Assenza di dibattito pubblico sulla legge elettorale.
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Assenza di dibattito pubblico sulla legge elettorale.
I Radicali propongono un dibattito pubblico sulla Rai in prima serata per far conoscere ai cittadini italiani le diverse proposte dei partiti.
Dal sito dei Radicali la proposta del Segretario Mario Staderini.
Sulla legge elettorale ancora una volta i cosiddetti "partiti maggiori" si muovono seguendo il modello di "cosa nostra", pensando che sia questione riservata alle loro segreterie e ai baratti di regime.
Se la linea di Berlusconi e' chiara da tempo ("dipendera' dalla scelta di alleanza che fara' Casini"), il Partito Democratico si appresta a rinnegare formalmente il collegio uninominale a doppio turno, che metta al centro la persona, in favore di una restaurazione proporzionale "che punta sui partiti", per dirla alla D'Alema.
Anziche' rincorrere la condivisione di sempre piu' improbabili sistemi elettettorali basati sulla convenienza di ciascun clan, si arrivi ad una contrapposizione tra modelli alternativi.
Non e' pensabile continuare a tener fuori dal dibattito i cittadini in nome dei quali si vuole cambiare il Porcellum. Negli anni passati gli italiani si sono espressi sulla materia elettorale in tre diverse tornate referendarie, firmando in milioni per altri referendum poi bloccati dalla Corte costituzionale.
Avanzo come proposta cio' che in realta' sarebbe obbligo di servizio pubblico: la Rai organizzi delle tribune in prima serata dove far confrontare i diversi modelli di legge elettorale, permettendo ai cittadini di giudicarli.
Senza coinvolgere il Paese non potremo che ritrovarci un MONSTRUM partitocratico.
Dal sito dei Radicali la proposta del Segretario Mario Staderini.
Sulla legge elettorale ancora una volta i cosiddetti "partiti maggiori" si muovono seguendo il modello di "cosa nostra", pensando che sia questione riservata alle loro segreterie e ai baratti di regime.
Se la linea di Berlusconi e' chiara da tempo ("dipendera' dalla scelta di alleanza che fara' Casini"), il Partito Democratico si appresta a rinnegare formalmente il collegio uninominale a doppio turno, che metta al centro la persona, in favore di una restaurazione proporzionale "che punta sui partiti", per dirla alla D'Alema.
Anziche' rincorrere la condivisione di sempre piu' improbabili sistemi elettettorali basati sulla convenienza di ciascun clan, si arrivi ad una contrapposizione tra modelli alternativi.
Non e' pensabile continuare a tener fuori dal dibattito i cittadini in nome dei quali si vuole cambiare il Porcellum. Negli anni passati gli italiani si sono espressi sulla materia elettorale in tre diverse tornate referendarie, firmando in milioni per altri referendum poi bloccati dalla Corte costituzionale.
Avanzo come proposta cio' che in realta' sarebbe obbligo di servizio pubblico: la Rai organizzi delle tribune in prima serata dove far confrontare i diversi modelli di legge elettorale, permettendo ai cittadini di giudicarli.
Senza coinvolgere il Paese non potremo che ritrovarci un MONSTRUM partitocratico.
Ultima modifica di pannelliano il 27/03/2012, 1:13, modificato 1 volta in totale.
Re: Assenza di dibattito pubblico sulla legge elettorale.
Penso che abbia ragione Staderini.
Sulla riforma elettorale c'è un assordante silenzio.
Quello che mi meraviglia è che non solo i partiti maggiori, ma anche Sel, Lega ed altri siano silenti.
Possibile che si stiano mettendo d'accordo tutti?
Sulla riforma elettorale c'è un assordante silenzio.
Quello che mi meraviglia è che non solo i partiti maggiori, ma anche Sel, Lega ed altri siano silenti.
Possibile che si stiano mettendo d'accordo tutti?
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Re: Assenza di dibattito pubblico sulla legge elettorale.
Ciao mariok, quanto alla ultima frase del tuo post sai gia' come ti risponderei. :-)mariok ha scritto:Penso che abbia ragione Staderini.
Sulla riforma elettorale c'è un assordante silenzio.
Quello che mi meraviglia è che non solo i partiti maggiori, ma anche Sel, Lega ed altri siano silenti.
Possibile che si stiano mettendo d'accordo tutti?
Re: Assenza di dibattito pubblico sulla legge elettorale.
La riforma elettorale? Dopo le amministrative. Forse
Con l'estate alle porte e la successiva campagna elettorale, il provvedimento rischia di morire, affogato nelle buone intenzioni. E il Porcellum sembra far comodo a tutti
Scritto da Emilio Fabio Torsello il 27 marzo 2012 in Editoriale
L’EDITORIALE – Tutti la vogliono ma nessuno la farà. Di legge elettorale i partiti non parlano più, così come sembrano caduti nel dimenticatoio la riduzione dei parlamentari e il voto per i diciottenni al Senato. L’impressione è che si discuta di Rai e lavoro per non dover citare l’unica legge che non vedrà la luce, almeno non nel breve periodo: la riforma elettorale. Il provvedimento sembra ormai congelato perché – al di là delle dichiarazioni ufficiali ad uso e consumo dell’elettorato – il Porcellum sembra far comodo a tutti: liste bloccate e la dirigenza dei partiti che decide chi candidare. E mentre governo e partiti (per tacer dei sindacati) si infiammano sull’articolo 18, il tempo per discutere e approvare una riforma del sistema elettorale è sempre più esiguo: a pochi mesi dalla chiusura estiva e con le riforme già sul tavolo dell’Esecutivo, la legge elettorale appare come l’ultimo dei problemi.
Ma se nessuno muove un dito per timore che eventuali scelte gli si ritorcano contro, certo è che con il Porcellum tutti i partiti saranno obbligati a stringere alleanze in stile Seconda Repubblica. E sull’argomento Casini, Alfano e Bersani non si pronunciano, con i primi due che guardano in cagnesco il terzo: sondaggi alla mano, il Porcellum permetterebbe infatti al Piddì di avere una maggioranza. Ma è proprio dal Partito democratico che giungono i primi rimpalli al centrodestra: “Ho l’impressione – ha dichiarato alcuni giorni fa Valter Veltroni – che ogni settimana che si perde porti a dire che non ci sono più i tempi, nemmeno per la legge elettorale. Magari perché quella legge elettorale che fa vergogna può, alla fine, non dispiacere a un’area che va dal centro alla destra e che pensa di potersi riorganizzare nel ‘primo polo’”. E ieri Bersani ha chiosato: ”prima di tutto la legge elettorale e le eventuali riforme istituzionali collegate”. Ma i tempi ancora sono ignoti.
E da destra rispondono con le buone intenzioni. Ma mancano i fatti. “Ho sentito il presidente del Senato – ha dichiarato alcuni giorni fa il segretario del PdL, Angelino Alfano – per chiedergli se fossimo in tempo o meno per cambiare alcune regole costituzionali, per dare più prontezza di riflessi alle istituzioni e cambiare questa legge elettorale, che comunque si può fare con legge ordinaria. C’è il tempo per farlo”. In agenda, però, la pagina resta bianca.
http://www.dirittodicritica.com/2012/03 ... ive-36924/
Con l'estate alle porte e la successiva campagna elettorale, il provvedimento rischia di morire, affogato nelle buone intenzioni. E il Porcellum sembra far comodo a tutti
Scritto da Emilio Fabio Torsello il 27 marzo 2012 in Editoriale
L’EDITORIALE – Tutti la vogliono ma nessuno la farà. Di legge elettorale i partiti non parlano più, così come sembrano caduti nel dimenticatoio la riduzione dei parlamentari e il voto per i diciottenni al Senato. L’impressione è che si discuta di Rai e lavoro per non dover citare l’unica legge che non vedrà la luce, almeno non nel breve periodo: la riforma elettorale. Il provvedimento sembra ormai congelato perché – al di là delle dichiarazioni ufficiali ad uso e consumo dell’elettorato – il Porcellum sembra far comodo a tutti: liste bloccate e la dirigenza dei partiti che decide chi candidare. E mentre governo e partiti (per tacer dei sindacati) si infiammano sull’articolo 18, il tempo per discutere e approvare una riforma del sistema elettorale è sempre più esiguo: a pochi mesi dalla chiusura estiva e con le riforme già sul tavolo dell’Esecutivo, la legge elettorale appare come l’ultimo dei problemi.
Ma se nessuno muove un dito per timore che eventuali scelte gli si ritorcano contro, certo è che con il Porcellum tutti i partiti saranno obbligati a stringere alleanze in stile Seconda Repubblica. E sull’argomento Casini, Alfano e Bersani non si pronunciano, con i primi due che guardano in cagnesco il terzo: sondaggi alla mano, il Porcellum permetterebbe infatti al Piddì di avere una maggioranza. Ma è proprio dal Partito democratico che giungono i primi rimpalli al centrodestra: “Ho l’impressione – ha dichiarato alcuni giorni fa Valter Veltroni – che ogni settimana che si perde porti a dire che non ci sono più i tempi, nemmeno per la legge elettorale. Magari perché quella legge elettorale che fa vergogna può, alla fine, non dispiacere a un’area che va dal centro alla destra e che pensa di potersi riorganizzare nel ‘primo polo’”. E ieri Bersani ha chiosato: ”prima di tutto la legge elettorale e le eventuali riforme istituzionali collegate”. Ma i tempi ancora sono ignoti.
E da destra rispondono con le buone intenzioni. Ma mancano i fatti. “Ho sentito il presidente del Senato – ha dichiarato alcuni giorni fa il segretario del PdL, Angelino Alfano – per chiedergli se fossimo in tempo o meno per cambiare alcune regole costituzionali, per dare più prontezza di riflessi alle istituzioni e cambiare questa legge elettorale, che comunque si può fare con legge ordinaria. C’è il tempo per farlo”. In agenda, però, la pagina resta bianca.
http://www.dirittodicritica.com/2012/03 ... ive-36924/
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Re: Assenza di dibattito pubblico sulla legge elettorale.
In DUE ORE i "tre dell'ave maria.." (visto i dolcetti ingurgitati alla presenza del Papa, in occasione della grande celebrazione del Concordato dei Patti Lateranensi..) Alfano,Bersani e Casini (l'abc della partitocrazia italiana...) hanno concordato su: riforma della Costituzione, legge elettorale, riduzione dei parlamentari, riduzione dell'elettorato attivo e passivo, rafforzamento dei poteri del Premier..., IN SOLDONI ABOLIZIONE DELLA LIBERTA' DI UN VERO DIBATTITO PUBBLICO.
Vergognatevi! Questo abuso di potere e' insopportabile.
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Re: Assenza di dibattito pubblico sulla legge elettorale.
POLITICA & PALAZZO | di Redazione Il Fatto Quotidiano | 27 marzo 2012
Legge elettorale, accordo tra Pd, Pdl e Udc: via l’obbligo di coalizione e mini-taglio dei seggi
Prime intese tra Alfano, Bersani e Casini. Tra gli elementi condivisi la riduzione dei seggi (500 seggi alla Camera, 250 al Senato), una soglia di sbarramento e il diritto di tribuna. Il premier sarà indicato dal partito più votato. Nessuna ipotesi di espressione di preferenze. Insorgono le opposizioni. Maroni: "Sarebbe la vera porcata". L'Idv: "Truffa elettorale"
Il vertice Abc ipoteca il Parlamento. La riunione dei partiti della maggioranza che sostiene il governo di Mario Monti ha disegnato i contorni della nuova legge elettorale. Via il Porcellum di Roberto Calderoli, la novità più importante è l’eliminazione dell’obbligo di coalizione, nel senso che diventerà facoltativo: le forze politiche che vorranno rendere chiare le alleanze lo faranno, ma non sarà obbligatorio. Resta l’indicazione del presidente del Consiglio. Restano invariati anche la soglia di sbarramento e il premio di maggioranza. Ai partiti più piccoli è garantito un non meglio precisato (per ora) “diritto di tribuna”. In definitiva si torna a un sistema proporzionale “secco”, anche se per il partito che avrà più voti ci sarà un premio di maggioranza.
L’altra novità l’ha comunicata in serata il segretario del Pdl Angelino Alfano parlando con i senatori del gruppo: “Il partito che prenderà più voti – ha spiegato – sarà quello che indicherà il premier che così non potrà andare all’opposizione”. Un rafforzamento deciso, dunque, della figura del presidente del Consiglio (come il premio di maggioranza, a vantaggio della governabilità), che aprirebbe scenari inediti anche nel centrosinistra dove quindi il capo del governo sarebbe indicato dal Pd.
Sembrava che dovessero tornare le preferenze, ma l’ipotesi è stata subito sotterrata da una riga dell’ufficio stampa del Pd: “L’informazione secondo la quale nei colloqui di oggi sulla legge elettorale si sarebbe convenuto sul ritorno alle preferenze è destituita di fondamento”. Ci si rivolgerebbe, piuttosto, nella direzione di un rafforzamento del sistema dei collegi. D’altronde da tempo il Partito Democratico aveva dato parere negativo a eventuali ipotesi di inserimento di preferenze.
L’ex ministro Ignazio La Russa definisce così il meccanismo elettorale elaborato durante l’incontro: “Diciamo che sulla legge elettorale abbiamo trovato un’intesa su un sistema tedesco bipolarizzato, se volete usare un neologismo larussiano… E’ un vero mix: assomiglia al modello tedesco, perchè ci sono i partiti e non le coalizioni, ma resta un sistema in qualche modo bipolare, perchè c’è l’indicazione del premier e il premio per la forza politica che vince le elezioni”.
Il principio, ha chiarito Italo Bocchino, è stato “di restituire ai cittadini la possibilità di scegliere i propri parlamentari e di evitare coalizioni che non riescono a governare”. In realtà quanto prospettato oggi dal vertice di maggioranza, se ha ricevuto l’apprezzamento del Capo dello Stato, ha fatto saltare sulla sedia le forze d’opposizione, in particolare l’Italia dei Valori (“E’ una truffa”) e la Lega Nord (“Sarebbe la vera porcata”).
L’apprezzamento di Napolitano. L’iniziativa di Pd, Pdl e Udc ha soddisfatto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che in una nota ha espresso il suo vivo apprezzamento “a collaborare per un insieme di modifiche della Costituzione e la revisione della legge elettorale”. E in un incontro con Napolitano proprio sulle riforme il presidente del Senato Renato Schifani ha assicurato che il ramo del Parlamento da lui presieduto è pronto a darsi una organizzazione adeguata per l’esame delle riforme. Tanto che si parla già di un calendario che possa portare ad approvare le bozze di riforma entro la fine della legislatura. Nel giro di un paio di settimane potrebbero essere presentate le modifiche costituzionali e la nuova legge elettorale. Le riforme saranno presentate in Senato: la riforma costituzionale sotto forma di emendamento soppressivo e interamente sostitutivo del testo già incardinato in commissione, la riforma del voto come proposta di legge.
Soglia di sbarramento al 4-5 %. Nel dettaglio l’accordo sulle riforme costituzionali prevede uno sbarramento che potrebbe collocarsi tra il 4 e il 5 per cento. Da qui sarà pensato un cosiddetto “diritto di tribuna” per le forze politiche che non raggiungono il quorum per entrare in Parlamento.
Taglio dei parlamentari. L’accordo prevede anche il taglio dei parlamentari. Il numero dei seggi dovrebbe scendere da 630 a 500 deputati e da 315 a 250 senatori, secondo la bozza di accordo: “Sul numero dei parlamentari la decisione dovrebbe essere questa: al massimo ci potrà essere una norma transitoria” ha spiegato Pier Ferdinando Casini. “Questa coalizione è strana perché non annulla le diversità – aggiunge il leader dell’Udc – Si è chiesto alla politica di battere un colpo e la politica l’ha fatto. Si parla sempre di antipolitica, ma se si riuscirà a passare dalle parole ai fatti la politica avrà dato una buona prova di sé”.
La riforma della Costituzione. La bozza d’intesa tra i partiti che appoggiano il governo tecnico prevede di incardinare parallelamente la riforma della Costituzione. Tra le altre cose le forze di maggioranza hanno raggiunto l’intesa sulla revisione dell’età dell’elettorato attivo e passivo, il rafforzamento dell’esecutivo e dei poteri del premier in Parlamento e l’avvio del superamento del bicameralismo perfetto.
Bersani: “Un incontro utile”. “E’ stato un incontro utile – ha dichiarato il segretario del Pd Pierluigi Bersani – Abbiamo fissato alcuni paletti sul percorso delle riforme e sui contenuti. Noi insistiamo molto sulla legge elettorale”. Il vertice è stato aggiornato alla prossima settimana. ”Ci sono dei paletti – ha proseguito – e la volontà di proseguire in parallelo con alcune riforme istituzionali e con la legge elettorale su cui, come noto, il Pd insiste moltissimo e che per noi è prioritaria e dirimente”.
Alfano: “Possiamo ambire a un buon risultato”. Fiducioso anche il segretario politico del Pdl, Angelino Alfano: “E’ andata bene, abbiamo fatto un buon lavoro. Ci rivedremo e credo che sulle riforme costituzionali e la legge elettorale possiamo ambire a un buon risultato”. Alla riunione oltre a Bersani, Alfano e Casini hanno partecipato Bocchino per il Fli, Gaetano Quagliariello e La Russa per il Pdl, Luciano Violante per il Pd, Ferdinando Adornato per l’Udc e Pino Pisicchio per l’Api.
L’Idv: “Una truffa elettorale”. Ma, come prevedibile, arrivano anche le prime reazioni negative. Non la manda a dire, per esempio, il capogruppo dell’Italia dei Valori Massimo Donadi: “E’ più o meno una truffa elettorale”. La bozza, secondo il dipietrista, “non restituisce ai cittadini il diritto di scegliersi i loro candidati – spiega – ed in compenso gli toglie quanto avevano in precedenza: il diritto di conoscere prima e non dopo le elezioni il partito, il programma che presenterà, con chi farà alleanze e quale il candidato premier”.
E’ di là dall’essere d’accordo anche l’ideatore del Porcellum, il leghista Roberto Calderoli: “E’ davvero stucchevole questo continuo gioco di comunicati e annunci sulle riforme, non seguiti dalle carte. Ora voglio vedere le carte prima di pronunciarmi, perché finora ho visto in circolazione solo bari o illusionisti?”. Concetto che riprende il collega di partito Roberto Maroni: “Se la nuova triplice,Pdl, Pd e Udc si mette d’accordo per fare una riforma in cui si sceglie la maggioranza dopo il voto sottraendo ai cittadini il potere di decidere, sarebbe la vera porcata. Si tornerebbe al voto proporzionale con l’indicazione della maggioranza dopo le elezioni: se è così, è un ritorno al passato di vent’anni, non penso che Berlusconi possa accettare una cosa del genere e noi men che meno”.
Ma proprio la possibilità di abbandonare definitivamente il patto con la Lega solletica il sindaco di Roma Gianni Alemanno: “Ottima base per l’intesa sulla legge elettorale e le riforme istituzionali. Con una legge elettorale di questo tipo le alleanze saranno sottoscritte solo con un’effettiva convergenza programmatica senza schieramenti innaturali, come quello che fino a poco tempo fa condizionava il Popolo della Libertà con la Lega Nord”.
Ma anche all’interno dei partiti più importanti si levano voce tiepide, a dir poco: “Trovo alquanto curioso che si dia già per fatto un accordo su materie così importanti ancor prima che siano stati riuniti i massimi organi del partito” dichiara l’ex ministro Altero Matteoli, figura tutt’altro che secondaria nel Pdl.
Nel Pd rivolta dei “Prodiani”. Più corposa la resistenza all’interno del Pd: “Apprendiamo con sorpresa che il Pd rinuncerebbe al bipolarismo di coalizione l’unico bipolarismo possibile in Italia - scrivono i senatori “prodiani” Marina Magistrelli, Mauro Marino e Franco Monaco, componenti della direzione del partito - Una soluzione in contrasto con i deliberati formali del Pd e con la sua linea politica: quella del nuovo Ulivo aperto alle forze moderate di centro nitidamente alternativi al centrodestra nel quadro appunto di un sistema politico bipolare”. A questi si aggiungono i “prodiani” alla Camera Albertina Soliani, Sandra Zampa, Mario Barbi, Antonio La Forgia, Fausto Recchia, Giulio Santagata: “Ci chiediamo quanta resistenza abbia opposto Bersani a chi gli chiede di dare seguito alle proposte di D’Alema e Violante. Non possiamo avallare l’idea di ridurre ulteriormente la possibilità degli elettori di scegliere parlamentari e governi”. Infine la voce di Giovanni Bachelet (figlio di Vittorio e deputato): “E’ difficile capire come il Pd possa aver stretto oggi un accordo – dice – che è abbastanza vago da eludere i punti cruciali, ma abbastanza preciso da risultare incompatibile con quanto stabilito in materia dall’Assemblea Nazionale e dai gruppi parlamentari Pd, e anche dalla mozione con cui Bersani ha vinto le primarie e il congresso del 2009. Possibile che un partito nato con la vocazione maggioritaria e il bipolarismo voglia consegnare al prossimo Ghino di Tacco il governo del Paese, sacrificando Bersani e la democrazia dell’alternanza sull’altare dei gattopardi di sempre?”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03 ... one/200479
Legge elettorale, accordo tra Pd, Pdl e Udc: via l’obbligo di coalizione e mini-taglio dei seggi
Prime intese tra Alfano, Bersani e Casini. Tra gli elementi condivisi la riduzione dei seggi (500 seggi alla Camera, 250 al Senato), una soglia di sbarramento e il diritto di tribuna. Il premier sarà indicato dal partito più votato. Nessuna ipotesi di espressione di preferenze. Insorgono le opposizioni. Maroni: "Sarebbe la vera porcata". L'Idv: "Truffa elettorale"
Il vertice Abc ipoteca il Parlamento. La riunione dei partiti della maggioranza che sostiene il governo di Mario Monti ha disegnato i contorni della nuova legge elettorale. Via il Porcellum di Roberto Calderoli, la novità più importante è l’eliminazione dell’obbligo di coalizione, nel senso che diventerà facoltativo: le forze politiche che vorranno rendere chiare le alleanze lo faranno, ma non sarà obbligatorio. Resta l’indicazione del presidente del Consiglio. Restano invariati anche la soglia di sbarramento e il premio di maggioranza. Ai partiti più piccoli è garantito un non meglio precisato (per ora) “diritto di tribuna”. In definitiva si torna a un sistema proporzionale “secco”, anche se per il partito che avrà più voti ci sarà un premio di maggioranza.
L’altra novità l’ha comunicata in serata il segretario del Pdl Angelino Alfano parlando con i senatori del gruppo: “Il partito che prenderà più voti – ha spiegato – sarà quello che indicherà il premier che così non potrà andare all’opposizione”. Un rafforzamento deciso, dunque, della figura del presidente del Consiglio (come il premio di maggioranza, a vantaggio della governabilità), che aprirebbe scenari inediti anche nel centrosinistra dove quindi il capo del governo sarebbe indicato dal Pd.
Sembrava che dovessero tornare le preferenze, ma l’ipotesi è stata subito sotterrata da una riga dell’ufficio stampa del Pd: “L’informazione secondo la quale nei colloqui di oggi sulla legge elettorale si sarebbe convenuto sul ritorno alle preferenze è destituita di fondamento”. Ci si rivolgerebbe, piuttosto, nella direzione di un rafforzamento del sistema dei collegi. D’altronde da tempo il Partito Democratico aveva dato parere negativo a eventuali ipotesi di inserimento di preferenze.
L’ex ministro Ignazio La Russa definisce così il meccanismo elettorale elaborato durante l’incontro: “Diciamo che sulla legge elettorale abbiamo trovato un’intesa su un sistema tedesco bipolarizzato, se volete usare un neologismo larussiano… E’ un vero mix: assomiglia al modello tedesco, perchè ci sono i partiti e non le coalizioni, ma resta un sistema in qualche modo bipolare, perchè c’è l’indicazione del premier e il premio per la forza politica che vince le elezioni”.
Il principio, ha chiarito Italo Bocchino, è stato “di restituire ai cittadini la possibilità di scegliere i propri parlamentari e di evitare coalizioni che non riescono a governare”. In realtà quanto prospettato oggi dal vertice di maggioranza, se ha ricevuto l’apprezzamento del Capo dello Stato, ha fatto saltare sulla sedia le forze d’opposizione, in particolare l’Italia dei Valori (“E’ una truffa”) e la Lega Nord (“Sarebbe la vera porcata”).
L’apprezzamento di Napolitano. L’iniziativa di Pd, Pdl e Udc ha soddisfatto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che in una nota ha espresso il suo vivo apprezzamento “a collaborare per un insieme di modifiche della Costituzione e la revisione della legge elettorale”. E in un incontro con Napolitano proprio sulle riforme il presidente del Senato Renato Schifani ha assicurato che il ramo del Parlamento da lui presieduto è pronto a darsi una organizzazione adeguata per l’esame delle riforme. Tanto che si parla già di un calendario che possa portare ad approvare le bozze di riforma entro la fine della legislatura. Nel giro di un paio di settimane potrebbero essere presentate le modifiche costituzionali e la nuova legge elettorale. Le riforme saranno presentate in Senato: la riforma costituzionale sotto forma di emendamento soppressivo e interamente sostitutivo del testo già incardinato in commissione, la riforma del voto come proposta di legge.
Soglia di sbarramento al 4-5 %. Nel dettaglio l’accordo sulle riforme costituzionali prevede uno sbarramento che potrebbe collocarsi tra il 4 e il 5 per cento. Da qui sarà pensato un cosiddetto “diritto di tribuna” per le forze politiche che non raggiungono il quorum per entrare in Parlamento.
Taglio dei parlamentari. L’accordo prevede anche il taglio dei parlamentari. Il numero dei seggi dovrebbe scendere da 630 a 500 deputati e da 315 a 250 senatori, secondo la bozza di accordo: “Sul numero dei parlamentari la decisione dovrebbe essere questa: al massimo ci potrà essere una norma transitoria” ha spiegato Pier Ferdinando Casini. “Questa coalizione è strana perché non annulla le diversità – aggiunge il leader dell’Udc – Si è chiesto alla politica di battere un colpo e la politica l’ha fatto. Si parla sempre di antipolitica, ma se si riuscirà a passare dalle parole ai fatti la politica avrà dato una buona prova di sé”.
La riforma della Costituzione. La bozza d’intesa tra i partiti che appoggiano il governo tecnico prevede di incardinare parallelamente la riforma della Costituzione. Tra le altre cose le forze di maggioranza hanno raggiunto l’intesa sulla revisione dell’età dell’elettorato attivo e passivo, il rafforzamento dell’esecutivo e dei poteri del premier in Parlamento e l’avvio del superamento del bicameralismo perfetto.
Bersani: “Un incontro utile”. “E’ stato un incontro utile – ha dichiarato il segretario del Pd Pierluigi Bersani – Abbiamo fissato alcuni paletti sul percorso delle riforme e sui contenuti. Noi insistiamo molto sulla legge elettorale”. Il vertice è stato aggiornato alla prossima settimana. ”Ci sono dei paletti – ha proseguito – e la volontà di proseguire in parallelo con alcune riforme istituzionali e con la legge elettorale su cui, come noto, il Pd insiste moltissimo e che per noi è prioritaria e dirimente”.
Alfano: “Possiamo ambire a un buon risultato”. Fiducioso anche il segretario politico del Pdl, Angelino Alfano: “E’ andata bene, abbiamo fatto un buon lavoro. Ci rivedremo e credo che sulle riforme costituzionali e la legge elettorale possiamo ambire a un buon risultato”. Alla riunione oltre a Bersani, Alfano e Casini hanno partecipato Bocchino per il Fli, Gaetano Quagliariello e La Russa per il Pdl, Luciano Violante per il Pd, Ferdinando Adornato per l’Udc e Pino Pisicchio per l’Api.
L’Idv: “Una truffa elettorale”. Ma, come prevedibile, arrivano anche le prime reazioni negative. Non la manda a dire, per esempio, il capogruppo dell’Italia dei Valori Massimo Donadi: “E’ più o meno una truffa elettorale”. La bozza, secondo il dipietrista, “non restituisce ai cittadini il diritto di scegliersi i loro candidati – spiega – ed in compenso gli toglie quanto avevano in precedenza: il diritto di conoscere prima e non dopo le elezioni il partito, il programma che presenterà, con chi farà alleanze e quale il candidato premier”.
E’ di là dall’essere d’accordo anche l’ideatore del Porcellum, il leghista Roberto Calderoli: “E’ davvero stucchevole questo continuo gioco di comunicati e annunci sulle riforme, non seguiti dalle carte. Ora voglio vedere le carte prima di pronunciarmi, perché finora ho visto in circolazione solo bari o illusionisti?”. Concetto che riprende il collega di partito Roberto Maroni: “Se la nuova triplice,Pdl, Pd e Udc si mette d’accordo per fare una riforma in cui si sceglie la maggioranza dopo il voto sottraendo ai cittadini il potere di decidere, sarebbe la vera porcata. Si tornerebbe al voto proporzionale con l’indicazione della maggioranza dopo le elezioni: se è così, è un ritorno al passato di vent’anni, non penso che Berlusconi possa accettare una cosa del genere e noi men che meno”.
Ma proprio la possibilità di abbandonare definitivamente il patto con la Lega solletica il sindaco di Roma Gianni Alemanno: “Ottima base per l’intesa sulla legge elettorale e le riforme istituzionali. Con una legge elettorale di questo tipo le alleanze saranno sottoscritte solo con un’effettiva convergenza programmatica senza schieramenti innaturali, come quello che fino a poco tempo fa condizionava il Popolo della Libertà con la Lega Nord”.
Ma anche all’interno dei partiti più importanti si levano voce tiepide, a dir poco: “Trovo alquanto curioso che si dia già per fatto un accordo su materie così importanti ancor prima che siano stati riuniti i massimi organi del partito” dichiara l’ex ministro Altero Matteoli, figura tutt’altro che secondaria nel Pdl.
Nel Pd rivolta dei “Prodiani”. Più corposa la resistenza all’interno del Pd: “Apprendiamo con sorpresa che il Pd rinuncerebbe al bipolarismo di coalizione l’unico bipolarismo possibile in Italia - scrivono i senatori “prodiani” Marina Magistrelli, Mauro Marino e Franco Monaco, componenti della direzione del partito - Una soluzione in contrasto con i deliberati formali del Pd e con la sua linea politica: quella del nuovo Ulivo aperto alle forze moderate di centro nitidamente alternativi al centrodestra nel quadro appunto di un sistema politico bipolare”. A questi si aggiungono i “prodiani” alla Camera Albertina Soliani, Sandra Zampa, Mario Barbi, Antonio La Forgia, Fausto Recchia, Giulio Santagata: “Ci chiediamo quanta resistenza abbia opposto Bersani a chi gli chiede di dare seguito alle proposte di D’Alema e Violante. Non possiamo avallare l’idea di ridurre ulteriormente la possibilità degli elettori di scegliere parlamentari e governi”. Infine la voce di Giovanni Bachelet (figlio di Vittorio e deputato): “E’ difficile capire come il Pd possa aver stretto oggi un accordo – dice – che è abbastanza vago da eludere i punti cruciali, ma abbastanza preciso da risultare incompatibile con quanto stabilito in materia dall’Assemblea Nazionale e dai gruppi parlamentari Pd, e anche dalla mozione con cui Bersani ha vinto le primarie e il congresso del 2009. Possibile che un partito nato con la vocazione maggioritaria e il bipolarismo voglia consegnare al prossimo Ghino di Tacco il governo del Paese, sacrificando Bersani e la democrazia dell’alternanza sull’altare dei gattopardi di sempre?”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03 ... one/200479
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Re: Assenza di dibattito pubblico sulla legge elettorale.
POLITICA & PALAZZO | di Redazione Il Fatto Quotidiano | 27 marzo 2012
Legge elettorale, accordo tra Pd, Pdl e Udc: via l’obbligo di coalizione e mini-taglio dei seggi
...omissis...il capogruppo dell’Italia dei Valori Massimo Donadi:
“E’ più o meno una truffa elettorale”.
La bozza, secondo il dipietrista,
“non restituisce ai cittadini il diritto di scegliersi i loro candidati ed in compenso gli toglie quanto avevano in precedenza:
il diritto di conoscere prima e non dopo le elezioni il partito,
il programma che presenterà,
con chi farà alleanze
e quale il candidato premier”...omissis...
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03 ... one/200479
oh...ne sapremo di più nei prossimi mesi,
ma se le cose stan così,
torneremo ad avere dei governi che durano 6 mesi.
han fatto peggio di Calderoli...e non era facile.
complimenti.
tra l'altro,così a bruciapelo,
mi sa che il PD faccia i conti di rimanere il primo partito con l'ennesimo richiamo al "voto utile"...che temo stavolta non sarà per nulla certo...
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Re: Assenza di dibattito pubblico sulla legge elettorale.
per come si prefigura,
la cosa che proprio non posso accettare è la caduta del vincolo di coalizione.
non ho nessuna intenzione di dare un voto ad un partito che il giorno dopo le elezioni potrebbe formare un governo con Pierazzurro in cementi Caltagirone o peggio con la marionetta del cav. di Hardcore...or worse than it,
with both of them.
per la serie:
"acuti come aquile e furbi come volpi"
abbiamo trasmesso:
"come perdere delle elezioni che erano impossibili da perdere."
titoli di coda:
c'abbiamo un "loft" di grulli...maremmamara
la cosa che proprio non posso accettare è la caduta del vincolo di coalizione.
non ho nessuna intenzione di dare un voto ad un partito che il giorno dopo le elezioni potrebbe formare un governo con Pierazzurro in cementi Caltagirone o peggio con la marionetta del cav. di Hardcore...or worse than it,
with both of them.
per la serie:
"acuti come aquile e furbi come volpi"
abbiamo trasmesso:
"come perdere delle elezioni che erano impossibili da perdere."
titoli di coda:
c'abbiamo un "loft" di grulli...maremmamara
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- Iscritto il: 24/02/2012, 18:16
Re: Assenza di dibattito pubblico sulla legge elettorale.
La paura di perdere
di CLAUDIO TITO
La paura di perdere Alfano, Bersani e Casini
Legge elettorale, accordo fra segretari
"I cittadini sceglieranno gli eletti"
Legge elettorale
LA PAURA di perdere le prossime elezioni. Sembra questo l'architrave su cui poggia l'accordo trovato ieri dai tre partiti della maggioranza che sostiene il governo "tecnico". Sull'idea che nessuna forza politica - a cominciare da Pdl, Pd e Udc - sia in grado di scommettere sul risultato delle prossime elezioni politiche. Tutti sperano di tenersi le mani libere e ognuno punta a limitare i danni. Lasciando aperta la porta ad ogni soluzione per il dopo-voto. L'intesa preparata da Alfano, Bersani e Casini è soprattutto il frutto di una convergenza di interessi.
E lo dimostra l'idea di tornare a un sistema sostanzialmente proporzionale, cancellando il vincolo di coalizione e assegnando un premio che non determina la maggioranza. Di fronte ad una instabilità, tipica degli ordinamenti e dei sistemi politici transitori, i tre principali partiti si adattano alla "corsa solitaria" e mirano a rimettere tutti ai nastri di partenza nella previsione che nessuno potrà vincere da solo. Proprio come accadde nel 1946 con la legge elettorale per l'Assemblea Costituente e nel 1948 per la prima tornata parlamentare dopo la caduta del fascismo e l'entrata in vigore della Costituzione.
Una convergenza di interessi che consente al Pdl di limitare la probabile - almeno al momento - sconfitta senza precludere la possibilità di ricomporre l'alleanza con la Lega dopo il voto. Nella consapevolezza, peraltro, di non avere un candidato premier sufficientemente forte e autorevole.
Al Pd di mettere definitivamente in soffitta la cosiddetta "foto di Vasto" e l'alleanza con Vendola e Di Pietro. Bersani spera così di contare sulla chance di presentarsi per la presidenza del consiglio senza dover trattare con nessuno la sua premiership e predisponendo un patto successivo con il Centro di Casini.
I centristi, invece, non saranno obbligati ad una scelta di campo preventiva, potranno confidare nel ruolo di ago della bilancia che i sondaggi gli assegnano sempre più e di coltivare il progetto di mantenere Mario Monti a Palazzo Chigi anche nella prossima legislatura (l'indicazione del premier non è prevista in Costituzione e quindi non sarà obbligatorio rispettare le designazioni dei partiti). Senza dimenticare che subito dopo il voto, le Camere dovranno eleggere anche il nuovo presidente della Repubblica e nel gioco delle trattative chi - come il Terzo Polo - sarà determinante negli equilibri parlamentari potrà avere più carte da spendere nella corsa al Quirinale.
Insomma, tutti potranno fare la campagna elettorale in solitaria senza compromettere nulla. Perché tutto si gioca solo a urne chiuse. Anche l'eventuale riproposizione di una Grande Coalizione. E chi sa se anche per questo ieri Monti ha fatto sapere ai tre leader di aver apprezzato il buon esito del vertice.
Ma il patto tra Alfano Bersani e Casini, deve superare due scogli che possono compromettere il loro delicato equilibrio: la riforma del lavoro e la giustizia. Il premier sa che il disegno di legge della Fornero rischia un'interminabile Odissea in Parlamento senza una mediazione con il Pd. E anche dentro il suo esecutivo, alcuni autorevoli ministri gli hanno fatto sapere che è indispensabile sanare il rapporto con il Pd e con la Cgil.
Rispolverando il modello tedesco e il principio del reintegro troppo rapidamente archiviato. Mentre sul capitolo giustizia resta vagante la mina attivata da Silvio Berlusconi. Che ad ogni occasione reclama una precisa garanzia per il suo futuro. Questioni che il Professore dovrà affrontare al ritorno dal suo viaggio in Estremo Oriente.
da repubblica.it
http://www.repubblica.it/politica/2012/ ... -32322882/
Certo sarebbe una legge fatta in base alla debole situazione dei tre partiti che sostengono Monti
di CLAUDIO TITO
La paura di perdere Alfano, Bersani e Casini
Legge elettorale, accordo fra segretari
"I cittadini sceglieranno gli eletti"
Legge elettorale
LA PAURA di perdere le prossime elezioni. Sembra questo l'architrave su cui poggia l'accordo trovato ieri dai tre partiti della maggioranza che sostiene il governo "tecnico". Sull'idea che nessuna forza politica - a cominciare da Pdl, Pd e Udc - sia in grado di scommettere sul risultato delle prossime elezioni politiche. Tutti sperano di tenersi le mani libere e ognuno punta a limitare i danni. Lasciando aperta la porta ad ogni soluzione per il dopo-voto. L'intesa preparata da Alfano, Bersani e Casini è soprattutto il frutto di una convergenza di interessi.
E lo dimostra l'idea di tornare a un sistema sostanzialmente proporzionale, cancellando il vincolo di coalizione e assegnando un premio che non determina la maggioranza. Di fronte ad una instabilità, tipica degli ordinamenti e dei sistemi politici transitori, i tre principali partiti si adattano alla "corsa solitaria" e mirano a rimettere tutti ai nastri di partenza nella previsione che nessuno potrà vincere da solo. Proprio come accadde nel 1946 con la legge elettorale per l'Assemblea Costituente e nel 1948 per la prima tornata parlamentare dopo la caduta del fascismo e l'entrata in vigore della Costituzione.
Una convergenza di interessi che consente al Pdl di limitare la probabile - almeno al momento - sconfitta senza precludere la possibilità di ricomporre l'alleanza con la Lega dopo il voto. Nella consapevolezza, peraltro, di non avere un candidato premier sufficientemente forte e autorevole.
Al Pd di mettere definitivamente in soffitta la cosiddetta "foto di Vasto" e l'alleanza con Vendola e Di Pietro. Bersani spera così di contare sulla chance di presentarsi per la presidenza del consiglio senza dover trattare con nessuno la sua premiership e predisponendo un patto successivo con il Centro di Casini.
I centristi, invece, non saranno obbligati ad una scelta di campo preventiva, potranno confidare nel ruolo di ago della bilancia che i sondaggi gli assegnano sempre più e di coltivare il progetto di mantenere Mario Monti a Palazzo Chigi anche nella prossima legislatura (l'indicazione del premier non è prevista in Costituzione e quindi non sarà obbligatorio rispettare le designazioni dei partiti). Senza dimenticare che subito dopo il voto, le Camere dovranno eleggere anche il nuovo presidente della Repubblica e nel gioco delle trattative chi - come il Terzo Polo - sarà determinante negli equilibri parlamentari potrà avere più carte da spendere nella corsa al Quirinale.
Insomma, tutti potranno fare la campagna elettorale in solitaria senza compromettere nulla. Perché tutto si gioca solo a urne chiuse. Anche l'eventuale riproposizione di una Grande Coalizione. E chi sa se anche per questo ieri Monti ha fatto sapere ai tre leader di aver apprezzato il buon esito del vertice.
Ma il patto tra Alfano Bersani e Casini, deve superare due scogli che possono compromettere il loro delicato equilibrio: la riforma del lavoro e la giustizia. Il premier sa che il disegno di legge della Fornero rischia un'interminabile Odissea in Parlamento senza una mediazione con il Pd. E anche dentro il suo esecutivo, alcuni autorevoli ministri gli hanno fatto sapere che è indispensabile sanare il rapporto con il Pd e con la Cgil.
Rispolverando il modello tedesco e il principio del reintegro troppo rapidamente archiviato. Mentre sul capitolo giustizia resta vagante la mina attivata da Silvio Berlusconi. Che ad ogni occasione reclama una precisa garanzia per il suo futuro. Questioni che il Professore dovrà affrontare al ritorno dal suo viaggio in Estremo Oriente.
da repubblica.it
http://www.repubblica.it/politica/2012/ ... -32322882/
Certo sarebbe una legge fatta in base alla debole situazione dei tre partiti che sostengono Monti
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Re: Assenza di dibattito pubblico sulla legge elettorale.
@iospero
Non dico che sia una porcata come la precedente ma visto che han dovuto prenderla per mano questa legge tanto valeva inserire questo.
Tu li voti e poi, loro, hanno mano libera per fare quello che vogliono. Bella soluzione questa.
un salutone da Juan
....e saresti pure davanti al problema che voteresti per un partito che non sai poi con chi fara' alleanze..Certo sarebbe una legge fatta in base alla debole situazione dei tre partiti che sostengono Monti
Non dico che sia una porcata come la precedente ma visto che han dovuto prenderla per mano questa legge tanto valeva inserire questo.
Tu li voti e poi, loro, hanno mano libera per fare quello che vogliono. Bella soluzione questa.
un salutone da Juan
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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