Come se ne viene fuori ?

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camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

I rivoluzionari italiani crescono.


Questa sera a Piazzapulita hanno fatto vedere la sfilata dei montiani a Orvieto.

Hanno intervistato anche Paolo Mieli, Pd ora montiano.

Da Wikipedia

Potere operaio

Impostazione teorica [modifica]
Potere Operaio (abbreviato con la sigla Pot.Op.) è stato il gruppo della sinistra extraparlamentare più rappresentativo dell'operaismo, la corrente marxista che faceva capo in particolare a Mario Tronti (tra i fondatori di Classe Operaia) che negli anni sessanta aveva proposto una innovativa lettura de Il Capitale nel suo testo più rappresentativo di quegli anni, "Operai e Capitale". Potere Operaio fece proprie le tesi trontiane della lotta di classeinteramente strutturata interno al conflitto del mondo della fabbrica dell'operaio massa, soggetto operaio tipico del fordismo che in Italia andava manifestandosi appieno solo nel decennio del boom economico, surclassando quel mondo industriale caratterizzato dall'operaio professionale che era stato bacino elettorale e soggetto sociale di riferimento delPCI.
L'operaio massa, descritto da Tronti come "rude razza pagana senza ideali, senza fede e senza morale", era un soggetto slegato dal concetto di controllo dei mezzi di produzione proprio della tradizione comunista del movimento operaio, soggetto allo sfruttamento capitalistico e all'alienazione della catena di montaggio, spesso nel caso italiano emigrato e quindi straniero e senza radici affettive e culturali. Questo nuovo soggetto sarebbe stato in grado, con la sua conflittualità intrinseca verso l'organizzazione del lavoro capitalistico, di destrutturare l'impalcatura immobilistica dellarappresentanza sindacale e del riformismo dei partiti della sinistra portando all'interno della fabbrica (e fuori) una lotta radicale e spontanea che, una volta indirizzata politicamente, avrebbe configurato l'inizio di un processo rivoluzionario. Questo processo di autorganizzazione e di "spontaneismo" delle lotte prefigurava il concetto chiave di "autonomia operaia" (da cui nascerà successivamente l'omonima soggettività politica), che insieme alla formula del "rifiuto del lavoro" costituiva l'impalcatura fondamentale dell'azione politica di Pot.Op. Sulla base di questo indirizzo gli slogan più utilizzati da Potere Operaio in relazione alle lotte operaie erano appunto legati alla questione del salario e al lavoro in termini di tempo e nocività: "Più soldi, meno lavoro" e "lavorare meno, lavorare tutti".
Il centralismo operaio e del mondo della fabbrica nel contesto metropolitano nell'azione politica di Pot.Op. è stato l'elemento distintivo del gruppo (insieme a Lotta Continua che, seppur con differenze, condivideva questa impostazione) dal resto della sinistra extraparlamentare, orientata da un lato ad impostazioni estreme-ortodosse del marxismo-leninismo, dall'altro all'influenza dei movimenti rivoluzionari internazionali, dal terzomondismo di ispirazione guevarista almaoismo "contadino" e alla rivoluzione culturale.



Dirigenti, membri e simpatizzanti conosciuti [modifica]
• Segretario Nazionale di"Potere Operaio" fu Franco Piperno.
Il gruppo dirigente era costituito da:
• Toni Negri
• Sergio Bologna
• Oreste Scalzone
• Lanfranco Pace
• Tra i membri più importanti:
• Massimo Cacciari
• Francesco "Cecco" Bellosi
• Valerio Morucci
• Adriana Faranda
• Franco Berardi
• Gianni Sbrogiò
• Italo Sbrogiò
• Emilio Vesce
• Paolo Virno
• Giambattista Marongiu • Giorgio Pietrostefani
• Francesco "Pancho" Pardi[2]
• Andrea Colombo
• Paolo Mieli
• Fiorella Farinelli
• Ritanna Armeni
• Gaetano Pecorella
• Enzo Traverso
• Alberto Magnaghi

Bibliografia

=======================

• Lanfranco Pace

Da anni collaboratore di Giuliano Ferrara al Foglio. Sostenitore di Silvio Berlusconi.


• Massimo Cacciari

Poi Pc, Margherita, Pd, oggi vicino alla destra che si fa chiamare “centro”.


• Valerio Morucci
• Adriana Faranda

Brigatisti rossi


• Paolo Mieli

Presidente RCS


• Gaetano Pecorella

Avvocato e parlamentare di Berlusconi. Oggi montiano.
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Sotto le macerie - 56
Cronaca di un affondamento - 5

Il buio oltre la siepe - 2


Merli di tutto il mondo,....unitevi...

Se qualcuno pensava che il duca conte Max, rimanesse fuori dalla politica si sbagliava alla grande.


Corriere 15.1.13

Il piano del segretario per i «ruoli chiave»
Pronto l'accordo: D'Alema agli Esteri Vendola vice, Saccomanni all'Economia

di Maria Teresa Meli

ROMA — Per il Pd l'esito delle elezioni è ancora incerto. A Largo del Nazareno c'è chi dà per perse, almeno al momento, due regioni come il Veneto e la Sicilia e per incerte la Lombardia e la Campania. Tant'è vero che ieri il capogruppo Dario Franceschini a nome del Partito democratico ha chiesto a Leoluca Orlando di convincere Ingroia a un patto di desistenza: «La vostra lista in Sicilia, Campania e Lombardia può farci perdere la maggioranza a palazzo Madama». Il Pd, che per ottenere la desistenza dovrebbe imbarcarsi tre esponenti della Lista Ingroia (questa almeno è la richiesta di Rivoluzione civile) avrebbe voluto che fosse Vendola a condurre la mediazione, ma il governatore della Puglia ha preferito lasciare il compito al partito maggiore della coalizione di centrosinistra.
Eppure, nonostante l'incertezza del Senato continui a gravare, a Largo del Nazareno si pensa già agli assetti del futuro. La speranza è che Ingroia alla fine abbassi la testa e le pretese. E se non dovesse accadere, allora sarà l'appello al voto utile a dargli il colpo di grazia. Perciò nei corridoi della sede nazionale del Partito democratico si rincorrono già le voci dei futuri organigrammi.
Il patto siglato mesi fa tra i maggiorenti del partito è saltato dopo l'apparizione di Renzi. Ma è stato subitamente sostituito da un altro accordo che dovrebbe accontentare un po' tutti. Intanto una poltrona sembra sicura: quella della presidenza della Camera. Andrà a Dario Franceschini. Al Senato la questione è più delicata. Anna Finocchiaro è in pole position, ma quel posto potrebbe essere usato nella trattativa con i centristi. Non a caso Pier Ferdinando Casini, che ha fatto qualche pensierino su quella poltrona, ha mostrato un certo stupore quando è venuto a sapere che Finocchiaro è candidata al Senato. Raccontano però che l'esponente del Pd nutra qualche ambizione in più e accarezzi l'idea di essere la prima donna al Quirinale. Questa però è un'altra casella ancora non definita. Il primo obiettivo di Pier Luigi Bersani è quello di «cambiare il Porcellum». «Non dovremo attendere cinque anni — è il ritornello del segretario del Pd — per mettere mano alla riforma elettorale: la prossima dovrà essere una legislatura riformatrice anche sul piano istituzionale». E il Colle potrebbe essere un posto chiave per allargare lo spettro delle forze politiche con cui siglare un'intesa per abolire il Porcellum. Perciò a questo punto appare improbabile che possano andarci Mario Monti o Romano Prodi, per quanto quest'ultimo abbia più chance del primo. C'è infatti chi giura di aver sentito Silvio Berlusconi dire che potrebbe votare il suo avversario di un tempo per mettere in difficoltà il Pd nei rapporti con i centristi. O comunque un altro esponente del centrosinistra sempre per mettere in imbarazzo i Democrat.
A palazzo Chigi gli scenari futuri sono assai più semplici da prevedere. Tutti scommettono che appena Bersani varcherà quella soglia chiamerà Vasco Errani. Sarà il presidente della giunta regionale dell'Emilia-Romagna il Gianni Letta del leader del Pd. Del resto, in questi giorni Errani ha assunto già le funzioni da sottosegretario del Consiglio perché è lui che sta portando avanti tutte le trattative per conto di Bersani. Con il segretario del Partito democratico al governo bisognerà dare una guida al Pd. In questo senso regge ancora l'ipotesi di affidare questo ruolo a Fabrizio Barca. E infatti tutti hanno notato come l'Unità da qualche tempo in qua stia dando spazio al ministro per la Coesione territoriale.
A fianco di Bersani, come vice premier, ci sarà Nichi Vendola, che alla stregua di Veltroni, dovrebbe prendere i Beni culturali. Mentre per un altro esponente di Sel, l'ex segretario di Rifondazione Franco Giordano, è previsto un posto di peso nel governo. Massimo D'Alema pensa all'Europa, ma si vedrebbe bene anche alla Farnesina. Per Fabrizio Saccomanni si parla del ministero dell'Economia, mentre per Laura Puppato di quello dell'Ambiente. Dovrebbe andare al governo anche Graziano Delrio. In questo caso è più che probabile che Matteo Renzi prenda il suo posto alla presidenza dell'Anci.
mariok

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da mariok »

Crisi, Banca d’Italia: “L’austerity uccide l’economia? Un falso mito”

Il vicedirettore Rossi: "Non c'è un solo esempio in cui l'aumento di spesa pubblica abbia generato una crescita durevole". Manovre keynesiane? "No, farebbero prendere ai creditori dell'Italia uno spavento terrificante"

di Franz Baraggino | 15 gennaio 2013

“L’austerità che uccide l’economia è un falso mito”. A sostenerlo è la Banca d’Italia, che nelle parole del vicedirettore Salvatore Rossi, a Milano per un seminario economico dell’associazione The Ruling Companies, lancia un vero e proprio avviso ai naviganti. Secondo il dirigente della Banca d’Italia, infatti, in tutta la storia economica non c’è un solo esempio in cui l’aumento di spesa pubblica abbia generato una crescita sostenuta e durevole. Niente “manovre keynesiane che spaventino i mercati”, dunque, con buona pace degli estimatori nostrani del Nobel Paul Krugman. Ma soprattutto di chi, da destra a sinistra, già promette un’inversione di rotta rispetto al rigore dei tecnici.

Nei giorni in cui lo stesso Mario Monti promette di voler abbassare le tasse e il dibattito pre-elettorale divide la politica sull’opportunità di modificare la rotta indicata dal governo tecnico, a tenere dritta la barra ci pensa la Banca d’Italia. Il vicedirettore Rossi respinge le tesi che consigliano di affrontare la crisi della zona euro affidando al settore pubblico il compito di colmare il deficit di spesa di famiglie e imprese. “In un’economia come la nostra – spiega Rossi – con una storia pregressa di eccesso di spesa pubblica, di debito pubblico innalzato sistematicamente, una manovra keynesiana ortodossa consistente farebbe prendere ai creditori dell’Italia uno spavento terrificante”.

Il recente abbassamento dello spread, intorno a quota 270 punti, rifletterebbe per lo più il salvataggio della moneta unica, spiegano quelli della Banca d’Italia. Scongiurato il pericolo di uscita dall’euro, il rischio di assistere alla riconversione dei titoli di Stato nelle monete pre-euro sarebbe infatti rientrato, ridimensionando la sfiducia dei mercati in paesi come l’Italia. “Ma noi veniamo da un lungo periodo di incapacità di crescita duratura – ammonisce il dirigente di Palazzo Koch – Un problema strutturale che da solo vale 200 punti di Pil, indice di rischio effettivo del nostro sistema economico”. La scommessa italiana, pare, è tutta qui. In quella tendenza a spendere troppo e male che, secondo il vice di Bankitalia, non si risolve con il ricorso alla spesa pubblica. Insomma, manovre come quelle suggerite dal premio Nobel Paul Krugman non possono trovare applicazione nel sistema Italia, dove, spiega ancora Rossi, “la vulgata nostrana trasformerebbe il ragionamento keynesiano in un’indicazione di politica economica di lungo periodo, spaventando i mercati e finendo per annullare o ribaltare del tutto i benefici della manovra stessa”.

Bene. Ma allora che si fa? “Bisogna ragionare sul tasso di tendenza strutturale di crescita – risponde Rossi nella sua relazione – ben oltre i cicli economici dei quali possiamo ragionare secondo la ricetta keynesiana di Krugman”. In altre parole, ci vuole una strategia di lungo periodo, una volta per tutte. “Il sistema privato deve essere messo nelle condizioni di fare costantemente innovazione e ricerca dell’efficienza – conclude Rossi – Questi sono i veri motori dello sviluppo”. Una visione che consegna al settore pubblico il compito di fornire servizi efficienti e regole favorevoli al lavoro degli agenti economici, “che vanno messi al riparo dalle distorsioni che derivano dai fallimenti del mercato”. Ultimo ma non ultimo, aggiunge Rossi, “allo Stato va il compito garantire una redistribuzione del reddito secondo principi di equità”. Niente di più. Calma e gesso, dunque, perché “rivedere la composizione del nostro bilancio è possibile – sostiene Rossi commentando l’intenzione di Monti di abbassare le tasse – ma archiviare il rigore è un rischio che non ci possiamo permettere”.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/01 ... to/470877/
Amadeus

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da Amadeus »

camillobenso ha scritto:Sotto le macerie - 56
Cronaca di un affondamento - 5

Il buio oltre la siepe - 2


Merli di tutto il mondo,....unitevi...

Se qualcuno pensava che il duca conte Max, rimanesse fuori dalla politica si sbagliava alla grande.
.
ANSA) - ROMA, 16 GEN - ''A maggior ragione dopo le riforme del governo Monti, non ho l'eta' per andare in pensione. Io voglio continuare a fare politica che non e' solo stare in Parlamento ma e' impegno''. Cosi' Massimo D'Alema, a Tgcom24, spiega perche', pur rinunciando al Parlamento, e' ancora attivo in vista della campagna elettorale.
mariok

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da mariok »

camillobenso ha scritto:
Il piano del segretario per i «ruoli chiave»
Pronto l'accordo: D'Alema agli Esteri Vendola vice, Saccomanni all'Economia

di Maria Teresa Meli

ROMA — Per il Pd l'esito delle elezioni è ancora incerto. A Largo del Nazareno c'è chi dà per perse, almeno al momento, due regioni come il Veneto e la Sicilia e per incerte la Lombardia e la Campania. Tant'è vero che ieri il capogruppo Dario Franceschini a nome del Partito democratico ha chiesto a Leoluca Orlando di convincere Ingroia a un patto di desistenza: «La vostra lista in Sicilia, Campania e Lombardia può farci perdere la maggioranza a palazzo Madama». Il Pd, che per ottenere la desistenza dovrebbe imbarcarsi tre esponenti della Lista Ingroia (questa almeno è la richiesta di Rivoluzione civile) avrebbe voluto che fosse Vendola a condurre la mediazione, ma il governatore della Puglia ha preferito lasciare il compito al partito maggiore della coalizione di centrosinistra.
Eppure, nonostante l'incertezza del Senato continui a gravare, a Largo del Nazareno si pensa già agli assetti del futuro. La speranza è che Ingroia alla fine abbassi la testa e le pretese. E se non dovesse accadere, allora sarà l'appello al voto utile a dargli il colpo di grazia. Perciò nei corridoi della sede nazionale del Partito democratico si rincorrono già le voci dei futuri organigrammi.
Il patto siglato mesi fa tra i maggiorenti del partito è saltato dopo l'apparizione di Renzi. Ma è stato subitamente sostituito da un altro accordo che dovrebbe accontentare un po' tutti. Intanto una poltrona sembra sicura: quella della presidenza della Camera. Andrà a Dario Franceschini. Al Senato la questione è più delicata. Anna Finocchiaro è in pole position, ma quel posto potrebbe essere usato nella trattativa con i centristi. Non a caso Pier Ferdinando Casini, che ha fatto qualche pensierino su quella poltrona, ha mostrato un certo stupore quando è venuto a sapere che Finocchiaro è candidata al Senato. Raccontano però che l'esponente del Pd nutra qualche ambizione in più e accarezzi l'idea di essere la prima donna al Quirinale. Questa però è un'altra casella ancora non definita. Il primo obiettivo di Pier Luigi Bersani è quello di «cambiare il Porcellum». «Non dovremo attendere cinque anni — è il ritornello del segretario del Pd — per mettere mano alla riforma elettorale: la prossima dovrà essere una legislatura riformatrice anche sul piano istituzionale». E il Colle potrebbe essere un posto chiave per allargare lo spettro delle forze politiche con cui siglare un'intesa per abolire il Porcellum. Perciò a questo punto appare improbabile che possano andarci Mario Monti o Romano Prodi, per quanto quest'ultimo abbia più chance del primo. C'è infatti chi giura di aver sentito Silvio Berlusconi dire che potrebbe votare il suo avversario di un tempo per mettere in difficoltà il Pd nei rapporti con i centristi. O comunque un altro esponente del centrosinistra sempre per mettere in imbarazzo i Democrat.
A palazzo Chigi gli scenari futuri sono assai più semplici da prevedere. Tutti scommettono che appena Bersani varcherà quella soglia chiamerà Vasco Errani. Sarà il presidente della giunta regionale dell'Emilia-Romagna il Gianni Letta del leader del Pd. Del resto, in questi giorni Errani ha assunto già le funzioni da sottosegretario del Consiglio perché è lui che sta portando avanti tutte le trattative per conto di Bersani. Con il segretario del Partito democratico al governo bisognerà dare una guida al Pd. In questo senso regge ancora l'ipotesi di affidare questo ruolo a Fabrizio Barca. E infatti tutti hanno notato come l'Unità da qualche tempo in qua stia dando spazio al ministro per la Coesione territoriale.
A fianco di Bersani, come vice premier, ci sarà Nichi Vendola, che alla stregua di Veltroni, dovrebbe prendere i Beni culturali. Mentre per un altro esponente di Sel, l'ex segretario di Rifondazione Franco Giordano, è previsto un posto di peso nel governo. Massimo D'Alema pensa all'Europa, ma si vedrebbe bene anche alla Farnesina. Per Fabrizio Saccomanni si parla del ministero dell'Economia, mentre per Laura Puppato di quello dell'Ambiente. Dovrebbe andare al governo anche Graziano Delrio. In questo caso è più che probabile che Matteo Renzi prenda il suo posto alla presidenza dell'Anci.
Manca una pedina: Rosy Bindi, mica vogliamo lasciarla disoccupata?

Meno male che il contributo per il rinnovamento ce lo da Sel con Franco Giordano :mrgreen:

Mi sa che stanno facendo i conti senza l'oste (Monti, se non, peggio, il caimano).
paolo11
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da paolo11 »

Va a finire che Monti alla fine passa con il centrodestra.Ora hanno sciolto i dubbi sarà Angelino Alfano, il candidato del centrodestra.
Quindi Berlusconi non è piu candidato.
Che ne pensate?
Ciao
Paolo11
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Sotto le macerie – 57
Cronaca di un affondamento - 6


I trombati e il potere temporale della Chiesa.

Il democristiano di confine, Mario Adinolfi, che era appena giunto in Parlamento nelle file del Pd grazie ad una sostituzione, non appena ha sentito l’odore di sacrestia ha mollato il Pd per la Lista Monti. Non l’hanno preso in considerazione.

*

Dalla destra berlusconiana in rivolta le cose non vanno troppo bene.

L’intervista

Giorgio Staquadanio

“Montiani mi hanno scaricato
è tutto in mano a Sant’Egidio” (Sono ritornati putenti – Diego Abantantuono)

di Fabrizio d’Esposito

……………D>E gli altri trasfughi?

Albertini e Mauro sono stati ridotti al ruolo di testimonial. Cazzola non è in posizione sicura. Monti ha fallito il suo obiettivo.

D>Quale?

Fare il Renzi di centrodestra ma senza primarie. Noi ci siamo offerti per fare una lista per la Camera, avevamo il logo già pronto. Il Pdl si sarebbe spaccato.


D> A chi l’avete chiesto?

A Riccardi, l’organizzatore delle liste Monti. E’ lui che le ha costruite, poi il premier le ha scremate.


D> Riccardi ha un filo diretto con il Papa.

Riccardi è potente, la comunità di Sant’Egidio è il primo partito del polo di Monti. Poi c’è Montezemolo, infine l’Udc. Fli non la considero. (Per Fini e Bocchino basta esserci. Il loro “speriamo che io me la cavo” ha funzionato-ndt)


D> Primo partito è tanto

Riccardi ha riempito le liste di suoi candidati, a scapito di Italia Futura. Dopo le elezioni vedrete che Sant’Egidio potrà fare sulla carta, gruppi propri alla Camera e al Senato…….


^^^^^^^^^^^

Adesso sappiamo chi è l’azionista di maggioranza della Lista Monti. Il Vaticano SpA

Montezemolo quali poteri forti rappresenta?

E le Mafie SpA da chi si fanno rappresentare?
mariok

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da mariok »

Borsellino abbandona Ingroia
"Volevano solo la mia candidatura"

Il fratello del magistrato ucciso in via D'Amelio denuncia che i due candidati del movimento Agende Rosse da lui indicati all'ex pm sono stati inseriti in lista molto indietro dopo esponenti di partito e "volti mediaticamente noti della società civile". E annuncia che non darà più il suo sostegno. Il leader di Rivoluzione civile: "Abbia pazienza, crediamo nella possibilità di mettere insieme energie migliori della societa' civile e della buona politica"

di ALESSANDRA ZINITI

Si allontanano sempre di più le strade di Salvatore Borsellino e Antonio Ingroia. Dopo aver chiesto insistentemente e pubblicamente per giorni la smentita della indiscrezione sulla sua candidatura nelle liste di Rivoluzione civile ( poi arrivata domenica pomeriggio) ora Salvatore Borsellino denuncia pubblicamente che i due candidati del movimento delle Agende rosse da lui indicati all'ex procuratore aggiunto di Palermo per l'inserimento nelle liste, Lidia Undiemi e Benny Calasanzio, sono stati relegati agli ultimi posti dietro esponenti di partiti e volti mediaticamente noti della società civile. E annuncia di non voler più sostenere il movimento di Ingroia.
"I politici sono stati scelti in base alle contrattazioni di vecchio stampo tra i partiti componenti la lista mentre i soggetti della cosiddetta società civile in base alla notorietà ed alla visibilità mediatica che non sempre coincidono con l'impegno civile. A questo punto - dice Borsellino - debbo purtroppo anticipare che difficilmente potrò confermare quell'appoggio che, dopo alcune perplessità iniziali, avevo dto alla lista di Rivoluzione civile".

Poi l'attacco diretto ad Antonio Ingroia. "Probabilmente - chiosa Borsellino - qualcuno era interessato unicamente alla mia candidatura e una volta venuta a cadere questa ipotesi e dopo che io ho preteso con forza una smentita che pure è tardata ad arrivare, non ha ritenuto di volere dare fiducia a questi giovani. Giovani che pure hanno sempre profuso il loro impegno civile anche a sostegno di quei magistrati che, continuando ad indossare la toga, vanno in cerca della Verità e della Giustizia".

"Nutro grande stima, affetto e riconoscenza per l'impegno e la passione profusi in questi anni da Salvatore Borsellino nella lotta per la verita' sulle stagioni piu' buie della nostra storia" gli risponde il leader di Rivoluzione civile, "conoscendolo, capisco anche il suo disappunto per il fatto che la lista civica che abbiamo organizzato contiene anche, al suo interno, esponenti di punta di partito, ma Salvatore deve sapere che noi non siamo antipolitica". "Crediamo - aggiunge Ingroia - nella possibilita' di mettere insieme le energie migliori della societa' civile e della buona politica. Quegli stessi partiti che hanno combattuto dentro e fuori il Parlamento la battaglia per la verita' sulla trattativa Stato-mafia e sulla stagione delle stragi. Da Di Pietro, che si e' sempre speso per la difesa dell'indipendenza della Procura di Palermo, al centro di un incredibile attacco per impedire l'accertamento della verita', a Rifondazione Comunista, che si e' costituita parte civile nel processo sulla trattativa in corso a Palermo. E ancora, da Oliviero Diliberto, fra i pochissimi politici a difendere me e il pool da me coordinato fino alle battaglie dei Verdi contro l'eco mafia. Chiedo a Salvatore Borsellino di avere pazienza perchè i nomi in lista sono stati selezionati in base a storie lunghe e dolenti di impegno civile, spesso segnate da tragedie come quella di Salvatore. Un solo nome per tutti, Franco La Torre".
(17 gennaio 2013)
http://palermo.repubblica.it/cronaca/20 ... /?ref=fbpr
camillobenso
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Iscritto il: 06/04/2012, 20:00

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

paolo11 ha scritto:Va a finire che Monti alla fine passa con il centrodestra.Ora hanno sciolto i dubbi sarà Angelino Alfano, il candidato del centrodestra.
Quindi Berlusconi non è piu candidato.
Che ne pensate?
Ciao
Paolo11

Con un mercante senza regole per cui conta solo e soltanto il suo utile personale, uno che alla mattina la faccia se la lava nel bidet, c’è da aspettarsi di tutto.

Basta pensare che solo un mese fa intendeva candidare Monti alla guida di “tutti i moderati”, mentre oggi dichiara in tutta tranquillità: <<O pensa che gli italiani siano matti o c'è in giro un matto che pensa di essere Monti»

Dal punto di vista dell’analisi strategica una possibilità di questo tipo bisogna prenderla in considerazione, anche se remota.

Bisogna però che tutto questo avvenga dopo il voto, quando lo stallo diventerà evidente. Prima i suoi gli volterebbero le spalle perché il 70 % del suo elettorato odia Monti. Questa, tanto, dovrebbe essere l’ultima corsa della mummia cinese.

Tutto dipenderà da come sono andate le votazioni. Non bisogna mai dimenticare che sono due partiti di destra, quindi affini su molte cose. Molto più affini su tante cose.

Ed è anche possibile che il mercante possa offrire a Monti la presidenza del Consiglio in cambio di protezione dei suoi interessi.

Dall’altra parte a quella poltrona Bersani non intende rinunciarci, soprattutto se vince le elezioni o se diventa il capo del partito di maggioranza relativa. Più volte in questo mese Monti ha lanciato segnali in cui o gli si da quella poltrona oppure torna alla Bocconi che è quanto aspirano i suoi familiari (Otto e mezzo).

Io non vedo come Monti a 70 anni possa adattarsi ad una vita di partito in mezzo a mille puttanate che non fanno parte del suo mondo. Meglio tornare al mondo accademico dove le puttanate sono decisamente inferiori e meno impegnative.

E’ possibile che l’accordo sia quello di portare in Parlamento i due vecchi rottami, Casini e Fini che avrebbero rischiato senza il riparo del loden, i poteri forti dei montezemolati, e il nuovo cospicuo partito dei cattolici di Riccardi al servizio del Vaticano SpA, e poi lasciare se non ottiene il comando della Nave Italia.

Tutto, quindi, dipenderà dai numeri delle elezioni e dalle offerte in campo che faranno Bersani e Berlusconi.
Amadeus

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da Amadeus »

Monti non andrà mai con Berlusconi .
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