In Israele, a Gerusalemme, ci sta il Muro del Pianto.
Da noi, a Roma dovrebbero erigere il muro del grugno.
Ci sarebbe la coda 24 ore su 24, 365 giorni all’anno,…altro che a Gerusalemme.
Questa volta a sbattercelo il grugno tocca al giovane Pippo Civati che ha dichiarato:
Però Speranza è un altro segnale del cambiamento voluto da Bersani?
«È un rinnovamento garantito, molto pilotato. Nell’idea della democrazia che ho io, le proposte si discutono in modo aperto e generale. Comunque, mi auguro che Speranza faccia suo questo metodo».
In primis non distingue tra democrazia e oligarchia. In questi 68 anni di storia Repubblicana nei partiti non ce mai stata democrazia. Invece “oligarchia”, siempre. Negli ultimi 20 anni poi è stato tutto un fiorire di partiti personali, un passetto in la oltre l’oligarchia, il tutto e sulla scia della mummia cinese strabollita.
Si sbaglia chi pensa che nel Pds, Ds, Comidad de la Buena Muerte, non ci fosse un padrone. C’era e c’è, ma se ne sta nascosto dietro le quinte, nel retrobottega.
E poi non si comprende perché abbia abboccato così facilmente sulla mossa del gattopardo alle primarie.
Un merlo d’”oro per Pippozzo come il Tapiro che consegna il mio concittadino Valerio Staffelli???
Pensava che gli eletti con le primarie contassero veramente qualcosa?
Eppure avrà pur sentito parlare di schiaccia bottoni.
Appunto,…….i nuovi eletti servono a quello, a gettare fumo negli occhi al merlame italiano, che credono nella collegialità delle discussioni.
Le decisioni le prendono solo quelli del gruppo oligarchico ristretto. Loro sono solo dei trasduttori. Remunerati bene così tengono la bocca chiusa,……. ma sempre trasduttori di una volontà superiore.
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Repubblica 20.3.13
Civati: non mi è piaciuto il metodo di designazione, gli eletti delle primarie non sono stati coinvolti”
“Roberto è bravo, però ho scelto scheda bianca perché questo è un rinnovamento pilotato”
ROMA — Civati, lei è scettico sull’elezione del neo capogruppo del Pd, Roberto Speranza?
«Sulla persona assolutamente no, perché Roberto è una figura dialogante, giovane e di talento. Non lo discuto affatto. Però non mi è piaciuto il metodo. Dal mio punto di vista pesa che nelle indicazioni per gli incarichi parlamentari, non ci sia nessun eletto con le primarie. Se sono così importanti da qualche parte dovremo cominciare a farlo vedere. Ci sono una buona percentuale di parlamentari liberi, neofiti che vogliono essere maggiormente coinvolti».
Ha votato scheda bianca?
«Sì».
Però Speranza è un altro segnale del cambiamento voluto da Bersani?
«È un rinnovamento garantito, molto pilotato. Nell’idea della democrazia che ho io, le proposte si discutono in modo aperto e generale. Comunque, mi auguro che Speranza faccia suo questo metodo».
Il segretario del Pd ha dichiarato spesso che “farà girare la ruota”. Ma evidentemente pensa a un ricambio con persone di sua fiducia?
«Invece che Speranza dovrebbe chiamarsi “Fiducia”».
Lei ritiene non ci sia rinnovamento nel Pd?
«No, infatti la mia non è un’opposizione, ma uno sprone a lavorare in modo diverso. Il rinnovamento si è imposto, ma confrontiamoci su come lo vogliamo fare questo rinnovamento».
Perché il voto segreto? Era necessario?
«Niente affatto. D’altra parte non era in discussione l’elezione di Speranza, peraltro unico candidato. Si poteva fare una discussione e ci sarebbero stati semplicemente dei “distinguo”. Io avrei fatto quello che poi ho deciso, il mio voto palese sarebbe stato uguale».
Tuttavia 84 deputati non hanno votato Speranza. Un bel po’ di malumori?
«Ma ci sono stati 200 voti favorevoli nella convinzione che siamo in un passaggio delicato. Non accenderei polemiche: bene un capogruppo giovane e ci sta anche la manifestazione di dissenso. La preoccupazione più grande ora è per le prossime mosse che spettano al centrosinistra; è per quello che succederà dopo le consultazioni del presidente Napolitano. In questa fase così difficile credo che tutti, inclusi i renziani, saranno collaborativi con Speranza e con Bersani».
Il rinnovamento deve essere il criterio-guida anche per il Quirinale?
«Sulla candidatura per il Colle sono diventati tutti esperti nelle ultime ore. Non mi aggiungo agli esperti, ci vuole un po’ di modestia. Prima del resto c’è il passaggio per il premier, per il governo e poi si affronterà l’elezione del capo dello Stato».
Il vento grillino soffia anche nei partiti?
«Un processo è avviato. Vorrei che il Pd valorizzasse da subito tutti quelli che hanno voglia di dare un contributo nuovo, di esperienze diverse. Ho mandato una lettera aperta ai parlamentari, perché si lavori subito a proposte di legge che precisino e diano concretezza ai famosi otto punti di programma di Bersani. Va aperta una discussione anche nelle città: avere fatto le primarie equivale all’elezione in un collegio uninominale. Sui rimborsi elettorali ad esempio, c’è una proposta di Walter Tocci che punta ad abolire il rimborso automatico e sostituirlo con la contribuzione dell’uno per mille volontaria. Discutiamone».