quo vadis PD ????
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Re: quo vadis PD ????
2) Un problema accentuato dalla questione delle alleanze.
Pur di favorire la nomina di Monti al governo e, insieme, le dimissioni di Berlusconi, il Pd ha accettato di allearsi con l'Udc e, soprattutto, con il Pdl.
Una "grossa coalizione".
All'italiana - cioè:
non ammessa e non dichiarata.
In contrasto con l'intesa di centrosinistra, coltivata negli ultimi anni insieme a Idv e Sel.
E sperimentata con successo, seppure con qualche sofferenza, alle amministrative del 2010.
Tuttavia, alle prossime elezioni (che dovrebbero svolgersi nel 2013, secondo regola) non sarà facile per il Pd (e per il suo gruppo dirigente) scegliere le alleanze.
Certamente non potrà riproporre la "grossa coalizione" con il Pdl e l'Udc.
Oltre metà degli elettori non lo seguirebbe.
Preferirebbe, piuttosto, votare per la Sinistra.
Oppure astenersi.
Ma neppure un'intesa "esclusiva" con l'Udc, quindi un patto di Centro-Sinistra, garantirebbe l'unità interna al Pd.
La sua base elettorale si spezzerebbe.
Un terzo opterebbe, egualmente, per la Sinistra.
Con il risultato che prevarrebbe il Centrodestra (Pdl-Lega).
Resta, quindi, l'alleanza con la Sinistra.
Con l'Idv e Sel.
La più condivisa dagli elettori.
Ma non priva di rischi.
Perché, inoltre, accentuerebbe il peso degli orientamenti laburisti e di sinistra.
Alimentando il disagio della componente "popolare" e "moderata" nel Pd.
Pur di favorire la nomina di Monti al governo e, insieme, le dimissioni di Berlusconi, il Pd ha accettato di allearsi con l'Udc e, soprattutto, con il Pdl.
Una "grossa coalizione".
All'italiana - cioè:
non ammessa e non dichiarata.
In contrasto con l'intesa di centrosinistra, coltivata negli ultimi anni insieme a Idv e Sel.
E sperimentata con successo, seppure con qualche sofferenza, alle amministrative del 2010.
Tuttavia, alle prossime elezioni (che dovrebbero svolgersi nel 2013, secondo regola) non sarà facile per il Pd (e per il suo gruppo dirigente) scegliere le alleanze.
Certamente non potrà riproporre la "grossa coalizione" con il Pdl e l'Udc.
Oltre metà degli elettori non lo seguirebbe.
Preferirebbe, piuttosto, votare per la Sinistra.
Oppure astenersi.
Ma neppure un'intesa "esclusiva" con l'Udc, quindi un patto di Centro-Sinistra, garantirebbe l'unità interna al Pd.
La sua base elettorale si spezzerebbe.
Un terzo opterebbe, egualmente, per la Sinistra.
Con il risultato che prevarrebbe il Centrodestra (Pdl-Lega).
Resta, quindi, l'alleanza con la Sinistra.
Con l'Idv e Sel.
La più condivisa dagli elettori.
Ma non priva di rischi.
Perché, inoltre, accentuerebbe il peso degli orientamenti laburisti e di sinistra.
Alimentando il disagio della componente "popolare" e "moderata" nel Pd.
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Re: quo vadis PD ????
3) C'è poi la questione delle Primarie.
Non un semplice metodo di selezione del candidato alle elezioni (a diverso livello: nazionale e locale), ma un vero "mito fondativo", secondo la definizione di Arturo Parisi.
Utilizzate anche per eleggere il leader del partito.
Una procedura di mobilitazione degli elettori e dei simpatizzanti, progettata al tempo dell'Ulivo, soggetto politico "inclusivo" che mirava all'aggregazione delle forze politiche di centro-sinistra, sotto lo stesso tetto.
Come l'Unione nel 2006.
Ma nel Pd, "partito" maggioritario ed "esclusivo", le Primarie, dopo il 2008, si sono trasformate in un metodo per scegliere il candidato di "un altro" partito.
Nell'ultimo anno, è già avvenuto a Milano, Cagliari, Genova.
Da ultimo a Palermo.
E prima in Puglia.
Naturalmente, il problema non è tanto le Primarie, quanto il Pd.
Le cui divisioni si trasferiscono nelle Primarie.
Occasione per regolare i conti interni, fra leader e componenti.
Il che favorisce, ovviamente, i candidati di altre forze politiche.
Tuttavia, gli elettori di centrosinistra e del Pd si sono, ormai, "abituati" alle Primarie.
Principale, se non unico, canale di partecipazione alle scelte del partito. Per cui, non a caso, i due terzi degli elettori del Pd si dicono disponibili a votare alle Primarie.
Peraltro, il 35% le vorrebbe solo di partito.
Una componente superiore (di circa 10 punti) a quella che si osserva nella base di Sel e Idv.
Il problema è che il Pd deve decidere cosa vuol diventare da grande. Un "cartello nazionale", in grado di aggregare molte forze diverse, come l'Ulivo.
Oppure un Partito che mira ad attrarre gli elettori dell'area di centrosinistra, come il Pd nel 2008. Un'alternativa che condiziona l'ambito delle Primarie.
A livello di partito o di coalizione.
Non un semplice metodo di selezione del candidato alle elezioni (a diverso livello: nazionale e locale), ma un vero "mito fondativo", secondo la definizione di Arturo Parisi.
Utilizzate anche per eleggere il leader del partito.
Una procedura di mobilitazione degli elettori e dei simpatizzanti, progettata al tempo dell'Ulivo, soggetto politico "inclusivo" che mirava all'aggregazione delle forze politiche di centro-sinistra, sotto lo stesso tetto.
Come l'Unione nel 2006.
Ma nel Pd, "partito" maggioritario ed "esclusivo", le Primarie, dopo il 2008, si sono trasformate in un metodo per scegliere il candidato di "un altro" partito.
Nell'ultimo anno, è già avvenuto a Milano, Cagliari, Genova.
Da ultimo a Palermo.
E prima in Puglia.
Naturalmente, il problema non è tanto le Primarie, quanto il Pd.
Le cui divisioni si trasferiscono nelle Primarie.
Occasione per regolare i conti interni, fra leader e componenti.
Il che favorisce, ovviamente, i candidati di altre forze politiche.
Tuttavia, gli elettori di centrosinistra e del Pd si sono, ormai, "abituati" alle Primarie.
Principale, se non unico, canale di partecipazione alle scelte del partito. Per cui, non a caso, i due terzi degli elettori del Pd si dicono disponibili a votare alle Primarie.
Peraltro, il 35% le vorrebbe solo di partito.
Una componente superiore (di circa 10 punti) a quella che si osserva nella base di Sel e Idv.
Il problema è che il Pd deve decidere cosa vuol diventare da grande. Un "cartello nazionale", in grado di aggregare molte forze diverse, come l'Ulivo.
Oppure un Partito che mira ad attrarre gli elettori dell'area di centrosinistra, come il Pd nel 2008. Un'alternativa che condiziona l'ambito delle Primarie.
A livello di partito o di coalizione.
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Re: quo vadis PD ????
4) Questi dilemmi si riflettono nella questione della leadership.
Divenuta fondamentale al tempo della "democrazia del pubblico" (così definita da Bernard Manin), personalizzata e maggioritaria.
Oggi, non esistono partiti senza leader che li impersonino.
Semmai è vero il contrario.
Presidenti senza partiti e, perfino, contro i partiti.
È il lascito del Berlusconismo.
E della sua crisi, colmata dal ruolo assunto da Napolitano e da Monti.
A questo proposito, è interessante notare come il leader che gode dei maggiori consensi, in vista delle prossime elezioni,
fra gli elettori di centrosinistra, sia l'attuale segretario del Pd, Pier Luigi Bersani.
Il quale prevale nettamente sugli altri possibili candidati.
Degli altri partiti e dello stesso Pd.
Bersani.
Nonostante sia considerato un leader debole.
Forse perché è, comunque, ritenuto competente.
In grado di guidare il Governo meglio del partito.
O forse perché proprio la sua "debolezza" lo rende adatto a interpretare i dilemmi del Pd.
Più che un soggetto coerente e strutturato:
un aggregato politico, che raccoglie molte diverse storie, identità e culture.
Senza riassumerle.
Il che non gli ha impedito di divenire primo partito in Italia - per debolezza altrui.
Ma gli ha permesso, anzi, di aggregare, con successo, altre forze politiche, in diverse occasioni recenti.
Magari senza imporsi alla guida.
Senza imporre la propria guida.
Agli altri.
Un "partito impersonale", in mezzo a molti "partiti personali" e a due Presidenti senza partito.
Può essere "impersonato", anzitutto e soprattutto, da una persona anti-carismatica.
Un leader di buon senso.
Un Bersani, insomma.
(Detto senza ironia, né, tanto meno, con sufficienza.)
Ciò, semmai, solleva un altro dilemma.
Riguarda il rinnovamento della classe dirigente.
Tanto evocato quanto, fin qui, eluso e deluso.
Impensabile e im-pensato dagli stessi elettori del Centrosinistra.
Il dubbio è se il Pd possa avvantaggiarsi della debolezza altrui - e propria - evitando di fare i conti con i suoi dilemmi, sin qui rinviati e irrisolti.
Fino a quando gli sarà possibile?
Non molto a lungo, penso.
http://www.repubblica.it/politica/2012/ ... ef=HRER1-1
Divenuta fondamentale al tempo della "democrazia del pubblico" (così definita da Bernard Manin), personalizzata e maggioritaria.
Oggi, non esistono partiti senza leader che li impersonino.
Semmai è vero il contrario.
Presidenti senza partiti e, perfino, contro i partiti.
È il lascito del Berlusconismo.
E della sua crisi, colmata dal ruolo assunto da Napolitano e da Monti.
A questo proposito, è interessante notare come il leader che gode dei maggiori consensi, in vista delle prossime elezioni,
fra gli elettori di centrosinistra, sia l'attuale segretario del Pd, Pier Luigi Bersani.
Il quale prevale nettamente sugli altri possibili candidati.
Degli altri partiti e dello stesso Pd.
Bersani.
Nonostante sia considerato un leader debole.
Forse perché è, comunque, ritenuto competente.
In grado di guidare il Governo meglio del partito.
O forse perché proprio la sua "debolezza" lo rende adatto a interpretare i dilemmi del Pd.
Più che un soggetto coerente e strutturato:
un aggregato politico, che raccoglie molte diverse storie, identità e culture.
Senza riassumerle.
Il che non gli ha impedito di divenire primo partito in Italia - per debolezza altrui.
Ma gli ha permesso, anzi, di aggregare, con successo, altre forze politiche, in diverse occasioni recenti.
Magari senza imporsi alla guida.
Senza imporre la propria guida.
Agli altri.
Un "partito impersonale", in mezzo a molti "partiti personali" e a due Presidenti senza partito.
Può essere "impersonato", anzitutto e soprattutto, da una persona anti-carismatica.
Un leader di buon senso.
Un Bersani, insomma.
(Detto senza ironia, né, tanto meno, con sufficienza.)
Ciò, semmai, solleva un altro dilemma.
Riguarda il rinnovamento della classe dirigente.
Tanto evocato quanto, fin qui, eluso e deluso.
Impensabile e im-pensato dagli stessi elettori del Centrosinistra.
Il dubbio è se il Pd possa avvantaggiarsi della debolezza altrui - e propria - evitando di fare i conti con i suoi dilemmi, sin qui rinviati e irrisolti.
Fino a quando gli sarà possibile?
Non molto a lungo, penso.
http://www.repubblica.it/politica/2012/ ... ef=HRER1-1
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Re: quo vadis PD ????
shiloh ha scritto:2) Un problema accentuato dalla questione delle alleanze.
...omissis...Resta, quindi, l'alleanza con la Sinistra.
Con l'Idv e Sel.
La più condivisa dagli elettori.
Ma non priva di rischi.
Perché, inoltre, accentuerebbe il peso degli orientamenti laburisti e di sinistra.
Alimentando il disagio della componente "popolare" e "moderata" nel Pd.
a questo proposito ,
ieirsera ho visto D'Alema da Fazio.
tra le tante cose belle che ha detto,
-per quanto D'Alema non mi piaccia tanto,lo preferisco mille volte alla fairy band degli "oni" a cominciare da Veltroni-
cose esposte in modo razionale e pacato,
-che D'Alema rimane sempre il miglior oratore che abbiamo nella scuderia-
ha detto ,e me lo sono memorizzato nella mente,
che nella prossima legislatura c'è bisogno di un governo di sinistra...
o rega,
ha detto proprio così:
"di sinistra" !!!!!
neanche di centro-sinistra,proprio di sinistra...
Re: quo vadis PD ????
La Littizzetto ha detto giustamente che la sua voce è come il rumore della lavatrice.
Parlerà anche bene ma non trasmette proprio niente.
E poi... credo che contino i fatti più che le parole.
Va comunque riconosciuto che esperienza ne ha da vendere. Probabilmente il suo spostamento a "sinistra" (a parole) si deve al fatto che è tra i pochi a tenere in considerazione che ci nsono elezioni amministrative in ballo, nelle quali ci si presenta con Sel e Idv.
A tanta "finezza" non arrivano di certo i vari -oni e -ino che dell'elettorato e del partito se ne fregano.
Parlerà anche bene ma non trasmette proprio niente.
E poi... credo che contino i fatti più che le parole.
Va comunque riconosciuto che esperienza ne ha da vendere. Probabilmente il suo spostamento a "sinistra" (a parole) si deve al fatto che è tra i pochi a tenere in considerazione che ci nsono elezioni amministrative in ballo, nelle quali ci si presenta con Sel e Idv.
A tanta "finezza" non arrivano di certo i vari -oni e -ino che dell'elettorato e del partito se ne fregano.
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Re: quo vadis PD ????
giorgio ha scritto:shiloh ha scritto:shiloh ha scritto:2) Un problema accentuato dalla questione delle alleanze.
-che D'Alema rimane sempre il miglior oratore che abbiamo nella scuderia-
ha detto ,e me lo sono memorizzato nella mente,
che nella prossima legislatura c'è bisogno di un governo di sinistra...
o rega,
ha detto proprio così:
"di sinistra" !!!!!
neanche di centro-sinistra,proprio di sinistra...
Timeo danaos ac dona ferentes
"et" ...dona ferentes.
e magari c'avessimo un Ulisse tra noi...
Re: quo vadis PD ????
Direzione Pd: reggere e correggere il governo
Il leader del Pd chiede un voto sulla relazione alla direzione. E annuncia: «Presidio sul lavoro» si dialogherà con i soggetti sociali. «No a proposte estemporanee».
26 marzo 2012
«Fisseremo un presidio sul lavoro, un tavolo con gruppi parlamentari e partito» nel quale si dialogherà con i soggetti sociali. Lo dice Bersani nella relazione alla direzione del pd sulla quale chiede un voto. «Nelle prossime settimane non servono proposte estemporanee»; Il Pd non dev'essere un partito «con cento voci».
Nelle prossime ore il Pd «fisserà un opportuno presidio sul lavoro, un tavolo con gruppi parlamentari e partito per seguire la riforma e tenere le relazioni con i soggetti sociali». Lo annuncia in direzione il segretario del Pd Pier Luigi Bersani. «Chiedo a tutti- aggiunge- di stare a questo metodo, nelle prossime settimane non servono proposte estemporanee. No a partito con cento voci».
Il leader del Pd chiede un voto sulla relazione alla direzione. E annuncia: «Presidio sul lavoro» si dialogherà con i soggetti sociali. «No a proposte estemporanee».
26 marzo 2012
«Fisseremo un presidio sul lavoro, un tavolo con gruppi parlamentari e partito» nel quale si dialogherà con i soggetti sociali. Lo dice Bersani nella relazione alla direzione del pd sulla quale chiede un voto. «Nelle prossime settimane non servono proposte estemporanee»; Il Pd non dev'essere un partito «con cento voci».
Nelle prossime ore il Pd «fisserà un opportuno presidio sul lavoro, un tavolo con gruppi parlamentari e partito per seguire la riforma e tenere le relazioni con i soggetti sociali». Lo annuncia in direzione il segretario del Pd Pier Luigi Bersani. «Chiedo a tutti- aggiunge- di stare a questo metodo, nelle prossime settimane non servono proposte estemporanee. No a partito con cento voci».
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Re: quo vadis PD ????
Bersani ha poche alternative. Esca da una maggioranza che vuole distruggere il Pd
di Fulvio Lo Cicero
Oggi Pierferdinando Casini intima al Pdl e al Pd di fare pace al più presto, altrimenti «ce ne andiamo tutti a casa». Secondo il leader dell’Udc, «se si continua così il governo prima o poi entra in crisi».
Sotto accusa il violentissimo scontro fra il Partito democratico e il partito berlusconiano sull’articolo 18.
Ma soltanto un ingenuo o un incapace credono che il Pd possa accettare, come se niente fosse, l’ennesimo stravolgimento dei diritti dei lavoratori (cioè, buona parte del suo elettorato), dopo una riforma delle pensioni che ha accollato ai più deboli l’onere del risanamento dei conti pubblici.
Oramai è chiaro che, dietro la manomissione dello Statuto dei lavoratori, si cela il tentativo di indebolire, fin quasi all’eutanasia, il principale partito della sinistra, al quale i sondaggi assegnano il primo posto in termini elettorali. L’abrogazione dell’istituto del reintegro per il lavoratore licenziato per falsi motivi economici non è in grado di far tornare gli investimenti esteri in Italia (una delle criminali menzogne propalate da questo governo), né di aumentare l’occupazione (le imprese assumono quando ci sono aspettative di crescita economica) ma è il migliore stratagemma per sezionare il Partito democratico e ridurlo ad una scomposizione di tre o quattro piccoli partiti in lotta sanguinosa fra di loro.
Con l’attuale legge elettorale (che la maggioranza non sarà mai in grado di cambiare), l’unico beneficiario di tale situazione sarebbe il partito berlusconiano che, in men che non si dica, tornerebbe ad un’alleanza strategica con la Lega e riconquisterebbe la maggioranza parlamentare di fronte ad una sinistra frantumata e indebolita. Casini e Fini farebbero buon viso a cattivo gioco e magari accetterebbero di tornare con un Berlusconi redivivo, il “padre nobile” da inviare al Quirinale, mentre Angelino Alfano costituirebbe un nuovo governo di centro-destra.
Ecco perché sull’articolo 18 si giocano battaglie che hanno veramente poco a che fare con la famosa riforma del mercato del lavoro. Esso è come il cavallo di Troia, nasconde al suo interno le truppe in grado di frantumare il centro-sinistra in poche, fulminee battute. Forse Bersani l’ha compreso. Forse. http://www.dazebaonews.it/dazebao-news/ ... gere-il-pd
--------------------------------------------------------------------------------
Quanto potra' durare questo A(alfano)B(bersani)C(casini)della politica italiana
un salutone
di Fulvio Lo Cicero
Oggi Pierferdinando Casini intima al Pdl e al Pd di fare pace al più presto, altrimenti «ce ne andiamo tutti a casa». Secondo il leader dell’Udc, «se si continua così il governo prima o poi entra in crisi».
Sotto accusa il violentissimo scontro fra il Partito democratico e il partito berlusconiano sull’articolo 18.
Ma soltanto un ingenuo o un incapace credono che il Pd possa accettare, come se niente fosse, l’ennesimo stravolgimento dei diritti dei lavoratori (cioè, buona parte del suo elettorato), dopo una riforma delle pensioni che ha accollato ai più deboli l’onere del risanamento dei conti pubblici.
Oramai è chiaro che, dietro la manomissione dello Statuto dei lavoratori, si cela il tentativo di indebolire, fin quasi all’eutanasia, il principale partito della sinistra, al quale i sondaggi assegnano il primo posto in termini elettorali. L’abrogazione dell’istituto del reintegro per il lavoratore licenziato per falsi motivi economici non è in grado di far tornare gli investimenti esteri in Italia (una delle criminali menzogne propalate da questo governo), né di aumentare l’occupazione (le imprese assumono quando ci sono aspettative di crescita economica) ma è il migliore stratagemma per sezionare il Partito democratico e ridurlo ad una scomposizione di tre o quattro piccoli partiti in lotta sanguinosa fra di loro.
Con l’attuale legge elettorale (che la maggioranza non sarà mai in grado di cambiare), l’unico beneficiario di tale situazione sarebbe il partito berlusconiano che, in men che non si dica, tornerebbe ad un’alleanza strategica con la Lega e riconquisterebbe la maggioranza parlamentare di fronte ad una sinistra frantumata e indebolita. Casini e Fini farebbero buon viso a cattivo gioco e magari accetterebbero di tornare con un Berlusconi redivivo, il “padre nobile” da inviare al Quirinale, mentre Angelino Alfano costituirebbe un nuovo governo di centro-destra.
Ecco perché sull’articolo 18 si giocano battaglie che hanno veramente poco a che fare con la famosa riforma del mercato del lavoro. Esso è come il cavallo di Troia, nasconde al suo interno le truppe in grado di frantumare il centro-sinistra in poche, fulminee battute. Forse Bersani l’ha compreso. Forse. http://www.dazebaonews.it/dazebao-news/ ... gere-il-pd
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Quanto potra' durare questo A(alfano)B(bersani)C(casini)della politica italiana
un salutone
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
Re: quo vadis PD ????
26 marzo 2012
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«Monti? Da reggere e correggere»
Pd compatto e D'Alema ironizza...
Sì unanime alla relazione di Bersani VIDEO | Il leader Pd: «Non ci sarà crisi di governo». Tutti d'accordo: Veltroni: «Partito sia unito». D'Alema, ironico: «Non stiamo scrivendo il libro Cuore». Finocchiaro sull'art. 18: «Norma governo va ripensata»: VIDEO | Ichino: «Riforma lavoro in direzione giusta ma va corretta»: VIDEO
«Nel Pd c'è una posizione assolutamente univoca, che la riforma del lavoro vada in porto con perfezionamenti e aggiustamenti e qualche cambiamento sui licenziamenti economici. Siamo consapevoli che ci sono indirizzi che sentiamo anche nostri». Pier Luigi Bersani, al termine della direzione dei Democratici, sottolinea l'unanimità raggiunta sulla riforma del lavoro. Ha messo ai voti la sua relazione e ha ottenuto il sì di tutti. «Il Pd - aggiunge Bersani - è totalmente unito nel sostegno al Governo ed è anche un partito che conosce le ansie e le preoccupazioni dei cittadini, che vede il carico pesante di un'azione di risanamento. Sappiamo di avere una grande responsabilità e mettiamo la nostra sensibilità sui temi sociali a disposizione perché il Governo prenda l'indirizzo giusto e arrivi ai risultati che si propone con il nostro contributo che certo non è esclusivo ma rilevante e che noi riteniamo decisivo».
La crisi di Governo non ci sarà, il segretario Pd Pier Luigi Bersani ne è sicuro. E sul nuovo articolo 18: «Il tema sollevato non è affatto ideologico. Una norma così crea dissonanze di ogni genere. Credo che a una conclusione si arriverà». «Non vedo affatto all'orizzonte una crisi di governo», ribadisce .«Ma di cosa stiamo discutendo? Dalle liberalizzazioni al dl 'salva Italia' ci sono sempre state modifiche». Tanto più che, «l'asse della riforma ci interessa portarlo a casa. La preoccupazione vera è la condizione reale nei prossimi mesi dei cittadini italiani».
http://www.unita.it/italia/bersani-non- ... i-1.395197
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«Monti? Da reggere e correggere»
Pd compatto e D'Alema ironizza...
Sì unanime alla relazione di Bersani VIDEO | Il leader Pd: «Non ci sarà crisi di governo». Tutti d'accordo: Veltroni: «Partito sia unito». D'Alema, ironico: «Non stiamo scrivendo il libro Cuore». Finocchiaro sull'art. 18: «Norma governo va ripensata»: VIDEO | Ichino: «Riforma lavoro in direzione giusta ma va corretta»: VIDEO
«Nel Pd c'è una posizione assolutamente univoca, che la riforma del lavoro vada in porto con perfezionamenti e aggiustamenti e qualche cambiamento sui licenziamenti economici. Siamo consapevoli che ci sono indirizzi che sentiamo anche nostri». Pier Luigi Bersani, al termine della direzione dei Democratici, sottolinea l'unanimità raggiunta sulla riforma del lavoro. Ha messo ai voti la sua relazione e ha ottenuto il sì di tutti. «Il Pd - aggiunge Bersani - è totalmente unito nel sostegno al Governo ed è anche un partito che conosce le ansie e le preoccupazioni dei cittadini, che vede il carico pesante di un'azione di risanamento. Sappiamo di avere una grande responsabilità e mettiamo la nostra sensibilità sui temi sociali a disposizione perché il Governo prenda l'indirizzo giusto e arrivi ai risultati che si propone con il nostro contributo che certo non è esclusivo ma rilevante e che noi riteniamo decisivo».
La crisi di Governo non ci sarà, il segretario Pd Pier Luigi Bersani ne è sicuro. E sul nuovo articolo 18: «Il tema sollevato non è affatto ideologico. Una norma così crea dissonanze di ogni genere. Credo che a una conclusione si arriverà». «Non vedo affatto all'orizzonte una crisi di governo», ribadisce .«Ma di cosa stiamo discutendo? Dalle liberalizzazioni al dl 'salva Italia' ci sono sempre state modifiche». Tanto più che, «l'asse della riforma ci interessa portarlo a casa. La preoccupazione vera è la condizione reale nei prossimi mesi dei cittadini italiani».
http://www.unita.it/italia/bersani-non- ... i-1.395197
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Re: quo vadis PD ????
non bisogna dimenticare anche che i parlamentari del PD sono stati designati ,nel 2008,
Bersani ha poche alternative. Esca da una maggioranza che vuole distruggere il Pd
di Fulvio Lo Cicero
dalla segreteria Veltroni.
E quindi a tutt'oggi,c'è una bella maggioranza potenzialmente disponibile a completare la rapina pensioni con la rapina del diritto al lavoro.
E' la sinistra a non essere rappresentata in questo parlamento ed è la sinistra che deve darsi da fare per rientrarci,
evitando figuracce e autogoal come quella ultima di quel cojone immaturo di Diliberto con la maglietta "fornero al cimitero".
ed è la sinistra del PD che deve far quadrato intorno al segretario e lavorare per non ricandidare alle prossime elezioni la fairy band dei Pierazzurri che fa capo agli "oni".
Chi c’è in linea
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