DON PAOLO FARINELLA – La foto simbolo della democrazia assassinata
L’ambiente è il salotto di rappresentanza di Palazzo Chigi, sede del governo del paese. Il giorno è giovedì 15 marzo 2012, data da stampigliare a caratteri di fuoco negli annali della decadenza della democrazia. Sulla destra c’è un orologio d’epoca che scandisce il tempo morto della politica seppellita, sullo sfondo un angolo con una luce abbagliante: potrebbe sembrare una finestra luminosa, invece è una luce artificiale che fa massa e mette in risalto lo scuro indecente in primo piano della Troichetta più il cavalier servente.
Nulla, infatti, accade per caso e ciò che accade è sempre espressione di una realtà che supera la fantasia. Il gruppo in primo piano sembra un gruppo, ma non lo è. Si distinguono tre mondi, apparentemente insieme, ma lontani anni luce da loro stessi.
casinitwitterSul lato destro (poteva essere diverso, oibòh!) troviamo Casini e Alfano, accoppiati come natura li ha creati. Sono nati per stare insieme e fanno finta di essere divisi, ma cultura, mentalità, sistema, corruzione e delinquenza interiore li aiutano a correre l’uno verso l’altro come finiranno. Li accomuna anche il fatto che tutti e due dicono di essere «moderati» (scusate se mi viene da ridere) e «cattolici» (perdonatemi se mi sbellico dalle risate).
Sul lato sinistro (per lui è quasi una condanna previa!) si trova Bersani, seduto, ma sbilanciato verso il biunvirato Alfa-Casi, segno che la tendenza è verso quella parte lì. Costui sta separato dagli altri e quasi fa mondo a sé perché apparentemente vorrebbe essere diverso, ma non ci riesce e sorride, forse sorpreso della sua stessa esistenza: «ci sono anche io e questa volta senza nemmeno la birra davanti». Bersani e Casini sorridono convinti, mentre Alfano è serioso, pensando che chi lo guarda non troverà in lui il «quid» necessario a farne un uomo politico parchè ha coscienza di essere un passa carte, anzi un passa ordini in perenne schiavitù del Mefistofile di Arcore. I tre stanno seduti, abbastanza comodamente in poltrone.
Infine c’è il capo del governo che sta in mezzo, tra Bersani e Alfa-Casi, ma sbilanciato a destra che è la sua vera collocazione etica, geografica, storica e culturale. Il capo del governo sta in piedi, quasi colto di sorpresa, come un cameriere che non ha fatto in tempo a lasciare il vassoio di servizio e ad andare via. La Trimurti sta seduta, il capo del governo in piedi a fare da cameriere a loro e a servire i piatti del lavoro, della giustizia e della Rai. Sulla destra-destra della foto, non si vede, ma con una forte immaginazione, non si fa fatica a scorgerla, c’è un’altra poltrona, anzi un trono su misura e vi sta appollaiato e abbarbicato il nano di Arcore che comanda a bacchetta la Trimurti e il cameriere Monti-Battista, pronto a servire con acconcio stile sobrio il menu alla carta: guai a toccare la Rai che è il vero patrimonio del «de cuius»; guai a toccare la legge sulla corruzione perché chi vuole essere onesto ha sbagliato paese e il governo non si azzardi a fare il finto tonto; guai a mettere sul mercato le frequenze tv perché quelle le ha avute in eredità dalla mamma e poi non si era stabilito che il Paese pagasse lui perché si è sacrificato a governare?
amici-miei-1La foto è l’emblema della realtà. Due facce di bronzo (indovinate chi?) e un utile idiota (indovinate chi?) con un finto presidente in servile atteggiamento atto a giustificare tutto ciò che è indecente mascherato da decenza. Certo la presenza in Europa oggi è riscattata, ma si è stravolta la realtà. Prima di Monti sapevamo con chi prendercela perché era lotta e si riusciva a anche a bloccare la legge bavaglio e quella orribile sulle intercettazioni.
Con il dopo Monti invece, abbiamo un loden verde che fa da paravento al debosciato che si guarda bene dall’apparire perché non gli è andata mai bene come in questo tempo: nessuno lo contesta, nessuno lo denigra, nessuno lo accusa di produrre «leges ad personam», ma in compenso ha il senator servente che gli ha tolto tutte le castagnacce dal fuoco, gli risolve tutti i problemi, gli sta preparando un salvacondotto definitivo per lui e gli amici degli amici come Dell’Utri mamma santissima, gli sta preparando il regalo delle frequenze tv, facendole apparire come aiuto per mantenere i posti di lavoro a Mediaset e, cosa più importante, gli offre la possibilità di prepararsi a dovere al Quirinale, una volta scaduto Re Giorgio de Napolitano, presidente migliorista e garantista super partes, cioè pendente da quella parte, fino ad imporre al Sancho Panza Bersani di portare acqua al mulino dell’emergenza e della crisi senza fiatare e senza rompere le uova nel paniere del volemose bene nazionale.
Il pranzo è servito, Signori disonorevoli deputati e segretari di partiti. Noi non accettiamo questo inciucio in nome di niente e vogliamo che un governo democratico senta le ragioni dei No-Tav e ripensi un progetto di 20 anni fa che si realizzerà nei prossimi 20 anni, quando anche non si saprà se esisterà ancora la possibilità di viaggiare, visto come hanno ridotto i treni e le ferrovie.
Intanto la legge elettorale che si preannuncia è l’ultimo colpo in canna alla democrazia perché mira a salvare quanto è possibile dell’indecenza dei partiti, eliminando i piccoli e i portatori di una opposizione che, sebbene frammentaria, ha comunque diritto di essere espressa.
La sora Fornero ha un incubo: depennare l’articolo 18 dallo Statuto dei lavoratori e metterli in balia delle imprese senza se e senza ma. La sora era anche gradita al Pd: lungimiranza mirabile. Costei starnazza di giorno e piange di notte perché si emoziona nello scaricare il peso di tutta la controriforma del lavoro sui lavoratori, o almeno nel campionario che resta, visto che ormai la classe operaia non solo non è andata in paradiso, ma è stata liquidata con la partecipazione attiva del Pd e compagnia cantante. Riforma? No! Come licenziare meglio.
Tutti parlano di «riforma del lavoro», nessuno che abbia mai e che nomini mai «i lavoratori», le loro famiglie, i loro figli, i loro impegni e doveri e obblighi come pagare l’affitto, le utenze, il mutuo, le medicine, la scuola. La benzina è arrivata a quota due euro per cui gli operai devono anche andare a piedi. Forse si arriverà a costringerli a camminare in ginocchio, magari con i ceci sotto e dovranno anche cantare perché la crisi lo esige, l’Europa lo chiede e dobbiamo preparare il futuro dei nostri figli. Avete inteso bene, «dei nostri figli» perché ai loro ci hanno già pensato e non soffrono né crisi, né recessione, né futuro: hanno avuto tutto fin dal grembo materno, anzi, prima ancora che fossero concepiti erano già destinati perché figli di mammà e papà.
Signore e Signore, l’ultima della giornata è che Berlusconi nel 2011 ha guadagnato puliti puliti 48 milioni di euro. Puliti, si fa per dire perché sono sporchi sporchi come sporca è la sua faccia, la sua coscienza e come sucidi sono coloro che lo appoggiano ancora. E’ un cancro e come tale deve essere estirpato con tutte le frattaglie cangerogene di contorno.
(22 marzo 2012)
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