quo vadis PD ????

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
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iospero
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da iospero »

Io credo che ci siano tante cose che i vecchi partiti non fanno perchè sarebbero in contraddizione con il passato, ci sono troppi legami ,lacci e laccioli che li frenano, ma si sentirebbero veramente
meglio e più liberi se qualcun altro al loro posto sarebbe in grado di farle.
L'orgoglio di partito e la paura di lasciare a persone ritenute inesperte il comando della nazione non permette di fare quel passo indietro che permetterebbe al Pase di fare finalmente il passo in avanti di cui abbiamo bisogno.
5 Stelle ha chiesto di essere messo alla prova e di essere in grado di trovare una personalità della società civile al di fuori dei partiti in grado di trovare il favore della maggiorparte, il programma suo non differisce granchè da quello del PD. Perchè non provare ?
camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

La maionese impazzita chiamata Pd - 19



l’Unità 7.4.13

In rete la «base» avverte: niente alleanza con il Cav

Perplessità, dubbi e proteste in rete per la proposta di Franceschini di dialogare col Pdl: quasi duecento post sulla pagina Facebook dell’ex capogruppo prendono di mira un’eventuale alleanza con il partito di Berlusconi. Peppe Ruggeri esprime la preoccupazione di molti: «Con Berlusconi abbiamo dato abbastanza per il bene del Paese. Cercate di supportare Bersani invece di fare sempre la classica guerra fratricida di sinistra», è il suo invito. Chiara Locatelli non ci crede. Si chiede anzi se non sia un tardivo pesce d'aprile.


*****

Ma quando mai le oligarchie piddosaure hanno ascoltato la base????
camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

iospero ha scritto:Io credo che ci siano tante cose che i vecchi partiti non fanno perchè sarebbero in contraddizione con il passato, ci sono troppi legami ,lacci e laccioli che li frenano, ma si sentirebbero veramente
meglio e più liberi se qualcun altro al loro posto sarebbe in grado di farle.
L'orgoglio di partito e la paura di lasciare a persone ritenute inesperte il comando della nazione non permette di fare quel passo indietro che permetterebbe al Pase di fare finalmente il passo in avanti di cui abbiamo bisogno.
5 Stelle ha chiesto di essere messo alla prova e di essere in grado di trovare una personalità della società civile al di fuori dei partiti in grado di trovare il favore della maggiorparte, il programma suo non differisce granchè da quello del PD. Perchè non provare ?


Se non teniamo conto dell’essenza primaria della politica non riusciamo più a venirne a capo.

La base fondamentale della politica è sempre e comunque: “Interesse e convenienza”

Quali sono le convenienze e gli interessi dei tre blocchi che danno origine allo stallo attuale???
paolo11
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da paolo11 »

I due blocchi li abbiamo conosciuti per diversi anni.Abbiamo visto dove ci hanno portato.
Il terzo blocco ha capito dove sono i guasti di questo paese.Sia nella politica quotidiana ecc.....
Hanno capito che ci sono cose da cambiare anche nella costituzione, ormai vecchia,non adeguata ai tempi.
In poche parole a mio avviso vogliono partire da 0.
Ho letto i programmi dei due blocchi.
Nessuno parla di abolire la sovvenzione ai giornali.IO ne parlavo da anni.
Come le fabbriche chiudono per vari motivi.Anche per i giornali vale le stesse regole.
Tutti d'accordo per sovvenzione le scuole private.Anche questo non può funzionare a scapito di quelle pubbliche.
Hanno quasi distrutto la sanità pubblica.Avendo aperto a quelle private.I risultati si vedono , scandali mazzette ecc.............
Hanno distrutto delle opere strategiche per il paese, facendole costare alla fine venti volte più del prezzo pattuito all'inizio.Hanno inventato i subbapalti dei appalti, in tutti i settori anche nella sanità.
Non sai se ti opera un precario o cosa.Ormai ti fanno firmare per qualsiasi intervento.
Continuano a volere gli F 35 che alla fine non sappiamo neppure cosa ci costeranno, mentre persone si suicidano o non hanno niente da mangiare.
I nostri Marò sono stati barattati con gli elicotteri che dovevano consegnare India.
Mentre Napolitano ha dato la Grazia agli agenti della CIA Caso Abunidal.Ma sai noi siamo sempre stati leccapiedi degli USA.
E vogliamo ancora questi partiti?
No mi dispiace.
Spero che il M5S prenda la maggioranza, per fare pulizia.
Ciao
Paolo11
camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

E vogliamo ancora questi partiti?
No mi dispiace.
Spero che il M5S prenda la maggioranza, per fare pulizia.
Ciao
Paolo11



Attenzione Paolì che la partita è grossa e pericolosa più di quello che sembra.

A livello popolare la necessità di cambiamento non è forte,…..è fortissima.

Un imprenditore toscano ieri sera in diretta a In Onda, ha dichiarato di sentirsi “maiosta” nel senso che non c’è più tempo da perdere per l’impresa. A lui non interessa di che colore sia il gatto, …. a lui interessa che prenda il topo.

Quanto accaduto ieri a Civitanova è un forte campanello d’allarme.

Ci siamo poi dimenticati di tutte le fabbriche in bilico?

Nella partita in corso di una guerra appena iniziata da 3 mesi, la vittoria e l’intransigenza dei 5S ha destato preoccupazione alle mafie di tutti i tipi.


Mafia, minacce anonime a Grillo: Digos e Ros alzano la protezione
Dopo le lettere anonime sugli attentati ai pm siciliani per bloccare "froci e comici al governo" polizia e carabinieri vogliono mettere in atto misure di sicurezza per garantire al leader del Movimento Cinque Stelle l'incolumità
di Emiliano Liuzzi | 6 aprile 2013
Commenti (1294)

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/04 ... ne/553962/



Immagino che la notizia abbia riempito di gioia almeno il 60 % degli italiani se nel caso la mafia eliminasse il guru genovese, senza però tenere conto di cosa potrebbe succedere dopo.

**

Mafia, minacce anonime a Grillo: Digos e Ros alzano la protezione

Il Fatto Quotidiano ‎- 22 ore fa
I carabinieri del Ros sono arrivati di primo pomeriggio a casa di Beppe Grillo. Motivo: mettere in atto una serie di misure di sicurezza per ...





Da un certo punto di vista il segnale del rinnovamento sarebbe esplicito: In Italia no sa da fare.

Eppoi, bisogna essere pratici, la mafia è nel Parlamento fin dal 1880, senza mai mollare la presa.

Adesso Grillo vuole rovinargli gli affari?

La mafia non ci pensa su due volte,….se c’è un problema lo si elimina.

Ti sei mai chiesto perché il ministro Lunardi si è spinto a dichiarare : “Con la mafia bisogna convivere”

Con tanto di finta reazione indignata di Violante?

Perché nessun partito la combatte direttamente ma solo a chiacchiere per merli???


Non credo che Grillo abbia tenuto conto della realtà e di quali interessi andava a toccare.

O almeno, per il momento non sembra.
camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

La maionese impazzita chiamata Pd - 20



l’Unità 7.4.13
Democratici, si formano i fronti del congresso
L’area di sinistra si organizza per raccogliere la sfida di Renzi sulla leadership
di M. Ze.

Per ora sono incontri informali, piccoli capannelli nei corridoi di Montecitorio dove il tempo è sospeso in attesa di un governo. Giovani turchi, parlamentari della sinistra Pd (e vendoliani) si confrontano in vista del congresso di autunno ma anche qui vai a capire che succede... se si fa un governo Bersani che non muore nel giro di una stagione, se un governo del Presidente, di transizione oppure si torna al voto. Non è ininfluente per il destino del congresso quello che accadrà da qui ad allora. L’obiettivo di molti, soprattutto chi teme un Pd schiacciato sulle posizioni renziane, è il partito unico con dentro Vendola, Giuliano Pisapia, aperto al civismo e ai movimenti. Di sinistra. Una forte e massiccia componente di sinistra da contrapporre a Matteo Renzi dato fortissimo nei sondaggi.
Nichi Vendola l’altro ieri ha detto che i tempi sono maturi per un rimescolamento con il Pd, ma il contenitore deve essere pensato per tenere il passo con questo tempo così lontano dal Lingotto, dal Novecento, un tempo stravolto dalla crisi economica, della democrazia, della politica. Superata la sinistra liberista, superati gli estremismi a vocazione minoritaria, c’è bisogno di un nuovo orizzonte.
Un progetto che si è affacciato più volte nel dibattito in questi anni, che oggi rilanciano i giovani turchi Matteo Orfini e Andrea Orlando e non dispiace a molti altri. «È il momento di mescolarsi. Serve un partito riformista moderno, che dia un colpo decisivo alla vecchia morfologia politica di questi anni dice Vincenzo Vita È l’unico modo per rispondere alle proposte di Matteo Renzi in modo non conservativo o inutilmente arroccato».
«C’è una spinta molto forte ad accelerare i tempi di discussione su come si va al congresso racconta un democrat che renziano non è e quello su cui molti di noi sono d’accordo è che non si può andare in ordine sparso».
Bisogna arrivarci, ragiona la sinistra Pd, con un’idea di partito ben chiara, con una piattaforma programmatica alternativa a quella del sindaco fiorentino e con una leadership. Fabrizio Barca, tanto per fare nomi, non ha nascosto la sua intenzione di mettersi in gioco. A chi gli chiedeva se intendeva fare «il curatore fallimentare» del Pd, ha risposto che «i curatori fallimentari servono quando ci sono aziende fallite, non vedo aziende fallite. Il Pd è un partito, quello a cui corre la mente di una persona di sinistra come me».
Cesare Damiano, parlando dell’attuale ministro, lo ha definito «un ottimo politico che può diventare un punto di riferimento di sinistra» e lo stesso Beppe Fioroni (i cui rapporti con Renzi sono pari a zero) lo ritiene una risorsa.
Sul fronte renziano per ora non si sbilanciano sul congresso. «Capiamo bene quale deve essere il profilo che vogliamo dare al partito, poi si può parlare di nomi», dice Simone Bonafé. In realtà il futuro del sindaco e il suo ruolo al congresso sono legati ai fatti di queste prossime settimane. Se nasce un governo che scavalla l’anno di vita allora sarà inevitabile dover passare per il congresso d’autunno e decidere se giocarsi la segreteria del partito (a cui il sindaco non tiene particolarmente) sapendo di essere un candidato fortissimo, o puntare sulla leadership chiedendo una modifica dello Statuto che sleghi il destino del segretario (che Renzi lascerebbe a uno dei suoi) da quello della premiership. Se si andasse al voto in autunno sarebbe il congresso stesso a saltare, invece. Smentiscono seccamente da entrambi i fronti le voci di un patto di desistenza tra la sinistra Pd e Renzi che vedrebbe il sindaco candidato alla premiership e il partito con un segretario come Barca.
Walter Verini, veltroniano che alle primarie si è schierato con Bersani (mantenendo una posizione molto critica verso il segretario), dice che il punto non è se aprire a Vendola perché «nel Pd, nato per unire tutte le culture riformiste, per essere il partito del nuovo secolo e non del Novecento, di centrosinistra e non di sinistra, è evidente che c’è spazio per Vendola». Per Vendola, «ma anche per Pietro Ichino e le altre forze riformiste moderate, mentre dal 2009 a oggi abbiamo assistito al progressivo allontanamento di queste culture e il risultato è l’emorragia di milioni di voti». Quello che sembra chiaro, per ora, è che i blocchi di partenza si stanno delineando.

La Stampa 7.4.13
Il Pd già in fase-congresso I popolari ora attaccano
L’area Franceschini-Fioroni bypassa il segretario, in vista del voto per il Quirinale
di Fabio Martini

Senza un governo e con un Presidente della Repubblica ancora da fare, di punto in bianco nel Pd si è avviato un frenetico rimescolamento interno, come se si fosse aperto un congresso anticipato. Dopo le brucianti esternazioni nei giorni scorsi di Matteo Renzi (poco gratificante nei confronti di Bersani e auspice di larghe intese), ora è la volta dell’ex segretario del partito Dario Franceschini, che ha platealmente aperto ad un governo con i voti del Pdl, dunque su una linea diversa da quella di Pier Luigi Bersani. Una svolta importante perché è stata preannunciata, due giorni fa, dallo stesso Franceschini a Bersani in un incontro senza testimoni e che le due parti hanno successivamente confidato esser stato «molto franco». Svolta importante perché se ne è reso protagonista Franceschini uno dei capofila degli ex popolari (Letta, Bindi, Fioroni, Marini), che dopo una lunga stagione di compatto allineamento al segretario, sembrano essere usciti dal loro “letargo” politico. Svolta significativa perché sposta il baricentro del partito su un’ipotesi politica (una maggioranza col Pdl) che dentro il Pd finora è stata sostenuta con sfumature diverse da personaggi tra loro diversi - D’Alema, Renzi, Veltroni, Fioroni - che al momento opportuno potrebbero far “massa critica” e spostare tutto il Pd su una posizione dialogante.
D’altra parte quello di Franceschini è un riposizionamento che guarda all’interno del partito ma che ha riflessi importanti anche nella discussione in corso sul Quirinale e per il nuovo governo. Nella sua intervista al “Corriere della Sera”, Franceschini ha sostenuto che è ora di finirla col «complesso di superiorità» della sinistra verso Berlusconi»: finché il leader è il Cavaliere, bisogna «dialogare» con lui e dunque con gli attuali rapporti di forza non si può non tentare «un governo di transizione», perché «o si accetta un rapporto col Pdl o non passerà nessun governo».
E per il Quirinale, Franceschini ha tracciato un identikit («una persona con un’esperienza politica e parlamentare») che corrisponde a Franco Marini, non esclude Giuliano Amato e per il momento non comprende Romano Prodi. Certo, gli ex popolari hanno una spiccata preferenza per Marini (già leader della Cisl, poi segretario del Ppi e quindi presidente del Senato) e non soltanto per affetto per il loro ex leader: «Attenzione alla fase sociale che stiamo vivendo - dice Beppe Fioroni - quel che è accaduto a Civitanova Marche, prima e dopo, dice che la tensione sta crescendo sopra il livello di guardia e da questo punto di vista non andrebbe sottovalutata l’importanza di avere al Quirinale una personalità che è stato per tanti anni un punto di riferimento per i lavoratori italiani».
E in effetti la mini-contestazione nei confronti del presidente della Camera e quella analoga verso il presidente del Senato all’Aquila, documentata dal Tg5, sono sintomi significativi perché lambiscono anche personaggi “nuovi”. Dice Riccardo Nencini, segretario del Psi: «In questi giorni si stanno moltiplicando i segnali di insofferenza verso l’indecisionismo della politica, che ho potuto personalmente verificare: dopo Franceschini, prima o poi arriveranno, se non tutti quasi tutti». Nencini, legato ad un rapporto di lealtà con Bersani, di più non dice, ma nel Pd, oltre a Franceschini, c’è anche un dalemiano atipico come Nicola Latorrre ad aprire al Pdl: «Il Pd deve smettere di demonizzare Renzi. Ora serve un accordo con il Pdl». Un rimescolamento di posizioni che fa dire ad un battitore libero come Pippo Civati: «Sono un po’ stupito da tanto situazionismo. Tra dieci giorni andiamo a votare il capo dello Stato e se va avanti così ci arriviamo stremati: non mi sembrano i giorni migliori per anticipare il nostro congresso».
camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

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La maionese impazzita chiamata Pd - 21




La democrazia sotto gli scarponi chiodati degli oligarchi piddosauri.



La democrazia non è mai stata di casa nel Partito che si chiama “DEMOCRATICO”.

Sì,…democratico alla faccia del bicarbonato di sodio……


E per il Quirinale, Franceschini ha tracciato un identikit («una persona con un’esperienza politica e parlamentare») che corrisponde a Franco Marini,



Nel sondaggio IFQ Marini prende lo 0,22 % dei consensi.

I piddosauri usano l’elettorato alla stregua di Berlusconi.



Chi vorresti al Quirinale dopo Giorgio Napolitano?
Emma Bonino 20.74% (17,282 votes)

Stefano Rodotà 16% (13,333 votes)

Romano Prodi 12.12% (10,096 votes)

Milena Gabanelli 8.75% (7,293 votes)

Gino Strada 7.4% (6,168 votes)

Gustavo Zagrebelsky 6.8% (5,662 votes)

Gian Carlo Caselli 4.57% (3,810 votes)

Beppe Grillo 3.99% (3,322 votes)

Ferdinando Imposimato 2.68% (2,234 votes)

Ilda Boccassini 2.56% (2,130 votes)

Nessuno di questi. Indica il tuo candidato ideale nei commenti 2.54% (2,115 votes)

Salvatore Settis 2.41% (2,011 votes)

Margherita Hack 1.96% (1,637 votes)

Anna Maria Cancellieri 1.46% (1,218 votes)

Gianni Letta 1.09% (908 votes)

Anna Finocchiaro 1.07% (893 votes)

Silvio Berlusconi 1.04% (869 votes)

Massimo D'Alema 0.7% (580 votes)

Chiara Saraceno 0.47% (395 votes)

Valter Weltroni 0.37% (306 votes)

Daniela Santanchè 0.35% (289 votes)

Giorgio Napolitano 0.29% (244 votes)

Giuliano Amato 0.24% (200 votes)

Franco Marini 0.22% (187 votes)

Guido Rossi 0.12% (104 votes)

Giuseppe Della Torre 0.05% (38 votes)


Total Votes: 83,324
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Re: quo vadis PD ????

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La maionese impazzita chiamata Pd - 22




Primarie Roma, alle 14 47mila alle urne. Membro Pd: “Rom in coda, voti comprati”
L'avversario di Alemanno (Pdl) e De Vito (M5S) sarà scelto tra 6 sfidanti. Ma un esponente della direzione regionale dei democratici: "Solite incredibili file di nomadi". Il comitato Gentiloni: "Irregolarità e disservizi"

di Redazione Il Fatto Quotidiano | 7 aprile 2013


http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/04 ... il/554312/




Primarie Pd Comune Roma, exit-poll Tecnè per Sky: Marino verso vittoria
camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

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La maionese impazzita chiamata Pd - 23


Repubblica 7.4.13
Il pressing dei big su Pierluigi "Non si può insistere solo sul tuo nome nel partito bisogna aprire una fase 2"
L’assalto delle correnti dai renziani ai Giovani turchi
Il segretario accusato di riunirsi nel bunker E Veltroni gli rinfaccia: nel 2009 fui costretto a lasciare la segreteria

di Giovanna Casadio


ROMA - Da qualche giorno le riunioni di Bersani con i collaboratori più fidati - Migliavacca, Errani, Zoggia - sono soprannominate "il bunker". Dov´è Bersani? Nel bunker: è la risposta aspra che, con un sorrisetto, i Democratici consegnano ai cronisti. Nel "bunker" si decide la linea, che è quella di andare fino in fondo verso il "governo di cambiamento" guidato dal segretario. Ma fuori dal bunker, si salda un fronte di correnti e di dirigenti del Pd pronti ad archiviare le mosse bersaniane: non c´è solo un governo Bersani, va aperta una fase 2.
Matteo Renzi, il "rottamatore" è in campo, apertamente e le bordate alla linea di Pierluigi Bersani sono quotidiane. Ma pure Dario Franceschini ha tratto il dado. Sostiene, l´ex segretario, che è tempo di prendere atto che Berlusconi ha milioni di voti, un´intesa con il Pdl va trovata, e soprattutto che ci vuole «un governo di transizione». Un modo per dire a Pierluigi e al suo entourage, che intestardirsi non vale e che è tempo di abbandonare il "piano A", cioè il governo del cambiamento, dal momento che i numeri non ci sono e non ci saranno. Lo smottamento è in atto. Benché i bersaniani neghino, minimizzino, raccontino dei contatti continui tra Dario e Bersani, il Pd è alla svolta forse più drammatica dei suoi 7 anni di vita e della sua scommessa politica, che è stata quella di unire ex Pci ed ex Dc, immaginando un partito popolare progressista.
Enrico Letta, il vice, difende Franceschini. Ritiene che Dario non abbia affatto preso posizione contro Bersani, ma stia tentando di spostare un po´ in avanti la timidezza del mondo bersaniano. L´«arroccamento», dicono i renziani. «La mia lealtà a Pierluigi è piena», ha ripetuto Letta. Che però, se il governo del cambiamento non si potesse fare, allora pensa a un governo del presidente. Si racconta di un D´Alema, che di Bersani è stato il "grande elettore" alla segreteria, in dissenso totale con la ridotta in cui si trova oggi il Pd. Comunque, D´Alema è negli Usa, già alla scorsa Direzione del partito aveva dato forfait per impegni all´estero. Veltroni è stato subito per un´altra rotta: il governo del presidente. E ha ricordato pubblicamente, con perfida bonomia, che a costringerlo a lasciare la segreteria del Pd nel 2009, dopo la sconfitta del centrosinistra alle regionali in Sardegna (e il Pd era al 33%), fu proprio Pierluigi... Insomma, la ruota gira: con il partito al 25% e lo stallo politico, Bersani veda un po´. Fioroni, leader dei Popolari, è fan delle larghe intese. A fare cerchio attorno al segretario sono ora i "giovani turchi". «Un´area elastica», la definisce Stefano Fassina, che ne fa parte ma non ha condiviso alcune fughe in avanti, come il documento dell´altroieri che chiede la costituzione subito delle commissioni parlamentari. «Troppi posizionamenti... non siamo mica un´armata Brancaleone, stiamo andando un po´ oltre, uno si sveglia e fa una cosa. Sono un bersaniano "senza se e senza ma", però comprendo che se Pierluigi non va a Palazzo Chigi, una fase sarà finita. È fisiologico». Rincara Francesco Verducci: «L´ipotesi di larghe intese non risolve lo stallo, lo aggrava. Si lavora per Bersani pancia a terra». Un altro dei leader della "gauche" del Pd, Matteo Orfini è sarcastico: «Quello che ha detto Dario? Irrilevante. Finirà in minoranza in Direzione. Certo ne discuteremo, laicamente, sia di quanto afferma Franceschini che di quanto sostiene Renzi. Con il Pdl non si fa nessun accordo». La "gauche" e i liberal renziani si trovano a sorpresa sulla stessa lunghezza d´onda: «Nel partito troppi hanno paura delle urne», ripetono. Loro, no. A temere un collasso del Pd è il sindaco di Bologna, Virginio Merola, per il quale gli strattoni dei renziani e quelli dei "giovani turchi" rischiano di provocare un crollo, una falla insanabile. Lo spettro della scissione, evocato spesso a sproposito, non è mai stato così concreto.
camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

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La maionese impazzita chiamata Pd - 24




Corriere 7.4.13
Perché la «ditta» Pd deve cambiare
di Antonio Polito

Il titolo dell'Unità che ha scatenato una lite nel Pd svela, forse inconsapevolmente, il nocciolo della questione. Il giornale accusava infatti Renzi di aver detto «No al governo Bersani». Ma che cos'è esattamente il «governo Bersani»? Andrebbe chiarito, perché all'inizio era un accordo con Grillo su otto capitoli di programma; a metà era diventato un tentativo di spaccare il Movimento di Grillo ottenendo il voto di un gruppo di dissidenti; alla fine era la richiesta a Berlusconi — pur senza mai nominarlo — di consentire la nascita di un governo di minoranza; in ogni momento ha presunto un sostegno di Monti che non è mai stato né contrattato né promesso. Nel caso dovesse risorgere dallo stato di crio-conservazione in cui si trova, in quale di queste incarnazioni si presenterebbe per farsi dire di no dal giovane e scalpitante sindaco fiorentino?
La verità è che il «governo Bersani» è uscito battuto dalle urne, e il Pd non uscirà dalle sue angosce finché non ne prenderà atto e non affronterà seriamente, come si faceva un tempo, l'analisi del voto. Quel progetto politico si basava infatti sul tentativo di vincere le elezioni con un fronte unito delle sinistre, sperando che il Porcellum facesse il miracolo di trasformare una minoranza in una maggioranza, grazie alla debolezza del fronte opposto. Ma la sinistra da sola in Italia non può vincere perché è da sempre una minoranza troppo piccola. Togliatti e Nenni, che pure non erano Bersani e Vendola, ottennero appena un po' di più di loro, sfiorando il 31% nel 1948; Berlinguer, che pure era Berlinguer, superò al suo apice il 33%. Le elezioni del 2013 sono state la più sferzante conferma di questa legge della politica italiana, perché anche di fronte a un tracollo della destra l'elettorato ha preferito creare un terzo polo pur di non consegnare il governo alla sinistra.
Il gruppo dirigente che si raccoglie intorno a Bersani ha invece letto il voto come il segno di una epocale svolta a sinistra dell'elettorato italiano, che avrebbe premiato Grillo solo perché il Pd era stato troppo timido nel suo pur antico anti-berlusconismo. Non si spiegherebbe altrimenti perché ha prima offerto al Movimento 5 Stelle la testa di Berlusconi (ineleggibilità vent'anni dopo e arresto appena possibile), e perché oggi punti a tornare nella direzione da cui proviene fondendosi con Vendola e affidandosi a Barca. Per questo è importante l'intervista al Corriere con cui ieri Franceschini ha rotto l'unanimismo di facciata nel Pd e il lungo silenzio di quella corrente dei Popolari che un tempo ne rappresentava il centro. Non solo e non tanto perché dice ciò che è ovvio, e cioè che i numeri consentono soltanto un dialogo con Berlusconi (esattamente ciò che ha detto Renzi, ma scommettiamo che oggi l'Unità non lo tratterà allo stesso modo). Ancor più rilevante è che Franceschini interpreti lo stato d'animo del Paese come una disperata richiesta di buon governo cui il Pd non può sottrarsi, combattendo l'estremismo invece di rincorrerlo. Il futuro del Pd è in un sistema bipolare in cui l'avversario lo scelgono gli elettori, non nella supponenza di rappresentare l'unico elettorato moralmente degno. Grillo non è il suo alleato naturale, ma la talpa che gli scava il terreno sotto i piedi.
La Rete e le sue minoranze attive non equivalgono al Paese, il quale non premierà chi è più zelante nel dannare il nemico, ma chi è più efficace nel salvare la casa comune. Pd e Pdl sono condannati a ricostruire insieme una democrazia funzionante, o a perire nel rogo del sistema democratico. Il giaguaro non è stato smacchiato e anzi è comparso pure un altro gattone dotato di artigli affilati. Se il Pd è un partito e non una «ditta» la cui ragione sociale è la mera prosecuzione della specie di chi lo dirige, è ora di riconoscere come stanno le cose e di cambiare tattica e strategia, o di cambiare leadership.
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