the day after. quali accordi per governare?
Re: the day after. quali accordi per governare?
Sì ma anche quando la "sfangano" alla prima fiducia .... sarà un governo sempre appeso ad un filo, dove nessuno può avere il raffreddore e stare a casa, un'orda vociante che ti tira per la giacca in 10 direzioni.
Un terribile deja vu.
peccato, Bersani ( lui) meritava una chance vera.
Un terribile deja vu.
peccato, Bersani ( lui) meritava una chance vera.
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Re: the day after. quali accordi per governare?
Che ci sia l'appoggio della PdL o di M5S comunque oramai sara` comunque un governo appeso a un filo.Amadeus ha scritto:Sì ma anche quando la "sfangano" alla prima fiducia .... sarà un governo sempre appeso ad un filo, dove nessuno può avere il raffreddore e stare a casa, un'orda vociante che ti tira per la giacca in 10 direzioni.
Un terribile deja vu.
peccato, Bersani ( lui) meritava una chance vera.
Con quei numeri al Senato non e` evitabile.
Ottenuta la prima fiducia, TUTTA l'attivita` di legiferazione, dalla finanziaria alle riforme, deve essere
completamente riportata alle Camere.
Altrimenti il governo si espone ai ricatti e dover porre la fiducia sui provvedimenti.
Riguardo Bersani, mi spiace fino a un certo punto.
Non gliel'ha certo ordinato il dottore di fare una campagna elettorale incredibilmente afasica.
Prima si e` fatto mettere in un angolo da Monti "vergognandosi" delle sue idee, aree e alleati "troppo radicali".
Poi si e` fatto incastrare da Berlusconi per Monte Paschi e IMU.
Poi non ha fatto menzione alcuna dei temi cari ai suoi elettori: beni comuni, acqua pubblica, sanita` pubblica, ecc..
Il pessimo risultato che ha avuto se lo e` cercato.
Col lanternino.
Un errore dietro l'altro.
E si che la base gli aveva dato fiducia piena sconfessando la linea liberista...
soloo42000
Ultima modifica di soloo42000 il 23/03/2013, 10:36, modificato 1 volta in totale.
Re: the day after. quali accordi per governare?
Non credo che una persona con l'esperienza di Bersani si sia imbucato in questa situazione senza un motivo.
Probabilmente il suo obbiettivo politico è di far scoppiare le contraddizioni del M5S, anche se questo non servirà a governare ma a ridimensionarli alle prossime elezioni.
Probabilmente il suo obbiettivo politico è di far scoppiare le contraddizioni del M5S, anche se questo non servirà a governare ma a ridimensionarli alle prossime elezioni.
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Re: the day after. quali accordi per governare?
mariok ha scritto:Non credo che una persona con l'esperienza di Bersani si sia imbucato in questa situazione senza un motivo.
Probabilmente il suo obbiettivo politico è di far scoppiare le contraddizioni del M5S, anche se questo non servirà a governare ma a ridimensionarli alle prossime elezioni.
Se e` cosi` allora "sottovaluta il lato oscuro"...
20 anni di Berlusconi e Bossi dimostrano che gli italiani non imparano dai loro errori.
E quanto accaduto alle elezioni mostra anche un lato vile e irrazionale del loro ragionare politico.
La loro frustrazione la sfogano sul primo che passa, il piu` "debole", non certo sui responsabili dei loro mali...
Ciao.
soloo42000
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Re: the day after. quali accordi per governare?
E' qui che bisogna puntare, secondo me
I senatori Grillini arrabbiati con Beppe Grillo viene a Roma e scappa senza parlarci
FRONDA 5 STELLE: AL VOTO DI FIDUCIA CI SARANNO SORPRESE
I senatori che non escludono una trattativa con Bersani offesi per il comportamento di Grillo: “E’ arrivato a Roma, ha imposto la linea ed è sparito senza neanche incontrarci. Ci considera dei numeri. Magari è Casaleggio che gliel’ha fatto credere” – “Se il Pd offre un grande cambiamento, come dire no?”…
Andrea Malaguti per “La Stampa”
«Perché Grillo ci tratta così?». Fronda a Cinque Stelle. Il giorno dopo, venerdì, mentre Roberta Lombardi partecipa alla seduta dei capogruppo negli uffici della presidenza della Camera, i cittadini-parlamentari rimasti a Roma attraversano il Transatlantico con gli occhi bassi. Nervosi. Irritati. E questa volta non dai media, ma dal loro leader, Giuseppe Piero Grillo.
E anche dal loro portavoce al Senato, quel Vito Crimi che dopo l’incontro al Colle col Presidente Napolitano aveva commentato con incomprensibile spocchia: «l’abbiamo tenuto sveglio». Frase buttata lì come si fa al bar dandosi di gomito. E poi ritirata con tante scuse. «Parole di cui io mi sono vergognato», racconta in un capannello un parlamentare eletto nel Lazio. «Ma chi pensiamo di essere?». Ha gli occhi lucidi. È come se, guardandosi attorno, vedesse un altro momento, da un’altra parte. Non il suo. «Stiamo prendendo una brutta piega», borbotta.
Raccoglie solidarietà immediata. È l’ala trattativista del Movimento – minoritaria ma non irrilevante – quella che era riuscita a far votare la disponibilità a discutere col Pd la suddivisione delle cariche istituzionali. Quella che ora vorrebbe ragionare sulla possibilità di un accordo governativo. «Un esecutivo Pd-M5S sarebbe perfetto. Almeno nella mia testa. Il Presidente ha ragione, il malessere sociale è troppo largo per essere ignorato». Eresia. Che comincia a prendere piede. Alimentata da un’immagine diventata ossessione.
È quella di Grillo che lascia il Quirinale e sale in macchina sgommando lontano. Insopportabile. Perché scappando in mezzo al traffico di Roma, e infrangendo metà delle regole del codice stradale, la Guida del MoVimento ha segnato plasticamente non tanto la distanza incolmabile dai media, quanto quella – per lui molto più fastidiosamente radicale – da una larga parte dei suoi cittadini-parlamentari. «Né una parola né un saluto. Non ci ha incontrato, non si è confrontato. È assurdo», sbotta un senatore a Palazzo Madama.
Finge di affrontare le cose con solidità, ma è evidente che dentro di lui un mondo è sparito. «Noi stiamo qui a lavorare. Lui arriva, impone la sua linea e sparisce. Evidentemente ci considera dei numeri. Magari è Casaleggio che gliel’ha fatto credere. Ma io non voglio ritrovarmi tra vent’anni a pensare che abbiamo buttato alle ortiche un’occasione storica per rendere l’Italia un posto migliore». Il mostro a due teste. Grillo-Casaleggio in cima alla montagna incantata, gli altri a valle a portare l’acqua divisi in tre sottogruppi. I talebani, gli spaventati, i trattativisti. Si risana una frattura così?
È passata una settimana dall’insediamento del Parlamento. Il MoVimento sembrava un esercito con una sola voce: «Siamo un gruppo compatto, meraviglioso». Era questo il ritornello. Sono cose che si dicono quando si è all’inizio. Poi si scopre di avere un passato, qualche risentimento, e all’improvviso – da un istante all’altro – niente è più come prima. È un processo rapido. Accelerato dalle pagelle affibbiate una sera sì una sera no dal papa ligure sul suo blog.
«Molti non parlano per paura. Ma il giorno della fiducia non escluderei sorprese. Avete letto quello che dice Crocetta? Beh, ha ragione», insiste un senatore siciliano. Crocetta, allora. Il governatore dell’Isola, che a proposito di un sostegno Cinque Stelle a Bersani commenta: «Se Bersani presenta un programma di grande rinnovamento e ci sono punti condivisi, non capisco perché i grillini pretestuosamente debbano dire di no. Conosco molti deputati e senatori M5S che non condividono la scelta dell’Aventino». Il modello Sicilia. Il suo.
Alle otto di sera il vicepresidente della Camera, Di Maio, lascia Montecitorio visibilmente stanco. «Bersani premier? Di sicuro non avrà il nostro appoggio». Stessa linea della Lombardi. «Se Bersani chiede un incontro gli diciamo no in diretta streaming». I talebani non cambiano idea. Ma oggi l’equilibrio del gruppo non è quello che si dice un portento. Sono una ventina i cittadini-parlamentari non più in grado di capire come si potrà affrontare la prossima battaglia emotiva senza prendere le distanze dalla stella polare genovese. «Perché Grillo ci tratta così?».
I senatori Grillini arrabbiati con Beppe Grillo viene a Roma e scappa senza parlarci
FRONDA 5 STELLE: AL VOTO DI FIDUCIA CI SARANNO SORPRESE
I senatori che non escludono una trattativa con Bersani offesi per il comportamento di Grillo: “E’ arrivato a Roma, ha imposto la linea ed è sparito senza neanche incontrarci. Ci considera dei numeri. Magari è Casaleggio che gliel’ha fatto credere” – “Se il Pd offre un grande cambiamento, come dire no?”…
Andrea Malaguti per “La Stampa”
«Perché Grillo ci tratta così?». Fronda a Cinque Stelle. Il giorno dopo, venerdì, mentre Roberta Lombardi partecipa alla seduta dei capogruppo negli uffici della presidenza della Camera, i cittadini-parlamentari rimasti a Roma attraversano il Transatlantico con gli occhi bassi. Nervosi. Irritati. E questa volta non dai media, ma dal loro leader, Giuseppe Piero Grillo.
E anche dal loro portavoce al Senato, quel Vito Crimi che dopo l’incontro al Colle col Presidente Napolitano aveva commentato con incomprensibile spocchia: «l’abbiamo tenuto sveglio». Frase buttata lì come si fa al bar dandosi di gomito. E poi ritirata con tante scuse. «Parole di cui io mi sono vergognato», racconta in un capannello un parlamentare eletto nel Lazio. «Ma chi pensiamo di essere?». Ha gli occhi lucidi. È come se, guardandosi attorno, vedesse un altro momento, da un’altra parte. Non il suo. «Stiamo prendendo una brutta piega», borbotta.
Raccoglie solidarietà immediata. È l’ala trattativista del Movimento – minoritaria ma non irrilevante – quella che era riuscita a far votare la disponibilità a discutere col Pd la suddivisione delle cariche istituzionali. Quella che ora vorrebbe ragionare sulla possibilità di un accordo governativo. «Un esecutivo Pd-M5S sarebbe perfetto. Almeno nella mia testa. Il Presidente ha ragione, il malessere sociale è troppo largo per essere ignorato». Eresia. Che comincia a prendere piede. Alimentata da un’immagine diventata ossessione.
È quella di Grillo che lascia il Quirinale e sale in macchina sgommando lontano. Insopportabile. Perché scappando in mezzo al traffico di Roma, e infrangendo metà delle regole del codice stradale, la Guida del MoVimento ha segnato plasticamente non tanto la distanza incolmabile dai media, quanto quella – per lui molto più fastidiosamente radicale – da una larga parte dei suoi cittadini-parlamentari. «Né una parola né un saluto. Non ci ha incontrato, non si è confrontato. È assurdo», sbotta un senatore a Palazzo Madama.
Finge di affrontare le cose con solidità, ma è evidente che dentro di lui un mondo è sparito. «Noi stiamo qui a lavorare. Lui arriva, impone la sua linea e sparisce. Evidentemente ci considera dei numeri. Magari è Casaleggio che gliel’ha fatto credere. Ma io non voglio ritrovarmi tra vent’anni a pensare che abbiamo buttato alle ortiche un’occasione storica per rendere l’Italia un posto migliore». Il mostro a due teste. Grillo-Casaleggio in cima alla montagna incantata, gli altri a valle a portare l’acqua divisi in tre sottogruppi. I talebani, gli spaventati, i trattativisti. Si risana una frattura così?
È passata una settimana dall’insediamento del Parlamento. Il MoVimento sembrava un esercito con una sola voce: «Siamo un gruppo compatto, meraviglioso». Era questo il ritornello. Sono cose che si dicono quando si è all’inizio. Poi si scopre di avere un passato, qualche risentimento, e all’improvviso – da un istante all’altro – niente è più come prima. È un processo rapido. Accelerato dalle pagelle affibbiate una sera sì una sera no dal papa ligure sul suo blog.
«Molti non parlano per paura. Ma il giorno della fiducia non escluderei sorprese. Avete letto quello che dice Crocetta? Beh, ha ragione», insiste un senatore siciliano. Crocetta, allora. Il governatore dell’Isola, che a proposito di un sostegno Cinque Stelle a Bersani commenta: «Se Bersani presenta un programma di grande rinnovamento e ci sono punti condivisi, non capisco perché i grillini pretestuosamente debbano dire di no. Conosco molti deputati e senatori M5S che non condividono la scelta dell’Aventino». Il modello Sicilia. Il suo.
Alle otto di sera il vicepresidente della Camera, Di Maio, lascia Montecitorio visibilmente stanco. «Bersani premier? Di sicuro non avrà il nostro appoggio». Stessa linea della Lombardi. «Se Bersani chiede un incontro gli diciamo no in diretta streaming». I talebani non cambiano idea. Ma oggi l’equilibrio del gruppo non è quello che si dice un portento. Sono una ventina i cittadini-parlamentari non più in grado di capire come si potrà affrontare la prossima battaglia emotiva senza prendere le distanze dalla stella polare genovese. «Perché Grillo ci tratta così?».
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Re: the day after. quali accordi per governare?
myriam ha scritto:E' qui che bisogna puntare, secondo me
I senatori Grillini arrabbiati con Beppe Grillo viene a Roma e scappa senza parlarci
FRONDA 5 STELLE: AL VOTO DI FIDUCIA CI SARANNO SORPRESE
I senatori che non escludono una trattativa con Bersani offesi per il comportamento di Grillo: “E’ arrivato a Roma, ha imposto la linea ed è sparito senza neanche incontrarci. Ci considera dei numeri. Magari è Casaleggio che gliel’ha fatto credere” – “Se il Pd offre un grande cambiamento, come dire no?”…
Andrea Malaguti per “La Stampa”
«Perché Grillo ci tratta così?». Fronda a Cinque Stelle. Il giorno dopo, venerdì, mentre Roberta Lombardi partecipa alla seduta dei capogruppo negli uffici della presidenza della Camera, i cittadini-parlamentari rimasti a Roma attraversano il Transatlantico con gli occhi bassi. Nervosi. Irritati. E questa volta non dai media, ma dal loro leader, Giuseppe Piero Grillo.
E anche dal loro portavoce al Senato, quel Vito Crimi che dopo l’incontro al Colle col Presidente Napolitano aveva commentato con incomprensibile spocchia: «l’abbiamo tenuto sveglio». Frase buttata lì come si fa al bar dandosi di gomito. E poi ritirata con tante scuse. «Parole di cui io mi sono vergognato», racconta in un capannello un parlamentare eletto nel Lazio. «Ma chi pensiamo di essere?». Ha gli occhi lucidi. È come se, guardandosi attorno, vedesse un altro momento, da un’altra parte. Non il suo. «Stiamo prendendo una brutta piega», borbotta.
Raccoglie solidarietà immediata. È l’ala trattativista del Movimento – minoritaria ma non irrilevante – quella che era riuscita a far votare la disponibilità a discutere col Pd la suddivisione delle cariche istituzionali. Quella che ora vorrebbe ragionare sulla possibilità di un accordo governativo. «Un esecutivo Pd-M5S sarebbe perfetto. Almeno nella mia testa. Il Presidente ha ragione, il malessere sociale è troppo largo per essere ignorato». Eresia. Che comincia a prendere piede. Alimentata da un’immagine diventata ossessione.
È quella di Grillo che lascia il Quirinale e sale in macchina sgommando lontano. Insopportabile. Perché scappando in mezzo al traffico di Roma, e infrangendo metà delle regole del codice stradale, la Guida del MoVimento ha segnato plasticamente non tanto la distanza incolmabile dai media, quanto quella – per lui molto più fastidiosamente radicale – da una larga parte dei suoi cittadini-parlamentari. «Né una parola né un saluto. Non ci ha incontrato, non si è confrontato. È assurdo», sbotta un senatore a Palazzo Madama.
Finge di affrontare le cose con solidità, ma è evidente che dentro di lui un mondo è sparito. «Noi stiamo qui a lavorare. Lui arriva, impone la sua linea e sparisce. Evidentemente ci considera dei numeri. Magari è Casaleggio che gliel’ha fatto credere. Ma io non voglio ritrovarmi tra vent’anni a pensare che abbiamo buttato alle ortiche un’occasione storica per rendere l’Italia un posto migliore». Il mostro a due teste. Grillo-Casaleggio in cima alla montagna incantata, gli altri a valle a portare l’acqua divisi in tre sottogruppi. I talebani, gli spaventati, i trattativisti. Si risana una frattura così?
È passata una settimana dall’insediamento del Parlamento. Il MoVimento sembrava un esercito con una sola voce: «Siamo un gruppo compatto, meraviglioso». Era questo il ritornello. Sono cose che si dicono quando si è all’inizio. Poi si scopre di avere un passato, qualche risentimento, e all’improvviso – da un istante all’altro – niente è più come prima. È un processo rapido. Accelerato dalle pagelle affibbiate una sera sì una sera no dal papa ligure sul suo blog.
«Molti non parlano per paura. Ma il giorno della fiducia non escluderei sorprese. Avete letto quello che dice Crocetta? Beh, ha ragione», insiste un senatore siciliano. Crocetta, allora. Il governatore dell’Isola, che a proposito di un sostegno Cinque Stelle a Bersani commenta: «Se Bersani presenta un programma di grande rinnovamento e ci sono punti condivisi, non capisco perché i grillini pretestuosamente debbano dire di no. Conosco molti deputati e senatori M5S che non condividono la scelta dell’Aventino». Il modello Sicilia. Il suo.
Alle otto di sera il vicepresidente della Camera, Di Maio, lascia Montecitorio visibilmente stanco. «Bersani premier? Di sicuro non avrà il nostro appoggio». Stessa linea della Lombardi. «Se Bersani chiede un incontro gli diciamo no in diretta streaming». I talebani non cambiano idea. Ma oggi l’equilibrio del gruppo non è quello che si dice un portento. Sono una ventina i cittadini-parlamentari non più in grado di capire come si potrà affrontare la prossima battaglia emotiva senza prendere le distanze dalla stella polare genovese. «Perché Grillo ci tratta così?».
“Se il Pd offre un grande cambiamento, come dire no?”
Se il Pd affronta un grande cambiamento muore.
La politica è fatta di interessi e convenienze.
Per questo motivo D'Alema detta la linea nel febbraio 2010. Alleanza Pd - U Dc.
Bersani verrà costretto a quella linea dopo l'incontro di Vato del 16 settembre 2011.
Fino a poche ore prima della campagna elettorale, D'Alema ha ribadito che l'alleanza della prossima legislatura vedeva "moderati" e "progressisti" insieme.
Come al solito non ci ha azzeccato neppure questa volta.
Quello che stanno subendo è lo sbandamento dovuto ad accordi coltivati per due anni, e improvvisamente irrealizzabili perché il quadro politico è cambiato.
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Re: the day after. quali accordi per governare?
Mah.
Non so bene su quale pianeta viva bersani attualmente.
Se non sa nulla di "rivolte" grilline tra i senatori, aver accettato l'incarico non ha senso. Non ci sono numeri.
Se sa, c'è comunque un problema. In pratica, dopo aver "non vinto" elezioni che era difficile non vincere, andrebbe a cercare soccorso da gente con la quale fino a ieri si scambiava insulti e prese in giro.
Poco serio, davvero poco serio.
Nel frattempo, quell'altro fa lo statista ma non dimentica di divertire il suo pubblico ammaestrato, vedi buffonata di ieri a piazza del popolo.
Lo scenario che si prefigura è che si voterà presto ma bersani, di fatto, avrà fatto la figura del fallito invece di aver preso atto subito che non c'era verso di andare avanti.
A meno che, ripeto, non sappia cose che noi non sappiamo, ma in quel caso ho già spiegato che la cosa avrebbe comunque poco senso.
E citare Crocetta, che a differenza della bindi di letta e compagnia ha rischiato in prima persona (questione acqua a Gela) è del tutto inopportuno.
Il pd si sta suicidando, il caimano sta tornando.
E qua mi sa che c'è davvero poco da fare. Anche l'arrendevolezza di tanti miei colleghi, ormai rimbambiti e amorfi o, peggio, sempre più opportunisti, lo dimostra
Non so bene su quale pianeta viva bersani attualmente.
Se non sa nulla di "rivolte" grilline tra i senatori, aver accettato l'incarico non ha senso. Non ci sono numeri.
Se sa, c'è comunque un problema. In pratica, dopo aver "non vinto" elezioni che era difficile non vincere, andrebbe a cercare soccorso da gente con la quale fino a ieri si scambiava insulti e prese in giro.
Poco serio, davvero poco serio.
Nel frattempo, quell'altro fa lo statista ma non dimentica di divertire il suo pubblico ammaestrato, vedi buffonata di ieri a piazza del popolo.
Lo scenario che si prefigura è che si voterà presto ma bersani, di fatto, avrà fatto la figura del fallito invece di aver preso atto subito che non c'era verso di andare avanti.
A meno che, ripeto, non sappia cose che noi non sappiamo, ma in quel caso ho già spiegato che la cosa avrebbe comunque poco senso.
E citare Crocetta, che a differenza della bindi di letta e compagnia ha rischiato in prima persona (questione acqua a Gela) è del tutto inopportuno.
Il pd si sta suicidando, il caimano sta tornando.
E qua mi sa che c'è davvero poco da fare. Anche l'arrendevolezza di tanti miei colleghi, ormai rimbambiti e amorfi o, peggio, sempre più opportunisti, lo dimostra
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
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Re: the day after. quali accordi per governare?
Leggo dai giornali che Renzi e i renziani stanno appoggiando l'ipotesi di un governo (in forme diverse) che sia appoggiato anche dai bananas,cioè quelli che hanno occupato manu militari un tribunale dell repubblica e che vorrebbero distruggere uno dei poteri dello stato,cioè la magistratura.
Bene,Renzi mi sta risolvendo un problema:
Si fa fuori da solo...
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Re: the day after. quali accordi per governare?
comunque,
per riportare un minimo di ottimismo...:
le cose stanno prendendo la forma che devono prendere.
ricordate sempre che le uniche pistole cariche sono in mano a Bersani e si chiamano Prodi, Renzi e Boccassini.
Ricordate anche una cosa fondamentale:
votare a giugno e' impossibile.
per prassi le camere chiudono quando ci sono elezioni locali, per permettere ai parlamentari di fare campagna.
quindi con le elezioni in friuli l'elezione del Presidente slitta, poi c'e' roma etc.
Quindi si vota minimo ad ottobre, a sentenze gia' arrivate.
per riportare un minimo di ottimismo...:
le cose stanno prendendo la forma che devono prendere.
ricordate sempre che le uniche pistole cariche sono in mano a Bersani e si chiamano Prodi, Renzi e Boccassini.
Ricordate anche una cosa fondamentale:
votare a giugno e' impossibile.
per prassi le camere chiudono quando ci sono elezioni locali, per permettere ai parlamentari di fare campagna.
quindi con le elezioni in friuli l'elezione del Presidente slitta, poi c'e' roma etc.
Quindi si vota minimo ad ottobre, a sentenze gia' arrivate.
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Re: the day after. quali accordi per governare?
A me pare che al popolo italiano dei processi del caimano non gliene importi niente, visto che sta ancora sopra al 20%
In un paese normale non esisterebbe più dopp 19 anni di circo, leggi ad personam, figuracce e attentati di ogni genere alla costituzione
Comunque, renzi andò ad arcore e adesso dice di allearsi con quelli. Beh...
Però resto dell'idea che il tentativo di bersani sia un autogol. Per arrivare a una maggioranza gli servono una 30ina di grillini e i senatori a vita
Mi pare tutto molto precario
In un paese normale non esisterebbe più dopp 19 anni di circo, leggi ad personam, figuracce e attentati di ogni genere alla costituzione
Comunque, renzi andò ad arcore e adesso dice di allearsi con quelli. Beh...
Però resto dell'idea che il tentativo di bersani sia un autogol. Per arrivare a una maggioranza gli servono una 30ina di grillini e i senatori a vita
Mi pare tutto molto precario
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
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