Come se ne viene fuori ?

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
Rispondi
camillobenso
Messaggi: 17353
Iscritto il: 06/04/2012, 20:00

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Joblack ha scritto:Caro camillobenso,

Non credo nella ricostruzione che hai fatto a tutto vantaggio della mummia cinese.

Non credo che i sondaggi c'azzzecano ... come visto con M5S.

Non credo nell'abilità politica della mummuia tant'è che 6 milioni di elettori li ha persi.

Non credo che si andrà a votare con il porcellum

Non credo che la mummia eviterà la scure giudiziale.

Se scrivi soltanto per farci deprimere di più di quanto non lo siamo già ..... ci sei riuscito.

Bye


Non credo nell'abilità politica della mummuia tant'è che 6 milioni di elettori li ha persi.


Sono i dati e i fatti che contano.


E i fatti e i dati dicono che :

1) Nel 2008 aveva il 37 % dei consensi

2) Nel 2013 ne ha il 21,56 % alla Camera e il 22,3 % al Senato

3) Ha perso poco meno di 6,3 milioni di voti

4) Nei sondaggi prima che la mummia riprendesse in mano la situazione il Pdl è sceso al 12%. Il Recupero è tutta opera sua e non di certo di Angelino Alfano o della Biancofiore. Meno che meno di Cicchitto.


Piaccia o non piaccia i dati sono questi
Joblack
Messaggi: 1007
Iscritto il: 21/02/2012, 22:08

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da Joblack »

@camillobenso

In quest'ultima tua replica ad uno specifico mio "Non credo che ....." mi hai dato pienamente ragione e ti sei scordato di precisare che i voti persi dal pdl sommati a quelli persi dal pd fanno il 25% dei votanti (confluiti nel M5S) che sono tutti contro la mummia cinese.

Il fatto è che cane-non-mangia-cane, cioè un clown non va mai contro un altro clown.

Ed ecco che, a Bersani che offre al M5S una stagione di riforme per mettere da parte definitivamente la mummia cinse, grillo risponde con uno "sputo in faccia".

Per il resto, cioè se il tuo pessimismo cosmico sia fondato o specularmente se il mio ottimismo ottuso sia fondato

..... penso ....

Non credo che ..... la soluzione di questa questione tra noi due possa "cambiar il mondo " .... per cui ti prego occupiamoci di altro.

Un abbraccio
Toro Seduto (Ta-Tanka I-Yo-Tanka)

‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
paolo11
Messaggi: 3688
Iscritto il: 22/02/2012, 14:30

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da paolo11 »

Visto che ormai Napolitano va fuori dei canoni, e non da ora.Visto che il porcellum mi sembra fosse anticostituzionale.
Allora mi chiedo Bersani parli con Grillo dei punti che convergono.Alla camera non ci sono problemi e al senato pure in quelli che si possono fare assieme.Poi al voto, oppure avanti con altri punti convergenti.
Ciao
Paolo11
iospero
Messaggi: 2444
Iscritto il: 24/02/2012, 18:16

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da iospero »

Visto che ormai Napolitano va fuori dei canoni, e non da ora.Visto che il porcellum mi sembra fosse anticostituzionale.
Allora mi chiedo Bersani parli con Grillo dei punti che convergono.Alla camera non ci sono problemi e al senato pure in quelli che si possono fare assieme.Poi al voto, oppure avanti con altri punti convergenti.
Ciao
Paolo11
Mi chiedo cosa aspettino ancora . FACCIANO FUNZIONARE IL PARLAMENTO.
-Si cambi il Regolamento del Senato:
i voti siano considerati per quello che sono: Favorevoli-Contrari -Astenuti
- Chi vince le elezioni ha il diritto e il dovere di governare, e in Parlamento passi tutto ciò che ottiene la maggioranza.
camillobenso
Messaggi: 17353
Iscritto il: 06/04/2012, 20:00

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Joblack ha scritto:@camillobenso

In quest'ultima tua replica ad uno specifico mio "Non credo che ....." mi hai dato pienamente ragione e ti sei scordato di precisare che i voti persi dal pdl sommati a quelli persi dal pd fanno il 25% dei votanti (confluiti nel M5S) che sono tutti contro la mummia cinese.

Il fatto è che cane-non-mangia-cane, cioè un clown non va mai contro un altro clown.

Ed ecco che, a Bersani che offre al M5S una stagione di riforme per mettere da parte definitivamente la mummia cinse, grillo risponde con uno "sputo in faccia".

Per il resto, cioè se il tuo pessimismo cosmico sia fondato o specularmente se il mio ottimismo ottuso sia fondato

..... penso ....

Non credo che ..... la soluzione di questa questione tra noi due possa "cambiar il mondo " .... per cui ti prego occupiamoci di altro.

Un abbraccio


@ Jo - 1


Cominciamo dal fondo.

Io non sono mia stato né pessimista né ottimista, perché in entrambi i casi si sbaglia sempre o in un senso o nell’altro.

Preferisco guardare in faccia alla realtà per quella che è, anche se spesso è amara.

Ma se dovessi scegliere, sceglierei di essere “pessimista”, perché mi trovo d’accordo con la definizione che dava di un pessimista l’amico darwin sul vecchio forum:

“Un pessimista è un ottimista con esperienza”.


Osservando poi da più di un mese le reazioni spesso accalorate di chi mi circonda quotidianamente, in un ambiente in cui il Pd è stato ancora di recente il primo partito cittadino mantenendo inalterata la tradizione di un’ex città operaia di sinistra, malgrado il deplorevole caso Penati,…ma anche leggendo il forum, constato che le reazioni di chi è stato o è ancora di sinistra, in questo caos immane presenta le stesse identiche reazioni.

Un fortissimo livore nei confronti di Grillo e del M5S, perché non ha salvato Bersani, uno dei pochissimi e raririssimi globuli “ros…a pallido pallido” rimasti nel piddì,.. riscontrabili solo con un potente microscopio elettronico,..terzo partito di destra che scimmiottava e scimmiotta di essere di csx per convenienza (rammento ancora una volta che la politica è basata su “interesse e convenienza” soprattutto se si guarda al maestro dell’arte del trasformismo :
http://st.ilfattoquotidiano.it/wp-conte ... jpg?47e3a5

Infanzia
Nei primi giorni di scuola si dichiarò ateo e non partecipò alle lezioni di religione, cominciando uno scontro con la maestra, che, a suo dire, faceva ogni giorno «la solita propaganda democristiana» e anticomunista.[9]

Prima attività politica
A Monteverde Vecchio era iscritto ai pionieri (associazione comunista per ragazzi e ragazze fino ai 15 anni) coi figli di Giancarlo Pajetta. Quando in quel quartiere si tenne un congresso del partito, fu scelto - aveva appena nove anni - come rappresentante dei pionieri: la madre ricorda che volle scriversi da solo il discorso per poi saperlo meglio, e che fece un'ottima figura, tanto da far dire a Togliatti «Capirai, se tanto mi dà tanto questo farà strada».[9]. Secondo altri, invece, il commento del "Migliore" sarebbe stato assai più stizzito (per la precoce maturità politica del pioniere): "Ma questo non è un bambino, è un nano!".
La sua militanza politica cominciò nel 1963, quando si iscrisse quattordicenne alla Federazione Giovanile Comunista Italiana (FGCI). D'Alema è sempre stato considerato un «figlio del partito»[9], perché è cresciuto in un ambiente "di partito": il PCI pervadeva la vita dei genitori e numerosi alti dirigenti del PCI erano amici di famiglia e lo conoscevano fin dalla sua infanzia, e in seguito ha percorso tutti i gradi della militanza.

Segretario della FGCI
Nel 1975 Enrico Berlinguer stava cercando un successore per Renzo Imbeni alla guida dellaFGCI, per la quale voleva un nuovo corso: che la risollevasse dalla diminuzione degli iscritti e la portasse più vicina alla linea del Compromesso storico.[9]
Il successore designato era Amos Cecchi, ma il suo protettore Carlo Alberto Galluzzi fu sostituito nella carica di supervisore della FGCI dall'amendoliano Gerardo Chiaromonte, amico di famiglia dei D'Alema, che scelse il futuro segretario fra D'Alema e Mussi, optando infine - dopo una cena informale coi due - per il primo, che pure non era formalmente iscritto all'organizzazione come previsto dallo statuto: la scelta di uno sconosciuto sembrò ai membri della FGCI un atto di forza e un attentato all'autonomia dell'organizzazione.

Poi è diventato :

Nel 2006 ha ricevuto il titolo di Cavaliere di gran croce dell'Ordine Piano[4].


[4]^ Il vice-conte Max alla corte di papa Ratzinger
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/09 ... er/155779/

Poi ha cambiato parrocchia, perché fino al 1984 andava in quella di Mosca.


http://www.youtube.com/watch?v=zOVg4qwrugU
• [Colle mani sugli occhi, guardando un dibattito in tv] Non mi far vedere, che tortura! Che tortura questa campagna elettorale, speriamo che finisca presto. D'Alema, reagisci, rispondi, di' qualcosa [si vede e sente Berlusconi che parla], reagisci, e dai, dai, rispondi, D'Alema, di' qualcosa, reagisci, dai, di' qualcosa, D'Alema, rispondi, non ti far mettere in mezzo sulla giustizia proprio da Berlusconi: D'Alema, di' una cosa di sinistra! Di' anche una cosa anche non di sinistra, di civiltà! D'Alema, di' una cosa, di' qualcosa, reagisci! (Nanni Moretti)
• Non dobbiamo reagire, eh, nervi saldi, dobbiamo rassicurare. A forza di rassicurare ci arriva una bastonata il giorno delle elezioni! (Nanni Moretti)

Da Aprile, un film del 1998 riferito alle elezioni del 1994.

Ma D’Alema non poteva dire niente di sinistra perché:


http://www.youtube.com/watch?v=Tv37Mb4QOsM

Di Bersani ha recentemente detto : <<Quello è matto,..ci fa saltare tutti>>

Ovviamente fa parte della cordata degli inciucisti perché è l’unico modo per ottenere voti per candidarsi al Quirinale con l’appoggio del Vaticano SpA, essendo Cavaliere di gran croce dell'Ordine Piano.

Con Ratzinger, era addetto al Sacro Soglio, non sappiamo se lo è ancora con Francesco.)


Continua
@ Jo - 2
camillobenso
Messaggi: 17353
Iscritto il: 06/04/2012, 20:00

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

@ Jo - 2



Dare la colpa a Grillo è come dare la colpa al termometro perché si ha la febbre alta.

Oppure dare la colpa al pallone che ti ha fracassato i vetri della finestra e non a chi l’ha calciato.

Nel settembre del 2011 il movimento di Grillo, non andava oltre il 2,5 %.

Eppure tutti fanno finta di dimenticarselo.

E già allora era il punto di raccolta di chi prima di pronunciare un “basta definitivo con la politica”, tentava per l’ultima volta di dare un voto nella vaga speranza che ci fosse un mezzo “democratico”, inteso come rappresentanza dei partiti nella società italiana che intendesse cambiare le cose prima di adire alle vie di fatto della piazza e dei forconi.
Altri, stanchi della politica democristiana di Poltrone & Forchette del Partito democratico che per la vergogna non si è voluto chiamare Partito democratico cristiano, si sono rivolti altrove.

La sinistra di base, gli elettori, si sono stancati di sentire solo chiacchiere, chiacchiere, chiacchiere e niente fatti. Circa tre milioni è mezzo hanno abbandonato il piddì per altre destinazioni. La sinistra di base non riesce a trovare rappresentanza politica.

In modo particolare, penso che tu sia la persona più qualificata per spiegarci il fallimento di ALBA, dei professori Ginsburg e Revelli, nel tentativo di approccio con Rivoluzione civica di Ingroia.

E’ un informazione che manca completamente sui quotidiani.


Ma la responsabilità della defezione di quasi 3,5 milioni di elettori non deve essere imputabile ai partiti di appoggio provvisorio, ma al fallimento della fusione fredda ex Margherita, ex Ds già evidente sei mesi dopo, ma che hanno tirato a campare senza capo ne coda, sicuri di poter fottere l’elettorato con una serie di minchiate e di bufale degne del miglior Berlusconi.

Il fallimento di questo partito, assieme a quello di altri, è stato certificato dal Prof. Zagrebelsky, con il suo manifesto: Dipende da noi,

lo ha certificato anche la presidente dell’Istituto Cattaneo, Elisabetta Gualmini, 20/25 fa circa a Otto e mezzo.

E con una certa sorpresa lo ha fatto anche Stefano Ceccanti, Pd, nell’intervista di domenica scorsa a IFQ.

D> Missione impossibile?

Non si è mai visto un periodo di stallo così lungo, siamo in presenza di una crisi dei partiti senza precedenti. Non è nemmeno paragonabile alla situazione che si creò tra il governo Amato e quello Ciampi, quando al Quirinale c’era Scalfaro.

Lì i partiti erano più strutturati, ora sono molto più sfasciati.


E’ evidente quindi che il successo di Grillo corrisponde al fallimento degli altri partiti. Pd-Pdl-Idv-Lega, perché è da lì che arrivano i suoi voti.

Ne ha presi di più di quello che poteva immaginare e si trova per la prima volta a ricoprire un ruolo in Parlamento con gente totalmente impreparata che non sa come ci si muove nelle aule parlamentari.

Pretendere che si comportino come chi sta in parlamento da 40 anni o anche da 20 è completamente insensato.

Devono essere completamente ignorati in questa fase. La stessa cosa è successa in passato ai Radicali quando sono entrati per la prima volta in Parlamento. Idem per la Lega. Chi ha un poco di memoria si ricorderà come si muoveva la maggioranza dei sbarcati in Parlamento di Forza Italia. Erano dei pesci fuor d’acqua, malgrado la presenza di alcuni membri con precedente esperienza parlamentare.

Occorre poi definire una volta per tutte quale soluzione si immagina da parte di Pd ed ex Pd, a fronte di una situazione palese di sfascio e di fallimento dei partiti, quando non si vuole assolutamente prendere in esame il cambiamento.

I gruppi oligarchici vogliono rimanere attaccati alla poltrona fino alla muerte, ma non intendono cambiare politica.

O almeno, tornare alla normalità.

La crisi della Chiesa cattolica è dello stesso tipo.

Solo che da quelle parti Ratzinger non sapendo più come andare avanti in una situazione di sfascio ha detto basta.

Per loro fortuna è arrivato Francesco, perché se arrivava Scola continuava tutto come prima verso lo sfascio totale.

Questo non avviene con le vecchie classi dirigenti italiane, che dal punto di vista storico sono state le peggiori della storia repubblicana.


PS. Tg3 ore 19,00

Dichiarazioni di Bersani : <<I M5S non possono tenere in frigorifero i voti ricevuti.>>

Se è comprensibile la sua disperazione che dopo una sconfitta non riesce a formare un governo, continuare a far finta di non capire l'impreparazione dei 5S è disperante.
camillobenso
Messaggi: 17353
Iscritto il: 06/04/2012, 20:00

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Caro Jo, prova a leggere questo articolo di Roberto Saviano di stamani su Repubblica e poi sappimi dire se questa è realtà o pessimismo.




La cocaina oro del mondo il nuovo libro di Saviano

(Roberto Saviano).

02/04/2013 di triskel182


SAVIANO RACCONTA I SEGRETI DELL’IMPERO DI POLVERE BIANCA.


PRENDI un elastico e comincia a tenderlo. All’inizio non c’è quasi resistenza. Lo allunghi senza difficoltà. Sino a quando raggiungi la massima estensione oltre la quale l’elastico si spezza.


L’economia di oggi funziona come il tuo elastico. Quell’elastico è il comportamento secondo le regole di concorrenza leale e secondo la legge.


In principio tutto era facile, le risorse disponibili, il mercato pronto a essere invaso da ogni nuova merce capace di renderti la vita più bella e più comoda.


Quando compravi, sentivi di aver fatto un salto verso un futuro migliore. Se producevi, ti percepivi nella stessa dimensione.

Radio. Automobili. Frigoriferi. Lavatrici. Aspirapolvere. Scarpe eleganti e scarpe sportive. Rasoi elettrici. Pellicce. Televisori. Viaggi organizzati. Abiti firmati. Computer portatili. Cellulari.


Non dovevi tirare più di tanto l’elastico delle regole.



Oggi siamo vicini al punto di rottura.



Ogni nicchia è stata conquistata, ogni bisogno soddisfatto.


Le mani che tendono l’elastico si spingono sempre più in là, rifuggono la saturazione allargandolo ancora di un millimetro nella speranza che quello sforzo non sia davvero l’ultimo.


Al limite ti attrezzi per delocalizzare all’Est o provi a lavorare in nero ed evadere le tasse.


Cerchi di tirare l’elastico il più possibile.


È la dura vita dell’imprenditore. Di Mark Zuckerberg ne nasce uno al secolo.


Pochissimi possono generare ricchezza soltanto da un’idea e, per quanto vincente, quell’idea non genera un indotto solido.

Gli altri sono costretti a una guerra di posizione per piazzare beni e servizi che magari durano il tempo di un battito d’ali.

Tutti i beni sono costretti a sottostare alla regola dell’elastico.


Tutti tranne uno. La cocaina.


Non esiste mercato al mondo che renda più di quello della cocaina.

Non esiste investimento finanziario al mondo che frutti come investire in cocaina.


Nemmeno i rialzi azionari da record sono paragonabili agli “interessi” che dà la coca.


Nel 2012, anno di uscita dell’iPhone 5 e del mini iPad, la Apple è diventata la società più capitalizzata che si sia mai vista su un listino azionario.


Le azioni Apple hanno subìto un rialzo in Borsa del 67 per cento in un solo anno.


Un rialzo notevole per i numeri della finanza.


Se avessi investito mille euro in azioni Apple all’inizio del 2012, ora ne avresti milleseicentosettanta. Non male.



Ma se avessi investito mille euro in coca all’inizio del 2012, ora ne avresti centottantaduemila: cento volte di più che investendo nel titolo azionario record dell’anno!



La cocaina è un bene rifugio.


La cocaina è un bene anticiclico.


La cocaina è il vero bene che non teme né la scarsità di risorse né l’inflazione dei mercati.


Ci sono moltissimi angoli del mondo che vivono senza ospedali, senza web, senza acqua corrente.


Ma non senza coca. Dice l’Onu che nel 2009 se ne sono consumate ventuno tonnellate in Africa, quattordici in Asia, due in Oceania.


Più di centouno in tutta l’America Latina e Caraibi.


Tutti la vogliono, tutti la consumano, tutti coloro che cominciano a usarla ne hanno bisogno.


Le spese sono minime, piazzarla è immediato, altissimo il margine di profitto. [...]


Non esistono titoli quotati in Borsa che possono generare il profitto della cocaina.


L’investimento più spericolato, la speculazione più anticipatrice, movimenti rapidissimi di ingenti flussi di danaro che riescono ad abbattersi sulle condizioni di vita di interi continenti, non ottengono una moltiplicazione del valore neppure lontanamente paragonabile.


Chi punta sulla coca, accumula in pochi anni ricchezze che in genere le grandi holding hanno conseguito in decenni di investimenti e speculazioni finanziarie.


Se un gruppo imprenditoriale riesce ad avere le mani sulla coca, detiene un potere impossibile da raggiungere con qualsiasi altro mezzo. Da zero a mille.


Un’accelerazione che non può dare nessun altro motore economico.


Per questo, laddove la coca è l’economia di scala, non esiste altro che lo scontro feroce e violento.


Non c’è mediazione sulla coca. O tutto o nulla.


E tutto dura poco. Non puoi fare traffico di cocaina con sindacati e piani industriali, con aiuti dello Stato e norme impugnabili in tribunale.




Vinci se sei il più forte, il più furbo, il più organizzato, il più armato.
(Questo mi ricorda qualcuno che ha a che fare con i tappi-ndt)



Per qualsiasi azienda vale che più tendi l’elastico, più riesci a importi sul mercato.


Se quell’elastico riesci a tenderlo ancora di più con la coca, allora potrai vincere in ogni altro settore.


Solo la legge può spezzare l’elastico.


Ma anche quando la legge rintraccia la radice criminale e cerca di estirparla, resta difficile che riesca a trovare tutte le imprese legali, gli investimenti immobiliari e i conti in banca che sono stati acquisiti grazie alla tensione straordinaria ottenuta dalla polvere bianca.


La cocaina è un bene complesso.


Dietro il suo candore nasconde il lavoro di milioni di persone.


Nessuna di queste si arricchisce come coloro che sanno piazzarsi nel punto giusto della filiera produttiva.


I Rockefeller della cocaina sanno come nasce il loro prodotto, passaggio per passaggio.


Sanno he a giugno si semina e che ad agosto c’è la raccolta.


Sanno che la semina dev’essere fatta con un seme proveniente da piante di almeno tre anni e che i raccolti di coca si fanno tre volte all’anno.


Sanno che le foglie raccolte devono essere messe a seccare entro ventiquattr’ore dalla potatura, altrimenti si rovinano e non le vendi più.


Sanno che il passo successivo è scavare due buchi nel terreno. Nel primo, insieme alle foglie secche, devi aggiungere carbonato di potassio e kerosene.


Sanno che poi bisogna pestare per bene questo mix, fino a ottenere una sbobba verdastra, il carbonato di cocaina, che una volta filtrato deve essere trasferito nel secondo buco.


Sanno che l’ingrediente successivo è l’acido solforico concentrato.


Sanno che quello che così si ottiene è il solfato basico di cocaina, la pasta basica, he va fatta essiccare.


Sanno che gli ultimi passaggi comportano acetone, acido cloridrico, alcol assoluto.

Sanno che bisogna filtrare ancora e ancora.


E poi di nuovo a seccare.


Sanno che si ottiene il cloridrato di cocaina, chiamato comunemente: cocaina.


Sanno, i Rockefeller della cocaina, che per ottenere più o meno mezzo chilo di coca purissima servono: tre quintali di foglie e un manipolo di operai a tempo pieno.


Tutto questo gli imprenditori della cocaina lo sanno come qualunque capo d’azienda.


Ma sanno soprattutto che la massa dei contadini, degli spacciatori e trasportatori che hanno trovato un lavoro poco più redditizio di ciò che possono tentare di cercarsi altrove continua lo stesso ad avere entrambi i piedi piantati nella miseria.


È manovalanza, una marea di sudditi interscambiabili nella perpetuazione di un sistema di sfruttamento e arricchimento a beneficio di pochi.


E in cima a quei pochi ci sono quelli che hanno avuto la lungimiranza di capire che nel lungo viaggio della coca, dalle foglie colombiane alle narici del consumatore occasionale, i soldi veri si fanno con la vendita, la rivendita e la gestione dei prezzi.


Perché se è vero che un chilo di cocaina in Colombia viene venduto a millecinquecento dollari, in Messico tra i dodicimila e i sedicimila, negli Stati Uniti a ventisettemila, in Spagna a quarantaseimila, in Olanda a quarantasettemila, in Italia a cinquantasettemila e nel Regno Unito a settantasettemila; se è vero che i prezzi al grammo variano dai sessantuno dollari del Portogallo e arrivano ai centosessantasei del Lussemburgo, passando per gli ottanta in Francia, gli ottantasette in Germania, i novantasei in Svizzera e i novantasette in Irlanda; se è vero che da un chilo di cocaina pura con il taglio si ricavano mediamente tre chili che verranno venduti in dosi da un grammo; se è vero tutto questo, è altrettanto vero che chi comanda l’intera filiera è uno degli uomini più ricchi del mondo.


Nuove borghesie mafiose gestiscono oggi il traffico di coca.


Attraverso la distribuzione conquistano il territorio dove viene commerciata.


Un Risiko di dimensioni planetarie.


Da una parte i territori di produzione che diventano feudi dove non cresce più nulla se non povertà e violenza, territori che i gruppi mafiosi tengono sotto controllo elargendo carità ed elemosina che spacciano per diritti.


Non deve esserci sviluppo. Solo prebende.


Se qualcuno vuole riscattarsi non deve reclamare per sé diritti ma ricchezza.


Una ricchezza che deve sapersi prendere. In questo modo si perpetua un unico modello d’affermazione di cui la violenza è solo veicolo e strumento.



Quel che si impone è potere prodotto e conteso in purezza, come la cocaina stessa.


Dall’altra parte paesi e nazioni dove piazzare al centro della mappa le proprie bandierine.


Italia: presenti. Inghilterra: presenti.


Russia: presenti. Cina: presenti. Ovunque. Per le famiglie più forti, la coca funziona con la facilità di un bancomat.


C’è da comprare un centro commerciale? Importi coca e dopo un mese ci sono i soldi per chiudere la transazione.




Devi influenzare campagne elettorali? Importi coca e sei pronto nel giro di poche settimane.




La cocaina è la risposta universale al bisogno di liquidità.



L’economia della coca cresce a dismisura e arriva ovunque.



Da La repubblica del 02/04/2013.
camillobenso
Messaggi: 17353
Iscritto il: 06/04/2012, 20:00

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Come inizia una guerra civile – 27

La cruna dell’ago - 3



Banditi. A questo punto non si può usare altro termine che banditi nei confronti dei politici. Neppure sotto le macerie hanno il coraggio civile di rimediare ai danni che hanno procurato al Paese.

I due giorni di tregua dello stop elettorale non sono assolutamente serviti a nulla per riflettere su di una situazione che si sta bloccando sempre di più.

Sono i quotidiani ad accendere le polveri con i vari titoli ed articoli accentuando il marasma di tutti contro tutti.

Poi alle 08,00 inizia Agorà con la inutile passerella dello scontro tra banditi. Alle 20,30 va in onda Otto e mezzo, e lo scontro si ripete tra la Ravetto e Civati. Ed infine Ballarò con lo scontro Mosca –Romani.

E’ solo a Ballarò dove stranamente Floris ha trovato il coraggio di mettere il dito nella piaga che si riesce a vedere il nocciolo del problema che paralizza la situazione.

I processi di Silvio Berlusconi.

Romani si altera. Dopo aver recitato per tutta la sera la parte del conciliante, del disponibile, il tema dei processi di Berlusconi smaschera il finto buonismo che stanno recitando. Romani è abile perché dopo qualche accenno obbligato di rito, calcia la palla in tribuna e disvia il tema.

Anche Civati ci ha tentato a Otto e mezzo, ma l’ordine di scuderia del ministero della propaganda chiede di minimizzare e concentrare l’attenzione del pubblico sul malessere che stanno vivendo gli italiani.

Anche Bersani ci sta girando intorno anche se ha dichiarato che voteranno l’inelligibilità di Berlusconi se presentata in Parlamento.

La partita l’ha sempre avuta in mano Bersani che però non ha il coraggio di affrontare la situazione, anche perché non propriamente sostenuto dal piddì per via della maggioranza della cordata dell’inciucio che spera che Bersani esca di scena per accendere il semaforo verde dell’inciucio.

Romani, subdolamente ieri sera ha fatto sapere di essere d’accordo con gli otto punti di Bersani, cercando in questo modo di far ricadere la colpa sul segretario del Pd sul mancato accordo e sulla paralisi della situazione. Lo stesso gioco che sta facendo Bersani con Grillo cercando di addossare la colpa dello stallo alla rigidità delle posizioni dei 5S.

Bersani, se avesse senso dello Stato e senso di responsabilità, sapendo che la strada 5S è preclusa, dovrebbe sfidare in campo aperto il Pdl.

Deve chiedere al Pdl dove si vanno a trovare i fondi per far ripartire l’economia, chi paga veramente, nero su bianco, mettendo come pregiudiziale che il salvacondotto di Berlusconi non ha niente a che vedere con i provvedimenti sull’economia.

Solo in questo modo può smontare il bluff berlusconiano che paralizza il Paese, ma dopo 20 anni d’inciuci sarà difficile che anche il suo partito accetti questa sfida che può sbloccare la situazione.
Maucat
Messaggi: 1079
Iscritto il: 19/04/2012, 12:04

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da Maucat »

camillobenso ha scritto:Caro Jo, prova a leggere questo articolo di Roberto Saviano di stamani su Repubblica e poi sappimi dire se questa è realtà o pessimismo.




La cocaina oro del mondo il nuovo libro di Saviano

(Roberto Saviano).

02/04/2013 di triskel182


SAVIANO RACCONTA I SEGRETI DELL’IMPERO DI POLVERE BIANCA.


PRENDI un elastico e comincia a tenderlo. All’inizio non c’è quasi resistenza. Lo allunghi senza difficoltà. Sino a quando raggiungi la massima estensione oltre la quale l’elastico si spezza.


L’economia di oggi funziona come il tuo elastico. Quell’elastico è il comportamento secondo le regole di concorrenza leale e secondo la legge.


In principio tutto era facile, le risorse disponibili, il mercato pronto a essere invaso da ogni nuova merce capace di renderti la vita più bella e più comoda.


Quando compravi, sentivi di aver fatto un salto verso un futuro migliore. Se producevi, ti percepivi nella stessa dimensione.

Radio. Automobili. Frigoriferi. Lavatrici. Aspirapolvere. Scarpe eleganti e scarpe sportive. Rasoi elettrici. Pellicce. Televisori. Viaggi organizzati. Abiti firmati. Computer portatili. Cellulari.


Non dovevi tirare più di tanto l’elastico delle regole.



Oggi siamo vicini al punto di rottura.



Ogni nicchia è stata conquistata, ogni bisogno soddisfatto.


Le mani che tendono l’elastico si spingono sempre più in là, rifuggono la saturazione allargandolo ancora di un millimetro nella speranza che quello sforzo non sia davvero l’ultimo.


Al limite ti attrezzi per delocalizzare all’Est o provi a lavorare in nero ed evadere le tasse.


Cerchi di tirare l’elastico il più possibile.


È la dura vita dell’imprenditore. Di Mark Zuckerberg ne nasce uno al secolo.


Pochissimi possono generare ricchezza soltanto da un’idea e, per quanto vincente, quell’idea non genera un indotto solido.

Gli altri sono costretti a una guerra di posizione per piazzare beni e servizi che magari durano il tempo di un battito d’ali.

Tutti i beni sono costretti a sottostare alla regola dell’elastico.


Tutti tranne uno. La cocaina.


Non esiste mercato al mondo che renda più di quello della cocaina.

Non esiste investimento finanziario al mondo che frutti come investire in cocaina.


Nemmeno i rialzi azionari da record sono paragonabili agli “interessi” che dà la coca.


Nel 2012, anno di uscita dell’iPhone 5 e del mini iPad, la Apple è diventata la società più capitalizzata che si sia mai vista su un listino azionario.


Le azioni Apple hanno subìto un rialzo in Borsa del 67 per cento in un solo anno.


Un rialzo notevole per i numeri della finanza.


Se avessi investito mille euro in azioni Apple all’inizio del 2012, ora ne avresti milleseicentosettanta. Non male.



Ma se avessi investito mille euro in coca all’inizio del 2012, ora ne avresti centottantaduemila: cento volte di più che investendo nel titolo azionario record dell’anno!



La cocaina è un bene rifugio.


La cocaina è un bene anticiclico.


La cocaina è il vero bene che non teme né la scarsità di risorse né l’inflazione dei mercati.


Ci sono moltissimi angoli del mondo che vivono senza ospedali, senza web, senza acqua corrente.


Ma non senza coca. Dice l’Onu che nel 2009 se ne sono consumate ventuno tonnellate in Africa, quattordici in Asia, due in Oceania.


Più di centouno in tutta l’America Latina e Caraibi.


Tutti la vogliono, tutti la consumano, tutti coloro che cominciano a usarla ne hanno bisogno.


Le spese sono minime, piazzarla è immediato, altissimo il margine di profitto. [...]


Non esistono titoli quotati in Borsa che possono generare il profitto della cocaina.


L’investimento più spericolato, la speculazione più anticipatrice, movimenti rapidissimi di ingenti flussi di danaro che riescono ad abbattersi sulle condizioni di vita di interi continenti, non ottengono una moltiplicazione del valore neppure lontanamente paragonabile.


Chi punta sulla coca, accumula in pochi anni ricchezze che in genere le grandi holding hanno conseguito in decenni di investimenti e speculazioni finanziarie.


Se un gruppo imprenditoriale riesce ad avere le mani sulla coca, detiene un potere impossibile da raggiungere con qualsiasi altro mezzo. Da zero a mille.


Un’accelerazione che non può dare nessun altro motore economico.


Per questo, laddove la coca è l’economia di scala, non esiste altro che lo scontro feroce e violento.


Non c’è mediazione sulla coca. O tutto o nulla.


E tutto dura poco. Non puoi fare traffico di cocaina con sindacati e piani industriali, con aiuti dello Stato e norme impugnabili in tribunale.




Vinci se sei il più forte, il più furbo, il più organizzato, il più armato.
(Questo mi ricorda qualcuno che ha a che fare con i tappi-ndt)



Per qualsiasi azienda vale che più tendi l’elastico, più riesci a importi sul mercato.


Se quell’elastico riesci a tenderlo ancora di più con la coca, allora potrai vincere in ogni altro settore.


Solo la legge può spezzare l’elastico.


Ma anche quando la legge rintraccia la radice criminale e cerca di estirparla, resta difficile che riesca a trovare tutte le imprese legali, gli investimenti immobiliari e i conti in banca che sono stati acquisiti grazie alla tensione straordinaria ottenuta dalla polvere bianca.


La cocaina è un bene complesso.


Dietro il suo candore nasconde il lavoro di milioni di persone.


Nessuna di queste si arricchisce come coloro che sanno piazzarsi nel punto giusto della filiera produttiva.


I Rockefeller della cocaina sanno come nasce il loro prodotto, passaggio per passaggio.


Sanno he a giugno si semina e che ad agosto c’è la raccolta.


Sanno che la semina dev’essere fatta con un seme proveniente da piante di almeno tre anni e che i raccolti di coca si fanno tre volte all’anno.


Sanno che le foglie raccolte devono essere messe a seccare entro ventiquattr’ore dalla potatura, altrimenti si rovinano e non le vendi più.


Sanno che il passo successivo è scavare due buchi nel terreno. Nel primo, insieme alle foglie secche, devi aggiungere carbonato di potassio e kerosene.


Sanno che poi bisogna pestare per bene questo mix, fino a ottenere una sbobba verdastra, il carbonato di cocaina, che una volta filtrato deve essere trasferito nel secondo buco.


Sanno che l’ingrediente successivo è l’acido solforico concentrato.


Sanno che quello che così si ottiene è il solfato basico di cocaina, la pasta basica, he va fatta essiccare.


Sanno che gli ultimi passaggi comportano acetone, acido cloridrico, alcol assoluto.

Sanno che bisogna filtrare ancora e ancora.


E poi di nuovo a seccare.


Sanno che si ottiene il cloridrato di cocaina, chiamato comunemente: cocaina.


Sanno, i Rockefeller della cocaina, che per ottenere più o meno mezzo chilo di coca purissima servono: tre quintali di foglie e un manipolo di operai a tempo pieno.


Tutto questo gli imprenditori della cocaina lo sanno come qualunque capo d’azienda.


Ma sanno soprattutto che la massa dei contadini, degli spacciatori e trasportatori che hanno trovato un lavoro poco più redditizio di ciò che possono tentare di cercarsi altrove continua lo stesso ad avere entrambi i piedi piantati nella miseria.


È manovalanza, una marea di sudditi interscambiabili nella perpetuazione di un sistema di sfruttamento e arricchimento a beneficio di pochi.


E in cima a quei pochi ci sono quelli che hanno avuto la lungimiranza di capire che nel lungo viaggio della coca, dalle foglie colombiane alle narici del consumatore occasionale, i soldi veri si fanno con la vendita, la rivendita e la gestione dei prezzi.


Perché se è vero che un chilo di cocaina in Colombia viene venduto a millecinquecento dollari, in Messico tra i dodicimila e i sedicimila, negli Stati Uniti a ventisettemila, in Spagna a quarantaseimila, in Olanda a quarantasettemila, in Italia a cinquantasettemila e nel Regno Unito a settantasettemila; se è vero che i prezzi al grammo variano dai sessantuno dollari del Portogallo e arrivano ai centosessantasei del Lussemburgo, passando per gli ottanta in Francia, gli ottantasette in Germania, i novantasei in Svizzera e i novantasette in Irlanda; se è vero che da un chilo di cocaina pura con il taglio si ricavano mediamente tre chili che verranno venduti in dosi da un grammo; se è vero tutto questo, è altrettanto vero che chi comanda l’intera filiera è uno degli uomini più ricchi del mondo.


Nuove borghesie mafiose gestiscono oggi il traffico di coca.


Attraverso la distribuzione conquistano il territorio dove viene commerciata.


Un Risiko di dimensioni planetarie.


Da una parte i territori di produzione che diventano feudi dove non cresce più nulla se non povertà e violenza, territori che i gruppi mafiosi tengono sotto controllo elargendo carità ed elemosina che spacciano per diritti.


Non deve esserci sviluppo. Solo prebende.


Se qualcuno vuole riscattarsi non deve reclamare per sé diritti ma ricchezza.


Una ricchezza che deve sapersi prendere. In questo modo si perpetua un unico modello d’affermazione di cui la violenza è solo veicolo e strumento.



Quel che si impone è potere prodotto e conteso in purezza, come la cocaina stessa.


Dall’altra parte paesi e nazioni dove piazzare al centro della mappa le proprie bandierine.


Italia: presenti. Inghilterra: presenti.


Russia: presenti. Cina: presenti. Ovunque. Per le famiglie più forti, la coca funziona con la facilità di un bancomat.


C’è da comprare un centro commerciale? Importi coca e dopo un mese ci sono i soldi per chiudere la transazione.




Devi influenzare campagne elettorali? Importi coca e sei pronto nel giro di poche settimane.




La cocaina è la risposta universale al bisogno di liquidità.



L’economia della coca cresce a dismisura e arriva ovunque.



Da La repubblica del 02/04/2013.
L'ho letto anch'io e purtroppo è la verità... non so come se ne potrà uscire in modo incruento...
Amadeus

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da Amadeus »

Elioooooooooo :shock: :shock:
tu faresti uscire tua sorella con Jack lo Squartatore solo perchè non esce con nessuno ? :mrgreen: :mrgreen:
Rispondi

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Google [Bot] e 3 ospiti