Berlusconi propone di abolire il finanziamento ai partiti, intanto riscuote
La proposta populista del Pdl di rifiutare il rimborso pubblico per ora è propaganda ma rischia di trasformarsi in un autogol (anche per i potenziali alleati). Un'anticipazione dell'inchiesta di Report prevista per fine aprile - Sabrina Giannini
L'abolizione dei finanziamenti pubblici ai partiti è uno degli otto punti "choc" che Berlusconi mette sul tavolo del governissimo mentre, sotto il tavolo, inoltra la richiesta per riscuotere una grande fetta dei 159 milioni dei rimborsi elettorali in arrivo.
La notizia sarà ufficiale tra due mesi, ma possiamo anticipare che tutti i partiti hanno bussato alla porta dell’ufficio di tesoreria per riscuotere, ad eccezione del Movimento cinque stelle che da sempre cavalca la rinuncia dei rimborsi elettorali.
La rincorsa a Grillo era iniziata nel corso della campagna elettorale con la promessa del Pdl di abolire il finanziamento. Una proposta che ha premiato il Movimento di Grillo che da sempre afferma di non volere quel tesoro pur avendone diritto. Affermare di volerlo abolire ma riscuoterlo è una proposta più sciocca che choc, a meno che Berlusconi intenda utilizzarla nell’immediato tavolo di contrattazione confidando nell’oblio degli elettori.
Ancora in trance da campagna elettorale l’onorevole Santanché intervistata per Corriere.it dichiara: «Una classe dirigente deve dare l’esempio, in un momento in cui due famiglie su tre faticano ad arrivare a fine mese. Abbiamo perso tempo». Ma se gli elettori hanno pazienza ancora un po’ è meglio.
In fondo Forza Italia prima e il Pdl poi hanno dimostrato di avere usato fino in fondo i milioni di euro dei contribuenti arrivando perfino a toccare il fondo nel corso dell’ultima campagna elettorale. Quando all’onorevole Santanché viene ricordato che il Pdl ha speso 300 milioni in cinque anni lei risponde: «Io non seguo i conti dei partiti, io sono per l’abolizione del finanziamento pubblico».
Se avesse fatto i conti saprebbe che il Pdl è responsabile insieme a tutti gli altri partiti di avere accumulato un tesoro di centinaia di milioni cresciuto di dieci volte in 14 anni, fino al colpo del 2006 quando, in una notte di febbraio, un decreto proposto proprio dal governo Berlusconi fu convertito in legge stabilendo che “in caso di scioglimento anticipato del Senato della Repubblica o della Camera dei Deputati il versamento delle quote annuali dei relativi rimborsi è comunque effettuato”.
A quale maga si fossero rivolti non si sa, ma quel decreto fu una fortuna quando due anni dopo cadde il Governo Prodi e si tornò al voto anzitempo. Grazie a quel decreto i partiti sommarono le rate della legislatura interrotta con quelle della successiva raggiungendo il picco di 503 milioni (a fronte di 110 di spese reali).
Quella trasfusione di soldi pubblici contribuì a portare 300 milioni nelle casse esangui dei due partiti principali di allora, Forza Italia e i Democratici di Sinistra. Un inciucio che ha pagato, ma non in termini elettorali perché una volta scoppiati gli scandali Lusi e Belsito la spartizione dei rimborsi si è trasformata nella torta con cui ha festeggiato Grillo.
In attesa della seconda, già cotta e nell’ufficio tesoreria.
Sabrina Giannini
@giannini_report
8 aprile 2013 (modifica il 9 aprile 2013)
http://www.corriere.it/inchieste/report ... 90c5.shtml