antiliberista, per il lavoro e per i beni comuni, per la giustizia ambientale e sociale. Una lista, non certo della sola ALBA, che desse voce a quell’Italia vasta, tutt’altro che minoritaria, che tra il 2010 e il 2011 aveva mosso il paese e prodotto la rottura culturale vera con il berlusconismo. Questo avrebbe richiesto regole nuove e radicalmente democratiche per selezionare candidature, incarichi, funzioni. Con una forte discontinuità con i modelli politici esistenti.
Con queste motivazioni abbiamo contribuito all’ideazione e poi attivamente sostenuto lo sviluppo dell'appello/campagna “Cambiare si può. Noi ci siamo”, che fin dall'inizio si è configurato come campagna di scopo con un obiettivo preciso: aprire, nelle elezioni del 2013, un varco per la società attiva, dare una rappresentanza istituzionale a chi è senza rappresentanza. Una campagna basata da un lato su punti programmatici irrinunciabili, dall'altro su un rinnovamento radicale nel metodo di selezione di candidature provenienti dalla cittadinanza politica attiva, affermando criteri estranei alle pratiche verticistiche leaderistiche e di lottizzazione su cui nel 2008 s'infransero le speranze della Sinistra arcobaleno. “Cambiare si può” non è, non è mai stato, né mai ha voluto essere un soggetto politico. Le 70 persone che ne hanno sottoscritto il documento iniziale proponevano una “cornice” comune per la formazione di una lista elettorale di “cittadinanza politica attiva”. Quel progetto non si è realizzato e resta quindi nel suo stato originario di proposta politica e organizzativa da approfondire in futuro.
Dobbiamo dire quindi che tale campagna non ha raggiunto il suo scopo: non ci sarà una lista ‘Cambiare si può’. Ci sarà invece la lista Rivoluzione civile guidata da Ingroia ed in cui la cabina di regia è in mano ai partiti.
Non ravvisiamo, come molti dei 70 promotori, nella Lista Rivoluzione civile-Ingroia una corrispondenza sufficiente con l'orizzonte fondativo di Cambiare si può. Essa è una tradizionale lista retta dai partiti che mostra attenzione ad avere candidature altre, anche belle speriamo. Lo diciamo senza ostilità, e naturalmente rispettando la volontà dell’oltre 60% degli aderenti di Cambiare si può di continuare la trattativa con la lista Ingroia.
Sapevamo fin dall'inizio che l'impresa elettorale sarebbe stata molto ardua: per i tempi stretti che sono stati ulteriormente ridotti dall'anticipazione della data elettorale, per la scarsità di risorse economiche e di spazi mediatici, anche per la difficoltà ad avere una figura di leader che potesse davvero rappresentare la società civile attiva. Poi nel corso della campagna -e anche nelle 105 assemblee di Cambiare si può- si sono manifestate spinte identitarie e di autoconservazione dei ceti politici di partito che hanno distolto energie e alla fine influito in parte, cambiandola, sulla composizione stessa dei partecipanti. Ci sono stati indubbiamente ingenuità ed errori nel percorso, per questo sarà opportuno costruire, dandoci il tempo e il distacco necessario, un momento di riflessione seminariale partecipato sulla storia di questo tentativo, per trarne insegnamenti utili per una migliore applicazione di questo modello in vista di future scadenze elettorali, soprattutto locali.
È comunque importante che la lista Rivoluzione civile-Ingroia, per quanto diversa da quella per cui abbiamo lavorato, raggiunga requisiti tali da essere votabile, con candidature almeno equilibrate nei generi e provenienti dalla cittadinanza attiva in posizioni eleggibili. Quando le tappe della formazione della lista Rivoluzione civile saranno state completate, ALBA deciderà la propria posizione ai sensi di statuto.
Nel frattempo continuiamo a lavorare in modo aperto e inclusivo con tutte quelle persone, di realtà associative e militanti di altri soggetti con cui c’è stato un confronto costruttivo, che abbiamo incontrato nei territori in questi mesi faticosi e vivi, e con cui ci siamo “riconosciuti” nella comune ricerca di un'altra politica, ben oltre il tempo breve della prossima scadenza elettorale.
ALBA – Comitato operativo nazionale
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
PROGRAMMA "RIVOLUZIONE CIVILE INGROIA"
1) no al fiscal compact Ue;
2) abbattere il tasso di interesse sul debito pubblico;
3) una nuova politica antimafia;
4) contrastare l’omofobia e riconoscere i diritti civili;
5) contrastare il razzismo;
6) cittadinanza per tutti i nati in Italia;
7) stop al precariato;
8) ripristino dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori;
9) detassazione delle tredicesime;
10) reddito minimo per i disoccupati;
11) premiare le imprese che investono in ricerca e creano occupazione a tempo indeterminato;
12) archiviare progetti come la Tav in Val di Susa e il ponte di Messina;
13) impedire la privatizzazione dei beni comuni a partire dall’acqua.
14) valorizzare l’agricoltura di qualità libera da Ogm;
15) eliminare l’Imu sulla prima casa ed estenderla agli immobili commerciali della Chiesa e delle fondazioni bancarie;
16) istituire una patrimoniale sulle grandi ricchezze, colpire l’evasione e alleggerire la pressione fiscale nei confronti dei redditi medio-bassi;
17) tetto massimo per le pensioni d’oro;
18) abrogare la controriforma pensionistica della Fornero;
19) una legge sul conflitto di interessi;
20) libero accesso a internet;
21) ritiro delle truppe italiane impegnate nei teatri di guerra;
22) taglio delle spese militari a partire dall’acquisto dei caccia bombardieri F-35;
23) limite di due mandati per parlamentari e consiglieri regionali.
http://www.mnews.it/2013/01/programma-r ... groia.html
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
Nel complesso potrebbe essere un programma moderato.
Mannheimer in un suo recente sondaggio ha chiesto agli intervistati del PD qualora PD/SEL non raggiungessero la maggioranza anche al Senato, con chi preferireste si alleasse
con il centro di Monti
o
con il movimento "Rivoluzione civile" di Ingroia ?
La risposta è stata ; con il centro di Monti 48%
con Ingroia 38%
Però se avesse sostituito il centro di Monti con il centro di Casini forse il risultato sarebbe stato
alla pari.
Mannheimer in un suo recente sondaggio ha chiesto agli intervistati del PD qualora PD/SEL non raggiungessero la maggioranza anche al Senato, con chi preferireste si alleasse
con il centro di Monti
o
con il movimento "Rivoluzione civile" di Ingroia ?
La risposta è stata ; con il centro di Monti 48%
con Ingroia 38%
Però se avesse sostituito il centro di Monti con il centro di Casini forse il risultato sarebbe stato
alla pari.
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
iospero ha scritto:Nel complesso potrebbe essere un programma moderato.
Mannheimer in un suo recente sondaggio ha chiesto agli intervistati del PD qualora PD/SEL non raggiungessero la maggioranza anche al Senato, con chi preferireste si alleasse
con il centro di Monti
o
con il movimento "Rivoluzione civile" di Ingroia ?
La risposta è stata ; con il centro di Monti 48%
con Ingroia 38%
Però se avesse sostituito il centro di Monti con il centro di Casini forse il risultato sarebbe stato
alla pari.
è per quello che li tengo monitorati...
probabilmente non tutti i punti di Ingroia sono digeribili per IBC.
ma su molti punti potrebbero trovare una convergenza.
sicuramente su molti più punti di quanti possano essere realizzati in una sola legislatura (5 anni)
per cui:
se da una parte c'è bisogno di aiuto per rinforzare la maggioranza
e dall'altra non c'è la solita ,putrescente chiusura settaria della sinistra del "tutto e subito",
forse,
una collaborazione,un punto di incontro, può essere trovato.
vedrem...
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