THE CATHOLIC QUESTION
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Re: THE CATHOLIC QUESTION
Oh, comunque nemmeno oggi ha detto una parola al riguardo.
Male. Malissimo.
Male. Malissimo.
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
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Re: THE CATHOLIC QUESTION
Bergoglio e la favola di ‘Papa Francesco’?
di Daniela Padoan | 17 marzo 2013
Il Vaticano dei poveri è un ossimoro. Conti bancari, patrimoni immobiliari, ricchezze d’ogni genere non si cancellano per mancanza della stola d’ordinanza – quel rosso, quegli ori che Virginia Woolf dileggiava come ridicoli e tribali segni del potere maschile, e che tuttora sono lo scenario entro cui maggiormente spicca il candore della veste papale; ma non basta il candore della veste, né un’accorta immagine su un pullman o al desk di un albergo, per fare di un uomo di potere un poverello di Dio.
É di nuovo all’opera uno struggente desiderio di credere alle favole mediatiche, purché abbiano qualche appiglio simbolico e possano essere incartate in frasi fatte e slogan: la principessa triste, lady Diana, lo stesso poverello di Assisi, che ha avuto una storia, come tutti, fatta di luci e ombre, ed era molto più – e molto meno – di un’icona per santini parrocchiali.
Dunque abbiamo un Francesco in Vaticano. Non è venuto dal nulla, camminando scalzo. Era a Buenos Aires, sprezzante di tutte le figure che sono state vittime della dittatura argentina. Sembra di cattivo gusto evocare le porte chiuse in faccia alle madri e alle nonne di Plaza de Mayo, e le circostanziate testimonianze di una vicinanza a un regime che torturava gli oppositori. Ma non è concesso accantonare con un’alzata di spalle ciò che un uomo ha fatto durante una dittatura. Esistono momenti, nelle esistenze, in cui gli uomini, le donne, vengono messi alla prova; momenti in cui la vita chiede di dire chi siamo: chi ha vissuto durante una dittatura ha subito la più difficile delle prove, e non è ininfluente se si è schierato dalla parte dei persecutori o da quella delle vittime.
Non si tratta solo di rispettare e dar credito alle parole di un giornalista che, come Horacio Verbitsky, ha passato la vita a ricostruire brandello per brandello le testimonianze di quegli anni, ma di guardare l’operato, nella sua sede vescovile di Buenos Aires, di un uomo che non ha fatto mistero della propria collocazione ideale: Dio, patria, famiglia. Gli ideali della dittatura argentina. Di tutte le dittature. Dove le donne sono funzione dell’uomo: perché stupirsi di presunte frasi coerenti sulla loro subordinazione? Suonano incongrue solo se le si crede pronunciate dalla statuina fiorita di un dolce santo circondato da uccelli.
D’altra parte, il Nunzio apostolico monsignor Pio Laghi – che tre mesi dopo il golpe del 1976 benedisse i militari dicendo che l’amore per la patria si equipara all’amore per Dio – venne nominato dal Vaticano “prefetto della Congregazione per l’educazione religiosa nel mondo” e fu sul punto di diventare papa. Per non dire della benedizione di Wojtyla dal balcone di Pinochet. Per non dire di Sodano, nunzio apostolico nel Cile di Pinochet.
Più che festeggiare – come alcuni esponenti di movimenti per il Latinoamerica hanno fatto – una sorta di riconoscimento della forza di cambiamento portata da quel continente, c’è da temere che il potere vaticano abbia deciso di arginare la straordinaria esperienza di libertà di paesi che, in modi diversi, hanno sperimentato un’autonomia dal pensiero dominante. Quasi tutti i presidenti del Latinoamerica, da Mujica ai Kirchner, durante le dittature sostenute dagli Stati Uniti e come minimo ben tollerate dal Vaticano, hanno saputo dove stare: con i combattenti per la libertà, con la teologia della liberazione, con i veri san Francesco che vivevano nelle favelas con gli ultimi. Dall’altra parte, c’erano i regimi dei torturatori, dei complici e di chi non ha fatto nulla per opporvisi. Quelle stesse persone che, negli anni successivi, non hanno sentito il bisogno di una parola di verità e di abbraccio per le vittime.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/03 ... co/533382/
di Daniela Padoan | 17 marzo 2013
Il Vaticano dei poveri è un ossimoro. Conti bancari, patrimoni immobiliari, ricchezze d’ogni genere non si cancellano per mancanza della stola d’ordinanza – quel rosso, quegli ori che Virginia Woolf dileggiava come ridicoli e tribali segni del potere maschile, e che tuttora sono lo scenario entro cui maggiormente spicca il candore della veste papale; ma non basta il candore della veste, né un’accorta immagine su un pullman o al desk di un albergo, per fare di un uomo di potere un poverello di Dio.
É di nuovo all’opera uno struggente desiderio di credere alle favole mediatiche, purché abbiano qualche appiglio simbolico e possano essere incartate in frasi fatte e slogan: la principessa triste, lady Diana, lo stesso poverello di Assisi, che ha avuto una storia, come tutti, fatta di luci e ombre, ed era molto più – e molto meno – di un’icona per santini parrocchiali.
Dunque abbiamo un Francesco in Vaticano. Non è venuto dal nulla, camminando scalzo. Era a Buenos Aires, sprezzante di tutte le figure che sono state vittime della dittatura argentina. Sembra di cattivo gusto evocare le porte chiuse in faccia alle madri e alle nonne di Plaza de Mayo, e le circostanziate testimonianze di una vicinanza a un regime che torturava gli oppositori. Ma non è concesso accantonare con un’alzata di spalle ciò che un uomo ha fatto durante una dittatura. Esistono momenti, nelle esistenze, in cui gli uomini, le donne, vengono messi alla prova; momenti in cui la vita chiede di dire chi siamo: chi ha vissuto durante una dittatura ha subito la più difficile delle prove, e non è ininfluente se si è schierato dalla parte dei persecutori o da quella delle vittime.
Non si tratta solo di rispettare e dar credito alle parole di un giornalista che, come Horacio Verbitsky, ha passato la vita a ricostruire brandello per brandello le testimonianze di quegli anni, ma di guardare l’operato, nella sua sede vescovile di Buenos Aires, di un uomo che non ha fatto mistero della propria collocazione ideale: Dio, patria, famiglia. Gli ideali della dittatura argentina. Di tutte le dittature. Dove le donne sono funzione dell’uomo: perché stupirsi di presunte frasi coerenti sulla loro subordinazione? Suonano incongrue solo se le si crede pronunciate dalla statuina fiorita di un dolce santo circondato da uccelli.
D’altra parte, il Nunzio apostolico monsignor Pio Laghi – che tre mesi dopo il golpe del 1976 benedisse i militari dicendo che l’amore per la patria si equipara all’amore per Dio – venne nominato dal Vaticano “prefetto della Congregazione per l’educazione religiosa nel mondo” e fu sul punto di diventare papa. Per non dire della benedizione di Wojtyla dal balcone di Pinochet. Per non dire di Sodano, nunzio apostolico nel Cile di Pinochet.
Più che festeggiare – come alcuni esponenti di movimenti per il Latinoamerica hanno fatto – una sorta di riconoscimento della forza di cambiamento portata da quel continente, c’è da temere che il potere vaticano abbia deciso di arginare la straordinaria esperienza di libertà di paesi che, in modi diversi, hanno sperimentato un’autonomia dal pensiero dominante. Quasi tutti i presidenti del Latinoamerica, da Mujica ai Kirchner, durante le dittature sostenute dagli Stati Uniti e come minimo ben tollerate dal Vaticano, hanno saputo dove stare: con i combattenti per la libertà, con la teologia della liberazione, con i veri san Francesco che vivevano nelle favelas con gli ultimi. Dall’altra parte, c’erano i regimi dei torturatori, dei complici e di chi non ha fatto nulla per opporvisi. Quelle stesse persone che, negli anni successivi, non hanno sentito il bisogno di una parola di verità e di abbraccio per le vittime.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/03 ... co/533382/
Re: THE CATHOLIC QUESTION
se facevano papa Scola la quantità di veleno del FQ avrebbe sterminato intere regioni.
sulla casa di Montecarlo ci hanno intrattenuto per 5 mesi, sulle tenute in Giamaica un giorno.
sulla casa di Montecarlo ci hanno intrattenuto per 5 mesi, sulle tenute in Giamaica un giorno.
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Re: THE CATHOLIC QUESTION
Beh, mi pare che l'articolo confermi al momento tutte le perplessità
Di quei criminali di sodano e laghi sapevamo già molto, nel frattempo il nuovo papa non dice ancora una parola su questa faccenda. Male, malissimo.
Inoltre, il papa semplice domani non fa la cerimonia semplice ma pomposa BLOCCANDO UNA CITTA' INTERA. La semplicità dov'è, santità?
Spieghi a tutti cosa ha fatto (o non fatto) per arginare la dittatura. E cambi davvero la chiesa, se crede, ma sa cosa intendo io per cambiamento. Per ora non ci siamo per niente.
Di quei criminali di sodano e laghi sapevamo già molto, nel frattempo il nuovo papa non dice ancora una parola su questa faccenda. Male, malissimo.
Inoltre, il papa semplice domani non fa la cerimonia semplice ma pomposa BLOCCANDO UNA CITTA' INTERA. La semplicità dov'è, santità?
Spieghi a tutti cosa ha fatto (o non fatto) per arginare la dittatura. E cambi davvero la chiesa, se crede, ma sa cosa intendo io per cambiamento. Per ora non ci siamo per niente.
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Re: THE CATHOLIC QUESTION
Habemus Papam: Franciscum! (di Paolo Farinella, prete)
Il nome è un programma. Abolirà anche il Vaticano?
Si è avverata la profezia del mio romanzo Habemus Papam, Francesco, riedito nel 2012 da Gabrielli Editori con il titolo «HABEMUS PAPAM.
La legenda del papa che abolì il Vaticano».
Il nome c’è già.
Ora aspettiamo che abolisca il Vaticano, se non lo fanno fuori prima.
Le premesse ci sono, la primavera anche e Bertone e i suoi complici facciano le valigie.
Francesco è il nuovo vescovo di Roma, e di conseguenza, papa della Chiesa Cattolica.
Avevo cominciato a scrivere questo pacchetto dedicato alle elezioni italiane e alle sue conseguenze, martedì 12 marzo, ma mi attardavo in attesa dell’elezione del papa che finalmente è arrivata. Sentivo che mercoledì 13 sarebbe stata la giornata giusta.
Se fossero stati due o tre scrutini, sarebbe stata la vittoria della curia, con l’elezione di Scola o di Scherer.
Invece se si fosse arrivati al quarto o quinto scrutinio, la curia avrebbe perso terreno e avrebbe preso corpo un’altra possibilità.
Così è stato.
Quando ho visto che il quinto diventava più lungo, ho capito che la scelta sarebbe caduta su un nome nuovo, senza legami con la curia (Scola) e il partito dello Ior (Scherer). Per tutto il giorno mi ronzava in cuore il nome del mio romanzo Habemus Papam, «Francesco».
Dicevo a me stesso:
non è possibile!
E’ un nome «maledizione», troppo impegnativo.
Se il papa sceglie questo nome si condanna da sé a fare sul serio perché deve scegliere la povertà come criterio e metodo di vita; deve essere coerente:
come può Francesco abitare in mezzo al lusso Vaticano?
Può il papa essere «personalmente» povero, ma apparire «istituzionalmente» potente e ricco?
Non licet!
Ora non ci resta che aspettare.
Intanto colpiscono alcune cose, che ai profani non saltano agli occhi perché non addentro alla simbologia e al rituale. Facciamo un po’ di esegesi di scavo:
-1) Francesco si è presentato «nudo» con la semplice veste bianca, senza mozzetta rossa e senza stola, i simboli del «papa» e del capo di Stato Vaticano. La stola era piegata e portata dal cerimoniere, quasi a stabilire le priorità: prima la persona, poi il vescovo, poi il papa poi il capo si Stato.
-2) L’immagine plastica dello «smarrito» cerimoniere, Guido Marini, genovese, tutto bardato di rossiccio, con un sorriso di circostanza, che guardava il papa con terrore, era la foto del cambiamento. Marini è stato l’artefice, anzi il complice di Ratzinger per riportare la Chiesa nel passato. Nel suo volto c’era lo smarrimento degli sconfitti tradizionalisti. Un buon inizio.
-3) Il biglietto di visita di Francesco è stato un laicissimo «Buona sera!», rivolto ai «fratelli e sorelle».
-4) Si è presentato non «al mondo», ma alla diocesi di Roma: «sono il vescovo di Roma». Ottimo!
-5) Scandalizzando il cerimoniere che era fuori luogo e fuori posto, ha chiesto la benedizione al suo popolo, prima di dare la sua. Mai era avvenuto una cosa del genere.
-6) Dopo 35 anni, per la prima volta, è risuonato in San Pietro, sulla bocca di un papa, il termine «popolo» che era stato espunto dai documenti ufficiali di Giovanni Paolo II e Bendetto XVI.
-7) La croce che ha al collo è di ferro e non di oro. «Signa temporum!».
-8) Anche al mattino del 14 marzo è andato a S. M. Maggiore senza abiti pontificali, ma da semplice prete, vescovo, col solo abito bianco. Come se volesse dire: farò il vescovo e il resto verà da sé.
-9) Il suo passato, lascia ben sperare: a Buenos Aires, viveva in un appartamento e andava a farsi la spesa da solo e la sera si preparava da mangiare da sé. Viaggiava in metro e non aveva la macchina. Piccole cose, certo, ma sono una rivoluzione all’interno di un sistema di peccato come il Vaticano che ormai era la centrale di Satana e la fornace degli scandali di ogni ordine e grado.
-10) Infine, un papa latinoamericano è una svolta nella storia della Chiesa: finisce la Chiesa italiana, eurocentrica, e comincia la Chiesa Universale, la Chiesa della periferia, la Chiesa dei poveri, nella speranza che inizia anche l’era di una Chiesa povera.
Il papato di Ratzinger è stato solo una parentesi quadra che ha fatto perdere otto anni di tempo. Ora, in attesa che lo facciano fuori, speriamo che abbia la forza di fare piazza pulita, cominciando a dare un segno, chiamando in Vaticano, magari facendolo segretario di Stato, mons. Carlo Maria Viganò, quello che Bertone ha esiliato negli Usa perché aveva scoperto la corruzione con nome e cognome dei quaranta ladroni bertoniani & C.
La primavera comincia con il primo fiore.
Sperare è possibile!
Rileggere «Habemus papam» è ancora più emozionante e terrificante.
Paolo Farinella, prete
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Re: THE CATHOLIC QUESTION
11) Ancora non ha chiarito la sua posizione riguardo al periodo della dittatura. Il fatto che stia evitando l'argomento autorizza, al momento, a non mettere da parte i sospetti che da più parti vengono alimentati
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Re: THE CATHOLIC QUESTION
Sarà che io ho bisogno di aria fresca, ma questo papa dalla faccia buona mi piace tanto!
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Re: THE CATHOLIC QUESTION
Pure il polacco aveva la faccia buona, poi andava in croazia a beatificare criminali di guerra.
Basterebbe convocare la stampa e farsi fare un po' di domande (non la stampa asservita, ovvio)
Basterebbe convocare la stampa e farsi fare un po' di domande (non la stampa asservita, ovvio)
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Re: THE CATHOLIC QUESTION
«Sono felice, è la migliore scelta possibile,
conosce e ama la vita semplice, umile, reale,
è esterno al sistema romano della Curia.
Spero che vari le riforme necessarie, e in un radicale
rimpasto ai vertici come primo segnale».
Il professor Hans Küng, massimo teologo cattolico critico oggi, esulta,
sembra parlare di una possibile perestrojka vaticana.
( da Repubblica, 14 marzo 2013)
conosce e ama la vita semplice, umile, reale,
è esterno al sistema romano della Curia.
Spero che vari le riforme necessarie, e in un radicale
rimpasto ai vertici come primo segnale».
Il professor Hans Küng, massimo teologo cattolico critico oggi, esulta,
sembra parlare di una possibile perestrojka vaticana.
( da Repubblica, 14 marzo 2013)
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