quo vadis PD ????
Re: quo vadis PD ????
da ilpost.it luca sofri
Siamo uomini o capibranco?
Pubblicato il 27 gennaio 2013 da Luca
La frase di Bersani sullo “sbranare” se la poteva risparmiare. Perché non si parla così, scimmiottando e rincorrendo il peggio del linguaggio politico dei peggio avversari di questi decenni. E perché ci si intravede un compiaciuto pensiero di spacconeria “quando ce vo’ ce vo’”: di petto gonfiato e adesso-mi-sentono, e insieme ammiccamento ai propri, “gliele ho cantate, eh?” (e qualcuno che applaude e che gli dice “sì, bravo, gliele hai cantate” si trova sempre).
Il fenomeno del leader equilibrato e serio che deve dimostrare la propria virilità aggressiva con effetti di rara goffaggine non è nuovo: capitava spesso a Prodi, e anche ad Amato. Se sei Fabrizio Corona, quando lo fai sembri scemo, ma sembri nel personaggio; se sei Bersani, sembri anche ridicolo: proprio perché nella tua vita precedente ci hai convinto – grazialcielo – di non essere Fabrizio Corona. È vero che anche Gesù quella volta coi mercanti nel tempio eccetera, ma era Gesù e lo fece una volta nella vita (e forse se la poteva risparmiare anche lui).
Poi certo: è una parola, pazienza. Occuperà i giornali oggi e ce ne dimenticheremo subito: e Bersani saprà farla dimenticare. Ma ai maschi capita, ogni tanto, di sentirsi in dovere di rassicurare il branco, e scordarsi che non siamo branco e non vogliamo essere branco (ingannati da alcuni a cui invece piace): e ancor meno avere capibranco.
La rottamazione del tanto vituperato Renzi -forse- non avrebbe scoperchiato il vaso di Pandora ma -forse- avrebbe consentito la fuoriuscita dei soliti croupier. era una possibilità, un'opportunità , ora ci teniamo il PD mezzo pulito e mezzo "sporco" ....
Siamo uomini o capibranco?
Pubblicato il 27 gennaio 2013 da Luca
La frase di Bersani sullo “sbranare” se la poteva risparmiare. Perché non si parla così, scimmiottando e rincorrendo il peggio del linguaggio politico dei peggio avversari di questi decenni. E perché ci si intravede un compiaciuto pensiero di spacconeria “quando ce vo’ ce vo’”: di petto gonfiato e adesso-mi-sentono, e insieme ammiccamento ai propri, “gliele ho cantate, eh?” (e qualcuno che applaude e che gli dice “sì, bravo, gliele hai cantate” si trova sempre).
Il fenomeno del leader equilibrato e serio che deve dimostrare la propria virilità aggressiva con effetti di rara goffaggine non è nuovo: capitava spesso a Prodi, e anche ad Amato. Se sei Fabrizio Corona, quando lo fai sembri scemo, ma sembri nel personaggio; se sei Bersani, sembri anche ridicolo: proprio perché nella tua vita precedente ci hai convinto – grazialcielo – di non essere Fabrizio Corona. È vero che anche Gesù quella volta coi mercanti nel tempio eccetera, ma era Gesù e lo fece una volta nella vita (e forse se la poteva risparmiare anche lui).
Poi certo: è una parola, pazienza. Occuperà i giornali oggi e ce ne dimenticheremo subito: e Bersani saprà farla dimenticare. Ma ai maschi capita, ogni tanto, di sentirsi in dovere di rassicurare il branco, e scordarsi che non siamo branco e non vogliamo essere branco (ingannati da alcuni a cui invece piace): e ancor meno avere capibranco.
La rottamazione del tanto vituperato Renzi -forse- non avrebbe scoperchiato il vaso di Pandora ma -forse- avrebbe consentito la fuoriuscita dei soliti croupier. era una possibilità, un'opportunità , ora ci teniamo il PD mezzo pulito e mezzo "sporco" ....
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Re: quo vadis PD ????
Caro erdingerding ha scritto:Qualche settimana fa Bersani ci ha promesso: “noi non racconteremo favole”
Ieri ci ha detto “Se ci attaccano li sbraneremo”(messaggio mafioso).
Cosa sono questi messaggi cifrati, se ha da dire dica!
Ho l'impressione che l'M5s si avvantaggerà molto da questo atteggiamento, e... a ragione!
Lui dice di avere un "popolo sul territorio"
E' riferito al SUO popolo?
Ma c'è un popolo intero che è stufo di reticenze di messaggi cifrati e minacciosi.
Un popolo che chiede chiarezza piena e non può più sopportare falsità.
Sarebbe ora di farla finita, si faccia lui Bersani, promotore e scoperchi questo vaso di Pandora e facciamola finita.
sottoscrivo parol x parola quanto hai scritto su Bersani ed il piddì. Non dicono perché anche loro hanno gli scheletri negli armadi.
Se ha qualcosa da dire oltre che "porco boia" , Bersani lo dica .... non credo che non abbia media che amplificano il suo messaggio.
bye
Toro Seduto (Ta-Tanka I-Yo-Tanka)
‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
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Re: quo vadis PD ????
L'affare MPS rischia di essere la truffa del secolo.
O' ragassi son due miliardi di €, 4.000 miliardi di vecchie lire. Roba che al confronto, la maxi-tangente Enimont sembra la cresta sulla spesa.
Ieri a Ballarò si è avuta la conferma che, nel giro delle banche, ci stanno dentro tutti. Non si spiegherebbero altrimenti toni così pacati.
Il messaggio mafioso di Bersande è andato a segno.
Piercasinando, a voce bassa, ha buttato là un "all'insaputa del cda", timido tentativo di salvare il suocero... ora scopriamo che governavano anche le banche a loro insaputa.
Poi, il tono della voce si è un po' alzato per lanciare il solito attacco al sindacato... tanto un colpo alla CGIL non costa niente.
Chi sa se verrà fuori tutta la verità. Non credo. Sarebbe un terremoto che travolgerebbe tutti.
O' ragassi son due miliardi di €, 4.000 miliardi di vecchie lire. Roba che al confronto, la maxi-tangente Enimont sembra la cresta sulla spesa.
Ieri a Ballarò si è avuta la conferma che, nel giro delle banche, ci stanno dentro tutti. Non si spiegherebbero altrimenti toni così pacati.
Il messaggio mafioso di Bersande è andato a segno.
Piercasinando, a voce bassa, ha buttato là un "all'insaputa del cda", timido tentativo di salvare il suocero... ora scopriamo che governavano anche le banche a loro insaputa.
Poi, il tono della voce si è un po' alzato per lanciare il solito attacco al sindacato... tanto un colpo alla CGIL non costa niente.
Chi sa se verrà fuori tutta la verità. Non credo. Sarebbe un terremoto che travolgerebbe tutti.
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Re: quo vadis PD ????
Politica e banche un connubio pericoloso sin dai tempi dell'Ambrosiano... e da quando ci sono i derivati la situazione è peggiorata perché fare soldi (tanti e illeciti) è diventato facile facile...
Rimane sempre da chiedersi cosa abbiano fatto i controllori (Bankit & co) in tutto questo tempo oltre a far finta di non vedere niente...
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Re: quo vadis PD ????
mariok ha scritto:L'affare MPS rischia di essere la truffa del secolo.
O' ragassi son due miliardi di €, 4.000 miliardi di vecchie lire. Roba che al confronto, la maxi-tangente Enimont sembra la cresta sulla spesa.
Ieri a Ballarò si è avuta la conferma che, nel giro delle banche, ci stanno dentro tutti. Non si spiegherebbero altrimenti toni così pacati.
Il messaggio mafioso di Bersande è andato a segno.
Piercasinando, a voce bassa, ha buttato là un "all'insaputa del cda", timido tentativo di salvare il suocero... ora scopriamo che governavano anche le banche a loro insaputa.
Poi, il tono della voce si è un po' alzato per lanciare il solito attacco al sindacato... tanto un colpo alla CGIL non costa niente.
Chi sa se verrà fuori tutta la verità. Non credo. Sarebbe un terremoto che travolgerebbe tutti.
sottoscrivo.
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Re: quo vadis PD ????
Certo è facile sparare sulla CGIL.mariok ha scritto:L'affare MPS rischia di essere la truffa del secolo.
O' ragassi son due miliardi di €, 4.000 miliardi di vecchie lire. Roba che al confronto, la maxi-tangente Enimont sembra la cresta sulla spesa.
Ieri a Ballarò si è avuta la conferma che, nel giro delle banche, ci stanno dentro tutti. Non si spiegherebbero altrimenti toni così pacati.
Il messaggio mafioso di Bersande è andato a segno.
Piercasinando, a voce bassa, ha buttato là un "all'insaputa del cda", timido tentativo di salvare il suocero... ora scopriamo che governavano anche le banche a loro insaputa.
Poi, il tono della voce si è un po' alzato per lanciare il solito attacco al sindacato... tanto un colpo alla CGIL non costa niente.
Chi sa se verrà fuori tutta la verità. Non credo. Sarebbe un terremoto che travolgerebbe tutti.
Intanto non è la CGIL che in Sicilia contrasta le giuste rotazioni dei funzionari operate dalla giunta Crocetta colpevoli di inefficienze e connivenze con i comitati d'affari nei rispettivi assessorati.
Si tratta della CISL di Bonanno, sindacato filogovernativo e vicino agli ambienti cattolici.
L'attacco alla CGIL da parte di Monti e della sua lista dimostra che si vuole colpire il sindacato che difende i diritti dei lavoratori .... il riformismo di Monti è quello di togliere questi diritti.
Questo riformismo fatto da Monti ed i suoi candidati la cui caratteristica sociale è stata ben descritta dalla parodia del grande Crozza cioè parlare con la erre moscia e guardare tutti dall'alto in basso si chiama semplicemente "reazionismo borghese" che non ha niente a che vedere con il progresso sociale.
un saluto
Toro Seduto (Ta-Tanka I-Yo-Tanka)
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Re: quo vadis PD ????
Ballarò Ingroia,ha riportato la frase di Berliguer.
http://aforismi.meglio.it/aforismi-di.h ... Berlinguer
Ciao
Paolo11
http://aforismi.meglio.it/aforismi-di.h ... Berlinguer
Ciao
Paolo11
Re: quo vadis PD ????
bella citazione, ma ormai troppo abusatapaolo11 ha scritto:Ballarò Ingroia,ha riportato la frase di Berliguer.
http://aforismi.meglio.it/aforismi-di.h ... Berlinguer
Ciao
Paolo11
così non si incanta più nessuno, servono i fatti
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Re: quo vadis PD ????
Corriere 30.1.13
«Per il Pd era meglio non gonfiare troppo il petto»
Parisi: altro che vittoria annunciata. Un errore l'euforia post primarie
di Monica Guerzoni
ROMA — «Berlusconi si conferma come il più grande venditore del mondo».
Detto da lei, onorevole Arturo Parisi, che aveva festeggiato il ritiro del Cavaliere come un bene per la democrazia...
«I grandi venditori sono quelli che vendono cose che non possiedono, annunciando risultati lontani per costruire, sul loro annuncio, la vittoria annunciata. Così ha riaggregato un campo che appariva definitivamente sbandato».
A forza di recuperare punti, può ribaltare i pronostici?
«Che abbia recuperato è fuori dubbio, quanto è tutta un'altra cosa. Non credo tuttavia che questo gli possa bastare per rovesciare i pronostici».
Ritiene concreto il rischio di un Senato ingovernabile?
«Il problema non è l'ingovernabilità del Senato, ma la governabilità del Paese. Il rischio è una vittoria insufficiente rispetto ai compiti che ci attendono. Sulla scia della lontana lezione di Berlinguer, D'Alema e Bersani ripetono da tempo che per governare il Paese ci vuole ben altro che il 50% più uno degli elettori. Figuriamoci se questi dovessero essere quel 35% che oggi i sondaggi attribuiscono ai progressisti, o quel 30% riconosciuto al Pd».
All'indomani delle primarie Bersani si è mosso da premier in pectore. Poi cosa è successo? Dove ha sbagliato, se ha sbagliato?
«Se il presidente Napolitano conferma la sua determinazione a dare l'incarico al leader della coalizione vincente, non riesco ad intravvedere un altro premier in pectore. Quello che certo andava evitato era di gonfiare il petto troppo e troppo presto. Anche su questo ha investito Berlusconi per impostare il contrattacco. Come nel '94, ha lasciato crescere la prospettiva della vittoria progressista per dimostrare che solo lui poteva provare a fermarla».
Se Berlusconi dovesse rivelarsi determinante per governare, può il Pd fare accordi con il centrodestra sulle riforme?
«Su quelle istituzionali, più che possibile resta doveroso. Non vorrei tuttavia risentire Bersani, dopo un anno di trattative cuore a cuore, proclamarsi imbrogliato come è capitato per il Porcellum. E neppure vorrei rivedere la destra approvare in solitudine al Senato una riforma costituzionale che ha introdotto nientedimeno che il sistema presidenziale, che ora giustamente si guarda bene dal ricordare come un merito. Quanto invece alle altre riforme, è un'altra cosa».
La grande coalizione è di nuovo possibile?
«Ho paura che quella pensabile non sia una grande coalizione, ma solo una grossa coalizione. Il Paese ha invece bisogno di una proposta chiara e forte, fondata sul consenso diretto ed esplicito della maggioranza dei cittadini. Se questo non risultasse ora possibile, tanto vale modificare subito la legge elettorale e ritornare al più presto al voto».
E Monti? Ha alzato i toni contro il Pd, ha aperto al Pdl...
«Era quello che aveva già iniziato a fare Casini quando diceva, senza riderne, di lavorare per un governo aperto al Pdl senza Berlusconi e magari a Bersani, senza tutto il Pd. Ho paura che anche Monti stia imparando a fare politica troppo in fretta».
Non sbaglia Bersani a non cercare un patto con Monti prima del voto?
«Era quello che avrebbero dovuto fare tutti. Lo ripeto inutilmente da anni. Se l'unica via per dare al Paese una maggioranza ampia e coerente era, come dice Bersani, un accordo tra i moderati e i progressisti, tanto valeva stringere un patto davanti agli elettori, davanti agli elettori mantenerlo e, nel caso, scioglierlo. Si è invece preferito rinviare tutto a dopo il voto all'insegna del "parla tu con i tuoi che io parlo ai miei, e poi ci parleremo tra noi". Esattamente come ha imparato a rispondere Monti quando dice che dichiarare le alleanze prima è "vecchia politica"».
Bersani è ancora in tempo o rischia la fine di Occhetto e della gioiosa macchina da guerra del '94?
«Qua si gioca alle elezioni come se fosse un normale incontro sportivo. Fra un mese riscopriremo che, quello che pensavamo fosse il fischio di fine della partita, era invece il fischio di inizio».
La vedo a disagio... Sta pensando di non votare il Pd?
«Votare voto. Ma sempre più da elettore di opinione. Per me il totale dà ancora Pd, però gli addendi della somma col segno meno sono ancora troppi. Non è questo il Pd per il quale 20 anni fa mi ero messo in cammino. Ma ora la priorità è accompagnare Berlusconi all'uscita».
«Per il Pd era meglio non gonfiare troppo il petto»
Parisi: altro che vittoria annunciata. Un errore l'euforia post primarie
di Monica Guerzoni
ROMA — «Berlusconi si conferma come il più grande venditore del mondo».
Detto da lei, onorevole Arturo Parisi, che aveva festeggiato il ritiro del Cavaliere come un bene per la democrazia...
«I grandi venditori sono quelli che vendono cose che non possiedono, annunciando risultati lontani per costruire, sul loro annuncio, la vittoria annunciata. Così ha riaggregato un campo che appariva definitivamente sbandato».
A forza di recuperare punti, può ribaltare i pronostici?
«Che abbia recuperato è fuori dubbio, quanto è tutta un'altra cosa. Non credo tuttavia che questo gli possa bastare per rovesciare i pronostici».
Ritiene concreto il rischio di un Senato ingovernabile?
«Il problema non è l'ingovernabilità del Senato, ma la governabilità del Paese. Il rischio è una vittoria insufficiente rispetto ai compiti che ci attendono. Sulla scia della lontana lezione di Berlinguer, D'Alema e Bersani ripetono da tempo che per governare il Paese ci vuole ben altro che il 50% più uno degli elettori. Figuriamoci se questi dovessero essere quel 35% che oggi i sondaggi attribuiscono ai progressisti, o quel 30% riconosciuto al Pd».
All'indomani delle primarie Bersani si è mosso da premier in pectore. Poi cosa è successo? Dove ha sbagliato, se ha sbagliato?
«Se il presidente Napolitano conferma la sua determinazione a dare l'incarico al leader della coalizione vincente, non riesco ad intravvedere un altro premier in pectore. Quello che certo andava evitato era di gonfiare il petto troppo e troppo presto. Anche su questo ha investito Berlusconi per impostare il contrattacco. Come nel '94, ha lasciato crescere la prospettiva della vittoria progressista per dimostrare che solo lui poteva provare a fermarla».
Se Berlusconi dovesse rivelarsi determinante per governare, può il Pd fare accordi con il centrodestra sulle riforme?
«Su quelle istituzionali, più che possibile resta doveroso. Non vorrei tuttavia risentire Bersani, dopo un anno di trattative cuore a cuore, proclamarsi imbrogliato come è capitato per il Porcellum. E neppure vorrei rivedere la destra approvare in solitudine al Senato una riforma costituzionale che ha introdotto nientedimeno che il sistema presidenziale, che ora giustamente si guarda bene dal ricordare come un merito. Quanto invece alle altre riforme, è un'altra cosa».
La grande coalizione è di nuovo possibile?
«Ho paura che quella pensabile non sia una grande coalizione, ma solo una grossa coalizione. Il Paese ha invece bisogno di una proposta chiara e forte, fondata sul consenso diretto ed esplicito della maggioranza dei cittadini. Se questo non risultasse ora possibile, tanto vale modificare subito la legge elettorale e ritornare al più presto al voto».
E Monti? Ha alzato i toni contro il Pd, ha aperto al Pdl...
«Era quello che aveva già iniziato a fare Casini quando diceva, senza riderne, di lavorare per un governo aperto al Pdl senza Berlusconi e magari a Bersani, senza tutto il Pd. Ho paura che anche Monti stia imparando a fare politica troppo in fretta».
Non sbaglia Bersani a non cercare un patto con Monti prima del voto?
«Era quello che avrebbero dovuto fare tutti. Lo ripeto inutilmente da anni. Se l'unica via per dare al Paese una maggioranza ampia e coerente era, come dice Bersani, un accordo tra i moderati e i progressisti, tanto valeva stringere un patto davanti agli elettori, davanti agli elettori mantenerlo e, nel caso, scioglierlo. Si è invece preferito rinviare tutto a dopo il voto all'insegna del "parla tu con i tuoi che io parlo ai miei, e poi ci parleremo tra noi". Esattamente come ha imparato a rispondere Monti quando dice che dichiarare le alleanze prima è "vecchia politica"».
Bersani è ancora in tempo o rischia la fine di Occhetto e della gioiosa macchina da guerra del '94?
«Qua si gioca alle elezioni come se fosse un normale incontro sportivo. Fra un mese riscopriremo che, quello che pensavamo fosse il fischio di fine della partita, era invece il fischio di inizio».
La vedo a disagio... Sta pensando di non votare il Pd?
«Votare voto. Ma sempre più da elettore di opinione. Per me il totale dà ancora Pd, però gli addendi della somma col segno meno sono ancora troppi. Non è questo il Pd per il quale 20 anni fa mi ero messo in cammino. Ma ora la priorità è accompagnare Berlusconi all'uscita».
Re: quo vadis PD ????
espresso.it
Matteo Renzi ha rilanciato la campagna elettorale del Partito Democratico. E’ un fatto di tutta evidenza.
Mi perdonerà Pier Luigi Bersani se lo scrivo in maniera così netta: Matteo Renzi ha un altro passo. Altra oratoria, altra capacità comunicativa, altro sprint. Nel giorno dei “Blues Brothers” la cosa è stata sotto gli occhi di tutti.
Vi faccio un piccolo esempio. Quando Matteo Renzi attacca frontalmente Mario Monti dicendogli che non ha mantenuto la promessa di non candidarsi, al premier in carica arriva una rasoiata dalla quale è difficile difendersi. Perché arriva da chi aveva detto – e poi mantenuto – che se avesse perso le primarie, avrebbe dato una mano a Bersani.
Quando, sempre rivolto a Monti, dice che non è possibile parlare di rinnovare avendo Gianfranco Fini come alleato, il Premier è messo definitivamente K.o. Anzi, mi viene da pensare che – se avesse vinto Renzi – Monti non sarebbe neanche sceso in campo.
Ve lo immaginate il confronto televisivo tra i settantenni Monti -Berlusconi contro Renzi? No, non ve lo potete immaginare.
Ora, secondo me, se Matteo Renzi si mettesse a fare campagna elettorale sottobraccio con Bersani nelle regioni chiave di questo voto, il Pd vincerebbe a mani basse. Ma non lo farà, perché è giusto che a giocarsi questa campagna elettorale sia Bersani e che lo faccia da protagonista assoluto. Ed è giusto anche per Pier Luigi Bersani, che questo ruolo se lo è meritato tutto, vincendo due volte le primarie, prima quella da segretario, poi quelle da leader del centrosinistra. E io sono convinto che il centro-sinitra, magari in maniera più risicata, vincerà le elezioni e che Bersani andrà a Palazzo Chigi.
Certo, è buffo notare come i tanti, tantissimi, detrattori di Renzi siano non solo spariti, ma addirittura – in alcuni casi -si siano trasformati in rispettosi compagni di partito dello sconfitto delle primarie. Ad iniziare da Massimo D’Alema.
Obiezione: nelle primarie è normale darsela di santa ragione come hanno fatto Obama e la Clinton.
Vero, ma ci sono due cose da preciare. La prima è che se è possibile polemizzare, questo vale per entrambi e non solo per uno dei due contendenti (vorrei chiedere a Reggi cosa ne pensa di questa cosa…)
Ma soprattutto una cosa è “darsele”, un’altra è andare oltre. A Matteo Renzi è stato detto di tutto. E questo va sottolineato oggi che le cose vanno bene, affinché non si ripeta.
Rosy Bindi ha detto che era poco meno che un Berlusconiano. D’Alema aveva detto che la vittoria di Renzi sarebbe stata la fine del centrosinistra. Qualcuno ha scritto che era un fascistoide. Lo hanno chiamato “berluschino”. Alcuni militanti – molto attivi sui social – lo chiamavano “coso” perché si rifiutavano di nominarlo. “E’ di destra” è la cosa più educata che gli è stata scagliata contro”.
Lui, che ha fatto molti errori durante la campagna delle primarie (il primo su tutti domenicavoto.it), ha perso lucidità sotto questa gragnuola di colpi. Forse anche perché circondato da uno staff che in alcuni elementi e in alcuni casi si è dimostrato più realista del re.
Insomma i due sono diversi. Molto diversi. Nello stile, nelle idee e nel modo di approcciare gli italiani.
Vorrei solo precisare un’ultima cosa. Quando Renzi faceva appello ai delusi del centrodestra, non faceva una cosa assurda come è stato detto da più parti, ma diceva una cosa necessaria al centrosinistra per vincere le elezioni.
Il centrodestra ha vinto le elezioni del 2008 con il 46,8% dei voti, con il PDL al 37%. Il pd prese il 33% e la coalizione con l’IDV il 37%. Ora, secondo i sondaggi, il centrodestra è circa al 28%. Mancano 20 punti al centrodestra. Ecco, se il PD e la sua coalizione non dovessero prendere nulla di quel 20% vagante, ci sarebbe comunque da riflettere sulla capacità del PD di parlare a tutti gli italiani.
Matteo Renzi ha rilanciato la campagna elettorale del Partito Democratico. E’ un fatto di tutta evidenza.
Mi perdonerà Pier Luigi Bersani se lo scrivo in maniera così netta: Matteo Renzi ha un altro passo. Altra oratoria, altra capacità comunicativa, altro sprint. Nel giorno dei “Blues Brothers” la cosa è stata sotto gli occhi di tutti.
Vi faccio un piccolo esempio. Quando Matteo Renzi attacca frontalmente Mario Monti dicendogli che non ha mantenuto la promessa di non candidarsi, al premier in carica arriva una rasoiata dalla quale è difficile difendersi. Perché arriva da chi aveva detto – e poi mantenuto – che se avesse perso le primarie, avrebbe dato una mano a Bersani.
Quando, sempre rivolto a Monti, dice che non è possibile parlare di rinnovare avendo Gianfranco Fini come alleato, il Premier è messo definitivamente K.o. Anzi, mi viene da pensare che – se avesse vinto Renzi – Monti non sarebbe neanche sceso in campo.
Ve lo immaginate il confronto televisivo tra i settantenni Monti -Berlusconi contro Renzi? No, non ve lo potete immaginare.
Ora, secondo me, se Matteo Renzi si mettesse a fare campagna elettorale sottobraccio con Bersani nelle regioni chiave di questo voto, il Pd vincerebbe a mani basse. Ma non lo farà, perché è giusto che a giocarsi questa campagna elettorale sia Bersani e che lo faccia da protagonista assoluto. Ed è giusto anche per Pier Luigi Bersani, che questo ruolo se lo è meritato tutto, vincendo due volte le primarie, prima quella da segretario, poi quelle da leader del centrosinistra. E io sono convinto che il centro-sinitra, magari in maniera più risicata, vincerà le elezioni e che Bersani andrà a Palazzo Chigi.
Certo, è buffo notare come i tanti, tantissimi, detrattori di Renzi siano non solo spariti, ma addirittura – in alcuni casi -si siano trasformati in rispettosi compagni di partito dello sconfitto delle primarie. Ad iniziare da Massimo D’Alema.
Obiezione: nelle primarie è normale darsela di santa ragione come hanno fatto Obama e la Clinton.
Vero, ma ci sono due cose da preciare. La prima è che se è possibile polemizzare, questo vale per entrambi e non solo per uno dei due contendenti (vorrei chiedere a Reggi cosa ne pensa di questa cosa…)
Ma soprattutto una cosa è “darsele”, un’altra è andare oltre. A Matteo Renzi è stato detto di tutto. E questo va sottolineato oggi che le cose vanno bene, affinché non si ripeta.
Rosy Bindi ha detto che era poco meno che un Berlusconiano. D’Alema aveva detto che la vittoria di Renzi sarebbe stata la fine del centrosinistra. Qualcuno ha scritto che era un fascistoide. Lo hanno chiamato “berluschino”. Alcuni militanti – molto attivi sui social – lo chiamavano “coso” perché si rifiutavano di nominarlo. “E’ di destra” è la cosa più educata che gli è stata scagliata contro”.
Lui, che ha fatto molti errori durante la campagna delle primarie (il primo su tutti domenicavoto.it), ha perso lucidità sotto questa gragnuola di colpi. Forse anche perché circondato da uno staff che in alcuni elementi e in alcuni casi si è dimostrato più realista del re.
Insomma i due sono diversi. Molto diversi. Nello stile, nelle idee e nel modo di approcciare gli italiani.
Vorrei solo precisare un’ultima cosa. Quando Renzi faceva appello ai delusi del centrodestra, non faceva una cosa assurda come è stato detto da più parti, ma diceva una cosa necessaria al centrosinistra per vincere le elezioni.
Il centrodestra ha vinto le elezioni del 2008 con il 46,8% dei voti, con il PDL al 37%. Il pd prese il 33% e la coalizione con l’IDV il 37%. Ora, secondo i sondaggi, il centrodestra è circa al 28%. Mancano 20 punti al centrodestra. Ecco, se il PD e la sua coalizione non dovessero prendere nulla di quel 20% vagante, ci sarebbe comunque da riflettere sulla capacità del PD di parlare a tutti gli italiani.
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