Come se ne viene fuori ?

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camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Amadeus ha scritto:Monti non andrà mai con Berlusconi .

Se gli offre la presidenza del Consiglio, sì. Se no se ne torna alla Bocconi. Bersani nell'estate scorsa durante i saldi si è comprato un bel paio di scarpe da sfoggiare nei prati della Casa Bianca. A quella poltrona non rinuncia.


PS. Il Monti bis offerto da Bersani manda a monte i piani di D'Alema ministro degli Esteri.
Amadeus

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da Amadeus »

Nein zien
Monti non farebbe mai parte di un governo ( specie come pdc) incontrollabile e impresentabile ... ma ce lo vedi con tremonti ? o magari berlu che gli fa da minsitro dell'economia ?
quello una rispettabilità ce l'ha.
monti ha detto che per NON essere PDC dovrebbe fare parte di un governo che condivide il 98% della sua agenda... les jeux sont faites.
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Amadeus ha scritto:Nein zien
Monti non farebbe mai parte di un governo ( specie come pdc) incontrollabile e impresentabile ... ma ce lo vedi con tremonti ? o magari berlu che gli fa da minsitro dell'economia ?
quello una rispettabilità ce l'ha.
monti ha detto che per NON essere PDC dovrebbe fare parte di un governo che condivide il 98% della sua agenda... les jeux sont faites.

Allora torna alla Bocconi dopo aver tirato la volata a Fini, Casini, Monteprezzemolo al Vaticano SpA, l'azionista di maggioranza.

******

L'azionista di maggioranza


STRACQUADANIO, STRA-TROMBATO –

FATTO FUORI DA MONTI, VUOTA IL SACCO: “RICCARDI È L’ORGANIZZATORE DELLE LISTE DI MONTI. LE HA RIEMPITE DI SUOI CANDIDATI, A SCAPITO DI “ITALIA FUTURA”. DOPO LE ELEZIONI SCOPRIRETE CHE SANT’EGIDIO È IL PRIMO PARTITO DEL POLO E POTRÀ FARE, SULLA CARTA, GRUPPI PROPRI AL SENATO E ALLA CAMERA -

FINI VOLEVA UNA LISTA COMUNE CON NOI EX PDL. FORMIGONI HA CHIESTO UN SEGGIO SICURO AL SENATO: CASINI HA MESSO IL VETO SU DI LUI”…



Fabrizio d'Esposito per "il Fatto Quotidiano"

Una telefonata accorcia la speranza e devia il destino verso orizzonti senza certezze. Montecitorio giovedì 10 gennaio. In teoria, manca un solo giorno alla chiusura della lista unica di Monti per il Senato, Regione per Regione. In realtà, i preziosi tabulati compaiono tra sabato e domenica.


Quel giovedì, da un dettaglio Giorgio Stracquadanio realizza che non c'è più niente da fare: "Quando ho saputo che Fabio Gava era sceso al terzo posto in Veneto ho capito che era finita. Gava doveva essere il capolista per il Senato in quella regione". Ex superfalco berlusconiano, Stracquadanio è stato uno dei primi montiani di provenienza Pdl. Nella prossima legislatura non ci sarà.

Lei e Isabella Bertolini, altra storica ex berlusconiana, avete presidiato il Transatlantico per una settimana in attesa della buona novella.
È stata una trattativa lunga, tante telefonate e riunioni tra la Camera e la sede di Italia Futura.

Un seggio costa fatica.
Mi creda, il punto è stato politico, nessuno di noi è andato avanti per conto proprio, chieda pure a Isabella o a Pecorella.


Però Gava ce l'ha fatta, l'unico del vostro gruppo di "Popolari italiani per Monti". Senza contare Albertini, Mauro e Cazzola arrivati direttamente dal Pdl.
Alla fine Gava è entrato in quota Italia Futura, ma la trattativa è stata con il gruppo.


E gli altri transfughi?
Albertini e Mauro sono stati ridotti al ruolo di testimonial, Cazzola non è in posizione sicura. Monti ha fallito il suo obiettivo.

Quale?
Fare il Renzi di centrodestra, ma senza primarie. Noi ci siamo offerti di fare una lista per la Camera, avevamo il logo già pronto. Il Pdl si sarebbe spaccato.

A chi l'avete chiesto?
A Riccardi, l'organizzatore delle liste di Monti. È lui che le ha costruite, poi il premier le ha scremate.


Riccardi ha un filo diretto con il Papa.
Riccardi è potente, la comunità di Sant'Egidio è il primo partito del polo di Monti. Poi c'è Montezemolo, infine l'Udc. Fli non la considero.

Primo partito è tanto.
Riccardi ha riempito le liste di suoi candidati, a scapito di Italia Futura. Dopo le elezioni scoprirete che Sant'Egidio potrà fare, sulla carta, gruppi propri al Senato e alla Camera.


Per questo vi ha detto no?
Non è stato lui. Riccardi ci ha comunicato che sulla nostra lista per la Camera c'erano due veti.

Altre telefonate convulse.
Sono stati Casini e Fini a dire no. Casini perché temeva che gli equilibri si spostassero a nostro favore, facendo diminuire la sua quota al Senato nella lista unitaria.

Fini, si può immaginare. Lei, da berlusconiano, ha teorizzato il metodo Boffo per Montecarlo.
Non c'entra nulla. Nella coalizione Fini vuole fare il migliore perdente sotto la soglia del due per cento. Così Fli entra alla Camera. Con noi avrebbe avuto un pericoloso concorrente.


Vi siete parlati?
Certamente. Ci ha anche proposto di fare liste comuni con Fli.


Fini e Stracquadanio insieme, da fantapolitica.
Abbiamo detto no. Ecco, in questo caso il passato ha pesato. I nostri elettori di area Pdl non avrebbero capito, viceversa i suoi. Sarebbe stato inopportuno.

Fallita la Camera, avete sperato nel Senato. Riccardi l'ha tirata per le lunghe.
Il gruppo di riferimento sono stati lui, Moavero e Toniato.

Tutti fedelissimi di Monti.
A un certo punto abbiamo delegato le trattative a Mario Mauro, dimessosi dal Pdl.


Nuovo giro di riunioni.
Abbiamo dato un contributo quotidiano alla discussione. Poi la trattativa si è complicata.

Un calvario.
Al tavolo si è seduto pure Formigoni. Da Monti voleva un seggio sicuro al Senato e anche la possibilità di fare liste parallele.


Formigoni sarebbe stato imbarazzante.
In Lombardia il Pdl ha ancora il suo peso. È stato Casini a dire no a Formigoni.

Quanti posti sicuri erano in ballo per voi al Senato?
Basta contare alcune regioni: Lombardia, Campania, Puglia, Lazio, Veneto, Sicilia.

Sei seggi, uno per regione.
Con noi c'era anche Alfredo Mantovano.

Com'è svanito il sogno?
Mi ha avvisato Mario Mauro: "Monti ha fatto una scelta diversa". Come però le ho detto avevo capito tutto dalla retrocessione di Gava.


Addio politica.
Per niente, sono già al lavoro.

Dove?
Ho un ruolo di primo piano al fianco di Albertini per le regionali in Lombardia. Mi ha chiesto di candidarmi ma ho detto no, preferisco coordinare la campagna elettorale. Tra un'ora ho una riunione.
Amadeus

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da Amadeus »

l'avevo già letta , l'ennesima esternazione di stracquadanio .... che è uno dei grandi protagonisti della "grande depressione" di omnibus e co.... il "niente mischiato col nessuno", si dice in sicilia.
Monti ha scremato molta gente, figurati se si teneva i fedelissimi " faccia come il kiulo" del mignottaro.
Che poi abbia scelto "altro e male" , possiamo discuterne, non dico di no.
proprio tu che conosci MIlano, i milanesi, certi ambienti dell'imprenditoria e della finanza sai benissimo che uno snob come MOnti non ha niente che spartire con un bauscia parvenu come B . in certi ambienti non puoi risolvere tirando fuori la gnocca dal cilindro.
( scusate la volgarità)
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Amadeus ha scritto:l'avevo già letta , l'ennesima esternazione di stracquadanio .... che è uno dei grandi protagonisti della "grande depressione" di omnibus e co.... il "niente mischiato col nessuno", si dice in sicilia.
Monti ha scremato molta gente, figurati se si teneva i fedelissimi " faccia come il kiulo" del mignottaro.
Che poi abbia scelto "altro e male" , possiamo discuterne, non dico di no.
proprio tu che conosci MIlano, i milanesi, certi ambienti dell'imprenditoria e della finanza sai benissimo che uno snob come MOnti non ha niente che spartire con un bauscia parvenu come B . in certi ambienti non puoi risolvere tirando fuori la gnocca dal cilindro.
( scusate la volgarità)

Da quanto letto a me sembra di capire che il nome del bauscia parvenu, non sia neppure arrivato alla lista Monti, ci hanno pensato Casini e Fini:

Per questo vi ha detto no?
Non è stato lui. Riccardi ci ha comunicato che sulla nostra lista per la Camera c'erano due veti.

Però potrei sbagliarmi
Amadeus

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da Amadeus »

per carità potrei sbagliarmi pure io
Riccardi può anche aver fatto la lista della spesa ma alla fine è Monti che ci mette la faccia, soprattutto in Europa.
la credibilità ( e la parzialità) di stracquadanio poi è un altro fattore di cui tenere conto.
mariok

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da mariok »

Non aver candidato stracquadanio a me sembra cosa buona e giusta, chiunque l'abbia deciso.
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

mariok ha scritto:Non aver candidato stracquadanio a me sembra cosa buona e giusta, chiunque l'abbia deciso.
Che Straquadanio sia stato eliminato dalla corsa parlamentare è certamente cosa buona e giusta. Ma a rigor di logica, se si adotta un determinato principio di valutazione, questo deve essere esteso all’intera assemblea parlamentare uscente e alla nuova assemblea entrante, per il momento in embrione prima di essere sottoposta al vaglio elettorale.

Soprattutto perché la situazione permane gravissima, malgrado i tentativi di copertura della classe politica.

Seguendo questo criterio, super partes, dovrebbero entrare in Parlamento non più di 5-10 persone massimo.

Comunque, la segnalazione dell’articolo non riguardava direttamente Straquadanio e la sua eliminazione, ma come segnalato prima dell’articolo, era la chiarificazione di chi è l’azionista di maggioranza della lista Monti, il Vaticano SpA.

Informazione che temporaneamente va a colmare quanto si poteva supporre dalle grandi manovre che fuoriescono all’esterno.

E’ un ulteriore tassello per decifrare la dichiarazione di Casini fatta a “In onda" sabato scorso quando ha indicato che lui ha lasciato il posto ad una faccia più credibile della sua, che tradotto dal politichese significa che gli ordini del Vaticano SpA, sono quelli di mettersi temporaneamente da parte perché decotto come il precedente cavallo SB, e quindi non utile in questa fase a reggere la disfatta della destra.
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Sotto le macerie – 58
Cronaca di un affondamento - 7

Vu cumprà -1



Milite Ignoto
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
La tomba del Milite Ignoto è una tomba che contiene i resti di un militare morto in guerra, il cui corpo non è stato identificato e che si pensa non potrà mai essere identificato.

È una tomba simbolica che rappresenta tutti coloro che sono morti in un conflitto e che non sono mai stati identificati.

*

Il Costa Concordia davanti all’Isola del Giglio rappresenta l’Italia degli ultimi 2 anni, un Paese affondato.

Il primo comandante Schettino II ha portato Il Concordia Italia in prossimità del luogo di affondamento.

Il secondo comandante Schettino III con il suo vice, Schettino IV stanno compiendo le ultime manovre di affondamento
.




MONTI

1) Dio ci guardi dalla destra e dalla sinistra.



BERLUSCONI

1) Zero tasse a chi assume un giovane – 09/01/2013



BERSANI

1) Bersani: via l'Imu per chi paga fino a 500 euro - 10/01/2013


2) «Noi, nel primo giorno di governo, daremo cittadinanza ai figli degli immigrati. Proporremo una legge sui partiti, sulla trasparenza degli atti pubblici, sulle incompatibilità; proporremo norme contro la corruzione, come il falso in bilancio e l'autoriciclaggio».

3) Bersani cambia idea: no a patrimoniale
'Non sono Robespierre. Rimodulare Imu'
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1) 18 gennaio 2013

Nota personale per il forum.

Se potete acquistate un canotto, anche usato, se necessario di tipo familiare,…….preché l’affondamento è prossimo.

Gli effetti dell’incontro Monti-Bersani dell’altra mattina cominciano a farsi sentire.


***

Elezioni, Bersani cambia idea: “No alla patrimoniale, non sono Robespierre”
Qualche giorno fa aveva detto che pensava a uno scaglionamento sui patrimoni superiori al milione e mezzo. "Il principio è gravare un po’ di più chi possiede grandi patrimoni e alleggerire gli altri” diceva. Intanto smentisce un patto con Monti: "No accordo. Solo civiltà politica"
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 18 gennaio 2013
Commenti (1022)


Patrimoniale sì, patrimoniale no. Pierluigi Bersani ha cambiato idea nel giro di pochi giorni sulla tassazione dei grandi patrimoni.

Oggi ai microfoni di Radio 24 ha spiegato che non è Robespierre e che l’imposta non ci sarà.

Fino a qualche giorno fa però il ragionamento era diverso: ”Eliminare l’Imu per chi sta pagando fino a 400-500 euro”, misura che avrebbe avuto la copertura di una patrimoniale sugli immobili ”fino a 1,5 e mezzo catastale che significa a mercato 3 milioni”. (10 gennaio Porta a Porta su Rai1).

Pochi giorni prima anche la riflessione sull’imposta sulla casa era diversa: “Non possiamo ragionare sull’abolizione dell’Imu, perché servono 20 miliardi.

Dobbiamo lavorare perché le situazioni più deboli vengano alleggerite, e avevamo proposto di affiancare l’Imu con l’imposta sui grandi patrimoni immobiliari. Quando si dice alleggerire l’Imu sulla prima casa, è una cosa che si può fare.

La patrimoniale? La soglia può essere 1 milione e mezzo, 2 milioni. Si può trovare uno scaglionamento. Il principio è gravare un po’ di più su chi possiede grandi patrimoni e alleggerire gli altri” (7 gennaio trasmissione Otto e mezzo su La7). Anche a novembre l’idea di una patrimoniale immobiliare sembrava possibile: ”L’obiettivo è abbassare le tasse sui redditi medio-bassi per incoraggiare i consumi e abbassarle sul lavoro. Sono favorevole ad un’imposta personale sui grandi patrimoni immobiliari mentre su quelli finanziari mi accontenterei di una vera tracciabilità perché tassare tre volte lo zero, se uno non paga le tasse è zero”. (12 novembre confronto su Sky)

Oggi ai microfoni di Radio24 però il ragionamento è un altro: “Non voglio fare Robespierre o Saint-Just: niente patrimoniale ma solo la tracciabilità fiscale”.

L’ex ministro assicura quindi che non pensa a una patrimoniale sui patrimoni finanziari e ricorda che quella immobiliare già c’è e va rimodulata, togliendola a chi quest’anno ha pagato 4-500 euro. “Io non credo a una patrimoniale, l’abbiamo già sugli immobili e si chiama Imu. Su questa penso ci debba essere una maggiore progressività. Per quel che riguarda il resto dei patrimoni non intendo affatto concepire una patrimoniale perché penso che il nostro problema sia la tracciabilità, per una Maastricht della fedeltà fiscale“. Ed è forse questo nuovo pensiero sulle tasse sui patrimoni a far dire a Bersani che con Mario Monti non ci sarà un patto: “Ma no, non so perché si scrivano queste cose, c’è una civiltà di discussione e ci sono in corso scelte di governo, sul Mali, sui bilanci europei e sulle scelte dei prefetti. Poi sulla civiltà politica ognuno ha le sue posizioni e io e Monti, lui è critico rispetto al dibattito attuale e anch’io”.

Quindi niente patrimoniale per i Democratici, ma la possibilità, anche se lontana, di una nuova manovra sì: “La previsione del governo è un po’ ottimistica ma non credo sia saggio continuare a procedere sul Pil con nuove manovre. Non facciamo promesse a vanvera ma procederemo in forme da tali da non deprimere l’economia. Dalle cose che ho detto nessuno può arguire che serva una manovra correttiva.

Dico no a ragionamenti raffazzonati su un tema delicatissimo. Non ho detto che serve una manovra ma attenti a raccontare che siamo a posto. Siamo usciti dal precipizio, ma ci sono ancora una serie di problemi”. “Il problema fiscale c’è ma ricordo che Berlusconi parla di tagli subito, ma con lui la pressione fiscale è aumentata 4 punti e ora è pesantissima. Il problema c’è e bisogna supportare le imprese, la quota lavoro sull’Irap va ridotta e stabilizzata.

Muovere un po’ l’economia per far riprendere i consumi. Mai più un condono. Mai più. Noi lavoriamo per la fedeltà fiscale in modo che ogni euro che ricaviamo lo mettiamo a ridurre le tasse per chi le paga. Se non cominciamo mai non ne usciamo mai”.

Una nuova manovra è ”possibile” anche per il sottosegretario all’Economia Gianfranco Polillo che risponde così in una intervista al Quotidiano Nazionale. “Dobbiamo ancora capire come è andato il fabbisogno dello Stato nel 2012. L’impressione è che le previsioni non siano corrette”. Insomma “siamo messi male” ed è possibile che possa servire “una nuova manovra”. Polillo sottolinea la necessità di un accordo tra Pd e Monti per garantire la stabilità politica chiesta dai mercati.

C’è pessimismo anche sull’Imu: “A giorni avremo i dati, ma è certo che le entrate andranno peggio del previsto: avevamo stimato un incremento del 6,6%, sarà circa la metà” E lo stesso vale per la crescita: “E’ stato previsto un tasso di crescita nel 2013 dello 0,2%, ma la verità è che rischiamo di arrivare a meno 1. E questo avrà riflessi immediati non sul deficit ma sul debito”. Senza contare, ad esempio, che “la cassa integrazione guadagni è finanziata per i primi quattro mesi del 2013, poi non c’è più un euro e il nuovo governo dovrà reperire le risorse necessarie”.

E se dalle urne uscisse un risultato ‘monco’ al Senato per esempio Pd-Sel?: “I mercati entrerebbero in agitazione, lo spread si impennerebbe e di colpo perderemmo quei 4 o 5 miliardi che oggi risparmiamo grazie alla caduta del differenziale tra i nostri titoli di Stato e quelli tedeschi. Un disastro”. Ma il problema non è certo Nichi Vendola: “Sulla sinistra vendoliana esistono molti timori, ma quel che davvero allarma i mercati è la mancanza di stabilità”.

Secondo Polillo “occorerà un cambiamento drastico di politica economica a perire dal rilancio della produttività con ogni mezzo” e probabilmente bisognerà metterà mano alla spesa pubblica: “… gli enti locali succhiano ancora il 57% della spesa corrente… I problemi sono enormi e la campagna elettorale in corso non mi pare stia servendo a preparare il Paese né le forze politiche ad affrontarli”.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/01 ... le/473172/
mariok

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da mariok »

17/01/2013
La bella Italia che non seduce gli italiani

Dopo il caso Dante-Dan Brown: perché le glorie del nostro passato ispirano solo gli stranieri?

MASSIMO GRAMELLINI

E così, dopo aver visitato la Roma dei Papi e il mondo esoterico di Leonardo, nel nuovo thriller di Dan Brown si passeggia tra le strade di Firenze e le pagine infernali di Dante. Dan Brown non sarà un maestro di stile, ma è un’autorità indiscussa in materia di fatturato. Se ogni volta mette l’Italia sullo sfondo dei suoi polpettoni è perché sa che l’Italia fa vendere in tutto il mondo. Non l’Italia di oggi, naturalmente, mediocre sobborgo d’Occidente come tanti altri. L’Italia del passato: le città d’arte del Rinascimento e l’Antica Roma. Gli unici due momenti della storia in cui siamo stati la locomotiva dell’umanità.

E a questo punto, ossessiva, scatta la solita domanda: perché? Perché, se l’Italia fa vendere, a guadagnarci devono essere sempre gli altri? Perché i miti del passato italiano affascinano gli scrittori e i registi stranieri, ma non i nostri?

Al di là delle letture dantesche di Benigni, che sono un’eccezione magnifica ma non esportabile, perché l’Inferno ispira romanzi a Dan Brown e non a Sandro Veronesi (cito lui in quanto bravo e pure toscano), tantomeno al sottoscritto che al massimo potrebbe narrare le imprese di Pulici e Cavour? Perché i telefilm sui Borgia li fanno gli anglosassoni e non un pronipote di Machiavelli? Perché le gesta del Gladiatore sono state narrate da Ridley Scott e non dall’epico Tornatore? Persino lo scrittore-archeologo Valerio Massimo Manfredi, nonostante qualche incursione sporadica nella romanità, preferisce mettere al centro delle proprie saghe i greci Alessandro e Ulisse. Se la tomba dell’eroe di Russell Crowe, scoperta tre anni fa lungo la Flaminia, si trasformerà in un’attrattiva turistica sarà per merito delle associazioni straniere che stanno raccogliendo i fondi necessari al restauro, nel disinteresse impotente del ministero della Cultura, che in Italia dovrebbe contare quanto quello del petrolio in Arabia Saudita, mentre l’opinione comune lo considera una poltrona di serie B.

Ma questo rifiuto pervicace di dare al mondo l’immagine dell’Italia che piace al mondo non riguarda solo gli artisti e i politici. Investe tutti noi. Un bravo psicanalista ci troverebbe materiale per i suoi studi. Sul lettino si dovrebbe sdraiare una nazione intera che si rifiuta orgogliosamente di essere come la vogliono gli altri e desidera invece con tutte le sue forze conformarsi al modello globale, condannandosi alla marginalità. Per quale ragione il passato che affascina e stimola la curiosità e l’ammirazione di turisti cinesi e best-selleristi americani ci risuona così pigro e indifferente? Perché rifiutiamo di essere il gigantesco museo a cielo aperto, arricchito da ristoranti e negozi a tema, che il mondo vorrebbe che fossimo? Forse è presbiopia esistenziale.

L’antica Roma e il Rinascimento, incanti da esplorare per chi vive al di là dell’Oceano, per noi che ci abitiamo in mezzo si riducono a scenari scontati: le piazze del Bernini sono garage e il Colosseo uno spartitraffico. O è la scuola che, facendone oggetto di studio anziché di svago, ci ha reso noioso ciò che dovrebbe essere glorioso. Ma forse la presbiopia e la scuola c’entrano relativamente: siamo noi che, per una sorta di imbarazzo difficile da spiegare, ci ostiniamo a fuggire dai cliché - sole, ruderi, arte e buona tavola – a cui il mondo vuole inchiodarci per poterci amare e invidiare.

L’Italia capitale universale della bellezza e del piacere è l’unico Paese che può scampare al destino periferico che attende, dopo duemila anni di protagonismo, la stanca Europa. Ma per farlo dovrebbe finalmente accettare di essere la memoria di se stessa. Serve una riconversione psicologica, premessa di quella industriale. Serve un sogno antico e grande, mentre qui si continua a parlare soltanto di spread.
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