Come se ne viene fuori ?
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Re: Come se ne viene fuori ?
Sta crollando tutto, da Alitalia, a Finmeccanica, all’Eni, a Montepaschi, a Bpm, adesso anche Rcs del Corrierone…...Fitto, il Celeste Forchettoni.....
1. POTERI MARCI ALL’ASSALTO DELLA SEDE DEL “CORRIERE”, UNO DEI LUOGHI-ANIMA DI MILANO –
2. LA CRISI DELL’EX PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO ALL’ULTIMO ATTO: LA VENDITA DELLA SEDE STORICA E’ UN ATTO DI PREPOTENZA CHE NON SERVIRA’ A COLMARE NEMMENO IN PARTE IL BUCO DI BILANCIO ACCUMULATO DAGLI AVIDI PATTISTI DELL’RCS CHE, NONOSTANTE LE PERDITE, SI SONO SPARTITI 108 MILIONI DI EURO NEL PERIODO 2007-2011 –
3. ANCORA UNA VOLTA LA COMPAGNIA DEGLI AZIONISTI GUIDATI DA ABRAMO BAZOLI SCARICA SULLE MAESTRANZE E SULLE CASSE DELLO STATO LE LORO SPREGIUDICATE OPERAZIONI FINANZIARIE (RECOLETOS) INVECE DI PORTARE I LIBRI CONTABILI IN TRIBUNALE –
4. FIACCA FINORA LA RISPOSTA DEI SINDACATI E DI DE BORTOLI DI FATTO “SFIDUCIATO” DOPO LA DECISIONE DELL’AZIENDA DI METTERE ALL’INCANTO LA SEDE DEL GIORNALE –
5. IL DIRETTORE SI ERA IMPEGNATO PER “ISCRITTO” CHE VIA SOLFERINO NON SI TOCCAVA -
"Così doveva accadere, e questo
forse era già stabilito da molto tempo,
cioè da quel giorno lontano che Drogo
si affacciò per la prima volta, con Ortiz,
al bordo del pianoro e la Fortezza
gli apparve nel greve splendore meridiano..."
(Dino Buzzati, Il deserto dei Tartari)
DAGOANALISI
La presa della Fortezza Bastiani da parte dei barbari dei Poteri marci e l'annuncio della sua distruzione (vendita all'incanto) è soprattutto uno schiaffo e un insulto alla città di Milano, prima ancora che un atto di prepotenza inaudito e insensato nei confronti di chi lavora in via Solferino, 28: giornalisti, operai, impiegati e le migliaia di cittadini che ogni anno vanno a visitarlo alla stregua di un museo e, spesso, ne frequentano, da studiosi, lo straordinario archivio storico
Un'offesa stupida e gratuita; una ferita alla città del Manzoni, di Dossi, Gadda, Savinio e Arbasino che, ancora oggi è il principale centro editoriale italiano. "I luoghi hanno per noi un significato in quanto sono attaccati a una stratificazione di sensazioni, di immagini che li fa vivere e che non sono necessariamente la nostra storia", aiuta a ricordarci Roberto Peregalli nel suo delizioso saggio "I Luoghi e la polvere" edito dalla Bompiani.Il tenente Drogo-Buzzati, che in quel presidio, metafora delle stanze ovattate del "Corriere della Sera" in cui aveva lavorato, attese invano l'arrivo di un nemico invisibile, lo vede materializzarsi oggi con l'arrivo dei barbari-avidi capitanati dai vari (e avariati) Bazoli, Rotelli, Greco, Pesenti, Tronchetti Provera, Merloni, Elkan, Nagel, Della Valle e compagnia stonando.
Il Gotha der potere bancario-economico dell'Italia dei tecnici e dei professori, tollerato da Rigor Mortis e da chi l'ha preceduto alla guida del governo in questi ultimi vent'anni. Non la sciamannata cricca dei "furbetti del quartierino", messa nell'angolo in nome del prestigio e della libertà d'informazione, ma che ora potrebbe pure offendersi di fronte alle malefatte di cui si sono resi protagonisti e si sono macchiati Lor Signori sulle pelle, la storia e la memoria dell'ex impero Rizzoli.
Se l'Rcs Media Group è indebitata fino al collo (oltre un miliardo di euro) e deve mettere in vendita i gioielli di famiglia avuti in eredità (testate e sede storica), la colpa è tutta - proprio tutta - dei suoi arroganti azionisti di maggioranza. I Poteri marci vincolati da anni in un "patto di sindacato" di ferro in cui hanno potuto fare il brutto e il cattivo tempo. Più il brutto che il bello, in realtà. Fuori da ogni logica economica, finanziaria e manageriale; fuori da ogni aurea regola borsistica. Il flottante del gruppo in piazza Affari, sotto il 20%, da qualche tempo avrebbe richiesto l'intervento della Consob.
E mentre la corazzata Corriere, prima sotto la direzione (doppia) di Paolo Mieli e a seguire quella (duplice) di Flebuccio dei Bortoli, saliva in cattedra denunciando il marcio della politica, delle Caste, delle Razze (straccione) e dei conflitti d'interesse (ovviamente altrui) - facendo spesso di tutta un'erba un fascio e lasciando così sul terreno delle vendite migliaia e migliaia di copie a causa della sua furia pseudo moralizzatrice - non si accorgeva che il marcio era lì dentro, nell'essere stesso dei suoi armatori.
"Questo capitalismo si regge su un architrave - i patti di sindacato - che è la sentina dei conflitti d'interesse", sostiene da sempre il prof. Guido Rossi. Fino a domandarsi (invano) cosa aspettasse l'allora Commissario europeo alla concorrenza, Mario Monti, "a vietare i patti di sindacato che sono un enorme ostacolo al libero mercato della proprietà aziendale".
Rigor Mortis, ovviamente, si è ben guardato dall'accogliere il sano e sacrosanto suggerimento dell'ex presidente della Consob. E al momento di conquistare palazzo Chigi, complice il Quirinale, per questa sua non ingerenza nello sciogliere i patti di sindacato si è guadagnato il pieno e totale sostegno del Corriere dei Pattisti (e non soltanto).
Di fronte all'immoralità di una proprietà che nonostante alcune spericolate operazioni editoriali e il vasto buco di bilancio che queste hanno arrecato sui conti dell'Rcs, negli ultimi cinque esercizi (2007-2011) - l'ha ricordato il comitato di redazione del Corriere - si è messo nelle tasche "108 milioni di euro, contro risorse provenienti da aumenti di capitale pari a zero", non basta denunciarne una simile pratica cialtrona e di rapina delle risorse e del capitale umano.
Il "caso" Corriere, l'alienazione di un luogo, la sede di via Solferino, un luogo che ormai è, per dirla con le parole autorevoli del filosofo James Hillman, una dei "luoghi-anima" di Milano richiede ben altro delle fragili "contestazioni" fin qui accennate dalla rappresentanza interna dei giornalisti.
E' arrivato il momento per affermare alcune verità lampanti: il piano presentato dall'amministratore Scott Jovane (taglio della forza lavoro) è il nulla assoluto per il futuro editoriale dell'azienda sia via carta sia via web; la vendita dell'immobile di via Solferino (e di via San Marco) poco più di 200 milioni di euro da incassare non risolverà, almeno nel medio periodo e sempre che ci sia un acquirente, il pesante debito accumulato in Spagna dall'azienda.
Se i Poteri marci e il suo santo protettore, il pio Abramo Bazoli, vogliono "governare" il Corriere si facciano carico dei propri errori (e sprechi) imprenditoriali, procedendo senza indugi ad un robusto aumento di capitale. Altrimenti passino la mano a chi ha soldi freschi o portino i libri contabili in tribunale.
Da parte loro le maestranze di via Solferino minaccino azioni legali in tribunale per la cattiva gestione dell'azienda, con la richiesta di commissariamento (se utile), i cui costi salatissimi - con buona pace dei Gabibbo alle vongole -, cadranno nuovamente sulle casse dell'Inpgi e dello Stato.
E il direttore del "Corriere della Sera", che fin qui ha dato fin troppo credito ai suoi padroni, si faccia ricevere dai suoi azionisti per chiedergli - a brutto muso -, se gode ancora della loro fiducia. Flebuccio de Bortoli si è impegnato con i suoi colleghi", "per iscritto", che non avrebbero mai lasciato la sede di via Solferino. Nel momento in cui che viene sputtanano dall'ad. Scott Jovane, quel voltafaccia aziendale sembra suonare anche come un sonoro atto di sfiducia nei suoi confronti.
1. POTERI MARCI ALL’ASSALTO DELLA SEDE DEL “CORRIERE”, UNO DEI LUOGHI-ANIMA DI MILANO –
2. LA CRISI DELL’EX PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO ALL’ULTIMO ATTO: LA VENDITA DELLA SEDE STORICA E’ UN ATTO DI PREPOTENZA CHE NON SERVIRA’ A COLMARE NEMMENO IN PARTE IL BUCO DI BILANCIO ACCUMULATO DAGLI AVIDI PATTISTI DELL’RCS CHE, NONOSTANTE LE PERDITE, SI SONO SPARTITI 108 MILIONI DI EURO NEL PERIODO 2007-2011 –
3. ANCORA UNA VOLTA LA COMPAGNIA DEGLI AZIONISTI GUIDATI DA ABRAMO BAZOLI SCARICA SULLE MAESTRANZE E SULLE CASSE DELLO STATO LE LORO SPREGIUDICATE OPERAZIONI FINANZIARIE (RECOLETOS) INVECE DI PORTARE I LIBRI CONTABILI IN TRIBUNALE –
4. FIACCA FINORA LA RISPOSTA DEI SINDACATI E DI DE BORTOLI DI FATTO “SFIDUCIATO” DOPO LA DECISIONE DELL’AZIENDA DI METTERE ALL’INCANTO LA SEDE DEL GIORNALE –
5. IL DIRETTORE SI ERA IMPEGNATO PER “ISCRITTO” CHE VIA SOLFERINO NON SI TOCCAVA -
"Così doveva accadere, e questo
forse era già stabilito da molto tempo,
cioè da quel giorno lontano che Drogo
si affacciò per la prima volta, con Ortiz,
al bordo del pianoro e la Fortezza
gli apparve nel greve splendore meridiano..."
(Dino Buzzati, Il deserto dei Tartari)
DAGOANALISI
La presa della Fortezza Bastiani da parte dei barbari dei Poteri marci e l'annuncio della sua distruzione (vendita all'incanto) è soprattutto uno schiaffo e un insulto alla città di Milano, prima ancora che un atto di prepotenza inaudito e insensato nei confronti di chi lavora in via Solferino, 28: giornalisti, operai, impiegati e le migliaia di cittadini che ogni anno vanno a visitarlo alla stregua di un museo e, spesso, ne frequentano, da studiosi, lo straordinario archivio storico
Un'offesa stupida e gratuita; una ferita alla città del Manzoni, di Dossi, Gadda, Savinio e Arbasino che, ancora oggi è il principale centro editoriale italiano. "I luoghi hanno per noi un significato in quanto sono attaccati a una stratificazione di sensazioni, di immagini che li fa vivere e che non sono necessariamente la nostra storia", aiuta a ricordarci Roberto Peregalli nel suo delizioso saggio "I Luoghi e la polvere" edito dalla Bompiani.Il tenente Drogo-Buzzati, che in quel presidio, metafora delle stanze ovattate del "Corriere della Sera" in cui aveva lavorato, attese invano l'arrivo di un nemico invisibile, lo vede materializzarsi oggi con l'arrivo dei barbari-avidi capitanati dai vari (e avariati) Bazoli, Rotelli, Greco, Pesenti, Tronchetti Provera, Merloni, Elkan, Nagel, Della Valle e compagnia stonando.
Il Gotha der potere bancario-economico dell'Italia dei tecnici e dei professori, tollerato da Rigor Mortis e da chi l'ha preceduto alla guida del governo in questi ultimi vent'anni. Non la sciamannata cricca dei "furbetti del quartierino", messa nell'angolo in nome del prestigio e della libertà d'informazione, ma che ora potrebbe pure offendersi di fronte alle malefatte di cui si sono resi protagonisti e si sono macchiati Lor Signori sulle pelle, la storia e la memoria dell'ex impero Rizzoli.
Se l'Rcs Media Group è indebitata fino al collo (oltre un miliardo di euro) e deve mettere in vendita i gioielli di famiglia avuti in eredità (testate e sede storica), la colpa è tutta - proprio tutta - dei suoi arroganti azionisti di maggioranza. I Poteri marci vincolati da anni in un "patto di sindacato" di ferro in cui hanno potuto fare il brutto e il cattivo tempo. Più il brutto che il bello, in realtà. Fuori da ogni logica economica, finanziaria e manageriale; fuori da ogni aurea regola borsistica. Il flottante del gruppo in piazza Affari, sotto il 20%, da qualche tempo avrebbe richiesto l'intervento della Consob.
E mentre la corazzata Corriere, prima sotto la direzione (doppia) di Paolo Mieli e a seguire quella (duplice) di Flebuccio dei Bortoli, saliva in cattedra denunciando il marcio della politica, delle Caste, delle Razze (straccione) e dei conflitti d'interesse (ovviamente altrui) - facendo spesso di tutta un'erba un fascio e lasciando così sul terreno delle vendite migliaia e migliaia di copie a causa della sua furia pseudo moralizzatrice - non si accorgeva che il marcio era lì dentro, nell'essere stesso dei suoi armatori.
"Questo capitalismo si regge su un architrave - i patti di sindacato - che è la sentina dei conflitti d'interesse", sostiene da sempre il prof. Guido Rossi. Fino a domandarsi (invano) cosa aspettasse l'allora Commissario europeo alla concorrenza, Mario Monti, "a vietare i patti di sindacato che sono un enorme ostacolo al libero mercato della proprietà aziendale".
Rigor Mortis, ovviamente, si è ben guardato dall'accogliere il sano e sacrosanto suggerimento dell'ex presidente della Consob. E al momento di conquistare palazzo Chigi, complice il Quirinale, per questa sua non ingerenza nello sciogliere i patti di sindacato si è guadagnato il pieno e totale sostegno del Corriere dei Pattisti (e non soltanto).
Di fronte all'immoralità di una proprietà che nonostante alcune spericolate operazioni editoriali e il vasto buco di bilancio che queste hanno arrecato sui conti dell'Rcs, negli ultimi cinque esercizi (2007-2011) - l'ha ricordato il comitato di redazione del Corriere - si è messo nelle tasche "108 milioni di euro, contro risorse provenienti da aumenti di capitale pari a zero", non basta denunciarne una simile pratica cialtrona e di rapina delle risorse e del capitale umano.
Il "caso" Corriere, l'alienazione di un luogo, la sede di via Solferino, un luogo che ormai è, per dirla con le parole autorevoli del filosofo James Hillman, una dei "luoghi-anima" di Milano richiede ben altro delle fragili "contestazioni" fin qui accennate dalla rappresentanza interna dei giornalisti.
E' arrivato il momento per affermare alcune verità lampanti: il piano presentato dall'amministratore Scott Jovane (taglio della forza lavoro) è il nulla assoluto per il futuro editoriale dell'azienda sia via carta sia via web; la vendita dell'immobile di via Solferino (e di via San Marco) poco più di 200 milioni di euro da incassare non risolverà, almeno nel medio periodo e sempre che ci sia un acquirente, il pesante debito accumulato in Spagna dall'azienda.
Se i Poteri marci e il suo santo protettore, il pio Abramo Bazoli, vogliono "governare" il Corriere si facciano carico dei propri errori (e sprechi) imprenditoriali, procedendo senza indugi ad un robusto aumento di capitale. Altrimenti passino la mano a chi ha soldi freschi o portino i libri contabili in tribunale.
Da parte loro le maestranze di via Solferino minaccino azioni legali in tribunale per la cattiva gestione dell'azienda, con la richiesta di commissariamento (se utile), i cui costi salatissimi - con buona pace dei Gabibbo alle vongole -, cadranno nuovamente sulle casse dell'Inpgi e dello Stato.
E il direttore del "Corriere della Sera", che fin qui ha dato fin troppo credito ai suoi padroni, si faccia ricevere dai suoi azionisti per chiedergli - a brutto muso -, se gode ancora della loro fiducia. Flebuccio de Bortoli si è impegnato con i suoi colleghi", "per iscritto", che non avrebbero mai lasciato la sede di via Solferino. Nel momento in cui che viene sputtanano dall'ad. Scott Jovane, quel voltafaccia aziendale sembra suonare anche come un sonoro atto di sfiducia nei suoi confronti.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Cosa pensa Gaspare Serra dei parassiti della politica.
Parassiti della politica: come nascono, crescono e prolificano gli eletti
di Gaspare Serra
“Chi vive a spese degli altri danneggia tutti”, questo il noto slogan d’una recente e alquanto stravagante pubblicità progresso che, accostando le foto di orripilanti parassiti con quella d’un evasore fiscale -invero più simile a un povero disgraziato!-, metteva in guardia i cittadini dalla tentazione di non pagare le tasse…
Ma chi sono i veri “parassiti”?
Solo i commercianti che non erogano lo scontrino -magari perché strangolati da un regime fiscale opprimente-?
Oppure le vere “sanguisughe” sono in primis quei politici che, adagiati su comode poltrone -senza alcuna voglia di mollarne la presa!-, hanno prosciugato le speranze d’un’intera generazione (la stessa che è divenuto improprio chiamare “generazione 1000 euro”, visto che sempre più si ritrovano “0 euro” in tasca a fine mese!) ?
La Democrazia è l’antibiotico più efficace contro i pericoli di “devianze autoritarie” che possono minare la salute di qualsiasi Corpo civico.
Sosteneva saggiamente Paracelso, però, che “è la dose che fa il veleno”.
Allora, come un sovradosaggio antibiotico può esser letale per un paziente, allo steso modo L’ECCESSO DI RAPPRESENTANZA POLITICA PUÒ RISULTARE UN “COLPO MORTALE” PER LA DEMOCRAZIA!
Ogni democrazia “deve” avere un prezzo, in termini di costi della politica che si ripercuotono sui contribuenti.
Ma quando tale prezzo viene percepito come ingiustificato, arbitrario, insostenibile dai cittadini IL RISCHIO É D’ASSISTERE AD UNA LENTA, INESORABILE “DELEGITTIMAZIONE” DELLA POLITICA, FOMENTANDO POPULISMI D’OGNI GENERE che rischiano di portare al collasso il Sistema democratico!
L’ITALIA, senza nemmeno accorgersene, si é così ridotta ad un PAESE “sotto occupazione”: OCCUPATO DA UN “ESERCITO” DI POLITICI mestieranti, benpensanti, brizzolati e dai colletti bianchi, pronti a occupare stabilmente ogni Palazzo, ogni scranno, ogni seggiola disponibile in ogni ganglio vitale (e non) delle Istituzioni, ingolfando una macchina repubblicana già alquanto rodata con la propria parassitica sovrabbondanza!
LA CURA da adottare al più presto per evitare che il Paese muoia “d’overdose democratica” é solo una: LA RISCOPERTA DEL SENSO DEL “PUDORE” DA PARTE DI CHI CI GOVERNA E RAPPRESENTA, chiamato al costo di duri sacrifici -di riforme “impressionanti”- ad abbattere lo “spread” tra il costo della politica italiana e quella dei restanti paesi occidentali, ormai superante ogni livello di guardia!
Se i politici vogliono tagliare sul serio i costi della politica, per primo devono tagliare “se stessi”, eliminando qualche poltrona di troppo, a costo di scontentare molti contendenti del “gioco delle sedie” cui si è ridotta la politica italiana!
L’alternativa che abbiamo di fronte non è tra Democrazia e “mancanza di Democrazia”: l’alternativa è tra una Democrazia inefficiente e sprecona ed una Democrazia che funziona!
La Politica è un’arte nobilissima, ma lo è meno se fatta di gente che di “Onorevole” conserva solo il titolo.
L’ESERCITO DEGLI “ELETTI”
Secondo l’ultimo Rapporto Uil sui costi della politica (luglio 2012):
le persone che vivono, direttamente o indirettamente, di politica sono oltre “1,1 milioni” (il 4,9% del totale degli occupati);
il plotone degli Eletti, parte integrante di questo esercito di “mestieranti della politica”, comprende ben 144 mila unità;
la politica nel suo complesso (il funzionamento degli organi istituzionali, le società pubbliche, le consulenze in favore delle pubbliche amministrazioni…) ci costa ben 23,9 miliardi di euro (772 euro pro-capite, pari all’1,5% del Pil);
solo IL COSTO DEL NOSTRO SOVRABBONDANTE SISTEMA ISTITUZIONALE AMMONTA A “7,1 MILIARDI” DI EURO L’ANNO!
Ecco alcuni numeri che testimoniano impietosamente la diagnosi di un Paese “malato di politica”:
945 sono i PARLAMENTARI NAZIONALI (315 i senatori -senza contare quelli “a vita”- e 630 i deputati);
78 i PARLAMENTARI EUROPEI;
più di 1.000 i CONSIGLIERI REGIONALI (1.356 comprendendo Presidenti ed Assessori);
oltre 3.000 i CONSIGLIERI PROVINCIALI (3.853 comprendendo Presidenti ed Assessori);
quasi 120.000 i CONSIGLIERI COMUNALI (137.660 comprendendo Sindaci ed Assessori);
oltre 13.000 i CONSIGLIERI DELLE COMUNITA’ MONTANE;
oltre 12.000 i CONSIGLIERI CIRCOSCRIZIONALI (di cui 8.845 nelle sole Città Capoluogo).
Volgendo lo sguardo oltre i confini nazionali, fa specie scoprire come, mentre L’ITALIA VANTA QUASI “UN MIGLIAIO” TRA ONOREVOLI E SENATORI:
la Spagna 614;
la Germania 691;
la Francia 920 (tanti ma pur sempre meno dei nostri 945)
il Belgio 224;
l’Olanda 225;
l’Irlanda 226;
il Portogallo 230;
la Bulgaria 240;
l’Austria 245;
la Repubblica Ceca 281;
la Grecia 300;
la Svezia 349;
l’Ungheria 386;
la Romania 471;
la Polonia 560;
Cipro elegge appena “57” parlamentari;
il Lussemburgo 60;
Malta 69;
la Lettonia 100;
l’Estonia 101;
la Slovenia 130;
la Lituania 141;
la Slovacchia 150;
la Danimarca 179;
la Finlandia 200;
Si dirà che la forza dei nostri numeri risiede nella grandezza (in termini d’abitanti) della nostra Nazione. Ma anche facendo la media dei parlamentari in rapporto alla popolazione, il quadro complessivo non cambia:
la Germania (con i suoi 82 milioni di abitanti) dispone di 1 parlamentare ogni 118 mila abitanti;
la Spagna (con 45 milioni di abitanti) di 1 ogni 73 mila;
l’Olanda (con 16 milioni di abitanti) di 1 ogni 71 mila;
la Francia (con 64 milioni di abitanti) di 1 ogni 69 mila;
la Polonia (con 38 milioni di abitanti) di 1 ogni 67 mila.
E L’ITALIA? Con 59 milioni di abitanti, il nostro Paese sovrasta tutti detenendo il poco invidiabile primato di 1 PARLAMENTARE OGNI 63 MILA CITTADINI!
A Strasburgo, per intendersi, ogni europarlamentare rappresenta ben “665 mila” cittadini dell’Unione!
Unico Paese in Europa a far meglio di noi -o peggio, secondo i punti di vista- è il Regno Unito, che (con 61 milioni di abitanti) dispone di 1.480 parlamentari, ovvero 1 ogni 41 mila cittadini. Una magra consolazione…
Uscendo dall’area dell’Unione Europea, il quadro -se possibile- è ancor più sconfortante:
il Canada (con i suoi 33 milioni di abitanti) dispone di 413 parlamentari (1 ogni 79 mila);
l’Australia (con 20 milioni di abitanti) di 226 (1 ogni 88 mila cittadini);
il Giappone (con 127 milioni di abitanti) di 722 (1 ogni 175 mila);
la Russia (con 140 milioni di abitanti) di 400 (1 ogni 350 mila);
gli Usa (con 300 milioni di abitanti) raggiungono quota 535 parlamentari (100 senatori e 435 deputati), stabilendo l’incredibile rapporto di 1 parlamentare ogni 560 mila cittadini!
SE USASSIMO LE STESSE PROPORZIONI DELLA RAPPRESENTANZA POLITICA AMERICANA, I SENATORI ITALIANI DOVREBBERO RIDURSI A “20” E I DEPUTATI A “87”, per un totale di “107” parlamentari!
Si dirà: “l’America è una federazione di 50 Stati, con 50 diversi Parlamenti statali…”. Verissimo. Com’è altrettanto vero, però, che in California c’è un parlamentare locale ogni 299 mila abitanti, mentre in Lombardia c’è un consigliere regionale ogni 124 mila abitanti… e nel Molise uno ogni 10.659!
COME DEBELLARE IL “VIRUS DELL’ANTIPOLITICA”
1) É becero “POPULISMO” chiedere il DIMEZZAMENTO DEL NUMERO DI DEPUTATI E SENATORI ITALIANI??? Essere rappresentati da “soli” 315 deputati e 157 senatori minerebbe alle basi la nostra democrazia o renderebbe più sostenibile ed efficiente il nostro ipertrofico sistema parlamentare?! Non è irrilevante notare che negli Usa (Paese esteso 30 volte l’Italia e con una popolazione quadrupla) il Senato federale è composto da soli “50” senatori (uno per ogni Stato federale).
2) Allargando lo sguardo oltre l’orizzonte capitolino, é semplicistica “ANTIPOLITICA” RECLAMARE IL DIMEZZAMENTO -o quantomeno una considerevole riduzione- del numero DEI COMPONENTI DI TUTTE LE ASSEMBLEE ELETTIVE (regionali, provinciali e comunali)???
É EVERSIVO DUBITARE CHE “CASA ITALIA” POSSA ANCORA PERMETTERSI VITTO, ALLOGGIO E GUARENTIGIE varie PER “144 MILA” ELETTI ?!
3) É spicciola “DEMAGOGIA” SOSTENERE che il dimezzamento del numero dei parlamentari sarebbe l’occasione propizia per infrangere un altro “tabù”: L’ABOLIZIONE DELLA FIGURA -tanto inutile quanto antistorica- dei SENATORI A VITA? Come giustificare che in Senato siedano parlamentari “non eletti” -come nelle migliori democrazie!- e “a vita”-come solo i Papi ed i restanti monarchi nel mondo-?!
Come accettare che un simile status sia insindacabilmente concesso da un’altra autorità monocratica non eletta, la Presidenza della Repubblica?!
E come difendere il prestigio ormai irrimediabilmente perduto di tale carica ? (il ruolo dei senatori a vita ha assunto sempre più connotati politici: si ricordi la funzione di “salvataggio” dell’ultimo Governo Prodi assunta da alcuni senatori a vita o la nomina di Mario Monti propedeutica alla sua ascesa a Palazzo Chigi)
4) É banale “PROPAGANDA” invocare ilpassaggio ad un “BICAMERALISMO IMPERFETTO” (differenziare natura, composizione e funzioni delle due Camere)?
L’Italia ha DUE RAMI DEL PARLAMENTO (Camera e Senato) CON analoga composizione e IDENTICHE FUNZIONI, il che COMPORTA:
- COSTI MAGGIORI per il mantenimento di un pletorico apparato parlamentare;
- TEMPI PIÙ LUNGHI ed incerti per l’attività legislativa (ogni disegno di legge -salvo il Governo ponga la fiducia- è condannato a un’estenuante “navetta parlamentare” tra una Camera e l’altra!).
Perché non attribuire alla Camera l’esercizio della funzione legislativa esclusivamente in tutte le materie di competenza statale (da ridefinire)?
E perché non sostituire il Senato con una “Camera delle Autonomie” (o Senato federale), composta non da eletti ma da rappresentanti degli enti locali, con piena funzione legislativa in tutte le materie di competenza territoriale (anch’esse da ridefinire)?
L’impressione più comune é quella di essere presi in giro da una politica parolaia e dei facili annunci, ma in realtà ben poco disponibile a ridurre i propri spazi, divenuto ormai insostenibili.
Fino a quando si potrà continuare a chiedere sacrifici ai cittadini senza disturbare le Caste che governano agiatamente questo Paese???
Parassiti della politica: come nascono, crescono e prolificano gli eletti
di Gaspare Serra
“Chi vive a spese degli altri danneggia tutti”, questo il noto slogan d’una recente e alquanto stravagante pubblicità progresso che, accostando le foto di orripilanti parassiti con quella d’un evasore fiscale -invero più simile a un povero disgraziato!-, metteva in guardia i cittadini dalla tentazione di non pagare le tasse…
Ma chi sono i veri “parassiti”?
Solo i commercianti che non erogano lo scontrino -magari perché strangolati da un regime fiscale opprimente-?
Oppure le vere “sanguisughe” sono in primis quei politici che, adagiati su comode poltrone -senza alcuna voglia di mollarne la presa!-, hanno prosciugato le speranze d’un’intera generazione (la stessa che è divenuto improprio chiamare “generazione 1000 euro”, visto che sempre più si ritrovano “0 euro” in tasca a fine mese!) ?
La Democrazia è l’antibiotico più efficace contro i pericoli di “devianze autoritarie” che possono minare la salute di qualsiasi Corpo civico.
Sosteneva saggiamente Paracelso, però, che “è la dose che fa il veleno”.
Allora, come un sovradosaggio antibiotico può esser letale per un paziente, allo steso modo L’ECCESSO DI RAPPRESENTANZA POLITICA PUÒ RISULTARE UN “COLPO MORTALE” PER LA DEMOCRAZIA!
Ogni democrazia “deve” avere un prezzo, in termini di costi della politica che si ripercuotono sui contribuenti.
Ma quando tale prezzo viene percepito come ingiustificato, arbitrario, insostenibile dai cittadini IL RISCHIO É D’ASSISTERE AD UNA LENTA, INESORABILE “DELEGITTIMAZIONE” DELLA POLITICA, FOMENTANDO POPULISMI D’OGNI GENERE che rischiano di portare al collasso il Sistema democratico!
L’ITALIA, senza nemmeno accorgersene, si é così ridotta ad un PAESE “sotto occupazione”: OCCUPATO DA UN “ESERCITO” DI POLITICI mestieranti, benpensanti, brizzolati e dai colletti bianchi, pronti a occupare stabilmente ogni Palazzo, ogni scranno, ogni seggiola disponibile in ogni ganglio vitale (e non) delle Istituzioni, ingolfando una macchina repubblicana già alquanto rodata con la propria parassitica sovrabbondanza!
LA CURA da adottare al più presto per evitare che il Paese muoia “d’overdose democratica” é solo una: LA RISCOPERTA DEL SENSO DEL “PUDORE” DA PARTE DI CHI CI GOVERNA E RAPPRESENTA, chiamato al costo di duri sacrifici -di riforme “impressionanti”- ad abbattere lo “spread” tra il costo della politica italiana e quella dei restanti paesi occidentali, ormai superante ogni livello di guardia!
Se i politici vogliono tagliare sul serio i costi della politica, per primo devono tagliare “se stessi”, eliminando qualche poltrona di troppo, a costo di scontentare molti contendenti del “gioco delle sedie” cui si è ridotta la politica italiana!
L’alternativa che abbiamo di fronte non è tra Democrazia e “mancanza di Democrazia”: l’alternativa è tra una Democrazia inefficiente e sprecona ed una Democrazia che funziona!
La Politica è un’arte nobilissima, ma lo è meno se fatta di gente che di “Onorevole” conserva solo il titolo.
L’ESERCITO DEGLI “ELETTI”
Secondo l’ultimo Rapporto Uil sui costi della politica (luglio 2012):
le persone che vivono, direttamente o indirettamente, di politica sono oltre “1,1 milioni” (il 4,9% del totale degli occupati);
il plotone degli Eletti, parte integrante di questo esercito di “mestieranti della politica”, comprende ben 144 mila unità;
la politica nel suo complesso (il funzionamento degli organi istituzionali, le società pubbliche, le consulenze in favore delle pubbliche amministrazioni…) ci costa ben 23,9 miliardi di euro (772 euro pro-capite, pari all’1,5% del Pil);
solo IL COSTO DEL NOSTRO SOVRABBONDANTE SISTEMA ISTITUZIONALE AMMONTA A “7,1 MILIARDI” DI EURO L’ANNO!
Ecco alcuni numeri che testimoniano impietosamente la diagnosi di un Paese “malato di politica”:
945 sono i PARLAMENTARI NAZIONALI (315 i senatori -senza contare quelli “a vita”- e 630 i deputati);
78 i PARLAMENTARI EUROPEI;
più di 1.000 i CONSIGLIERI REGIONALI (1.356 comprendendo Presidenti ed Assessori);
oltre 3.000 i CONSIGLIERI PROVINCIALI (3.853 comprendendo Presidenti ed Assessori);
quasi 120.000 i CONSIGLIERI COMUNALI (137.660 comprendendo Sindaci ed Assessori);
oltre 13.000 i CONSIGLIERI DELLE COMUNITA’ MONTANE;
oltre 12.000 i CONSIGLIERI CIRCOSCRIZIONALI (di cui 8.845 nelle sole Città Capoluogo).
Volgendo lo sguardo oltre i confini nazionali, fa specie scoprire come, mentre L’ITALIA VANTA QUASI “UN MIGLIAIO” TRA ONOREVOLI E SENATORI:
la Spagna 614;
la Germania 691;
la Francia 920 (tanti ma pur sempre meno dei nostri 945)
il Belgio 224;
l’Olanda 225;
l’Irlanda 226;
il Portogallo 230;
la Bulgaria 240;
l’Austria 245;
la Repubblica Ceca 281;
la Grecia 300;
la Svezia 349;
l’Ungheria 386;
la Romania 471;
la Polonia 560;
Cipro elegge appena “57” parlamentari;
il Lussemburgo 60;
Malta 69;
la Lettonia 100;
l’Estonia 101;
la Slovenia 130;
la Lituania 141;
la Slovacchia 150;
la Danimarca 179;
la Finlandia 200;
Si dirà che la forza dei nostri numeri risiede nella grandezza (in termini d’abitanti) della nostra Nazione. Ma anche facendo la media dei parlamentari in rapporto alla popolazione, il quadro complessivo non cambia:
la Germania (con i suoi 82 milioni di abitanti) dispone di 1 parlamentare ogni 118 mila abitanti;
la Spagna (con 45 milioni di abitanti) di 1 ogni 73 mila;
l’Olanda (con 16 milioni di abitanti) di 1 ogni 71 mila;
la Francia (con 64 milioni di abitanti) di 1 ogni 69 mila;
la Polonia (con 38 milioni di abitanti) di 1 ogni 67 mila.
E L’ITALIA? Con 59 milioni di abitanti, il nostro Paese sovrasta tutti detenendo il poco invidiabile primato di 1 PARLAMENTARE OGNI 63 MILA CITTADINI!
A Strasburgo, per intendersi, ogni europarlamentare rappresenta ben “665 mila” cittadini dell’Unione!
Unico Paese in Europa a far meglio di noi -o peggio, secondo i punti di vista- è il Regno Unito, che (con 61 milioni di abitanti) dispone di 1.480 parlamentari, ovvero 1 ogni 41 mila cittadini. Una magra consolazione…
Uscendo dall’area dell’Unione Europea, il quadro -se possibile- è ancor più sconfortante:
il Canada (con i suoi 33 milioni di abitanti) dispone di 413 parlamentari (1 ogni 79 mila);
l’Australia (con 20 milioni di abitanti) di 226 (1 ogni 88 mila cittadini);
il Giappone (con 127 milioni di abitanti) di 722 (1 ogni 175 mila);
la Russia (con 140 milioni di abitanti) di 400 (1 ogni 350 mila);
gli Usa (con 300 milioni di abitanti) raggiungono quota 535 parlamentari (100 senatori e 435 deputati), stabilendo l’incredibile rapporto di 1 parlamentare ogni 560 mila cittadini!
SE USASSIMO LE STESSE PROPORZIONI DELLA RAPPRESENTANZA POLITICA AMERICANA, I SENATORI ITALIANI DOVREBBERO RIDURSI A “20” E I DEPUTATI A “87”, per un totale di “107” parlamentari!
Si dirà: “l’America è una federazione di 50 Stati, con 50 diversi Parlamenti statali…”. Verissimo. Com’è altrettanto vero, però, che in California c’è un parlamentare locale ogni 299 mila abitanti, mentre in Lombardia c’è un consigliere regionale ogni 124 mila abitanti… e nel Molise uno ogni 10.659!
COME DEBELLARE IL “VIRUS DELL’ANTIPOLITICA”
1) É becero “POPULISMO” chiedere il DIMEZZAMENTO DEL NUMERO DI DEPUTATI E SENATORI ITALIANI??? Essere rappresentati da “soli” 315 deputati e 157 senatori minerebbe alle basi la nostra democrazia o renderebbe più sostenibile ed efficiente il nostro ipertrofico sistema parlamentare?! Non è irrilevante notare che negli Usa (Paese esteso 30 volte l’Italia e con una popolazione quadrupla) il Senato federale è composto da soli “50” senatori (uno per ogni Stato federale).
2) Allargando lo sguardo oltre l’orizzonte capitolino, é semplicistica “ANTIPOLITICA” RECLAMARE IL DIMEZZAMENTO -o quantomeno una considerevole riduzione- del numero DEI COMPONENTI DI TUTTE LE ASSEMBLEE ELETTIVE (regionali, provinciali e comunali)???
É EVERSIVO DUBITARE CHE “CASA ITALIA” POSSA ANCORA PERMETTERSI VITTO, ALLOGGIO E GUARENTIGIE varie PER “144 MILA” ELETTI ?!
3) É spicciola “DEMAGOGIA” SOSTENERE che il dimezzamento del numero dei parlamentari sarebbe l’occasione propizia per infrangere un altro “tabù”: L’ABOLIZIONE DELLA FIGURA -tanto inutile quanto antistorica- dei SENATORI A VITA? Come giustificare che in Senato siedano parlamentari “non eletti” -come nelle migliori democrazie!- e “a vita”-come solo i Papi ed i restanti monarchi nel mondo-?!
Come accettare che un simile status sia insindacabilmente concesso da un’altra autorità monocratica non eletta, la Presidenza della Repubblica?!
E come difendere il prestigio ormai irrimediabilmente perduto di tale carica ? (il ruolo dei senatori a vita ha assunto sempre più connotati politici: si ricordi la funzione di “salvataggio” dell’ultimo Governo Prodi assunta da alcuni senatori a vita o la nomina di Mario Monti propedeutica alla sua ascesa a Palazzo Chigi)
4) É banale “PROPAGANDA” invocare ilpassaggio ad un “BICAMERALISMO IMPERFETTO” (differenziare natura, composizione e funzioni delle due Camere)?
L’Italia ha DUE RAMI DEL PARLAMENTO (Camera e Senato) CON analoga composizione e IDENTICHE FUNZIONI, il che COMPORTA:
- COSTI MAGGIORI per il mantenimento di un pletorico apparato parlamentare;
- TEMPI PIÙ LUNGHI ed incerti per l’attività legislativa (ogni disegno di legge -salvo il Governo ponga la fiducia- è condannato a un’estenuante “navetta parlamentare” tra una Camera e l’altra!).
Perché non attribuire alla Camera l’esercizio della funzione legislativa esclusivamente in tutte le materie di competenza statale (da ridefinire)?
E perché non sostituire il Senato con una “Camera delle Autonomie” (o Senato federale), composta non da eletti ma da rappresentanti degli enti locali, con piena funzione legislativa in tutte le materie di competenza territoriale (anch’esse da ridefinire)?
L’impressione più comune é quella di essere presi in giro da una politica parolaia e dei facili annunci, ma in realtà ben poco disponibile a ridurre i propri spazi, divenuto ormai insostenibili.
Fino a quando si potrà continuare a chiedere sacrifici ai cittadini senza disturbare le Caste che governano agiatamente questo Paese???
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Re: Come se ne viene fuori ?
«Gli italiani stessi forse non se ne rendono conto, .........ma il loro è un Paese chiave per tutto l’Occidente – per certi versi ne definisce l’anima -.......... e il collasso visibilmente in corso è una tragedia che pagheremo tutti, ...............nei decenni e forse nei secoli» Bill Emmott, ex direttore dell’Economist, opinionista de La Stampa
Sotto le macerie – 139
Cronaca di un affondamento - 89
I giorni della follia che precedono il disastro…….ovvero, l’ultima fase della dittatura delle tdc – 67
Perché Bill Emmott ha ragione da vendere - 43
MAY DAY,…….. MAY DAY,…….. MAY DAY,……..- 9
13) I sacerdoti dell’agonia del Paese.
Questi sono tempi in cui i comici fanno i politici e i politici fanno i comici. Ovviamente in testa a tutti sempre lui, il cavalier banana da Hardcore. L’ultima gag che ci ricordano le battute del regno dell’avanspettacolo meneghino, il Teatro Smeraldo di Milano, il “comico” milanese l’ha mandata in onda tre giorni fa chiamando involontariamente in causa come spalla improvvisata la venditrice della Green Power di Mirano.
Il cavalier banana ci è ricascato ancora un’altra volta. Nel tentativo di fare il piacione, l’uomo qualunque che trovi al bar che fa il battutista e il barzellettiere, il simpatico a tutti i costi, diventa il peggiore nemico di sé stesso.
Ma non è però che gli altri scherzino. Nel mondo dell’avanspettacolo ci sanno fare molto meno del cavaliere.
E’ una brutta campagna elettorale, ha sottolineato il Prof Sartori. Eccome lo è. Tutto lo stato maggiore che ha fatto affondare la nave Italia si sta dando da fare per un nuovo imbarco vendendo bufale a non finire.
La realtà che il Paese vive tutti i giorni è un’altra e il mondo parassitario della politica trasformatosi per l’occasione in “vu cumprà”, non è assolutamente in grado di risolvere.
A Milano, ieri, davanti alla Borsa è andata in onda la “Giornata della collera”. Stiano attenti i sacerdoti dell’agonia Italia, perché la prossima sarà la “Giornata dei forconi”.
***
Milano: giornata della collera per i lavoratori delle costruzioni
"Persi 360mila posti di lavoro dall'inizio della crisi" - rcd
http://video.corriere.it/milano-giornat ... 2bec559402
L’edilizia (in collera) scende in piazza
di Dario Di Vico
Nel lessico della Grande Crisi fa il suo esordio la parola «collera». Questa mattina a Milano, infatti, imprenditori edili, ingegneri, architetti, promotori e agenti immobiliari hanno dato vita alla «giornata della collera» e hanno invaso piazza Affari per protestare contro il declino del settore delle costruzioni, che ha visto chiudere 44 mila imprese per un saldo negativo di 550 mila posti di lavoro.
La scenografia della piazza ha previsto 10 mila caschetti da lavoro che nelle intenzioni degli organizzatori simboleggiano, per l’appunto, l’occupazione persa. Del resto la filiera dell’edilizia è quella che sta pagando maggiormente il calo della domanda interna e l’accusa nei confronti del governo e della politica è di non aver capito il carattere prioritario che riveste il rilancio di questo comparto economico.
Si era parlato nei giorni scorsi di un tavolo ministeriale coordinato da Corrado Passera, che a partire dal tema dei mutui da concedere per comprar casa avrebbe dovuto ripescare la vecchia prassi delle cartelle fondiarie e ridare ossigeno all’intero settore. I promotori della «collera» sostengono questa iniziativa non ha avuto seguiti concreti e ha prodotto solo ulteriore delusione.
C’è da segnalare che, pur esprimendo la manifestazione di oggi il massimo della disperazione e dell’indignazione, le 20 associazioni che l’hanno organizzata non chiedono solo di riattivare la domanda di case e di lavori pubblici ma promettono anche di impegnarsi per modificare l’offerta, per riconfigurare la filiera delle costruzioni secondo criteri e culture più moderne.
Non è poco. Testimonia come la crisi in qualche caso possa mettere in moto processi di crescita imprenditoriale. La «coalizione del mattone» che andrà in piazza sostiene di voler puntare su innovazione, qualità, tecnologia ed estetica. Ma ovviamente chiede che a queste strutture professionali «sia riconosciuto il diritto di vivere e di continuare a fare impresa in Italia». È una collera, dunque, supportata da una genuina tensione al cambiamento e sarebbe un errore non ascoltarne le ragioni.
http://nuvola.corriere.it/2013/02/13/di ... ledilizia/
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13) I sacerdoti dell’agonia del Paese.
Questi sono tempi in cui i comici fanno i politici e i politici fanno i comici. Ovviamente in testa a tutti sempre lui, il cavalier banana da Hardcore. L’ultima gag che ci ricordano le battute del regno dell’avanspettacolo meneghino, il Teatro Smeraldo di Milano, il “comico” milanese l’ha mandata in onda tre giorni fa chiamando involontariamente in causa come spalla improvvisata la venditrice della Green Power di Mirano.
Il cavalier banana ci è ricascato ancora un’altra volta. Nel tentativo di fare il piacione, l’uomo qualunque che trovi al bar che fa il battutista e il barzellettiere, il simpatico a tutti i costi, diventa il peggiore nemico di sé stesso.
Ma non è però che gli altri scherzino. Nel mondo dell’avanspettacolo ci sanno fare molto meno del cavaliere.
E’ una brutta campagna elettorale, ha sottolineato il Prof Sartori. Eccome lo è. Tutto lo stato maggiore che ha fatto affondare la nave Italia si sta dando da fare per un nuovo imbarco vendendo bufale a non finire.
La realtà che il Paese vive tutti i giorni è un’altra e il mondo parassitario della politica trasformatosi per l’occasione in “vu cumprà”, non è assolutamente in grado di risolvere.
A Milano, ieri, davanti alla Borsa è andata in onda la “Giornata della collera”. Stiano attenti i sacerdoti dell’agonia Italia, perché la prossima sarà la “Giornata dei forconi”.
***
Milano: giornata della collera per i lavoratori delle costruzioni
"Persi 360mila posti di lavoro dall'inizio della crisi" - rcd
http://video.corriere.it/milano-giornat ... 2bec559402
L’edilizia (in collera) scende in piazza
di Dario Di Vico
Nel lessico della Grande Crisi fa il suo esordio la parola «collera». Questa mattina a Milano, infatti, imprenditori edili, ingegneri, architetti, promotori e agenti immobiliari hanno dato vita alla «giornata della collera» e hanno invaso piazza Affari per protestare contro il declino del settore delle costruzioni, che ha visto chiudere 44 mila imprese per un saldo negativo di 550 mila posti di lavoro.
La scenografia della piazza ha previsto 10 mila caschetti da lavoro che nelle intenzioni degli organizzatori simboleggiano, per l’appunto, l’occupazione persa. Del resto la filiera dell’edilizia è quella che sta pagando maggiormente il calo della domanda interna e l’accusa nei confronti del governo e della politica è di non aver capito il carattere prioritario che riveste il rilancio di questo comparto economico.
Si era parlato nei giorni scorsi di un tavolo ministeriale coordinato da Corrado Passera, che a partire dal tema dei mutui da concedere per comprar casa avrebbe dovuto ripescare la vecchia prassi delle cartelle fondiarie e ridare ossigeno all’intero settore. I promotori della «collera» sostengono questa iniziativa non ha avuto seguiti concreti e ha prodotto solo ulteriore delusione.
C’è da segnalare che, pur esprimendo la manifestazione di oggi il massimo della disperazione e dell’indignazione, le 20 associazioni che l’hanno organizzata non chiedono solo di riattivare la domanda di case e di lavori pubblici ma promettono anche di impegnarsi per modificare l’offerta, per riconfigurare la filiera delle costruzioni secondo criteri e culture più moderne.
Non è poco. Testimonia come la crisi in qualche caso possa mettere in moto processi di crescita imprenditoriale. La «coalizione del mattone» che andrà in piazza sostiene di voler puntare su innovazione, qualità, tecnologia ed estetica. Ma ovviamente chiede che a queste strutture professionali «sia riconosciuto il diritto di vivere e di continuare a fare impresa in Italia». È una collera, dunque, supportata da una genuina tensione al cambiamento e sarebbe un errore non ascoltarne le ragioni.
http://nuvola.corriere.it/2013/02/13/di ... ledilizia/
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Re: Come se ne viene fuori ?
Chi è in grado di tagliare il personale in tutti i settori citati da Camillobenso?
Monti poteva almeno tagliare camera e senato.Almeno ora ne avremo avuti meno nelle due camere.
Questa era una cosa NOLTO importante,non l'ha voluta fare.Non mi si dica che non poteva farla.
Poteva ricattare i due partiti maggiori partiti .O così oppure mi dimetto.Ma questo lo doveva fare all'inizio insediamento.
Anche il professore non Vale una cicca.E lo votano pure.
Ciao
Paolo11
Monti poteva almeno tagliare camera e senato.Almeno ora ne avremo avuti meno nelle due camere.
Questa era una cosa NOLTO importante,non l'ha voluta fare.Non mi si dica che non poteva farla.
Poteva ricattare i due partiti maggiori partiti .O così oppure mi dimetto.Ma questo lo doveva fare all'inizio insediamento.
Anche il professore non Vale una cicca.E lo votano pure.
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Paolo11
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Re: Come se ne viene fuori ?
«Gli italiani stessi forse non se ne rendono conto, .........ma il loro è un Paese chiave per tutto l’Occidente – per certi versi ne definisce l’anima -.......... e il collasso visibilmente in corso è una tragedia che pagheremo tutti, ...............nei decenni e forse nei secoli» Bill Emmott, ex direttore dell’Economist, opinionista de La Stampa
Sotto le macerie – 140
Cronaca di un affondamento - 90
I giorni della follia che precedono il disastro…….ovvero, l’ultima fase della dittatura delle tdc – 68
Perché Bill Emmott ha ragione da vendere - 44
MAY DAY,…….. MAY DAY,…….. MAY DAY,……..- 10
14) Il marcio e il caos
Forse il Consiglio superiore della Magistratura dovrebbe disporre un'indagine statistica per accertare se questa storia della giustizia a orologeria è vera o no. Se è vero, cioè, che in momenti politici particolarmente delicati, come una campagna elettorale, l'attivismo delle procure si intensifica e gli ordini di custodia cautelare fioccano. Certo è che negli ultimi giorni il tintinnar di manette si è sentito, eccome. Ma è provenuto da luoghi così distanti tra loro e per inchieste così diverse l'una dall'altra che è difficile credere all'ipotesi della «manona giudiziaria» di cui ha parlato Silvio Berlusconi. Più che al disegno intelligente di un deus ex machina che manovra dall'alto le inchieste, sembra piuttosto di assistere a un vero e proprio caos organizzato, all'incrociarsi casuale ma micidiale delle tre debolezze del sistema-Italia: una corruzione dilagante, una politica declinante, una giustizia debordante.
La corruzione dilagante è sotto gli occhi di tutti. C'è del marcio in Italia, e questo è un fattore killer per la nostra economia. I capitali esteri non arrivano anche perché sanno che da noi si paga il pizzo, la tangente, la mancia; che si può essere scavalcati da un concorrente solo perché gioca sporco; che la trasparenza nei confronti del mercato non è la Bibbia del nostro capitalismo di relazioni (è con l'accusa di comunicazioni truffaldine e aggiotaggio che è stato arrestato ieri il finanziere Alessandro Proto). Il coinvolgimento contemporaneo di tre grandi aziende come Monte dei Paschi, Eni e Finmeccanica in vicende nelle quali la governance è sotto accusa, depone male per il Paese non meno del debito pubblico. La domanda che circola nel mondo è: ci si può fidare di voi? È un costo in più del rischio-Italia. La corruzione è così dilagante che talvolta rischiamo di perseguire come tale anche ciò che altrove è considerato solo lobbismo, dandoci ulteriormente la zappa sui piedi. Il confine è molto sottile, ma i nostri magistrati dovrebbero seguire il criterio dell'applicazione «ragionevole» della norma, suggerito più volte dalla Consulta.
La politica declinante è invece lo sfondo di questo giudizio universale. Un regime politico al tramonto è la riserva di caccia ideale per gli inquirenti, perché le loro prede perdono protezione e spesso anche lucidità. Fu così anche nel crollo della Prima Repubblica: prima venne la vittoria elettorale della Lega, che mandò in tilt il sistema, e solo dopo le inchieste di Tangentopoli, che gli assestarono il colpo di grazia. Quel che oggi accade a Finmeccanica, il cui capo azienda è stato arrestato, allora toccò all'Eni con i quattro mesi di carcerazione preventiva per Gabriele Cagliari, finiti con un tragico suicidio. Se allora fu l'emergere della Lega a consentire ai magistrati di attaccare un feudo del potere socialista, oggi è il declinare della Lega a lasciare Orsi privo della protezione che l'aveva portato fino alla guida del gruppo.
In ogni caso, non c'è speranza di pulizia finché i vertici di grandi aziende con proiezione internazionale verranno scelti dalla politica per motivi politici. Si è visto a sinistra con il Monte dei Paschi di Siena, una banca gestita di fatto dal Pds-Ds-Pd. Si vede ora a destra con Finmeccanica, basta leggere come fu scelto il vertice secondo la testimonianza di uno dei papabili: «Letta e Berlusconi erano per la mia nomina, Tremonti non era in disaccordo, solo la Lega spingeva per Orsi...». Il quale Orsi, appena nominato, provvide subito a spostare la sede legale di Alenia Aermacchi da Pomigliano d'Arco al Varesotto, terra natale di Maroni.
Infine c'è la giustizia debordante, antico male italiano che non sembra essere stato in alcun modo curato in questi vent'anni in cui pure la politica ha molto strepitato contro la magistratura. Innanzitutto c'è un uso disinvolto, insistito e spesso spettacolare della custodia cautelare. È difficile non chiedersi perché per inchieste che duravano da mesi (Finmeccanica e Monte Paschi), o per personaggi noti come Massimo Cellino e Angelo Rizzoli, si sia resa improvvisamente indispensabile la privazione della libertà personale. L'impressione è che la lentezza del sistema giudiziario stia convincendo più di un magistrato che l'unica condanna ottenibile sia quella dell'opinione pubblica, e che il mandato di cattura venga talvolta usato come una sentenza. A questo si aggiunge un sistema mediatico che sempre meno fa differenza tra sospetti e prove, un pubblico eccitabile che chiede giustizieri invece che giustizia, e uno star system che sempre più proietta le toghe celebri in politica. È un corto circuito che innesca un populismo giudiziario non meno pernicioso del populismo politico. Il quale, a dieci giorni dalle elezioni, sentitamente ringrazia.
Antonio Polito15 febbraio 2013 | 9:05© RIPRODUZIONE RISERVATA
http://www.corriere.it/editoriali/13_fe ... 327d.shtml
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14) Il marcio e il caos
Forse il Consiglio superiore della Magistratura dovrebbe disporre un'indagine statistica per accertare se questa storia della giustizia a orologeria è vera o no. Se è vero, cioè, che in momenti politici particolarmente delicati, come una campagna elettorale, l'attivismo delle procure si intensifica e gli ordini di custodia cautelare fioccano. Certo è che negli ultimi giorni il tintinnar di manette si è sentito, eccome. Ma è provenuto da luoghi così distanti tra loro e per inchieste così diverse l'una dall'altra che è difficile credere all'ipotesi della «manona giudiziaria» di cui ha parlato Silvio Berlusconi. Più che al disegno intelligente di un deus ex machina che manovra dall'alto le inchieste, sembra piuttosto di assistere a un vero e proprio caos organizzato, all'incrociarsi casuale ma micidiale delle tre debolezze del sistema-Italia: una corruzione dilagante, una politica declinante, una giustizia debordante.
La corruzione dilagante è sotto gli occhi di tutti. C'è del marcio in Italia, e questo è un fattore killer per la nostra economia. I capitali esteri non arrivano anche perché sanno che da noi si paga il pizzo, la tangente, la mancia; che si può essere scavalcati da un concorrente solo perché gioca sporco; che la trasparenza nei confronti del mercato non è la Bibbia del nostro capitalismo di relazioni (è con l'accusa di comunicazioni truffaldine e aggiotaggio che è stato arrestato ieri il finanziere Alessandro Proto). Il coinvolgimento contemporaneo di tre grandi aziende come Monte dei Paschi, Eni e Finmeccanica in vicende nelle quali la governance è sotto accusa, depone male per il Paese non meno del debito pubblico. La domanda che circola nel mondo è: ci si può fidare di voi? È un costo in più del rischio-Italia. La corruzione è così dilagante che talvolta rischiamo di perseguire come tale anche ciò che altrove è considerato solo lobbismo, dandoci ulteriormente la zappa sui piedi. Il confine è molto sottile, ma i nostri magistrati dovrebbero seguire il criterio dell'applicazione «ragionevole» della norma, suggerito più volte dalla Consulta.
La politica declinante è invece lo sfondo di questo giudizio universale. Un regime politico al tramonto è la riserva di caccia ideale per gli inquirenti, perché le loro prede perdono protezione e spesso anche lucidità. Fu così anche nel crollo della Prima Repubblica: prima venne la vittoria elettorale della Lega, che mandò in tilt il sistema, e solo dopo le inchieste di Tangentopoli, che gli assestarono il colpo di grazia. Quel che oggi accade a Finmeccanica, il cui capo azienda è stato arrestato, allora toccò all'Eni con i quattro mesi di carcerazione preventiva per Gabriele Cagliari, finiti con un tragico suicidio. Se allora fu l'emergere della Lega a consentire ai magistrati di attaccare un feudo del potere socialista, oggi è il declinare della Lega a lasciare Orsi privo della protezione che l'aveva portato fino alla guida del gruppo.
In ogni caso, non c'è speranza di pulizia finché i vertici di grandi aziende con proiezione internazionale verranno scelti dalla politica per motivi politici. Si è visto a sinistra con il Monte dei Paschi di Siena, una banca gestita di fatto dal Pds-Ds-Pd. Si vede ora a destra con Finmeccanica, basta leggere come fu scelto il vertice secondo la testimonianza di uno dei papabili: «Letta e Berlusconi erano per la mia nomina, Tremonti non era in disaccordo, solo la Lega spingeva per Orsi...». Il quale Orsi, appena nominato, provvide subito a spostare la sede legale di Alenia Aermacchi da Pomigliano d'Arco al Varesotto, terra natale di Maroni.
Infine c'è la giustizia debordante, antico male italiano che non sembra essere stato in alcun modo curato in questi vent'anni in cui pure la politica ha molto strepitato contro la magistratura. Innanzitutto c'è un uso disinvolto, insistito e spesso spettacolare della custodia cautelare. È difficile non chiedersi perché per inchieste che duravano da mesi (Finmeccanica e Monte Paschi), o per personaggi noti come Massimo Cellino e Angelo Rizzoli, si sia resa improvvisamente indispensabile la privazione della libertà personale. L'impressione è che la lentezza del sistema giudiziario stia convincendo più di un magistrato che l'unica condanna ottenibile sia quella dell'opinione pubblica, e che il mandato di cattura venga talvolta usato come una sentenza. A questo si aggiunge un sistema mediatico che sempre meno fa differenza tra sospetti e prove, un pubblico eccitabile che chiede giustizieri invece che giustizia, e uno star system che sempre più proietta le toghe celebri in politica. È un corto circuito che innesca un populismo giudiziario non meno pernicioso del populismo politico. Il quale, a dieci giorni dalle elezioni, sentitamente ringrazia.
Antonio Polito15 febbraio 2013 | 9:05© RIPRODUZIONE RISERVATA
http://www.corriere.it/editoriali/13_fe ... 327d.shtml
Ultima modifica di camillobenso il 15/02/2013, 18:00, modificato 1 volta in totale.
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Re: Come se ne viene fuori ?
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15) La cig torna a crescere, richieste per quasi 90 milioni di ore a gennaio
Loy (Uil): "L'aver attribuito un primo acconto per il 2013 alle Regioni è importante, ma non risolutivo". Camusso (Cgil): "Rimane un'emergenza avere i finanziamenti per gli ammortizzatori sociali, non si copre neanche tutto il 2012"
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 15 febbraio 2013
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/02 ... za/500852/
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15) La cig torna a crescere, richieste per quasi 90 milioni di ore a gennaio
Loy (Uil): "L'aver attribuito un primo acconto per il 2013 alle Regioni è importante, ma non risolutivo". Camusso (Cgil): "Rimane un'emergenza avere i finanziamenti per gli ammortizzatori sociali, non si copre neanche tutto il 2012"
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 15 febbraio 2013
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/02 ... za/500852/
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Re: Come se ne viene fuori ?
«Gli italiani stessi forse non se ne rendono conto, .........ma il loro è un Paese chiave per tutto l’Occidente – per certi versi ne definisce l’anima -.......... e il collasso visibilmente in corso è una tragedia che pagheremo tutti, ...............nei decenni e forse nei secoli» Bill Emmott, ex direttore dell’Economist, opinionista de La Stampa
Sotto le macerie – 142
Cronaca di un affondamento - 92
I giorni della follia che precedono il disastro…….ovvero, l’ultima fase della dittatura delle tdc – 70
Perché Bill Emmott ha ragione da vendere - 46
Il Vanna Marchi Show -14
15 febbraio 2013
5-1…Giannino: “Compatisco Berlusconi. E’ ossessionato”
5-2…Il Capo dello Stato alla Casa Bianca parla del "buon lavoro degli ultimi 14 mesi, con progressi
che devono continuare"
- La cig torna a crescere, richieste per quasi 90 milioni di ore a gennaio
- Il marcio e il caos , articolo di Polito sul Corriere.
- Milano: giornata della collera per i lavoratori delle costruzioni. "Persi 360mila posti di lavoro dall'inizio della crisi"
- SUPERATO IL RECORD PRECEDENTE CHE ERA LEGATO ALL'ANNO PRECEDENTE
Nel 2012 hanno chiuso 104mila aziende
I dati del Cerved: 12mila fallimenti, 90mila liquidazioni, 2mila procedure non fallimentari
Che il momento fosse difficile era noto a tutti. Ma il bilancio fa comunque impressione. Il 2012 è stato finora l'anno più duro della crisi per il numero di imprese che hanno chiuso: tra fallimenti (12mila), liquidazioni (90mila), procedure non fallimentari (2mila) sono state 104mila le aziende italiane perse.
- Allarme Unioncamere:
chiudono 1000 imprese al giorno
Sono 365mila in tutto quelle che hanno abbandonato l'attività nel 2012
- Italia delle truffe, 300 milioni di danni
Dai ponti scivolosi alle merendine
- È L’ANNO zero del capitalismo italiano. L’industria pubblica o para-pubblica è alle corde, schiacciata dai debiti e dalle tangenti.
- La denuncia di Federalberghi: “Crollano le presenze di italiani
e stranieri, servono misure urgenti”
Occupati in caduta libera: -5,4%
È gelo sul comparto turistico italiano, e non solo in senso meteorologico
- Consumi, Confcommercio: “Il 2012 è l’anno peggiore dal dopoguerra”
I dati diffusi dall'associazione dei commercianti sono impietosi: rispetto al 2011 i consumi sono calati del 2,9%.
- Corte dei conti, allarme corruzione
Il presidente Giampaolino: «Ha assunto natura sistemica e pregiudica la nostra economia»
-
- TANGENTI/FILOBUS: I VERTICI DI “ROMA METROPOLITANE” SFILANO IN PROCURA
- A Siena è associazione a delinquere
- NEL MIRINO DELLA PROCURA I FINANZIAMENTI DEI COSTRUTTORI AL PARTITO NEL LAZIO.
Dopo la Margherita, il Pdl e l’Italia dei Valori, anche il partito di Pier Ferdinando Casini finisce sotto inchiesta.
- Monte dei Paschi, a capo della finanza c’era la “banda del cinque per cento”
- L'allarme di Confindustria: "Bisogna agire subito" ... Confindustria, spiega Squinzi, "propone una terapia d'urto vera e propria basata su una ...
- Monti in Emilia: “BUFFONE! VERGOGNA! SEI QUI SOLO PER CAMPAGNA ELETTORALE!”
- Casini: Monti e l’Udc hanno salvato il Paese.
- L'IMPRENDITRICE FALLITA
"Noi strozzati dai debiti, mio padre si è ammazzato e l'azienda non c'è più"
- Istat: “In Italia oltre 8 milioni di poveri. Giovani disoccupati in aumento”
- Finmeccanica, India avvia cancellazione della commessa per i dodici elicotteri
- Mps, Mussari in Procura: lancio di monetine e grida, “Ladro, buffone”
- Governo Monti, il debito pubblico italiano in un anno è cresciuto di 81,517 miliardi
- “Truffa via manipolazione del mercato”, arrestato il finanziere Alessandro Proto
- Alitalia, via libera al prestito da 150 milioni. L’ad verso buonuscita da 2 milioni
- “Con la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari 800 malati a rischio cure”
- Finmeccanica, Montepaschi, Eni-Saipem: il capitalismo malato in tribunale
- E’ Stato la mafia:
- Mps, arrestato capo banda del 5% Baldassarri. I pm: “Rischio di fuga”
- Mafia, il vero problema sono le istituzioni che ci collaborano
- Roma, bancarotta fraudolenta: arrestato l’imprenditore Angelo Rizzoli
- Bce: “Ripresa Eurozona da metà 2013″. Pil italiano crolla, male la Germania
- Stadio Is Arenas, arrestato presidente del Cagliari Cellino e sindaco di Quartu
- Lazio, la Regione non paga. Da giovedì stop alle prenotazioni sanitarie telefoniche
- Maugeri, teste funzionario di banca: “Formigoni mi dava contanti nel suo ufficio”
- Dal Sudamerica al mercato della ‘ndrangheta. Reggio Calabria, 43 arresti per droga
- Saipem paga gli scandali, utili in calo del 30,2% nel quarto trimestre
5-3…Elezioni, Monti: “Berlusconi cialtrone. Italia nel ridicolo con il suo governo” – (Doveva dirglielo un anno fa-un altro Riccardo cuor di Coniglio)
5-4…Elezioni 2013, Monti: “Con Berlusconi rischio incendio finanziario”
5-5…Vendola: mi fido di Bersani ma non sono un cagnolino
Sotto le macerie – 142
Cronaca di un affondamento - 92
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Nel 2012 hanno chiuso 104mila aziende
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Che il momento fosse difficile era noto a tutti. Ma il bilancio fa comunque impressione. Il 2012 è stato finora l'anno più duro della crisi per il numero di imprese che hanno chiuso: tra fallimenti (12mila), liquidazioni (90mila), procedure non fallimentari (2mila) sono state 104mila le aziende italiane perse.
- Allarme Unioncamere:
chiudono 1000 imprese al giorno
Sono 365mila in tutto quelle che hanno abbandonato l'attività nel 2012
- Italia delle truffe, 300 milioni di danni
Dai ponti scivolosi alle merendine
- È L’ANNO zero del capitalismo italiano. L’industria pubblica o para-pubblica è alle corde, schiacciata dai debiti e dalle tangenti.
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e stranieri, servono misure urgenti”
Occupati in caduta libera: -5,4%
È gelo sul comparto turistico italiano, e non solo in senso meteorologico
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- A Siena è associazione a delinquere
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Dopo la Margherita, il Pdl e l’Italia dei Valori, anche il partito di Pier Ferdinando Casini finisce sotto inchiesta.
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- L'IMPRENDITRICE FALLITA
"Noi strozzati dai debiti, mio padre si è ammazzato e l'azienda non c'è più"
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- Mps, Mussari in Procura: lancio di monetine e grida, “Ladro, buffone”
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- E’ Stato la mafia:
- Mps, arrestato capo banda del 5% Baldassarri. I pm: “Rischio di fuga”
- Mafia, il vero problema sono le istituzioni che ci collaborano
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- Bce: “Ripresa Eurozona da metà 2013″. Pil italiano crolla, male la Germania
- Stadio Is Arenas, arrestato presidente del Cagliari Cellino e sindaco di Quartu
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- Maugeri, teste funzionario di banca: “Formigoni mi dava contanti nel suo ufficio”
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5-3…Elezioni, Monti: “Berlusconi cialtrone. Italia nel ridicolo con il suo governo” – (Doveva dirglielo un anno fa-un altro Riccardo cuor di Coniglio)
5-4…Elezioni 2013, Monti: “Con Berlusconi rischio incendio finanziario”
5-5…Vendola: mi fido di Bersani ma non sono un cagnolino
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Re: Come se ne viene fuori ?
I PECCATI DELLE ÉLITE
(Massimo Giannini).
15/02/2013 di triskel182
Il Cavaliere tenta di imitare Craxi. l’Italia rischia la nuova Tangentopoli
Avvisi di garanzia a raffica e arresti quotidiani come nel ’92
QUATTRO arresti in un giorno solo. Avvisi di garanzia a raffica, con capi d’imputazione che si moltiplicano. Scandali a pioggia, nelle ex partecipazioni statali e nella finanza privata. Come la Prima, anche la Seconda Repubblica muore sotto i colpi delle inchieste giudiziarie. Mentre l’Italia si consuma nella recessione più lunga degli ultimi cinquant’anni, con 104 mila imprese chiuse in un solo anno e una caduta del Prodotto lordo che ci riporta ai livelli del 1993, i magistrati scoperchiano un pozzo nero di denaro e di fango nel quale la politica e l’economia sprofondano insieme. A una settimana dal voto, i cittadini- elettori si incamminano verso le urne tra le macerie di una nuova Tangentopoli. Non c’è più Craxi, che davanti al Parlamento pronuncia un’arringa disperata chiamando in causa tutti i partiti dell’arco costituzionale. Ma c’è Berlusconi, che di fronte al malaffare non denuncia la corruzione che tracima, ma i pm che la combattono.
C’È UN filo sottile, che tiene insieme i due cicli della storia. L’uomo di Arcore, come l’esule di Hammamet, ragiona con la stessa logica deterministica: quella del Far West e del “todos caballeros”. Rubano tutti, e dunque non ruba nessuno. Le mazzette si pagano sempre, perché così va il mondo e perché così gira l’economia. Nella visione cinica e puramente mercantilista del Cavaliere, l’etica pubblica diventa «moralismo », e le tangenti diventano «commissioni». Se le toghe politicizzate fanno scattare le manette, o fanno un danno alle imprese o obbediscono ai comunisti. Se qualcuno azzarda qualche distinguo, o è un ipocrita o è un fesso. Come in quella di Hegel, anche nella notte della nuova Tangentopoli tutte le vacche sono nere. È il vizio mentale (o il vezzo culturale) tipico di tutti i populismi. Una miscela esplosiva. Un po’ di Homer Simpson, che dice «certo il sindaco intasca qualche tangente, ma fa anche in modo che i treni partano in orario». Un po’ di Cetto Laqualunque, che di fronte all’avversario intenzionato a ripristinare la legalità si chiede «ma è legale ’sta cosa»? E non è un caso che, per ragioni uguali e contrarie, Berlusconi e Grillo adottano lo stesso giudizio di equivalenza. Il comico milanese sussurra «rubiamo tutti, quindi siamo tutti innocenti». Il comico genovese urla «rubate tutti, quindi siete tutti colpevoli».
DALLE RUBERIE DI “BATMAN” ALLA CONDANNA DI FITTO La realtà è più complessa. Oggi, come nel ’92, l’Italia non è squassata solo dalla crisi economica, ma è anche schiantata da una deriva immorale che investe l’insieme delle sue classi dirigenti. La Prima Tangentopoli è stata costruita su un patto implicito: la politica taglieggiava l’industria per finanziarsi, l’industria foraggiava la politica per espandersi. La Seconda Tangentopoli è in parte diversa: politici e manager si arricchiscono insieme. I primi saccheggiano i finanziamenti statali, i secondi spolpano le finanze aziendali. In questa chiave, gli scandali non sono tutti uguali, anche se sono tutti ugualmente gravi. Per capirlo servono la pazienza di approfondire e il coraggio di distinguere. C’è un primo filone, in questo momento il più inquietante, che chiama in causa direttamente la politica e i suoi protagonisti. Gli scandali nelle regioni, in questi ultimi anni, svelano un malaffare endemico che ha nomi e cognomi, e che è il frutto di un “modello” oggettivamente intrinseco al berlusconismo. Nessuno nega la serietà di inchieste che riguardano direttamente la sinistra, a partire dal caso Penati a Sesto San Giovanni fino ad arrivare ai rimborsi elettorali usati per comprare la Nutella a Milano. Ma senza arrivare ai “maxi-processi” più clamorosi dello stesso Cavaliere (da All Iberian al Lodo Mondadori) o alle inchieste più scottanti sulle mafie (dal caso dell’Utri alla vicenda Cosentino) le corruzioni e le concussioni vere, in questi diciassette anni, sono state il pane quotidiano della destra. L’uso privato della funzione pubblica, che marchia a fuoco la biografia politica del Cavaliere, è la costante più triviale che spiega le ruberie di Batman Fiorito e della giunta Polverini nel Lazio, le inchieste su Scopelliti in Calabria e le fresche condanne di Fitto in Puglia.
DAL “SISTEMA FORMIGONI” AI FURTI PADANI Su scala infinitamente più vasta, e dunque palesemente più grave, c’è “l’associazione a delinquere” di Formigoni in Lombardia. Qui il culto della personalità del Celeste, che si può permettere il lusso di vivere a sbafo perché c’è sempre un Daccò che paga per lui, si somma al principio dell’illegalità che domina al Pirellone, dove i favori personali al governatore (dalle vacanze ai Caribi alle creme per il viso) si ricompensano con gli appalti per la sanità (dal San Raffaele alla Fondazione Maugeri). Qui la filosofia corruttiva è sistemica, pervasiva e decisamente più sosfisticata. Diversa da un altro scandalo lombardo, più pecoreccio anche se non meno devastante: quello che travolge la Lega e la famiglia Bossi, Trota in testa, colpevoli di aver distratto i soldi del finanziamento pubblico per comprare case, automobili e persino lauree false. È la nemesi del Carroccio, che arraffa urlando Roma Ladrona. Il Senatur, vecchio e malandato, se la può cavare con un rutto e un dito medio. Per Bobo Maroni la questione è assai diversa. Con questi furti tutti padani rischia di giocarsi la corsa alla Regione. C’è poi un secondo filone di scandali, al momento più “fecondo” sul piano giudiziario, che riguarda l’industria e la finanza. E investe allo stesso modo il pubblico e il privato. Qui, quello che colpisce è soprattutto l’avidità e l’infedeltà di capiazienda e manager senza regole e senza scrupoli, che lucrano fondi neri in proprio, nascondono documenti e informazioni al mercato, intralciano gli audit interni e le autorità di vigilanza. Il Montepaschi di Mussari, Vigni e Baldassarri è il caso più eclatante, per le dimensioni della banca (la terza in Italia) e la delicatezza del settore (il risparmio degli italiani). Ma l’arresto di Orsi in Finmeccanica, l’indagine su Scaroni all’Eni e quella sui vertici Saipem non sono da meno. Altrettanto si può dire, su un piano diverso, per le azioni di responsabilità contro la famiglia Ligresti sul dissesto Fonsai, per le malefatte della Bpm, o adesso per l’arresto del patron del Cagliari Cellino, del finanziere Proto e del solito Angelo Rizzoli.
LA “FRATELLANZA” IN MPS E LA “MANGIATOIA” FINMECCANICA Qui si nasconde una zona grigia, dove il capitalismo di rapina e l’affarismo politico si annusano, si sfiorano e comunque si tengono. Si tenevano nel «socialismo municipale» di Siena, dove è accertata l’influenza storica della Fondazione in mano agli enti locali «rossi» e la “fratellanza” affaristica bipartisan instaurata dai vecchi sindaci senesi con Denis Verdini e il suo Credito Cooperativo Fiorentino, mentre non è affatto certa la presunta “maxi-tangente” da 2 miliardi che i giornali-cognati di Berlusconi continuano a spacciare per sicura (attribuendola genericamente alla sinistra) ma che i magistrati non hanno ancora trovato. In compenso, come dimostra l’arresto di Orsi e le inchieste su Lavitola, è più che certa la “manona” della solita Lega sulla nomina e sull’operato del manager appena trasferito in carcere a Busto Arsizio, così come è certo il tentativo compiuto a suo tempo dal Cavaliere e dai suoi faccendieri di trasformare Finmeccanica in una ricca mangiatoia aziendale, dalla quale attingere prebende e poltrone. C’è con tutta evidenza, nel Paese, una nuova Questione Morale. Interroga la cosiddetta “élite”. Rivela i suoi peccati. Ma se oggi riesplode un’altra Tangentopoli, non si può pensare che ad essa sia estranea quella «cultura dell’impunità» di cui lo Statista di Arcore è stato, per quasi un Ventennio, un simbolo vivente. Oggi, di fronte alla bancarotta etica dell’establishment, serve un rinnovamento profondo delle regole e delle persone, che lo stesso centrosinistra finora non ha saputo produrre e di cui dovrà farsi carico nella prossima legislatura, se davvero avrà la forza di tornare al governo. Ma i processi sommari orditi in piazza dal tribuno del Movimento Cinque Stelle fanno solo danni. Nell’opinione pubblica monta un sentimento legittimo di indignazione, sale una sacrosanta domanda di giustizia. Ma il populismo anti-politico non è la risposta alla crisi di una Repubblica. Ci siamo già passati nel 1994. Ne stiamo ancora pagando le conseguenze.
Da La Repubblica del 15/02/2013.
(Massimo Giannini).
15/02/2013 di triskel182
Il Cavaliere tenta di imitare Craxi. l’Italia rischia la nuova Tangentopoli
Avvisi di garanzia a raffica e arresti quotidiani come nel ’92
QUATTRO arresti in un giorno solo. Avvisi di garanzia a raffica, con capi d’imputazione che si moltiplicano. Scandali a pioggia, nelle ex partecipazioni statali e nella finanza privata. Come la Prima, anche la Seconda Repubblica muore sotto i colpi delle inchieste giudiziarie. Mentre l’Italia si consuma nella recessione più lunga degli ultimi cinquant’anni, con 104 mila imprese chiuse in un solo anno e una caduta del Prodotto lordo che ci riporta ai livelli del 1993, i magistrati scoperchiano un pozzo nero di denaro e di fango nel quale la politica e l’economia sprofondano insieme. A una settimana dal voto, i cittadini- elettori si incamminano verso le urne tra le macerie di una nuova Tangentopoli. Non c’è più Craxi, che davanti al Parlamento pronuncia un’arringa disperata chiamando in causa tutti i partiti dell’arco costituzionale. Ma c’è Berlusconi, che di fronte al malaffare non denuncia la corruzione che tracima, ma i pm che la combattono.
C’È UN filo sottile, che tiene insieme i due cicli della storia. L’uomo di Arcore, come l’esule di Hammamet, ragiona con la stessa logica deterministica: quella del Far West e del “todos caballeros”. Rubano tutti, e dunque non ruba nessuno. Le mazzette si pagano sempre, perché così va il mondo e perché così gira l’economia. Nella visione cinica e puramente mercantilista del Cavaliere, l’etica pubblica diventa «moralismo », e le tangenti diventano «commissioni». Se le toghe politicizzate fanno scattare le manette, o fanno un danno alle imprese o obbediscono ai comunisti. Se qualcuno azzarda qualche distinguo, o è un ipocrita o è un fesso. Come in quella di Hegel, anche nella notte della nuova Tangentopoli tutte le vacche sono nere. È il vizio mentale (o il vezzo culturale) tipico di tutti i populismi. Una miscela esplosiva. Un po’ di Homer Simpson, che dice «certo il sindaco intasca qualche tangente, ma fa anche in modo che i treni partano in orario». Un po’ di Cetto Laqualunque, che di fronte all’avversario intenzionato a ripristinare la legalità si chiede «ma è legale ’sta cosa»? E non è un caso che, per ragioni uguali e contrarie, Berlusconi e Grillo adottano lo stesso giudizio di equivalenza. Il comico milanese sussurra «rubiamo tutti, quindi siamo tutti innocenti». Il comico genovese urla «rubate tutti, quindi siete tutti colpevoli».
DALLE RUBERIE DI “BATMAN” ALLA CONDANNA DI FITTO La realtà è più complessa. Oggi, come nel ’92, l’Italia non è squassata solo dalla crisi economica, ma è anche schiantata da una deriva immorale che investe l’insieme delle sue classi dirigenti. La Prima Tangentopoli è stata costruita su un patto implicito: la politica taglieggiava l’industria per finanziarsi, l’industria foraggiava la politica per espandersi. La Seconda Tangentopoli è in parte diversa: politici e manager si arricchiscono insieme. I primi saccheggiano i finanziamenti statali, i secondi spolpano le finanze aziendali. In questa chiave, gli scandali non sono tutti uguali, anche se sono tutti ugualmente gravi. Per capirlo servono la pazienza di approfondire e il coraggio di distinguere. C’è un primo filone, in questo momento il più inquietante, che chiama in causa direttamente la politica e i suoi protagonisti. Gli scandali nelle regioni, in questi ultimi anni, svelano un malaffare endemico che ha nomi e cognomi, e che è il frutto di un “modello” oggettivamente intrinseco al berlusconismo. Nessuno nega la serietà di inchieste che riguardano direttamente la sinistra, a partire dal caso Penati a Sesto San Giovanni fino ad arrivare ai rimborsi elettorali usati per comprare la Nutella a Milano. Ma senza arrivare ai “maxi-processi” più clamorosi dello stesso Cavaliere (da All Iberian al Lodo Mondadori) o alle inchieste più scottanti sulle mafie (dal caso dell’Utri alla vicenda Cosentino) le corruzioni e le concussioni vere, in questi diciassette anni, sono state il pane quotidiano della destra. L’uso privato della funzione pubblica, che marchia a fuoco la biografia politica del Cavaliere, è la costante più triviale che spiega le ruberie di Batman Fiorito e della giunta Polverini nel Lazio, le inchieste su Scopelliti in Calabria e le fresche condanne di Fitto in Puglia.
DAL “SISTEMA FORMIGONI” AI FURTI PADANI Su scala infinitamente più vasta, e dunque palesemente più grave, c’è “l’associazione a delinquere” di Formigoni in Lombardia. Qui il culto della personalità del Celeste, che si può permettere il lusso di vivere a sbafo perché c’è sempre un Daccò che paga per lui, si somma al principio dell’illegalità che domina al Pirellone, dove i favori personali al governatore (dalle vacanze ai Caribi alle creme per il viso) si ricompensano con gli appalti per la sanità (dal San Raffaele alla Fondazione Maugeri). Qui la filosofia corruttiva è sistemica, pervasiva e decisamente più sosfisticata. Diversa da un altro scandalo lombardo, più pecoreccio anche se non meno devastante: quello che travolge la Lega e la famiglia Bossi, Trota in testa, colpevoli di aver distratto i soldi del finanziamento pubblico per comprare case, automobili e persino lauree false. È la nemesi del Carroccio, che arraffa urlando Roma Ladrona. Il Senatur, vecchio e malandato, se la può cavare con un rutto e un dito medio. Per Bobo Maroni la questione è assai diversa. Con questi furti tutti padani rischia di giocarsi la corsa alla Regione. C’è poi un secondo filone di scandali, al momento più “fecondo” sul piano giudiziario, che riguarda l’industria e la finanza. E investe allo stesso modo il pubblico e il privato. Qui, quello che colpisce è soprattutto l’avidità e l’infedeltà di capiazienda e manager senza regole e senza scrupoli, che lucrano fondi neri in proprio, nascondono documenti e informazioni al mercato, intralciano gli audit interni e le autorità di vigilanza. Il Montepaschi di Mussari, Vigni e Baldassarri è il caso più eclatante, per le dimensioni della banca (la terza in Italia) e la delicatezza del settore (il risparmio degli italiani). Ma l’arresto di Orsi in Finmeccanica, l’indagine su Scaroni all’Eni e quella sui vertici Saipem non sono da meno. Altrettanto si può dire, su un piano diverso, per le azioni di responsabilità contro la famiglia Ligresti sul dissesto Fonsai, per le malefatte della Bpm, o adesso per l’arresto del patron del Cagliari Cellino, del finanziere Proto e del solito Angelo Rizzoli.
LA “FRATELLANZA” IN MPS E LA “MANGIATOIA” FINMECCANICA Qui si nasconde una zona grigia, dove il capitalismo di rapina e l’affarismo politico si annusano, si sfiorano e comunque si tengono. Si tenevano nel «socialismo municipale» di Siena, dove è accertata l’influenza storica della Fondazione in mano agli enti locali «rossi» e la “fratellanza” affaristica bipartisan instaurata dai vecchi sindaci senesi con Denis Verdini e il suo Credito Cooperativo Fiorentino, mentre non è affatto certa la presunta “maxi-tangente” da 2 miliardi che i giornali-cognati di Berlusconi continuano a spacciare per sicura (attribuendola genericamente alla sinistra) ma che i magistrati non hanno ancora trovato. In compenso, come dimostra l’arresto di Orsi e le inchieste su Lavitola, è più che certa la “manona” della solita Lega sulla nomina e sull’operato del manager appena trasferito in carcere a Busto Arsizio, così come è certo il tentativo compiuto a suo tempo dal Cavaliere e dai suoi faccendieri di trasformare Finmeccanica in una ricca mangiatoia aziendale, dalla quale attingere prebende e poltrone. C’è con tutta evidenza, nel Paese, una nuova Questione Morale. Interroga la cosiddetta “élite”. Rivela i suoi peccati. Ma se oggi riesplode un’altra Tangentopoli, non si può pensare che ad essa sia estranea quella «cultura dell’impunità» di cui lo Statista di Arcore è stato, per quasi un Ventennio, un simbolo vivente. Oggi, di fronte alla bancarotta etica dell’establishment, serve un rinnovamento profondo delle regole e delle persone, che lo stesso centrosinistra finora non ha saputo produrre e di cui dovrà farsi carico nella prossima legislatura, se davvero avrà la forza di tornare al governo. Ma i processi sommari orditi in piazza dal tribuno del Movimento Cinque Stelle fanno solo danni. Nell’opinione pubblica monta un sentimento legittimo di indignazione, sale una sacrosanta domanda di giustizia. Ma il populismo anti-politico non è la risposta alla crisi di una Repubblica. Ci siamo già passati nel 1994. Ne stiamo ancora pagando le conseguenze.
Da La Repubblica del 15/02/2013.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Il ritorno di Tangentopoli
(Carmelo Lopapa)
15/02/2013 di triskel182
Berlusconi sdogana le tangenti “Basta con questi moralismi” Bersani: “Semmai basta Silvio”. Berlusconi assolve le mazzette. Mps, arrestato Baldassarri. L’ex premier: torniamo all’immunità parlamentare.
ROMA — La tangente come «fenomeno di necessità», il ritorno all’immunità per proteggere i politici dalla nuova tangentopoli, i «moralismi giudiziari» da mettere al bando. Sceglie il giorno in cui le manette tentennano in mezza Italia, Silvio Berlusconi, per strizzare all’estremo la sua filosofia garantista. Uscite controcorrente che indignano mezzo mondo politico, ma che scatenano soprattutto una levata di scudi da parte dei vertici di Csm e Anm.
LA TANGENTE COME METODO
«Noi non possiamo più competere all’estero, siamo stati autolesionisti. Nessuno tratterà più né con l’Eni, né con l’Enel né con Finmeccanica. La tangente è un fenomeno che esiste ed è inutile ignorare la realtà. Pagare una tangente all’estero è un fenomeno di necessità». Così parla di primo mattino il leader Pdl ad Agorà, su RaiTre. La decisione dell’India di sospendere l’acquisto di elicotteri dopo lo scandalo brucia. «In Italia e in altre democrazie queste cose non esistono, ma inutile giudicare anche quello che accade in India — spiega — Questi sono assurdi moralismi, così non si fa l’imprenditore». Insomma, «i nostri gioielli che devono trattare con Paesi stranieri, devono adeguarsi alle altre democrazie. Questa magistratura ha dimostrato autolesionismo, masochismo puro. Vogliamo non pagare commissioni? Allora stiamo a casa».
RITORNO ALL’IMMUNITA’
La reintrodurrà?, gli chiede il direttore Vianello. «Assolutamente sì, perché c’è una magistratura rossa che è il cancro della nostra democrazia, è una patologia, come la cosa barbara delle intercettazioni». Un refrain ormai martellante. Il Cavaliere definisce poi Giuseppe Orsi, l’ad di Finmeccanica appena arrestato, un «ottimo amministratore, il migliore ». E aggiunge: «Tutte le inchieste su Eni, Finmeccanica, anche le cose contro Fitto servono a sviare l’attenzione dal macroscopico scandalo di Mps».
LA POLEMICA
Il segretario Pd Bersani gli ribatte: «Basta con le tangenti, basta con Berlusconi. Io non mi arrendo all’idea che si possa andare avanti solo oliando la ruota». «Senza parole», Anna Finocchiaro: «È l’apologia della tangente, non più reato ma commissione estera». Ingroia definisce Berlusconi «un corruttore della vita politica, economia e morale del Paese ». Per Gianfranco Fini «si è confessato, parlava di sé stesso». Ma anche l’alleato Roberto Maroni si
dice contrario all’immunità e prende le distanze sulla teoria della tangente, «da combattere ovunque», dice. I magistrati protestano. Dichiarazioni «inaccettabili », per il presidente dell’Anm Rodolfo Sabelli: la corruzione «è un reato da perseguire». Tanto più alla vigilia del voto, sostiene il vicepresidente Csm Michele Vietti, «tutti quelli che hanno responsabilità devono rafforzare nei cittadini il rispetto delle istituzioni e delle regole».
Da La Repubblica del 15/02/2013
(Carmelo Lopapa)
15/02/2013 di triskel182
Berlusconi sdogana le tangenti “Basta con questi moralismi” Bersani: “Semmai basta Silvio”. Berlusconi assolve le mazzette. Mps, arrestato Baldassarri. L’ex premier: torniamo all’immunità parlamentare.
ROMA — La tangente come «fenomeno di necessità», il ritorno all’immunità per proteggere i politici dalla nuova tangentopoli, i «moralismi giudiziari» da mettere al bando. Sceglie il giorno in cui le manette tentennano in mezza Italia, Silvio Berlusconi, per strizzare all’estremo la sua filosofia garantista. Uscite controcorrente che indignano mezzo mondo politico, ma che scatenano soprattutto una levata di scudi da parte dei vertici di Csm e Anm.
LA TANGENTE COME METODO
«Noi non possiamo più competere all’estero, siamo stati autolesionisti. Nessuno tratterà più né con l’Eni, né con l’Enel né con Finmeccanica. La tangente è un fenomeno che esiste ed è inutile ignorare la realtà. Pagare una tangente all’estero è un fenomeno di necessità». Così parla di primo mattino il leader Pdl ad Agorà, su RaiTre. La decisione dell’India di sospendere l’acquisto di elicotteri dopo lo scandalo brucia. «In Italia e in altre democrazie queste cose non esistono, ma inutile giudicare anche quello che accade in India — spiega — Questi sono assurdi moralismi, così non si fa l’imprenditore». Insomma, «i nostri gioielli che devono trattare con Paesi stranieri, devono adeguarsi alle altre democrazie. Questa magistratura ha dimostrato autolesionismo, masochismo puro. Vogliamo non pagare commissioni? Allora stiamo a casa».
RITORNO ALL’IMMUNITA’
La reintrodurrà?, gli chiede il direttore Vianello. «Assolutamente sì, perché c’è una magistratura rossa che è il cancro della nostra democrazia, è una patologia, come la cosa barbara delle intercettazioni». Un refrain ormai martellante. Il Cavaliere definisce poi Giuseppe Orsi, l’ad di Finmeccanica appena arrestato, un «ottimo amministratore, il migliore ». E aggiunge: «Tutte le inchieste su Eni, Finmeccanica, anche le cose contro Fitto servono a sviare l’attenzione dal macroscopico scandalo di Mps».
LA POLEMICA
Il segretario Pd Bersani gli ribatte: «Basta con le tangenti, basta con Berlusconi. Io non mi arrendo all’idea che si possa andare avanti solo oliando la ruota». «Senza parole», Anna Finocchiaro: «È l’apologia della tangente, non più reato ma commissione estera». Ingroia definisce Berlusconi «un corruttore della vita politica, economia e morale del Paese ». Per Gianfranco Fini «si è confessato, parlava di sé stesso». Ma anche l’alleato Roberto Maroni si
dice contrario all’immunità e prende le distanze sulla teoria della tangente, «da combattere ovunque», dice. I magistrati protestano. Dichiarazioni «inaccettabili », per il presidente dell’Anm Rodolfo Sabelli: la corruzione «è un reato da perseguire». Tanto più alla vigilia del voto, sostiene il vicepresidente Csm Michele Vietti, «tutti quelli che hanno responsabilità devono rafforzare nei cittadini il rispetto delle istituzioni e delle regole».
Da La Repubblica del 15/02/2013
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Re: Come se ne viene fuori ?
La retata di San Valentino.
15/02/2013
di triskel182
La prima pagina del Fatto quotidiano.
Gli arresti del finanziere d’assalto Proto, che ha taroccato il file word per falsificare documenti:
Proto avrebbe copiato e incollato su un file di Word il logo di Piazzetta Cuccia e scritto di aver comprato il pacchetto di titoli con tanto di scarabocchio al posto della firma. Il finto documento sarebbe stato poi esibito come prova dell’operazione [da Il Fatto quotidiano - Camilla Conti]
Del responsabile finanza di Mps che ha nascosto documenti alla vigilanza bankitalia.
Di Angelo Rizzoli, 30 anni dopo lo scandalo P2.
Il presidente del Cagliari Cellino.
E poi tutti gli altri.
Minzolini assolto perché il fatto (i 68000 euro della carta di credito aziendale) non sussiste (come se la Rai fosse un’azienda privata).
Formigoni e le spese a sua insaputa.
Le indagini su Finmeccanica.
Su Eni e Saipem e le presunte tangenti in Algeria.
Qualcuno farà i conti di quante risorse, denaro (anche pubblico) stiamo bruciando, per colpa di questa economia e finanza criminale? Risorse che potremmo usare per la crescita, per uscire dalla crisi.
Qualcuno si metterà sulle tracce del bottino?
15/02/2013
di triskel182
La prima pagina del Fatto quotidiano.
Gli arresti del finanziere d’assalto Proto, che ha taroccato il file word per falsificare documenti:
Proto avrebbe copiato e incollato su un file di Word il logo di Piazzetta Cuccia e scritto di aver comprato il pacchetto di titoli con tanto di scarabocchio al posto della firma. Il finto documento sarebbe stato poi esibito come prova dell’operazione [da Il Fatto quotidiano - Camilla Conti]
Del responsabile finanza di Mps che ha nascosto documenti alla vigilanza bankitalia.
Di Angelo Rizzoli, 30 anni dopo lo scandalo P2.
Il presidente del Cagliari Cellino.
E poi tutti gli altri.
Minzolini assolto perché il fatto (i 68000 euro della carta di credito aziendale) non sussiste (come se la Rai fosse un’azienda privata).
Formigoni e le spese a sua insaputa.
Le indagini su Finmeccanica.
Su Eni e Saipem e le presunte tangenti in Algeria.
Qualcuno farà i conti di quante risorse, denaro (anche pubblico) stiamo bruciando, per colpa di questa economia e finanza criminale? Risorse che potremmo usare per la crescita, per uscire dalla crisi.
Qualcuno si metterà sulle tracce del bottino?
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