soloo42000 ha scritto:camillobenso ha scritto:Siccome il PD, miserabile, non fa autocritica, allora tutti gli altri possono votare irresponsabilmente cani, porci, caimani e grillli.
Ma ti sembra che basti solo l'autocritica dopo un disastro immane di questo genere???
L'hai postato tu l'articolo, mica io.
Lo dice l'articolo che il PD dovrebbe fare autocritica.
Per me, guardacaso, l'autocritica al momento e` assolutamente non prioritaria.
Ora servono azioni politiche concrete.
Altro che autocritiche, autodafe, esami di coscienza e sedute psicanalitiche collettive.
L'autocritica andava fatta PRIMA del danno (del voto...). Non DOPO. Dopo non serve a niente.
Rimane il fatto che OGGI i parlamentari grillini (e i loro civici elettori prima del voto) avrebbero potuto portare a un cambiamento.
Ma cosi` non e` stato e non e`.
Se per te e` giustificazione di questo "mancato cambiamento" il fatto che il PD non ha fatto autocritica o non si e` dato ancora fuoco da solo per espiare i peccati, buon per te.
Io non lo condivido.
Ciao.
soloo42000
In realtà ho postato l'articolo, anticipando che si tratta della genesi di tutto il fallimento della seconda Repubblica, perché è l'accordo Pds - Berlusconi l'origine di tutti i mali.
Tu l'hai ignorato e hai voluto vedere solo il parere, o di Saraceni o di Giglioli sull'autocritica che non condivido, perché è come bersi una camomilla pensando che ti sparisca il cancro.
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Oggi, sul Manifesto, c’è un’intervista a Luigi Saraceni che va presa, ritagliata e tenuta per la storia.
Luigi Saraceni adesso ha 76 anni, nella vita ha fatto il magistrato ed è stato deputato del centrosinistra per sette anni. Nel 1994, al suo primo mandato, era capogruppo per il Pds nella giunta per le elezioni alla Camera. Oggi, appunto, racconta come a dispetto dell’evidenza giuridica nel ‘94 venne un ordine dall’alto del suo partito (Occhetto o D’Alema, si presume) per dichiarare eleggibile Silvio Berlusconi, che godeva di pubbliche concessioni televisive e dunque era in contrasto con la legge.
Fu l’inizio dei rapporti sempre ambigui del centrosinistra con il Caimano: formalmente avversato ma tenuto in vita perché – sosteneva D’Alema – proprio il fatto che fosse in conflitto d’interessi ne costituiva una debolezza e quindi ‘conveniva’ avere lui e non altri come contraltare politico a destra.
Un errore strategico epocale, oggi lo sappiamo. Ma anche una grossa porcheria sotto il profilo etico-politico: la negazione del primato della legalità e soprattutto il disinteresse verso il conflitto d’interessi che poi ha portato lo stesso centrosinistra a non fare una legge in merito quando è stato maggioranza (nel 1996 e nel 2006), a non partecipare al No B. Day (2009), a farsi trainare di malavoglia da Di Pietro sul referendum contro il legittimo impedimento (due anni fa) e infine a entrare in maggioranza con il Pdl anziché andare subito a elezioni anticipate (fine 2011-inizio 2012).