quo vadis PD ????

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camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

La guerra dei bottoni




1. LETTERA-BOMBA DELL’EX MINISTRO DELLE FINANZE TREMONTI SUL MONTE DEI PACCHI -


2. OLTRE A RIMARCARE LE RESPONSABILITÀ DI MARIO DRAGHI (“PER LA LEGGE LA VIGILANZA BANCARIA NON LA FA IL GOVERNO MA BANKITALIA”), ACCUSA IL GOVERNO MONTI DI ESSERE STATO A CONOSCENZA DELLA REALE NATURA DEL “BUCO” IN BILANCIO DEL MONTE DEI PAZZI -


3. ‘’LO DIMOSTRA IL FATTO CHE I VERTICI DI MPS NEGANO CHE CI SIA BISOGNO DI UN ULTERIORE INTERVENTO STATALE PER RIPIANARE LE PERDITE COME RIPORTATO OGGI DA ‘’MILANO FINANZA" IL CHE VUOL DIRE CHE O MARIO MONTI È UN VEGGENTE OPPURE SAPEVA...” -


4. AFFONDO FINALE: "PERCHÉ BANKITALIA ED IL GOVERNO NON HANNO DETTO SUBITO LA VERITÀ? PERCHÉ MONTI HA POSTO LA FIDUCIA SUL DECRETO CHE EROGAVA I MONTI-BONDS DOPO CHE LA STESSA NORMA ERA STATA BOCCIATA AL SENATO? E COME IL GOVERNO HA TUTELATO I PICCOLI AZIONISTI CHE HANNO SCOPERTO LA VICENDA DAI GIORNALI?" -


1. MAIL BY TREMONTI
Riceviamo e pubblichiamo:



Caro Dago:

ho letto la lettera n.4: "Tremonti che oggi attacca Draghi è lo stesso che come Ministro erogò 1,9 miliardi a MPS?".

Sono due cose diversissime.

I cosiddetti Tremonti-bond erano parte di un programma europeo, approvati in tutti i minimi dettagli dal competente Commissario europeo, accessibile da parte di tutte le banche; previamente e successivamente controllato nell'applicazione ad ogni banca dalla Banca d'Italia, competente per legge.


Va in particolare ricordato che per la legge italiana la vigilanza bancaria non la fa il Governo essendo riservata alla competenza esclusiva a Bankitalia.

In tutti i casi di garanzia di Stato; costavano l'8%; c'era il vincolo di destinazione dell'intero importo ricevuto per il finanziamento delle piccole e medie imprese; c'era il divieto per i banchieri di estrarre il loro bonus; infine dovevano essere effettivamente restituiti per cassa.

Diversamente, il Monti-bond è stato riservato solo a Siena, senza impegno a finanziare le piccole e medie imprese perchè serviva ad altri scopi; infine è restituibile con "altri strumenti finanziari", ovvero non per cassa ma con carta di ignota origine e consistenza.


Il Governo Monti pur conoscendo la verità l'ha nascosta al Parlamento qui arrivando fino al punto di porre la questione di fiducia.

La vigilanza bancaria non c'è tanto se interviene "ex post", ma soprattutto se interviene "ex ante".


Nel caso, purtroppo, non ci sono state né prevenzione né repressione. La Banca d'Italia è stata infatti surrogata nella vigilanza dalla magistratura.
Giulio Tremonti




2. DAGO-NOTA

L'Ex Ministro delle Finanze Tremonti con questa sua lettera rimarca le responsabilità di Banca d'Italia e di Mario Draghi nella vicenda ma ci dice ancora di più: il Governo Monti era a conoscenza della reale natura del "buco" in bilancio del Monte dei Paschi.


Lo dimostra il fatto che i vertici di MPS negano che ci sia bisogno di un ulteriore intervento statale per ripianare le perdite come riportato oggi da Milano Finanza. Il che vuol dire che o Mario Monti è un veggente oppure sapeva che esistevano operazioni in derivate non contabilizzate nei bilanci precedenti che rendevano necessario un intervento statale per un ammontare di 3,9mld.


TREMONTI E MONTI

NAPOLITANO VISCO DRAGHI
La cifra era stata infatti prima stabilita in 3,4mld ed il 28 novembre 2011 elevata a 3,9mld a seguito di non meglio specificate perdite "su operazioni finanziarie strutturate".

Perché Bankitalia ed il Governo non hanno detto subito la verità? Perché Monti ha posto la fiducia sul decreto che erogava i Monti-bonds dopo che la stessa norma era stata bocciata al Senato? E come il Governo ha tutelato i piccoli azionisti che hanno scoperto la vicenda dai giornali ?
mariok

Re: quo vadis PD ????

Messaggio da mariok »

Qui temo che stiano emergendo conflitti di interessi che quelli del cav. sulle televisioni sembrano al confronto robetta da dilettanti.
Amadeus

Re: quo vadis PD ????

Messaggio da Amadeus »

( repubblica.it)
Il Pd: ecco le nostre spese per le elezioni.
"Gli altri facciano lo stesso"
Voce per voce l'investimento che il partito nazionale ha previsto in vista del voto. Budget di 6,5 milioni, con le risorse del territorio si arriverà sopra i dieci. Un taglio del 27% rispetto al 2008, ancora più consistente su Regionali 2010 ed Europee. Il ruolo di dipendenti e volontari. I soldi delle primarie e la speranza del "fundraising". Nell'equilibrio complessivo meno soldi a carta e comizi, al web fino al 30% del totale. Monti: "Noi diremo tutto dopo il voto, come prevede la legge"
di MARCO BRACCONI
IL taglio è netto, ma non doloroso. "Anche potendo spendere di più non lo avremmo fatto. La nostra è una scelta politica", dice il tesoriere del Pd Antonio Misiani. E non c’entra solo la diffidenza crescente dell’opinione pubblica per il link denaro-partiti. “Questi numeri sono il risultato di un profilo complessivo che ci stiamo dando davanti al paese, a partire dal segretario Bersani”. In soldoni la scelta fa 6 milioni e mezzo di euro. A tanto ammonta il budget stanziato dal partito nazionale per questa campagna elettorale. Alle politiche 2008 fu di otto milioni e 866mila euro (+36% sul budget odierno). Per le regionali 2010 sopra i nove milioni (+44%). Le Europee del 2009 costarono oltre il doppio, quasi 14 milioni di euro (+114%). Austerità, si sarebbe detto negli anni Settanta. Oggi invece la parola d’ordine è sobrietà. Ma senza ipocrisie: "Fare politica ha un costo. Il nostro compito è fare in modo che ciò che facciamo con i soldi pubblici sia credibile. La trasparenza deve ormai essere considerata la pre-condizione per giustificare il finanziamento della politica".

Il 25 febbraio il budget complessivo salirà. Allo stanziamento della sede centrale andranno infatti aggiunte le spese delle strutture territoriali. Il conto finale sarà tra i dieci e gli undici milioni di euro. Ma le percentuali della "sobrietà" non cambieranno. Nel 2008 - tenendo conto del territorio - i democratici spesero 18 milioni e 400 mila euro.

LA TABELLA VOCE PER VOCE

I singoli capitolati di spesa, già in chiaro a più di un mese dal voto, raccontano in controluce di come sia cambiata l’Italia in quattro anni. Ma per avere una idea delle dimensioni e degli equilibri vale la pena restare ancora sui grandi numeri. Negli uffici della tesoreria del Pd il tetto di spesa previsto per legge (96 milioni di euro) non è nemmeno preso in considerazione. Un numero virtuale. Matematica astratta. Eppure quattro anni fa il Pdl non ci andò molto lontano. A bilancio andarono spese elettorali per 68 milioni e 475mila euro. Per le sole comunali di Milano il centrodestra investì quasi 12 milioni. Poi vinse Pisapia.

La scelta politica della "sobrietà" è messaggio al Paese ma anche realismo davanti alla durezza delle cifre. "Siamo entrati in un’altra fase", è il mantra che si ripete all’infinito dalle parti di Sant’Andrea delle Fratte. Perché con il taglio dei rimborsi elettorali ("Nominalmente del 50%, ma nei fatti del 70%") i margini di manovra sono stretti. L’intero partito è a metà strada di una ristrutturazione che si compirà solo a fine 2013. Il quasi dimezzamento dell’investimento per la campagna elettorale 2013 è solo un passaggio del processo di snellimento dei costi. Toccherà anche i dipendenti? Spero di no – sussurra Misiani –, è l’ultima cosa che vorrei fare”.

Del resto la "forza lavoro" del Pd diventa in campagna elettorale risparmio sui costi. Non sono previste spese di retribuzione personale "straordinario". Tutto sarà gestito da dipendenti e volontari, e rientrerà nel bilancio complessivo del partito. Mobilitate anche le strutture di Montecitorio e Palazzo Madama. A Camere sciolte ogni risorsa umana è stata dirottata sulla sfida del 24 febbraio.

I soldi delle primarie. Scorrendo i dati messi già a bilancio cade la convinzione diffusa che quanto incassato a dicembre (due euro a votante) sia destinato a finanziamento diretto della campagna elettorale. Quei fondi sono rimasti in gran parte sul territorio. Al partito nazionale sono arrivati per ognuno di quei voti solo 0,50 euro. In totale 1 milione e 560mila. E non sono nel budget, perché l’operazione "Italia bene comune" a Sant’Andrea delle Fratte si è chiusa con un rosso di circa 160mila euro. Anche regionali, provinciali e i circoli hanno speso per l’organizzazione di primo turno e ballottaggio. Un parte è rimasta e sarà impiegata anche per la campagna. "Ma dal consuntivo finale si vedrà che sul territorio non sarà superiore nemmeno alla metà delle donazioni ricevute da chi ha partecipato alle primarie".

I capitolati di spesa. La politica smette di esser tale se non muta quando incontra un mutamento. Il Pd ci prova – vedremo con che risultati – rimescolando la destinazione dei fondi nazionali per la sua campagna. Dal 2008 molte cose sono cambiate. Sui 6 milioni e mezzo le affissioni valgono ancora due milioni di euro. Ma nel "piano media" che vale anch’esso due milioni di euro gli equilibri di quattro anni fa non esistono più. La bilancia pesa sulla comunicazione in Rete un 20% in più. Sottraendo alle risorse che saranno investite in spot su tv locali, radio e stampa settimanale. E per estensione, quel 20% diventa oltre il 35% sommata al capitolo di bilancio che prevede 900 mila euro di stanziamento previsto per il mailing elettorale.
"Il web non è solo scelta strategica diretta, ma anche risparmio indiretto – spiega Stefano Di Traglia, capo della comunicazione - Riduce le spese di trasmissione, trasporto, stampa e comunicazione di dati. E stavolta da Roma partirà pochissima carta, una brochure al massimo".

Nel budget preventivo nazionale la produzione di materiale tipografico ammonta a 300mila euro. Niente, rispetto a come ci si muoveva solo dieci anni fa. Si scende anche nella voce manifestazioni ed eventi: 500mila euro, con un accantonamento "prudenziale" di altri 500mila, che però è a disposizione anche di tutti gli altri capitoli.

La task force digitale. Le risorse umane a disposizione della campagna digitale del partito sono ingenti. Un piccolo esercito di volontari, circa 300, smanetterà sul web a titolo gratuito. A questi di aggiungono una decina di persone per Youdem Tv, lo staff ristretto dell’ufficio comunicazione e l’ufficio stampa.

A marzo, quando la legge obbliga i partiti a documentare le spese elettorali, si farà il conto finale. "Con le spese del territorio non supereremo gli undici milioni di euro complessivi", ripete Misiani. Dal budget nazionale di 6 milioni e mezzo spera di ammortizzare nel bilancio 2013 ben due milioni di euro grazie al fundraising, le donazioni dei cittadini. Una previsione molto ottimistica, forse troppo. "Voglio essere ottimista, annuso il vento e so che è un obiettivo possibile". Di grandi donazioni, invece, non sembra essere aria. Il tesoriere del Partito democratico giura che se ci fossero state sarebbero già pubbliche. "La nostra scelta – dice stampando le voci di spesa – è usare le risorse in chiaro e a viso aperto. Anche se la legge non obbliga a farlo prima del voto. Diamo l’esempio, sperando che anche gli altri, in primis Monti e Berlusconi, facciano altrettanto".

In attesa di conoscere quelli del Pdl di Berlusconi, una risposta dall’entourage di Monti è già arrivata. "Abbiamo deciso di non comunicare le spese elettorali di Scelta civica durante questa campagna elettorale prima del voto, ma lo faremo dopo il 25 febbraio, quando tutto sarà certificato".
(23 gennaio 2013)
iospero
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da iospero »

Riguardo al MPS

L'affermazione fallimento Mps=fallimento politico pd mi sembra solo un botto elettorale.

Se c'è una tangente da 2 miliardi,come si mormora, in galera i colpevoli .

Il Monte dei Paschi, infatti, paga il mito della sua unicità, non aver voluto partecipare al processo di aggregazione delle banche italiane perché la politica locale non sopportava l’idea che la Fondazione potesse scendere nel capitale della banca sotto il 51%, tesi sostenuta anche dal PD.
I gruppi dirigenti della sinistra da Roma osservano e capiscono tutto ma poi si girano dall’altra parte per paura di mettere a repentaglio i rapporti con uno dei più consolidati feudi elettorali.

Attribuire al PD nazionale responsabilità delle istituzioni locali mi sembra non corrisponda al vero
Amadeus

Re: quo vadis PD ????

Messaggio da Amadeus »

dipende... il pd nazionale include d'alema?
se sì allora eccome se ci sono responsabilità ... o polvere sotto il tappeto che poi TORNA
aver nominato il pugliese de bustis , una nullità assoluta, come direttore generale mps solo perchè amicissimo del di cui sopra ti pare niente...?
( fu direttore per poco, poi passò a deutsche e anche lì durò poco)
arà....
che Bersani non c'entri e gli elettori Pd non c'entrino, passi.... ma i cadaveri nell'armadio ci sono. eccome.
Joblack
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da Joblack »

Monte Paschi Siena - The case

Oggi Merlo (PD) su TGcom24 diceva come si fa a mettere regole + stringenti per evitare che le fondazioni entrino nella gestione diretta della banca controllata.
Merlo ...ma dai ... chiudi il becco per almeno una volta .... tanto non ti crede nessuno!!!!!!!!
Bisogna fare pulizia e da subito, perchè la banca è stata aiutata dai Tremonti-bond, e che lo scudo dello stesso Tremonti sembra abbia aiutato il rientro sicuro dei 2 miliardi (maxi tangenti?) messi su un conto a Londra, per la famosa clausola di "non tracciabilità" voluta propria da Tremonti.
Infatti Berlusconi sta zitto ..... forse c'entrano le sue aziende?
Che tutti chiariscano e non gettino il sasso nello stagno ... e poi ritraggono la manina.
Ultima modifica di Joblack il 27/01/2013, 11:37, modificato 1 volta in totale.
Toro Seduto (Ta-Tanka I-Yo-Tanka)

‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
Luis Wallace
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Iscritto il: 12/01/2013, 2:35

Re: quo vadis PD ????

Messaggio da Luis Wallace »

lucfig ha scritto:
Luis Wallace ha scritto:
lucfig, come hanno già scritto altri, volente o nolente saranno loro gli interlocutori con cui aprire dei tavoli nel prossimo governo.
....
Saranno loro, perchè a differenza di altri, rappresentano ceti e istanze che a noi non piacciono, ma lo fanno all'interno "dell'arco parlamentare", e con senso del momento che viviamo. Casini e lista monti sono gli unici interlocutori con cui ci si può confrontare su temi come, giusto per esemplificare, riforma PA, riforma parlamento, giustizia, legge elettorale.
....
Ti Sbagli!
Non solo i soli. Ci saranno pure il PDL, Lega, M5S e forse RC

Ora, sulla legge elettorale perché le istanze del M5S sono da scartare?

E sono più vicine al PD che al UDC, visto che sono molto simili alle regole del PD.

Analogo sulla giustizia.
Le istanze del M5S e di RC sono molti vicine a quelle del Pd rispetto al UDC.

E la riforma della PA?
Siamo d'accordo che con Monti si ha "la stessa lunghezza d'onda" rispetto ad altre forze politiche? Oppure ci sono forze che Monti vorrebbe "tagliare" che sono simili a quelle auspicate dal PD (almeno dalla base)

Abbi pazienza ... il tuo discorso non regge.
E' una porcata. Cibo per merli.

Credo invece che Bersani voglia dire alle lobby: state tranquilli, non si toccano i vostri diritti, grantisce Monti! .... e l'ombrello di Atlan va sempre verso l'operaio o il pezzente!
Lucfig, il ragionamento che porta a pensare che Bersani o altri siano il cavallo di troia delle lobbies, presenta gli stessi crismi usati all'opposto da Berlusconi o Monti per delegittimare Vendola, e perciò per me non ha senso. Il processo alle intenzioni è fazioso, secondo me. Per il resto la priorità rimane vincere e governare da soli, aprire un confronto parlamentare con gli altri ma rifuggire il più possibile da forze antipoliche e qualunquiste come 5stelle o RC. L'unico modo per riportare il paese ad una sana vita democratica e all'equità sociale, è una espressione nel prossimo governo di una buona politica, che sappia ridare fiducia nelle istituzioni. L'unica via, almeno per me, è e rimane quella tracciata da Bersani, anche nel privilegiare alcuni interlocutori invece di altri, con spirito costruttivo ma senza subalternità.

Ni sentimu,
Wallace
Amadeus

Re: quo vadis PD ????

Messaggio da Amadeus »

Scandalo Mps, l'allarme del Pd:
"C'è chi non vuol farci vincere"
La preoccupazione dei vertici del Pd. I timori che ritorni l'accerchiamento del 2005 quando si consumò la vicenda Unipol. E c'è chi ricorda che Monti ha candidato Alfredo Monaci, presidente di Mps immobiliare
di FRANCESCO BEI


ROMA - Ora Bersani inizia davvero a temere per il risultato finale. L'attacco concentrico di Monti, di Ingroia, di Grillo e del Pdl, la rapidità con cui è stata decisa l'audizione del ministro Grilli a Camere sciolte, i rumors di altri clamorosi colpi di scena in arrivo, i sospetti su una maxitangente rilanciati dal Giornale e da Mentana, tutto ciò sta rendendo la vicenda del Monte dei Paschi di Siena ad altissimo rischio. "Si respira di nuovo l'aria avvelenata del 2005", sospira un dirigente del Nazareno. Il 2005: l'Opa dell'Unipol di Consorte su Bnl, quando l'allora presidente della Margherita, Arturo Parisi, arrivò a rinfacciare al Pds il ritorno della "questione morale".

Per Bersani il sospetto, confidato ieri a un amico, è che il bersaglio grosso sia proprio il Pd e il risultato elettorale: "Ci sono ambienti di questo paese che stanno facendo di tutto per farci perdere le elezioni". Il rischio c'è e ne sono consapevoli i maggiori esponenti del partito. "Stare sulla difensiva per un mese su questo tema potrebbe portare danni immensi - riflette preoccupato un pd di provenienza democristiana - e l'idea che 150 finanzieri abbiano setacciato per giorni la sede della banca e le abitazioni di Mussari e Vigni (ex presidente ed ex direttore generale di Mps, ndr) non tranquillizza nessuno. Sulla banca si è giocata una faida interna ai Ds". La paura insomma è che la saga Mps-Antonveneta sia soltanto alla prima puntata.

Nel quartier generale del Pd la tensione è alle stelle e ogni dichiarazione viene soppesata con il bilancino. Per questo ha fatto scalpore ieri a Largo del Nazareno l'attacco durissimo sferrato da Mario Monti. Non solo perché arrivato da una persona che formalmente sarebbe ancora il premier sostenuto dal Pd e probabile alleato di governo nel futuro.
Bersani e i suoi hanno infatti letto in quell'affondo di Monti un disegno preciso per affossare il centrosinistra. E si sono attrezzati con le prime contromisure. "Monti - ha sussurrato ieri Bersani a un vecchio "compagno" della Cgil all'Eur - prova a fare il furbo sul Monte dei Paschi ma non mi sembra nella posizione di poter dar lezioni". Nel Pd ora si fa notare la partecipazione di Francesco Gaetano Caltagirone, suocero del leader Udc, al vertice del Monte dei Paschi, di cui è stato fino a un anno fa vicepresidente e secondo azionista. O la candidatura al Senato per Scelta Civica di Alfredo Monaci che, come ricorda Francesco Boccia, "è stato membro del consiglio di amministrazione di Mps dal 2009 al 2012 con Mussari, ex presidente di Biver Banca e tuttora è presidente di MPS immobiliare". Insomma, non proprio un passante rispetto alle vicende che tengono banco.

Ma sono tante le "strane coincidenze" che ai piani alti del Pd fanno pensare a un intervento orchestrato per procurare più danni possibili. Anche l'audizione lampo del ministro dell'Economia Grilli, che parlerà dello scandalo Mps martedì prossimo a Montecitorio, rientra tra queste. Un'audizione concordata dal presidente della Camera con Monti su richiesta di un deputato ex Idv, Francesco Barbato, "che normalmente - dicono al Pd - viene considerato da Fini un cavallo pazzo e tenuto in nessuna considerazione".

Come mai stavolta la domanda di Barbato, uno che ha chiesto l'iscrizione al partito dei Pirati e se l'è vista negare, salvo poi fondare giorni fa un suo movimento personale ("Democrazia liquida"), è stata accolta con tanta solerzia? Questa è una delle domande che si fanno in queste ore al Nazareno. Anche il ruolo di Anna Maria Tarantola, montiana di ferro e nominata dal premier al vertice della Rai, è passato al microscopio visto che era lei il capo della vigilanza della Banca d'Italia all'epoca dei fatti. Quella stessa Bankitalia che fin dalla scorsa primavera aveva aperto il dossier Mps, chiedendo a Rocca Salimbeni la rimozione del direttore Vigni e del presidente Mussari.

Ma al di là dei sospetti per le presunte manovre in corso, quello che conta per il vertice del Pd è togliersi dal mirino nelle ultime settimane prima del voto, smettere di stare sulla difensiva e uscirne con una proposta forte. Bruno Tabacci - che sulla battaglia intorno ad Antonveneta si alzò quasi da solo in Parlamento per denunciarne le storture - avrebbe un consiglio per i suoi nuovi alleati del Pd: "A questo punto ci vuole una soluzione forte, traumatica. Dovrebbero invitare il governo a commissariare la "loro" banca".
(26 gennaio 2013)
mariok

Re: quo vadis PD ????

Messaggio da mariok »

Della serie: il più pulito ha la rogna


Angela Mauro
angela.mauro@huffingtonpost.it

Elezioni 2013. Monti batte in ritirata sul caso Mps, Bersani mostra i muscoli pensando a Palazzo Chigi ma non programma leggi ad hoc

Pubblicato: 26/01/2013 20:01 CET | Aggiornato: 26/01/2013 21:53 CET


Pier Luigi Bersani parte alla volta di La Spezia e Genova per la campagna elettorale con una sola mission: sgonfiare il caso Monte dei Paschi di Siena e, se possibile, trasformarlo in una opportunità. Il segretario del Pd è determinato perché, a conti fatti, sa di poterci riuscire. Almeno per ora. Con i suoi, ha notato come Mario Monti in tarda serata venerdì da Gad Lerner abbia rivisto i toni dell’attacco al Pd sull’affare Mps. “Non accuso, ho dato spiegazioni”, ha detto il premier. Non è un’inversione a u, ma una marcia indietro sì. E il segretario del Pd, “stupito” del frontale con Monti, se l’aspettava, in un certo senso. Perché in questa campagna elettorale, si commenta in ambienti Dem renziani e bersaniani, ogni forza politica ha i suoi buoni motivi per non scatenare la guerra sulle banche. Bersani ha deciso di liberarsi dei propri.

La giornata è iniziata con un ringhio da leone della savana: “Se ci accusano di scorrettezze, li sbraniamo”. E da lì è stato un susseguirsi di sfide all'indirizzo del professore e di tutti gli altri avversari della campagna elettorale. "Non spargiamo la voce che abbiamo già vinto", premette Bersani, "non penso ci siano vittorie facili, ma penso che la potenzialità c'è". E qui cita Pier Capponi che nel '400 mise a posto i francesi con una sola frase: "Loro hanno le loro trombe, noi le nostre campane", "abbiamo un popolo sul territorio". E "stiamo costruendo l'alternativa all'organizzazione di un sistema politico da come si è visto da 20 anni a questa parte". Perché "alla caduta del muro, altrove si festeggiava la libertà, mentre in Italia c'era Tangentopoli". Ora il Pd ha la "democrazia: dopo Bersani ci sarà qualcun altro. Quando va via Monti, Belusconi, Ingroia, Grillo: cosa c'è lì?". E sia chiaro: "noi arriviamo in questa battaglia in una buona posizione non perché abbiamo avuto il guru (Monti ha arruolato quello di Obama, David Axelrod, ndr.) ma perché da tre quattro anni lavoriamo e abbiamo introdotto novità".

Pur frastornati dalle parole del professore (“Il Pd c’entra nel caso Mps), i Dem non ci avrebbero scommesso un euro sulle possibilità che il premier sarebbe andato avanti nella sua arringa. Il segretario ci ha ragionato su: non è uno impulsivo, fanno notare i suoi, parla dopo aver riflettuto. Innanzitutto, Monti è alleato con Pier Ferdinando Casini, il cui suocero, Francesco Gaetano Caltagirone, sedeva nel consiglio di amministrazione di Mps fino a un anno fa. Poi, è uomo di area non estranea ai rapporti con le banche. E poi ha candidato Alfredo Monaci, un ex della Margherita senese, sostenitore dell’ex presidente del Monte, Giuseppe Mussari, la ‘pietra dello scandalo’ di questi giorni per via dell’inchiesta sui derivati. Dunque, visto che l’avversario numero uno - Monti – non ha buone carte tra le mani e non può nemmeno bluffare, meglio giocare d’attacco. Mostrare i muscoli: è quello che Bersani oggi ha scelto di fare non solo nei confronti del professore, del Pdl, della Lega o di chi osi attaccare il Pd sul caso Mps, ma anche nei confronti del Pd senese e della fondazione di Rocca Salimbeni. Così forse si regolano anche conti interni rimasti in sospeso dalle passate gestioni della ‘ditta’.

La proposta di “affidare poteri commissariali” ad Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, rispettivamente presidente e amministratore delegato arrivati al Monte la primavera scorsa, è un modo per rafforzare il ‘proprio uomo a l’Avana’ e insieme ridurre il potere della Fondazione Mps, socia di maggioranza dell’istituto di credito e con “statuto illegittimo, in violazione della legge Ciampi”, come afferma il presidente dell’Acri Giuseppe Guzzetti. Detto in altre parole: il caso Mps si sta trasformando in un’opportunità per il Pd di chiudere la guerra che ha spaccato il Pd senese alla nomina di Profumo, fortemente osteggiata dal presidente della Fondazione, Gabriello Mancini, area Margherita. Il caso non è chiuso perché sta a Bankitalia decidere sul commissariamento, ma la mossa politica serve a Bersani per confermare il management (“Lasciamoli lavorare” per sanare le perdite per l’acquisto di Antonveneta e gli investimenti in derivati, dice Stefano Fassina ad Huffpost), prendere le distanze dalla parte del Pd locale che gestisce la Fondazione e, soprattutto, entrare nel merito della questione.

“Stiamo parlando di un rapporto localistico intorno a una banca, cioè di un aggancio troppo stretto rispetto alla situazione territoriale. Sì è stato ed è un problema che abbiamo sempre segnalato e denunciato: troppa vicinanza della politica. Senza venirne a capo…”.
E’ un morso da leone ferito ma combattente: “Al lavoro, alla lotta”, conclude il comizio a Genova senza tema di risultare d’antan. Bersani è consapevole che questa storia per ora è solo sommersa e in futuro non è da escludere che proveranno a usargliela contro, quando e se sarà a Palazzo Chigi. Nel passato è successo a Massimo D’Alema e anche a Piero Fassino. E’ per questo che il segretario è intenzionato a cominciare a sbrogliare il dilemma che da sempre risulta scivoloso per chi viene dal Pci: il rapporto con i soldi, il mercato, le banche. Non servono leggi ad hoc, il Pd non ne sta programmando in vista dello sbarco al governo. “Basta applicare la legge Ciampi”, ci dice Fassina, facendo riferimento alla normativa sulle fondazioni che, come dice Guzzetti, viene violata dalla Fondazione Mps che ingloba ben “13” componenti di “derivazione pubblica: del sindaco, provincia di Siena e della Regione Toscana” e solo “due di derivazione privata”. Ecco, appunto. Problema inquadrato.
erding
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Iscritto il: 21/02/2012, 22:55

Re: quo vadis PD ????

Messaggio da erding »

Qualche settimana fa Bersani ci ha promesso: “noi non racconteremo favole”

Ieri ci ha detto “Se ci attaccano li sbraneremo”(messaggio mafioso).

Cosa sono questi messaggi cifrati, se ha da dire dica!

Ho l'impressione che l'M5s si avvantaggerà molto da questo atteggiamento, e... a ragione!

Lui dice di avere un "popolo sul territorio"
E' riferito al SUO popolo?

Ma c'è un popolo intero che è stufo di reticenze di messaggi cifrati e minacciosi.
Un popolo che chiede chiarezza piena e non può più sopportare falsità.
Sarebbe ora di farla finita, si faccia lui Bersani, promotore e scoperchi questo vaso di Pandora e facciamola finita.
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