Come se ne viene fuori ?
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Re: Come se ne viene fuori ?
Mio padre lavorò per 38 anni in un quotidiano come tipografo e ni diceva sempre che i giornalisti tranne rarissime eccezioni sono dei pennivendoli...
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Re: Come se ne viene fuori ?
shiloh ha scritto:camillobenso ha scritto:
Ieri Monti ha dato l’ennesima prova di inadeguatezza, mettendosi nella posizione di un qualsiasi vu cumprà cercando di vendere detrazioni Imu e taglio Irap e Irpef.
.
ha anche proposto 1 solo mese di stop estivo alla scuola .
che a me piacerebbe vedere il suo nipotino (quello soprannominato "spread" dagli amichetti...) andare a lezione dal 15 giugno al 30 di luglio,
in una classe al terzo e ultimo piano ,
con finestre esposte a sud,
a Palermo...
Il Professore non vincerà di certo le elezioni e sarà destinato ad andare a fondo con la compagnia dei "maltràinsema" (scombinati, tradotto dal vocabolario meneghino) che si ritrova.
La proposta supportata dall'inchiappettatore Mascarato da chi proviene????????????????
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Re: Come se ne viene fuori ?
Sotto le macerie – 89
Cronaca di un affondamento - 39
I giorni della follia che precedono il disastro…….ovvero, l’ultima fase della dittatura delle tdc –17
La guerra…28 giorni all'alba - 8
Monte dei Paschi, a capo della finanza c’era la “banda del cinque per cento”
Da una testimonianza in Procura spunta il soprannome dell'ex responsabile delle operazioni finanziarie della banca, Baldassarri e del responsabile della filiale di Londra, Pontone.
I magistrati di Siena: "La materia e' talmente incandescente che non posso rilasciare dichiarazioni"
di Redazione Il Fatto Quotidiano
| 29 gennaio 2013Commenti (48)
Se a Siena la situazione per la Procura è esplosiva, dai dossier arrivati da Milano spuntano i soprannomi: li chiamavano la “banda del cinque per cento“.
Questo il nomignolo affibbiato al tandem composto dall’ex capo della finanza di Mps, Gianluca Baldassarri e dal responsabile della filiale di Londra della banca senese, Matteo Pontone, soprannominato così dalla percentuale percepita su ogni operazione.
A rivelarlo è stato Antonio Rizzo, ex funzionario della banca tedesca Dresdner, sentito il 13 ottobre 2008 dai pm di Milano nell’inchiesta sulla finanziaria svizzera Lutifin. La società di brokeraggio con sede a Lugano che ha intermediato con un guadagno di 600mila euro un’operazione del 2007 con Dresdner Bank su un prodotto finanziario venduto da Mps e poi ricomprato.
IL TESTE. Rizzo nel verbale parla di un incontro avvenuto nel novembre 2007 tra lui e altri due funzionari della banca tedesca durante il quale la persona che si occupava della vendita dei prodotti finanziari strutturati “caldeggiava l’operazione di riacquisto di un pacchetto titoli strutturato da Mps Londra”.
“Nell’occasione – si legge nel verbale – si venne a sapere che Dresdner per l’operazione avrebbe pagato una somma a titolo di intermediazione, a tale Lutifin di Lugano”. Lorenzo Cutolo, uno dei due funzionari della Dresdner, “rimase sorpreso e disse che era assurdo pagare per una intermediazione per un affare che Dresdner poteva tranquillamente fare da sola”.
Il testimone afferma poi che nel marzo del 2008 aveva raccontato quanto accaduto con Mps all’organismo di controllo interno di Dresdner e “gli era stato comunicato che sarebbe stata aperta un’indagine”.
Ma, secondo la ricostruzione di Rizzo, nonostante l’opposizione di Cutolo il pagamento di Lutifin era stato autorizzato dal suo superiore, Stefan Guetter. “Parlai della cosa con Cutolo il quale mi disse di farsi i fatti propri senza nulla dire all’organismo di controllo interno della banca. Cutolo mi disse che lui aveva provato a fare qualcosa ma che aveva rischiato il licenziamento”.
Qualche giorno dopo in una cena con Michele Cortese, l’uomo che si occupava della vendita di prodotti finanziari per Dresdner Bank-London Branch, quest’ultimo gli disse che “a suo avviso Pontone e Baldassarri avevano percepito una commissione indebita dell’operazione per il tramite di Lutifin”. E nella stessa occasione gli rivelò anche che i due si erano così guadagnati il soprannome “la banda del cinque per cento” perché prendevano tale percentuale su ogni operazione.
Come emerso nei giorni scorsi, Lutifin Services era stata utilizzata quale veicolo per effettuare pagamenti riservati nei confronti di alti dirigenti del Monte dei Paschi di Siena.
I pagamenti servivano a far sì che Mps acquistasse un “pacchetto di titoli all’interno dei quali ve ne erano alcuni (cosiddetti Cdo) che presentavano forti perdite per Dresdner Bank”.
Lo scopo dell’operazione era chiaro, secondo la Gdf, “far ristrutturare il pacchetto a Monte dei Paschi di Siena, la quale si è occupata, in definitiva, di sostituire i titoli in sofferenza con altri in salute, in modo tale da consentire a Dresdner Bank di neutralizzare le perdite che stava subendo, scaricandole di fatto in capo a Mps”.
IL PROCURATORE DI SIENA. “La materia è talmente incandescente che non posso rilasciare dichiarazioni”, ha intanto detto Tito Salerno, procuratore della Repubblica di Siena ai giornalisti che gli chiedevano informazioni sull’inchiesta in corso.
“Non è per cortesia – ha aggiunto – ma non posso parlare di questa inchiesta. Si tratta di un’indagine complessa, incandescente e ancora lunga che riguarda una società quotata in Borsa. Attualmente lo stato delle indagini non ci permette di dire nulla”. Oggi i magistrati senesi hanno sentito il segretario del consiglio di amministrazione della banca e attuale capo dell’area segreteria generale della banca, Valentino Fanti.
Ascoltato come persona informata sui fatti, Fanti era il capo della segreteria dell’ex presidente del Monte, Giuseppe Mussari. Il collegio sindacale della banca, invece, è stato ascoltato dalla Consob sulla vicenda dei prodotti strutturati della banca. Nei prossimi giorni toccherà ai revisori dei conti e al precedente consiglio sindacale.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/01 ... to/483494/
Cronaca di un affondamento - 39
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La guerra…28 giorni all'alba - 8
Monte dei Paschi, a capo della finanza c’era la “banda del cinque per cento”
Da una testimonianza in Procura spunta il soprannome dell'ex responsabile delle operazioni finanziarie della banca, Baldassarri e del responsabile della filiale di Londra, Pontone.
I magistrati di Siena: "La materia e' talmente incandescente che non posso rilasciare dichiarazioni"
di Redazione Il Fatto Quotidiano
| 29 gennaio 2013Commenti (48)
Se a Siena la situazione per la Procura è esplosiva, dai dossier arrivati da Milano spuntano i soprannomi: li chiamavano la “banda del cinque per cento“.
Questo il nomignolo affibbiato al tandem composto dall’ex capo della finanza di Mps, Gianluca Baldassarri e dal responsabile della filiale di Londra della banca senese, Matteo Pontone, soprannominato così dalla percentuale percepita su ogni operazione.
A rivelarlo è stato Antonio Rizzo, ex funzionario della banca tedesca Dresdner, sentito il 13 ottobre 2008 dai pm di Milano nell’inchiesta sulla finanziaria svizzera Lutifin. La società di brokeraggio con sede a Lugano che ha intermediato con un guadagno di 600mila euro un’operazione del 2007 con Dresdner Bank su un prodotto finanziario venduto da Mps e poi ricomprato.
IL TESTE. Rizzo nel verbale parla di un incontro avvenuto nel novembre 2007 tra lui e altri due funzionari della banca tedesca durante il quale la persona che si occupava della vendita dei prodotti finanziari strutturati “caldeggiava l’operazione di riacquisto di un pacchetto titoli strutturato da Mps Londra”.
“Nell’occasione – si legge nel verbale – si venne a sapere che Dresdner per l’operazione avrebbe pagato una somma a titolo di intermediazione, a tale Lutifin di Lugano”. Lorenzo Cutolo, uno dei due funzionari della Dresdner, “rimase sorpreso e disse che era assurdo pagare per una intermediazione per un affare che Dresdner poteva tranquillamente fare da sola”.
Il testimone afferma poi che nel marzo del 2008 aveva raccontato quanto accaduto con Mps all’organismo di controllo interno di Dresdner e “gli era stato comunicato che sarebbe stata aperta un’indagine”.
Ma, secondo la ricostruzione di Rizzo, nonostante l’opposizione di Cutolo il pagamento di Lutifin era stato autorizzato dal suo superiore, Stefan Guetter. “Parlai della cosa con Cutolo il quale mi disse di farsi i fatti propri senza nulla dire all’organismo di controllo interno della banca. Cutolo mi disse che lui aveva provato a fare qualcosa ma che aveva rischiato il licenziamento”.
Qualche giorno dopo in una cena con Michele Cortese, l’uomo che si occupava della vendita di prodotti finanziari per Dresdner Bank-London Branch, quest’ultimo gli disse che “a suo avviso Pontone e Baldassarri avevano percepito una commissione indebita dell’operazione per il tramite di Lutifin”. E nella stessa occasione gli rivelò anche che i due si erano così guadagnati il soprannome “la banda del cinque per cento” perché prendevano tale percentuale su ogni operazione.
Come emerso nei giorni scorsi, Lutifin Services era stata utilizzata quale veicolo per effettuare pagamenti riservati nei confronti di alti dirigenti del Monte dei Paschi di Siena.
I pagamenti servivano a far sì che Mps acquistasse un “pacchetto di titoli all’interno dei quali ve ne erano alcuni (cosiddetti Cdo) che presentavano forti perdite per Dresdner Bank”.
Lo scopo dell’operazione era chiaro, secondo la Gdf, “far ristrutturare il pacchetto a Monte dei Paschi di Siena, la quale si è occupata, in definitiva, di sostituire i titoli in sofferenza con altri in salute, in modo tale da consentire a Dresdner Bank di neutralizzare le perdite che stava subendo, scaricandole di fatto in capo a Mps”.
IL PROCURATORE DI SIENA. “La materia è talmente incandescente che non posso rilasciare dichiarazioni”, ha intanto detto Tito Salerno, procuratore della Repubblica di Siena ai giornalisti che gli chiedevano informazioni sull’inchiesta in corso.
“Non è per cortesia – ha aggiunto – ma non posso parlare di questa inchiesta. Si tratta di un’indagine complessa, incandescente e ancora lunga che riguarda una società quotata in Borsa. Attualmente lo stato delle indagini non ci permette di dire nulla”. Oggi i magistrati senesi hanno sentito il segretario del consiglio di amministrazione della banca e attuale capo dell’area segreteria generale della banca, Valentino Fanti.
Ascoltato come persona informata sui fatti, Fanti era il capo della segreteria dell’ex presidente del Monte, Giuseppe Mussari. Il collegio sindacale della banca, invece, è stato ascoltato dalla Consob sulla vicenda dei prodotti strutturati della banca. Nei prossimi giorni toccherà ai revisori dei conti e al precedente consiglio sindacale.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/01 ... to/483494/
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Re: Come se ne viene fuori ?
camillobenso ha scritto:shiloh ha scritto:camillobenso ha scritto:
Ieri Monti ha dato l’ennesima prova di inadeguatezza, mettendosi nella posizione di un qualsiasi vu cumprà cercando di vendere detrazioni Imu e taglio Irap e Irpef.
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ha anche proposto 1 solo mese di stop estivo alla scuola .
che a me piacerebbe vedere il suo nipotino (quello soprannominato "spread" dagli amichetti...) andare a lezione dal 15 giugno al 30 di luglio,
in una classe al terzo e ultimo piano ,
con finestre esposte a sud,
a Palermo...
Il Professore non vincerà di certo le elezioni e sarà destinato ad andare a fondo con la compagnia dei "maltràinsema" (scombinati, tradotto dal vocabolario meneghino) che si ritrova.
La proposta supportata dall'inchiappettatore Mascarato da chi proviene????????????????
La proposta mirabolante è stata avanzata da quel genio di Ichino (IFQ di stamani). Mario Sechi, responsabile della campagna elettorale è corso ai ripari sospendendo la proposta, ma oramai la frittata era fatta. il Che aveva già fatto da megafono a Ichino.
******
Studenti contro Monti. E l’insulto diventa TT
di Alessandro Sala
http://seigradi.corriere.it/2013/01/29/ ... iventa-tt/
«La bozza di riforma del mercato del lavoro a cui sta lavorando la lista Monti prevede anche una riforma del calendario scolastico in modo da limitare ad un mese le vacanze estive, “sulla base della partecipazione volontaria delle famiglie”. La misura “non vuole aggravare il lavoro degli insegnanti” ma favorire i genitori lavoratori». Sono le 19,50 di lunedì quando il lancio dell’Ansa – corredato delle «crocette» che indicano gli alert più importanti -, arriva nelle redazioni. I telegiornali non gli danno un peso eccessivo, troppo tardi per montare servizi ad hoc, ma la rete non si lascia scappare la notizia e nei social network l’annuncio del possibile cambiamento ingrana la quarta e inizia a viaggiare alla massima velocità. Basta poco perché dal fronte degli studenti parta la controffensiva. La replica al Professore – un appellativo che stavolta non gli giova affatto – è affidata a Twitter e ad un hashtag declinato al femminile che non ha bisogno di ulteriori spiegazioni: #sucamelamonti. Bastano pochi minuti perché la nuova parola d’ordine s’imponga sul social e l’hashtag diventi trending topic.
Se ne accorgono forse anche nello staff di Monti, tanto che dopo meno di mezz’ora dal primo lancio le agenzie citano «fonti» vicine a Scelta Civica che precisano come la riforma del calendario sia solamente un’ipotesi. E alle 21.09 la smentita diventa ufficiale: «Non è prevista nessuna limitazione a un mese delle vacanze estive delle scuole – sottolinea Mario Sechi, responsabile della campagna elettorale dei montiani e a sua volta candidato -. La riforma del mercato del lavoro di Scelta Civica, alla quale lavora un gruppo di economisti insieme al prof. Pietro Ichino, sarà presentata nei prossimi giorni e non conterrà alcun taglio delle vacanze scolastiche». Ma ormai il danno è fatto.
Nei tweet c’è chi parla senza esitazione di «rivolta dei bimbiminkia», chi propone di «scendere in piazza», chi fa notare che «la scuola non è un parcheggio», chi invita a stare tranquilli perché «gli insegnanti non approveranno mai e faranno due mesi di sciopero». I post sono migliaia - Matteo Flora su Linkiesta li analizza scientificamente e parla di 9 mila tweet e 16 milioni di impression - e in buona parte sono insulti all’indirizzo del capo del governo. Qualcuno, a dispetto dell’hashtag, tenta anche un ragionamento serio: @FabioCorsinotti, ad esempio, commenta che «il problema non è dare più ore di istruzione agli alunni ma semmai istruire e avere più qualità dai professori». Ma c’è anche chi non approva affatto la protesta, come @UnbornMartell che evidenzia: «twittano alle dieci e mezza di un giorno di scuola qualunque. O non siete a scuola o twittate da scuola, caXXo vi lamentate?». Chissà se poi, passata la buriana, qualcuno analizzerà anche l’aspetto sociologico della vicenda, ovvero la protesta-turpiloquio declinata al femminile. «Sappiamo già che la D’Urso ci definirà delle bulle» iniziano già a dire compiaciute alcune ragazze intervenute nel dibattito.
E il diretto interessato? Via social la replica latita. Alle 12,30 di martedì il profilo twitter personale di @SenatoreMonti non registra variazioni, fermo com’è alle 20 del giorno prima e con l’ultimo tweet che parla di disabilità; quello di @SceltaCivica è attivissimo ma glissa la questione e rilancia le dichiarazioni dei suoi candidati @itinagli, @KatiaStancato e @AndreaRomano9 reduci dalla partecipazione ad alcune trasmissioni tv. Sempre Matteo Flora fa notare che, sia che si tratti di una strategia di marketing sia che lo scivolone sia stato reale, il senatore è riuscito a raggiungere un «traguardo invidiabile», ovvero «coinvolgere 3.500 utenti ad insultarlo coralmente». Resta un dubbio: è utile avere un account twitter e non usarlo quando volenti o nolenti ci si ritrova fra i trending topics, al limite anche solo per smentire e rassicurare ? Perché non è che tutti hanno accesso alle agenzie di stampa e, a occhio, proprio nessuno tra gli studenti…
La risposta tanto attesa, quella del premier in persona, arriva con dovizia di punti interrogativi («Ma chi ha mai parlato di taglio delle #vacanzescolastiche??? Abbiamo proposte sulla #scuola. #AgendaMonti») dal profilo di @SenatoreMonti alle 13.09, ovvero 17 ore dopo il famigerato lancio dell’Ansa. Non proprio una reattività social. Ma almeno le vacanze sono salve.
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Re: Come se ne viene fuori ?
La risposta tanto attesa, quella del premier in persona, arriva con dovizia di punti interrogativi («Ma chi ha mai parlato di taglio delle #vacanzescolastiche??? Abbiamo proposte sulla #scuola. #AgendaMonti») dal profilo di @SenatoreMonti alle 13.09, ovvero 17 ore dopo il famigerato lancio dell’Ansa. Non proprio una reattività social. Ma almeno le vacanze sono salve.
***
E’ difficile non definire il Professore un “Berlusconi con il loden”.
Il berlusconismo è duro a morire e adesso ci troviamo ad aver che fare con il montismo, cioè il berlusconismo con il loden.
Ci vuole un secondo diluvio universale per ritornare a riveder le stelle, altrimenti resteremo relegati nelle stalle.
***
E’ difficile non definire il Professore un “Berlusconi con il loden”.
Il berlusconismo è duro a morire e adesso ci troviamo ad aver che fare con il montismo, cioè il berlusconismo con il loden.
Ci vuole un secondo diluvio universale per ritornare a riveder le stelle, altrimenti resteremo relegati nelle stalle.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Ci è arrivato anche Luttwack a Ballarò.
Se un tecnico non riesce a far accettare le sue proposte se ne va a casa.
Ovviamente ha fatto incazzare Casini.
Quando spariranno dalla scena politica italiana Casini, Berlusconi,……ma anche D’Alema, gli italiani avranno un motivo per tornare a sperare. Per il momento vale “GIU’ LA TESTA”.
Se un tecnico non riesce a far accettare le sue proposte se ne va a casa.
Ovviamente ha fatto incazzare Casini.
Quando spariranno dalla scena politica italiana Casini, Berlusconi,……ma anche D’Alema, gli italiani avranno un motivo per tornare a sperare. Per il momento vale “GIU’ LA TESTA”.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Sotto le macerie – 90
Cronaca di un affondamento - 40
I giorni della follia che precedono il disastro…….ovvero, l’ultima fase della dittatura delle tdc –18
La guerra…28 giorni all'alba - 9
- MONTI CAMBIA IDEA: NON E’ RIGORE, E’ FALLO DI MANO!
- IL PROF INDOSSA LA POMPETTA BERLUSCONA DELLE PROMESSE ELETTORALI E DIMENTICA TUTTE LE SUE PAROLE D’ORDINE
- PER UN ANNO INTERO CI HA DETTO QUANTO FOSSE NECESSARIO “STRINGERE LA CINGHIA”, DISGUSTATO DA CHIUNQUE PROMETTESSE DI ABBASSARE LE TASSE
- E ADESSO? TUTTO DIMENTICATO! PUR DI RACIMOLARE QUALCHE VOTARELLO…
Filippo Ceccarelli per "la Repubblica"
Ah, le tasse, le tasse! Per un pugno di voti, o forse più di un pugno, Mario Monti in campagna elettorale dice: avevamo scherzato.
O magari era l´opinione pubblica a non aver compreso bene.(berlusconata con il loden--ndt)
I sacrifici, la quaresima, la penitenza, l´austerity, il rigore, «stringere la cinghia» spiegava il presidente del Consiglio assicurando nella conferenza stampa di fine 2011 che la lotta all´evasione era «una priorità assoluta» del governo, «una lotta senza quartiere» aggiungeva a Che tempo che fa.
E a un certo punto, dopo i blitz a Cortina, a Portofino, a via Montenapoleone, a Firenze e a Roma, il tema fiscale, le cartelle di Equitalia, tutto s´era in qualche modo intrecciato al dramma dei suicidi.
Studi, statistiche, è vero, non è vero. Ah, le tasse! Però Monti teneva duro.
Se la prese anche con il «buonismo», alleato del peggio.
Il 30 di aprile, dopo che l´astuto Alfano aveva protestato con lo Stato troppo lento a dare e troppo svelto a chiedere, e quelle anime perse dei leghisti avevano addirittura rilanciato la disobbedienza fiscale, beh, la conferenza stampa del presidente del Consiglio s´era aperta con le seguenti parole: «Vorrei iniziare con una parola di sdegno».
E già. Guai a incoraggiare giustificazioni, alzate di testa e speranze in materia fiscale.
Chi ha cancellato l´Ici, proseguiva l´altero tecnocrate senza menzionare quel demagogo e sprecone di Berlusconi, l´ha fatto senza valutarne le conseguenze; ergo le responsabilità dell´odierna pressione fiscale pesano sul governo di centrodestra.
«Tutti invocano la riduzione delle tasse, sembra quasi - suonava la gelida indignazione di Monti - che il governo si diverta a mantenerle elevate».
Ora, divertirsi no.
In fondo Giulio Andreotti nel 1977 si limitò a stampare dei francobolli con l´articolo 53 della Costituzione: «Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva». Ma la trovata filatelica, evidentemente, non valse a rallentare l´evasione, come si capì di lì a poco allorché il ministro Visentini, che pure era un signore, ebbe a qualificare il sistema fiscale nel suo complesso: «uno schifo».
E tuttavia nella segnaletica e nell´immaginario pre-elettorale del Governo dei Sapienti le tasse giocavano un ruolo tutt´altro che secondario. Non si arrivava ai ragionevoli eccessi di Tommaso Padoa Schioppa che a suo tempo (2007) riconobbe: «Dovremmo avere il coraggio di dire che le tasse sono una cosa bellissima e civilissima».
Né a quelli, decisamente più grotteschi, toccati nel 1996 quando ancora l´euro-tassa non era stata ufficialmente emanata e il ministro Visco fece emettere una nota in cui si dava conto dell´arrivo di fax di soddisfazione: «C´è addirittura gente che, esonerata perché a basso reddito, ha chiesto di poter offrire un contributo volontario, sia pure in proporzioni ridotte» proseguiva l´indimenticabile comunicato.
E tuttavia Monti non perdeva occasione per manifestare il proprio disappunto dinanzi all´espressione «mettere le mani nelle tasche»: oltre che stupida, la trovava diseducativa.
E al meeting di Comunione e liberazione - che con il senno di poi non era proprio la sede più adatta per dirlo - comunicò di aver raccomandato ai dirigenti della Rai di mettere al bando in tv la parola «furbi» per indicare gli evasori fiscali, la pedagogica esortazione trovando la sua ragione nel fatto che «non si possono trasmettere nemmeno in modo subliminale i disvalori che distruggono la società italiana».
SERGIO MARCHIONNE E MARIO MONTI
Ecco, con ragionevole approssimazione si può dire che la fisco-latria montiana proseguì fino al giorno in cui, fatto osservare che pure la detestabile Imu era una creatura che Berlusconi aveva dovuto promettere all´Europa, il premier disse, più o meno: chi la vuol togliere, poi dovrà raddoppiarla. Era appena il 23 dicembre scorso.
Poi, come tutti sanno, e ancora di più lo sanno tutti quelli che sono discesi e saliti in campo, è cominciata appunto la campagna elettorale. E allora, anche sulle tasse: trallallero e trallallà.
Cronaca di un affondamento - 40
I giorni della follia che precedono il disastro…….ovvero, l’ultima fase della dittatura delle tdc –18
La guerra…28 giorni all'alba - 9
- MONTI CAMBIA IDEA: NON E’ RIGORE, E’ FALLO DI MANO!
- IL PROF INDOSSA LA POMPETTA BERLUSCONA DELLE PROMESSE ELETTORALI E DIMENTICA TUTTE LE SUE PAROLE D’ORDINE
- PER UN ANNO INTERO CI HA DETTO QUANTO FOSSE NECESSARIO “STRINGERE LA CINGHIA”, DISGUSTATO DA CHIUNQUE PROMETTESSE DI ABBASSARE LE TASSE
- E ADESSO? TUTTO DIMENTICATO! PUR DI RACIMOLARE QUALCHE VOTARELLO…
Filippo Ceccarelli per "la Repubblica"
Ah, le tasse, le tasse! Per un pugno di voti, o forse più di un pugno, Mario Monti in campagna elettorale dice: avevamo scherzato.
O magari era l´opinione pubblica a non aver compreso bene.(berlusconata con il loden--ndt)
I sacrifici, la quaresima, la penitenza, l´austerity, il rigore, «stringere la cinghia» spiegava il presidente del Consiglio assicurando nella conferenza stampa di fine 2011 che la lotta all´evasione era «una priorità assoluta» del governo, «una lotta senza quartiere» aggiungeva a Che tempo che fa.
E a un certo punto, dopo i blitz a Cortina, a Portofino, a via Montenapoleone, a Firenze e a Roma, il tema fiscale, le cartelle di Equitalia, tutto s´era in qualche modo intrecciato al dramma dei suicidi.
Studi, statistiche, è vero, non è vero. Ah, le tasse! Però Monti teneva duro.
Se la prese anche con il «buonismo», alleato del peggio.
Il 30 di aprile, dopo che l´astuto Alfano aveva protestato con lo Stato troppo lento a dare e troppo svelto a chiedere, e quelle anime perse dei leghisti avevano addirittura rilanciato la disobbedienza fiscale, beh, la conferenza stampa del presidente del Consiglio s´era aperta con le seguenti parole: «Vorrei iniziare con una parola di sdegno».
E già. Guai a incoraggiare giustificazioni, alzate di testa e speranze in materia fiscale.
Chi ha cancellato l´Ici, proseguiva l´altero tecnocrate senza menzionare quel demagogo e sprecone di Berlusconi, l´ha fatto senza valutarne le conseguenze; ergo le responsabilità dell´odierna pressione fiscale pesano sul governo di centrodestra.
«Tutti invocano la riduzione delle tasse, sembra quasi - suonava la gelida indignazione di Monti - che il governo si diverta a mantenerle elevate».
Ora, divertirsi no.
In fondo Giulio Andreotti nel 1977 si limitò a stampare dei francobolli con l´articolo 53 della Costituzione: «Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva». Ma la trovata filatelica, evidentemente, non valse a rallentare l´evasione, come si capì di lì a poco allorché il ministro Visentini, che pure era un signore, ebbe a qualificare il sistema fiscale nel suo complesso: «uno schifo».
E tuttavia nella segnaletica e nell´immaginario pre-elettorale del Governo dei Sapienti le tasse giocavano un ruolo tutt´altro che secondario. Non si arrivava ai ragionevoli eccessi di Tommaso Padoa Schioppa che a suo tempo (2007) riconobbe: «Dovremmo avere il coraggio di dire che le tasse sono una cosa bellissima e civilissima».
Né a quelli, decisamente più grotteschi, toccati nel 1996 quando ancora l´euro-tassa non era stata ufficialmente emanata e il ministro Visco fece emettere una nota in cui si dava conto dell´arrivo di fax di soddisfazione: «C´è addirittura gente che, esonerata perché a basso reddito, ha chiesto di poter offrire un contributo volontario, sia pure in proporzioni ridotte» proseguiva l´indimenticabile comunicato.
E tuttavia Monti non perdeva occasione per manifestare il proprio disappunto dinanzi all´espressione «mettere le mani nelle tasche»: oltre che stupida, la trovava diseducativa.
E al meeting di Comunione e liberazione - che con il senno di poi non era proprio la sede più adatta per dirlo - comunicò di aver raccomandato ai dirigenti della Rai di mettere al bando in tv la parola «furbi» per indicare gli evasori fiscali, la pedagogica esortazione trovando la sua ragione nel fatto che «non si possono trasmettere nemmeno in modo subliminale i disvalori che distruggono la società italiana».
SERGIO MARCHIONNE E MARIO MONTI
Ecco, con ragionevole approssimazione si può dire che la fisco-latria montiana proseguì fino al giorno in cui, fatto osservare che pure la detestabile Imu era una creatura che Berlusconi aveva dovuto promettere all´Europa, il premier disse, più o meno: chi la vuol togliere, poi dovrà raddoppiarla. Era appena il 23 dicembre scorso.
Poi, come tutti sanno, e ancora di più lo sanno tutti quelli che sono discesi e saliti in campo, è cominciata appunto la campagna elettorale. E allora, anche sulle tasse: trallallero e trallallà.
Re: Come se ne viene fuori ?
Ieri a Ballarò Ingroia ha parlato della sua proposta per combattere evasione e corruzione.
In pratica si tratterebbe di applicare le stesse procedure di sequestro e confisca utilizzate per i patrimoni mafiosi.
Si vede che è materia di cui ha esperienza.
La proposta è forte, ma .... à la guerre comme à la guerre....
E' la prima cosa seria sentita in questa campagna elettorale. Ma, forse proprio per questo, non se ne farà niente.
P.S.
E a proposito di ... cose poco serie.
Dopo aver sentito Sansonetti a Omnibus, voglio spezzare una lancia a favore dei "ricchi".
La sua tesi è che una delle priorità dell'Italia è alzare ulteriormente la pressione fiscale sulle fasce alte. Ha sostenuto che per esempio, chi ha un reddito lordo di 300 mila € all'anno, che oggi paga un'aliquota del 43%, potrebbe tranquillamente arrivare anche al 60%. E perché no, a questo punto, l'80% o il 90% o il 100%?
A parte il fatto che non sono d'accordo in linea di principio, quello che gente con i paraocchi come Sansonetti, finge di non sapere, è che i contribuenti che stanno oltre questa fascia sono appena 30.000.
Ma è mai pensabile risolvere gli enormi problemi e le diseguaglianze di questo paese, prendendosela con appena 30.000 contribuenti su 40 milioni?
Lancio un appello contro questa persecuzione etnica!
In pratica si tratterebbe di applicare le stesse procedure di sequestro e confisca utilizzate per i patrimoni mafiosi.
Si vede che è materia di cui ha esperienza.
La proposta è forte, ma .... à la guerre comme à la guerre....
E' la prima cosa seria sentita in questa campagna elettorale. Ma, forse proprio per questo, non se ne farà niente.
P.S.
E a proposito di ... cose poco serie.
Dopo aver sentito Sansonetti a Omnibus, voglio spezzare una lancia a favore dei "ricchi".
La sua tesi è che una delle priorità dell'Italia è alzare ulteriormente la pressione fiscale sulle fasce alte. Ha sostenuto che per esempio, chi ha un reddito lordo di 300 mila € all'anno, che oggi paga un'aliquota del 43%, potrebbe tranquillamente arrivare anche al 60%. E perché no, a questo punto, l'80% o il 90% o il 100%?
A parte il fatto che non sono d'accordo in linea di principio, quello che gente con i paraocchi come Sansonetti, finge di non sapere, è che i contribuenti che stanno oltre questa fascia sono appena 30.000.
Ma è mai pensabile risolvere gli enormi problemi e le diseguaglianze di questo paese, prendendosela con appena 30.000 contribuenti su 40 milioni?
Lancio un appello contro questa persecuzione etnica!
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- Iscritto il: 22/02/2012, 14:30
Re: Come se ne viene fuori ?
Ballarò. Invece mi è piaciuta la proposta di Giorgia Meloni sul fisco.Aggiungere nella costituzione Italiana un tetto massimo di fiscalità di cui non si può superare.Si può discutere del tetto massino se 40% o altro.Almeno i governi che verranno non potranno piu alzare l'asticella.
Ciao
Paolo11
Ciao
Paolo11
Re: Come se ne viene fuori ?
caro paolo11, qui il problema non è quello delle aliquote, ma quello delle ricchezze in nero, che spesso sono connesse all'illegalità.
Quella di Ingroia mi sembra l'unica proposta concreta e di una certa efficacia.
Il resto, le patrimoniali, le tasse per i ricchi, vanno a colpire sempre gli stessi (poche decine di migliaia) contribuenti che le tasse già le pagano ed anche parecchio.
Che l'evasione si possa combattere andando a scovare i beni e le loro fonti di finanziamento, è ormai evidente: a poco servono le sceneggiate sugli scontrini del bar.
Vai a cercare, per esempio, tutti i possessori di ferrari, maserati, porshe ecc. Se l'intestatario non ha un reddito superiore ai 400-500 mila euro comincia e sequestrargliela. Poi si vede da dove ha cavato i soldi per comprarla e mantenerla.
Idem per ville ed appartamenti di lusso. Che risolvo aumentando sulla carta l'IMU che tanto o non verrà pagata o rappresenterà solo la punta dell'iceberg?
Quella di Ingroia mi sembra l'unica proposta concreta e di una certa efficacia.
Il resto, le patrimoniali, le tasse per i ricchi, vanno a colpire sempre gli stessi (poche decine di migliaia) contribuenti che le tasse già le pagano ed anche parecchio.
Che l'evasione si possa combattere andando a scovare i beni e le loro fonti di finanziamento, è ormai evidente: a poco servono le sceneggiate sugli scontrini del bar.
Vai a cercare, per esempio, tutti i possessori di ferrari, maserati, porshe ecc. Se l'intestatario non ha un reddito superiore ai 400-500 mila euro comincia e sequestrargliela. Poi si vede da dove ha cavato i soldi per comprarla e mantenerla.
Idem per ville ed appartamenti di lusso. Che risolvo aumentando sulla carta l'IMU che tanto o non verrà pagata o rappresenterà solo la punta dell'iceberg?
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