Come se ne viene fuori ?

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
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mariok

Re: Come se ne viene fuori ?

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Povero Civati. Ad omnibus è circondato. Tutti, tranne Peter Gomez, lo pressano per un accordo Pd-Pdl.

Ma mi sembra che se la sia cavata abbastanza bene.
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

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Spezzeremo le reni alla Grecia - 25


Da Fratelli d’Italia a Banditi d’Italia - 1




Senza governo verso la catastrofe
di Sandro Trento
| 12 marzo 2013
Commenti (16)



Siamo fermi e non si vede all’orizzonte una soluzione. Del resto è difficile pensare che Bersani possa diventare un Robespierre credibile nel chiedere di ghigliottinare la casta e la politica, lui che è parte integrante di quel ceto.

In questo momento il “mezzo” è importante almeno quanto il “contenuto”.

Il Pd e gli intellettuali che scrivono appelli ritengono che l’emergenza sia il lavoro e l’economia.


Gli otto milioni e mezzo di persone, soprattutto giovani, che hanno votato per il M5S pensano che il problema centrale sia la “credibilità di chi governa”, le “facce e le storie di chi fa politica”.

Non si può pensare che le nomenklatura faccia proposte rivolte al M5S e che questo le prenda sul serio.

“Non appoggeremo alcun governo espressione dei partiti” ripetono i grillini. Ma qualcuno fa finta di non capire.

Contano le parole ma conta anche chi le pronuncia, quelle parole. Questo è in parte il succo dello tsunami grillino.

Serve una discontinuità nelle persone.

La dirigenza del Pd deve riconoscere la propria sconfitta.

Non ha saputo ottenere la maggioranza in ambedue le camere e ha dilapidato in poche settimane un capitale di consensi che era davvero notevole.

Ora si può provare a mettere in gioco un leader che sia “credibile” quando dichiara che vuole tagliare o eliminare il finanziamento pubblico ai partiti.

Oppure intestardirsi con la strada seguita finora e restare bloccati.

Governo di salute pubblica?


Si che tagli le retribuzioni dei parlamentari, il finanziamento ai partiti e il numero dei parlamentari. Un governo che cambi la legge elettorale, che cancelli le province; che accorpi tutti i comuni con meno di 10.000 abitanti. Un governo che dimezzi il numero delle Regioni. Un governo che riduca gli stipendi degli alti burocrati pubblici. E così via.



E l’economia? Beh, se un simile programma giacobino, riuscisse a trovare i numeri in Parlamento, poi potrebbe anche occuparsi della politica economica.


Il rischio invece è di perdere altro tempo, di andare ad altre elezioni con questa stessa legge elettorale e di trovarsi di nuovo senza una maggioranza capace di governare.

“Con il vantaggio di cui dispone Berlusconi in regioni chiave (+6% in Puglia, +9% in Campania, +7% il Lombardia, +8% in Veneto), anche con nuove elezioni non ci sarebbe una maggioranza in Parlamento, poiché nessun sistema elettorale può dare la maggioranza parlamentare a una coalizione votata da meno di un terzo degli italiani”.

E a quel punto sarebbe davvero difficile evitare la catastrofe.


http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/03 ... fe/527949/
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

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Spezzeremo le reni alla Grecia - 26


Da Fratelli d’Italia a Banditi d’Italia - 2



MEDIOBANCA E I REPORT ARDITI DI ANTONIO GUGLIELMI CHE IRRITANO L'ABI

Ai piani alti di Mediobanca dove c'è la guida rossa che i funzionari di basso livello hanno l'obbligo di non calpestare(tipo Fantozzi e Filini-ndt), c'è molta irritazione per la polemica che è scoppiata con l'Abi, l'Associazione dei banchieri, a proposito dell'ultimo report pubblicato sotto il nome di Piazzetta Cuccia.

Il documento è uscito lunedì e contiene la proposta di creare una "bad bank", nella quale dovrebbero confluire le attività tossiche che le dieci banche italiane più importanti nascondono in pancia. L'idea nasce dalla convinzione che dentro i principali istituti ci siano almeno 124 miliardi di crediti deteriorati e ne servano almeno 18 per coprire i crediti di dubbia esigibilità.


***

NB. Raddoppieranno l'Imu o rifaranno la riforma delle pensioni?

Monti che ne pensa?
mariok

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Il Pilota Automatico nei palazzi del potere

di BARBARA SPINELLI

SI E' CREATA d'improvviso quiete, il 7 marzo all'Eurotower di Francoforte, quando Mario Draghi ha parlato dell'Italia. Il Presidente della Bce ha il carisma dello statista che non conosce intranquillità, e quasi ironizza sull'"eccitazione dei politici e dei giornalisti" di fronte ai verdetti delle urne.

I giornalisti in sala stampa ridono, grati a chi li deride. Il messaggio è stato presto interpretato come un elogio della democrazia, imprevedibile di per sé: "I mercati sono stati meno impressionati dei politici e di voi giornalisti. Capiscono che viviamo in democrazia. Siamo 17 paesi, ognuno ha due turni elettorali, nazionali e regionali, il che fa 34 elezioni in 3-4 anni: penso sia questa la democrazia, a noi tutti assai cara". Ecco uno che dice pane al pane - è stato detto - e non si eccita per lo strepitoso successo di Grillo: qui da noi c'è crisi di nervi, ma non lontano, nell'Unione, tutto è come nel canto di Goethe sugli alberi che svettano verso il cielo notturno: " Su tutte le cime, è pace; in ogni chioma, senti appena un alito; tacciono gli uccellini nella selva. Aspetta, presto anche per te c'è pace" (pace sta per morte, nel poema).

Ma Draghi ha detto qualcosa di meno placido, sul voto italiano e le sorprese (brutte o belle) che la democrazia ci riserva, specie nei paesi debitori. Ha spiegato il perché di tanta quiete, ai vertici d'Europa. Ha parlato ai mercati, e a loro nome. Dopo essersi inchinato alla democrazia ha aggiunto, quasi en passant, che l'austerità continuerà tale e quale, divinamente indifferente a quel che mugghia nei bassi mondi. In altre parole: la democrazia può emettere le sentenze che vuole, ma nelle chiome dell'Unione e dei mercati se ne udirà appena l'alito. Perché non c'è da preoccuparsi? "Dovete considerare - così Draghi completa il ragionamento - che gran parte delle misure italiane di consolidamento dei conti continueranno a procedere con il pilota automatico". Nulla turba "l'unità d'intenti dei governi".

L'intranquillità è d'obbligo invece, è anzi utile in epoche di crisi-trasformazione, e l'immagine del Pilota Automatico conviene pensarla, discuterla, in Italia e Spagna, Grecia, Portogallo. L'autopilota, com'è noto, è il dispositivo che fa avanzare il veicolo senza assistenza umana. È impersonale, non si cura del singolo e degli elettorati, ed è il contrario della democrazia. Molti arguiscono che Draghi prende magnanimamente atto del gioco d'azzardo racchiuso nell'urna: "È la democrazia, bellezza!". In effetti il governatore ha detto altro, facendosi paracleto dei nostri creditori, quindi dei mercati: "È il pilota automatico, bellezza!". Gli Stati possono osare, perfino inciampare, proprio perché sono ormai guidati da dispositivi esterni (trojke, Patti inviolabili), e nulla possono contro di essi. Di fatto, l'Italia è già commissariata, dunque calma e gesso, fatti giunco, la tempesta passerà. Dice passerà: non come, né se sarebbe forse meglio sostituire al dispositivo un governo fatto di uomini, e avere statisti europei con carisma non solo alla Bce.

In realtà viviamo da decenni in queste condizioni: fin dall'ascesa politica di un boss delle Tv che era ineleggibile (una legge del '57 poteva impedirlo, e l'appello di Micromega che lo rammenta ha raccolto oltre 180.000 firme). I parametri di Maastricht che regolano i deficit pubblici, e fecero nascere l'Euro nel 2002, spiegano la tenuta dell'Unione e al tempo stesso la sua strana impassibilità, che è segno sia di forza sia di immobilità. Da vent'anni esistono vincoli economici tali, nell'eurozona, che negli Stati si può temporaneamente giocare a far politica.

L'euro ci evita disastri non solo economici, ma senza Europa politica può sortire questi effetti. Ogni Stato diventa una specie di rione municipale, dove le più varie sperimentazioni (buone e non) diventano possibili: il pilota automatico le incanalerà. Il potere vero ha cambiato sede ed è una virtual machine che simula il politico. Quella macchina varrà la pena trasformarla in sovranità del popolo europeo, se non vogliamo che ci bombardi come un drone.

Ecco come stanno le cose, che i governi, i giornalisti, la Rete stessa fingono di non vedere. Ecco il momento che viviamo, e non è la prima volta che la letteratura lo racconta meglio dei politici. Chi non conosce il Saggio sulla Lucidità di José Saramago, corra a leggerlo (mirabile la traduzione di Rita Desti): perché descrive quel che ci sta accadendo, così come a suo tempo L'Uomo senza Qualità narrò l'impero austro-ungarico che tracollava nonostante le pompose Azioni Parallele decise a salvarlo.

Il romanzo apre sulle elezioni che si svolgono nella capitale d'un paese europeo (è Lisbona, esperta in terremoti). Anche qui, fenomenale sorpresa. Nonostante la boria dei 3 partiti dominanti (il Partito di destra, Pdd - il Partito di Mezzo, Pdm - il Partito di sinistra, Pds), gli elettori emettono il seguente inaudito verdetto, chiamato spregiativamente "biancoso": voti validi 25 per cento, Pdd 13, Pdm 9, Pds 2,5. Pochissimi voti nulli, pochissime astensioni. Le altre schede, più del 70 per cento: bianche.

Subito è catastrofe nei palazzi del potere, e una settimana dopo si ri-vota: i partiti cadono ancora, schede nulle più astenuti zero, schede bianche 83 per cento. Segue lo stato d'eccezione. A un certo punto il governo diserta la capitale, s'insedia altrove, accerchia la città per piegarne l'incaponita, incredibilmente mansueta riottosità. Tronfio, minaccioso, il Capo dello Stato interviene in Tv: "Vi parlo con il cuore in mano... ora siete una città senza legge... non avrete un governo... Prendete la severità dei miei avvertimenti non come una minaccia ma come un cauterio per l'infetta suppurazione politica che avete generato nel vostro seno". I giornalisti, che nulla avevano subodorato, "condannano con energica tinta d'indignazione civica la strana funesta perversione" cittadina.

I piloti automatici possono tuttavia schiantarsi, non hanno la stoffa degli alberi goethiani. E si schianteranno, se l'Europa non si trasformerà e subito: non quando gli Stati avranno fatto, come dicono i custodi dei dogmi, "i compiti a casa". Il voto italiano dice una gran voglia di cambiare, ma è una prima e disordinata tappa. La seconda sarà il rinnovo del Parlamento europeo fra solo un anno. È allora che toccherà mettere al posto del pilota automatico poteri sovrani legittimati democraticamente. Il Presidente della Commissione dovranno stavolta sceglierlo i cittadini europei, non gli Stati fatiscenti.

È il senso della lettera che Luigi Zanzi, federalista, docente di teoria della storia all'Università di Pavia, ha inviato a Monti, Bersani, Renzi, al M5S e a Napolitano e Draghi, subito dopo il voto italiano: dobbiamo "cogliere al volo l'occasione delle elezioni europee del 2014 per proporre al Popolo Europeo di votare un mandato al Parlamento europeo per la convocazione di un'Assemblea Costituente", che riformi le istituzioni comunitarie "in vista di uno Stato federale in Europa". Così i popoli verrebbero chiamati a "intervenire nel governo d'Europa e, finalmente, i grandi problemi politici potrebbero essere affrontati nella giusta dimensione continentale che essi richiedono".
La tragedia è che tutti i politici italiani (M5S compreso), fanno come se avessero tempo in abbondanza. Non ne hanno. La casa brucia, e noi stiamo qui a dissertare sul ruolo degli intellettuali. Ci inventiamo perfino un Grillo antisemita. Consideriamo la disperazione cui è giunta Atene: l'indecenza di una cura mortifera, gli ospedali impossibilitati a comprare medicine, l'ascesa d'un partito nazista, l'indifferenza dei mercati a questo sfascio. L'impoverimento deprime, senza redimere: è peggio di una recessione. Non per molto tempo Grillo riuscirà a incanalare le paure. A dare una mano per mettere uomini, al posto del caporalesco Pilota Automatico.
(13 marzo 2013)
http://www.repubblica.it/politica/2013/ ... ef=HRER3-1
camillobenso
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il Fatto 14.3.13

Il Csm non ci sta: “I magistrati hanno fatto il loro dovere”
I consiglieri laici e togati del Pd rispondono alla posizione garantista del Capo dello Stato dopo la marcia Pdl

di Antonella Mascali



Tutti i togati del Consiglio superiore della magistratura e i laici del Pd contro la marcia del Pdl sul Palazzo di Giustizia di Milano: “Mette a rischio” l’indipendenza della magistratura. Il documento è arrivato dopo che in Plenum è stato evitato il dibattito per non far emergere l'amarezza provocata dal comunicato cerchiobottista del Quirinale, e per la minaccia dei consiglieri laici del centrodestra di far mancare il numero legale, impedendo, così, l’approvazione di qualsiasi atto.
IL COMUNICATO della gran parte dei consiglieri, che non è un documento ufficiale del Csm, suona come una presa di distanza, implicita, da quanto scritto dal presidente Giorgio Napolitano. Infatti, comincia con la giustificazione per il silenzio in Plenum: “Abbiamo ritenuto per senso di responsabilità, in considerazione della grave crisi istituzionale e di vuoto politico che vive il Paese, di non discutere in Consiglio delle gravi vicende accadute nel palazzo di Giustizia di Milano lunedì scorso, suscettibili di porre a rischio l’indipendenza dei giudici nelle decisioni che solo a loro spetta assumere. Il Consiglio ha comunque ribadito espressamente il proprio fondamentale ruolo di tutela di tale indipendenza, patrimonio di ciascun magistrato”. Poi i membri del Csm fanno una puntualizzazione che ha un solo significato: non c’è un attacco reciproco, come sostiene Napolitano, ma solo quello del Pdl nei confronti dei magistrati che hanno applicato la legge: “Come componenti del Consiglio vogliamo riaffermare che, nel processo, soltanto al giudice spettano le decisioni processuali e di merito, secondo le norme di legge. A tale principio si sono attenuti i magistrati impegnati nei processi (di Silvio Berlusconi, ndr) di cui oggi si discute”.
La giornata a Palazzo dei Marescialli era cominciata in salita. Con discussioni frenetiche nei corridoi su cosa fare ufficialmente in Plenum, dopo che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che è anche capo del Csm, ha sì parlato di “inammissibile sospetto” del Pdl che paventa il complotto giudiziario anti Berlusconi, ma ha anche scritto che è “comprensibile” la preoccupazione perché il leader del Pdl possa partecipare alla “delicata fase politica-istituzionale”. I consiglieri togati, anche se non condividono il doppio richiamo di Napolitano, non vogliono lo “scontro istituzionale” e, complice la minaccia dei laici del Pdl di abbandonare il Plenum, concludono che l’unica strada è la sola lettura di un documento, che sarà limato numerose volte, da parte del vicepresidente Mi-chele Vietti.
É UNA PRESA di posizione che, inevitabilmente, ricalca quanto scritto da Napolitano, dopo aver incontrato proprio i membri del comitato di presidenza del Csm: “Le vicende accadute sono gravi ma per senso di responsabilità, accogliendo l’invito del suo presidente, il Csm evita qualunque commento”. Poi Vietti riprende quanto sostenuto dal capo dello Stato: “Il presidente ha rivolto un appello, che faccio mio, al rispetto effettivo del ruolo e della dignità tanto della magistratura quanto delle istituzioni politiche e delle forze che le rappresentano”. Il vicepresidente, inoltre, riassume i passaggi del comunicato di Napolitano critici verso il Pdl come quello sul controllo di legalità “imperativo assoluto per la salute della Repubblica, da cui nessuno può considerarsi esonerato in virtù dell’investitura popolare ricevuta”. Ma l’inquietudine serpeggia tra i consiglieri del Csm. Due membri togati, magistrati a Milano, Paolo Carfì (Area) e Giovanna Di Rosa (Unicost) alla fine della lettura di Vietti escono dall'aula del Plenum: “Provo disagio e sofferenza - ha detto Di Rosa - quanto accaduto al palazzo di giustizia di Milano è terribile. La quotidiana routine di accesso ad uffici, dove i cittadini si aspettano giustizia, sotto le immagini di Falcone e Borsellino, è stata gravemente turbata da una manifestazione contro i giudici. L’effetto visivo mi è parso triste e desolante, quello politico inaudito. Il canto dell’inno d'Italia contro un’istituzione, con tutto il resto che lo accompagnava, ha costituito una drammatica novità assoluta nella storia della Repubblica italiana”.
Nelle mailing list dell’Anm e di Area ci sono messaggi di delusione per l’intervento del presidente Napolitano che mette sullo stesso piano il comportamento dei parlamentari del Pdl e quello dei magistrati di Milano e Napoli colpevoli di applicare la legge anche nei confronti di Silvio Berlusconi.
Un magistrato milanese vorrebbe sapere “quali sono le 'missioni improprie' che, secondo il comunicato, ci saremmo assunte. Perché (e credo di poterlo dire con assoluta tranquillità) qui nessuno si assume delle missioni, soprattutto improprie. Anche lo 'scrupoloso rispetto delle regole processuali' è, per noi, pane quotidiano”.
camillobenso
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il Fatto 14.3.13

La stella di Napolitano nel gorgo delle polemiche
Bersani lo sfida
Il coordinatore della segreteria democratica Migliavacca: “Pronti all’arresto, se atti fondati”

di Antonello Caporale

Il settennato di Giorgio Napolitano si chiude dentro una prova di forza drammatica: lui di qua, il suo partito di là. In mezzo il corpo, la libertà, gli interessi e le richieste che Silvio Berlusconi ha avanzato al Quirinale. Con una frase d'impeto, ma chiara, affidata a Maurizio Migliavacca, la cui biografia testimonia la fedele e piana esistenza all'ombra di Pier Luigi Bersani, il Pd traccia il solco della trincea e della divisione. Ieri mattina, durante il tg di Sky, viene chiesto a Migliavacca: ma se il suo partito fosse chiamato a votare la richiesta di arresto di Silvio Berlusconi, cosa farebbe? “Se gli atti fossero fondati penso proprio che diremmo di sì”. Sì al carcere, una ipotesi mai nemmeno valutata, lontana anni luce dallo spirito conciliativo e a volte collusivo con il quale gli eredi di Botteghe Oscure hanno seguito le vicende giudiziarie del Cavaliere .
UN COLPO, anzi uno sfregio, all'autorevolezza, all'equilibrio e anche alle scelte che Napolitano dovrà fare. Un braccio di ferro contro un presidente capostipite dell'ala riformista del Pci, tutor della sinistra italiana e finora ascoltato e riverito padre nobile. L'asse si spezza nel punto più delicato della crisi, con il segretario del Pd che chiede, con una determinazione sempre più avanzata, un mandato pieno a governare e tratteggia l'ipotesi, attraverso l'Unità, di una estrema possibilità: il governo di minoranza. Il Quirinale invece autorizza Berlusconi a valutare la sua funzione centrale e vitale dentro il Palazzo, sceglie infatti in un comunicato, di chiedere ai giudici, altro fatto estremo e discutibile, di preservargli la libertà d'azione politica malgrado i processi, le sentenze in arrivo, i rumors che si rincorrono intorno alla possibilità che la stessa libertà personale potrebbe essere a rischio. Napolitano chiede uno stop, un fermo immagine, rilascia un salvacondotto politico a Berlusconi, concedendo alla prova di forza del Popolo della libertà, l'occupazione simbolica del palazzo di Giustizia di Milano, il più largo ristoro. Contentissimo si dice e si mostra Angelino Alfano, naturalmente. È un dato nuovo che produce nel Pd un sommovimento senza pari: di qua il segretario e il suo gruppo, sempre più sparuto, di là una vasta coalizione di “diversi”: lettiani, dalemiani, renziani. Tutti in qualche modo puntano al disfacimento della tela tessuta da Bersani, tutti, insieme a Monti, si acconciano all'idea che dopo il giro di consultazioni richiesto dal leader sconfitto del Pd, la parola e la palla passerebbe ad altri: un governo del Presidente che dovrà condurre il Paese alle elezioni. “Io sono pronto”, dice infatti Matteo Renzi, pugnalatore di Bersani. E ha pronta la data della sua discesa in campo: “Ottobre”. “In questa condizione il partito non regge, rischia l'implosione, la rottura, il disfacimento. La presa di posizione del presidente indebolisce la nostra strategia senza prospettare l'idea di una cosa possibile. Glielo dico in franchezza, anche se devo chiederle l'anonimato: il salvacondotto concesso a Berlusconi è una pugnalata a noi, all'unità del nostro partito, alla nostra stessa esistenza”.
L'alto dirigente non mostra il suo nome, ma illumina bene la situazione. È guerra aperta oramai e, d'improvviso, Napolitano viene risucchiato nel gorgo della contestazione degli amici storici e di quelli più recenti. Beppe Grillo, che appena dieci giorni fa aveva salutato con soddisfazione la presa di posizione del capo dello Stato a difesa dell'immagine del leader di M5S, annullando l'incontro con il capo della Spd tedesca che aveva commentato come “la vittoria di due comici” il risultato elettorale italiano, adesso cambia tono, è deluso, prende le distanze. Ma l'amicizia di Grillo è appunto una questione recentissima. Quella di Repubblica è invece lontana nel tempo e affonda in radici profonde. La scelta di Napolitano di aiutare ancora Berlusconi è vista dal giornale fondato da Eugenio Scalfari come “un premio ai sediziosi”. Cose mai viste e soprattutto mai lette finora.
ECCO il punto di rottura sul ruolo stesso di Giorgio Napolitano. Bersani ha poche cartucce in tasca, “però hanno la capacità di radere al suolo questo scenario politico”, dicono a largo del Nazareno. Il Parlamento nei primi suoi atti è chiamato alla convalida degli eletti. Cosa succederebbe se il Pd votasse insieme ai grillini per l'ineleggibilità di Berlusconi? A Migliavacca non è stato chiesto ieri di rispondere a questa ultima ipotesi, ma il clima suggerisce l'idea che il tema è all'ordine del giorno.
Joblack
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da Joblack »

Non capisco l'estremo riserbo dei giudici attaccati da un partito politico ora di minoranza e dal suo capo un farabutto già condannato in primo a grado x frode fiscale, uscito da una sicura condanna per corruzione del giudice per l'affare cir-mondadori facendosi una legge ad personam x ridurre la prescrizione del reato, ma il reato c'è stato, tanto che sul piano civile berlusconi ha dovuto pagare oltre 600 milioni alla Cir.

Non capisco perchè la AMN non faccia per esempio causa x calunnia contro il pregiudicato sgarbi che ha usato parole volgari contro la bocassini.

La misura è colma per cui bisogna andare corso alla ineleggibilità di b. e dire si alla richiesta d'arresto di b. nel caso fosse richiesta dai giudici di Napoli.

Bye
Ultima modifica di Joblack il 14/03/2013, 21:35, modificato 1 volta in totale.
Toro Seduto (Ta-Tanka I-Yo-Tanka)

‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

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Spezzeremo le reni alla Grecia - 27


Da Fratelli d’Italia a Banditi d’Italia - 3



Parole durissime di Grillo nel pomeriggio. Domani si aprono le Camere e la chiusura dal M5S è significativa.

La puntata di Otto e mezzo è la dimostrazione pratica ed inequivocabile che procedendo in questo modo si va verso la guerra civile.

La truffa di un bandito come Lupi, ai limiti della criminalità ideologica, è più che evidente, perché racconta cose che in un’emergenza come questa sono le più logiche possibili, ma nascondono ancora una volta cosa sta dietro al Pdl, il doppio gioco che sta facendo da 19 anni, con una faccia di bronzo incredibile.

Dalle posizioni assunte da Bersani e Migliavacca, in merito ad appoggiare l’esautorazione di Berlusconi, ci fa credere che gli accordi segreti del 1994 tra FI di Berlusconi e i partiti di Cs sono saltati. (Dichiarazione di Violante alla Camera nel 2003).

Napolitano tenta una marcia indietro, dopo gli interventi dei quotidiani in merito alle sue dichiarazione ambigue.

Dopo 19 anni siamo tornati al punto di partenza, la presenza di Berlusconi spinge alle divisioni del Paese.

In più, rispetto al 1994, l’operato di B. rende improponibili qualsiasi accordo.

Sembrerebbe che la via della guerra civile sia inevitabile, perché nessuno fa passi indietro.

O guerra civile o Colpo di Stato che sospende la democrazia.
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

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Spezzeremo le reni alla Grecia - 28


Da Fratelli d’Italia a Banditi d’Italia - 4



A furia di dai e dai, alla fine siamo arrivati al dunque.

Le parole scritte all’ingresso del campo di Auschwitz, e ripetute fino all’esasperazione da Primo Levi, non sono assolutamente servite a nulla per 47 milioni di italiani adulti.

CHI DIMENTICA LA STORIA E’ COSTRETTO A RIVIVERLA.

La dimostrazione che molti si siano dimenticati gli avvenimenti della società italiana accaduti tra il 1918 e il 1922, si stanno ripentendo pari pari in questi due anni.

Quanto è successo e stato raccontato in parte questa sera a S.P., che dimostra ancora una volta di più che siamo in presenza della vigilia di qualcosa di grosso e di tragico.

Sopra ogni cosa, i suicidi di imprenditori che continuano nell’assoluta indifferenza generale. Ancora ieri 15 marzo 2013, un altro suicidio di un imprenditore.

Significa che gli italiani ci hanno fatto il callo, e che questi accadimenti rappresentano la normalità accettata e condivisa.

Ma qualcosa potrebbe cambiare, perché IN UN SERVIZIO, C’E’ STATO CHI IN UNO SPRAZZO DI LUCIDITA’, HA FATTO SAPERE CHE LUI NON HA NESSUNA INTENZIONE DI SUICIDARSI, MA CHE SARANNO ALTRI A PAGARE.

Il riferimento a chi ha creato questa situazione mi sembra ovvio.


Un ulteriore NB dal punto di vista sociologico che dimostra che gli argini sono irrimediabilmente rotti, è il linguaggio passato questa sera in tv, segno dei tempi e quindi della fase di transizione:

1) Il “Dio bono”, ripetuto più volte da Emiliano, sindaco di Bari.

2) Il, a Milano dicono: “ Va a dar via el cù…” (non c’è bisogno di traduzione), pronunciato da un imprenditore veneto al limite della disperazione, ovviamente di destra, nei confronti della persistente tdc, Mariastellaestrisce Gelmini, che da vent’anni difende una posizione platealmente indifendibile e sempre la stessa.
erding
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da erding »

L'ambasciatore Usa elogia il M5S.
Pd e Pdl: "Ingerenza, chiarisca"


David Thorne ha incontrato a Roma i ragazzi del Visconti: "Potete prendere in mano il vostro Paese e agire, come il M5S". Immediata la reazione dei principali partiti, che parlano di "entrata a gamba tesa inaccettabile" nella vita politica del Paese. Grillo incassa e pubblica l'intervento sul suo blog. L'ambasciata: "Non appoggiamo nessuno, dialoghiamo con tutti"
(...)

http://www.repubblica.it/politica/2013/ ... ef=HRER1-1

Un commento colto in rete:
Mario Zaccherini
"L'aria che si respira in questi giorni mi ricorda molto quella che si respirava prima della caduta del Muro di Berlino.
Il potere gestito da una classe politica fuori dalla storia e condannata dalla stessa.
Un popolo indignato che vuole il ricambio politico dopo che per anni ha tentato, a più riprese, una primavera interna.
Un forte crisi economica.
Una fortissima crisi di valori.
Le grandi potenze che premono per il ricambio.
Ormai è chiaro che l'Italia, come afferma l'Ambasciatore Statunitense, ha avviato con forza il percorso riformatore: il M5S è la prima forma nuova, gli elettori del Pd devono fare crollare il muro interno che sta uccidendo la possibilità di creare una sinistra europea, perché la sinistra italiana non può ridursi ad essere rappresentativa ormai solo dei pensionati e gli elettori del Pdl devono uscire dalla "schiavitù" berlusconiani per costruire una destra europea."

...oggi sono le Idi di Marzo... Quanti Bruti e Cassii ci saranno in parlamento?
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