quo vadis PD ????
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quo vadis PD ????
Caro PD,
L'ala cosiddetta "liberal", ma che più efficacemente si potrebbe definire neo-democristiana, con Veltroni al seguito (!!!),
finirà certamente fra le braccia di Casini,
seguirà certamente il sentiero di Rutelli.
Ma penso che la loro intenzione è di farlo dopo le elezioni.
Casini sa bene che questi liberisti de noantri porterebbero molte sedie ma pochissimi voti.
Casini preferirà quindi lasciarli nel PD come guastatori alla “Binetti”,
farli eleggere nelle sue liste e cooptarli dopo in parlamento.
Quindi, il momento di farli venire allo scoperto per poi metterli alla porta è adesso.
Nel lasso di tempo che ci separa dalle elezioni.
Dopo sarà tardi.
Dopo anni di "ma anche" è ora che il PD si dia una linea politica.
Il nostro elettorato vuole sapere dove intende andare il partito ed ha il diritto di saperlo.
Casini è incompatibile con la stragrande maggioranza della base elettorale del partito:
che al loft se ne rendano edotti ed agiscano di conseguenza.
Ora, la risposta al quesito di cosa sarebbe successo al PD se si fosse andati ad elezione con una spaccatura così netta non è mai stata data.
L’elettorato che da vincente sempre e sostiene la formazione di csx lo fa anche di fronte a nessun atto del PD in quella direzione.
A maggio 2011 l’elettorato ha dimostrato cosa vuole ed il PD ci ha attaccato solo il cappello perché le vittorie di Milano e di Napoli vanno in direzione opposta di quello che vogliono i vari Fioroni, Letta e Veltroni.
Comprendo che si voglia far finta di non vedere, ma il problema non cambia, …..sta sempre lì.
Ed è lì che sta il punto più significativo del fallimento delle classi dirigenti del centrosinistra.
Il fatto di non aver avuto lo spessore di leader capaci di rispondere a quella chiara domanda di unità e di capacità di governo che viene dal basso.
La costante di questi dirigenti è sempre stata quella di tradire le attese ed il mandato ricevuto dalla base.
Per non farla lunga, mi riferisco a Bersani, che è l'ultimo, ma non l'unico, che è venuto meno all'investitura ricevuta. Ma lo stesso potrei dire di Veltroni e, prima di lui, dei vari D'Alema, Fassino, Rutelli ecc.
Il senso della sua candidatura alle primarie era chiaro. Dopo il fallimento della "vocazione maggioritaria" Veltroniana, il suo impegno era quello di ricostruire una più solida alleanza di centrosinistra.
Era un po' un ritorno alle origini, dopo l'ubbriacatura "modernista" delle promesse di rinnovamento clamorosamente mancate di Veltroni.
Dopo i Calearo, i Colaninno e le varie operazioni di facciata dei "ma anche" veltroniani, la promessa era quella di un ritorno ai fondamentali.
Mi rimase impressa la frase di Bersani, alla presentazione della sua mozione, che postulava il "recupero della parola sinistra".
Bene. Mi pare che sia sotto gli occhi di tutti che anche Bersani, al pari di tutti glia altri, non ha fatto nulla di ciò che aveva annunciato.
Non c'è ancora un'alleanza.
Nè tanto meno un programma di governo condiviso. Non un progetto degno di questo nome.
Quello che c'è è il solito barcamenarsi giorno per giorno, in piena continuità con la vocazione opportunistica di questa classe dirigente.
C'è una caratteristica abbastanza costante nell'elettorato di centrosinistra e del PD in particolare.
Ed è la voglia di unità, del superamento delle divisioni, per avere finalmente un governo alternativo alla destra.
E' una voglia di unità non solo basata sull'anti-berlusconismo, come molti detrattori vogliono far credere.
Essa è basata piuttosto sull'esigenza di non essere rappresentati dalle varie forme di razzismo, dal trionfo dei furbi e degli spregiudicati, dalla parte peggiore del nostro essere italiani.
E' quella parte che a più riprese ha dato chiari segnali su alcuni valori fondamentali su cui è possibile sentirsi uniti, come la pace ed il ripudio della guerra (ricordate le manifestazioni in tal senso inequivocabili durante la guerra in Iraq?), la solidarietà e l'accettazione delle diversità, contro ogni forma di intolleranza e di violenza.
E' quella parte che non ha dubbi quando c'è da scegliere tra Vendola, pur al di là del partito (sostanzialmente minoritario) che rappresenta, e Boccia, espressione della nomenklatura di partito.
O che sceglie il "moderato" Pisapia rispetto alle ambiguità di Boeri.
Che punisce duramente il partito a Napoli quando a rappresentarlo sono gli eredi di Bassolino o della Jervolino.
che fa vincere un perfetto,giovane sconosciuto come Zedda a Cagliari,
che diserta il voto in Molise perchè il candidato del csx è un ex Forza Italia che sfida un suo ex collega come Iorio,
Che sceglie Doria a Genova.
E' una forza forse non maggioritaria, ma certamente capace di farsi sentire e di coinvolgere quando viene correttamente mobilitata.
Questa è la base, che dovrebbe essere rappresentata da vertici che portano avanti queste idee , le "correnti" dovrebbero adeguarsi , accodarsi, invece rimaniamo sotto ricatto o ci propongono l'udc , o "ma anche" la grande ammucchiata .
ici alla chiesa ? già la Bindi con l'orticaria.
voto contro privilegi della "casta" ? hanno votato solo 21 di IDV ...
etc...etc...
la credibilità persa è persa, e certo non la recuperi con altre false promesse.
il corpo elettorale è esausto, esaurito, sconfortato.
il livello di indignazione e sfiducia dice che sono finiti i tempi in cui si crede per fede o per ideologia, si crede solo per tornaconto ed emerge solo il peggio.
Questa "non politica" ha ucciso la voglia di credere che un modo onesto di condurre la cosa pubblica sia possibile .
Ma se siamo destinati a rappresentare tutti e nessuno e a fare riemergere una destra inguardabile non è meglio una botta di orgoglio che almeno renderebbe visibile e chiaro quello che siamo ?
dobbiamo fare un altro programma in cui ci sono 100 cose favolose, moderne e convincenti che poi gli alleati , quando non i nostri stessi rematori contro, ci bocciano riducendo il tutto all'ennesima farsa? alla gestione dell'emergenza? al solito volevo ma non ho potuto ?
No grazie, io non ci sto.
se mi chiedete per chi voterò non lo so , certo non un programma troppo mediato da alleanze centriste.
ma tanto del programma non ne parla nessuno, lo dovrebbero aggiornare ogni ora , troppa fatica.
La cosa peggiore che addebito al PD,
oltre al misfatto di voler affamare i pensionati e ridurre alla disperazione i lavoratori in genere con la riforma “Fornero” votata in parlamento,
è il fatto di avermi tolto il sogno di vivere in un'Italia migliore con gli ideali del partito che hanno votato i miei nonni, i miei genitori e che io ho votato per una vita, e non solo di aver lasciato la “questione morale” al punto dove l’aveva sollevata Berlinguer, ma di aver accettato che molti dei nostri politici si adagiassero nel malcostume.
Ho seguito tutto il calvario di perdita di valori che dalla svolta della Bolognina ha portato il PCI a diventare PD.
Ora mi ritrovo a sostenere un partito di plastica, un partito di voltagabbana e non posso farci nulla,
posso solo assicurare che io non morirò democristiano.
aloha...e a voi.
L'ala cosiddetta "liberal", ma che più efficacemente si potrebbe definire neo-democristiana, con Veltroni al seguito (!!!),
finirà certamente fra le braccia di Casini,
seguirà certamente il sentiero di Rutelli.
Ma penso che la loro intenzione è di farlo dopo le elezioni.
Casini sa bene che questi liberisti de noantri porterebbero molte sedie ma pochissimi voti.
Casini preferirà quindi lasciarli nel PD come guastatori alla “Binetti”,
farli eleggere nelle sue liste e cooptarli dopo in parlamento.
Quindi, il momento di farli venire allo scoperto per poi metterli alla porta è adesso.
Nel lasso di tempo che ci separa dalle elezioni.
Dopo sarà tardi.
Dopo anni di "ma anche" è ora che il PD si dia una linea politica.
Il nostro elettorato vuole sapere dove intende andare il partito ed ha il diritto di saperlo.
Casini è incompatibile con la stragrande maggioranza della base elettorale del partito:
che al loft se ne rendano edotti ed agiscano di conseguenza.
Ora, la risposta al quesito di cosa sarebbe successo al PD se si fosse andati ad elezione con una spaccatura così netta non è mai stata data.
L’elettorato che da vincente sempre e sostiene la formazione di csx lo fa anche di fronte a nessun atto del PD in quella direzione.
A maggio 2011 l’elettorato ha dimostrato cosa vuole ed il PD ci ha attaccato solo il cappello perché le vittorie di Milano e di Napoli vanno in direzione opposta di quello che vogliono i vari Fioroni, Letta e Veltroni.
Comprendo che si voglia far finta di non vedere, ma il problema non cambia, …..sta sempre lì.
Ed è lì che sta il punto più significativo del fallimento delle classi dirigenti del centrosinistra.
Il fatto di non aver avuto lo spessore di leader capaci di rispondere a quella chiara domanda di unità e di capacità di governo che viene dal basso.
La costante di questi dirigenti è sempre stata quella di tradire le attese ed il mandato ricevuto dalla base.
Per non farla lunga, mi riferisco a Bersani, che è l'ultimo, ma non l'unico, che è venuto meno all'investitura ricevuta. Ma lo stesso potrei dire di Veltroni e, prima di lui, dei vari D'Alema, Fassino, Rutelli ecc.
Il senso della sua candidatura alle primarie era chiaro. Dopo il fallimento della "vocazione maggioritaria" Veltroniana, il suo impegno era quello di ricostruire una più solida alleanza di centrosinistra.
Era un po' un ritorno alle origini, dopo l'ubbriacatura "modernista" delle promesse di rinnovamento clamorosamente mancate di Veltroni.
Dopo i Calearo, i Colaninno e le varie operazioni di facciata dei "ma anche" veltroniani, la promessa era quella di un ritorno ai fondamentali.
Mi rimase impressa la frase di Bersani, alla presentazione della sua mozione, che postulava il "recupero della parola sinistra".
Bene. Mi pare che sia sotto gli occhi di tutti che anche Bersani, al pari di tutti glia altri, non ha fatto nulla di ciò che aveva annunciato.
Non c'è ancora un'alleanza.
Nè tanto meno un programma di governo condiviso. Non un progetto degno di questo nome.
Quello che c'è è il solito barcamenarsi giorno per giorno, in piena continuità con la vocazione opportunistica di questa classe dirigente.
C'è una caratteristica abbastanza costante nell'elettorato di centrosinistra e del PD in particolare.
Ed è la voglia di unità, del superamento delle divisioni, per avere finalmente un governo alternativo alla destra.
E' una voglia di unità non solo basata sull'anti-berlusconismo, come molti detrattori vogliono far credere.
Essa è basata piuttosto sull'esigenza di non essere rappresentati dalle varie forme di razzismo, dal trionfo dei furbi e degli spregiudicati, dalla parte peggiore del nostro essere italiani.
E' quella parte che a più riprese ha dato chiari segnali su alcuni valori fondamentali su cui è possibile sentirsi uniti, come la pace ed il ripudio della guerra (ricordate le manifestazioni in tal senso inequivocabili durante la guerra in Iraq?), la solidarietà e l'accettazione delle diversità, contro ogni forma di intolleranza e di violenza.
E' quella parte che non ha dubbi quando c'è da scegliere tra Vendola, pur al di là del partito (sostanzialmente minoritario) che rappresenta, e Boccia, espressione della nomenklatura di partito.
O che sceglie il "moderato" Pisapia rispetto alle ambiguità di Boeri.
Che punisce duramente il partito a Napoli quando a rappresentarlo sono gli eredi di Bassolino o della Jervolino.
che fa vincere un perfetto,giovane sconosciuto come Zedda a Cagliari,
che diserta il voto in Molise perchè il candidato del csx è un ex Forza Italia che sfida un suo ex collega come Iorio,
Che sceglie Doria a Genova.
E' una forza forse non maggioritaria, ma certamente capace di farsi sentire e di coinvolgere quando viene correttamente mobilitata.
Questa è la base, che dovrebbe essere rappresentata da vertici che portano avanti queste idee , le "correnti" dovrebbero adeguarsi , accodarsi, invece rimaniamo sotto ricatto o ci propongono l'udc , o "ma anche" la grande ammucchiata .
ici alla chiesa ? già la Bindi con l'orticaria.
voto contro privilegi della "casta" ? hanno votato solo 21 di IDV ...
etc...etc...
la credibilità persa è persa, e certo non la recuperi con altre false promesse.
il corpo elettorale è esausto, esaurito, sconfortato.
il livello di indignazione e sfiducia dice che sono finiti i tempi in cui si crede per fede o per ideologia, si crede solo per tornaconto ed emerge solo il peggio.
Questa "non politica" ha ucciso la voglia di credere che un modo onesto di condurre la cosa pubblica sia possibile .
Ma se siamo destinati a rappresentare tutti e nessuno e a fare riemergere una destra inguardabile non è meglio una botta di orgoglio che almeno renderebbe visibile e chiaro quello che siamo ?
dobbiamo fare un altro programma in cui ci sono 100 cose favolose, moderne e convincenti che poi gli alleati , quando non i nostri stessi rematori contro, ci bocciano riducendo il tutto all'ennesima farsa? alla gestione dell'emergenza? al solito volevo ma non ho potuto ?
No grazie, io non ci sto.
se mi chiedete per chi voterò non lo so , certo non un programma troppo mediato da alleanze centriste.
ma tanto del programma non ne parla nessuno, lo dovrebbero aggiornare ogni ora , troppa fatica.
La cosa peggiore che addebito al PD,
oltre al misfatto di voler affamare i pensionati e ridurre alla disperazione i lavoratori in genere con la riforma “Fornero” votata in parlamento,
è il fatto di avermi tolto il sogno di vivere in un'Italia migliore con gli ideali del partito che hanno votato i miei nonni, i miei genitori e che io ho votato per una vita, e non solo di aver lasciato la “questione morale” al punto dove l’aveva sollevata Berlinguer, ma di aver accettato che molti dei nostri politici si adagiassero nel malcostume.
Ho seguito tutto il calvario di perdita di valori che dalla svolta della Bolognina ha portato il PCI a diventare PD.
Ora mi ritrovo a sostenere un partito di plastica, un partito di voltagabbana e non posso farci nulla,
posso solo assicurare che io non morirò democristiano.
aloha...e a voi.
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Re: quo vadis PD ????
tanto per rimanere in argomento...:
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Palermo, primarie del centrosinistra: Partito democratico spaccato nel tutti contro tutti .
Dopo anni di centrodestra al governo la città è allo stremo,
ma per scegliere il candidato sindaco la coalizione 'sfidante' è attraversata da lotte intestine e colpi bassi.
Rita Borsellino:
"Alla rissa non ci sto".
Gori e Renzi sponsor del 'rottamatore' .
segue al link:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/02 ... zi/192297/
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Palermo, primarie del centrosinistra: Partito democratico spaccato nel tutti contro tutti .
Dopo anni di centrodestra al governo la città è allo stremo,
ma per scegliere il candidato sindaco la coalizione 'sfidante' è attraversata da lotte intestine e colpi bassi.
Rita Borsellino:
"Alla rissa non ci sto".
Gori e Renzi sponsor del 'rottamatore' .
segue al link:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/02 ... zi/192297/
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Re: quo vadis PD ????
Ciao shiloh,shiloh ha scritto:tanto per rimanere in argomento...:
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Palermo, primarie del centrosinistra: Partito democratico spaccato nel tutti contro tutti .
Dopo anni di centrodestra al governo la città è allo stremo,
ma per scegliere il candidato sindaco la coalizione 'sfidante' è attraversata da lotte intestine e colpi bassi.
Rita Borsellino:
"Alla rissa non ci sto".
Gori e Renzi sponsor del 'rottamatore' .
segue al link:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/02 ... zi/192297/
sul caso Palermo ho scritto una nota informativa sul tema "Liste Civiche".
Saluti
Jo
Toro Seduto (Ta-Tanka I-Yo-Tanka)
‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
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- Iscritto il: 21/02/2012, 22:08
Re: quo vadis PD ????
Concordo su quanto da te descritto sulle contraddizioni del PD attuale.shiloh ha scritto:Caro PD,
L'ala cosiddetta "liberal", ma che più efficacemente si potrebbe definire neo-democristiana, con Veltroni al seguito (!!!),
finirà certamente fra le braccia di Casini,
seguirà certamente il sentiero di Rutelli.
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Dopo anni di "ma anche" è ora che il PD si dia una linea politica.
Il nostro elettorato vuole sapere dove intende andare il partito ed ha il diritto di saperlo.
Casini è incompatibile con la stragrande maggioranza della base elettorale del partito:
che al loft se ne rendano edotti ed agiscano di conseguenza.
Ora, la risposta al quesito di cosa sarebbe successo al PD se si fosse andati ad elezione con una spaccatura così netta non è mai stata data.
L’elettorato che da vincente sempre e sostiene la formazione di csx lo fa anche di fronte a nessun atto del PD in quella direzione.
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Il senso della sua candidatura alle primarie era chiaro. Dopo il fallimento della "vocazione maggioritaria" Veltroniana, il suo impegno era quello di ricostruire una più solida alleanza di centrosinistra.
Era un po' un ritorno alle origini, dopo l'ubbriacatura "modernista" delle promesse di rinnovamento clamorosamente mancate di Veltroni.
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Non c'è ancora un'alleanza.
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Questa "non politica" ha ucciso la voglia di credere che un modo onesto di condurre la cosa pubblica sia possibile .
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La cosa peggiore che addebito al PD,
oltre al misfatto di voler affamare i pensionati e ridurre alla disperazione i lavoratori in genere con la riforma “Fornero” votata in parlamento,
è il fatto di avermi tolto il sogno di vivere in un'Italia migliore con gli ideali del partito che hanno votato i miei nonni, i miei genitori e che io ho votato per una vita, e non solo di aver lasciato la “questione morale” al punto dove l’aveva sollevata Berlinguer, ma di aver accettato che molti dei nostri politici si adagiassero nel malcostume.
Ho seguito tutto il calvario di perdita di valori che dalla svolta della Bolognina ha portato il PCI a diventare PD.
Ora mi ritrovo a sostenere un partito di plastica, un partito di voltagabbana e non posso farci nulla,
posso solo assicurare che io non morirò democristiano.
aloha...e a voi.
E' chiaro che così facendo, + l'ultima sparata di Veltroni di fare di Monti il nostro premier alle future elezioni, noi non potremmo far parte del PD.
Io auspico una spaccatura del PD con la nascita di un nuovo partito "I DEMOCRATICI" che abbia l'ambizione di inglobare l'IDV e SEL e dialogare con FDS.
Ciao
Jo
Toro Seduto (Ta-Tanka I-Yo-Tanka)
‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
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Re: quo vadis PD ????
Joblack ha scritto:
Concordo su quanto da te descritto sulle contraddizioni del PD attuale.
E' chiaro che così facendo, + l'ultima sparata di Veltroni di fare di Monti il nostro premier alle future elezioni, noi non potremmo far parte del PD.
Io auspico una spaccatura del PD con la nascita di un nuovo partito "I DEMOCRATICI" che abbia l'ambizione di inglobare l'IDV e SEL e dialogare con FDS.
Ciao
Jo
io auspico una cosa molto più semplice...di fare le primarie per la scelta dei candidati,
in modo che la base elettorale possa mandare da Pierazzurro quelli che vorrebbero far controllare il PD dalla sua fairy band di Vescovi-banchieri e industriali...
Aloha.
...
Re: quo vadis PD ????
Cronaca | di Davide Milosa | 22 febbraio 2012
“La ‘ndrangheta ligure in lista? La notizia arrivò a livello regionale, ma nulla accadde”
Parla Giancarlo Manti consigliere regionale del Pd. Fu lui a sollevare dubbi su alcune candidature per le regionali. Dubbi rimasti inascoltati dal presidente Burlando. "Non fu una decisione felice - dice -. Doveva esserci maggiore attenzione sul controllo dei candidati"
‘Ndrangheta e politica. Boss e sostegno elettorale. Capita in Liguria. Lo raccontano le ultime inchieste della magistratura e le denunce dell’associazione Casa della legalità. Dal Comune alla Regione, pacchetti di voti spostati e decisioni prese ai tavolini dei ristoranti in Riviera. Eppure ancora manca qualcosa. Manca la politica, al di là della mafia. Che cosa sapeva la politica, ad esempio, prima delle regionali del 2010? Già molto, anche se le indagini erano ancora coperte dal segreto. E questo perché nomi e vicende per chi vive sul territorio sono notizie note al di là delle carte giudiziarie. Ma ora in Liguria è successo qualcos’altro: il ministero dell’Interno ha sciolto due comuni per infiltrazioni mafiose: prima Bordighera, poi Ventimiglia. Nel settentrione non era mai successo. L’ultima volta capitò a Bardonecchia ma era il 1995 e parlare di mafia al nord era un tabù. Oggi, dunque, i riflettori sono tornati ad accendersi. Con loro anche l’attenzione sul fenomeno. Se ne occupano i giornali. Ma anche la politica che adesso svela un particolare ancora rimasto inedito.
Eccolo: prima delle regionali del 2010 ombre e sospetti su alcuni candidati furono portati all’attenzione dell’entourage del presidente Claudio Burlando. “E nulla accadde”, racconta il consigliere regionale Giancarlo Manti, all’epoca dei fatti segretario provinciale del Pd. “Se ne parlò più volte – prosegue – e la questione certamente arrivò a livello regionale”. Sul piatto la vicenda politica di Fortunata Moio, figlia di Vincenzo Moio, ex vicesindaco di Ventimiglia coinvolto nell’ultima indagine su ‘ndrangheta e politica in Liguria. Per lei si spende il numero due della ‘ndrina di Genova, quel Domenico Belcastro, arrestato nell’operazione Crimine del luglio 2010, le cui parole vengono intercettate nel negozio di ortofrutta del boss Mimmo Gangemi a Genova ma anche nella lavanderia dei Commisso a Siderno.
Nel frangente si parla di appoggi elettorali. E quello alla Moio, promesso da Belcastro al padre Vincenzo Moio, crea non poca tensione all’interno dell’organizzazione, visto che il capo, dopo un summit a 15, ha già deciso che il candidato delle cosche non sarà Fortunata Moio. Cosa avviene dopo? Leggiamo le parole dei magistrati: “L’appoggio elettorale sul collegio di Genova si realizzava su due fronti: da una parte vi era Domenico Gangemi che appoggiava il candidato Aldo Praticò mentre, dall’altra, Domenico Belcastro sosteneva la candidata Fortunata Moio”. La ragazza si presenterà in appoggio a Burlando nella lista Federazione Pensionati Alleanza Democratica. C’è di più e lo racconta lo stesso Gangemi riferendo che Vincenzo Moio “si sarebbe recato in Calabria per informare qualcuno della candidatura della figlia ed ottenerne l’appoggio incondizionato”. Belcastro ne parla con Rocco Lumbaca. “L’ambasciata – riferisce Lumbaca a Gangemi – è arrivata da una femmina, ce l’hanno portata qua a Genova”.
Insomma, le operazioni della ‘ndrangheta tra gli ultimi mesi del 2009 e le prime settimane del 2010 sono in pieno svolgimento. “E noi come segreteria provinciale – dice Manti – abbiamo fatto presente che c’era un possibile problema legato a Moio, già vicesindaco del Pdl a Ventimiglia e che la persona era chiacchierata”. Il messaggio, dunque, arriva. Ma non succede nulla. E la candidatura di Fortunata Moio, che non è indagata, “non fu una decisione felice”. Responsabilità di Burlando? Manti non lo dice esplicitamente ma “certo doveva esserci una maggiore attenzione nel controllare chi c’era in lista”.
E del resto la vicenda Moio non è l’unica a sollevare dubbi sulla gestione delle elezioni regionali da parte del presidente Burlando. Che in quel 2010 nella sua lista “Noi con Burlando” candida Marco Bertaina (poi non eletto), la cui storia politica, nata nel Pd, a un certo punto si scontra con lo stesso Partito democratico. “Il problema era politico”, dice Manti. E il problema sta nella scelta di Bertaina di creare una lista civica per le comunali di Camporosso, lista che incontra il favore e l’appoggio dello stesso Moio e di altri politici del Pdl locale. Ma c’è dell’altro e l’indicazione arriva direttamente da Manti (“Scorra i nomi di quella lista”): Bertaina alle provinciali si candida con una formazione propria che tiene dentro non solo Vincenzo Moio ma anche il geometra Ettore Castellana (vicino al presunto boss del ponente ligure Giuseppe Marcianò) recentemente condannato in primo grado assieme ad Annunziato Roldi per l’attentato all’imprenditore ligure Piergiorgio Parodi. Dalle intercettazioni emerge che anche Roldi era impegnato in politica, e appoggiava il candidato del Pdl Alessio Saso.
Il nome di Parodi è legato alla costruzione del porto di Ventimiglia, un grosso affare citato come esempio di infiltrazioni mafiose nella lettera di tre pagine con cui il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri illustra al presidente della Repubblica i motivi dello scioglimento del comune di Ventimiglia. E dove si legge: “Sussitono concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti e indiretti degli amministratori locali con la criminalità organizzata di tipo mafioso e su forme di condizionamento degli stessi”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/02 ... de/193106/
“La ‘ndrangheta ligure in lista? La notizia arrivò a livello regionale, ma nulla accadde”
Parla Giancarlo Manti consigliere regionale del Pd. Fu lui a sollevare dubbi su alcune candidature per le regionali. Dubbi rimasti inascoltati dal presidente Burlando. "Non fu una decisione felice - dice -. Doveva esserci maggiore attenzione sul controllo dei candidati"
‘Ndrangheta e politica. Boss e sostegno elettorale. Capita in Liguria. Lo raccontano le ultime inchieste della magistratura e le denunce dell’associazione Casa della legalità. Dal Comune alla Regione, pacchetti di voti spostati e decisioni prese ai tavolini dei ristoranti in Riviera. Eppure ancora manca qualcosa. Manca la politica, al di là della mafia. Che cosa sapeva la politica, ad esempio, prima delle regionali del 2010? Già molto, anche se le indagini erano ancora coperte dal segreto. E questo perché nomi e vicende per chi vive sul territorio sono notizie note al di là delle carte giudiziarie. Ma ora in Liguria è successo qualcos’altro: il ministero dell’Interno ha sciolto due comuni per infiltrazioni mafiose: prima Bordighera, poi Ventimiglia. Nel settentrione non era mai successo. L’ultima volta capitò a Bardonecchia ma era il 1995 e parlare di mafia al nord era un tabù. Oggi, dunque, i riflettori sono tornati ad accendersi. Con loro anche l’attenzione sul fenomeno. Se ne occupano i giornali. Ma anche la politica che adesso svela un particolare ancora rimasto inedito.
Eccolo: prima delle regionali del 2010 ombre e sospetti su alcuni candidati furono portati all’attenzione dell’entourage del presidente Claudio Burlando. “E nulla accadde”, racconta il consigliere regionale Giancarlo Manti, all’epoca dei fatti segretario provinciale del Pd. “Se ne parlò più volte – prosegue – e la questione certamente arrivò a livello regionale”. Sul piatto la vicenda politica di Fortunata Moio, figlia di Vincenzo Moio, ex vicesindaco di Ventimiglia coinvolto nell’ultima indagine su ‘ndrangheta e politica in Liguria. Per lei si spende il numero due della ‘ndrina di Genova, quel Domenico Belcastro, arrestato nell’operazione Crimine del luglio 2010, le cui parole vengono intercettate nel negozio di ortofrutta del boss Mimmo Gangemi a Genova ma anche nella lavanderia dei Commisso a Siderno.
Nel frangente si parla di appoggi elettorali. E quello alla Moio, promesso da Belcastro al padre Vincenzo Moio, crea non poca tensione all’interno dell’organizzazione, visto che il capo, dopo un summit a 15, ha già deciso che il candidato delle cosche non sarà Fortunata Moio. Cosa avviene dopo? Leggiamo le parole dei magistrati: “L’appoggio elettorale sul collegio di Genova si realizzava su due fronti: da una parte vi era Domenico Gangemi che appoggiava il candidato Aldo Praticò mentre, dall’altra, Domenico Belcastro sosteneva la candidata Fortunata Moio”. La ragazza si presenterà in appoggio a Burlando nella lista Federazione Pensionati Alleanza Democratica. C’è di più e lo racconta lo stesso Gangemi riferendo che Vincenzo Moio “si sarebbe recato in Calabria per informare qualcuno della candidatura della figlia ed ottenerne l’appoggio incondizionato”. Belcastro ne parla con Rocco Lumbaca. “L’ambasciata – riferisce Lumbaca a Gangemi – è arrivata da una femmina, ce l’hanno portata qua a Genova”.
Insomma, le operazioni della ‘ndrangheta tra gli ultimi mesi del 2009 e le prime settimane del 2010 sono in pieno svolgimento. “E noi come segreteria provinciale – dice Manti – abbiamo fatto presente che c’era un possibile problema legato a Moio, già vicesindaco del Pdl a Ventimiglia e che la persona era chiacchierata”. Il messaggio, dunque, arriva. Ma non succede nulla. E la candidatura di Fortunata Moio, che non è indagata, “non fu una decisione felice”. Responsabilità di Burlando? Manti non lo dice esplicitamente ma “certo doveva esserci una maggiore attenzione nel controllare chi c’era in lista”.
E del resto la vicenda Moio non è l’unica a sollevare dubbi sulla gestione delle elezioni regionali da parte del presidente Burlando. Che in quel 2010 nella sua lista “Noi con Burlando” candida Marco Bertaina (poi non eletto), la cui storia politica, nata nel Pd, a un certo punto si scontra con lo stesso Partito democratico. “Il problema era politico”, dice Manti. E il problema sta nella scelta di Bertaina di creare una lista civica per le comunali di Camporosso, lista che incontra il favore e l’appoggio dello stesso Moio e di altri politici del Pdl locale. Ma c’è dell’altro e l’indicazione arriva direttamente da Manti (“Scorra i nomi di quella lista”): Bertaina alle provinciali si candida con una formazione propria che tiene dentro non solo Vincenzo Moio ma anche il geometra Ettore Castellana (vicino al presunto boss del ponente ligure Giuseppe Marcianò) recentemente condannato in primo grado assieme ad Annunziato Roldi per l’attentato all’imprenditore ligure Piergiorgio Parodi. Dalle intercettazioni emerge che anche Roldi era impegnato in politica, e appoggiava il candidato del Pdl Alessio Saso.
Il nome di Parodi è legato alla costruzione del porto di Ventimiglia, un grosso affare citato come esempio di infiltrazioni mafiose nella lettera di tre pagine con cui il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri illustra al presidente della Repubblica i motivi dello scioglimento del comune di Ventimiglia. E dove si legge: “Sussitono concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti e indiretti degli amministratori locali con la criminalità organizzata di tipo mafioso e su forme di condizionamento degli stessi”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/02 ... de/193106/
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Re: quo vadis PD ????
La mancanza di chiarezza di un programma del Pd dimostra la enorme distanza tra il PD e la sua Base.
Qualora il PD si presentasse con un programma si metterebbe subito in discussione il suo rapporto con Monti e il suo Governo e questo conporterebbe una rottura ed elezioni anticipate.
Analogamente è nelle coalizioni, la conferma della foto di Vasto porterebbe ad una rottura con il terzo polo e quindi con l'attuale maggioranza, ma nello stesso tempo si ritornerebbe al bipolarismo.
Cosa che per le Poltrone&Forchette non andrebbe giù.
Qualora il PD si presentasse con un programma si metterebbe subito in discussione il suo rapporto con Monti e il suo Governo e questo conporterebbe una rottura ed elezioni anticipate.
Analogamente è nelle coalizioni, la conferma della foto di Vasto porterebbe ad una rottura con il terzo polo e quindi con l'attuale maggioranza, ma nello stesso tempo si ritornerebbe al bipolarismo.
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«Non si discute per aver ragione, ma per capire» (Peanuts)
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Re: quo vadis PD ????
Noi stiamo con la Fiom. E con Fassina.
P. S., 22 febbraio 2012, 01:40
Lo strano caso del linciaggio nei confronti di Stefano Fassina merita una riflessione. Lui dice che intende aderire e partecipare allo sciopero dei metalmeccanici. Alcuni suoi colleghi del Pd lo criticano aspramente. Forse perché Fassina aveva osato ribadire la posizione del Pd, motivandola, contro le dichiarazioni di Veltroni?
La Fiom ha indetto lo sciopero generale dei metalmeccanici per il prossimo nove marzo, con manifestazione conclusiva a Roma, a piazza san Giovanni. In realtà, si tratta della decisione di trasformare in sciopero la manifestazione prevista prima per l'11 e poi per il 18 febbraio, che non ebbe luogo a causa del maltempo. Le ragioni dello sciopero sono esattamente quelle che annunciavano la manifestazione di febbraio. E restano fortissime e condivisibili. Si possono sintetizzare in tre passaggi. Il primo è condensato nello slogan "La democrazia al lavoro", e fa riferimento al rischio, molte volte sollevato da Maurizio Landini, che l'attacco di pezzi confindustriali al lavoro in Italia pone un problema di democrazia, tanto nelle fabbriche quanto nelle istituzioni. Il secondo passaggio è relativo alla vicenda Fiat, che esce da Confindustria creando una nuova compagnia, per applicare le deroghe al contratto nazionale consentite dall'articolo 8 della famigerata legge Sacconi. Così, oggi, nello stabilimento di Pomigliano centinaia di operai con in tasca la tessera Fiom non fanno ritorno in fabbrica. E così accadrà altrove, perché l'operazione Marchionne si estenderà a macchia d'olio. Sono in grave pericolo, dunque, i diritti di libertà sindacale. Il terzo passaggio sostiene che, proprio in virtù di questi attacchi al lavoro, alla sua dignità e alla libertà di espressione sindacale, la riforma proposta dal governo e da Confindustria, con al centro l'articolo 18, non può che dare il colpo mortale alle conquiste di civiltà condensate nella nostra Costituzione. La posizione della Fiom è del tutto condivisibile. Noi di Paneacqua, infatti, stiamo con la Fiom. E pazienza se i modernisti senza modernità che riempiono le prime pagine dei giornali ci giudicheranno "conservatori" e "retroguardia operaista". Il fatto è che anche noi, come Landini e la Fiom, siamo convinti che tra i diritti inalienabili sanciti dalla Costituzione vi siano, ancora, il diritto al lavoro e alla libertà sindacale. E la Costituzione, piaccia a o meno, è ancora in vigore. Dunque, saremo con gli impiegati e gli operai metalmeccanici in piazza san Giovanni il prossimo marzo 9 marzo. E speriamo che i nostri lettori non solo apprezzino la nostra scelta, ma scendano con noi in quella straordinaria piazza romana.
Fin qui, nulla di strano. Ma è accaduto che il responsabile Economia e lavoro del Partito Democratico, Stefano Fassina, si sia spinto, nel corso di una trasmissione televisiva, a dire che condivide le ragioni e i valori dello sciopero dei metalmeccanici Fiom. E non solo aderisce, ma sarà in piazza il 9 marzo. Apriti cielo! Lo schieramento dei pretoriani liberal (o modem, o come si chiamano) del Partito democratico, come una falange, si è mosso immediatamente, al primo lancio di agenzie. Povero Fassina, trattato peggio della Marcegaglia che offende i sindacati con chiacchiere da bar.
Insomma, appena la notizia dell'appoggio di Fassina allo sciopero si è diffusa nei corridoi di piazza del Nazareno, dove ha sede il Pd, ecco un corri corri isterico verso l'ufficio stampa a rilasciar dichiarazioni e commenti, irati e furibondi contro l'incauto responsabile economia. Gli addetti stampa non sapevano più a chi dar retta per primo. Immaginiamo che abbiano dovuto elaborare un'estrazione a sorte. Vinta dal quartetto Ceccanti, Martella, Meloni e Barzini. I perdenti hanno dovuto accontentarsi del solito post sulla propria pagina di Facebook. È dura la vita per i modernisti.
Andrea Martella, deputato veneto (nella regione dove capolista era tal Massimo Calearo), chiede con piglio serioso a Fassina: "un membro della segreteria può assumere una decisione così impegnativa per tutto il PD? E poi la presenza ad una manifestazione come quella della Fiom è un contributo al buon successo della trattativa aperta tra governo e parti sociali sul mercato del lavoro?". Per non farsi mancare la stoccata finale rincara: "si può sostenere il governo Monti e scendere in piazza con parole d'ordine di contestazione?". È evidente che Martella non si è informato sulle reali ragioni dello sciopero (dignità del lavoro e libertà sindacale).
Stefano Ceccanti, senatore, pisano eletto in Piemonte, docente di Diritto pubblico comparato, non esita ad usare la bacchetta del maestro per punire il povero Stefano Fassina. E dopo aver citato, decontestualizzandolo, un passaggio del documento Fiom in cui legittimamente si critica il governo Monti, dichiara in una stizzita nota alla stampa: "La partecipazione è puramente individuale o è stata decisa in qualche organo? Come si può conciliare col sostegno forte e convinto al governo Monti, comprese le materie elencate nella piattaforma che sono quelle centrali nella sua azione?".
Marco Meloni, consigliere regionale sardo, membro della segreteria nazionale del Pd (e collega di Fassina), tuona: "le posizioni della Fiom sono radicalmente (e legittimamente) antagoniste nei confronti di un governo che il Pd sostiene. Dunque, poiché ritenere che le posizioni della Fiom siano giuste e allo stesso tempo sostenere il governo è impossibile, e dal momento che il suo ruolo gli impedisce di partecipare a titolo personale, eviti di farlo e di minare la credibilità del partito. L'invito che rivolgo a Fassina è di rispettare, a maggior ragione in una fase di confronto assai delicato tra esecutivo e parti sociali sulla riforma del mercato del lavoro, il sacrosanto principio dell'autonomia della politica dal sindacato e del sindacato dalla politica. Oltreché di operare per unire il Pd attorno al sostegno al governo guidato da Mario Monti". Ragazzi, che botte! Da orbi!
Ma la verità viene a galla, come spesso accade, nelle dichiarazioni delle donne. Ludina Barzini, notissima giornalista e scrittrice, ma in questo caso intervenuta come vicepresidente dei Liberal del Pd, svela il trucco: "È anche di pochi giorni fa l'indecoroso linguaggio greve e insultante usato da Fassina per attaccare l'intervista del deputato Walter Veltroni al quotidiano la Repubblica. Veltroni auspicava un Pd aperto, pluralistico in grado di recepire le istanze della società civile fuori dai vecchi e chiusi schemi partitici per costruire un grande partito riformatore e moderno di cui il paese ha davvero bisogno. Non sono pochi coloro che condividono queste idee. Idee aperte alla discussione non agli insulti".
Eccolo il peccato originale di Stefano Fassina, aver osato rendere pubbliche e motivate critiche all'intervista di Veltroni. La sua dichiarazione è stata solo il pretesto. Se avesse detto: "domani parteciperò al martedì grasso a Venezia, perché il Carnevale ha giuste ragioni", avrebbero fatto lo stesso. Temiamo. E per linciarlo, sono intervenuti un deputato, un senatore, un consigliere regionale e una nota donna della cultura italiana. Beh, è un caso di scuola di accerchiamento leninista dell'avversario. Non c'è male per una falange modernista oltrenovecentista.
Caro Fassina, continua così, noi saremo sempre dalla tua parte.
http://www.paneacqua.eu/notizia.php?id=19716
P. S., 22 febbraio 2012, 01:40
Lo strano caso del linciaggio nei confronti di Stefano Fassina merita una riflessione. Lui dice che intende aderire e partecipare allo sciopero dei metalmeccanici. Alcuni suoi colleghi del Pd lo criticano aspramente. Forse perché Fassina aveva osato ribadire la posizione del Pd, motivandola, contro le dichiarazioni di Veltroni?
La Fiom ha indetto lo sciopero generale dei metalmeccanici per il prossimo nove marzo, con manifestazione conclusiva a Roma, a piazza san Giovanni. In realtà, si tratta della decisione di trasformare in sciopero la manifestazione prevista prima per l'11 e poi per il 18 febbraio, che non ebbe luogo a causa del maltempo. Le ragioni dello sciopero sono esattamente quelle che annunciavano la manifestazione di febbraio. E restano fortissime e condivisibili. Si possono sintetizzare in tre passaggi. Il primo è condensato nello slogan "La democrazia al lavoro", e fa riferimento al rischio, molte volte sollevato da Maurizio Landini, che l'attacco di pezzi confindustriali al lavoro in Italia pone un problema di democrazia, tanto nelle fabbriche quanto nelle istituzioni. Il secondo passaggio è relativo alla vicenda Fiat, che esce da Confindustria creando una nuova compagnia, per applicare le deroghe al contratto nazionale consentite dall'articolo 8 della famigerata legge Sacconi. Così, oggi, nello stabilimento di Pomigliano centinaia di operai con in tasca la tessera Fiom non fanno ritorno in fabbrica. E così accadrà altrove, perché l'operazione Marchionne si estenderà a macchia d'olio. Sono in grave pericolo, dunque, i diritti di libertà sindacale. Il terzo passaggio sostiene che, proprio in virtù di questi attacchi al lavoro, alla sua dignità e alla libertà di espressione sindacale, la riforma proposta dal governo e da Confindustria, con al centro l'articolo 18, non può che dare il colpo mortale alle conquiste di civiltà condensate nella nostra Costituzione. La posizione della Fiom è del tutto condivisibile. Noi di Paneacqua, infatti, stiamo con la Fiom. E pazienza se i modernisti senza modernità che riempiono le prime pagine dei giornali ci giudicheranno "conservatori" e "retroguardia operaista". Il fatto è che anche noi, come Landini e la Fiom, siamo convinti che tra i diritti inalienabili sanciti dalla Costituzione vi siano, ancora, il diritto al lavoro e alla libertà sindacale. E la Costituzione, piaccia a o meno, è ancora in vigore. Dunque, saremo con gli impiegati e gli operai metalmeccanici in piazza san Giovanni il prossimo marzo 9 marzo. E speriamo che i nostri lettori non solo apprezzino la nostra scelta, ma scendano con noi in quella straordinaria piazza romana.
Fin qui, nulla di strano. Ma è accaduto che il responsabile Economia e lavoro del Partito Democratico, Stefano Fassina, si sia spinto, nel corso di una trasmissione televisiva, a dire che condivide le ragioni e i valori dello sciopero dei metalmeccanici Fiom. E non solo aderisce, ma sarà in piazza il 9 marzo. Apriti cielo! Lo schieramento dei pretoriani liberal (o modem, o come si chiamano) del Partito democratico, come una falange, si è mosso immediatamente, al primo lancio di agenzie. Povero Fassina, trattato peggio della Marcegaglia che offende i sindacati con chiacchiere da bar.
Insomma, appena la notizia dell'appoggio di Fassina allo sciopero si è diffusa nei corridoi di piazza del Nazareno, dove ha sede il Pd, ecco un corri corri isterico verso l'ufficio stampa a rilasciar dichiarazioni e commenti, irati e furibondi contro l'incauto responsabile economia. Gli addetti stampa non sapevano più a chi dar retta per primo. Immaginiamo che abbiano dovuto elaborare un'estrazione a sorte. Vinta dal quartetto Ceccanti, Martella, Meloni e Barzini. I perdenti hanno dovuto accontentarsi del solito post sulla propria pagina di Facebook. È dura la vita per i modernisti.
Andrea Martella, deputato veneto (nella regione dove capolista era tal Massimo Calearo), chiede con piglio serioso a Fassina: "un membro della segreteria può assumere una decisione così impegnativa per tutto il PD? E poi la presenza ad una manifestazione come quella della Fiom è un contributo al buon successo della trattativa aperta tra governo e parti sociali sul mercato del lavoro?". Per non farsi mancare la stoccata finale rincara: "si può sostenere il governo Monti e scendere in piazza con parole d'ordine di contestazione?". È evidente che Martella non si è informato sulle reali ragioni dello sciopero (dignità del lavoro e libertà sindacale).
Stefano Ceccanti, senatore, pisano eletto in Piemonte, docente di Diritto pubblico comparato, non esita ad usare la bacchetta del maestro per punire il povero Stefano Fassina. E dopo aver citato, decontestualizzandolo, un passaggio del documento Fiom in cui legittimamente si critica il governo Monti, dichiara in una stizzita nota alla stampa: "La partecipazione è puramente individuale o è stata decisa in qualche organo? Come si può conciliare col sostegno forte e convinto al governo Monti, comprese le materie elencate nella piattaforma che sono quelle centrali nella sua azione?".
Marco Meloni, consigliere regionale sardo, membro della segreteria nazionale del Pd (e collega di Fassina), tuona: "le posizioni della Fiom sono radicalmente (e legittimamente) antagoniste nei confronti di un governo che il Pd sostiene. Dunque, poiché ritenere che le posizioni della Fiom siano giuste e allo stesso tempo sostenere il governo è impossibile, e dal momento che il suo ruolo gli impedisce di partecipare a titolo personale, eviti di farlo e di minare la credibilità del partito. L'invito che rivolgo a Fassina è di rispettare, a maggior ragione in una fase di confronto assai delicato tra esecutivo e parti sociali sulla riforma del mercato del lavoro, il sacrosanto principio dell'autonomia della politica dal sindacato e del sindacato dalla politica. Oltreché di operare per unire il Pd attorno al sostegno al governo guidato da Mario Monti". Ragazzi, che botte! Da orbi!
Ma la verità viene a galla, come spesso accade, nelle dichiarazioni delle donne. Ludina Barzini, notissima giornalista e scrittrice, ma in questo caso intervenuta come vicepresidente dei Liberal del Pd, svela il trucco: "È anche di pochi giorni fa l'indecoroso linguaggio greve e insultante usato da Fassina per attaccare l'intervista del deputato Walter Veltroni al quotidiano la Repubblica. Veltroni auspicava un Pd aperto, pluralistico in grado di recepire le istanze della società civile fuori dai vecchi e chiusi schemi partitici per costruire un grande partito riformatore e moderno di cui il paese ha davvero bisogno. Non sono pochi coloro che condividono queste idee. Idee aperte alla discussione non agli insulti".
Eccolo il peccato originale di Stefano Fassina, aver osato rendere pubbliche e motivate critiche all'intervista di Veltroni. La sua dichiarazione è stata solo il pretesto. Se avesse detto: "domani parteciperò al martedì grasso a Venezia, perché il Carnevale ha giuste ragioni", avrebbero fatto lo stesso. Temiamo. E per linciarlo, sono intervenuti un deputato, un senatore, un consigliere regionale e una nota donna della cultura italiana. Beh, è un caso di scuola di accerchiamento leninista dell'avversario. Non c'è male per una falange modernista oltrenovecentista.
Caro Fassina, continua così, noi saremo sempre dalla tua parte.
http://www.paneacqua.eu/notizia.php?id=19716
Re: quo vadis PD ????
Incontro Bersani-Monti Il premier: sul lavoro dialogo finché si può
ROMA
Percorrere fino in fondo la strada del confronto sulla riforma del lavoro. Mario Monti e Pier Luigi Bersani, in un'ora e mezza di colloquio a Palazzo Chigi, si sono trovati d'accordo sulla necessità di cercare una soluzione condivisa. O almeno il premier ha provato a rassicurare su questo punto il suo interlocutore. Ma con precisi paletti. Siamo convinti di trovare il consenso delle parti sociali su una buona riforma – è in sintesi il ragionamento fatto dal premier – ma se così non fosse i partiti dovranno valutarla nel merito e non sulla base del giudizio dei sindacati, perché l'Esecutivo non ha nessuna intenzione di rinunciare all'interesse generale per salvaguardare quello di alcune categorie o partiti.
«Quella del lavoro è una materia su cui abbiamo sempre detto di volere il confronto per arrivare a un'intesa che convinca tutti – è stata la conclusione del ragionamento di Monti, che come al solito ha molto ascoltato prendendo appunti –. Ma il dialogo ha dei limiti nella necessità di un vero ammodernamento». Da parte sua Bersani – per il quale Monti ha compreso la necessità di «tenere unito il Paese e di evitare spaccature» – ha ribadito quello che va ripetendo da giorni: il Pd voterà una buona riforma, nel caso invece di una riforma senza l'accordo dei sindacati e lontana dalle proposte del partito il voto in Aula non è scontato. Un avvertimento, e anche un suggerimento di metodo: «Per noi il primo problema è la precarietà, riformare il mercato del lavoro significa partire da lì». Prima la riforma degli ammortizzatori e solo alla fine si tocca l'articolo 18, «senza togliere il principio».
A un mese dalla fine della trattativa tra Governo e parti sociali sia Monti sia Bersani hanno ribadito le rispettive posizioni. Né poteva essere altrimenti. «Il "liberi tutti" può essere un problema non per il Pd e la Cgil, ma per il Paese»: già in mattinata Bersani aveva alzato l'asticella ribadendo che – fermo restando il sostegno a Monti fino alla fine della legislatura – il voto dei democratici a una riforma del lavoro frutto di accordi separati non sarà scontato. Insomma il pressing per un'intesa con le parti sociali è fortissimo, e per Bersani significa di fatto tenere unito il partito.
L'atto di fede nei confronti di Monti («manterremo l'impegno di lealtà») rassicura quanti nel Pd si erano spinti a pensare a un ripensamento del segretario sul Governo tecnico. Ma certo non placa i mal di pancia di veltroniani, lettiani, liberal ed ex ppi sulla questione dello sciopero Fiom dopo l'annuncio dell'ala sinistra del partito (Stefano Fassina, Cesare Damiano e Matteo Orfini tra gli altri) di voler partecipare al corteo del 9 marzo. Partecipazione «inaccettabile» per la minoranza per il sapore anti-governativo che comporterebbe, a prescindere dalla piattaforma della protesta. Anche su questo Bersani tenta di tenere tutto: «Di certo non parteciperemo a manifestazioni contro il governo Monti – assicura –. La nostra regola è che il Pd non fa e non sostiene una mobilitazione ma è presente con i suoi esponenti dove associazioni e sindacati hanno piattaforme compatibili». Nel Pd c'è posto per tutti: «Siamo il primo partito del Paese ma siamo un partito che non ha padroni, dove si discute, si decide e poi c'è una maggioranza e una minoranza»
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... d=Aa3EbowE
ROMA
Percorrere fino in fondo la strada del confronto sulla riforma del lavoro. Mario Monti e Pier Luigi Bersani, in un'ora e mezza di colloquio a Palazzo Chigi, si sono trovati d'accordo sulla necessità di cercare una soluzione condivisa. O almeno il premier ha provato a rassicurare su questo punto il suo interlocutore. Ma con precisi paletti. Siamo convinti di trovare il consenso delle parti sociali su una buona riforma – è in sintesi il ragionamento fatto dal premier – ma se così non fosse i partiti dovranno valutarla nel merito e non sulla base del giudizio dei sindacati, perché l'Esecutivo non ha nessuna intenzione di rinunciare all'interesse generale per salvaguardare quello di alcune categorie o partiti.
«Quella del lavoro è una materia su cui abbiamo sempre detto di volere il confronto per arrivare a un'intesa che convinca tutti – è stata la conclusione del ragionamento di Monti, che come al solito ha molto ascoltato prendendo appunti –. Ma il dialogo ha dei limiti nella necessità di un vero ammodernamento». Da parte sua Bersani – per il quale Monti ha compreso la necessità di «tenere unito il Paese e di evitare spaccature» – ha ribadito quello che va ripetendo da giorni: il Pd voterà una buona riforma, nel caso invece di una riforma senza l'accordo dei sindacati e lontana dalle proposte del partito il voto in Aula non è scontato. Un avvertimento, e anche un suggerimento di metodo: «Per noi il primo problema è la precarietà, riformare il mercato del lavoro significa partire da lì». Prima la riforma degli ammortizzatori e solo alla fine si tocca l'articolo 18, «senza togliere il principio».
A un mese dalla fine della trattativa tra Governo e parti sociali sia Monti sia Bersani hanno ribadito le rispettive posizioni. Né poteva essere altrimenti. «Il "liberi tutti" può essere un problema non per il Pd e la Cgil, ma per il Paese»: già in mattinata Bersani aveva alzato l'asticella ribadendo che – fermo restando il sostegno a Monti fino alla fine della legislatura – il voto dei democratici a una riforma del lavoro frutto di accordi separati non sarà scontato. Insomma il pressing per un'intesa con le parti sociali è fortissimo, e per Bersani significa di fatto tenere unito il partito.
L'atto di fede nei confronti di Monti («manterremo l'impegno di lealtà») rassicura quanti nel Pd si erano spinti a pensare a un ripensamento del segretario sul Governo tecnico. Ma certo non placa i mal di pancia di veltroniani, lettiani, liberal ed ex ppi sulla questione dello sciopero Fiom dopo l'annuncio dell'ala sinistra del partito (Stefano Fassina, Cesare Damiano e Matteo Orfini tra gli altri) di voler partecipare al corteo del 9 marzo. Partecipazione «inaccettabile» per la minoranza per il sapore anti-governativo che comporterebbe, a prescindere dalla piattaforma della protesta. Anche su questo Bersani tenta di tenere tutto: «Di certo non parteciperemo a manifestazioni contro il governo Monti – assicura –. La nostra regola è che il Pd non fa e non sostiene una mobilitazione ma è presente con i suoi esponenti dove associazioni e sindacati hanno piattaforme compatibili». Nel Pd c'è posto per tutti: «Siamo il primo partito del Paese ma siamo un partito che non ha padroni, dove si discute, si decide e poi c'è una maggioranza e una minoranza»
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Re: quo vadis PD ????
Ancora in bilico ....
Prendi una decisione, Signor Bersani!
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