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Amadeus

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ROMA - Il premier Monti ha avuto, ieri e oggi, colloqui telefonici con i leader dei partiti che hanno sostenuto il governo Alfano, Bersani e Casini, per parlare dialcune nomine di prefetti, situazione nel Mali e preparazione del Consiglio europeo sul bilancio dell'Ue. Berlusconi intanto sottolinea che «un'intesa fra Pd e Lista Monti è naturale», mentre Maroni glissa sul nome del premier: «Quando vinceremo indicheremo insieme il capo governo al presidente della Repubblica». E candida al Quirinale «Draghi o Finocchiaro. Nuovo attacco di Tremonti al professore: «manovra da 14mld in estate», il premier «non ha mai governato, ha fatto una quantità enorme di errori». Interviene Camusso che sottolinea: «La crisi non è per colpa di Monti ma dei governi di destra».

Contatti telefonici con Monti-Bersani-Casini. «Il Presidente del Consiglio Mario Monti - si legge nella nota della presidenza del Consiglio - ha avuto, ieri e oggi, colloqui telefonici con i leader dei partiti che hanno sostenuto il governo ora in carica per gli affari correnti, Angelino Alfano, Pierluigi Bersani, Pierferdinando Casini. Oggetto dei colloqui sono state alcune nomine di prefetti, la situazione nel Mali e la preparazione del Consiglio europeo sul bilancio dell'Unione europea».

Berlusconi. «È naturale un'intesa tra PD e Lista Monti perchè il premier non ha possibilità di incidere se non appoggiandosi alla sinistra. L'astensionismo è ancora elevato, ma non risolve i problemi. Italiani votino i grandi partiti» ha affermato Silvio Berlusconi in un'intervista a Rai Parlamento a proposito dell'incontro che ci sarebbe stato tra Monti e Bersani per il dopo-voto.

Maroni e il Quirinale. Per il Quirinale andrebbe bene Mario Draghi, ma anche Anna Finocchiaro. Ad affermarlo al Tgcom24 Roberto Maroni. «Draghi mi piace, lo stimo - ha detto Maroni - lui detto di no, e non poteva dire altrimenti. Però vedrei bene anche una donna». Maroni ha ricordato di aver «indicato già in passato un'amica della coalizione avversaria, Anna Finocchiaro». «Pur essendo di sinistra - ha osservato - è equilibrata, di buon senso, non è mossa da pregiudizi. In più è una donna e ha una marcia in più».

Tremonti attacca Monti. «Forse quel Governo non poteva stare in piedi, era passato da Fini a Scilipoti e non saprei dire chi fosse il migliore, ma indubbiamente si era indebolito politicamente. Per far cadere quel Governo è stata fatta cadere l'Italia, perchè tutti quelli che hanno sostenuto e portato al governo Monti dovevano creare un clima di paura». Così Giulio Tremonti, ospite di Rtl 102.5, risponde ad una domanda sul presunto complotto evocato da Berlusconi a proposito della caduta del suo governo.

«Dovevamo andare a votare - dice l'ex ministro - e invece di andare a votare, per creare un Governo che non c'è mai stato in Italia e in Europa, un'entità tecnica mai vista nella storia della democrazia europea, dovevi fare paura. Un Governo nato con la paura muore facendo paura», sottolinea.

Monti «ha fatto una quantità enorme di errori. Monti non ha mai governato, governare è una cosa difficile. Non prendi uno che non ha mai operato e che ha fatto altri mestieri e gli fai governare un grande Paese industriale in crisi. Doveva fare i tagli e un po' di tasse e lui i tagli li ha fatti a luglio sull'anno prossimo e subito ha fatto troppe tasse, non sapendo che troppe tasse non ti danno il gettito, ma la caduta dell'economia, come sulla casa. Quel governo è stato un errore enorme, come la riforma sul lavoro, la riforma Fornero, che come avrete notato è scomparsa, è una boiata pazzesca e contro i giovani, perchè li lascia fuori dal lavoro».

Camusso: la crisi è colpa della Destra. «Non possiamo dire che siamo messi così male per colpa di 13 mesi di governo Monti. Siamo messi così perchè ci sono stati anni di governi di destra che hanno negato la crisi», ha detto il segretario della Cgil, Susanna Camusso, a un incontro con gli studenti dell'Istituto Federico Caffè. «Berlusconi è perfetto come incantatore di serpenti, va in televisione e risale nei sondaggi come se non avesse mai governato», ha aggiunto. :shock: :shock:

«La Cgil non è mai stata tenera con il governo Monti, ma una cosa che non si può dire ed è che è lui che ha peggiorato la crisi. Resta che non condividiamo le sue scelte di rigore», ha aggiunto Camusso. «Ci hanno accusato di essere conservatori - ha rimarcato - ma chi vuole conservare la situazione attuale non è chi, come noi, vuole un grande piano di cambiamento, ma chi chiede solo tagli»

Giovedì 17 Gennaio 2013 - 15:25
Joblack
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Re: Top News

Messaggio da Joblack »

In parte ha ragione Bersani quando dice che non vuole entrare in una campagna elettorale schiava del tatticismo e da cabaret.

E' vero che quella del cabaret è la strada scelta da B. visto che buttare tutto in vacca è quello che piace al suo elettorato.

Secondo me questo clima di cabaret viene sapientemente amplificato da una certa stampa ormai schiava degli scoop (repubblica compresa) e dai giornalisti TV tutti schierati.

Vediamo se Bersani ed Ingroia riusciranno a sottrarsi da questo gioco al massacro mediatico e parlino di cose concrete rifiutandosi di rispondere al gossip.

un saluto
Toro Seduto (Ta-Tanka I-Yo-Tanka)

‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
camillobenso
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Re: Top News

Messaggio da camillobenso »

Joblack ha scritto:In parte ha ragione Bersani quando dice che non vuole entrare in una campagna elettorale schiava del tatticismo e da cabaret.

E' vero che quella del cabaret è la strada scelta da B. visto che buttare tutto in vacca è quello che piace al suo elettorato.

Secondo me questo clima di cabaret viene sapientemente amplificato da una certa stampa ormai schiava degli scoop (repubblica compresa) e dai giornalisti TV tutti schierati.

Vediamo se Bersani ed Ingroia riusciranno a sottrarsi da questo gioco al massacro mediatico e parlino di cose concrete rifiutandosi di rispondere al gossip.

un saluto

Sinora, hanno tutti raccontato delle palle pazzesche. Completamente fuori dalla realtà degli italiani. Ovviamente, il banana, che è il più esperto di tutti le racconta più grosse.

Ma agli effetti pratici, lui racconta palle e sa fare le gag. Gli altri le raccontano in tono minore ma non sanno fare le gag risultano come sempre penosi.

Monti su Rai uno ha raccontato del suo nipotino che all’Asilo viene chiamato Spread.

E in quel momento ti tornano in mente tutte le gag di Crozza su Monti. Mica ci aveva sbagliato. C’è n'è una degli ultimi tempi che è terrificante.


>Vediamo se Bersani ed Ingroia riusciranno a sottrarsi da questo gioco al massacro mediatico e parlino di cose concrete rifiutandosi di rispondere al gossip.<


Spiegami, Jo, perché speri ancora in queste cose.

In questo mezzo secolo, hanno ammaestrato così bene agli italiani, al punto di fargli credere che la “democrazia” consista in una sveltina ogni 5 anni. Non più di 30 secondi nella cabina elettorale.

Poi possono tornare tranquillamente a dormire nel loro sarcofago perché agli affari ci pensano loro.
camillobenso
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Re: Top News

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La Stampa 17.1.13

Su MicroMega
Chi non è proletario alzi la mano
Una condizione che non riguarda più soltanto una classe ma tutti gli uomini: un inedito di Günther Anders

Günther Anders, pseudonimo di Günther Stern (Breslavia, 1902 – Vienna, 1992)


IL NUOVO PROLETARIATO
Non è più definito dagli standard di vita, ma dalla mancanza di libertà: nessuno si può salvare

CHI VA ALLE URNE
Non vota in qualità di «uomo libero» ma di uomo manipolato da media a loro volta manipolati

Non è corretto decretare la fine del proletariato perché non ci sarebbe più alcun proletario, quanto semmai perché oggi difficilmente si troverebbe ancora qualcuno che non lo sia. Il significato di quest’affermazione, che inizialmente può suonare assurda, risulterà chiaro soltanto qualora si stimasse come criterio per definire il proletariato non tanto lo standard di vita, bensì quello di libertà. In tal guisa sarebbero da considerarsi proletari non solo tutti gli operai, i dipendenti e gli impiegati pubblici, sebbene possiedano un’auto propria e addirittura la libertà di scegliere la marca, e benché viaggino ogni anno con l’aereo verso Maiorca o la Thailandia; ma anche i presunti «lavoratori autonomi».
Né i fisici, né gli inventori, né gli ingegneri (per non parlare degli imprenditori costretti a scegliere i loro prodotti in base ai rapporti di mercato) si realizzano per mezzo delle loro attività. O si può forse parlare di «autorealizzazione» quando un ingegnere progetta modelli di alcune parti di macchina, di una determinata macchina, che dovrebbe a sua volta contribuire alla produzione di un’arma atomica? Quest’ingegnere – e con lui il 99% dei suoi colleghi – vive e lavora altrettanto ciecamente di un operaio non-qualificato, il quale, senza sapere a quale scopo, senza che si interessi allo scopo, senza che se ne possa o debba interessare, spinge su e giù una levetta mille volte al giorno, eseguendo sempre lo stesso movimento. [...]
Il nostro essere-proletari consiste nella totale manipolazione della nostra vita, che insidia perfino il mondo e il tempo del nostro ozio e che non consente più a nessuno, neppure a colui che manipola, di riconoscere la propria illibertà. In altre parole: l’illibertà oggi consiste nella totale discrepanza, nella totale mancanza di relazione fra il lavoratore e il prodotto che egli rielabora; fra ciò che fa e l’effetto che contribuisce a provocare o, meglio, di cui è corresponsabile; fra ciò che gli viene venduto come piacere e la felicità che invero gli spetta. Ma non esistendo più il proletariato in quanto «classe» secondo il significato classico – perché oramai tutti appartengono a questa categoria di schiavizzati – viene altresì meno ogni possibile discorso sulla «lotta di classe». E sarebbe altrettanto insensato presentarsi oggi come avanguardisti di una classe che non esiste più; e ripetere ancora il motto «proletari di tutto il mondo, unitevi! ».
Il lavoratore – ma, come vedremo fra poco, non soltanto lui – malgrado il suo diritto di voto, la sua adesione al sindacato ecc., è totalmente privo di libertà, ossia un proletario, per la ragione seguente: non ha la libertà di partecipare alle decisioni su quale prodotto deve creare – o meglio, contribuire a creare; non viene mai consultato sulla questione se i prodotti che egli contribuisce a creare (e gli effetti apocalittici che questi possono comportare) debbano essere in generale creati, oppure no. Così l’Unione Sovietica ha fatto erigere un gran numero di centrali nucleari senza concedere la libertà di discutere dei rischi impliciti in simili progetti. Anche la maggior parte delle grandi potenze industriali dell’Occidente ha fatto costruire le centrali senza consultare i cittadini interessati o le popolazioni minacciate da esse; anzi, senza che le popolazioni potessero accedere a informazioni adeguate per essere anche soltanto nelle condizioni di votare. Hanno piuttosto prodotto (con l’aiuto dei lavoratori naturalmente) la disinformazione mirata e sistematica e l’ignoranza della popolazione. I cosiddetti «responsabili» inoltre, dopo aver fatto costruire gli impianti dei reattori fino a una certa altezza, hanno poi sostenuto che lasciar cadere in rovina progetti sui quali il popolo aveva già investito così tanto capitale e lavoro sarebbe stata un’irresponsabile disgrazia per l’economia della nazione e il diritto al lavoro di ogni cittadino.
Sembra che ogni cittadino, per il semplice fatto d’aver delegato la sua voce, o meglio, la sua opinione, a un rappresentante, partecipi così, quantomeno indirettamente, alle decisioni cruciali. Ma il cittadino che si reca alle urne, un atto che garantisce solo un’apparente libertà, non vota affatto in qualità di «uomo libero», ma di un uomo che è stato manipolato e convinto dai mezzi di comunicazione (già a loro volta manipolati). La sua opinione, che l’opinione che esprime o delega sia davvero la sua, gli è stata in realtà indotta. La parola «opinione» (nonostante il famoso gioco di parole di Hegel) non ha nulla a che fare col possessivo «mio». Anziché dire «chi si esprime [der Meinende] possiede un’opinione [Meinung]», dovremmo dire: «l’opinione possiede chi la esprime». Sempre che si possa ancora chiamare opinione quel che egli «possiede» (per non parlare di quel giudizio che si fonda su una conoscenza specifica).
Ciò che il presunto libero cittadino «possiede» e che lascia esprimere dai suoi rappresentanti è piuttosto un’ignoranza creata (da persone interessate) attorno alla materia che si sta discutendo; un’ignoranza che non si presenta soltanto come opinione, ma come se si trattasse di un fondato giudizio di esperti. Alla creazione e alla diffusione di questa ignoranza – è il coronamento del presunto processo democratico – contribuiscono gli stessi lavoratori o dipendenti (come addetti alla distribuzione del, per esempio). Anche l’auto-istupidimento è un lavoro, per il quale il lavoratore non soltanto si fa pagare: egli addirittura lo rivendica come se fosse un prezioso diritto.
In altre parole: il lavoratore – in Unione Sovietica come negli Stati Uniti – non ha la minima libertà decisionale su ciò a cui deve lavorare. E non possiede ancora la libertà di sentire la mancanza di questa libertà. È talmente privo di libertà che è un proletario.

[Traduzione di Devis Colombo]
camillobenso
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Re: Top News

Messaggio da camillobenso »

Repubblica 17.1.13

La svolta di Obama “Armi d’assalto vietate salviamo i bambini”
Ma il presidente non ha i voti per far approvare misure più restrittive
Non basta il coraggio

di Vittorio Zucconi

WASHINGTON È STATO triste e dolce immaginare che dalla commozione di Obama, dal sorriso dei bambini alla Casa Bianca e dal ricordo dei bambini nel cimitero di Newtown si sia alzato il vento della ragione che scuoterà l’America a mano armata.
SONO tutte apprezzabili le iniziative che ieri il presidente ha firmato, ad appena quattro giorni dal suo insediamento per farne una delle missioni più importanti del secondo mandato, perché, ha detto, nessun diritto sancito dalla Costituzione «è più sacro del diritto di vivere ». È stato bello credere che la lettera di Julia, la ragazzina che gli aveva chiesto di fare tutto quello che è in suo potere per impedire altre stragi, possa davvero aiutare Obama a riprendere quel filo della ragione tante volte afferrato e altrettante volte spezzato. Anche Ronald Reagan che aveva provato nel proprio corpo bucherellato gli effetti del diritto a «portare armi» ci aveva provato. Ora ci sono andati di mezzo i bambini, dunque il vento cambierà, ci promette. Si dice retoricamente che debbano essere loro a cambiare il mondo, e sarebbe bene se ci riuscissero da vivi.
Ma basta guardare oltre le pareti di quell’auditorium dove Obama spiegava di volersi battere per impedire la vendita di armi da guerra come quelle usate nella strage di Newtown, per limitare la capienza di caricatori che oggi possono contenere dozzine di proiettili, per rendere più seri e stringenti i controlli dello Fbi sul commercio d’armi e le valutazioni psichiatriche preventive, e sentire che il vento si affievolisce. E che la tempesta soffia ancora contro le vele del buonsenso.
Circola nelle televisioni nazionali, prodotto e finanziato dalla National Rifle Association, la lobby di armaioli e di armati, uno spot «ripugnante», come lo chiama la Casa Bianca, che accusa Obama di essere soltanto un elitista ipocrita, perché le figlie, studentesse presso il liceo privato di Sidwell Friends a Washington, sono costantemente sotto la protezione del Secret Service. L’idolo dei forsennati del Tea Party che condiziona e ricatta la maggioranza repubblicana alla Camera, il deputato del Kentucky Rand Paul, ha paragonato Obama a re Giorgio III d’Inghilterra, l’autocrate contro il quale i
minutemen, i volontari con lo schioppo si ribellarono conquistando l’indipendenza. Ha promesso di lottare contro «il nuovo monarca americano», con «le unghie e coi denti» e il suo gruppo ha unghie dure e denti lunghi.
Che le 23 proposte del presidente, non ancora tutte spiegate, per limitare, anzi per limare un poco l’insensata armeria privata «pur riconoscendo il diritto a portare armi», come ha detto, siano viste come l’ukaz, l’imposizione, di un autocrate rende bene la misura della follia. E racconta la difficoltà di un’impresa che a persone più ragionevoli apparirebbe non altro che un palliativo, ma ai fanatici appare come l’inizio della fine per le libertà americane e quel diritto alla «vita, alla libertà e alla ricerca della felicità» che la Costituzione garantisce. Ma che è stato negato per sempre «agli spettatori nel cinema del Colorado, agli studenti del Politecnico della Virginia, agli scolari della Sandy Hook elementary di Newtown», ha ricordato Obama, a colpi di fucile d’assalto.
La risposta allo sguardo di quei bambini emozionati e intimiditi, trascinati alla Casa Bianca per fare da coro muto al presidente e al ricordo di quelli che non potranno più parlare è, per chi sta oltre le pareti della ragione, spegnere l’incendio con la benzina. Vendere ancora più armi.
Vogliono armare maestre, insegnanti, bidelli. Trasformare asili, elementari, scuole superiori in fortezze nelle quali miti signore di mezza età coi tacchi bassi, professori stempiati con giacche un po’ lise di tweed, personale di concetto e delle pulizie dovrebbero portare, o custodire nel cassetto della cattedra accanto ai gessi, ai registri e alle matite, Uzi e Smith & Wesson, Kalashikov e M16. Pronti a ingaggiare un Mezzogiorno di Fuoco all’ultimo sangue contro un tiratore deciso a morire, pur di uccidere, dunque indifferente a ogni deterrenza.
Obama non ha, semplicemente, i voti in Parlamento per promuovere leggi più severe e restrittive, come quelle approvate nei giorni scorsi dall’assemblea dello Stato di New York sotto la spinta del sindaco indipendente Bloomberg e del governatore democratico Cuomo, con voto quasi unanime dei due partiti. Lui stesso, anche in campagna elettorale, non aveva mai usato le parole che ha speso ieri, davanti ai genitori dei bambini che non ci sono più e ai bambini che ci sono ancora, per condannare quel commercio di armi al quale la maggioranza dei cittadini resta attaccata.
In una democrazia molto più diretta del parlamentarismo all’europea e delle intermediazioni politiche, l’illusione che la maggioranza produca saggezza è tragicamente smentita nel caso delle armi. Non ci sono molti democratici disposti a rischiare il collo per dire davvero basta, senza coprirsi con qualche repubblicano dietro un voto bipartisan e non ci sono molti repubblicani votati al suicidio elettorale. Il buco aperto in ogni legge, e anche nelle misure firmate da Obama ieri, resta quello delle mostre mercato di armi, dal quale fuoriesce il 40% dell’arsenale venduto senza nessun controllo. E’ stato bello, e malinconicamente inutile, ascoltare un presidente che sa bene quale sarebbe la cosa giusta da fare, chiudere per sempre il rubinetto, ma non ha i voti per farlo.
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Re: Top News

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Corriere 17.1.13

Ora la Spd precipita nei sondaggi


Germania in piena campagna elettorale: cresce il divario fra la cancelliera Angela Merkel e lo sfidante Peer Steinbrueck e, di riflesso, la distanza tra Unione (Cdu-Csu) e socialdemocratici (Spd), che crollano nei sondaggi. Secondo le rilevazioni dell'istituto Forsa, solo il 18% dell'elettorato è a favore di Steinbrueck, mentre il 59 sceglie Merkel. Una situazione che rispecchia anche le preferenze ai partiti: se si votasse domenica, Cdu-Csu prenderebbero il 43% dei consensi (+1% rispetto alla settimana scorsa) mentre l'Spd (nella foto Reuters un manifesto del candidato in Bassa Sassonia Stephan Weil) perde 2 punti e precipita al 23%. Recupera ma resta sotto la soglia di eleggibilità (il 5%), l'Fdp, con solo il 3% dei consensi, a pochi giorni dalle elezioni regionali della Bassa Sassonia dove è in gioco il futuro del leader liberale Philipp Roesler, (ma qui secondo i sondaggi raggiungere il 5% non sarebbe impossibile). Verdi e Linke perdono entrambi un punto, toccando il 14 e l'8%. Recuperano un punto i Pirati, che restano però, col 4%, al di sotto del limite necessario a entrare al Bundestag
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Re: Top News

Messaggio da camillobenso »

il Fatto 17.1.13

Crisi di nervi
Alemanno, la neve che brucia
Freddo polare sulla Capitale, il sindaco twitta a muso duro
“La Sinistra porta sfiga perché nevichi: non nevica, cretini!”

di Chiara Daina

Diciamolo, Twitter da quando lo usano anche i politici è più divertente. “La sinistra romana prega e porta sfiga perché nevichi: non sanno più a cosa attaccarsi”, ha cinguettato ieri il sindaco di Roma Gianni Alemanno contro le ironie di chi minacciava il maltempo nella capitale. “La vostra faziosità è atmosferica. Non nevica, cretini”, seconda replica, dal tono più deciso. Alla fine non resiste e li prende in giro: “Dai ragazzi, non fate così: l’inverno è ancora lungo, avrete altre possibilità”.
Con siparietti del genere, più o meno leggeri, i nostri politici sono convinti di esaltare i propri elettori e di conquistarne di nuovi. Il microblogging si trasforma in una vera e propria tribuna politica portatile. Sì, perché le battute di segretari di partito, presidenti, onorevoli e ministri si leggono direttamente su smartphone, tablet e pc, seduti sul wc o sul treno, in ufficio o sdraiati sul divano di casa. Quello che sta succedendo, si sa, è rivoluzionario. Sfondato il confine tra pubblico e privato. Bruciata ogni gerarchia tra noti e ignoti. Chi l’avrebbe mai detto che perfino il Papa, sovrano del Vaticano, creasse il suo account? Con il nome @Pontifex oggi scrive in otto lingue. Il profilo italiano è stato inaugurato il 12 dicembre e il primo cinguettio, inviato da un iPad, è stato immortalato dalle telecamere e ripreso da tutti i tg.
RITORNIAMO dentro i confini dello Stato italiano e proviamo a stendere una graduatoria della nuova galassia politica sotto l’egida dell'uccellino azzurro. Dei principali candidati in corsa per le urne del 24 febbraio, Beppe Grillo si aggiudica lo scalino più alto del podio virtuale: con quasi 820 mila follower e 7.331 tweet. Nella pratica, la rete è sempre stata, e sarà, la sede del Movimento 5 stelle. Dopo le primarie sul web, se vince le elezioni vuole per il suo gruppo parlamentare solo online. Dal suo account lancia di tutto Grillo: idee, insulti, consigli e pareri, con tanto di video e foto. Super tecnologico anche Nichi Vendola: seguito da oltre 284 mila utenti e un repertorio di 7210 messaggi, che molto spesso riportano le sue dichiarazioni nelle varie trasmissioni tv. Per lui Twitter è un megafono. Terzo in classifica il segretario dei democratici Pier Luigi Bersani: 228.194 follower e 4.857 tweet. “Il nuovo disco di Gianna Nannini è bellissimo - ha digitato ieri sera Bersani - ho scelto la sua canzone “Inno” e da domani accompagnerà il Pd”. Sappiatelo.
Tolto il loden, il premier uscente Mario Monti si è buttato in politica e per dimostrare che questa volta fa sul serio non poteva non imparare a cinguettare. Data di esordio: 23 dicembre 2012 (quasi un regalo di Natale). Il caso Monti è il più impressionante: in meno di un mese ha raccolto 180 mila tifosi offrendo 59 messaggi. Su Twitter si è scatenato. Il 5 gennaio si è messo ha rispondere a tutte le domande degli utenti, sfoggiando pure le faccine, come questa: “Twitter time over:' ( Non vorrei fermarmi più! Ma se continuo a twittare non preparo le liste per raccogliere le firme. Grazie! #MontiLive”. Si è stupito pure lui (sempre in modo sobrio): “Mi sento io stesso un po’ pioniere”. Seguono nella lista dei politici più tecnologici: Di Pietro (154.919 follower), Casini (96.706), il “Celeste” Formigoni (52.404, con questa didascalia sotto la foto: “L’unione fa la forza anche su Twitter”), Fini (41.948). Infine, Silvio Berlusconi, un neofita: 11.226 follower.
Grande escluso il leader del Carroccio Umberto Bossi. Forse per restare fedele alle tradizioni longobarde, primitive. O perché teme troppo il giudizio del pubblico. Da sancta sanctorum ad agenda politica, da diario a frasario, il regno del passerotto è multiuso e incontra i gusti di tutti. Non ci sono regole. E si vede. Ma, di solito, il bon ton salva sempre.
paolo11
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Re: Top News

Messaggio da paolo11 »

In questo mezzo secolo, hanno ammaestrato così bene agli italiani, al punto di fargli credere che la “democrazia” consista in una sveltina ogni 5 anni. Non più di 30 secondi nella cabina elettorale.
Poi possono tornare tranquillamente a dormire nel loro sarcofago perché agli affari ci pensano loro.

Camillobenso.
.......................................................
Noi una vera democrazia non l'abbiamo mai avuta.Prima per motivo dei due blocchi che si contraponevano USA . URSS.
Si pensava che dopo cambiassero le cose invece non è cambiato nulla.
Siamo il fanalino di coda come democrazia in Europa.
Ciao
Paolo11
Joblack
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Iscritto il: 21/02/2012, 22:08

Re: Top News

Messaggio da Joblack »

se vogliamo salvare la democrazia bisogna mettere in opera una seria legge sulla formazione dei movimenti quindi partiti per l'effettiva rappresentanza democratica nelle istituzione, inoltre bisogna aumentare gli strumenti di democrazia diretta toglindo il quorun ai referendum abrogativi aggiungendo anche il referendum propositivo.

Inoltre i rappresentanti dei partiti eletti possono essere in ogni momento revocati dagli elettori iscritti in appositi elenchi pubblici.

Bisogna inserire per legge il limite del doppio mandato come parlamentare ma anche come amministratore, ministro, consigliere, presidente di regione e provincia, sindaco, amministratori, presidente del consiglio, presidente delle 2 camere, ecc. ecc. eliminando per sempre il professionismo in politica.

Abolizione totale del finanziamento pubblico ai partiti, lo Stato non da mai soldi ma strutture pubbliche in comodato d'uso gratuito.

Si faranno mai?

Non credo.
Ultima modifica di Joblack il 18/01/2013, 14:46, modificato 2 volte in totale.
Toro Seduto (Ta-Tanka I-Yo-Tanka)

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camillobenso
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Re: Top News

Messaggio da camillobenso »

paolo11 ha scritto:In questo mezzo secolo, hanno ammaestrato così bene agli italiani, al punto di fargli credere che la “democrazia” consista in una sveltina ogni 5 anni. Non più di 30 secondi nella cabina elettorale.
Poi possono tornare tranquillamente a dormire nel loro sarcofago perché agli affari ci pensano loro.

Camillobenso.
.......................................................
Noi una vera democrazia non l'abbiamo mai avuta.Prima per motivo dei due blocchi che si contraponevano USA . URSS.
Si pensava che dopo cambiassero le cose invece non è cambiato nulla.
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Ciao
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