Angela Mauro
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Elezioni 2013. Bersani non festeggia ma non si dà per vinto. Proverà a trovare una maggioranza al Senato. La cautela di Napolitano sul ritorno al voto
Pubblicato: 25/02/2013 22:07 CET | Aggiornato: 25/02/2013 22:19 CET
Malgrado la cornice di ingovernabilità consegnata dal risultato elettorale, Pier Luigi Bersani farà il suo tentativo di formare un governo "nell'interesse del paese". Il segretario del Pd non batte in ritirata, non per il momento. Non salta a conclusioni tipo il ritorno al voto, come ha prospettato a caldo il responsabile Economico Stefano Fassina. Bocce ferme, nonostante la serata abbia il sapore amaro della sconfitta al Senato, il gusto acre della concretizzazione delle potenzialità del Porcellum. Cioè plasmare le Camere in maniera diversa, l'una dall'altra: a Montecitorio maggioranza di centrosinistra, il Senato senza una maggioranza.
Bersani non festeggia. Naturalmente. Non si affaccia alla maxi sala stampa 'internazionale' allestita alla Casa dell'Architettura, il 'tempio' che ricorda la stagione di Walter Veltroni e che magari ha portato male a quella dell'attuale segretario. Bersani commenterà a dati definitivi, fanno sapere i suoi. Ma man mano che procede lo spoglio, al Nazareno viene decisa la linea. Che, spiegano, si poggia sulla necessità di cercare di dare comunque un governo al paese, perché comunque Italia Bene Comune ha la maggioranza alla Camera (così sembrerebbe dai dati non proprio definitivi), mentre al Senato pur ottenendo il maggior numero di voti, non vince nelle regioni chiave per avere la maggioranza e governare. Sono i risultati del Porcellum, ragionano in casa Pd, convinti che comunque spetti al segretario Dem il compito di tentare di dar vita ad un esecutivo magari di transizione, per fare delle riforme necessarie come la legge elettorale. E poi tornare al voto, se sarà il caso.
Lo dice con un tweet il numero 2 del Pd, Enrico Letta:
@EnricoLetta
enrico letta
Prima di scenari sul dopo voto aspettiamo i risultati finali.Rimaniamo fiduciosi.E ipotesi nuovi voti anticipati non sarebbe la soluzione.
February 25, 2013 7:57 pm via Twitter for BlackBerry® Rispondi Retweet Preferito
E in sala stampa sottolinea: "Siamo in testa al Senato e anche alla Camera". E aggiunge: "Questa sarà una crisi complessa da gestire, bisogna fare un passo dopo l'altro. Abbiamo una responsabilità anche verso l'Europa... Abbiamo intenzione di assumerci le responsabilità, per quello che gli italiani ci hanno chiesto assegnandoci il ruolo di prima forza politica al Senato e alla Camera". Alessandra Moretti, responsabile comunicazione della squadra di Bersani per le primarie e candidata alla Camera, esplicita il piano: "Noi oggi dobbiamo cercare di trovare degli accordi punto su punto con le forze moderate e i rappresentanti in Parlamento del Movimento 5 Stelle". La rete è lanciata verso i grillini (57 seggi a Palazzo Madama) e i montiani (17 seggi). Dalla Sicilia l'esempio di Rosario Crocetta, che infatti oggi sottolinea come neanche lui avesse una maggioranza forte dopo il voto alle regionali e dopo se l'è costruita aprendo al dialogo con il M5s. Da domani si apriranno le trattative per verificare la possibilità di creare una maggioranza anche a Palazzo Madama. La difficoltà dell'impresa non sfugge a nessuno, men che meno al segretario. Ma l'invito alla cautela, a non saltare a conclusioni affrettate è condiviso anche dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha seguito naturalmente con la massima attenzione la convulsa giornata elettorale e che da domani è in visita di stato fino al primo marzo in Germania, dove avrà il compito di rassicurare la Cancelliera Angela Merkel sulla tenuta del sistema Italia. Nonostante tutto.
La responsabilità, l'interesse del paese, la necessità di non alimentare fantasmi greci. Sono obiettivi che stanno a cuore anche al capo dello Stato, interessato a non lasciar precipitare la situazione: lo era anche prima di Natale, quando il Pdl ha voluto la crisi di governo con Monti aprendo la strada al voto anticipato. Lo è ancora oggi e questo rafforza la tesi di Bersani. Tanto più che in questa fase, registrano in casa Pd, nemmeno al Pdl converrà spingere per tornare subito al voto. E poi c'è un altro elemento: a conti fatti, pur mettendo nel conto il ritorno alle urne, questa prospettiva potrebbe non concretizzarsi prima di luglio, se non dopo l'estate.
Il calendario dovrebbe essere il seguente: a metà marzo si riuniscono le Camere per eleggere i presidenti ed istituire i gruppi parlamentari. Intorno al 20 marzo Napolitano dovrebbe avviare le consultazioni al Quirinale per la formazione del governo, anche un esecutivo a tempo che però serva a reggere il paese per eleggere il nuovo capo dello Stato a partire dalla metà di aprile. Data la cornice di ingovernabilità, gli esperti prevedono tempi lunghi per l'elezione del successore di Napolitano. "Il percorso delle votazioni a Camere riunite potrebbe durare anche un mese", prevede il costituzionalista Francesco Clementi. Cioè metà maggio. Il nuovo presidente della Repubblica dovrebbe sciogliere le Camere e indire le elezioni: considerati i tempi stabiliti dalla Costituzione (non meno di 45 giorni dallo scioglimento del Parlamento alle urne), si arriva dritti a luglio. Considerata la necessità di riformare la legge elettorale - obiettivo sul quale è prevedibile un'insistenza da parte del capo dello Stato - è facile prospettare nuove elezioni solo a settembre, se non oltre.
Nè vittoria, né sconfitta. Ma Bersani proverà ad avanzare nel guado. Con tutte le incognite del caso: che farà Grillo, a parte dire che "è un crimine riconsegnare l'Italia a Berlusconi"?. Ma anche cosa farà e dirà l'ex rivale delle primarie, Matteo Renzi? I suoi sono in agitazione, hanno mille critiche alla gestione del segretario, annunciano a taccuini chiusi che il sindaco dirà la sua a tempo debito. No, non c'è da festeggiare.
http://www.huffingtonpost.it/2013/02/25 ... _hp_ref=tw