Come se ne viene fuori ?

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
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mariok

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da mariok »

Amadeus ha scritto: .........
in qualcosa/ qualcuno queste persone devono essere indotte a credere, qualcosa che sia più della forza d'inerzia.
perchè queste persone non sono attratte naturalmente da uno schieramento di sinistra sinistra? perchè non accade?
non si è ancora superata l'ubriacatura del "vorrei ma non posso"?
si è ancora succubi del mondo virtuale televisivo canalecinquestyle dove sono tutti belli, ricchi e fighi?
si vive una doppia vita in una dimensione parallela dove si è tali?
...
Bella domanda. E non credo che la risposta possa essere che il sistema mediatico controlla le coscienze, oscura i fatti, manipola la realtà.

I motivi sono molti. Secondo me uno dei principali è nella scarsa credibilità, concretezza e fattibilità delle proposte.

Esempi potrebbero essercene molti. Prendiamo il problema dei problemi del momento: quello del ruolo e dei disastri della finanza.

La risposta della sinistra è essenzialmente una: nazionalizzare.

Senza però dire nazionalizzare per fare cosa. Gestire meglio? E tutti i disastri delle banche pubbliche (Banco di Napoli, Banco di Sicilia, BNL, Banche IRI come il Banco di Roma di Ventriglia ecc.) si pensa che la gente li abbia dimenticati?

Oggi il livello del disastro va ben oltre le risposte (alquanto semplicistiche) del passato. E forse la gente lo capisce molto di più di quanto immaginiamo.
mariok

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da mariok »

Ultima versione di Ingroia della patrimoniale a Servizio Pubblico.

Tassare i capitali immobiliari e mobiliari solo dei soggetti che hanno un reddito superiore al milione di €.

Cioè un migliaio di persone.

Ma di che parla?
mariok

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da mariok »

Servizio pubblico. Che cabaret!
erding
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Iscritto il: 21/02/2012, 22:55

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da erding »

paolo11 ha scritto:
Joblack ha scritto:Il PDL ha dato la sua ricetta su come risolvere il problema economico dell'italia dopo il voto:

http://www.corriere.it/politica/special ... 2969.shtml

In soldoni:

- BCE come Federal Reserve, creazione eurobond (bisogna vedere cosa ne pensa la Merkel)
- Niente Imu, due sole aliquote e un patto fisco-contribuente. Due aliquote di 23% fino a 43 mila euro 3 33% per quelli superiori (un regalo del 10% in meno di tasse per gli stipendi medi ed altissimi)
- No aumento IVA (1% è gia prevista a giugno)
- No IMU prima casa, IMU rimane ai comuni con azzeramento addizionali.
- No Tobin Tax, ma più imposte sui giochi alcol e sigarette
- Credito d'imposta per aziende che assumono i giovani con irpef e contributi inps
- Taglio spesa pubblica del 2% all'anno x 5 anni
- correzione per gradualità riforma Fornero
- Spesa sanità secondo i costi standard
- Ridurre di 2,5 miliardi la spesa per l'istruzione con inserimento dei privati nella gestione istituti
- Investire 54 miliardi nelle infrastrutture (la mafia degli appalti ringrazia)
- Vendita patrimonio pubblico per 15-20 miliardi l'anno.
- White list aziende contribuenti onesti con riduzione degli oneri burocratici.

.........

Secondo me molta fuffa ... cose viste e riviste ...mai attuate perchè impossibili ... molti denari sugli appalti per ingrossare aziende amiche e le mafie ... togliere alla scuola ... far pagare meno tasse ai ricchi.

Niente di nuovo sotto questo sole.

Potessero saperlo con chiarezza quella massa operaia ed impiegatizia che vota PDL ... scapperebbero inorriditi.

Un mesto saluto
-----------------
Caro Joblack.Macchinette mangia soldi.Uno lo hanno dovuto ricoverare aveva speso 12.000 in poche ore.
Alora il cane si morde la coda.SE poi queste persone si rendono dipendenti dal gioco,che diventa una droga.Alla fine aumentano i costi della sanità.
Ciao
Paolo11
Con la riforma dell’Istruzione si risparmiano 2,5 miliardi
Il Pdl intende continuare la ristrutturazione dell’Istruzione impostata dal governo Berlusconi, la quale — calcola—dal 2013 garantisce un risparmio di 2,5 miliardi all’anno nel settore. L’obiettivo futuro è di arrivare ad aumenti salariali agli insegnanti legati al merito, dunque a un sistema di valutazione di scuole e insegnanti. A questo proposito, ci sarebbero—a parità di saldi di bilancio — risorse annue disponibili per 1,3 miliardi da distribuire alle scuole. «Con questi fondi si potrebbe assicurare una mensilità aggiuntiva agli insegnanti italiani e, su base meritocratica, aumenti di stipendio sostanziali fino a tre mensilità agli insegnanti più bravi». Nel settore della Scuola, il Pdl non prevede privatizzazioni ma si dice interessato a gestioni caratterizzate da «meccanismi privati» che prevedano la gestione diretta da parte delle famiglie e degli enti territoriali, prendendo a modello il sistema olandese.”



Questi son matti, altro che riforma, qui si vuole tagliare ancora sulla scuola PUBBLICA!

“...aumenti salariali agli insegnanti legati al merito, dunque a un sistema di valutazione di scuole e insegnanti”

In Italia !?!?

Come e chi, valuterà il “merito” delle scuole e degli insegnanti?

Tempo fa, parlando con un insegnante delle prove INVALSI (Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione), mi spiegava come queste prove sono il solito grande imbroglio all'italiana.
Molti insegnanti avendo capito fin da subito che si voleva valutare l'apprendimento dello studente per misurare il merito dell'insegnante, e che questo si sarebbe tradotto in risorse economiche, scientemente hanno aiutato gli alunni per far si che tutto risultasse ottimo.

un saluto
Amadeus

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da Amadeus »

mariok ha scritto:Servizio pubblico. Che cabaret!
inguardabile.
resistenza prima del cambio canale = 2 minuti.
Maucat
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Iscritto il: 19/04/2012, 12:04

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da Maucat »

Anch'io non ce la faccio più a vederlo per più di 5 minuti... l'unica cosa che cerco di non perdermi sono le vignette di Vauro alla fine
mariok

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da mariok »

LA BANCA HA EMESSO UNO STRUMENTO FINANZIARIO DAL NOME ESOTICO, IL COSIDDETTO FRESH

Sul disastro del Montepaschi
c'è qualcuno che si è arricchito


Più passano i giorni più la vicenda assomiglia a un groviglio di errori, previsioni sbagliate, fragilità

Il punto è che anche nei disastri finanziari c'è sempre qualcuno più veloce degli altri. Molto più veloce. E che può addirittura riuscire a guadagnarci. Più passano i giorni più la vicenda del Monte dei Paschi assomiglia a un groviglio di errori, previsioni sbagliate, fragilità. Ma, nonostante questo c'è un aspetto che colpisce: la banca di Siena a un certo punto (nel 2008), per sostenere l'acquisto dell'Antonveneta ha emesso uno strumento finanziario dal nome un po' esotico, il cosiddetto fresh. Circa un miliardo di euro che servivano a rafforzare il patrimonio dell'istituto. Una mossa obbligata dalle nuove regole sulla solidità patrimoniale degli istituti. Regole diventate sempre più stringenti per tutti. E che a Siena sono state particolarmente difficili da rispettare.
Eppure c'è qualcosa che sorprende: chi aveva sottoscritto questi titoli aveva diritto a un interesse molto elevato, pari al 10%. Come dire che per ripagare questo debito, ogni anno, la banca doveva trovare nei suoi bilanci qualcosa come 100 milioni di euro. Che in gran parte andavano alla Fondazione-azionista, ma anche ad altri investitori. Un tasso d'interesse molto elevato legato al fatto che quando il mercato intuisce che ci sono delle difficoltà ne approfitta a suo modo: guadagnando il più possibile sulle controparti considerate più deboli. Per avere un'idea basti pensare che lo Stato italiano, nei momenti complicati della crisi del debito, ha remunerato i sottoscrittori dei suoi Btp al 7%. Ben tre punti percentuali in meno. Non solo. La macchina delle acrobazie finanziarie, una volta avviata, appare difficile da fermare.

E così i conti dell'istituto dovevano essere orientati in modo da assicurare almeno un centesimo di dividendo ai sottoscrittori delle azioni di risparmio. Come dire: c'era qualcuno che, nonostante la situazione complicata, doveva incassare un dividendo ad ogni costo. La Procura di Siena sta indagando, la Banca d'Italia che da tempo teneva sotto controllo la banca, sta facendo le sue valutazioni. Ma una cosa è certa: qualcuno ha, in qualche modo, detto con un termine forse un po' brutale, spolpato il Monte. E in qualche modo si è arricchito mentre la banca perdeva.

Nicola Saldutti
25 gennaio 2013 | 7:30
http://www.corriere.it/economia/13_genn ... 4ab7.shtml
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Sotto le macerie – 76
Cronaca di un affondamento - 25


I giorni della follia che precedono il disastro…….ovvero, l’ultima fase della dittatura delle teste di caXXo - 3



Sordi. Gli squali/bucanieri sono completamente sordi a quanto accade nel Paese. Per loro la realtà del Paese non esiste. Esiste solo la lotta per bande per determinare chi distribuirà le carte nella prossima legislatura.
Non ascoltano neppure più cosa sta dicendo un anomalo presidente di Confindustria come Squinzi, figuriamoci se poi sono in grado di recepire quanto ha affermato Cesare Romiti a Ballarò.

E l’articolo di Concita De Gregorio?

Che me ne fotte ammè, è il potere quello che conta. Tanto, …tutti dobbiamo morire prima o poi.

La Stampa di stamani, scrive a pagina 12:

La Crisi
Le aziende al palo
Italia –choc, ogni giorno
Muoiono mille aziende.

Unioncamere: saldo con le nascite ancora positivo ma ai minimi storici.

**

A parte che il dato è “vecchio”, lo aveva già pubblicato la CGIA di Mestre nell’ottobre scorso, manca completamente dei dati dell’analisi della tipologia delle aziende che chiudono e quelle che riaprono.

In questo modo si fornisce cibo per il solito merlo scemo, che viene indotto a valutare la positività dell’attivo delle aziende che riaprono senza capire esattamente cosa sta succedendo.

Un’azienda chiude per.

- Mancanza di lavoro
- Per tasse troppo alte (le aziende venete si spostano verso la vicina Carinzia dove le tasse sono al 25 % contro quelle tricolori al 58 – 70 % (70 % secondo Squinzi)
- Mancanza di aiuti dalle banche impegnate a spartirsi utili da mille e una notte con i giochetti finanziari.
- La concorrenza cinese in tutti i sensi.

Un’azienda che chiude per questi motivi, oggi tutti presenti contemporaneamente sul mercato italiano, perché dovrebbe riaprire subito dopo?

Ecco perché è necessario disporre dell’elenco della tipologia delle imprese che chiudono e di quelle che aprono.

Riprendo la segnalazione di Concita De Gregorio. Per quale motivo questa imprenditrice dovrebbe riprendere l’attività? Siamo seeeeeeeeeeeeeeeeri, cita sempre il noto parassita. Cerchiamo di non essere buffoni, sarebbe meglio dire.

L'IMPRENDITRICE FALLITA

"Noi strozzati dai debiti, mio padre si è ammazzato e l'azienda non c'è più"

"Ho scritto a Monti, a Napolitano. Volevo solo che sospendessero le ingiunzioni di pagamento. Mio padre si è ammazzato per quello. Per rimetterci in piedi ci voleva un po' di tempo, un po' di liquidità, soprattutto avevamo bisogno di non essere in mora coi pagamenti. C'è una legge per i casi come il nostro, ho controllato. Ma non è successo niente. Passavano i mesi e le ingiunzioni continuavano ad arrivare. 200 mila. 180 mila euro a volta. Ma creditori di chi? Papà si è sparato. L'azienda non c'è più. E lo sa poi cos'è che lo ha rovinato? L'amministrazione pubblica. I lavori fatti e non pagati. Fatti, consegnati, con la mano d'opera e i materiali pagati: e i pagamenti delle municipalizzate, delle Asl che non arrivavano mai. A nove mesi, a dodici mesi. E se protesti è peggio, perché poi non lavori più. Ma come fai ad aspettare e intanto pagare i contributi ai dipendenti? Da dove li prendi i soldi? E se ritardi la stessa amministrazione pubblica che non ti paga i lavori ti nega la patente di legalità, non ti dà le carte che ti servono per accedere ai crediti bancari. E così muori, perché poi ci sarebbe da parlare dell'usura bancaria, l'usura legale che ti strozza e ti mette in ginocchio ma io non ne voglio parlare perché sono stanca e non ne posso più. Ho un figlio piccolo devo pensare a lui. Avevo pensato di andare via dal mio paese, dalla mia regione che è il Veneto, certo, il polmone produttivo d'Italia, come no. Ma poi dove vado. Mi chiamo Flavia, lasci stare il cognome. Sono stanca, gliel'ho detto. Tanto qui da noi lo sanno tutti chi sono e sono stanca anche di questo. Vorrei solo sparire".
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Sotto le macerie – 77
Cronaca di un affondamento - 26


I giorni della follia che precedono il disastro…….ovvero, l’ultima fase della dittatura delle teste di caXXo - 4


Politici vecchi e nuovi sordi a:


IL DOCUMENTO PRESENTATO AI POLITICI
Crisi, grido d'allarme di Confindustria
«È emergenza economica e sociale: servono scelte immediate, forti e coraggiose»


«La crisi sta lasciando profonde ferite». «È emergenza economica e sociale», avverte Confindustria in un documento di proposte presentato alla politica in vista del voto. «Servono scelte immediate, forti e coraggiose. Senza queste scelte nei prossimi anni non cresceremo più dello 0,5% l'anno», «l'alternativa è il declino».

IL DOCUMENTO - Le proposte del documento programmatico di Confindustria, «una vera e propria tabella di marcia fino al 2018», si articolano in una «terapia d'urto» ed un «processo di riforme da avviare contestualmente e senza ritardo». «In vista dell'imminente tornata elettorale - spiega il documento di viale dell'Astronomia - proponiamo un progetto di ampio respiro, insieme ambizioso e realizzabile, fatto di azioni di rilancio economico e sociale del Paese. Un progetto complesso con proposte serie e obiettivi chiari e quantificati, perchè non bastano poche singole misure per risollevare l'Italia e sottrarla alla stagnazione». Un progetto «che non guarda al consenso ma alla crescita, che dice la verità su quello che serve per il bene del Paese».


Squinzi: «Terapia d'urto contro il declino»

LA TERAPIA D'URTO - Con la 'terapia d'urto' che Confindustria suggerisce di attuare alla politica nel documento 'Crescere si può, si deve', è possibile «mobilitare 316 miliardi di euro in cinque anni». È quanto afferma viale dell'Astronomia nel testo che verrà presentato ai partiti politici. «Il tasso di crescita - inoltre - si innalzerà al 3%; il Pil aumenterà in cinque anni di 156 miliardi di euro (al netto dell'inflazione), +2.617 euro per abitante; l'occupazione si espanderà di 1,8 milioni di unità, il tasso di occupazione salirà al 60,6% nel 2018 dal 56,4% del 2013 (+4%) e il tasso di disoccupazione scenderà all'8,4% dal 12,3% atteso per il 2014».

LA RIFORMA DEL LAVORO - «Riteniamo che la riforma del lavoro non sia stata sufficiente ad una vera liberalizzazione del mercato del lavoro e ad una sua vera flessibilizzazione» aggiunge Squinzi. «Riteniamo che il prossimo governo dovrà portarci più in linea con quanto fatto negli altri Paesi europei» chiede il leader degli industriali.

23 gennaio 2013 | 19:39

http://www.corriere.it/economia/13_genn ... fbcf.shtml


******


Senza lavoro, più poverta e meno assistenza:
nei numeri dell'Istat il paese che arranca
Nel rapporto "Noi Italia" dati allarmanti: i poveri sono oltre 8 milioni, mentre la percentuale di popolazione inattiva è la peggiore d'Europa. Le famiglie costrette a spendere sempre di più per sopperire ai tagli nella sanità pubblica. Pessimi risultati anche in campo ambientale e nella lotta alla criminalità
Lo leggo dopo


ROMA - Più povertà, più disoccupati, più giovani inattivi, peggiore assistenza sanitaria. E' la fotografia di un paese in affanno quella scattata dall'Istat con il suo rapporto "Noi Italia".

Disoccupazione.

Nel 2011, certifica l'istituto statistico, in Italia è stato occupato il 61,2% della popolazione di 20-64 anni, solo un decimo di punto in più rispetto al 2010. Nella graduatoria europea, solamente Ungheria e Grecia presentano tassi d'occupazione inferiori. Guardando alle donne, le occupate sono solo il 49,9%. La disoccupazione di lunga durata, che perdura cioè da oltre 12 mesi, ha riguardato, nel 2011, il 51,3% dei disoccupati nazionali, il livello più alto raggiunto nell'ultimo decennio.

Boom di inattivi.

Inquietante pure il numero di persone inattive. Nel 2011 il tasso di inattività della popolazione tra i 15 e i 64 anni è stato pari al 37,8% e non subisce variazioni rispetto al 2010. Un livello ragguardevole, secondo nella graduatoria europea dopo quello di Malta. Nella Ue è pari al 28,8%, in lieve calo rispetto all'anno precedente.

Oltre 8 milioni di poveri.

Pessimo anche il dato sulla povertà. Nel 2011 le famiglie in condizioni di povertà relativa sono l'11,1%: si tratta di 8,2 milioni di individui poveri, il 13,6% della popolazione residente. La povertà assoluta, stabilisce l'Istat, coinvolge il 5,2% delle famiglie, per un totale di 3,4 milioni di individui.

Meno spesa sanitaria.

A fronte di questa situazione, la spesa sanitaria pubblica è di circa 112 miliardi di euro, molto inferiore a quella di altri importanti paesi europei; essa corrisponde al 7,1% del Pil e a 1.842 euro annui per abitante (2011). Povertà e scarsi investimenti in sanità sono due facce della stessa medaglia. Le famiglie, spiega infatti il rapporto, contribuiscono con proprie risorse alla spesa sanitaria complessiva per una quota pari al 19,5%. La spesa sanitaria delle famiglie, che rappresenta l'1,8% del Pil nazionale, ammonta a 909 euro per famiglia nel Mezzogiorno e a 1.163 euro nel Centro-Nord.

Troppi abbandoni scolastici.

I giovani che abbandonano prematuramente gli studi sono in calo, ma l'Italia è ancora lontana dagli obiettivi europei. Fra i 18-24enni il 18,2% ha lasciato gli studi prima di conseguire il titolo di scuola media superiore, contro il 13,5% dei paesi Ue. Da segnalare che tra i giovani stranieri l'abbandono scolastico raggiunge il 43,5%. L'incidenza maggiore degli abbandoni si registra in Sardegna e in Sicilia, dove un giovane su quattro non porta a termine un percorso scolastico/formativo dopo la licenza media.

Omicidi in ripresa.

Altro valore negativo in crescita certificato dall'Istat è quello relativo alla criminalità. Nel 2011 si è registrata infatti una lieve ripresa degli omicidi volontari, sia consumati sia tentati, dopo il minimo storico toccato nel 2010. Prosegue, invece, la diminuzione di quelli di matrice mafiosa. A parziale consolazione il fatto che nel confronto europeo, riferito al 2009, il nostro paese, con 1 omicidio volontario per 100 mila abitanti, si colloca al di sotto della media dell'Ue27 (1,2 omicidi).

Impennata di furti e rapine.


Le rapine denunciate alle autorità sono oltre 40 mila, pari a 66,8 ogni 100 mila abitanti, in forte aumento rispetto al 2010 in tutte le ripartizioni geografiche. Al Nord-est si registra il valore minimo (34,2 rapine per 100 mila residenti), nel Mezzogiorno quello massimo (86,7). I furti denunciati nel corso del 2011 sono più di un milione e 460 mila, il 10,2% in più dell'anno precedente. Si interrompe così il trend discendente dell'ultimo periodo. I delitti per cui si è avuto il maggior numero di condannati sono il furto (44,6 condannati per 100 mila abitanti, in lieve diminuzione rispetto al 2009) e la violazione delle leggi in materia di stupefacenti (43).

Respira smog un italiano su tre.

Male anche la qualità dell'ambiente. "Nel 2012 - si legge nel dossier - il 35,7% delle famiglie italiane segnala problemi relativi all'inquinamento dell'aria nella zona di residenza" che "rappresenta uno dei principali problemi ambientali soprattutto in ambito urbano". Il 18,5% delle famiglie lamenta anche la presenza di odori sgradevoli.

Troppa discarica.

Una situazione frutto anche della cattiva gestione dei rifiuti. "Quasi la metà dei rifiuti urbani sono ancora smaltiti in discarica", ricorda "Noi Italia", secondo cui "nel 2010 il 46,3% del totale dei rifiuti urbani raccolti su tutto il territorio nazionale, pari a 248,4 kg per abitante", è finito in discarica. Questa "quota diminuisce rispetto al 2009 del 3,2%", pari a meno 15,7 kg pro-capite. Una media che nasconde però enormi differenze regionali. Al nord vanno in discarica poco più di 130 kg di rifiuti a testa (25,9% raccolta nord-ovest, 23,5% nord-est); al Sud 327 kg per abitante (pari al 66%); il valore sale a 379 kg per abitante nelle regioni del Centro (circa il 62%).

Stranieri in fuga e paese vecchio.

Passando agli andamenti demografici, l'Istat rileva come in dieci anni la popolazione straniera residente è più che triplicata (censimento 2011) e nell'ultimo decennio il saldo naturale della popolazione straniera - fortemente positivo - ha parzialmente compensato il saldo naturale negativo della popolazione italiana: all'1 gennaio 2012 i cittadini stranieri non comunitari regolarmente presenti in italia sono poco più di 3 milioni e 600 mila, circa 100 mila in più rispetto all'anno precedente. Tra il 2010 e il 2011 i flussi di nuovi ingressi verso il nostro paese hanno subito un brusco rallentamento: i permessi rilasciati durante il 2011 sono 361.690, Quasi il 40% in meno dell'anno precedente. Malgrado la nuova linfa in arrivo dall'estero, l'Italia è sempre più vecchia. In Europa siamo battuti per anzianità solo dai tedeschi. A inizio 2012, gli anziani erano 147 per ogni 100 giovani.

Meno incidenti auto.

Tra le poche note positive contenute nel rapporto, il fatto che continuano a diminuire i decessi per incidente stradale: nel 2011, secondo gli ultimi dati Istat riportati, sono scesi a 63,6 persone per milione di abitanti, il 6% in meno rispetto al 2010. Dal 2001 i morti per incidente stradale si sono pressoché dimezzati.

Il divario nord-sud.

Commentando i contenuti della ricerca, il presidente dell'Istat, Enrico Giovannini, ha commentato: "Quelle tra Nord e Sud Italia sono purtroppo le solite differenze che in parte questa crisi ha acuito perche in particolare negli ultimi due anni le imprese che esportano sono andate abbastanza bene mentre quelle orientate ai mercati interni sono andate male". "Essendo le prime più posizionate al Nord - ha sottolineato - significa che il Mezzogiorno ha sofferto e soffre di più queste differenze che stanno crescendo come si vede chiaramente dai dati sulla povertà anche perché al Sud abbiamo una quota di famiglie numerose più elevata e quindi che soffre di più in condizioni economiche disagiate come le attuali".

Consumatori indignati.

Reazioni più allarmate dalle associazioni dei consumatori. Il Codacons giudica "estremamente gravi" i dati presentati dall'Istat. Ad aggravare la situazione, spiega il presidente Carlo Rienzi, "è l'enorme numero di famiglie che presentano difficoltà nell'arrivare alla fine del mese, pari a ben il 40% del totale". Secondo l'associazione si tratta di numeri che "rappresentano una vergogna per un paese civile e che, purtroppo, si sono aggravati nel 2012, e continueranno a peggiorare nel 2013".
(22 gennaio 2013)© RIPRODUZIONE RISERVATA

http://www.repubblica.it/economia/2013/ ... ef=HREC1-6


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Istat: “In Italia oltre 8 milioni di poveri. Giovani disoccupati in aumento”
Secondo l'annuario statistico 'Noi Italia, 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo' basato sui dati del 2011, la popolazione è sempre più anziana. Inoltre il tasso di inattività tra i 15 e i 64 anni è, come nel 2010, pari al 37,8%. Un valore negativo che ci colloca solo secondi in Europa dopo Malta, e la media del continente è pari al 28,8%

di Redazione Il Fatto Quotidiano
| 22 gennaio 2013
Commenti (162)

Più informazioni su: Istat, Poveri, Sanità.
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Un paese con oltre 8 milioni di poveri, una popolazione anziana in costante crescita e un tasso di disoccupazione giovanile dai 15 ai 24 anni che è al 29,1%, in aumento per il quarto anno consecutivo e superiore a quello medio dell’Unione europea (21,4%). Nell’annuario statistico ‘Noi Italia, 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo‘ dell’Istat emerge il profilo del nostro Paese in cifre, basato sui dati raccolti nel 2011, dove 6 famiglie su 10 dispongono di un reddito inferiore rispetto alla media e il tasso di inattività della popolazione tra i 15 e i 64 anni è, come nel 2010, pari al 37,8%. Un valore negativo che ci colloca solo secondi in Europa dopo Malta, e la media del continente è pari al 28,8%, in lieve calo rispetto all’anno precedente. Il presidenteEnrico Giovannini ha spiegato che stando alle previsioni, “nella seconda metà del 2013 è probabile un recupero dell’attività produttiva” e “tutti concordano nel dire che sarà una ripresa molto lenta, non solo in Italia ma in tutta Europa. Se fosse così non produrrebbe effetti sull’occupazione”.

Famiglie e povertà – Nel 2011 le famiglie in condizioni di povertà relativa sono l’11,1%: si tratta di8,2 milioni di individui poveri, il 13,6% della popolazione residente. La povertà assoluta coinvolge il5,2% delle famiglie, per un totale di 3,4 milioni di individui. Guardando al 2010 circa il 57% delle famiglie residenti in Italia ha acquisito un reddito netto inferiore a quello medio annuo (29.786 euro, circa 2.482 euro al mese). In Sicilia si osserva la più elevata diseguaglianza nella distribuzione del reddito e il reddito medio annuo più basso (il 28,6% in meno del dato medio italiano). In sostanza,sei famiglie su dieci hanno un reddito inferiore a quello medio.
Giovani ‘neet’ in aumento – Continua ad aumentare la quota di giovani che non lavorano e non studiano e l’Italia nel contesto europeo ha una situazione migliore solo di Grecia e Bulgaria. I cosiddetti Neet (‘Not in education, employment or training’) cioè i giovani tra i 15 e 29 anni non inseriti in un percorso scolastico e/o formativo nè impegnati in un’attività lavorativa ammontavano nel 2011 a più di 2 milioni: il 22,7% del totale contro il 15,4% della media europea. La quota è più elevata tra le donne (25,4%) rispetto agli uomini (20,1%). Dopo un periodo in cui il fenomeno aveva mostrato una leggera regressione (tra il 2005 e il 2007 si era passati dal 20 al 18,9%), l’incidenza di Neet è tornata a crescere negli anni successivi, compreso il 2011. Il divario con il resto dell’Europa è impressionante: nei Paesi Bassi la percentuale è appena del 5,5%, inGermania del 9,7%, in Francia del 14,5%.
Popolazione sempre più vecchia - Sempre più numerosi e sempre più anziani. Gli italiani viaggiano verso la soglia dei 60 milioni (per l’esattezza, 59.433.744): la popolazione residente è cresciuta del 4,3% fra il 2001 e il 2011, merito esclusivo dell’incremento della componente straniera. Dall’edizione 2013 di “Noi Italia” emerge che al primo gennaio 2012 ci sono 147,2 anziani ogni 100 giovani: in Europa solo la Germania presenta un indice di vecchiaia più accentuato. LaLiguria si conferma la regione più vecchia, mentre la Campania, pur con un indice per la prima volta superiore a 100, la più giovane. Nel 2011 il rapporto fra popolazione giovane e anziana e popolazione in età attiva (il cosiddetto “indice di dipendenza”) raggiunge il 53,1%; il valore minimo si registra nel Mezzogiorno (50%), il massimo nel Nord-ovest (55,0%), mentre la regione con l’indice più alto è la Liguria. In Europa l’Italia si colloca al quarto posto. Il nostro Paese presenta una crescita naturale della popolazione leggermente negativa ed è agli ultimi posti in ambito europeo, vicino alla Grecia e al Portogallo; viceversa, l’aumento dovuto ai fenomeni migratori è significativo e colloca l’Italia ai primi posti della graduatoria dei paesi piu’ “attrattivi”.
Sanità - La salute pesa anche sulle famiglie in Italia, nonostante il Servizio sanitario pubblico. Nel 2010, i nuclei familiari hanno contribuito con proprie risorse alla spesa sanitaria complessiva per il19,5%. Un esborso comunque in calo di oltre cinque punti percentuali rispetto al 2000. In generale, la spesa sanitaria delle famiglie rappresenta l’1,8% del Pil nazionale. Dal confronto europeo, inoltre, le cifre indicano che nel 2010 la quota di spesa sanitaria privata in Italia è del 20,4%, di oltre tre punti più bassa rispetto a Francia, Germania e Austria. La Grecia, invece, è il Paese in cui il contributo della spesa privata è maggiore (con oltre il 40%), cui seguono Paesi Bassi, Slovacchia e Ungheria con oltre il 35%. I contributi minori sono quelli registrati da Lussemburgo(16%) e Danimarca (14,9 %).
Tornando all’Italia, la spesa sanitaria complessiva nel 2010 rappresenta il 9% del Pil e viene finanziata per 7,2 punti percentuali con risorse pubbliche mentre i restanti 1,8 punti sono coperti attraverso risorse dirette delle famiglie. Il peso sui nuclei familiari, in percentuale di Pil, è leggermente più alto nel Mezzogiorno (2%) rispetto al Centro-Nord (1,7 %), ma la differenza, secondo l’Istat, va attribuita soprattutto al divario di reddito tra le due aree. Le regioni in cui la quota è più elevata (superiore ai due punti percentuali di Pil) sono Friuli-Venezia Giulia, Calabria,Molise e Puglia.
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

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Sotto le macerie – 77
Cronaca di un affondamento - 26


I giorni della follia che precedono il disastro…….ovvero, l’ultima fase della dittatura delle teste di caXXo - 4


Politici vecchi e nuovi sordi a:


IL DOCUMENTO PRESENTATO AI POLITICI
Crisi, grido d'allarme di Confindustria
«È emergenza economica e sociale: servono scelte immediate, forti e coraggiose»


«La crisi sta lasciando profonde ferite». «È emergenza economica e sociale», avverte Confindustria in un documento di proposte presentato alla politica in vista del voto. «Servono scelte immediate, forti e coraggiose. Senza queste scelte nei prossimi anni non cresceremo più dello 0,5% l'anno», «l'alternativa è il declino».

IL DOCUMENTO - Le proposte del documento programmatico di Confindustria, «una vera e propria tabella di marcia fino al 2018», si articolano in una «terapia d'urto» ed un «processo di riforme da avviare contestualmente e senza ritardo». «In vista dell'imminente tornata elettorale - spiega il documento di viale dell'Astronomia - proponiamo un progetto di ampio respiro, insieme ambizioso e realizzabile, fatto di azioni di rilancio economico e sociale del Paese. Un progetto complesso con proposte serie e obiettivi chiari e quantificati, perchè non bastano poche singole misure per risollevare l'Italia e sottrarla alla stagnazione». Un progetto «che non guarda al consenso ma alla crescita, che dice la verità su quello che serve per il bene del Paese».


Squinzi: «Terapia d'urto contro il declino»

LA TERAPIA D'URTO - Con la 'terapia d'urto' che Confindustria suggerisce di attuare alla politica nel documento 'Crescere si può, si deve', è possibile «mobilitare 316 miliardi di euro in cinque anni». È quanto afferma viale dell'Astronomia nel testo che verrà presentato ai partiti politici. «Il tasso di crescita - inoltre - si innalzerà al 3%; il Pil aumenterà in cinque anni di 156 miliardi di euro (al netto dell'inflazione), +2.617 euro per abitante; l'occupazione si espanderà di 1,8 milioni di unità, il tasso di occupazione salirà al 60,6% nel 2018 dal 56,4% del 2013 (+4%) e il tasso di disoccupazione scenderà all'8,4% dal 12,3% atteso per il 2014».

LA RIFORMA DEL LAVORO - «Riteniamo che la riforma del lavoro non sia stata sufficiente ad una vera liberalizzazione del mercato del lavoro e ad una sua vera flessibilizzazione» aggiunge Squinzi. «Riteniamo che il prossimo governo dovrà portarci più in linea con quanto fatto negli altri Paesi europei» chiede il leader degli industriali.

23 gennaio 2013 | 19:39

http://www.corriere.it/economia/13_genn ... fbcf.shtml


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Senza lavoro, più poverta e meno assistenza:
nei numeri dell'Istat il paese che arranca
Nel rapporto "Noi Italia" dati allarmanti: i poveri sono oltre 8 milioni, mentre la percentuale di popolazione inattiva è la peggiore d'Europa. Le famiglie costrette a spendere sempre di più per sopperire ai tagli nella sanità pubblica. Pessimi risultati anche in campo ambientale e nella lotta alla criminalità
Lo leggo dopo


ROMA - Più povertà, più disoccupati, più giovani inattivi, peggiore assistenza sanitaria. E' la fotografia di un paese in affanno quella scattata dall'Istat con il suo rapporto "Noi Italia".

Disoccupazione.

Nel 2011, certifica l'istituto statistico, in Italia è stato occupato il 61,2% della popolazione di 20-64 anni, solo un decimo di punto in più rispetto al 2010. Nella graduatoria europea, solamente Ungheria e Grecia presentano tassi d'occupazione inferiori. Guardando alle donne, le occupate sono solo il 49,9%. La disoccupazione di lunga durata, che perdura cioè da oltre 12 mesi, ha riguardato, nel 2011, il 51,3% dei disoccupati nazionali, il livello più alto raggiunto nell'ultimo decennio.

Boom di inattivi.

Inquietante pure il numero di persone inattive. Nel 2011 il tasso di inattività della popolazione tra i 15 e i 64 anni è stato pari al 37,8% e non subisce variazioni rispetto al 2010. Un livello ragguardevole, secondo nella graduatoria europea dopo quello di Malta. Nella Ue è pari al 28,8%, in lieve calo rispetto all'anno precedente.

Oltre 8 milioni di poveri.

Pessimo anche il dato sulla povertà. Nel 2011 le famiglie in condizioni di povertà relativa sono l'11,1%: si tratta di 8,2 milioni di individui poveri, il 13,6% della popolazione residente. La povertà assoluta, stabilisce l'Istat, coinvolge il 5,2% delle famiglie, per un totale di 3,4 milioni di individui.

Meno spesa sanitaria.

A fronte di questa situazione, la spesa sanitaria pubblica è di circa 112 miliardi di euro, molto inferiore a quella di altri importanti paesi europei; essa corrisponde al 7,1% del Pil e a 1.842 euro annui per abitante (2011). Povertà e scarsi investimenti in sanità sono due facce della stessa medaglia. Le famiglie, spiega infatti il rapporto, contribuiscono con proprie risorse alla spesa sanitaria complessiva per una quota pari al 19,5%. La spesa sanitaria delle famiglie, che rappresenta l'1,8% del Pil nazionale, ammonta a 909 euro per famiglia nel Mezzogiorno e a 1.163 euro nel Centro-Nord.

Troppi abbandoni scolastici.

I giovani che abbandonano prematuramente gli studi sono in calo, ma l'Italia è ancora lontana dagli obiettivi europei. Fra i 18-24enni il 18,2% ha lasciato gli studi prima di conseguire il titolo di scuola media superiore, contro il 13,5% dei paesi Ue. Da segnalare che tra i giovani stranieri l'abbandono scolastico raggiunge il 43,5%. L'incidenza maggiore degli abbandoni si registra in Sardegna e in Sicilia, dove un giovane su quattro non porta a termine un percorso scolastico/formativo dopo la licenza media.

Omicidi in ripresa.

Altro valore negativo in crescita certificato dall'Istat è quello relativo alla criminalità. Nel 2011 si è registrata infatti una lieve ripresa degli omicidi volontari, sia consumati sia tentati, dopo il minimo storico toccato nel 2010. Prosegue, invece, la diminuzione di quelli di matrice mafiosa. A parziale consolazione il fatto che nel confronto europeo, riferito al 2009, il nostro paese, con 1 omicidio volontario per 100 mila abitanti, si colloca al di sotto della media dell'Ue27 (1,2 omicidi).

Impennata di furti e rapine.


Le rapine denunciate alle autorità sono oltre 40 mila, pari a 66,8 ogni 100 mila abitanti, in forte aumento rispetto al 2010 in tutte le ripartizioni geografiche. Al Nord-est si registra il valore minimo (34,2 rapine per 100 mila residenti), nel Mezzogiorno quello massimo (86,7). I furti denunciati nel corso del 2011 sono più di un milione e 460 mila, il 10,2% in più dell'anno precedente. Si interrompe così il trend discendente dell'ultimo periodo. I delitti per cui si è avuto il maggior numero di condannati sono il furto (44,6 condannati per 100 mila abitanti, in lieve diminuzione rispetto al 2009) e la violazione delle leggi in materia di stupefacenti (43).

Respira smog un italiano su tre.

Male anche la qualità dell'ambiente. "Nel 2012 - si legge nel dossier - il 35,7% delle famiglie italiane segnala problemi relativi all'inquinamento dell'aria nella zona di residenza" che "rappresenta uno dei principali problemi ambientali soprattutto in ambito urbano". Il 18,5% delle famiglie lamenta anche la presenza di odori sgradevoli.

Troppa discarica.

Una situazione frutto anche della cattiva gestione dei rifiuti. "Quasi la metà dei rifiuti urbani sono ancora smaltiti in discarica", ricorda "Noi Italia", secondo cui "nel 2010 il 46,3% del totale dei rifiuti urbani raccolti su tutto il territorio nazionale, pari a 248,4 kg per abitante", è finito in discarica. Questa "quota diminuisce rispetto al 2009 del 3,2%", pari a meno 15,7 kg pro-capite. Una media che nasconde però enormi differenze regionali. Al nord vanno in discarica poco più di 130 kg di rifiuti a testa (25,9% raccolta nord-ovest, 23,5% nord-est); al Sud 327 kg per abitante (pari al 66%); il valore sale a 379 kg per abitante nelle regioni del Centro (circa il 62%).

Stranieri in fuga e paese vecchio.

Passando agli andamenti demografici, l'Istat rileva come in dieci anni la popolazione straniera residente è più che triplicata (censimento 2011) e nell'ultimo decennio il saldo naturale della popolazione straniera - fortemente positivo - ha parzialmente compensato il saldo naturale negativo della popolazione italiana: all'1 gennaio 2012 i cittadini stranieri non comunitari regolarmente presenti in italia sono poco più di 3 milioni e 600 mila, circa 100 mila in più rispetto all'anno precedente. Tra il 2010 e il 2011 i flussi di nuovi ingressi verso il nostro paese hanno subito un brusco rallentamento: i permessi rilasciati durante il 2011 sono 361.690, Quasi il 40% in meno dell'anno precedente. Malgrado la nuova linfa in arrivo dall'estero, l'Italia è sempre più vecchia. In Europa siamo battuti per anzianità solo dai tedeschi. A inizio 2012, gli anziani erano 147 per ogni 100 giovani.

Meno incidenti auto.

Tra le poche note positive contenute nel rapporto, il fatto che continuano a diminuire i decessi per incidente stradale: nel 2011, secondo gli ultimi dati Istat riportati, sono scesi a 63,6 persone per milione di abitanti, il 6% in meno rispetto al 2010. Dal 2001 i morti per incidente stradale si sono pressoché dimezzati.

Il divario nord-sud.

Commentando i contenuti della ricerca, il presidente dell'Istat, Enrico Giovannini, ha commentato: "Quelle tra Nord e Sud Italia sono purtroppo le solite differenze che in parte questa crisi ha acuito perche in particolare negli ultimi due anni le imprese che esportano sono andate abbastanza bene mentre quelle orientate ai mercati interni sono andate male". "Essendo le prime più posizionate al Nord - ha sottolineato - significa che il Mezzogiorno ha sofferto e soffre di più queste differenze che stanno crescendo come si vede chiaramente dai dati sulla povertà anche perché al Sud abbiamo una quota di famiglie numerose più elevata e quindi che soffre di più in condizioni economiche disagiate come le attuali".

Consumatori indignati.

Reazioni più allarmate dalle associazioni dei consumatori. Il Codacons giudica "estremamente gravi" i dati presentati dall'Istat. Ad aggravare la situazione, spiega il presidente Carlo Rienzi, "è l'enorme numero di famiglie che presentano difficoltà nell'arrivare alla fine del mese, pari a ben il 40% del totale". Secondo l'associazione si tratta di numeri che "rappresentano una vergogna per un paese civile e che, purtroppo, si sono aggravati nel 2012, e continueranno a peggiorare nel 2013".
(22 gennaio 2013)© RIPRODUZIONE RISERVATA

http://www.repubblica.it/economia/2013/ ... ef=HREC1-6


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Istat: “In Italia oltre 8 milioni di poveri. Giovani disoccupati in aumento”
Secondo l'annuario statistico 'Noi Italia, 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo' basato sui dati del 2011, la popolazione è sempre più anziana. Inoltre il tasso di inattività tra i 15 e i 64 anni è, come nel 2010, pari al 37,8%. Un valore negativo che ci colloca solo secondi in Europa dopo Malta, e la media del continente è pari al 28,8%

di Redazione Il Fatto Quotidiano
| 22 gennaio 2013
Commenti (162)

Più informazioni su: Istat, Poveri, Sanità.
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Un paese con oltre 8 milioni di poveri, una popolazione anziana in costante crescita e un tasso di disoccupazione giovanile dai 15 ai 24 anni che è al 29,1%, in aumento per il quarto anno consecutivo e superiore a quello medio dell’Unione europea (21,4%). Nell’annuario statistico ‘Noi Italia, 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo‘ dell’Istat emerge il profilo del nostro Paese in cifre, basato sui dati raccolti nel 2011, dove 6 famiglie su 10 dispongono di un reddito inferiore rispetto alla media e il tasso di inattività della popolazione tra i 15 e i 64 anni è, come nel 2010, pari al 37,8%. Un valore negativo che ci colloca solo secondi in Europa dopo Malta, e la media del continente è pari al 28,8%, in lieve calo rispetto all’anno precedente. Il presidenteEnrico Giovannini ha spiegato che stando alle previsioni, “nella seconda metà del 2013 è probabile un recupero dell’attività produttiva” e “tutti concordano nel dire che sarà una ripresa molto lenta, non solo in Italia ma in tutta Europa. Se fosse così non produrrebbe effetti sull’occupazione”.

Famiglie e povertà – Nel 2011 le famiglie in condizioni di povertà relativa sono l’11,1%: si tratta di8,2 milioni di individui poveri, il 13,6% della popolazione residente. La povertà assoluta coinvolge il5,2% delle famiglie, per un totale di 3,4 milioni di individui. Guardando al 2010 circa il 57% delle famiglie residenti in Italia ha acquisito un reddito netto inferiore a quello medio annuo (29.786 euro, circa 2.482 euro al mese). In Sicilia si osserva la più elevata diseguaglianza nella distribuzione del reddito e il reddito medio annuo più basso (il 28,6% in meno del dato medio italiano). In sostanza,sei famiglie su dieci hanno un reddito inferiore a quello medio.
Giovani ‘neet’ in aumento – Continua ad aumentare la quota di giovani che non lavorano e non studiano e l’Italia nel contesto europeo ha una situazione migliore solo di Grecia e Bulgaria. I cosiddetti Neet (‘Not in education, employment or training’) cioè i giovani tra i 15 e 29 anni non inseriti in un percorso scolastico e/o formativo nè impegnati in un’attività lavorativa ammontavano nel 2011 a più di 2 milioni: il 22,7% del totale contro il 15,4% della media europea. La quota è più elevata tra le donne (25,4%) rispetto agli uomini (20,1%). Dopo un periodo in cui il fenomeno aveva mostrato una leggera regressione (tra il 2005 e il 2007 si era passati dal 20 al 18,9%), l’incidenza di Neet è tornata a crescere negli anni successivi, compreso il 2011. Il divario con il resto dell’Europa è impressionante: nei Paesi Bassi la percentuale è appena del 5,5%, inGermania del 9,7%, in Francia del 14,5%.
Popolazione sempre più vecchia - Sempre più numerosi e sempre più anziani. Gli italiani viaggiano verso la soglia dei 60 milioni (per l’esattezza, 59.433.744): la popolazione residente è cresciuta del 4,3% fra il 2001 e il 2011, merito esclusivo dell’incremento della componente straniera. Dall’edizione 2013 di “Noi Italia” emerge che al primo gennaio 2012 ci sono 147,2 anziani ogni 100 giovani: in Europa solo la Germania presenta un indice di vecchiaia più accentuato. LaLiguria si conferma la regione più vecchia, mentre la Campania, pur con un indice per la prima volta superiore a 100, la più giovane. Nel 2011 il rapporto fra popolazione giovane e anziana e popolazione in età attiva (il cosiddetto “indice di dipendenza”) raggiunge il 53,1%; il valore minimo si registra nel Mezzogiorno (50%), il massimo nel Nord-ovest (55,0%), mentre la regione con l’indice più alto è la Liguria. In Europa l’Italia si colloca al quarto posto. Il nostro Paese presenta una crescita naturale della popolazione leggermente negativa ed è agli ultimi posti in ambito europeo, vicino alla Grecia e al Portogallo; viceversa, l’aumento dovuto ai fenomeni migratori è significativo e colloca l’Italia ai primi posti della graduatoria dei paesi piu’ “attrattivi”.
Sanità - La salute pesa anche sulle famiglie in Italia, nonostante il Servizio sanitario pubblico. Nel 2010, i nuclei familiari hanno contribuito con proprie risorse alla spesa sanitaria complessiva per il19,5%. Un esborso comunque in calo di oltre cinque punti percentuali rispetto al 2000. In generale, la spesa sanitaria delle famiglie rappresenta l’1,8% del Pil nazionale. Dal confronto europeo, inoltre, le cifre indicano che nel 2010 la quota di spesa sanitaria privata in Italia è del 20,4%, di oltre tre punti più bassa rispetto a Francia, Germania e Austria. La Grecia, invece, è il Paese in cui il contributo della spesa privata è maggiore (con oltre il 40%), cui seguono Paesi Bassi, Slovacchia e Ungheria con oltre il 35%. I contributi minori sono quelli registrati da Lussemburgo(16%) e Danimarca (14,9 %).
Tornando all’Italia, la spesa sanitaria complessiva nel 2010 rappresenta il 9% del Pil e viene finanziata per 7,2 punti percentuali con risorse pubbliche mentre i restanti 1,8 punti sono coperti attraverso risorse dirette delle famiglie. Il peso sui nuclei familiari, in percentuale di Pil, è leggermente più alto nel Mezzogiorno (2%) rispetto al Centro-Nord (1,7 %), ma la differenza, secondo l’Istat, va attribuita soprattutto al divario di reddito tra le due aree. Le regioni in cui la quota è più elevata (superiore ai due punti percentuali di Pil) sono Friuli-Venezia Giulia, Calabria,Molise e Puglia.
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