Grillo è un COMICO ...certo! Ma... gli ALTRI?
Re: Grillo è un COMICO ...certo! Ma... gli ALTRI?
BUONGIORNO
17/03/2013
Le mani in tasca
MASSIMO GRAMELLINI
Uno vale uno, ma uno non vale l’altro. Messo di fronte alla scelta, onestamente non così difficile, fra Piero Grasso e Renato Schifani, l’apriscatole di Grillo si è un po’ inceppato. Intendiamoci. Sempre meglio dell’encefalogramma piatto dei montiani. Le urla che uscivano dalla sala in cui i senatori Cinquestelle stavano discutendo il loro voto sono la musica della democrazia. Ma al momento della sintesi mi sarei aspettato che il buonsenso prevalesse sul pregiudizio, il pragmatismo sull’ideologia. Invece la maggioranza del gruppo che vuole aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno è rimasta fedele al suo Nostromo. Perché un vero rivoluzionario non scende a patti con il Sistema, meno che mai quando il Sistema, per blandirlo, gli mostra il proprio volto migliore: un procuratore Antimafia, una portavoce dell’Onu.
Il punto è proprio questo: l’elettore di Grillo ha votato Cinquestelle per distruggere il Sistema oppure per rinnovare il cast degli interpreti? Se fosse vera la seconda ipotesi, quella di ieri sarebbe stata la sua vittoria, dato che senza il cambio di clima imposto dal trionfo del movimento, oggi ai vertici dello Stato non siederebbero Grasso e Boldrini, e invece dell’effetto Francesco sul conclave della Repubblica si sarebbe abbattuto l’effetto Franceschini. Immagino che quell’elettore sarà rimasto perplesso nel vedere un leader che grida ai politici «Arrendetevi» imporre ai suoi parlamentari la scheda bianca: il colore della resa. La democrazia è scelta, anche del meno peggio. E’ contaminazione. Diceva don Milani: a che serve avere le mani pulite, se poi si tengono in tasca?
17/03/2013
Le mani in tasca
MASSIMO GRAMELLINI
Uno vale uno, ma uno non vale l’altro. Messo di fronte alla scelta, onestamente non così difficile, fra Piero Grasso e Renato Schifani, l’apriscatole di Grillo si è un po’ inceppato. Intendiamoci. Sempre meglio dell’encefalogramma piatto dei montiani. Le urla che uscivano dalla sala in cui i senatori Cinquestelle stavano discutendo il loro voto sono la musica della democrazia. Ma al momento della sintesi mi sarei aspettato che il buonsenso prevalesse sul pregiudizio, il pragmatismo sull’ideologia. Invece la maggioranza del gruppo che vuole aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno è rimasta fedele al suo Nostromo. Perché un vero rivoluzionario non scende a patti con il Sistema, meno che mai quando il Sistema, per blandirlo, gli mostra il proprio volto migliore: un procuratore Antimafia, una portavoce dell’Onu.
Il punto è proprio questo: l’elettore di Grillo ha votato Cinquestelle per distruggere il Sistema oppure per rinnovare il cast degli interpreti? Se fosse vera la seconda ipotesi, quella di ieri sarebbe stata la sua vittoria, dato che senza il cambio di clima imposto dal trionfo del movimento, oggi ai vertici dello Stato non siederebbero Grasso e Boldrini, e invece dell’effetto Francesco sul conclave della Repubblica si sarebbe abbattuto l’effetto Franceschini. Immagino che quell’elettore sarà rimasto perplesso nel vedere un leader che grida ai politici «Arrendetevi» imporre ai suoi parlamentari la scheda bianca: il colore della resa. La democrazia è scelta, anche del meno peggio. E’ contaminazione. Diceva don Milani: a che serve avere le mani pulite, se poi si tengono in tasca?
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Re: Grillo è un COMICO ...certo! Ma... gli ALTRI?
con mariok partecipiamo al blog di Grillo.
A Grillo e a tutti quelli di 5 Stelle ricordiamo che prima del codice di comportamento del movimento c'è un codice di comportamento dell'individuo che deve rispondere a se stesso e dopo viene il giuramento fatto alla Carta Costituzionale per cui l'eletto, non avendo vincolo di mandato, prende le sue decisioni per il bene ultimo del suo paese.
Nella elezione che c'è stata al Senato è stato messo in luce un principio fondamentale, le persone non sono tutte uguali, i partiti non sono tuttin uguali, c'è del vecchio e del marcio da buttare, ma c'è anche del nuovo e del buono da salvare.
A Grillo e a tutti quelli di 5 Stelle ricordiamo che prima del codice di comportamento del movimento c'è un codice di comportamento dell'individuo che deve rispondere a se stesso e dopo viene il giuramento fatto alla Carta Costituzionale per cui l'eletto, non avendo vincolo di mandato, prende le sue decisioni per il bene ultimo del suo paese.
Nella elezione che c'è stata al Senato è stato messo in luce un principio fondamentale, le persone non sono tutte uguali, i partiti non sono tuttin uguali, c'è del vecchio e del marcio da buttare, ma c'è anche del nuovo e del buono da salvare.
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Re: Grillo è un COMICO ...certo! Ma... gli ALTRI?
E i vostri post ci sono ancora o sono stati cancellati?
Mah... a me pare un invasato!
http://www.corriere.it/politica/13_marz ... cc81.shtml
Mah... a me pare un invasato!
http://www.corriere.it/politica/13_marz ... cc81.shtml
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Re: Grillo è un COMICO ...certo! Ma... gli ALTRI?
Grillo sta comprendendo che la sua "creatura" vive di vita propria!
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«Non si discute per aver ragione, ma per capire» (Peanuts)
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Re: Grillo è un COMICO ...certo! Ma... gli ALTRI?
Odifreddi :
La democrazia secondo Grillo
Jorge Luis Borges, che era un uomo intelligente e spiritoso, nel suo racconto Il parlamento sosteneva che, per ottenere una rappresentanza veramente rappresentativa, un’elezione dovrebbe eleggere tutti gli elettori. Silvio Berlusconi e Beppe Grillo, che non sono né una cosa, né l’altra, sostengono invece che un’elezione veramente rappresentativa dovrebbe eleggere soltanto i segretari dei partiti, che poi si incontrano e decidono con un voto pesato, proporzionale ai voti dei loro partiti.
La proposta di Borges equivale ad avere come parlamentari tutti i cittadini. Quella di Berlusconi e Grillo, tende ad averne soltanto uno: il dittatore che c’è in loro. Nella pratica, la mediazione fra i due estremi è un parlamento con un certo numero di parlamentari: massimo, nel caso di Borges, e minimo, nel caso di Berlusconi e Grillo. Infatti, non è un caso che entrambi questi ultimi abbiano proposto una drastica riduzione dei seggi, sbandierandola come “riforma”.
Ciò che preoccupa Berlusconi e Grillo, e in misura minore Bersani, è che i parlamentari sfuggano appunto al loro controllo, e si permettano di votare secondo la propria coscienza, invece che secondo i loro diktat. O, se si preferisce, essi temono che i parlamentari si comportino da esseri pensanti in maniera autonoma, invece che da automi programmati da loro. E il voto segreto dà loro fastidio, perché permette appunto che gli automi si comportino umanamente.
Non a caso, Grillo ha sbraitato sul suo blog contro il voto segreto, e contro la decisione di alcuni dei suoi rappresentanti di comportarsi da parlamentari: cioè, da rappresentanti degli elettori, invece che suoi. Non a caso, Grillo pretende di sapere chi ha votato come, per poterne trarre le necessarie conseguenze: le dimissioni degli indipendenti pensanti, e la sostituzione con dipendenti non pensanti.
Per colmo dell’ironia, la nuova presidente della Camera è stata eletta come “indipendente”, appunto: cioè, ponendo fin da subito la propria autonomia individuale di fronte alla dipendenza partitica. Una dozzina di senatori grillini, ieri, si sono comportati da indipendenti come lei: posti di fronte all’alternativa, per la presidenza del Senato, tra un indagato per rapporti con la mafia e un procuratore antimafia, hanno scelto la decenza.
Speriamo che sia solo il primo passo per una resa dei conti all’interno del M5Spiùelle, come ormai incomincia a essere chiamato il movimento, secondo l’impietosa legge del contrappasso. Cioè, per una diaspora tra l’anima fascisteggiante che prende ordini da Grillo e Casaleggio, e l’anima democratica degli ingenui che si sono lasciati abbindolare dai loro proclami, ma che non hanno completamente rinunciato a pensare con la propria testa. Nelle votazioni segrete, almeno, questi ultimi si ricordino che la loro coscienza li vede, ma Grillo e Casaleggio no.
La democrazia secondo Grillo
Jorge Luis Borges, che era un uomo intelligente e spiritoso, nel suo racconto Il parlamento sosteneva che, per ottenere una rappresentanza veramente rappresentativa, un’elezione dovrebbe eleggere tutti gli elettori. Silvio Berlusconi e Beppe Grillo, che non sono né una cosa, né l’altra, sostengono invece che un’elezione veramente rappresentativa dovrebbe eleggere soltanto i segretari dei partiti, che poi si incontrano e decidono con un voto pesato, proporzionale ai voti dei loro partiti.
La proposta di Borges equivale ad avere come parlamentari tutti i cittadini. Quella di Berlusconi e Grillo, tende ad averne soltanto uno: il dittatore che c’è in loro. Nella pratica, la mediazione fra i due estremi è un parlamento con un certo numero di parlamentari: massimo, nel caso di Borges, e minimo, nel caso di Berlusconi e Grillo. Infatti, non è un caso che entrambi questi ultimi abbiano proposto una drastica riduzione dei seggi, sbandierandola come “riforma”.
Ciò che preoccupa Berlusconi e Grillo, e in misura minore Bersani, è che i parlamentari sfuggano appunto al loro controllo, e si permettano di votare secondo la propria coscienza, invece che secondo i loro diktat. O, se si preferisce, essi temono che i parlamentari si comportino da esseri pensanti in maniera autonoma, invece che da automi programmati da loro. E il voto segreto dà loro fastidio, perché permette appunto che gli automi si comportino umanamente.
Non a caso, Grillo ha sbraitato sul suo blog contro il voto segreto, e contro la decisione di alcuni dei suoi rappresentanti di comportarsi da parlamentari: cioè, da rappresentanti degli elettori, invece che suoi. Non a caso, Grillo pretende di sapere chi ha votato come, per poterne trarre le necessarie conseguenze: le dimissioni degli indipendenti pensanti, e la sostituzione con dipendenti non pensanti.
Per colmo dell’ironia, la nuova presidente della Camera è stata eletta come “indipendente”, appunto: cioè, ponendo fin da subito la propria autonomia individuale di fronte alla dipendenza partitica. Una dozzina di senatori grillini, ieri, si sono comportati da indipendenti come lei: posti di fronte all’alternativa, per la presidenza del Senato, tra un indagato per rapporti con la mafia e un procuratore antimafia, hanno scelto la decenza.
Speriamo che sia solo il primo passo per una resa dei conti all’interno del M5Spiùelle, come ormai incomincia a essere chiamato il movimento, secondo l’impietosa legge del contrappasso. Cioè, per una diaspora tra l’anima fascisteggiante che prende ordini da Grillo e Casaleggio, e l’anima democratica degli ingenui che si sono lasciati abbindolare dai loro proclami, ma che non hanno completamente rinunciato a pensare con la propria testa. Nelle votazioni segrete, almeno, questi ultimi si ricordino che la loro coscienza li vede, ma Grillo e Casaleggio no.
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Re: Grillo è un COMICO ...certo! Ma... gli ALTRI?
M5S, anatema Grillo spacca gli eletti. Vacciano: “Pronto a dimettermi”
Il senatore confessa di aver votato Grasso "per coscienza". Gli altri sui social network spiegano, dichiarano il loro voto oppure si ribellano. Molinari: "Meno reazioni isteriche e più fiducia" e il siciliano Campanella risponde su Twitter: "Per il mio voto? Non mi hanno promesso nulla. Io ragiono gratis. E lo faccio per il MoVimento e i miei concittadini liberi"
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 17 marzo 2013
Commenti (1009)
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/03 ... so/533175/
Come ho detto già, mi rifiuto di pensare che su 165 parlamentari non ci sia qualcuno che rifiuti di essere teleguidato
Questi casi di autodenuncia e rivendicazione di libertà di coscienza con la ferma determinazione alle dimissioni creerà inevitabilmente benefiche conseguenze in seno al movimento.
Il senatore confessa di aver votato Grasso "per coscienza". Gli altri sui social network spiegano, dichiarano il loro voto oppure si ribellano. Molinari: "Meno reazioni isteriche e più fiducia" e il siciliano Campanella risponde su Twitter: "Per il mio voto? Non mi hanno promesso nulla. Io ragiono gratis. E lo faccio per il MoVimento e i miei concittadini liberi"
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 17 marzo 2013
Commenti (1009)
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/03 ... so/533175/
Come ho detto già, mi rifiuto di pensare che su 165 parlamentari non ci sia qualcuno che rifiuti di essere teleguidato
Questi casi di autodenuncia e rivendicazione di libertà di coscienza con la ferma determinazione alle dimissioni creerà inevitabilmente benefiche conseguenze in seno al movimento.
Re: Grillo è un COMICO ...certo! Ma... gli ALTRI?
Personalmente non ci tengo a partecipare alla discussione in un movimento che ritengo mio avversario, così come non parteciperei alle discussioni del Pdl.iospero ha scritto:con mariok partecipiamo al blog di Grillo.
A Grillo e a tutti quelli di 5 Stelle ricordiamo che prima del codice di comportamento del movimento c'è un codice di comportamento dell'individuo che deve rispondere a se stesso e dopo viene il giuramento fatto alla Carta Costituzionale per cui l'eletto, non avendo vincolo di mandato, prende le sue decisioni per il bene ultimo del suo paese.
Nella elezione che c'è stata al Senato è stato messo in luce un principio fondamentale, le persone non sono tutte uguali, i partiti non sono tuttin uguali, c'è del vecchio e del marcio da buttare, ma c'è anche del nuovo e del buono da salvare.
Qualche volta ho espresso qualche opinione su Il fatto quotidiano e sono stato puntualmente censurato. Cosi come sono stato oscurato dalla pagina FB di Pietro Ricca, un altro campione di democrazia filo-grillino.
Tanto mi basta.
Re: Grillo è un COMICO ...certo! Ma... gli ALTRI?
Da rainews24
"il primo passaggio parlamentare ha messo M5S davanti al bivio 'purezza o partecipare al gioco della politica' "
la storia si ripete .... e non poteva non essere diversa.
uno schieramento ( se dico partito si offendono) che rappresenta il 29-30 % come potava essere unito compatto e insieme democratico?
benvenuti nel club del non pensiero unico , delle "correnti" e dell'amletico dubbio
lotta o governo?
"il primo passaggio parlamentare ha messo M5S davanti al bivio 'purezza o partecipare al gioco della politica' "
la storia si ripete .... e non poteva non essere diversa.
uno schieramento ( se dico partito si offendono) che rappresenta il 29-30 % come potava essere unito compatto e insieme democratico?
benvenuti nel club del non pensiero unico , delle "correnti" e dell'amletico dubbio
lotta o governo?
Re: Grillo è un COMICO ...certo! Ma... gli ALTRI?
SI FA PRESTO A DIRE NUOVO (Marco Travaglio)
17/03/2013 di triskel182
Gli innegabili aspetti positivi dell’elezione di Laura Boldrini e di Piero Grasso a presidenti di Camera e Senato li ha elencati ieri il nostro direttore Antonio Padellaro. Ma il coro di Exultet, con sottofondo di trombe e tromboni, che ha accompagnato la doppia votazione di sabato rischia di occultarne le ombre, che pure ci sono e vanno segnalate. A costo di passare per bastiancontrari. 1) È comprensibile che alcuni senatori di 5Stelle, pare di provenienza siciliana, non se la siano sentita di contribuire, astenendosi, al ritorno di Schifani (tuttoggi indagato per mafia a Palermo, sia pure con una richiesta di archiviazione dei pm pendente dinanzi al gip) alla presidenza del Senato. E abbiano dunque votato per Piero Grasso, evitando il peggio per la seconda carica dello Stato. Ma il metodo seguito non è stato dei più trasparenti: siccome tutti i candidati M5S si erano impegnati con gli elettori ad attenersi alle decisioni democraticamente assunte a maggioranza dai gruppi parlamentari, chi s’è dissociato dall’astensione decisa dal gruppo del Senato avrebbe dovuto dichiararlo e motivarlo apertamente, anziché rifugiarsi nel voto segreto. E precisare che lo strappo alla regola vale soltanto questa volta, in via eccezionale, trattandosi delle presidenze dei due rami del Parlamento, e non si ripeterà più. 2) Grillo, non essendo presente in Parlamento, deve rassegnarsi: i parlamentari di M5S saranno continuamente chiamati a votare sul tamburo, spesso con pochi secondi per riflettere, quasi sempre col ricatto incombente di dover scegliere il “meno peggio” per sfuggire all’accusa del “tanto peggio tanto meglio”, e neppure se volessero potranno consigliarsi continuamente con lui (che sta a Genova) e col guru Casaleggio (che sta a Milano). È la normale dialettica democratica, che però nasconde un grave pericolo per un movimento fragile e inesperto come 5 Stelle: la continua disunione dei gruppi parlamentari che, se non si atterranno alle regole che si sono dati, si condanneranno all’irrilevanza, vanificando lo strepitoso successo elettorale appena ottenuto. La regola non può essere che quella di decidere a maggioranza nei gruppi e poi di attenersi, tutti, scrupolosamente a quel che si è deciso. Anche quando il voto è segreto. Le eventuali eccezioni e deroghe vanno stabilite in anticipo, e solo per le questioni che interrogano le sfere più profonde della coscienza umana. Nelle prossime settimane il ricatto del “meno peggio” si ripeterà per la presidenza della Repubblica, per la fiducia al governo, per i presidenti delle commissioni di garanzia. Ogni qualvolta si fronteggerà un candidato berlusconiano e uno del centro o del centrosinistra, ci sarà sempre qualcuno che salta su a dire: piuttosto che Berlusconi, meglio D’Alema; piuttosto che Gianni Letta, meglio Enrico; piuttosto che Cicchitto, meglio Casini. Se ciascuno votasse come gli gira, sarebbe la morte del Movimento, che si ridurrebbe a ruota di scorta dei vecchi partiti, tradendo le aspettative dei milioni di elettori che l’hanno votato per spazzarli via o costringerli a rinnovarsi dalle fondamenta. ll che potrà avvenire solo se M5S, pur non rinunciando a fare politica, manterrà la sua alterità e sfuggirà a qualsiasi compromesso al ribasso, senza lasciarsi influenzare dai pressing dei partiti e dai media di regime. 3)Grasso e la Boldrini hanno storie diverse, non assimilabili in un unico, acritico plauso alla loro provenienza dalla mitica “società civile”. La Boldrini, per il suo impegno all’Onu in favore dei migranti, è una figura cristallina e super partes, mai compromessa con i giochetti della bottega politica. Grasso invece alle sirene della politica è stato sempre sensibilissimo, come dimostra la sua controversa carriera di magistrato antimafia: da procuratore di Palermo si sbarazzò dei pm più impegnati nelle indagini su mafia e politica e sulla trattativa Stato-mafia e trascurò filoni d’inchiesta che avrebbero potuto far emergere responsabilità istituzionali con una decina d’anni di anticipo; poi incassò la gratitudine del centrodestra, che di fatto lo nominò procuratore nazionale antimafia con tre leggi contra personam (incostituzionali) che eliminarono il suo concorrente Caselli; infine incassò la gratitudine del centrosinistra con la cooptazione nelle liste del Pd, dopo aver flirtato col Centro di Casini ed essersi guadagnato gli applausi del Pdl proponendo la medaglia al valore antimafia nientemeno che per Berlusconi. Solo la faccia del suo avversario Schifani può nascondere questi e altri altarini. 4) Il centrosinistra ha prevalso d’un soffio alle ultime elezioni col risultato più miserevole mai ottenuto da un vincitore nella storia della Repubblica: meno di un terzo dei votanti. Con che faccia Bersani e Vendola, nonostante le parole di apertura agli altri schieramenti per una distribuzione più equa delle presidenze delle Camere, se le sono accaparrate entrambe? Un minimo di decenza, oltrechè di spirito democratico, avrebbe dovuto indurli a rinunciare all’arroganza e all’ingordigia da poltrone, e a votare, senza mercanteggiare nulla in cambio, il candidato di 5 Stelle (o di un’altra coalizione) al vertice della Camera o del Senato. 5) A prescindere dai meriti e dai demeriti individuali, sia la Boldrini sia Grasso sono parlamentari esclusivamente grazie a quel Porcellum che i loro rispettivi partiti, Sel e Pd, contestano a parole e sfruttano nei fatti. Nessun elettore li ha scelti: sono stati cooptati nelle liste del centrosinistra dagli apparati, all’insaputa degli elettori, non avendo partecipato neppure alle primarie per i candidati. L’altroieri Vendola e Bersani li hanno estratti dal cilindro all’ultimo momento, senz’alcuna consultazione dei rispettivi gruppi, per dare una verniciata di nuovo alle vecchie logiche spartitorie che sarebbero subito saltate agli occhi se a incarnarle fossero stati i Franceschini e le Finocchiaro. Ma la sostanza non cambia. La Boldrini poi rappresenta un partito del 3% e ora presiede la Camera grazie a un altro meccanismo perverso del Porcellum: il mostruoso premio di maggioranza del 55% dei seggi assegnato allo schieramento che arriva primo, anche se non rappresenta nemmeno un terzo dei votanti. Grasso è presidente del Senato per conto di una coalizione minoritaria, con l’aggiunta decisiva di alcuni franchi tiratori del Centro e di 5 Stelle. Quanto di meno nuovo e trasparente si possa immaginare.
Da Il Fatto Quotidiano del 18/03/2013.
17/03/2013 di triskel182
Gli innegabili aspetti positivi dell’elezione di Laura Boldrini e di Piero Grasso a presidenti di Camera e Senato li ha elencati ieri il nostro direttore Antonio Padellaro. Ma il coro di Exultet, con sottofondo di trombe e tromboni, che ha accompagnato la doppia votazione di sabato rischia di occultarne le ombre, che pure ci sono e vanno segnalate. A costo di passare per bastiancontrari. 1) È comprensibile che alcuni senatori di 5Stelle, pare di provenienza siciliana, non se la siano sentita di contribuire, astenendosi, al ritorno di Schifani (tuttoggi indagato per mafia a Palermo, sia pure con una richiesta di archiviazione dei pm pendente dinanzi al gip) alla presidenza del Senato. E abbiano dunque votato per Piero Grasso, evitando il peggio per la seconda carica dello Stato. Ma il metodo seguito non è stato dei più trasparenti: siccome tutti i candidati M5S si erano impegnati con gli elettori ad attenersi alle decisioni democraticamente assunte a maggioranza dai gruppi parlamentari, chi s’è dissociato dall’astensione decisa dal gruppo del Senato avrebbe dovuto dichiararlo e motivarlo apertamente, anziché rifugiarsi nel voto segreto. E precisare che lo strappo alla regola vale soltanto questa volta, in via eccezionale, trattandosi delle presidenze dei due rami del Parlamento, e non si ripeterà più. 2) Grillo, non essendo presente in Parlamento, deve rassegnarsi: i parlamentari di M5S saranno continuamente chiamati a votare sul tamburo, spesso con pochi secondi per riflettere, quasi sempre col ricatto incombente di dover scegliere il “meno peggio” per sfuggire all’accusa del “tanto peggio tanto meglio”, e neppure se volessero potranno consigliarsi continuamente con lui (che sta a Genova) e col guru Casaleggio (che sta a Milano). È la normale dialettica democratica, che però nasconde un grave pericolo per un movimento fragile e inesperto come 5 Stelle: la continua disunione dei gruppi parlamentari che, se non si atterranno alle regole che si sono dati, si condanneranno all’irrilevanza, vanificando lo strepitoso successo elettorale appena ottenuto. La regola non può essere che quella di decidere a maggioranza nei gruppi e poi di attenersi, tutti, scrupolosamente a quel che si è deciso. Anche quando il voto è segreto. Le eventuali eccezioni e deroghe vanno stabilite in anticipo, e solo per le questioni che interrogano le sfere più profonde della coscienza umana. Nelle prossime settimane il ricatto del “meno peggio” si ripeterà per la presidenza della Repubblica, per la fiducia al governo, per i presidenti delle commissioni di garanzia. Ogni qualvolta si fronteggerà un candidato berlusconiano e uno del centro o del centrosinistra, ci sarà sempre qualcuno che salta su a dire: piuttosto che Berlusconi, meglio D’Alema; piuttosto che Gianni Letta, meglio Enrico; piuttosto che Cicchitto, meglio Casini. Se ciascuno votasse come gli gira, sarebbe la morte del Movimento, che si ridurrebbe a ruota di scorta dei vecchi partiti, tradendo le aspettative dei milioni di elettori che l’hanno votato per spazzarli via o costringerli a rinnovarsi dalle fondamenta. ll che potrà avvenire solo se M5S, pur non rinunciando a fare politica, manterrà la sua alterità e sfuggirà a qualsiasi compromesso al ribasso, senza lasciarsi influenzare dai pressing dei partiti e dai media di regime. 3)Grasso e la Boldrini hanno storie diverse, non assimilabili in un unico, acritico plauso alla loro provenienza dalla mitica “società civile”. La Boldrini, per il suo impegno all’Onu in favore dei migranti, è una figura cristallina e super partes, mai compromessa con i giochetti della bottega politica. Grasso invece alle sirene della politica è stato sempre sensibilissimo, come dimostra la sua controversa carriera di magistrato antimafia: da procuratore di Palermo si sbarazzò dei pm più impegnati nelle indagini su mafia e politica e sulla trattativa Stato-mafia e trascurò filoni d’inchiesta che avrebbero potuto far emergere responsabilità istituzionali con una decina d’anni di anticipo; poi incassò la gratitudine del centrodestra, che di fatto lo nominò procuratore nazionale antimafia con tre leggi contra personam (incostituzionali) che eliminarono il suo concorrente Caselli; infine incassò la gratitudine del centrosinistra con la cooptazione nelle liste del Pd, dopo aver flirtato col Centro di Casini ed essersi guadagnato gli applausi del Pdl proponendo la medaglia al valore antimafia nientemeno che per Berlusconi. Solo la faccia del suo avversario Schifani può nascondere questi e altri altarini. 4) Il centrosinistra ha prevalso d’un soffio alle ultime elezioni col risultato più miserevole mai ottenuto da un vincitore nella storia della Repubblica: meno di un terzo dei votanti. Con che faccia Bersani e Vendola, nonostante le parole di apertura agli altri schieramenti per una distribuzione più equa delle presidenze delle Camere, se le sono accaparrate entrambe? Un minimo di decenza, oltrechè di spirito democratico, avrebbe dovuto indurli a rinunciare all’arroganza e all’ingordigia da poltrone, e a votare, senza mercanteggiare nulla in cambio, il candidato di 5 Stelle (o di un’altra coalizione) al vertice della Camera o del Senato. 5) A prescindere dai meriti e dai demeriti individuali, sia la Boldrini sia Grasso sono parlamentari esclusivamente grazie a quel Porcellum che i loro rispettivi partiti, Sel e Pd, contestano a parole e sfruttano nei fatti. Nessun elettore li ha scelti: sono stati cooptati nelle liste del centrosinistra dagli apparati, all’insaputa degli elettori, non avendo partecipato neppure alle primarie per i candidati. L’altroieri Vendola e Bersani li hanno estratti dal cilindro all’ultimo momento, senz’alcuna consultazione dei rispettivi gruppi, per dare una verniciata di nuovo alle vecchie logiche spartitorie che sarebbero subito saltate agli occhi se a incarnarle fossero stati i Franceschini e le Finocchiaro. Ma la sostanza non cambia. La Boldrini poi rappresenta un partito del 3% e ora presiede la Camera grazie a un altro meccanismo perverso del Porcellum: il mostruoso premio di maggioranza del 55% dei seggi assegnato allo schieramento che arriva primo, anche se non rappresenta nemmeno un terzo dei votanti. Grasso è presidente del Senato per conto di una coalizione minoritaria, con l’aggiunta decisiva di alcuni franchi tiratori del Centro e di 5 Stelle. Quanto di meno nuovo e trasparente si possa immaginare.
Da Il Fatto Quotidiano del 18/03/2013.
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