quo vadis PD ????

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
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Joblack
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da Joblack »

@mariok,

Ok.

Aspettiamo di vedere i fatti, intanto sta passando la linea caldeggiata anche da Renzi, dell'accordo con il PDL.

Io non vedo niente di buono, ma siccome il PD è ancora criptico, vedremo cosa farà nei prossimi giorni e per l'elezione del PdR

Intanto la mummia ringazzullita ripropone Gianni Letta candidato alla PdR ..... vi pare un bel risultato?

Bye
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‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
mariok

Re: quo vadis PD ????

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Joblack ha scritto:@mariok,

Ok.

Aspettiamo di vedere i fatti, intanto sta passando la linea caldeggiata anche da Renzi, dell'accordo con il PDL.

Io non vedo niente di buono, ma siccome il PD è ancora criptico, vedremo cosa farà nei prossimi giorni e per l'elezione del PdR

Intanto la mummia ringazzullita ripropone Gianni Letta candidato alla PdR ..... vi pare un bel risultato?

Bye
Ci risiamo. La trattativa col Pdl diventa "la linea caldeggiata anche da Renzi".

Ma perché, Bersani da quando ha avuto il famoso incontro con i grillini, che sta facendo? Con chi sta trattando?

Stai a vedere che a caldeggiare l'accordo col caimano è proprio quello che ha tutto l'interesse di andare ad elezioni, per giocarsi la sua rivincita alle primarie.

Sono d'accordo con Amadeus: sembra che quello che ci interessa, è trovare il capro espiatorio. E da questo punto di vista, Renzi sembra mettere d'accordo tutti.

A me sembra che una cosa dovrebbe essere certa: comunque vada a finire, la responsabilità se non unica, prevalente, è in capo a Bersani, che ha goduto fino ad ora di una compattezza di tutto il partito indiscutibile.

Quel che è paradossale è che, pur essendo tra i pochissimi sul forum ad aver votato per il PD, oggi mi ritrovo in disaccordo con buona parte di quelli che non lo hanno votato ma oggi difendono Bersani.
camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

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La maionese impazzita -14



Una lotta di potere a 3.



Pd, Renzi attacca Bersani “Silvio si fida di lui, non di me”.Barca in corsa per la segreteria
(Umberto Rosso).

06/04/2013 di triskel182

Scontro sull’Unità. Vendola: “Mescoliamoci”.
Il centrosinistra.

ROMA— L’ultima puntata dello scontro interno al Pd coinvolge pure l’Unità, con tanto di dimissioni invocate dai renziani per il direttore Claudio Sardo, “reo” di un titolo che ai fedelissimi del sindaco non è andato giù.

Effetti di un clima surriscaldato, con Renzi che torna all’attacco — «per fare un accordo Berlusconi non parla con me, ma con D’Alema o Bersani che conosce da tempo» — e con nuovi protagonisti pronti a lanciarsi nella mischia.

E’ il caso del ministro Fabrizio Barca, che rompe gli indugi e annuncia che sarà in campo nella battaglia che si è aperta per la leadership: «Il Pd è diviso fra renziani e vecchia guardia.

Ora, deve uscire dal pantano. Basta con Orazi e Curazi. Serve una squadra».


Lo stallo nella crisi di governo e la scadenza del nuovo presidente della Repubblica fanno saltare la tregua interna.
L’Unità titola «No di Renzi al governo Bersani», accusandolo di fuoco amico, e si scatena una tempesta.

Insorgono i deputati renziani, chiedono la testa del direttore del quotidiano del Pd.

«Ricomincia la vergognosa propaganda dell’Unità e di Youdem contro Renzi — accusa Roberto Reggi — . Matteo non ha parlato di governissimo ma di un patto costituente di 6 mesi da cui far nascere la terza repubblica».

I deputati Richetti e Carbone invocano le dimissioni, Sardo è difeso invece dall’ala bersaniana del Pd.

«Critiche sì, censura no», interviene il portavoce del segretario Stefano Di Traglia.

Il direttore risponde agli attacchi dal sito del giornale: «Un titolo può piacere o meno.

Ma suggerire le dimissioni per un titolo che non si condivide, mi pare un infortunio».

E nel merito, conferma tutto: «Continuo a pensare che sia una sintesi fedele alle parole di Renzi».

Poi, dopo una telefonata, i renziani si scusano e ritirano la richiesta di dimissioni ma non le critiche.

Interviene anche Giuliano Pisapia: «Le parole di Renzi sono state equivocate, non ha chiesto un governissimo ma di fare in fretta ».

Polemico invece Nichi Vendola: «Considero Renzi un valore aggiunto del centrosinistra.

E con questo spirito non ho capito molto la sua sortita».

Poi, non esclude «rimescolamenti» col Pd, a patto che «non siano fusioni a freddo».

Il sindaco di Firenze, finito nel mirino dei bersaniani che lo hanno accusato di «parlare come Berlusconi», torna a sparare sul quartier generale del partito.

«Ho detto quel che pensa il 95% degli italiani e che nessuno lì dentro ha il coraggio di dire».

Punta a spaccare il partito? «Uscire e farsi un partito non ha senso, ce ne sono già troppi».

Vuole il governissimo?
«Io sarei per andare a votare però i partiti devono fare qualcosa ».

E aggiunge, rovesciando l’accusa di flirtare con Berlusconi: «O Bersani riuscirà a spaccare i 5Stelle oppure farà un accordo con il Pdl.

Si stanno già parlando: Migliavacca ha parlato più volte con Verdini.

Se devono fare un’alleanza, Berlusconi si fida molto più di D’Alema e Bersani che non dei nuovi innesti del Pd…».


Ma fra i due litiganti si affaccia un terzo nome, il ministro della Coesione territoriale Barca, che si mette in pista per la segreteria di largo del Nazareno.

«Voglio lavorare in un partito. Ho imparato delle cose e adesso penso che lì possa essere più utile che nell’esercizio dell’azione di governo».

Spiega di non aver fin qui parlato delle sue intenzioni «per non sembrare arrogante», ma a questo punto il passo è fatto.

«Non farò il curatore fallimentare del Pd, perchè non si tratta di un ‘non partito’.

Si tratta del partito del rinnovamento, per uno di sinistra come me».

Parole che probabilmente non dispiacciono a
Vendola.

Da La Repubblica del 06/04/2013.
camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

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La maionese impazzita -15


06 APR 16:49

RENZI PRONTO AD AFFETTARE IL CULATELLO, ABBANDONATO DA BINDI, D’ALEMA E FRANCESCHINI

Il PD si sta sbriciolando, ormai anche i piddinosauri danno addosso a Culatello - La Bindi lo asfalta: “Non sa più che fare e siamo senza prospettiva” - E mentre c’è chi come Latorre comincia a strizzare l’occhio a Renzi, Franceschini va oltre e rompe il tabù aprendo al Pdl...


1 - PD, ALTA TENSIONE. BINDI: "OSTAGGI DI BERSANI" E FRANCESCHINI APRE AL DIALOGO CON IL PDL
Da "Repubblica.it"

L'atmosfera si fa incandescente, nel Partito democratico. Stavolta, ad arroventare la polemica, non è il consueto scontro Bersani-Renzi. La presidente, Rosy Bindi, va giù duro: "Bersani non sa più che fare e il partito è fermo, senza prospettiva", dice al Secolo XIX.

Sul prossimo presidente della Repubblica aggiunge: "Se avessimo proposto un nome autorevole e non strettamente partitico - come poteva essere Rodotà, ma ce n'erano molti altri - avremmo forse potuto contare su un atteggiamento più morbido da parte dei grillini. Non dico sull'appoggio, questo no, ma su un certo malessere interno, questo sì". Ciò non è stato fatto, spiega Bindi, "perché Bersani non ha rinunciato, non ha voluto rinunciare, ha addirittura fatto un comunicato in cui lo ribadiva con convinzione".

Fa discutere anche l'ex capogruppo dei deputati, Dario Franceschini, che in un'intervista al Corriere apre al Pdl: "Chiusa la possibilità di un rapporto con Grillo", "non resta che una strada: uscire dall' incomunicabilità. E abbandonare questo complesso di superiorità, molto diffuso nel nostro schieramento, per cui pretendiamo di sceglierci l'avversario. Ci piaccia o no, gli italiani hanno stabilito che il capo della destra, una destra che ha preso praticamente i nostri stessi voti, è ancora Silvio Berlusconi. E' con lui che bisogna dialogare".

Frasi che piacciono in casa Pdl. Il neocapogruppo alla Camera, Renato Brunetta: "Le parole di Dario Franceschini non lasciano dubbi: ormai nel Pd solo Bersani e un gruppo di suoi fedelissimi sono rimasti ancorati ad una strategia senza senso e irrealizzabile. Il resto del partito democratico si interroga sulle possibili soluzioni".

A difesa di Renzi si schiera il senatore del pd Nicola Latorre, dalemiano e sostenitore di Bersani, invita il pd a non demonizzare Renzi e ad aprire una nuova fase. "Renzi - afferma - in questi giorni ha avuto il merito di dare voce a un sentimento che c'è nel nostro popolo ed è corretto dire che, a partire dall'elezione del prossimo presidente della repubblica, senza una ampia e larga e bipartisan condivisione di intenti tra centrodestra e centrosinistra un governo non si può fare".

****


2 - FRANCESCHINI ROMPE UN TABÙ: «BASTA COMPLESSI, IL PD DIALOGHI CON BERLUSCONI». ANCORA TENSIONI INTERNE
Da "Il Sole 24 Ore.com"

A rompere il tabù, a sinistra, è l'ex segretario del Pd Dario Franceschini: «Ci piaccia o no, il capo della destra è ancora Berlusconi. È con lui che bisogna dialogare». Primo tra i big del partito a parlarne alla luce del sole, dopo settimane in cui questa possibilità era esclusa ufficialmente dalle "ipotesi di lavoro" per superare l'attuale stallo politico, Franceschini in una intervista al Corriere della Sera, dice «basta» ai complessi: «Se si vuol dare un governo al Paese, in questa fase si debbono accettare forme di collaborazione».

Uscire dall'«incomunicabilità», e puntare a governo di transizione
La sua proposta, è quella di un «un esecutivo di transizione, che prenda le misure necessarie per dare ossigeno all'economia mentre in Parlamento si fanno le riforme istituzionali: Senato federale, con conseguente riduzione dei parlamentari, e legge elettorale». Secondo Franceschini «neppure con i collegi uninominali uscirebbe una maggioranza assoluta» dalle elezioni.

Quindi, dice al Corriere, «non resta che un'altra strada: uscire dall'incomunicabilità. E abbandonare questo complesso di superiorità, molto diffuso nel nostro schieramento, per cui pretendiamo di sceglierci l'avversario. Ci piaccia o no, gli italiani hanno stabilito che il capo della destra, una destra che ha preso praticamente i nostri stessi voti, è ancora Berlusconi. È con lui che bisogna dialogare».

Coro di consensi dal centro e dal Pdl
Come era da immaginare, l'apertura di Franceschini ha dato il la ad un coro di riscontri positivi, come quello espresso dal capogruppo del Misto alla Camera, ed esponente di Centro democratico, Pino Pisicchio («Ha ragione Franceschini: occorre sotterrare l'ascia di guerra per eleggere il Presidente della Repubblica e comporre un governo capace di dare risposte concrete») e dall'esponente di Scelta Civica Benedetto Della Vedova: «é molto saggio chiedere a tutti uno sforzo per la formazione di un esecutivo che provveda alle riforme e alle misure di governo più urgenti». Ma soprattutto nel fronte Pdl.

Qui, i consensi sono arrivati dal capogruppo alla Camera, Renato Brunetta («Bene Franceschini, ora facciamo presto»), Gianfranco Rotondi (l'intervista di Franceschini «è una vera svolta a tanto tempo dal voto») e del vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri, che invita Bersani e compagni a meditare «sul realismo di alcuni esponenti del Pd. In caso contrario la parola toccherebbe di nuovo agli italiani».

Bindi vs Bersani: «Non sa piu' che fare, il partito è fermo»
Che nel Pd tiri aria di "liberi tutti" rispetto alla linea ufficiale lo si capisce anche per i toni usati dalla presidente dell'assemblea del partito, Rosy Bindi, che in una itervista al Secolo XIX si è scagliata contro l'indecisionismo del segretario: «È così purtroppo, Bersani non sa più che fare e il partito è fermo, senza prospettiva».

«Se avessimo proposto un nome autorevole e non strettamente partitico - aggiunge Bindi parlando delle mosse per la scelta del prossimo presidente della Repubblica, - come poteva essere Rodotà, ma ce n'erano molti altri, avremmo forse potuto contare su un atteggiamento più morbido da parte dei grillini. Non dico sull'appoggio, questo no, ma su un certo malessere interno, questo sì». Ciò non è stato fatto, spiega Bindi, "semplice, perchè Bersani non ha rinunciato, non ha voluto rinunciare, ha addirittura fatto un comunicato in cui lo ribadiva con convinzione».

Civati: «Fase delicata, Renzi potrebbe aspettare un po'»
A gettare acqua sul fuoco sulle tensioni interne del partito, e in particolare gli attriti tra bersaniani e renziani registrati ieri, ci pensa oggi invece il neo deputato Pd Pippo Civati, che intervenendo a «Montecitorio e dintorni« su Radio 24 invita i colleghi di partito a moderare i toni: «Io sono per mantenere un po' di calma. La sfida più importante che abbiamo di fronte riguarda l'elezione del capo dello Stato, fondamentale per il paese in un momento così delicato.

Non capisco molto perché bisogna aprire dibattiti e quasi un congresso nei giorni precedenti ad un passaggio così delicato. Non mi schiero, non mi interessa. Sappiamo che Bersani sta cercando di gestire una fase molto complicata, forse Matteo Renzi potrebbe aspettare qualche giorno e magari misurarsi con l'eventualità di nuove elezioni che lo potrebbe avere tra i protagonisti assoluti».
mariok

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Quirinale, Silvio Berlusconi fa la colomba e offre a Bersani un patto anti-Renzi: "Non ci conviene votare". Giovedì il faccia a faccia

Per la prima Silvio Berlusconi parla del ritorno al voto come di una extrema ratio: “Il ricorso alle urne entro giugno non rappresenta la nostra prima scelta”. Per la prima volta non sbatte sul tavolo, con toni perentori, la richiesta di un presidente della Repubblica di centrodestra, come compensazione dell’occupazione militare - da parte della sinistra - delle presidenze di Camera e Senato: “Ci siamo resi disponibili ad una scelta comune, perché il presidente della Repubblica deve rappresentare un fattore di unità e di garanzia per tutti e non un ulteriore elemento di divisione”.

C’è un motivo se la lettera inviata da Silvio Berlusconi al suo sito Forzasilvio.it è scritta nel più classico dei linguaggi da colomba. La trattativa col Pd si è aperta. Fatta di abboccamenti sotterranei, di contatti tra i fedelissimi per arrivare all’incontro tra Berlusconi e Bersani con un canovaccio da discutere. Su questo sono a lavoro le diplomazie, in un alone di diffidenza e cautela. Con Gianni Letta che parla con Vasco Errani, Denis Verdini con Maurizio Migliavacca, e Angelino Alfano con Enrico Letta. La data fissata per il faccia a faccia, al momento, è giovedì prossimo, ovviamente in un luogo istituzionale.

In un apparente paradosso, le parti, rispetto ai giorni scorsi, sembrano essersi invertite. Perché - per opportunità o per convinzione o per assenza di alternative - il Cavaliere sente che una trattativa è possibile, mentre tutti i suoi fedelissimi non si fidano affatto del segretario del Pd. C’è un qualcosa che è cambiato, nella testa del Cavaliere (o nella pancia). E si chiama Matteo Renzi. L’istinto di Berlusconi dice che la discesa in campo del sindaco Rottamatore ormai è irreversibile, e di tutti i leader in campo è quello che, in un eventuale voto a luglio, ha più da guadagnare. È il punto fondamentale dell’analisi maturata in questi giorni di riflessione ad Arcore, su una scrivania piena di fogli della Ghisleri. Matteo è davvero un Rottamatore. E non solo del Pd. In caso di elezioni rischia di esserlo anche di Berlusconi. E se non riesce a mettere assieme una maggioranza è solo colpa di questa legge elettorale, ma sul campo la partita sarebbe chiara.

Ecco, è questa consapevolezza di una reciproca debolezza l’arma che Berlusconi pensa di usare per costringere il “testardo” Bersani a miti consigli. Bisognerà aspettare la manifestazione di Bari di sabato prossimo per capire come è andata, se cioè alla vigilia della settimana in cui si elegge il capo dello Stato il Cavaliere denuncerà il tentativo di golpe della sinistra o se suonerà lo spartito della responsabilità: “Sarà l’occasione – scrive su Forzasilvio.it - per far sentire in piazza la nostra voce a ridosso dell’inizio delle votazioni per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica”.

Fino ad allora, il lavoro dei pontieri è attorno a un “patto anti-Renzi”, una sorta di accordo della reciproca debolezza. Che suona così: “Le urne non convengono a nessuno. Io (Silvio) perdo le elezioni, tu (Pier Luigi) perdi la leadership del tuo partito. Un accordo conviene a entrambi”. E deve averlo capito anche il sindaco Rottamatore che qualcosa sta accadendo, visto che ha maliziosamente dichiarato: “La verità – dice Renzi - è che Berlusconi si fida più di Bersani e D’Alema che di me”. Proprio per raggiungere l’accordo attorno al Cavaliere le colombe, da Angelino Alfano a Gianni Letta, stanno provando a convincere Berlusconi ad ammorbidire le richieste sul Colle: “Se chiediamo uno nostro – è il loro ragionamento – salta tutto, attestiamoci sulla richiesta di una figura di garanzia”. Alla Amato o Marini, uno cioè di centrosinistra, ma che offre sicurezza anche al Cavaliere. In cambio Bersani deve ammorbidire la posizione sul governo. Perché tra le larghe intese e un governo politico Pd che ammicchi a Grillo, ci sono parecchie sfumature. Per esempio, un governo di personalità tecnico-politiche di centrosinistra con figure non ostili in posti chiave come Giustizia e alle Comunicazioni. O un sostegno esterno, purché Bersani non porti al suo primo cdm provvedimenti ostili a Berlusconi.

Al momento, raccontano i ben informati, che l’ex premier non ha rinunciato all’idea di una personalità di centrodestra al Quirinale, e che non va sottovalutato il segnale che oggi ha inviato verso il quartier generale democrat (“per me non chiedo ruoli istituzionali e di governo”). Chissà. Nel criptico linguaggio dei negoziati significa una cosa sola. E cioè che la trattativa è iniziata. E non è poco.


http://www.huffingtonpost.it/2013/04/05 ... _ref=italy
camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

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La maionese impazzita chiamata Pd - 16


l’Unità 6.4.13

Andrea Orlando

«Per allargare il perimetro del Pd occorre recuperare una dimensione popolare
Non servono le tradizionali ricette socialdemocratiche ma il modello della sinistra liberista ha fallito»
«Il rinnovamento non può fermarsi ai gruppi dirigenti»
Quando sosteniamo la proposta Bersani non lo facciamo per affetto ma perché è l’unica in campo

intervista di Maria Zegarelli


Andrea Orlando, Vendola apre ad un rimescolamento con il Pd. Sarebbe un arricchimento o un ostacolo a future alleanze con il centro?
Il responsabile Giustizia Pd, sorride. «Solo quando riguarda il centrosinistra ci si arrovella in questo modo», risponde.
Be’, Monti in campagna elettorale non era tenero con Vendola...

«Non penso che un allargamento rappresenti un ostacolo. Non ci si può arroccare intorno a categorie politologiche. Grillo è stato votato da persone di destra, di centro e di sinistra a dimostrazione del fatto che siamo in una nuova fase.


La sinistra credo abbia bisogno, se vuole allargare il suo perimetro, di recuperare una dimensione popolare, partendo da un presupposto: le tradizionali ricette socialdemocratiche non sono più sufficienti a interpretare l’attuale questione sociale, ma allo stesso tempo dobbiamo riconoscere che è fallito il modello della sinistra liberista.

C’è bisogno di un progetto diverso, iniziando ad allargare gli orizzonti, non basta rinnovare i gruppi dirigenti, è necessario rinnovare la cultura politica. Non mi spaventa un nuovo contenitore in grado di accogliere i contributi del centro e di Sel, a patto che si superino quelle resistenze, di carattere minoritario, ad una cultura di governo».


Cambiamo argomento, Renzi dice di dar voce al 95% degli italiani quando sostiene che si sta perdendo tempo e bisogna fare in fretta. Le sembra una frase priva di senno?
«Non ho voglia di alimentare polemiche che rischiano produrre scontri interni e di farci apparire lontani dalla drammatica situazione del Paese ma ..».


Ma?
«Il problema è che noi, cioè chi viene eletto e chi ha responsabilità politiche, a differenza del 95% degli italiani, sappiamo perché si è arrivati a questo punto e abbiamo il dovere di spiegarne i motivi e trovare una soluzione. Come hanno dimostrato queste elezioni ci sono regole che non funzionano più, a cominciare dalla legge elettorale perché non esiste più il bipolarismo ma tre blocchi distinti e distanti che hanno reso ancora più evidente l’esigenza di riforme istituzionali.


Avremmo potuto percorrere strade più brevi, accedendo allo scambio che ci proponeva il Pdl, Quirinale contro governo, ma sarebbero state oscene. Quando abbiamo sostenuto che l’unica proposta in campo era quella di Bersani non lo abbiamo fatto per affetto verso il segretario ma perché convinti che, pur essendo una strada molto complicata, era l’unica percorribile. Sarebbe stato veloce anche chiedere le elezioni subito dopo il 24 febbraio senza esplorare questa vita oppure accedere alla proposta delle larghe intese, dubito che su entrambe le ipotesi avremmo avuto il 95% di consensi».


Ma il tentativo è fallito. In questo ha ragione Renzi?
«Il senso della proposta che abbiamo fatto è stato giusto e i risultati si sono visti: dentro il M5S si è aperta una dialettica che prima non c’era, anche se gli esiti non sono stati quelli auspicati. Mi chiedo: se avessimo detto preventivamente “mai con voi”, avremmo dato ascolto al messaggio arrivato da tutti quei milioni di italiani che ci chiedevano un segnale forte di cambiamento?

Da un leader politico, quale è Matteo, mi aspetto che arrivino non critiche da cronista, ma proposte e idee su come superare una fase delicata come quella che stiamo attraversando, a partire dall’elezione del Presidente della Repubblica».

Una volta eletto il presidente della Repubblica cosa succede? Riprende quota il governo Bersani o si passa al piano B? «Non c’è un automatismo tra l’elezione del Presidente della Repubblica e il governo, anche se un Capo dello Stato nel pieno dei suoi poteri è in grado di smussare più angoli. Di sicuro può generarsi un clima diverso in grado di creare le condizioni per cui ciò che non è stato possibile fino ad oggi può esserlo domani, ma nulla è scontato perché credo che alcuni capisaldi debbano rimanere fermi, come il nostro no ad un governo di larghe intese».
shiloh
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da shiloh »

mariok ha scritto:
Joblack ha scritto:@mariok,

Ok.

Aspettiamo di vedere i fatti, intanto sta passando la linea caldeggiata anche da Renzi, dell'accordo con il PDL.

Io non vedo niente di buono, ma siccome il PD è ancora criptico, vedremo cosa farà nei prossimi giorni e per l'elezione del PdR

Intanto la mummia ringazzullita ripropone Gianni Letta candidato alla PdR ..... vi pare un bel risultato?

Bye
Ci risiamo. La trattativa col Pdl diventa "la linea caldeggiata anche da Renzi".

Ma perché, Bersani da quando ha avuto il famoso incontro con i grillini, che sta facendo? Con chi sta trattando?

Stai a vedere che a caldeggiare l'accordo col caimano è proprio quello che ha tutto l'interesse di andare ad elezioni, per giocarsi la sua rivincita alle primarie.

Sono d'accordo con Amadeus: sembra che quello che ci interessa, è trovare il capro espiatorio. E da questo punto di vista, Renzi sembra mettere d'accordo tutti.

A me sembra che una cosa dovrebbe essere certa: comunque vada a finire, la responsabilità se non unica, prevalente, è in capo a Bersani, che ha goduto fino ad ora di una compattezza di tutto il partito indiscutibile.

Quel che è paradossale è che, pur essendo tra i pochissimi sul forum ad aver votato per il PD, oggi mi ritrovo in disaccordo con buona parte
di quelli che non lo hanno votato
ma oggi difendono Bersani.

sarà il caso di riordinare le idee caro @mariok.
Bersani era il leader di IBC...nono SOLO del PD.
rappresentava e tuttora rappresenta,nello stesso modo ,tutti quelli che hanno votato per SEL-PD-PSI-CD,
senza distinzione di sesso,razza,religione ecc...ecc.
:)
shiloh
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da shiloh »

Joblack ha scritto:@mariok,

Ok.

Aspettiamo di vedere i fatti, intanto sta passando la linea caldeggiata anche da Renzi, dell'accordo con il PDL.

Io non vedo niente di buono, ma siccome il PD è ancora criptico, vedremo cosa farà nei prossimi giorni e per l'elezione del PdR

Intanto la mummia ringazzullita ripropone Gianni Letta candidato alla PdR ..... vi pare un bel risultato?

Bye

secondo me la linea di Renzi è quella di andare al voto in giugno...
non quella di un accordo coi bananas...imho.
Amadeus

Re: quo vadis PD ????

Messaggio da Amadeus »

http://www.wittgenstein.it/2013/04/05/l ... -e-del-pd/

L’Unità non è del PD
Pubblicato il 5 aprile 2013 da Luca
Una cosa a margine di discussione più agguerrita, ma che evidentemente molti non conoscono. Da stamattina, chiunque si sia imbattuto nel titolo di prima pagina dell’Unità non ha potuto non farci dei pensieri: la forzatura della parole di Matteo Renzi in un’intervista al Corriere superava di gran lunga quella già compiuta ieri da molti media ognuno in rincorsa del precedente. Che Renzi non abbia detto di essere favorevole a un governo col PdL, ma anzi di preferire che si vada a votare, è cosa già acclarata e confermata e su cui c’è una tale agitazione di curve che non voglio tornarci qui. Ora non è importante. Come non è importante, appunto, che il giornale più vicino al PD abbia del tutto inventato un’opinione mai espressa da Renzi (il direttore qui motiva: lo cito per correttezza, ma siamo a fare gli ingenui, e Sardo non lo è; e se anche la sua acrobatica logica fosse fondata, non si titola su un’acrobatica logica per mettere palesemente contro i due maggiori leader del partito che sostieni di appoggiare, e farne passare uno come demolitore di un governo che non esiste).

Quello su cui invece molti fanno confusione, nelle discussioni che ne sono seguite, è il rapporto dell’Unità con il Partito Democratico. Che non esiste. Nel senso che l’Unità non è né formalmente né economicamente in relazioni con il PD (se non per una assai esigua quota rimasta al PD nella compagine societaria): mentre riceve contributi pubblici, sì, come giornale ancora dei DS (che non si sono formalmente estinti), né più né meno di quello che succede a Europa con la Margherita.
Quindi oggi l’Unità è un giornale come un altro, con una linea politica vicina al PD e più ancora esplicitamente alla sua leadership bersaniana, ma che è una scelta editoriale (Renzi ha nel programma l’abolizione dei contributi alla stampa, cosa che complica i rapporti) e non una condizione formale. Non è il giornale di nessuno, se non dei suoi proprietari privati e risponde a loro e ai suoi lettori.

Questo rende ancora più sbilenca la pretesa di “dimissioni” avanzata da alcuni parlamentari del PD più vicini a Matteo Renzi, vittima di quel travisamento. Perché un giornale è ovviamente criticabile e attaccabile da tutti, e anche dai politici: ma la richiesta di dimissioni di un dirigente di un ente privato che non ha niente a che fare con te, non si capisce a che titolo venga formulata. E non si ricorda che gli stessi o altri parlamentari abbiano chiesto le dimissioni di altri direttori di giornali più storicamente distanti – il Corriere? – o addirittura nemici – Libero? – le molte volte che hanno pubblicato cose inesatte, sul PD o no.
camillobenso
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Iscritto il: 06/04/2012, 20:00

Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

La maionese impazzita chiamata Pd - 17


Il virus del berlusconismo da anni è dilagato nella società italiana. Bindi si affretta a smentire quanto pubblicato dal secolo XiX. In questi casi si querela il quotidiano. Ma se la misteriosa persona avesse attivato il registratore?
Dovrebbe farlo anche il piddì a tutela della onorabilità della sua presidente.



Partito democratico in ordine sparso
B. ne approfitta: 'Via soldi a partiti e Imu'
Giovedì Bersani incontra Berlusconi, dirigenti divisi sulle larghe intese. Caso Bindi: accuse al
segretario sul Secolo XIX. Poi la marcia indietro. E il Cavaliere lancia le sue "8 proposte choc"


Rosy Bindi costretta a smentire frasi pesanti su Bersani ("partito in ostaggio") pubblicate questa mattina sul Secolo XIX. Dario Franceschini che dalle colonne del Corriere della Sera sdogana il dialogo con Berlusconi - “Basta complessi di superiorità” - in attesa dell'incontro tra Bersani e il Cavaliere. Renzi commenta: “Mi sembra che qui siano in pochi a voler andare al voto”. Ad approfittare del caos nel Pd è proprio Berlusconi, che annuncia "otto proposte choc" mentre "i partiti perdono tempo". E Bersani rimane accerchiato, da destra, dal M5S e dall'ala renziana del partito sul finanziamento pubblico



Pd: Bindi vs Bersani, da Franceschini ok a Berlusconi. Renzi: “Nessuno vuole votare”
Partito in ordine sparso. L'ex ministro della Sanità smentisce frasi pesanti su Bersani ("con lui partito fermo") pubblicate questa mattina sul Secolo XIX. Ma il giornale conferma. Dario Franceschini dalle colonne del Corriere della Sera sdogana il dialogo con il Cavaliere: “Basta complessi di superiorità”. A questo proposito, il segretario giovedì incontrerà l'ex premier. Renzi commenta: “Mi sembra che qui siano in pochi a volere le elezioni"

di Redazione Il Fatto Quotidiano | 6 aprile 2013Commenti (2559)


Rosy Bindi costretta a smentire frasi pesanti su Bersani pubblicate questa mattina sul Secolo XIX. Ma senza spendere, comunque, una parola a sostegno del segretario. Dario Franceschini che dalle colonne del Corriere della Sera sdogana il dialogo con Berlusconi: “Basta complessi di superiorità, ha preso i nostri stessi voti ed è il capo del centrodestra”. A questo proposito, Bersani giovedì incontrerà il Cavaliere, che potrebbe proporgli una linea favorevole alla sua sopravvivenza politica. E poi c’è Renzi che commenta: “Mi sembra che qui siano in pochi a voler andare al voto”. Basta aggiungere la “disponibilità” offerta dal ministro Fabrizio Barca a guidare il partito e il caos che in questo momento attraversa il Pd è servito. In ogni caso, dopo settimane in cui “l’inciucio” con il Pdl è sempre stato escluso a priori da Bersani e dai suoi, ora la linea diventa decisamente più morbida, sebbene le spaccature interne siano ormai evidenti.

ROSY BINDI: “BERSANI NON SA CHE FARE” – “Bersani non sa più che fare e il partito è fermo, senza prospettiva”. Anche la fedelissima Rosy Bindi ha perso la fiducia nel segretario e nella sua gestione, rendendo evidente la frattura in corso nel Pd. Le parole dell’ex ministro sono riportate dal Secolo XIX. Quando il giornalista le chiede se il partito non si senta ostaggio di un segretario impegnato in una lotta troppo personale, Bindi risponde: “E’ così, purtroppo”. Proprio lei, che ai tempi della campagna per le primarie di coalizione, lo scorso autunno, rispondeva colpo su colpo alle provocazioni di Matteo Renzi, ora ammorbidisce la linea rispetto al sindaco di Firenze: “Sta facendo il suo in questo momento, sta dicendo cose che pensano molti cittadini”. Insomma, non solo Rosi Bindi non para più i colpi in arrivo contro Bersani, ma cambia completamente linea e critica apertamente il segretario. Un nervosismo che, spiega lei stessa, parte dall’impasse che si è creata con l’incarico esplorativo, un tentativo fallito ma da cui il leader Pd non ha voluto sfilarsi: ”Se avessimo proposto un nome autorevole e non strettamente partitico – aggiunge Bindi sul prossimo presidente della Repubblica – come poteva essere Rodotà, ma ce n’erano molti altri, avremmo forse potuto contare su un atteggiamento più morbido da parte dei grillini. Non dico sull’appoggio, questo no, ma su un certo malessere interno, questo sì”. Perché non si è arrivati a proporre un altro nome? Non è stato fatto, spiega Bindi, “perchè Bersani non ha rinunciato, non ha voluto rinunciare, ha addirittura fatto un comunicato in cui lo ribadiva con estrema forza e convinzione. A quel punto che poteva fare il capo dello Stato senza un passo indietro palese del presidente che aveva incaricato? Ha preso tempo e poi, come sappiamo, ha proposto i saggi”.

LA SMENTITA: “IO STO IN SILENZIO” - ”Non c’è stato alcun colloquio con il Secolo XIX e le frasi virgolettate non sono mie. Sono stata fermata per strada da un signore che non ricordavo neppure fosse un giornalista, il quale mi ha subissato con le sue considerazioni e i suoi giudizi sulla situazione politica a cui non ho replicato. E’ molto grave che un incontro casuale si trasformi in una conversazione giornalistica e ancor più grave che le osservazioni del cronista vengano pubblicate come mie risposte mai date”. Lo afferma Rosy Bindi in una nota.La presidente del Pd Rosy Bindi aggiunge come “il mio silenzio, rispettoso del mio partito e del Presidente della Repubblica, sia ampiamente verificabile su tutti i mezzi di informazione”. Una precisazione in cui, in ogni caso, Bindi non spende una parola a favore della linea Bersani. Il Secolo XIX, comunque, conferma la notizia: “L’incontro tra Bindi e il nostro giornalista è avvenuto giovedì in via di Ripetta a Roma. Lì hanno scambiato una serie di considerazioni pubblicate oggi”. Ma Rosy Bindi risponde ulteriormente: “Come si capisce anche dalla nota del Secolo XIX tra Michele Fusco e Rosy Bindi non c’è stato alcun colloquio, nè nel senso etimologico della parola nè in quello giornalistico”, si legge in una nota della portavoce della presidente dell’Assemblea del Pd.

FRANCESCHINI: “DIALOGO CON BERLUSCONI” - E’ l’auspicio che Dario Franceschini formula in un’intervista al Corriere in cui lancia l’appello ai suoi ad “abbandonare questo complesso di superiorità, molto diffuso nel nostro schieramento, per cui pretendiamo di sceglierci l’avversario”. L’ex segretario del Pd sottolinea: “Ci piaccia o no, gli italiani hanno stabilito che il capo della destra, una destra che ha preso praticamente i nostri stessi voti, è ancora Berlusconi. E’ con lui che bisogna dialogare”. Franceschini respinge al mittente, però, uno scambio tra il sostegno del Pdl a un governo Pd e l’elezione del Capo dello Stato: si annunciano sette anni “burrascosi”, dice, e “il prossimo Capo dello Stato deve essere in ogni caso una persona di garanzia eletta con un’intesa più larga possibile. Per sua natura non può essere eletto con un mandato. Deve essere libero fin dalla prima scelta: assegnare l’incarico di formare il governo”. Un governo per cui, comunque, “chiusa la possibilità di un rapporto con Grillo, i numeri dicono che o si accetta un rapporto con il Pdl, o non passerà nessun governo”.

RENZI: “LE ELEZIONI? NON LE VOGLIONO IN TANTI” – “Noi dobbiamo abituarci -ha detto il sindaco, riferendosi alla situazione di stallo politico – alla serenità, alla serietà e alla coerenza. Io non so se la situazione di un governo Pd-Pdl sia quella che davvero i dirigenti romani sceglieranno”. Per Renzi “le alternative sono tre: governo Pd-Pdl, governo Pd-5 Stelle, o elezioni. Un governo Pd-5Stelle Grillo non lo vuole – ha affermato il sindaco -. Le elezioni mi sa che non le vogliono in tanti. Sul governo Pd-Pdl staremo a vedere. E’ difficile che uno come me, che sta lontano da Roma, possa capire come va a finire”.

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