La Questione Monti
-
- Messaggi: 3688
- Iscritto il: 22/02/2012, 14:30
Re: La Questione Monti
Oggi Monti ha avuto la benedizione del Vaticano.
Ma la nostra costituzione non dice che siamo uno stato laico?
Il Vaticano non deve intervenire nelle cose che riguardano un' altro stato?
In Germania o altrove sarebbe intervenuto come da noi?.
Allora prevedo per il futuro un PD con Monti.
La CGIL della Camusso prenderà le distanze da PD e pure la Fiom.
Avremo un PD che non avrà neppure l'ombra di partito di sinistra.
Ora posso ringraziare Napolitano che ci ha dato Monti.
Forse:NO aveva ragione Di Pietro a criticare Napolitano.
Altra soluzione parlare chiaramente con il movimento 5 stelle.
Ciao
Paolo11
Ma la nostra costituzione non dice che siamo uno stato laico?
Il Vaticano non deve intervenire nelle cose che riguardano un' altro stato?
In Germania o altrove sarebbe intervenuto come da noi?.
Allora prevedo per il futuro un PD con Monti.
La CGIL della Camusso prenderà le distanze da PD e pure la Fiom.
Avremo un PD che non avrà neppure l'ombra di partito di sinistra.
Ora posso ringraziare Napolitano che ci ha dato Monti.
Forse:NO aveva ragione Di Pietro a criticare Napolitano.
Altra soluzione parlare chiaramente con il movimento 5 stelle.
Ciao
Paolo11
-
- Messaggi: 17353
- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: La Questione Monti
Ma la nostra costituzione non dice che siamo uno stato laico?paolo11 ha scritto:Oggi Monti ha avuto la benedizione del Vaticano.
Ma la nostra costituzione non dice che siamo uno stato laico?
Il Vaticano non deve intervenire nelle cose che riguardano un' altro stato?
In Germania o altrove sarebbe intervenuto come da noi?.
Allora prevedo per il futuro un PD con Monti.
La CGIL della Camusso prenderà le distanze da PD e pure la Fiom.
Avremo un PD che non avrà neppure l'ombra di partito di sinistra.
Ora posso ringraziare Napolitano che ci ha dato Monti.
Forse:NO aveva ragione Di Pietro a criticare Napolitano.
Altra soluzione parlare chiaramente con il movimento 5 stelle.
Ciao
Paolo11
Il Vaticano non deve intervenire nelle cose che riguardano un' altro stato?
Paolì,.. il dopo Breccia di Porta Pia è solo un pro forma. In buona parte sul territorio dell’“Amata Italia” continuano a comandare loro da sempre.
Anche quel mangiapreti di Mussolini, come tutti i mangiapreti,
http://st.ilfattoquotidiano.it/wp-conte ... jpg?47e3a5
se vogliono sopravvivere con il potere devono fare i conti con il Vaticano SpA.
Non è raro che qualche bel cardinalone che vuole fare carriera al di là del Tevere si iscrive alla Massoneria, tradizionale nemica della chiesa cattolica. Per sbizzarirsi:
http://www.google.it/webhp?source=searc ... 92&bih=484
Come il duca conte marchese del Grillo, Max, per fare carriera e salire al vertice delle istituzioni, non potendo passare attraverso la massoneria in quanto ex comunista, si è appoggiato al noto potere forte papalino.
Un mio insegnante Salesiano, circa mezzo secolo fa, mandato per punizione nella comunità di Via San Erlembardo, zona Precotto, a Milano, nelle case popolari dove la famiglia più ristretta contava 12 figli, e dove l’entrata e l’uscita da San Vittore era regolata da una porta girevole come quella dei grandi alberghi americani di una volta, mi raccontò che intorno ai 28 anni in tutti i preti subentra una crisi. O getti la tonaca o accetti di stare alla bene meglio in quell’organizzazione con tutte le conseguenze del caso.
Non stupisce che quella sia più un’organizzazione politico finanziaria che religiosa. Per dirla secondo il cristianesimo, là Satana ci alberga.
Temo di non avere il privilegio di vedere quanto sosteneva un amico ateo all’inizio degli anni ’60 che aveva un sommo rispetto per la figura del Cristo. <<Tutti i preti prima di andare a dormire, con il martello danno una ripassatina ai chiodi del crocefisso affinché non si schiodi durante la notte. Perché “Se el se scioda, diceva in milanese, te vedet come scapen i pret” (Se si schioda dalla croce e il Cristo ritorna, vedi come scappano i preti).
A me piacerebbe tanto poter assistere a questa scena. Non che mi saranno risparmiate frustate pure a me che non sono di certo un santo. Ma sai che soddisfazione veder correre Casini e gli altri falsoni,…. vederli presi a frustate sulle chiappe. Dieci frustate per ogni balla che hanno raccontato. Non si creda la Binetti di essere risparmiata.
Non tutti i preti sono così, don Gallo la settimana scorsa alla fine della messa nella chiesetta della Comunità di San Benedetto al Porto, ha cominciato ad intonare e a dirigere “Bella ciao”. Sai che “dolores de tripa” il cardinal Bagnasco e gli altri colleghi dell’Oltretevere.
Solo che don Gallo a 84 anni suonati si spende ancora per gli altri mentre i cardinaloni si spendono per se stessi.
Da youtube
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
"http://genova.mentelocale.it/49923-geno ... a-youtube/"
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
-
- Messaggi: 3688
- Iscritto il: 22/02/2012, 14:30
Re: La Questione Monti
E bravo il chirichetto D'Alema.Bella espressione nella foto.
Si può dire che abbiamo in Italia due buoni stati all'interno.San Marino, e Vaticano con le loro Banche danno una mano All'Italia.
A fare..........
Ciao
Paolo11
Si può dire che abbiamo in Italia due buoni stati all'interno.San Marino, e Vaticano con le loro Banche danno una mano All'Italia.
A fare..........
Ciao
Paolo11
-
- Messaggi: 3688
- Iscritto il: 22/02/2012, 14:30
Re: La Questione Monti
Un comico, scoperto tardi dagli Italiani.
Una cosa ha detto e vera.Noi Italiani di schiaffi ne abbiamo presi sia a destra che a sinistra in questi anni.
Per quanto tempo li sopporteremo?
Ciao
Paolo11
Una cosa ha detto e vera.Noi Italiani di schiaffi ne abbiamo presi sia a destra che a sinistra in questi anni.
Per quanto tempo li sopporteremo?
Ciao
Paolo11
Re: La Questione Monti
Monti perde pezzi, Cancellieri e Clini non si candidano
Pubblicato: 30/12/2012 10:16 CET | Aggiornato: 30/12/2012 10:16 CET
http://www.huffingtonpost.it/2012/12/30 ... _hp_ref=tw
Il progetto è "addirittura entusiasmante" ma Anna Maria Cancellieri non si candiderà.
Lo conferma in un colloquio con il Corriere della Sera nel quale spiega di farlo "proprio per l'incarico che ricopro, per quel ruolo di garanzia attribuito a chi guida il Viminale".
"Sono convinta - aggiunge - che sia la scelta giusta e non tornerò indietro. Quando ho accettato questo incarico, che rappresentava il coronamento della mia carriera di prefetto, sapevo che avrei dovuto gestire la fase delle elezioni. E' il momento più delicato" e "andarsene prima non sarebbe serio, soprattutto per chi, come me, ha sempre lavorato per lo Stato".
Il ministro non vuole le polemiche "che certamente sarebbero state alimentate da una mia eventuale discesa in campo. Il ministro dell'Interno non può essere candidato di alcuna parte, ne sono sempre stata convinta, lo sono ancora di più adesso che la scelta riguarda me". In ogni caso "sono sempre stata e continuerò ad essere a disposizione del mio Paese perchè mi piace e perchè lo ritengo indispensabile. L'ho dimostrato ogni volta che sono stata chiamata". "Non è necessario essere in Parlamento per poter essere utile all'Italia e questa è la cosa che mi interessa di più ".
Clini: io non mi candido
Dall'Agenda Monti si aspettava di più, perchè "serve una indicazione più precisa della strategia per la crescita. Prima di pensare al numero delle liste o ai candiadti sarebbe utile una indicazione più puntuale ad esempio sul suolo che l'ambiente può dare allo sviluppò. Lo afferma in una intervista a Repubblica il ministro dell'Ambiente, Corrado Clini, annunciando che non si candiderà: "L'ho già comunicato a Monti. E' il modo migliore di sostenere il governo". Il ministro sottolinea di non avere "difficoltà dal punto di vista psicologico e professionale" a tornare a fare il direttore generale del ministero, anzi, tornerebbe "con una certa felicità ".
Anche se, ammette, "continuare il percorso avviato non sarebbe insensato, ma dipende dalle condizioni. Se ci fosse un governo che continua la linea di Monti nelle politiche europee e nella dimensione internazionale sarebbe interessante", anche se il premier non fosse Monti. In ogni caso non ha ancora deciso per chi voterà anche se "naturalmente guardo con attenzione alle indicazioni programmatiche di Monti". Ma "di spunti interessanti ne ho trovati tanti sia da parte di Bersani che di Renzi. Indicazioni che meriterebbero di essere valorizzate".
Quanto al Pdl "sono rimasto sorpreso che in Parlamento abbia lavorato in modo costruttivo ma poi ha dichiarato che il governo Monti faceca schifo".
Riccardi : vocazione maggioritaria
"Noi corriamo con vocazione maggioritaria. Non siamo nè sgabelli nè centrini. L'idea che le elezioni siano una storia già scritta non è convincente" e "penso si possa presentare una nuova offerta politica con l'ambizione di vincere senza dover scomunicare nessuno". Lo sottolinea in una intervista al Messaggero il ministro Andrea Riccardi, spiegando che "non si può parlare di alleanze se prima non sappiamo quale è la realtà della nostra forza".
La scelta di andare con una lista unica al Senato e più liste alla Camera non è stata una 'sconfitta' di Monti, che in realtà "discute molto, la sua non è una leadership che scende dal cielo, non è l'uomo solo al comando". Anche se le liste sono ancora in via di definizione, Riccardi puntualizza che non ci sarà una 'lista Montezemolo' ma una "lista di società civile, nella quale confluiranno quelli di Terza Repubblica" e che "non si è parlato" della possibilità che nella coalizione ci sia una lista 'cattolica', anche perchè "la fecondità di Monti sta proprio nell'incontro tra cattolici e laici".
Lui, comunque, non si candiderà così come il ministro dello Sviluppo economico: "Il ministro Passera ha una concezione come la mia: è convinto che Monti possa dare un grande contributo al Paese". "Io - aggiunge - mi piace dirlo, mi sono speso per questo tentativo di Monti. Per il resto, candidarsi non è mica tutto".
Pubblicato: 30/12/2012 10:16 CET | Aggiornato: 30/12/2012 10:16 CET
http://www.huffingtonpost.it/2012/12/30 ... _hp_ref=tw
Il progetto è "addirittura entusiasmante" ma Anna Maria Cancellieri non si candiderà.
Lo conferma in un colloquio con il Corriere della Sera nel quale spiega di farlo "proprio per l'incarico che ricopro, per quel ruolo di garanzia attribuito a chi guida il Viminale".
"Sono convinta - aggiunge - che sia la scelta giusta e non tornerò indietro. Quando ho accettato questo incarico, che rappresentava il coronamento della mia carriera di prefetto, sapevo che avrei dovuto gestire la fase delle elezioni. E' il momento più delicato" e "andarsene prima non sarebbe serio, soprattutto per chi, come me, ha sempre lavorato per lo Stato".
Il ministro non vuole le polemiche "che certamente sarebbero state alimentate da una mia eventuale discesa in campo. Il ministro dell'Interno non può essere candidato di alcuna parte, ne sono sempre stata convinta, lo sono ancora di più adesso che la scelta riguarda me". In ogni caso "sono sempre stata e continuerò ad essere a disposizione del mio Paese perchè mi piace e perchè lo ritengo indispensabile. L'ho dimostrato ogni volta che sono stata chiamata". "Non è necessario essere in Parlamento per poter essere utile all'Italia e questa è la cosa che mi interessa di più ".
Clini: io non mi candido
Dall'Agenda Monti si aspettava di più, perchè "serve una indicazione più precisa della strategia per la crescita. Prima di pensare al numero delle liste o ai candiadti sarebbe utile una indicazione più puntuale ad esempio sul suolo che l'ambiente può dare allo sviluppò. Lo afferma in una intervista a Repubblica il ministro dell'Ambiente, Corrado Clini, annunciando che non si candiderà: "L'ho già comunicato a Monti. E' il modo migliore di sostenere il governo". Il ministro sottolinea di non avere "difficoltà dal punto di vista psicologico e professionale" a tornare a fare il direttore generale del ministero, anzi, tornerebbe "con una certa felicità ".
Anche se, ammette, "continuare il percorso avviato non sarebbe insensato, ma dipende dalle condizioni. Se ci fosse un governo che continua la linea di Monti nelle politiche europee e nella dimensione internazionale sarebbe interessante", anche se il premier non fosse Monti. In ogni caso non ha ancora deciso per chi voterà anche se "naturalmente guardo con attenzione alle indicazioni programmatiche di Monti". Ma "di spunti interessanti ne ho trovati tanti sia da parte di Bersani che di Renzi. Indicazioni che meriterebbero di essere valorizzate".
Quanto al Pdl "sono rimasto sorpreso che in Parlamento abbia lavorato in modo costruttivo ma poi ha dichiarato che il governo Monti faceca schifo".
Riccardi : vocazione maggioritaria
"Noi corriamo con vocazione maggioritaria. Non siamo nè sgabelli nè centrini. L'idea che le elezioni siano una storia già scritta non è convincente" e "penso si possa presentare una nuova offerta politica con l'ambizione di vincere senza dover scomunicare nessuno". Lo sottolinea in una intervista al Messaggero il ministro Andrea Riccardi, spiegando che "non si può parlare di alleanze se prima non sappiamo quale è la realtà della nostra forza".
La scelta di andare con una lista unica al Senato e più liste alla Camera non è stata una 'sconfitta' di Monti, che in realtà "discute molto, la sua non è una leadership che scende dal cielo, non è l'uomo solo al comando". Anche se le liste sono ancora in via di definizione, Riccardi puntualizza che non ci sarà una 'lista Montezemolo' ma una "lista di società civile, nella quale confluiranno quelli di Terza Repubblica" e che "non si è parlato" della possibilità che nella coalizione ci sia una lista 'cattolica', anche perchè "la fecondità di Monti sta proprio nell'incontro tra cattolici e laici".
Lui, comunque, non si candiderà così come il ministro dello Sviluppo economico: "Il ministro Passera ha una concezione come la mia: è convinto che Monti possa dare un grande contributo al Paese". "Io - aggiunge - mi piace dirlo, mi sono speso per questo tentativo di Monti. Per il resto, candidarsi non è mica tutto".
Re: La Questione Monti
l'editoriale di Scalfari
È CAMBIATO in appena una settimana. Domenica scorsa, davanti ad un'affollata platea della Federazione della stampa, Mario Monti aveva parlato da uomo di Stato tracciando le linee maestre d'un programma (o agenda che dir si voglia) per completare l'uscita dall'emergenza e proiettare il Paese verso il futuro dell'Italia e dell'Europa. Aveva ripetuto un punto di fondo che già conoscevo e avevo scritto riferendo una conversazione avuta con lui il giorno prima: "Dobbiamo riformare la pubblica amministrazione per adeguarla alla società globale e dobbiamo costruire lo Stato federale europeo. Si tratta di compiti estremamente impegnativi, pieni di futuro e di speranze e per condurli a termine è necessaria una grande alleanza di forze sociali e politiche che accettino questo programma".
E poi l'agenda delle cose concrete da fare: completare la legge contro la corruzione, portare avanti le liberalizzazioni, ripristinare il reato di falso in bilancio, varare una legge che risolva il conflitto d'interesse. E soprattutto, mantenere gli impegni assunti con l'Europa, stabilizzare il rigore dei conti pubblici e avviare la seconda parte di quegli impegni, la crescita economica, il lavoro, l'equità, il taglio delle spese correnti, l'alleggerimento delle imposte sul lavoro e sulle imprese, la produttività e la competitività, l'abolizione delle Province, il ruolo delle donne, il tasso demografico. "Fate più bambini" aveva concluso.
Quanto a lui, avrebbe atteso di vedere quali forze sociali e politiche avessero fatto propria la sua agenda.
Se gli avessero chiesto di dare il suo contributo alla realizzazione di quel programma, era pronto ad assumerne la responsabilità. Un bellissimo discorso, di chi opera nel presente guardando al futuro, all'insegna di uno slogan che era molto più di uno spot: il cambiamento contro la conservazione.
Ma appena due giorni dopo aveva già iniziato colloqui riservati con l'associazione di Montezemolo e con i centristi di Casini e di Fini, avendo come consiglieri i suoi ministri Riccardi e Passera; poi aveva incontrato il giuslavorista Ichino in rapido transito dal Pd alla montiana coalizione centrista; i dissidenti del Pdl guidati da Mauro, mentre cresceva il numero dei ministri del suo governo interessati a proseguire con lui l'esperienza iniziata un anno fa.
Intanto fioccavano gli "endorsement" da quasi tutte le cancellerie europee e americane ed uno decisivo da ogni punto di vista del Vaticano, proveniente dai cardinali Bertone e Bagnasco e dall'"Osservatore Romano". La Chiesa, o almeno la sua gerarchia, lo vorrebbe alla guida dell'Italia per i prossimi cinque anni.
Quindi centrismo e una spolverata cattolica. Era salito in politica domenica ma già da martedì stava scendendo per mettersi alla testa di una parte. Si era alzato dalla panchina dove, secondo l'opinione del Capo dello Stato, avrebbe dovuto restare fino a dopo le elezioni, pronto a dare soltanto allora, a chi glielo chiedesse avendone acquisito il titolo elettorale, il contributo della sua competenza e della sua autorevolezza.
Invece non è stato così. Restano naturalmente da definire ancora parecchie questioni: "Per l'agenda Monti" oppure "Per Monti" o addirittura "Monti presidente"? Su questi punti si discute ancora ma si tratta di dettagli. Intanto il commissario Bondi che finora si era dedicato con efficacia alla revisione della "spending review" si sarebbe impegnato al controllo delle nuove candidature per quanto riguarda i redditi, il patrimonio e gli eventuali conflitti di interesse.
Con il fronte berlusconiano la rottura politica è stata completa e definitiva. Questo è un fatto certamente positivo. Bersani è definito invece affidabile ma la Camusso e Vendola sono considerati più o meno bolscevichi. Casini e Fini sono appendici interessanti ma ovviamente subalterne, aderiscono ma è lui a dettare le condizioni. Benissimo il Vaticano purché senza ingerenze. Ovviamente. Del resto il Vaticano non ne ha mai fatte, neppure ai tempi di Fanfani, di Moro, di Andreotti. Ha sempre e soltanto suggerito su questioni concrete e specifiche. La prassi è sempre stata la buona accoglienza del suggerimento. Con Berlusconi poi non ci fu nemmeno bisogno di suggerire: lui giocava d'anticipo. Gli bastava un monosillabo o addirittura un mugolio, tradotto da Gianni Letta. Perciò adesso si sente tradito e forse tra poco si dichiarerà anticlericale.
Da venerdì scorso comunque Mario Monti è a capo della coalizione centrista. La panchina è vuota, perfino i palazzi del governo sono semivuoti, eppure nei 60 giorni che mancano alle elezioni ce ne sarebbero di cose da fare, di provvedimenti già approvati ma privi di regolamentazione, di pratiche da portare avanti, per quanto mi risulta in ufficio c'è rimasto soltanto Fabrizio Barca, ministro della Coesione territoriale. Lui ha idee di sinistra, quella buona per capirci, non quella di Ingroia dove si parla solo della rivoluzione guidata dalle Procure e dell'agenda di Marco Travaglio.
Perfino il commissario Bondi ha smesso di occuparsi di "spending review" per il nuovo compito sulla formazione delle liste. Lo fa nel tempo libero o in quello d'ufficio? Ecco una domanda alla quale si vorrebbe una risposta.
* * * *
Sono andato a controllare l'agenda Bersani. Sì, c'è anche un'agenda Bersani che senza strepito è da tempo disponibile a chi vuole conoscere i programmi dei partiti. Ce ne sono pochi in giro di partiti che non siano proprietà d'una sola persona. Anzi non ce ne è nessuno tranne il Pd. Dispiace, ma questa è la pura realtà.
L'agenda Bersani dice questo:
1. Mantenere gli impegni presi con l'Europa in tema di rigore dei conti pubblici e di pareggio del bilancio.
2. Tagliare la spesa corrente negli sprechi ma anche nelle destinazioni non prioritarie.
3. Destinare il denaro recuperato per diminuire il cuneo fiscale e le imposte sui lavoratori e sulle imprese.
4. Aumentare la lotta all'evasione e la tracciabilità necessaria.
5. Completare la legge sulla corruzione (il testo è già stato presentato in Parlamento).
6. Ripristinare il falso in bilancio.
7. Varare una legge sui conflitti di interesse e sull'ineleggibilità.
8. Adempiere agli obblighi assunti con l'Europa anche per quanto riguarda equità, occupazione, sviluppo, ancora fermi al palo.
9. Destinare le risorse disponibili alla scuola e alla ricerca, come proposto dal bolscevico Nichi Vendola e già realizzato in Francia da Hollande (che però bolscevico non è).
10. Cambiare il welfare esistente e non più idoneo con un welfare moderno e comprensivo di salario sociale minimo per i disoccupati.
11. Tagliare drasticamente i costi della politica, le Province, la burocrazia delle Regioni, privilegiando i Comuni e avviando i lavori pubblici territoriali finanziandoli con i fondi derivanti dal ricavato dell'Imu.
12. Diminuire il numero dei parlamentari come si doveva fare in questa legislatura e non si fece per l'opposizione del Pdl.
13. Rifare la legge elettorale basandola su collegi uninominali a doppio turno.
* * * *
Tra l'agenda Bersani e quella Monti non vedo grandi differenze, anzi non ne vedo quasi nessuna salvo forse alcune diverse priorità e un diverso approccio alla ridistribuzione del reddito e alle regole d'ingresso e di permanenza nel lavoro dei precari. E salvo che l'agenda Bersani è stata formulata prima di quella Monti e in alcune parti avrebbe potuto utilizzarla anche l'attuale governo se avesse posto la fiducia su quei provvedimenti.
Conclusione: non esiste né un'agenda Bersani né un agenda Monti. Esiste un'agenda Italia che dovrebbe essere valida per tutte le forze responsabili e democratiche. Non è certo l'agenda di Berlusconi, né di Grillo, né della Lega, né di Ingroia.
L'agenda Italia - è utile ricordarlo - è un tassello dell'agenda Europa ed è realizzabile soltanto nel quadro di un'Europa federata che tutti dobbiamo avere a cuore e costruire. Chi voterà l'agenda Italia può affidarne la guida a forze liberal-moderate o a forze liberal-socialiste. Vinca il migliore ma nomini vicepresidente del Consiglio Roberto Benigni con delega alla Costituzione. Scrivetelo nelle vostre agende, sarebbe una magnifica innovazione.
Una nuova Democrazia cristiana no, per favore. Noi vecchi (parlo per la mia generazione) abbiamo già dato. Quanto ai giovani, non è più l'epoca delle Madonne pellegrine.
Post scriptum. I professori Giavazzi e Alesina, delle cui conoscenze economiche ho una riluttante stima, hanno scritto venerdì scorso sul "Corriere della Sera" che il solo modo per tagliare quanto è necessario la spesa corrente dello Stato è il restringimento delle sfere di competenza dello Stato medesimo. Ordine pubblico, giustizia, difesa, scuola (in parte), assistenza ai vecchi e agli ammalati poveri. Solo restringendo il perimetro pubblico e parapubblico diminuirà la spesa. L'obiettivo è 40 miliardi. Come reimpiegarli si vedrà dopo.
Queste proposte (ultrabocconiane) si dice siano ben viste anche da Mario Draghi. Io non ci credo ma non ho notizie in proposito.
Si tratta di vecchi temi del liberismo classico; del resto i proponenti lo sanno benissimo, sono esperti di storia economica. Si tratta di rimettere indietro le sfere dell'orologio risalendo all'epoca gloriosa di Cobden e della lega di Manchester, quando si abolì il dazio sul grano per favorire la nascita dell'industria tessile. Di mezzo ci sono stati quasi duecento anni di storia del capitalismo e della democrazia. Ma meritano comunque considerazione. Anche Berlusconi diceva e dice "Meno stato, più mercato". Poi ha fatto il contrario.
Ma venendo al serio: da trent'anni il grosso delle imprese italiane ha destinato i profitti o a dividendo per gli azionisti o per investimenti finanziari e speculativi. Pochissimo a investimenti nelle aziende per modernizzarne l'offerta e allargare la base occupazionale. Se si vuol restringere la base operativa dello Stato occorre come preliminare che gli imprenditori tornino ad investire nelle aziende, altrimenti non ci sarà più manifattura né nell'industria né in agricoltura. Torneremo ai pascoli. Credetemi, non è un obiettivo degno di due bocconiani.
(30 dicembre 2012) © RIPRODUZIONE RISERVATA
È CAMBIATO in appena una settimana. Domenica scorsa, davanti ad un'affollata platea della Federazione della stampa, Mario Monti aveva parlato da uomo di Stato tracciando le linee maestre d'un programma (o agenda che dir si voglia) per completare l'uscita dall'emergenza e proiettare il Paese verso il futuro dell'Italia e dell'Europa. Aveva ripetuto un punto di fondo che già conoscevo e avevo scritto riferendo una conversazione avuta con lui il giorno prima: "Dobbiamo riformare la pubblica amministrazione per adeguarla alla società globale e dobbiamo costruire lo Stato federale europeo. Si tratta di compiti estremamente impegnativi, pieni di futuro e di speranze e per condurli a termine è necessaria una grande alleanza di forze sociali e politiche che accettino questo programma".
E poi l'agenda delle cose concrete da fare: completare la legge contro la corruzione, portare avanti le liberalizzazioni, ripristinare il reato di falso in bilancio, varare una legge che risolva il conflitto d'interesse. E soprattutto, mantenere gli impegni assunti con l'Europa, stabilizzare il rigore dei conti pubblici e avviare la seconda parte di quegli impegni, la crescita economica, il lavoro, l'equità, il taglio delle spese correnti, l'alleggerimento delle imposte sul lavoro e sulle imprese, la produttività e la competitività, l'abolizione delle Province, il ruolo delle donne, il tasso demografico. "Fate più bambini" aveva concluso.
Quanto a lui, avrebbe atteso di vedere quali forze sociali e politiche avessero fatto propria la sua agenda.
Se gli avessero chiesto di dare il suo contributo alla realizzazione di quel programma, era pronto ad assumerne la responsabilità. Un bellissimo discorso, di chi opera nel presente guardando al futuro, all'insegna di uno slogan che era molto più di uno spot: il cambiamento contro la conservazione.
Ma appena due giorni dopo aveva già iniziato colloqui riservati con l'associazione di Montezemolo e con i centristi di Casini e di Fini, avendo come consiglieri i suoi ministri Riccardi e Passera; poi aveva incontrato il giuslavorista Ichino in rapido transito dal Pd alla montiana coalizione centrista; i dissidenti del Pdl guidati da Mauro, mentre cresceva il numero dei ministri del suo governo interessati a proseguire con lui l'esperienza iniziata un anno fa.
Intanto fioccavano gli "endorsement" da quasi tutte le cancellerie europee e americane ed uno decisivo da ogni punto di vista del Vaticano, proveniente dai cardinali Bertone e Bagnasco e dall'"Osservatore Romano". La Chiesa, o almeno la sua gerarchia, lo vorrebbe alla guida dell'Italia per i prossimi cinque anni.
Quindi centrismo e una spolverata cattolica. Era salito in politica domenica ma già da martedì stava scendendo per mettersi alla testa di una parte. Si era alzato dalla panchina dove, secondo l'opinione del Capo dello Stato, avrebbe dovuto restare fino a dopo le elezioni, pronto a dare soltanto allora, a chi glielo chiedesse avendone acquisito il titolo elettorale, il contributo della sua competenza e della sua autorevolezza.
Invece non è stato così. Restano naturalmente da definire ancora parecchie questioni: "Per l'agenda Monti" oppure "Per Monti" o addirittura "Monti presidente"? Su questi punti si discute ancora ma si tratta di dettagli. Intanto il commissario Bondi che finora si era dedicato con efficacia alla revisione della "spending review" si sarebbe impegnato al controllo delle nuove candidature per quanto riguarda i redditi, il patrimonio e gli eventuali conflitti di interesse.
Con il fronte berlusconiano la rottura politica è stata completa e definitiva. Questo è un fatto certamente positivo. Bersani è definito invece affidabile ma la Camusso e Vendola sono considerati più o meno bolscevichi. Casini e Fini sono appendici interessanti ma ovviamente subalterne, aderiscono ma è lui a dettare le condizioni. Benissimo il Vaticano purché senza ingerenze. Ovviamente. Del resto il Vaticano non ne ha mai fatte, neppure ai tempi di Fanfani, di Moro, di Andreotti. Ha sempre e soltanto suggerito su questioni concrete e specifiche. La prassi è sempre stata la buona accoglienza del suggerimento. Con Berlusconi poi non ci fu nemmeno bisogno di suggerire: lui giocava d'anticipo. Gli bastava un monosillabo o addirittura un mugolio, tradotto da Gianni Letta. Perciò adesso si sente tradito e forse tra poco si dichiarerà anticlericale.
Da venerdì scorso comunque Mario Monti è a capo della coalizione centrista. La panchina è vuota, perfino i palazzi del governo sono semivuoti, eppure nei 60 giorni che mancano alle elezioni ce ne sarebbero di cose da fare, di provvedimenti già approvati ma privi di regolamentazione, di pratiche da portare avanti, per quanto mi risulta in ufficio c'è rimasto soltanto Fabrizio Barca, ministro della Coesione territoriale. Lui ha idee di sinistra, quella buona per capirci, non quella di Ingroia dove si parla solo della rivoluzione guidata dalle Procure e dell'agenda di Marco Travaglio.
Perfino il commissario Bondi ha smesso di occuparsi di "spending review" per il nuovo compito sulla formazione delle liste. Lo fa nel tempo libero o in quello d'ufficio? Ecco una domanda alla quale si vorrebbe una risposta.
* * * *
Sono andato a controllare l'agenda Bersani. Sì, c'è anche un'agenda Bersani che senza strepito è da tempo disponibile a chi vuole conoscere i programmi dei partiti. Ce ne sono pochi in giro di partiti che non siano proprietà d'una sola persona. Anzi non ce ne è nessuno tranne il Pd. Dispiace, ma questa è la pura realtà.
L'agenda Bersani dice questo:
1. Mantenere gli impegni presi con l'Europa in tema di rigore dei conti pubblici e di pareggio del bilancio.
2. Tagliare la spesa corrente negli sprechi ma anche nelle destinazioni non prioritarie.
3. Destinare il denaro recuperato per diminuire il cuneo fiscale e le imposte sui lavoratori e sulle imprese.
4. Aumentare la lotta all'evasione e la tracciabilità necessaria.
5. Completare la legge sulla corruzione (il testo è già stato presentato in Parlamento).
6. Ripristinare il falso in bilancio.
7. Varare una legge sui conflitti di interesse e sull'ineleggibilità.
8. Adempiere agli obblighi assunti con l'Europa anche per quanto riguarda equità, occupazione, sviluppo, ancora fermi al palo.
9. Destinare le risorse disponibili alla scuola e alla ricerca, come proposto dal bolscevico Nichi Vendola e già realizzato in Francia da Hollande (che però bolscevico non è).
10. Cambiare il welfare esistente e non più idoneo con un welfare moderno e comprensivo di salario sociale minimo per i disoccupati.
11. Tagliare drasticamente i costi della politica, le Province, la burocrazia delle Regioni, privilegiando i Comuni e avviando i lavori pubblici territoriali finanziandoli con i fondi derivanti dal ricavato dell'Imu.
12. Diminuire il numero dei parlamentari come si doveva fare in questa legislatura e non si fece per l'opposizione del Pdl.
13. Rifare la legge elettorale basandola su collegi uninominali a doppio turno.
* * * *
Tra l'agenda Bersani e quella Monti non vedo grandi differenze, anzi non ne vedo quasi nessuna salvo forse alcune diverse priorità e un diverso approccio alla ridistribuzione del reddito e alle regole d'ingresso e di permanenza nel lavoro dei precari. E salvo che l'agenda Bersani è stata formulata prima di quella Monti e in alcune parti avrebbe potuto utilizzarla anche l'attuale governo se avesse posto la fiducia su quei provvedimenti.
Conclusione: non esiste né un'agenda Bersani né un agenda Monti. Esiste un'agenda Italia che dovrebbe essere valida per tutte le forze responsabili e democratiche. Non è certo l'agenda di Berlusconi, né di Grillo, né della Lega, né di Ingroia.
L'agenda Italia - è utile ricordarlo - è un tassello dell'agenda Europa ed è realizzabile soltanto nel quadro di un'Europa federata che tutti dobbiamo avere a cuore e costruire. Chi voterà l'agenda Italia può affidarne la guida a forze liberal-moderate o a forze liberal-socialiste. Vinca il migliore ma nomini vicepresidente del Consiglio Roberto Benigni con delega alla Costituzione. Scrivetelo nelle vostre agende, sarebbe una magnifica innovazione.
Una nuova Democrazia cristiana no, per favore. Noi vecchi (parlo per la mia generazione) abbiamo già dato. Quanto ai giovani, non è più l'epoca delle Madonne pellegrine.
Post scriptum. I professori Giavazzi e Alesina, delle cui conoscenze economiche ho una riluttante stima, hanno scritto venerdì scorso sul "Corriere della Sera" che il solo modo per tagliare quanto è necessario la spesa corrente dello Stato è il restringimento delle sfere di competenza dello Stato medesimo. Ordine pubblico, giustizia, difesa, scuola (in parte), assistenza ai vecchi e agli ammalati poveri. Solo restringendo il perimetro pubblico e parapubblico diminuirà la spesa. L'obiettivo è 40 miliardi. Come reimpiegarli si vedrà dopo.
Queste proposte (ultrabocconiane) si dice siano ben viste anche da Mario Draghi. Io non ci credo ma non ho notizie in proposito.
Si tratta di vecchi temi del liberismo classico; del resto i proponenti lo sanno benissimo, sono esperti di storia economica. Si tratta di rimettere indietro le sfere dell'orologio risalendo all'epoca gloriosa di Cobden e della lega di Manchester, quando si abolì il dazio sul grano per favorire la nascita dell'industria tessile. Di mezzo ci sono stati quasi duecento anni di storia del capitalismo e della democrazia. Ma meritano comunque considerazione. Anche Berlusconi diceva e dice "Meno stato, più mercato". Poi ha fatto il contrario.
Ma venendo al serio: da trent'anni il grosso delle imprese italiane ha destinato i profitti o a dividendo per gli azionisti o per investimenti finanziari e speculativi. Pochissimo a investimenti nelle aziende per modernizzarne l'offerta e allargare la base occupazionale. Se si vuol restringere la base operativa dello Stato occorre come preliminare che gli imprenditori tornino ad investire nelle aziende, altrimenti non ci sarà più manifattura né nell'industria né in agricoltura. Torneremo ai pascoli. Credetemi, non è un obiettivo degno di due bocconiani.
(30 dicembre 2012) © RIPRODUZIONE RISERVATA
-
- Messaggi: 3688
- Iscritto il: 22/02/2012, 14:30
Re: La Questione Monti
Una cosa si sono dimenticati tutti.Non hanno pensato di sistemare il territorio violentato in tutti i modi.
Dio Perdona sempre,la natura non perdona mai specialmente quando l'uomo la viola.
Ciao
Paolo11
Dio Perdona sempre,la natura non perdona mai specialmente quando l'uomo la viola.
Ciao
Paolo11
-
- Messaggi: 2444
- Iscritto il: 24/02/2012, 18:16
Re: La Questione Monti
Dice Monti ;
”Noi abbiamo la nostra agenda e non abbiamo l’esigenza di posizionarci rispetto al Pd. Il nostro programma è chiaro e conta solo quello”. Insomma l’ex presidente del Consiglio, che ha sciolto la riserva dando la disponibilità a guidare chi condividerà la sua agenda, resta dov’è.
Se facesse così anche dopo le elezioni non andrebbe molto lontano.
”Noi abbiamo la nostra agenda e non abbiamo l’esigenza di posizionarci rispetto al Pd. Il nostro programma è chiaro e conta solo quello”. Insomma l’ex presidente del Consiglio, che ha sciolto la riserva dando la disponibilità a guidare chi condividerà la sua agenda, resta dov’è.
Se facesse così anche dopo le elezioni non andrebbe molto lontano.
-
- Messaggi: 3973
- Iscritto il: 21/02/2012, 17:56
Re: La Questione Monti
suggerirei a Bersande di replicare esattamente con le stesse parole:http://www.repubblica.it/politica/2013/ ... ef=HRER1-1
Intervista del leader centrista all'Avvenire:
"Il segretario Pd sarà presidente del consiglio solo se avrà la maggioranza alla Camera e al Senato".
Una chiusura a un patto centro-sinistra:
"In una legislatura costituente bisogna coinvolgere anche Pdl, Lega e Grillo"
"Il banchiere mannaro sarà presidente del consiglio solo se avrà la maggioranza alla Camera e al Senato"
eppoi dai :
una costituente con Grillo e il cav. banana e quelli di "prima il nord"...come se ci fossimo già dimenticati cosa hanno combinato i" 4 saggi-avvinazzati- di Lorenzago con la nostra COSTITUZIONE,
ma questo tra Natale e capodanno si è strafatto di cotechini...
Chi c’è in linea
Visitano il forum: Nessuno e 3 ospiti